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PAOLO ROSA - BIENNIO “GRAFICA E COMUNICAZIONE”, ANNO II




V for Vendetta
Da un fumetto orwelliano ad un film poetico

Sono passati più di 20 anni tra l’inizio della pubblicazione di questo titolo e la realizzazione del suo
film. Sicuramente questo lasso di tempo che divide la nascita della graphic novel da quella del film è
la causa principale delle grandi differenze che troviamo a livello narrativo e stilistico. L’opera di Alan
Moore e David Lloyd, infatti, nasce all’inizio degli anni ‘80, in una Inghilterra che sta terminando il
suo slancio di giovane ribellione, partito alla fine degli anni ‘60 e sviluppatosi durante tutto il decennio
degli anni ‘70. Il film dei fratelli Wachowski, invece, si differenza soprattutto nel contesto politico-
storico proprio perché esce diversi anni dopo e non sarebbe stato possibile presentare con successo
al pubblico un personaggio nato in un contesto molto diverso dal nostro.



LA TRAMA

Nonostante il filone principale della trama nel film sia stato seguito quasi pari passo con quello della
graphic novel (quindi ad un prima occhiata abbiamo un livello narrativo che sembra decisamente pro-
fondo), si possono individuare diverse differenze. La prima e la più evidente è il modo in cui viene narrata
la trama nella graphic novel, dove abbiamo tantissimi punti di vista dai molti e vari personaggi: V, Evey
Hammond, l’ispettore Finch, Adam Sutler, Peter Creedy, i coniugi Almond e Helen Heyer (questi ultimi
non sono nemmeno presenti nel film). Il desiderio di Alan Moore è infatti quello di mostrarci da vari punti
di vista gli effetti di una rivolta anarchica in una Inghilterra “futuristica” in preda ad un delirio totale fasci-
sta, dove le libertà personali sono state del tutto negate e la popolazione è controllata in ogni suo aspetto.
Abbiamo così un V, che, desideroso di vendicarsi dei torti subiti, decide di creare confusione nel siste-
ma, uccidendo i suoi vecchi carcerieri e ripudiando “Dama Giustizia” (riconosciuta come una “facile
prostituta”), in cambio di un’amante più sincera, “Dama Anarchia”.
Evey, che nella graphic novel è una semplice giovane prostituta, all’inizio non comprende e non ac-
cetta assolutamente il modo di fare di V, è amorfa e la sua mente è completamente deviata dalla po-
litica del partito; soltanto alla fine della storia, dopo una lunga evoluzione, sarà abbastanza maturata
e pronta a diventare il successore di V. Tra le tante differenze, infatti, c’è da notare che nella graphic
novel la rivoluzione di V sembra dover essere portata avanti per sempre da nuovi Guy Fawkes (Evey,
Dominic), mentre nel film, con la morte di V, il processo è già terminato e sarà subito possibile creare
qualcosa di nuovo.
L’ispettore Finch è invece un personaggio che rimane abbastanza simile in entrambe le produzioni,
a parte che, nel film, come per altri personaggi, è stato“nobilitato”: per il suo personaggio originale
ogni mezzo è lecito (anche l’assunzione di droghe) e non si fa scrupoli a uccidere V quando ne ha la



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V for Vendetta
Da un fumetto orwelliano ad un film poetico

