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l’Unità
Sabato, 13 Maggio 2017l8
L’Ue e la sfida
di una
globalizzazione
da governare
globalizzazione il rischio di un abbas-
samento dei propri standard, la perdi-
ta delle proprie tradizioni e, soprattut-
to, dei propri posti di lavoro. Ma se
l’Europa ospita oggi una parte cospi-
cua del problema (o meglio: una parte
cospicuadelle“vittime”dellaglobaliz-
zazione), essa ha al tempo stesso l’oc-
casione di diventarne la soluzione.
L’Unione Europea, infatti, ha oggi
l’opportunità di influire in modo deci-
sivo sul corso della globalizzazione, ri-
disegnandone i contorni secondo i
propri valori, la propria cultura, i pro-
pri diritti. La vittoria di Macron in
Francia ci dice che c’è ancora spazio
per una prospettiva europeista e glo-
balista che rifugga le tentazioni prote-
zioniste. Mentre i singoli Stati non
hanno i mezzi per affrontare da soli la
“rivoluzione” in corso, l'UE - coi suoi
500milionidicittadinieunquartodel
PIL mondiale - si trova nella posizione
più adatta per guidarla a beneficio di
tutti e affermarsi come il modello da
seguire a livello planetario. Per farlo,
dobbiamo avere ben chiare le nostre
prioritàeditemisucuièindispensabi-
le fare fronte comune.
Del resto, abbiamo già dimostrato
di poterlo fare. L’accordo di libero
scambio col Canada (CETA) ratificato
a febbraio è un ottimo esempio di co-
me l’UE (e in particolare il Parlamento
europeo) possa giocare un ruolo deci-
sivo nella promozione di alti standard
in materia di diritti dei lavoratori, pro-
tezione dei consumatori, qualità dei
prodottietuteladell’ambientealivello
globale. Accordi commerciali di que-
sto tipo possono davvero influenzare
positivamente il corso della globaliz-
zazione, introducendo princìpi di e-
quitàeriducendoirischidiconcorren-
za sleale da parte di altre aree del pia-
neta. Il tema della mondializzazione
dell’economia è poi legato a doppio fi-
loconladigitalizzazioneecoicambia-
menti che porterà nell’Europa del
prossimofuturo.Ancheinquestosen-
so, l’UE ha compiuto passi importanti
verso la completa realizzazione di un
MercatoUnicoDigitale.Solopredispo-
nendounacornicediregolechiareali-
vello comunitario potremo garantire
alle nostre imprese tecnologiche (a
partire dalle PMI) di diventare attori
globali,tenendoilpassodeimodellidi
business e delle tendenze emergenti.
Un quadro regolatorio semplice e di-
namicodovràandarediparipassocon
l’applicazione in tutti gli Stati UE del
principio per cui le tasse (anche quelle
dei colossi tecnologici mondiali) si pa-
gano là dove sono generati gli utili.
Su questo, come su altri punti deli-
cati, abbiamo l’occasione di affermare
i nostri princìpi, per riempire la globa-
lizzazione coi nostri valori, distribuir-
neifruttiinmodopiùampioepermet-
tere ai cittadini europei di coglierne al
meglio tutte le opportunità.
lLa Commissione europea ha pubblicato un documento
strategico nel quale sono contenute idee e proposte per gestire
le opportunità e le sfide della mondializzazione
D
icevaAlbertEinstein:
«Non mi preoccupo
mai del futuro, arriva
sempre abbastanza
presto». Parlando di
globalizzazione, ba-
sta pensare alle nostra realtà quotidia-
napercapirecheilfuturoègiàarrivato
ed occorre attrezzarsi
per gestirlo al meglio.
Con questo obiettivo, la
Commissione europea
ha pubblicato un documento strategi-
conelqualesonocontenuteideeepro-
postepergestireleopportunitàelesfi-
dedellaglobalizzazioneinunacornice
continentale.
Per molti di noi la globalizzazione
ha comportato innanzitutto una
straordinaria fonte di arricchimento
della propria esperienza di vita. Lavo-
rare, studiare e vivere in un paese di-
verso da quello di nascita è una pro-
spettiva sempre più alla portata di o-
gnuno di noi, con un aumento espo-
nenzialedelleoccasionidiscambiotra
ideeeculturediverse.Seguardiamoai
numeri,ibeneficidiquestedinamiche
sono innegabili: dal 1970 ad oggi un
miliardo e mezzo di persone nel mon-
do hanno avuto modo di uscire dalla
povertà assoluta e oggi si stima che,
per ogni miliardo di euro di esporta-
zioni dall’UE, 14.000 nuovi posti di la-
voro vengono creati nel nostro conti-
nente. Tuttavia, non possiamo far fin-
ta che la globalizzazione non presenti
anche aspetti problematici, che pro-
prio sul suolo europeo rischiano di a-
vere le conseguenze più dirompenti.
