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SUPPLEMENTO A LA META SOCIALE
Direttore responsabile Francesco Paolo Capone - Direzione, redazione, amministrazione via Delle Botteghe Oscure, 54 00186 Roma
Tel. 06 324821 - Edizioni Sindacali srl - via Delle Botteghe Oscure, 54 00186 Roma - Reg. Trib. Roma Aut. n.25 del 5/1/1988
n. 13 01.04.23 Anno VI
VIAGGIO
NEL FUTURO
Il sindacato è chiamato a governare
il cambiamento, dalla digitalizzazione
all’intelligenza artificiale,
passando per i nuovi lavori
La celebrazione dei 73 anni
dalla nascita della Cisnal,
avvenuta il 24 marzo del 1950,
in un convegno al Cnel
02
VIAGGIO
NEL FUTURO
IL SINDACATO È CHIAMATO A RIPENSARE GLI SCHEMI DEL PASSA-
TO, ALLA LUCE DEI CAMBIAMENTI IN CORSO, DALLA DIGITALIZZA-
ZIONE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, AI NUOVI LAVORI. LO SCOPO
ULTIMO È SEMPRE LO STESSO, QUELLO DI TUTELARE I LAVORATORI
E LE FASCE PIÙ DEBOLI; SERVE, PERÒ, UN SALTO DI QUALITÀ.
Nelle pagine che seguono, il lettore potrà trovare una sintesi degli interventi
(la registrazione di tutti i contributi è disponibile sul canale Youtube della
Confederazione), che hanno caratterizzato il convegno Viaggio nel futuro,
che la Ugl ha voluto organizzare presso il parlamentino del Cnel, il 24 mar-
zo, in occasione dei 73 anni dalla nascita della Cisnal, avvenuta nel 1950 a
Napoli. Si è trattato di un appuntamento molto importante, come peraltro
evidenziato dal risalto che lo stesso ha avuto sugli organi di informazione,
i quali hanno colto il senso vero di questo evento che serve a costruire
quelli che possiamo definire i campi semantici del nostro percorso sinda-
cale. Questo perché sarebbe un errore immaginare di poter continuare ad
applicare degli schemi del passato ad un mondo che sta cambiando rapi-
damente. L’obiettivo di fondo è sempre lo stesso, quello di tutelare i lavo-
ratori e le fasce più deboli della società, ma occorre interrogarci sul come
farlo. Torneremo a confrontarci sul punto anche nelle prossime settimane,
ad iniziare dalla celebrazione del Primo Maggio e poi con il Congresso con-
federale dell’autunno. La politica ha bisogno dei nostri consigli, ma noi dob-
biamo costruire il sindacato proiettato nel futuro, dando risposte differenti
a problemi differenti. Si pensi al mondo dei rider e al coraggio che abbiamo
avuto nel dare un contratto alla categoria. Serve rischiare, avendo la con-
sapevolezza dei cambiamenti in corso e il coraggio delle proprie azioni. Nel
mare del mondo nuovo dobbiamo entrarci, con le paure ma anche con la
consapevolezza di rappresentare una delle idee più innovative. Il domani
non può essere semplicemente la prosecuzione di quanto fatto ieri.
EDITORIALE
Francesco Paolo Capone
CONVEGNO AL CNEL
IN OCCASIONE
DEI 73 ANNI
DALLA NASCITA
DELLA CISNAL,
AVVENUTA
IL 24 MARZO 1950
A NAPOLI
la rivista che parla di chi lavora
03
Un giorno di festa, ma anche di riflessione sul mondo del la-
voro che cambia. Il 24 marzo, l’Unione Generale del Lavoro ha
celebrato i suoi 73 anni di vita con un convegno presso il Cnel
dall’evocativo titolo di Viaggio nel futuro. Il 24 marzo del 1950
nasceva, a Napoli, la Cisnal con l’obiettivo di valorizzare l’espe-
rienza del sindacalismo rivoluzionario e nazionale che rimanda-
va a Filippo Corridoni e ai fratelli De Ambris e, prima ancora, a
Giuseppe Mazzini. Il convegno, che si è tenuto nel parlamentino
di Villa Lubin, sede del Cnel, vuole, però, guardare al tempo che
verrà, senza naturalmente perdere il legame con il passato. Un
concetto ribadito dalla stessa moderatrice dell’evento, la vicedi-
rettrice del TG2 della Rai, Maria Antonietta Spadorcia: «Quando
si festeggia un compleanno, vi è un momento di riflessione in
prospettiva. Nel verbo continuare c’è il futuro e il viaggio che
l’Organizzazione ha fatto e continua a fare, con delle idee in-
novative. Un viaggio che commuove per il coraggio». «Questo
convegno – osserva a sua volta il segretario generale dell’Ugl,
Francesco Paolo Capone - va nella direzione della costruzione
Viaggio nel futuro
Il convegno
è stato moderato
dalla vicedirettrice
del Tg2,
Maria Antonietta
Spadorcia
dei campi semantici del nostro percorso sindacale. Ancor prima
delle battaglie che facciamo in difesa dei lavoratori e delle fasce
più deboli della società, dobbiamo pensare agli ambiti concet-
tuali intorno ai quali dobbiamo muoverci. Non si può pensare
soltanto di applicare schemi consolidati su meccanismi che nel
frattempo sono cambiati». Hanno portato il loro contributo di
idee Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, l’architetto Piero Lu-
igi Carcerano, Francesco Carlesi, presidente dell’Istituto Stato e
partecipazione, Rosario Faraci, professore ordinario di economia
e gestione delle imprese presso l’Università degli studi di Cata-
nia, Giulia Giuffrè, consigliera di amministrazione di Irritec Spa,
Augusto Grandi, direttore di Electomagazine, Gian Piero Joime,
docente di economia dell’ambiente e del territorio presso l’Uni-
versità Marconi di Roma, Claudio Pasqua, docente di comunica-
zione digitale presso l’Accademia Telematica Europea.