possibilità per un proprio successo personale, rimanendo però dopo senza un vero obiettivo (non per
niente le ultime vignette riprendono proprio Finch che cammina nel buio di un’autostrada).
Abbiamo poi personaggi come Sutler, Creedy, Heyer e i coniugi Almond, che servono a mo-
strarci dall’interno le varie facce del partito: c’è il capo, che è forte solo all’apparenze e non è ca-
pace di reagire nel momento del bisogno; il sottoposto piatto e viscido, che attende solo il
momento di poter prendere il posto al potere; la donna che utilizza gli amanti solo per sali-
re tra i gradi del partito; la coppia, che tradita dal partito non ha altro scopo che vendicarsi.
In questo modo Moore ci permette di vedere le varie reazioni delle sue marionette nel teatrino da lui
preparato: ideali, egoismo, potere, doveri, tutti a confronto nel caos portato da V.
Nel film tutti questi di vista solo semplificati a tre soli: V, che serve a presentare la situazione ossi-
morica di una Inghilterra sotto un governo assolutamente negativo e diventare il faro, il patriota e
l’eroe illuminato, che non lotta solo per la propria vendetta, ma anche per un bene superiore e che
possiamo dire, quindi, essere, rispetto alla graphic novel, un personaggio più complesso; abbiamo
poi Evey, che è la figura centrale narrativa nella quale ci troviamo immedesimati (e che quindi non
può essere più una semplice adolescente ignorante, ma un personaggio decisamente più colto, che
contiene già al suo interno il seme della libertà, per il quale verrà scelta da V); infine, l’ispettore
Finch e Dominc che, oltre a presentarci il volto più sporco del governo e lo sviluppo delle indagini
e dei crimini commessi in passato, rappresentano la sottile linea della giustizia (legislativa vs morale)
e la difficoltà nella scelta, altro elemento che nella graphic novel non viene assolutamente toccato.
Tutti gli altri cambiamenti più o meno piccoli esistono per rendere V l’eroe buono e accattivante, più
facile da amare e supportare rispetto al suo antenato degli anni ‘80. Al contrario, il governo fascista è
stato negativizzato al massimo, per non dare alcun dubbio che sia il male assoluto da eliminare, il cat-
tivo della situazione. A sostenere questa tesi ci sono anche le novità apportate ai personaggi dai fratelli
Wachowski: V, che nella graphic novel era un personaggio serio e senza troppe sfumature e profondi-
tà, dedito solo alla sua vendetta, nel film si trasforma in un ladro gentiluomo, un cavaliere della notte,
un Edmond Dantes dei nostri giorni (notare la somiglianza del conte di Montecristo con V), con tratti
più divertenti e comici, oltre all’aura da eroe e martire affidatagli. Nel film perfino il gioco tra il nome
V e i suoi vari riferimenti è più frequente e sottolineato. Lo stesso discorso, naturalmente, si può fare
anche per Evey e Finch, seppure in minor misura. Dall’altra parte, invece, i “cattivi” sono diventati
ancora più cattivi, hanno perso i tratti di debolezza e possibile simpatia; sono diventati personaggi
meschini, dediti ai loro fini crudeli, anche se sempre umani nella fine.
Possiamo citare tantissime differenze tra le due trame che supportano questa tesi: se nella graphic
novel V viene ucciso da uno spaventato Finch sotto effetto del LSD, nel film muore dopo un com-



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Da un fumetto orwelliano ad un film poetico

