2. LE FASI DEL PESSIMISMO
LEOPARDIANO :
•PESSIMISMO
•PESSIMISMO INDIVIDUALE
•PESSIMISMO COSMICO
3. IL PESSIMISMO DI LEOPARDI
Il pessimismo storico. Leopardi
con gli anni allarga la sua
riflessione, tendendo a valutare
che la felicità degli altri è solo
apparente, che la vita umana non
ha uno scopo per il quale valga la
pena di lottare, e che tutti gli
uomini sono condannati
all'infelicità terrena. Afferma che
essi vivevano in uno stato di
felicità, per quanto illusoria, solo
nell'età primitiva, quando vivevano
nello stato di natura, non
condizionati dall'incivilimento
dovuto alla ragione, ma vollero
uscire da questo stato di beata
ignoranza per mettersi alla ricerca
del vero. La ragione fece evolvere
l'uomo e rivelò la vanità delle pie
illusioni, scoprì il male, il dolore e
l'angoscia.
4. IL PESSIMISMO INDIVIDUALE
Il pessimismo individuale prende forma quando Leopardi, fin da
piccolo, si sente privo della gioia di vivere che vede negli altri.
Questa contrapposizione emerge, ad
esempio, nel canto La sera del dì di festa
Le esperienze dell'adolescenza e della prima
giovinezza lo conducono a pensare che la
vita sia stata spietata con lui, ma che altri
possono essere felici (pessimismo personale
o soggettivo, detto anche pessimismo
psicologico).
5. La natura in Leopardi
Il nichilismo leopardiano
«Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il
mondo.» (A se stesso, vv. 9-10)
«La natura non ci ha solamente dato il desiderio della
felicità, ma il bisogno; vero bisogno, come quel di
cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice,
come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or
questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di
soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel
mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir
meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.»
(Zibaldone)
Il pessimismo è "cosmico" perché il dolore colpisce
ogni essere vivente, comprese piante e animali.
Il pessimismo cosmico
6. I CANTI PISANO-RECANATESI O GRANDI IDILLI (1828-1830)
La poetica espressa in queste poesie
è ancora idillica, e la forma usata è la
canzone libera, composta da un
numero vario di strofe di diversa
lunghezza, in cui settenari ed
endecasillabi si alternano senza
seguire uno schema predeterminato,
come pure le rime e le assonanze.
7. La teoria del
piacere
La teoria del piacere, derivata
dal sensismo degli illuministi
francesi, nonché proveniente da
Lucrezio ed Epicuro, sostiene
che l'uomo nella sua vita tenda
sempre a ricercare un piacere
infinito come soddisfazione di
un desiderio illimitato. Esso
viene cercato soprattutto grazie
alla facoltà immaginativa
dell'uomo che può concepire le
cose che non sono reali.
Questo pensiero trova massima
espressione ne «L’infinito». L’infinito
8. Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io
quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo
mare.
L’infinito