04
Il Paese che cambia
Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, ha iniziato il suo intervento,
raccontando la storia di una signora Maria Carmela, morta da sola
a Roma e scoperta due anni dopo il decesso da un ufficiale giudi-
ziario, intervenuto per intimare lo sfratto. Una vita completamente
spezzata, sulla quale pesa anche il comportamento dei vicini di
casa, che, sentendo un forte odore, piuttosto che chiamare i soc-
corsi, hanno preferito sigillare il portone. Questa storia, secondo
Buttaroni, evidenzia bene che l’indifferenza pervade ormai ogni
aspetto della vita. «La solitudine è quella del nostro tempo, un fe-
nomeno nuovo e diverso rispetto al passato. La nostra, è l’epoca
delle incertezze». Rispetto al secolo scorso, è cambiato tutto, in
quanto allora era chiaro il percorso che avrebbe accompagnato
la persona, dalla scuola al lavoro, dalla sanità alla pensione, per
l’intero ciclo di vita. «Non a caso, la nostra è una Repubblica
fondata sul lavoro». L’Italia, prosegue Buttaroni, si è industria-
lizzata con una progressiva riduzione del peso dell’agricoltura in
soli dieci anni, cambiando il volto del Paese negli anni 50, con Il
boom reso possibile dall’ampia disponibilità di manodopera. «Si
alimentava l’idea del futuro come un luogo da conquistare, con
la crescita delle diverse classi sociali». Successivamente, sono
arrivati i cambiamenti nel sistema produttivo, con una maggiore
specializzazione e l’affacciarsi di nuove mansioni. «Oggi – per il
presidente di Tecné - emerge l’ansia di non farcela, anche per
L’indifferenza e la speranza
Per Buttaroni,
si sono persi i riferimenti
che finora avevano
caratterizzato
la nostra vita
Il ruolo del sindacato
resta centrale
anche in uno scenario
di rapporti mutevoli
e precari
effetto della flessibilità e della precarietà. I rapporti di lavoro sono
più mutevoli ed eterogenei. Vi è una ragnatela dei lavori che è
fitta ed impalpabile». La realtà si caratterizza per il sostanziale
blocco di tutti gli ascensori sociali: per la prima volta, i giovani
sono impossibilitati a migliorare la loro situazione. «Abbiamo bas-
si salari e una marginalità che la politica fatica a rappresentare: la
nostra povertà ha un carattere cronico, senza via di uscita, che si
tramanda». La crisi, secondo Buttaroni, c’entra fino ad un certo
punto, perché molto dipende dalle scelte fatte, che stanno spin-
gendo le famiglie monoreddito vicino alla soglia: «Siamo davanti
ai penultimi, con il ceto medio che sta scomparendo». Davanti
a questo scenario così critico, cresce la domanda di un nuovo
Patto sociale per porti a rifondare la società in nome dell’ethos ci-
vile. Il sindacato deve essere pronto ad offrire una lettura nuova e
diversa di ciò che accade, uscendo da una logica novecentesca.
«Il Paese vive grazie alla speranza, che l’Ugl ha saputo dare».