battimento a dir poco epico contro gli uomini di Creedy; nel film V uccide i suoi ex-carcerieri o sola-
mente quando è costretto a difendersi, nella graphic novel uccide chiunque senza distinzioni; nel film
il piano di V è ben strutturato e comprende la partecipazione attiva del popolo, mentre nella graphic
novel V senza muoversi senza un vero e proprio piano e il popolo non viene assolutamente invitato
a partecipare; nel film V uccide tutti i suoi ex-carcerieri nello stesso modo, con un veleno artigianale,
lasciando poi una Scarlet Carson, mentre nella graphic novel Prothero non muore nemmeno e V non
utilizza sempre lo stesso modo per uccidere; sempre allo scopo di caratterizzare meglio il personaggio
di V c’è poi che nel film il suo cadavere viene messo sul treno che distruggerà il Parlamento (proprio
come voleva fare Guy Fowkes) e non Downing Street, come succede nella graphic novel; lo stesso si
può dire del primo palazzo fatto saltare in aria da V, il Big Bang nella graphic novel e l’Old Bailey nel
film (quest’ultimo ha molto più senso, visto il tema della Giustizia affrontato); nella graphic novel,
inoltre, Adam Sutler viene ucciso dalla signora Almond, che voleva vendicarsi per la morte del ma-
rito, mentre nel film è ucciso da Creedy sotto lo sguardo compiaciuto di V, che vede il suo creatore
ucciso dai suoi stessi uomini; Evey non è più una giovane prostituta nel film e non ha nemmeno una
relazione amorosa con Gordon e come Finch, infatti, anche lei è stata “nobilitata” per essere una
più classica eroina, degna di affiancare V (oltre per inserire una storia d’amore più credibile tra V e
Evey); il governo e il suo organi (Dito, Naso, Orecchie e Occhi) sono stati svecchiati e hanno perso
i loro nomi orwelliani, per diventare più semplicemente i “Castigatori”; è già stato citato prima, ma
molti personaggi della graphic novel sono scomparsi nel film per chiari motivi di tempo/spazio e
per incentrare l’attenzione più su V e Evey; nella graphic novel le forze del partito non sono state
del tutto sconfitte alla fine e la visione del futuro è piuttosto negativa, mentre nel film sembra che
le colonne portanti siano state tutte spezzate e si possa sperare molto di più in qualcosa di positivo;
nella graphic novel le forze fasciste prendono il potere per riportare l’ordine in una Inghilterra scon-
volta dagli allagamenti causati dalle guerre, nel film il partito fascista per vincere le elezioni crea un
virus e la sua cura nel campo di concentramento di Larkhill (utilizzando tutti i “nemici della società”)
e lo utilizza per creare delle epidemie in alcune zone di Londra, dando la colpa poi agli estremisti
politici. Infine, ultima grande differenza che troviamo è il tema dell’Anarchia: nella graphic novel
V si dichiara esplicitamente seguace e amante dell’Anarchia, mentre nel film questo tema non viene
mai toccato, V è presentato più come un rivoluzionario contro il controllo dispotico del governo, la
parola “Anarchia” sfugge soltanto una volta a un ladro mascherato da Guy Fowkes, che non ha ca-
pito il messaggio originale del nostro eroe, ma sta utilizzando la situazione per il proprio tornaconto.
Quindi, il livello narrativo del film, che ci poteva sembrare molto profondo inizialmente, è invece
molto più “superficiale” nell’assunzione del tema dalla graphic novel, quasi una semplice ispirazione.



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V for Vendetta
Da un fumetto orwelliano ad un film poetico

LO STILE

Se dal punto di vista narrativo ci sono state varie modifiche per “modernizzare” la trama e i personag-
gi di Alan Moore, i fratelli Wachowski, per quanto riguarda lo stile, hanno ricercato la somiglianza e la
continuità della graphic novel. Fin dai titoli di apertura e le prime scene notiamo, infatti, un richiamo
al bianco/nero e allo stile noir. Graphic novel e film presentano infatti lo stesso ambiente tetro e nega-
tivo, che serve a contestualizzare la difficile situazione del paese. Se nella prima, infatti, il tratto nero e
le ombre sovrastano sempre le zone bianche, nel secondo le scene di buio e oscurità prevalgono sulle
due/tre ambientate di giorno.
Simile è il discorso sulla staticità e dinamicità delle scene. Essendo una graphic novel di stampo pret-
tamente politico, le scene statiche sono molto presenti, come la grande presenza di dialoghi lunghi
e complessi. Nelle duecentocinquanta pagine che compongono la graphic novel, saranno cinque/sei
quelle con testi brevi e scene dinamiche (i pochi scontri e le scene delle esplosioni). Il film presenta
lo stesso stile, le scene che prevalgono sono di dialogo e narrazione, ma come per la trama, anche lo
stile è stato leggermente modificato per adattarlo al medium (il cinema è dinamicità per natura) e per
renderlo più moderno e accattivante ad un pubblico del ventunesimo secolo.
Gli esempi sono di meno, ma ugualmente efficaci: il combattimento di V con la polizia dopo il suo
video alla popolazione (completamente inesistente nella graphic novel), lo scontro finale di V contro
Creedy, molto più lungo ed epico rispetto al finale della graphic novel, o ancora le scene di sequestro
dei genitori di Evey, Gordon e Valerie; perfino V nella sua “Gallerie delle Ombre” cucina e simula
combattimenti sulle scene del “Conte di Montecristo”. Nella graphic novel non c’è niente del genere.
Durante i combattimenti, infine, si possono notare subito i tratti più autentici dello stile Wachowski: i
combattimenti e le scie dei coltelli ricorderanno ai più i celebri “Ninja Assassin” e “Matrix”.
Sicuramente, concludendo, la parte stilistica di questo titolo ha subito molte meno variazioni rispetto
alla parte narrativa. Potrebbe quindi non essere un caso che Alan Moore si sia del tutto dissociato dalla
produzione, mentre David Lloyd si sia dichiarato soddisfatto del film.