Molti nostri concittadini vedono nella
Sono con
regole
chiare sul
digitale
possiamo
garantire
alle imprese
di diventare
attori
globali
Per ogni miliard di
export europeo
aggiuntivo vengono
creati 14 mila nuovi
posti di lavoro
Troppo timida la sinistra non appiattita sui no global
S
cambicommercialisignificano
occupazione: ogni miliardo di
euro di esportazioni genera
nell'UE14000nuovipostidila-
voro. Oggi più di 30 milioni di posti di
lavoro nell'UE, ossia
unosusette,dipendono
dalle esportazioni verso
ilrestodelmondo".Sia-
preconquestacitazione
di Jean Claude Juncker il documento
della Commissione Europea centrato
sulla gestione della globalizzazione.
È importante citare questi dati
quando parliamo di fenomeni contro-
versi e dibattuti, come nel caso della
globalizzazione, tornata prepotente-
mente al centro del dibattito pubblico.
L’ultima volta che media, istituzioni e
cittadinisenesonooccupatiinmanie-
racosìintensaèstatoallafinedeglian-
ni ’90, in occasione della nascita del
movimentoNoGlobal.Quasivent’anni
dopo, è possibile identificare con chia-
rezza quel momento come uno dei no-
stripiùgrandierrori.Eranataun’inter-
pretazione assolutista del fenomeno,
cheloavevacondannatosenzaappello
come il male assoluto, la causa di tutte
le ingiustizie della società moderna.
Era una lettura parziale (e, dunque, di-
storta) della storia poiché i vantaggi e i
benefici portati dalla globalizzazione
sono stati molti e non solo economici:
pensiamo alla possibilità per persone
di viaggiare, lavorare, studiare e vivere
liberamenteinPaesidiversidalproprio
oallostimoloall’innovazionedatodal-
la cooperazione scientifica internazio-
nale. Tuttavia, chi vedeva e intendeva
difendere questi vantaggi ha senza
dubbio sbagliato modalità. I “difenso-
ri”dellaglobalizzazionesisonochiusia
riccio in un approccio altrettanto asso-
lutistico, dando luogo, di fatto, a una
polarizzazionecheharesoimpossibile
qualunque discussione nel merito.
Questo è stato fonte di un’enorme
mancanza, nell’elaborazione di una
posizione critica, all’interno dell’area
politicaprogressista.Unapartedellasi-
nistra si è schierata con gli oppositori
della globalizzazione, mentre l’altra
parte è stata troppo timida, troppo a
lungo, preoccupata, probabilmente,
che il tentativo di entrare nel dibattito
avrebbe finito per schiacciarla in que-
sta polarizzazione molto forte, bianco
daunaparteenerodall’altra.Abbiamo
persoannipreziosiaschierarciafavore
linoinonesportiamosolobenieservizi
ma, soprattutto, standard: ambientali,
sanitari,dituteladeidirittiumaniedei
lavoratori, di sicurezza e di qualità che
sono tra i più alti al mondo. Questo si-
gnifica rendere la globalizzazione più
equa.Tuttavia,nonbasta.Ènecessario
implementare migliori strumenti di a-
nalisiexanteedexpost,perpoteriden-
tificare immediatamente eventuali ef-
fettinegatividegliaccordicommerciali
su alcuni gruppi e categorie sociali, in
modo da poter predisporre correttivi
efficaci ed evitare che qualcuno venga
lasciato indietro o, addirittura, sia pe-
nalizzato.Nonèuncompitoimpossibi-
le e, sicuramente, è un compito a cui
nonpossiamosottrarciancoraunavol-
ta.Ilprotezionismononèlastrada,ma
sta a noi dimostrarlo.
ocontrolaglobalizzazione,incapacidi
riconoscere come, proprio in quanto
forza progressista, il nostro compito
principalesarebbestatoregolamentar-
la,gestirla.Perpoterlofare,però,ilpri-
mopassoerariconoscerneeanalizzar-
neilimiti,accantoaibenefici.Allaluce
diquestastoriarecente,l’iniziativadel-
la Commissione Europea assume u-
n’importanza centrale. In questi de-
cenni di polarizzazione, mentre il pro-
gressismovenivamenoalsuocompito,
altreforzepolitichehannointercettato
disagio e disperazione, offrendo loro
uno strumento semplice e immediato,
ricette facili per gestire una realtà che,
purtroppo, è molto più complessa.