L’impoverimento
del ceto medio
è un dato di fatto:
è la categoria
dei penultimi
la rivista che parla di chi lavora
05
La sfida del presente
L’architetto Piero Luigi Carcerano, dell’Istituto nazionale di bioar-
chitettura, osserva come «vi sia una nota di nostalgia nel raccon-
tare il passato glorioso del nostro Paese». Occorre, però, essere
consapevoli che oggi la sfida è fuori dai nostri confini, «con la
globalizzazione che ha portato una serie di criticità, ma anche
delle innovazioni tecnologiche». Essendo cambiata la politica
economica, serve la capacità di mettere in campo delle ricette
per superare gli ostacoli. E, in questo, «la tecnologia aiuta, in
quanto permette di gestire programmi dinamici». Dopo la fase
nella quale le grandi imprese manifatturiere si sono trasferite in
estremo oriente, l’attuale scenario è di forte cambiamento, per
cui, secondo Carcerano, «spetta alla politica tracciare il percorso
e ai progettisti trovare le soluzioni». In questo senso, l’architet-
to guarda con favore al Piano nazionale di ripresa e resilienza
che permette di fare degli interventi: occorre però andare ol-
tre, partendo dal territorio. Non bisogna temere per il lavoro, in
quanto «sbocchi occupazionali si possono trovare nelle misure
per la riqualificazione energetica, l’efficientamento energetico
e la digitalizzazione». Come Paese, però, siamo indietro sulle
competenze per cui occorre investire sulla formazione culturale
e tecnologica, in un’ottica di qualità, così da guardare avanti e
realizzare città con le migliori tecnologie. «Nella trasformazio-
ne vi sono comunque delle grandi opportunità, purché si abbia
Ricordare il passato, significa trovare
una strada per generare nuova occupazione
L’economia è sociale
Per Carcerano, la politica
traccia la via, ma spetta
ai progettisti trovare
le soluzioni
Secondo Carlesi,
la partecipazione
dei lavoratori è il collante
che tiene insieme il Paese
un progetto chiaro». Un progetto chiaro e definito si costruisce,
però, avendo ben presenti quelli che sono le proprie radici, re-
cuperando il senso della Storia per non essere atomi indistinti,
come evidenziato da Francesco Carlesi, presidente dell’Istituto
Stato e Partecipazione. «I miti servono alla politica e al sindaca-
to». Carlesi traccia un filo conduttore che, partendo dal concet-
to di economia civile con l’uomo non isolato, ma vicino ai suoi
simili di Antonio Genovese, passa per Giuseppe Mazzini, per il
quale il lavoro libero rende più del lavoro servile. «Il Mazzinia-
nismo è fondamentale per il sindacalismo rivoluzionario di Fi-
lippo Corridoni e di Alceste De Ambris, autore della Carta del
Carnaro». Oggi, però, dominano i grandi gruppi finanziari prima
ancora della produzione: «La Costituzione italiana è fondata sul
lavoro, ma vanno letti con attenzione anche altri articoli, come, ad
esempio, il 35, sulla tutela del lavoro, e il 46, sulla partecipazione
che in Europa ha trovato percorsi più fecondi. Fino ad arrivare
all’articolo 99 che istituisce il Cnel». «La partecipazione è un col-
lante fortissimo; è da questa idea che passa il futuro dell’Italia».
06
Generazione circolare
Rosario Faraci, professore ordinario di economia e gestione delle
imprese dell’Università di Catania, autore di un volume da poco
pubblicato per i tipi di Edizioni sindacali, propone una lettura mol-
to interessante del futuro prossimo venturo, applicando e traspo-
nendo il modello della genitorialità all’economia, andando così
ad evidenziare «le competenze imprenditoriali e manageriali che
servono per la generatività sociale». Si tratta di un concetto forte-
mente innovativo, anche perché riporta al centro dell’attenzione
concetti come responsabilità sociale e sostenibilità. L’obiettivo
di Faraci è provare a calare le quattro fasi della genitorialità, vale
a dire «desiderare, creare, prendersi cura, lasciare andare», nella
gestione di una impresa. Ciò vale, però, anche «sul versante delle
competenze, in quanto servono quelle tradizionali, quelle leggere
e trasversali, quelle creative e quelle green e digitali». «Il mismatch
– osserva il professore catanese – è la trappola dei talenti. Cam-
biano i luoghi, le modalità e gli attori del fare impresa: sono 60 gli
incubatori di impresa, con quest’ultima che può essere tradizio-
nale, innovativa, sociale o ibrida». Il cambiamento investe anche
Il lavoro, che «oggi si presenta in forma sempre più liquida, con
una maggiore attenzione al bilanciamento con il tempo libero; di
certo, però, siamo davanti ad un puzzle da ricomporre. In questo
scenario, il sindacato ha conosciuto una evoluzione, dopo la fase
della rivendicazione e del collateralismo. Un sindacato generativo
La chiave di volta
è nella capacità
di coniugare
competenze
e responsabilità
sociale
Innovazione possibile
Per Faraci, è possibile
applicare alle imprese
e al sindacato il modello
della generatività
Giuffrè racconta
l’esperienza
della azienda siciliana
Irritec Italia Spa
è un sindacato propositivo». Un esempio interessante di azienda
innovativa è quello descritto dalla consigliera di amministrazione
e ambasciatrice della sostenibilità di Irritec Spa, Giulia Giuffrè.