ESEMPI PRATICI

- Dopo il discorso in TV: GRAPHIC NOVEL - FILM
- Partito Fascista al potere: GRAPHIC NOVEL - FILM
- Ultima lotta di V: GRAPHIC NOVEL - FILM



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V for Vendetta: da un fumetto orwelliano a un film poetico

  • 1. PAOLO ROSA - BIENNIO “GRAFICA E COMUNICAZIONE”, ANNO II V for Vendetta Da un fumetto orwelliano ad un film poetico Sono passati più di 20 anni tra l’inizio della pubblicazione di questo titolo e la realizzazione del suo film. Sicuramente questo lasso di tempo che divide la nascita della graphic novel da quella del film è la causa principale delle grandi differenze che troviamo a livello narrativo e stilistico. L’opera di Alan Moore e David Lloyd, infatti, nasce all’inizio degli anni ‘80, in una Inghilterra che sta terminando il suo slancio di giovane ribellione, partito alla fine degli anni ‘60 e sviluppatosi durante tutto il decennio degli anni ‘70. Il film dei fratelli Wachowski, invece, si differenza soprattutto nel contesto politico- storico proprio perché esce diversi anni dopo e non sarebbe stato possibile presentare con successo al pubblico un personaggio nato in un contesto molto diverso dal nostro. LA TRAMA Nonostante il filone principale della trama nel film sia stato seguito quasi pari passo con quello della graphic novel (quindi ad un prima occhiata abbiamo un livello narrativo che sembra decisamente pro- fondo), si possono individuare diverse differenze. La prima e la più evidente è il modo in cui viene narrata la trama nella graphic novel, dove abbiamo tantissimi punti di vista dai molti e vari personaggi: V, Evey Hammond, l’ispettore Finch, Adam Sutler, Peter Creedy, i coniugi Almond e Helen Heyer (questi ultimi non sono nemmeno presenti nel film). Il desiderio di Alan Moore è infatti quello di mostrarci da vari punti di vista gli effetti di una rivolta anarchica in una Inghilterra “futuristica” in preda ad un delirio totale fasci- sta, dove le libertà personali sono state del tutto negate e la popolazione è controllata in ogni suo aspetto. Abbiamo così un V, che, desideroso di vendicarsi dei torti subiti, decide di creare confusione nel siste- ma, uccidendo i suoi vecchi carcerieri e ripudiando “Dama Giustizia” (riconosciuta come una “facile prostituta”), in cambio di un’amante più sincera, “Dama Anarchia”. Evey, che nella graphic novel è una semplice giovane prostituta, all’inizio non comprende e non ac- cetta assolutamente il modo di fare di V, è amorfa e la sua mente è completamente deviata dalla po- litica del partito; soltanto alla fine della storia, dopo una lunga evoluzione, sarà abbastanza maturata e pronta a diventare il successore di V. Tra le tante differenze, infatti, c’è da notare che nella graphic novel la rivoluzione di V sembra dover essere portata avanti per sempre da nuovi Guy Fawkes (Evey, Dominic), mentre nel film, con la morte di V, il processo è già terminato e sarà subito possibile creare qualcosa di nuovo. L’ispettore Finch è invece un personaggio che rimane abbastanza simile in entrambe le produzioni, a parte che, nel film, come per altri personaggi, è stato“nobilitato”: per il suo personaggio originale ogni mezzo è lecito (anche l’assunzione di droghe) e non si fa scrupoli a uccidere V quando ne ha la 1
  • 2. PAOLO ROSA - BIENNIO “GRAFICA E COMUNICAZIONE”, ANNO II V for Vendetta Da un fumetto orwelliano ad un film poetico possibilità per un proprio successo personale, rimanendo però dopo senza un vero obiettivo (non per niente le ultime vignette riprendono proprio Finch che cammina nel buio di un’autostrada). Abbiamo poi personaggi come Sutler, Creedy, Heyer e i coniugi Almond, che servono a mo- strarci dall’interno le varie facce del partito: c’è il capo, che è forte solo all’apparenze e non è ca- pace di reagire nel momento del bisogno; il sottoposto piatto e viscido, che attende