2. LE FASI DEL PESSIMISMO LEOPARDIANO
storico - cosmico – individuale - filosofico
3. Il pessimismo filosofico di Leopardi ha le sue
origini nel materialismo del Settecento.
Il pessimismo storico. Leopardi con gli anni
allarga la sua riflessione, tendendo a valutare che
la felicità degli altri è solo apparente, che la vita
umana non ha uno scopo per il quale valga la
pena di lottare, e che tutti gli uomini sono
condannati all'infelicità terrena. Afferma che essi
vivevano in uno stato di felicità, per quanto
illusoria, solo nell'età primitiva, quando
vivevano nello stato di natura, non condizionati
dall'incivilimento dovuto alla ragione, ma
vollero uscire da questo stato di beata ignoranza
per mettersi alla ricerca del vero. La ragione fece
evolvere l'uomo e rivelò la vanità delle pie
illusioni, scoprì il male, il dolore e l'angoscia.
Il Pessimismo di Leopardi
4. Il pessimismo individuale prende forma quando Leopardi, fin da
piccolo, si sente privo della gioia di vivere che vede negli altri.
Questa contrapposizione emerge, ad esempio, nel canto La
sera del dì di festa
Le esperienze dell'adolescenza e della prima
giovinezza lo conducono a pensare che la vita
sia stata spietata con lui, ma che altri possono
essere felici (pessimismo personale o
soggettivo, detto anche pessimismo
psicologico).
Il Pessimismo Individuale
5. La natura in Leopardi
«La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno,
come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che
cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo,
senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il
patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.» (Zibaldone)
Il pessimismo è "cosmico" perché il dolore colpisce ogni essere vivente, comprese piante
e animali.
Il pessimismo cosmico
6. Dopo alcuni anni di silenzio poetico
Leopardi, durante il soggiorno a Pisa nella
primavera del 1828, riprese a comporre
versi. La nuova fase creativa continua anche
dopo il ritorno a Recanati e dà vita ad
alcune delle liriche più profonde e
significative di Leopardi.
La poetica espressa in queste poesie è
ancora idillica, e la forma usata è la canzone
libera, composta da un numero vario di
strofe di diversa lunghezza, in cui settenari
ed endecasillabi si alternano senza seguire
uno schema predeterminato, come pure le
rime e le assonanze.
I Canti Pisano-Recanatesi o Grandi Idilli
(1828-1830)
7. La teoria del piacere
La teoria del piacere, derivata dal
sensismo degli illuministi francesi,
nonché proveniente da Lucrezio ed
Epicuro, sostiene che l'uomo nella
sua vita tenda sempre a ricercare un
piacere infinito come soddisfazione
di un desiderio illimitato. Esso viene
cercato soprattutto grazie alla facoltà
immaginativa dell'uomo che può
concepire le cose che non sono reali.
Questo pensiero trova massima
espressione ne «L’infinito».
L’infinito
8. Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
L’infinito