«Ogni qualvolta un rappresentante sindacale ci pone un proble-
ma – esordisce Giulia Giuffrè -, è un motivo di riflessione sulle
cose che abbiamo fatto, in quanto poniamo la massima attenzio-
ne possibile alle persone». La Irritec Spa nasce in Sicilia ed è ora
presente in tutto il mondo; è una società impegnata ad assistere
le aziende agricole nella ottimizzazione delle risorse idriche. L’a-
gricoltura mondiale consuma il 70% dell’acqua disponibile, con
emissioni di C02 nell’ordine del 21,7%. «La Irritec si occupa di
irrigazione di precisione, per cui si riducono i consumi di acqua,
di energia e di fertilizzanti, grazie anche al ricorso alla digitalizza-
zione per connettere tutti i sistemi, favorendo un modello di svi-
luppo di economia circolare». Un percorso che ha portato l’azien-
da siciliana ad investire per la creazione di Academy in Senegal.
la rivista che parla di chi lavora
07
Le mondine hanno rappresentato un mito di lotta sindacale, prima
ancora del sindacato. Esordisce così il direttore di Electomagazi-
ne, Augusto Grandi. Il lavoro nelle risaie, che ha caratterizzato l’I-
talia settentrionale fra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo,
ha rappresentato, secondo Grandi, una esperienza formativa fon-
damentale, in quanto ha contribuito alla crescita di un sentimento
di libertà ed emancipazione per le donne. Questo anelito, però, è
presto venuto meno, così le canzoni delle mondine, che avevano
la funzione di formare il gruppo, sono cadute nel dimenticatoio e,
con esse, le canzoni stesse del lavoro. «Già nel ’68, la musica era
completamente cambiata». Grandi racconta un episodio minore,
ma carico di significato: «Per festeggiare la fine degli anni ‘80,
la Fiom regalò una compilation di musiche di discoteca, andan-
do incontro alla modernità. È quindi un cambiamento epocale: il
mondo del lavoro non è più collettivo, ma si divide. Il decennio
dell’edonismo si chiude con il sindacato che balla». I lavoratori,
da collettività e comunità, diventano singoli individui. «Successi-
vamente il modello è ancora cambiato, con il precariato diffuso,
mentre, con il Covid-19 si è immaginato di creare le monadi del
lavoro, con ogni dipendente a casa propria, isolato e incapace
di fare squadra». Il sindacato, per superare le contraddizioni del
presente, fra intelligenza artificiale e laureati che emigrano, «è
chiamato a sostituire la politica che, su questi temi, è assente».
La musica del lavoro
Il sindacato è chiamato a gestire le contraddizioni
del presente in luogo della politica assente
Comunità e singolo
08
La fine della globalizzazione
Per il docente di economia dell’ambiente e del territorio dell’U-
niversità Guglielmo Marconi di Roma, Gian Piero Joime, «non è
facile parlare di viaggio nel futuro». I concetti di sostenibilità e
di transizione rimandano ad un futuro «ricco di avventura e di
ricerca di nuovi modelli organizzativi». Ciò che fa la differenza
è «lo spirito combattente prima dello spirito burocratico, anche
nel fare imprese, con il lavoro che torna al centro». L’immagine
usata da Joime è quella della «fabbrica al centro del villaggio».
È il venire meno dell’ossessione del posto fisso, con le persone
che sono attori protagonisti e non consumatori. oggi, dopo la
pandemia e la crisi bellica, si può parlare di fine della globaliz-
zazione, soprattutto se guardiamo agli Stati Uniti d’America che
hanno deciso di tornare a produrre in casa tutto ciò che serve per
la transizione ecologica. Il riferimento all’Inflaction reduction act
(Ira) del 2022, con il quale l’amministrazione Biden ha pompa-
to risorse ingenti per sostenere la produzione nazionale, in par-
ticolare nel settore dell’automotive ed energetico, tanto è vero
che anche Bmw ed Enel hanno deciso di investire in America del
nord. L’Italia e l’Europa devono «smettere di essere solo consu-
matori per diventare produttori, cavalcando l’onda di un futuro
segnato». Il sindacato, in un tale scenario, deve portare la parte-
cipazione nelle imprese e sul territorio. Claudio Pasqua è docente
di comunicazione digitale, giornalismo scientifico e nuovi media
Il futuro
è un campo
aperto
con i lavoratori
attori attivi
e non semplici
consumatori
La sfida
Secondo Joime,
lo spirito combattente
può e deve vincere
sullo spirito burocratico
Per Pasqua, la tecnologia
modifica i rapporti sociali
e di lavoro, ma serve
consapevolezza
dell’Accademia Telematica Europea e direttore Interiorissimi. Il
suo intervento muove da quelle che si possono considerare le tre
leggi fondamentali nel rapporto fra l’uomo e le innovazioni scien-
tifiche e tecnologiche. «Ciò che si trova al momento della no-
stra nascita è dato per scontato; quello inventato fino a quando
abbiamo 30 anni è eccitante; tutto ciò che viene dopo, è un’of-
fesa alla civiltà». Il non conoscere fa pensare al peggio, come
era per internet anni fa. «Il metaverso – spiega Pasqua - è anco-
ra una tecnologia futuribile. L’intelligenza artificiale non toglierà
lavoro; il problema è che serve formazione». Sempre il docente
dell’Accademia Telematica Europea risponde a chi afferma che
la tecnologia finisce per limitare i rapporti umani. «La tecnolo-
gia rappresenta una evoluzione dei rapporti sociali e lavorativi.