L’ondata di protezionismo dalla quale
siamostatitravoltinegliultimiduean-
ni non è avvenuta per contagio: è stata
l’emersione, quasi in contemporanea,
di vent’anni di difficoltà, economica e
sociale,dimoltefasceecategoriesocia-
li in tutto il mondo industrializzato, a
lungorimastainascoltata.Lastoria,og-
gi, ci chiama a questa stessa sfida una
seconda volta. Non facciamoci trovare
impreparati: la politica commerciale
europea ha precisamente questo com-
pito.Attraversogliaccordicommercia-
Oggi più di 30
milioni di posti di
lavoro nell'UE, ossia
1 su 7, dipendono
dalle esportazioni
Mercoledì 10 maggio ho
organizzato, insieme ai
colleghi di Uphold Europe -
un’organizzazione che si
occupa di trovare soluzioni
pratiche e innovative alla
gestione dei fenomeni
migratori - un dibattito sulla
proposta di revisione della
Direttiva Carta Blu, di cui
sono relatore in Commissione
Occupazione per il mio
Gruppo. La Carta Blu è uno
strumento dell’UE che
permette ai lavoratori
altamente qualificati dei paesi
terzi di ottenere un permesso
di soggiorno per svolgere
un’attività lavorativa sul
territorio dell’Unione.
L’obiettivo è colmare il gap di
forza lavoro altamente
specializzata in alcuni settori
chiave dell’economia,
attirando e trattenendo quei
talenti che troppo spesso non
considerano l’Europa come
una meta appetibile,
preferendo altre regioni del
mondo, come gli Stati Uniti o
l’Australia. Per poter
competere alla pari in questa
“gara globale per i talenti”, la
Commissione europea ha
messo sul tavolo
un’ambiziosa proposta di
revisione della normativa
preesistente che, sebbene in
vigore già da diversi anni, è
rimasta quasi completamente
inutilizzata. La conferenza è
stata un prezioso momento di
confronto con esperti del
settore, con rappresentanti
del mondo accademico, dei
lavoratori e delle imprese e
con i molti colleghi
eurodeputati presenti, in vista
del voto che si terrà in
Parlamento nelle prossime
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BRANDO BENIFEI
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  • 1. l’Unità Sabato, 13 Maggio 2017l8 L’Ue e la sfida di una globalizzazione da governare globalizzazione il rischio di un abbas- samento dei propri standard, la perdi- ta delle proprie tradizioni e, soprattut- to, dei propri posti di lavoro. Ma se l’Europa ospita oggi una parte cospi- cua del problema (o meglio: una parte cospicuadelle“vittime”dellaglobaliz- zazione), essa ha al tempo stesso l’oc- casione di diventarne la soluzione. L’Unione Europea, infatti, ha oggi l’opportunità di influire in modo deci- sivo sul corso della globalizzazione, ri- disegnandone i contorni secondo i propri valori, la propria cultura, i pro- pri diritti. La vittoria di Macron in Francia ci dice che c’è ancora spazio per una prospettiva europeista e glo- balista che rifugga le tentazioni prote- zioniste. Mentre i singoli Stati non hanno i mezzi per affrontare da soli la “rivoluzione” in corso, l'UE - coi suoi 500milionidicittadinieunquartodel PIL mondiale - si trova nella posizione più adatta per guidarla a beneficio di tutti e affermarsi come il modello da seguire a livello planetario. Per farlo, dobbiamo avere ben chiare le nostre prioritàeditemisucuièindispensabi- le fare fronte comune. Del resto, abbiamo già dimostrato di poterlo fare. L’accordo di libero scambio col Canada (CETA) ratificato a febbraio è un ottimo esempio di co- me l’UE (e in particolare il Parlamento europeo) possa giocare un ruolo deci- sivo nella promozione di alti standard in materia di diritti dei lavoratori, pro- tezione dei consumatori, qualità dei prodottietuteladell’ambientealivello globale. Accordi commerciali di que- sto tipo possono davvero influenzare positivamente il corso della globaliz- zazione, introducendo princìpi di e- quitàeriducendoirischidiconcorren- za sleale da parte di altre aree del pia- neta. Il tema della mondializzazione dell’economia è poi legato a doppio fi- loconladigitalizzazioneecoicambia- menti che porterà nell’Europa del prossimofuturo.Ancheinquestosen- so, l’UE ha compiuto passi importanti