Esistono già tecnologie abilitanti per la realtà aumentata, virtuale
e mista». «A nessuno piace fare un lavoro ripetitivo, però serve
formare le persone per introdurle a fare lavori più interessanti –
conclude Pasqua -; sono diverse le professioni emergenti con
specifiche competenze per operare soprattutto nei mondi misti».

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Viaggio nel futuro

  • 1. SUPPLEMENTO A LA META SOCIALE Direttore responsabile Francesco Paolo Capone - Direzione, redazione, amministrazione via Delle Botteghe Oscure, 54 00186 Roma Tel. 06 324821 - Edizioni Sindacali srl - via Delle Botteghe Oscure, 54 00186 Roma - Reg. Trib. Roma Aut. n.25 del 5/1/1988 n. 13 01.04.23 Anno VI VIAGGIO NEL FUTURO Il sindacato è chiamato a governare il cambiamento, dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale, passando per i nuovi lavori La celebrazione dei 73 anni dalla nascita della Cisnal, avvenuta il 24 marzo del 1950, in un convegno al Cnel
  • 2. 02 VIAGGIO NEL FUTURO IL SINDACATO È CHIAMATO A RIPENSARE GLI SCHEMI DEL PASSA- TO, ALLA LUCE DEI CAMBIAMENTI IN CORSO, DALLA DIGITALIZZA- ZIONE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, AI NUOVI LAVORI. LO SCOPO ULTIMO È SEMPRE LO STESSO, QUELLO DI TUTELARE I LAVORATORI E LE FASCE PIÙ DEBOLI; SERVE, PERÒ, UN SALTO DI QUALITÀ. Nelle pagine che seguono, il lettore potrà trovare una sintesi degli interventi (la registrazione di tutti i contributi è disponibile sul canale Youtube della Confederazione), che hanno caratterizzato il convegno Viaggio nel futuro, che la Ugl ha voluto organizzare presso il parlamentino del Cnel, il 24 mar- zo, in occasione dei 73 anni dalla nascita della Cisnal, avvenuta nel 1950 a Napoli. Si è trattato di un appuntamento molto importante, come peraltro evidenziato dal risalto che lo stesso ha avuto sugli organi di informazione, i quali hanno colto il senso vero di questo evento che serve a costruire quelli che possiamo definire i campi semantici del nostro percorso sinda- cale. Questo perché sarebbe un errore immaginare di poter continuare ad applicare degli schemi del passato ad un mondo che sta cambiando rapi- damente. L’obiettivo di fondo è sempre lo stesso, quello di tutelare i lavo- ratori e le fasce più deboli della società, ma occorre interrogarci sul come farlo. Torneremo a confrontarci sul punto anche nelle prossime settimane, ad iniziare dalla celebrazione del Primo Maggio e poi con il Congresso con- federale dell’autunno. La politica ha bisogno dei nostri consigli, ma noi dob- biamo costruire il sindacato proiettato nel futuro, dando risposte differenti a problemi differenti. Si pensi al mondo dei rider e al coraggio che abbiamo avuto nel dare un contratto alla categoria. Serve rischiare, avendo la con- sapevolezza dei cambiamenti in corso e il coraggio delle proprie azioni. Nel mare del mondo nuovo dobbiamo entrarci, con le paure ma anche con la consapevolezza di rappresentare una delle idee più innovative. Il domani non può essere semplicemente la prosecuzione di quanto fatto ieri. EDITORIALE Francesco Paolo Capone CONVEGNO AL CNEL IN OCCASIONE DEI 73 ANNI DALLA NASCITA DELLA CISNAL, AVVENUTA IL 24 MARZO 1950 A NAPOLI
  • 3. la rivista che parla di chi lavora 03 Un giorno di festa, ma anche di riflessione sul mondo del la- voro che cambia. Il 24 marzo, l’Unione Generale del Lavoro ha celebrato i suoi 73 anni di vita con un convegno presso il Cnel dall’evocativo titolo di Viaggio nel futuro. Il 24 marzo del 1950 nasceva, a Napoli, la Cisnal con l’obiettivo di valorizzare l’espe- rienza del sindacalismo rivoluzionario e nazionale che rimanda- va a Filippo Corridoni e ai fratelli De Ambris e, prima ancora, a Giuseppe Mazzini. Il convegno, che si è tenuto nel parlamentino di Villa Lubin, sede del Cnel, vuole, però, guardare al tempo che verrà, senza naturalmente perdere il legame con il passato. Un concetto ribadito dalla stessa moderatrice dell’evento, la vicedi- rettrice del TG2 della Rai, Maria Antonietta Spadorcia: «Quando si festeggia un compleanno, vi è un momento di riflessione in prospettiva. Nel verbo continuare c’è il futuro e il viaggio che l’Organizzazione ha fatto e continua a fare, con delle idee in- novative. Un viaggio che commuove per il coraggio». «Questo convegno – osserva a sua volta il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone - va nella direzione della costruzione Viaggio nel futuro Il convegno è stato moderato dalla vicedirettrice del Tg2, Maria Antonietta Spadorcia dei campi semantici del nostro percorso sindacale. Ancor prima delle battaglie che facciamo in difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli della società, dobbiamo pensare agli ambiti concet- tuali intorno ai quali dobbiamo muoverci. Non si può pensare soltanto di applicare schemi consolidati su meccanismi che nel frattempo sono cambiati». Hanno portato il loro contributo di idee Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, l’architetto Piero Lu- igi Carcerano, Francesco Carlesi, presidente dell’Istituto Stato e partecipazione, Rosario Faraci, professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso l’Università degli studi di Cata- nia, Giulia Giuffrè, consigliera di amministrazione di Irritec Spa, Augusto Grandi, direttore di Electomagazine, Gian Piero Joime, docente di economia dell’ambiente e del territorio presso l’Uni- versità Marconi di Roma, Claudio Pasqua, docente di comunica- zione digitale presso l’Accademia Telematica Europea.
  • 4. 04 Il Paese che cambia Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, ha iniziato il suo intervento, raccontando la storia di una signora Maria Carmela, morta da sola a Roma e scoperta due anni dopo il decesso da un ufficiale giudi- ziario, intervenuto per intimare lo sfratto. Una vita completamente spezzata, sulla quale pesa anche il comportamento dei vicini di casa, che, sentendo un forte odore, piuttosto che chiamare i soc- corsi, hanno preferito sigillare il portone. Questa storia, secondo Buttaroni, evidenzia bene che l’indifferenza pervade ormai ogni aspetto della vita. «La solitudine è quella del nostro tempo, un fe- nomeno nuovo e diverso rispetto al passato. La nostra, è l’epoca delle incertezze». Rispetto al secolo scorso, è cambiato tutto, in quanto allora era chiaro il percorso che avrebbe accompagnato la persona, dalla scuola al lavoro, dalla sanità alla pensione, per l’intero ciclo di vita. «Non a caso, la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro». L’Italia, prosegue Buttaroni, si è industria- lizzata con una progressiva riduzione del peso dell’agricoltura in soli dieci anni, cambiando il volto del Paese negli anni 50, con Il boom reso possibile dall’ampia disponibilità di manodopera. «Si alimentava l’idea del futuro come un luogo da conquistare, con la crescita delle diverse classi sociali». Successivamente, sono arrivati i cambiamenti nel sistema produttivo, con una maggiore specializzazione e l’affacciarsi di nuove mansioni. «Oggi – per il presidente di Tecné - emerge l’ansia di non farcela, anche per L’indifferenza e la speranza Per Buttaroni, si sono persi i riferimenti che finora avevano caratterizzato la nostra vita Il ruolo del sindacato resta centrale anche in uno scenario di rapporti mutevoli e precari effetto della flessibilità e della precarietà. I rapporti di lavoro sono più mutevoli ed eterogenei. Vi è una ragnatela dei lavori che è fitta ed impalpabile». La realtà si caratterizza per il sostanziale blocco di tutti gli ascensori sociali: per la prima volta, i giovani sono impossibilitati a migliorare la loro situazione. «Abbiamo bas- si salari e una marginalità che la politica fatica a rappresentare: la nostra povertà ha un carattere cronico, senza via di uscita, che si tramanda». La crisi, secondo Buttaroni, c’entra fino ad un certo punto, perché molto dipende dalle scelte fatte, che stanno spin- gendo le famiglie monoreddito vicino alla soglia: «Siamo davanti ai penultimi, con il ceto medio che sta scomparendo». Davanti a questo scenario così critico, cresce la domanda di un nuovo Patto sociale per porti a rifondare la società in nome dell’ethos ci- vile. Il sindacato deve essere pronto ad offrire una lettura nuova e diversa di ciò che accade, uscendo da una logica novecentesca. «Il Paese vive grazie alla speranza, che l’Ugl ha saputo dare». L’impoverimento del ceto medio è un dato di fatto: è la categoria dei penultimi
  • 5. la rivista che parla di chi lavora 05 La sfida del presente L’architetto Piero Luigi Carcerano, dell’Istituto nazionale di bioar- chitettura, osserva come «vi sia una nota di nostalgia nel raccon- tare il passato glorioso del nostro Paese». Occorre, però, essere consapevoli che oggi la sfida è fuori dai nostri confini, «con la globalizzazione che ha portato una serie di criticità, ma anche delle innovazioni tecnologiche». Essendo cambiata la politica economica, serve la capacità di mettere in campo delle ricette per superare gli ostacoli. E, in questo, «la tecnologia aiuta, in quanto permette di gestire programmi dinamici». Dopo la fase nella quale le grandi imprese manifatturiere si sono trasferite in estremo oriente, l’attuale scenario è di forte cambiamento, per cui, secondo Carcerano, «spetta alla politica tracciare il percorso e ai progettisti trovare le soluzioni». In questo senso, l’architet- to guarda con favore al Piano nazionale di ripresa e resilienza che permette di fare degli interventi: occorre però andare ol- tre, partendo dal territorio. Non bisogna temere per il lavoro, in quanto «sbocchi occupazionali si possono trovare nelle misure per la riqualificazione energetica, l’efficientamento energetico e la digitalizzazione». Come Paese, però, siamo indietro sulle competenze per cui occorre investire sulla formazione culturale e tecnologica, in un’ottica di qualità, così da guardare avanti e realizzare città con le migliori tecnologie. «Nella trasformazio- ne