verso la completa realizzazione di un MercatoUnicoDigitale.Solopredispo- nendounacornicediregolechiareali- vello comunitario potremo garantire alle nostre imprese tecnologiche (a partire dalle PMI) di diventare attori globali,tenendoilpassodeimodellidi business e delle tendenze emergenti. Un quadro regolatorio semplice e di- namicodovràandarediparipassocon l’applicazione in tutti gli Stati UE del principio per cui le tasse (anche quelle dei colossi tecnologici mondiali) si pa- gano là dove sono generati gli utili. Su questo, come su altri punti deli- cati, abbiamo l’occasione di affermare i nostri princìpi, per riempire la globa- lizzazione coi nostri valori, distribuir- neifruttiinmodopiùampioepermet- tere ai cittadini europei di coglierne al meglio tutte le opportunità. lLa Commissione europea ha pubblicato un documento strategico nel quale sono contenute idee e proposte per gestire le opportunità e le sfide della mondializzazione D icevaAlbertEinstein: «Non mi preoccupo mai del futuro, arriva sempre abbastanza presto». Parlando di globalizzazione, ba- sta pensare alle nostra realtà quotidia- napercapirecheilfuturoègiàarrivato ed occorre attrezzarsi per gestirlo al meglio. Con questo obiettivo, la Commissione europea ha pubblicato un documento strategi- conelqualesonocontenuteideeepro- postepergestireleopportunitàelesfi- dedellaglobalizzazioneinunacornice continentale. Per molti di noi la globalizzazione ha comportato innanzitutto una straordinaria fonte di arricchimento della propria esperienza di vita. Lavo- rare, studiare e vivere in un paese di- verso da quello di nascita è una pro- spettiva sempre più alla portata di o- gnuno di noi, con un aumento espo- nenzialedelleoccasionidiscambiotra ideeeculturediverse.Seguardiamoai numeri,ibeneficidiquestedinamiche sono innegabili: dal 1970 ad oggi un miliardo e mezzo di persone nel mon- do hanno avuto modo di uscire dalla povertà assoluta e oggi si stima che, per ogni miliardo di euro di esporta- zioni dall’UE, 14.000 nuovi posti di la- voro vengono creati nel nostro conti- nente. Tuttavia, non possiamo far fin- ta che la globalizzazione non presenti anche aspetti problematici, che pro- prio sul suolo europeo rischiano di a- vere le conseguenze più dirompenti. Molti nostri concittadini vedono nella Sono con regole chiare sul digitale possiamo garantire alle imprese di diventare attori globali Per ogni miliard di export europeo aggiuntivo vengono creati 14 mila nuovi posti di lavoro Troppo timida la sinistra non appiattita sui no global S cambicommercialisignificano occupazione: ogni miliardo di euro di esportazioni genera nell'UE14000nuovipostidila- voro. Oggi più di 30 milioni di posti di lavoro nell'UE, ossia unosusette,dipendono dalle esportazioni verso ilrestodelmondo".Sia- preconquestacitazione di Jean Claude Juncker il documento della Commissione Europea centrato sulla gestione della globalizzazione. È importante citare questi dati quando parliamo di fenomeni contro- versi e dibattuti, come nel caso della globalizzazione, tornata prepotente- mente al centro del dibattito pubblico. L’ultima volta che media, istituzioni e cittadinisenesonooccupatiinmanie- racosìintensaèstatoallafinedeglian- ni ’90, in occasione della nascita del movimentoNoGlobal.Quasivent’anni dopo, è possibile identificare con chia- rezza quel momento come uno dei no- stripiùgrandierrori.Eranataun’inter- pretazione assolutista del fenomeno, cheloavevacondannatosenzaappello come il male assoluto, la causa di tutte le ingiustizie della società moderna. Era una lettura parziale (e, dunque, di- storta) della storia poiché i vantaggi e i benefici portati dalla globalizzazione sono stati molti e non solo economici: pensiamo alla possibilità per persone di viaggiare, lavorare, studiare e vivere liberamenteinPaesidiversidalproprio oallostimoloall’innovazionedatodal- la cooperazione scientifica internazio- nale. Tuttavia, chi vedeva e intendeva difendere questi vantaggi ha senza dubbio sbagliato modalità. I “difenso- ri”dellaglobalizzazionesisonochiusia riccio in