vi sono comunque delle grandi opportunità, purché si abbia Ricordare il passato, significa trovare una strada per generare nuova occupazione L’economia è sociale Per Carcerano, la politica traccia la via, ma spetta ai progettisti trovare le soluzioni Secondo Carlesi, la partecipazione dei lavoratori è il collante che tiene insieme il Paese un progetto chiaro». Un progetto chiaro e definito si costruisce, però, avendo ben presenti quelli che sono le proprie radici, re- cuperando il senso della Storia per non essere atomi indistinti, come evidenziato da Francesco Carlesi, presidente dell’Istituto Stato e Partecipazione. «I miti servono alla politica e al sindaca- to». Carlesi traccia un filo conduttore che, partendo dal concet- to di economia civile con l’uomo non isolato, ma vicino ai suoi simili di Antonio Genovese, passa per Giuseppe Mazzini, per il quale il lavoro libero rende più del lavoro servile. «Il Mazzinia- nismo è fondamentale per il sindacalismo rivoluzionario di Fi- lippo Corridoni e di Alceste De Ambris, autore della Carta del Carnaro». Oggi, però, dominano i grandi gruppi finanziari prima ancora della produzione: «La Costituzione italiana è fondata sul lavoro, ma vanno letti con attenzione anche altri articoli, come, ad esempio, il 35, sulla tutela del lavoro, e il 46, sulla partecipazione che in Europa ha trovato percorsi più fecondi. Fino ad arrivare all’articolo 99 che istituisce il Cnel». «La partecipazione è un col- lante fortissimo; è da questa idea che passa il futuro dell’Italia».
  • 6. 06 Generazione circolare Rosario Faraci, professore ordinario di economia e gestione delle imprese dell’Università di Catania, autore di un volume da poco pubblicato per i tipi di Edizioni sindacali, propone una lettura mol- to interessante del futuro prossimo venturo, applicando e traspo- nendo il modello della genitorialità all’economia, andando così ad evidenziare «le competenze imprenditoriali e manageriali che servono per la generatività sociale». Si tratta di un concetto forte- mente innovativo, anche perché riporta al centro dell’attenzione concetti come responsabilità sociale e sostenibilità. L’obiettivo di Faraci è provare a calare le quattro fasi della genitorialità, vale a dire «desiderare, creare, prendersi cura, lasciare andare», nella gestione di una impresa. Ciò vale, però, anche «sul versante delle competenze, in quanto servono quelle tradizionali, quelle leggere e trasversali, quelle creative e quelle green e digitali». «Il mismatch – osserva il professore catanese – è la trappola dei talenti. Cam- biano i luoghi, le modalità e gli attori del fare impresa: sono 60 gli incubatori di impresa, con quest’ultima che può essere tradizio- nale, innovativa, sociale o ibrida». Il cambiamento investe anche Il lavoro, che «oggi si presenta in forma sempre più liquida, con una maggiore attenzione al bilanciamento con il tempo libero; di certo, però, siamo davanti ad un puzzle da ricomporre. In questo scenario, il sindacato ha conosciuto una evoluzione, dopo la fase della rivendicazione e del collateralismo. Un sindacato generativo La chiave di volta è nella capacità di coniugare competenze e responsabilità sociale Innovazione possibile Per Faraci, è possibile applicare alle imprese e al sindacato il modello della generatività Giuffrè racconta l’esperienza della azienda siciliana Irritec Italia Spa è un sindacato propositivo». Un esempio interessante di azienda innovativa è quello descritto dalla consigliera di amministrazione e ambasciatrice della sostenibilità di Irritec Spa, Giulia Giuffrè. «Ogni qualvolta un rappresentante sindacale ci pone un proble- ma – esordisce Giulia Giuffrè -, è un motivo di riflessione sulle cose che abbiamo fatto, in quanto poniamo la massima attenzio- ne possibile alle persone». La Irritec Spa nasce in Sicilia ed è ora presente in tutto il mondo; è una società impegnata ad assistere le aziende agricole nella ottimizzazione delle risorse idriche. L’a- gricoltura mondiale consuma il 70% dell’acqua disponibile, con emissioni di C02 nell’ordine del 21,7%. «La Irritec si occupa di irrigazione di precisione, per cui si riducono i consumi di acqua, di energia e di fertilizzanti, grazie anche al ricorso alla digitalizza- zione per connettere tutti i sistemi, favorendo un modello di svi- luppo di economia circolare». Un percorso che ha portato l’azien- da siciliana ad investire per la creazione di Academy in Senegal.