un approccio altrettanto asso- lutistico, dando luogo, di fatto, a una polarizzazionecheharesoimpossibile qualunque discussione nel merito. Questo è stato fonte di un’enorme mancanza, nell’elaborazione di una posizione critica, all’interno dell’area politicaprogressista.Unapartedellasi- nistra si è schierata con gli oppositori della globalizzazione, mentre l’altra parte è stata troppo timida, troppo a lungo, preoccupata, probabilmente, che il tentativo di entrare nel dibattito avrebbe finito per schiacciarla in que- sta polarizzazione molto forte, bianco daunaparteenerodall’altra.Abbiamo persoannipreziosiaschierarciafavore linoinonesportiamosolobenieservizi ma, soprattutto, standard: ambientali, sanitari,dituteladeidirittiumaniedei lavoratori, di sicurezza e di qualità che sono tra i più alti al mondo. Questo si- gnifica rendere la globalizzazione più equa.Tuttavia,nonbasta.Ènecessario implementare migliori strumenti di a- nalisiexanteedexpost,perpoteriden- tificare immediatamente eventuali ef- fettinegatividegliaccordicommerciali su alcuni gruppi e categorie sociali, in modo da poter predisporre correttivi efficaci ed evitare che qualcuno venga lasciato indietro o, addirittura, sia pe- nalizzato.Nonèuncompitoimpossibi- le e, sicuramente, è un compito a cui nonpossiamosottrarciancoraunavol- ta.Ilprotezionismononèlastrada,ma sta a noi dimostrarlo. ocontrolaglobalizzazione,incapacidi riconoscere come, proprio in quanto forza progressista, il nostro compito principalesarebbestatoregolamentar- la,gestirla.Perpoterlofare,però,ilpri- mopassoerariconoscerneeanalizzar- neilimiti,accantoaibenefici.Allaluce diquestastoriarecente,l’iniziativadel- la Commissione Europea assume u- n’importanza centrale. In questi de- cenni di polarizzazione, mentre il pro- gressismovenivamenoalsuocompito, altreforzepolitichehannointercettato disagio e disperazione, offrendo loro uno strumento semplice e immediato, ricette facili per gestire una realtà che, purtroppo, è molto più complessa. L’ondata di protezionismo dalla quale siamostatitravoltinegliultimiduean- ni non è avvenuta per contagio: è stata l’emersione, quasi in contemporanea, di vent’anni di difficoltà, economica e sociale,dimoltefasceecategoriesocia- li in tutto il mondo industrializzato, a lungorimastainascoltata.Lastoria,og- gi, ci chiama a questa stessa sfida una seconda volta. Non facciamoci trovare impreparati: la politica commerciale europea ha precisamente questo com- pito.Attraversogliaccordicommercia- Oggi più di 30 milioni di posti di lavoro nell'UE, ossia 1 su 7, dipendono dalle esportazioni Mercoledì 10 maggio ho organizzato, insieme ai colleghi di Uphold Europe - un’organizzazione che si occupa di trovare soluzioni pratiche e innovative alla gestione dei fenomeni migratori - un dibattito sulla proposta di revisione della Direttiva Carta Blu, di cui sono relatore in Commissione Occupazione per il mio Gruppo. La Carta Blu è uno strumento dell’UE che permette ai lavoratori altamente qualificati dei paesi terzi di ottenere un permesso di soggiorno per svolgere un’attività lavorativa sul territorio dell’Unione. L’obiettivo è colmare il gap di forza lavoro altamente specializzata in alcuni settori chiave dell’economia, attirando e trattenendo quei talenti che troppo spesso non considerano l’Europa come una meta appetibile, preferendo altre regioni del mondo, come gli Stati Uniti o l’Australia. Per poter competere alla pari in questa “gara globale per i talenti”, la Commissione europea ha messo sul tavolo un’ambiziosa proposta di revisione della normativa preesistente che, sebbene in vigore già da diversi anni, è rimasta quasi completamente inutilizzata. La conferenza è stata un prezioso momento di confronto con esperti del settore, con rappresentanti del mondo accademico, dei lavoratori e delle imprese e con i molti colleghi eurodeputati presenti, in vista del voto che si terrà in Parlamento nelle prossime settimane. BRANDO BENIFEI La revisione della direttiva Ue sulla Carta Blu per importare lavoratori qualificati Nicola Danti Alessia Mosca