  • 7. la rivista che parla di chi lavora 07 Le mondine hanno rappresentato un mito di lotta sindacale, prima ancora del sindacato. Esordisce così il direttore di Electomagazi- ne, Augusto Grandi. Il lavoro nelle risaie, che ha caratterizzato l’I- talia settentrionale fra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, ha rappresentato, secondo Grandi, una esperienza formativa fon- damentale, in quanto ha contribuito alla crescita di un sentimento di libertà ed emancipazione per le donne. Questo anelito, però, è presto venuto meno, così le canzoni delle mondine, che avevano la funzione di formare il gruppo, sono cadute nel dimenticatoio e, con esse, le canzoni stesse del lavoro. «Già nel ’68, la musica era completamente cambiata». Grandi racconta un episodio minore, ma carico di significato: «Per festeggiare la fine degli anni ‘80, la Fiom regalò una compilation di musiche di discoteca, andan- do incontro alla modernità. È quindi un cambiamento epocale: il mondo del lavoro non è più collettivo, ma si divide. Il decennio dell’edonismo si chiude con il sindacato che balla». I lavoratori, da collettività e comunità, diventano singoli individui. «Successi- vamente il modello è ancora cambiato, con il precariato diffuso, mentre, con il Covid-19 si è immaginato di creare le monadi del lavoro, con ogni dipendente a casa propria, isolato e incapace di fare squadra». Il sindacato, per superare le contraddizioni del presente, fra intelligenza artificiale e laureati che emigrano, «è chiamato a sostituire la politica che, su questi temi, è assente». La musica del lavoro Il sindacato è chiamato a gestire le contraddizioni del presente in luogo della politica assente Comunità e singolo
  • 8. 08 La fine della globalizzazione Per il docente di economia dell’ambiente e del territorio dell’U- niversità Guglielmo Marconi di Roma, Gian Piero Joime, «non è facile parlare di viaggio nel futuro». I concetti di sostenibilità e di transizione rimandano ad un futuro «ricco di avventura e di ricerca di nuovi modelli organizzativi». Ciò che fa la differenza è «lo spirito combattente prima dello spirito burocratico, anche nel fare imprese, con il lavoro che torna al centro». L’immagine usata da Joime è quella della «fabbrica al centro del villaggio». È il venire meno dell’ossessione del posto fisso, con le persone che sono attori protagonisti e non consumatori. oggi, dopo la pandemia e la crisi bellica, si può parlare di fine della globaliz- zazione, soprattutto se guardiamo agli Stati Uniti d’America che hanno deciso di tornare a produrre in casa tutto ciò che serve per la transizione ecologica. Il riferimento all’Inflaction reduction act (Ira) del 2022, con il quale l’amministrazione Biden ha pompa- to risorse ingenti per sostenere la produzione nazionale, in par- ticolare nel settore dell’automotive ed energetico, tanto è vero che anche Bmw ed Enel hanno deciso di investire in America del nord. L’Italia e l’Europa devono «smettere di essere solo consu- matori per diventare produttori, cavalcando l’onda di un futuro segnato». Il sindacato, in un tale scenario, deve portare la parte- cipazione nelle imprese e sul territorio. Claudio Pasqua è docente di comunicazione digitale, giornalismo scientifico e nuovi media Il futuro è un campo aperto con i lavoratori attori attivi e non semplici consumatori La sfida Secondo Joime, lo spirito combattente può e deve vincere sullo spirito burocratico Per Pasqua, la tecnologia modifica i rapporti sociali e di lavoro, ma serve consapevolezza dell’Accademia Telematica Europea e direttore Interiorissimi. Il suo intervento muove da quelle che si possono considerare le tre leggi fondamentali nel rapporto fra l’uomo e le innovazioni scien- tifiche e tecnologiche. «Ciò che si trova al momento della no- stra nascita è dato per scontato; quello inventato fino a quando abbiamo 30 anni è eccitante; tutto ciò che viene dopo, è un’of- fesa alla civiltà». Il non conoscere fa pensare al peggio, come era per internet anni fa. «Il metaverso – spiega Pasqua - è anco- ra una tecnologia futuribile. L’intelligenza artificiale non toglierà lavoro; il problema è che serve formazione». Sempre il docente dell’Accademia Telematica Europea risponde a chi afferma che la tecnologia finisce per limitare i rapporti umani. «La tecnolo- gia rappresenta una evoluzione dei rapporti sociali e lavorativi. Esistono già tecnologie abilitanti per la realtà aumentata, virtuale e mista». «A nessuno piace fare un lavoro ripetitivo, però serve formare le persone per introdurle a fare lavori più interessanti – conclude Pasqua -; sono diverse le professioni emergenti con specifiche competenze per operare soprattutto nei mondi misti».