solo il momento di poter prendere il posto al potere; la donna che utilizza gli amanti solo per sali- re tra i gradi del partito; la coppia, che tradita dal partito non ha altro scopo che vendicarsi. In questo modo Moore ci permette di vedere le varie reazioni delle sue marionette nel teatrino da lui preparato: ideali, egoismo, potere, doveri, tutti a confronto nel caos portato da V. Nel film tutti questi di vista solo semplificati a tre soli: V, che serve a presentare la situazione ossi- morica di una Inghilterra sotto un governo assolutamente negativo e diventare il faro, il patriota e l’eroe illuminato, che non lotta solo per la propria vendetta, ma anche per un bene superiore e che possiamo dire, quindi, essere, rispetto alla graphic novel, un personaggio più complesso; abbiamo poi Evey, che è la figura centrale narrativa nella quale ci troviamo immedesimati (e che quindi non può essere più una semplice adolescente ignorante, ma un personaggio decisamente più colto, che contiene già al suo interno il seme della libertà, per il quale verrà scelta da V); infine, l’ispettore Finch e Dominc che, oltre a presentarci il volto più sporco del governo e lo sviluppo delle indagini e dei crimini commessi in passato, rappresentano la sottile linea della giustizia (legislativa vs morale) e la difficoltà nella scelta, altro elemento che nella graphic novel non viene assolutamente toccato. Tutti gli altri cambiamenti più o meno piccoli esistono per rendere V l’eroe buono e accattivante, più facile da amare e supportare rispetto al suo antenato degli anni ‘80. Al contrario, il governo fascista è stato negativizzato al massimo, per non dare alcun dubbio che sia il male assoluto da eliminare, il cat- tivo della situazione. A sostenere questa tesi ci sono anche le novità apportate ai personaggi dai fratelli Wachowski: V, che nella graphic novel era un personaggio serio e senza troppe sfumature e profondi- tà, dedito solo alla sua vendetta, nel film si trasforma in un ladro gentiluomo, un cavaliere della notte, un Edmond Dantes dei nostri giorni (notare la somiglianza del conte di Montecristo con V), con tratti più divertenti e comici, oltre all’aura da eroe e martire affidatagli. Nel film perfino il gioco tra il nome V e i suoi vari riferimenti è più frequente e sottolineato. Lo stesso discorso, naturalmente, si può fare anche per Evey e Finch, seppure in minor misura. Dall’altra parte, invece, i “cattivi” sono diventati ancora più cattivi, hanno perso i tratti di debolezza e possibile simpatia; sono diventati personaggi meschini, dediti ai loro fini crudeli, anche se sempre umani nella fine. Possiamo citare tantissime differenze tra le due trame che supportano questa tesi: se nella graphic novel V viene ucciso da uno spaventato Finch sotto effetto del LSD, nel film muore dopo un com- 2
  • 3. PAOLO ROSA - BIENNIO “GRAFICA E COMUNICAZIONE”, ANNO II V for Vendetta Da un fumetto orwelliano ad un film poetico battimento a dir poco epico contro gli uomini di Creedy; nel film V uccide i suoi ex-carcerieri o sola- mente quando è costretto a difendersi, nella graphic novel uccide chiunque senza distinzioni; nel film il piano di V è ben strutturato e comprende la partecipazione attiva del popolo, mentre nella graphic novel V senza muoversi senza un vero e proprio piano e il popolo non viene assolutamente invitato a partecipare; nel film V uccide tutti i suoi ex-carcerieri nello stesso modo, con un veleno artigianale, lasciando poi una Scarlet Carson, mentre nella graphic novel Prothero non muore nemmeno e V non utilizza sempre lo stesso modo per uccidere; sempre allo scopo di caratterizzare meglio il personaggio di V c’è poi che nel film il suo cadavere viene messo sul treno che distruggerà il Parlamento (proprio come voleva fare Guy Fowkes) e non Downing Street, come succede nella graphic novel; lo stesso si può dire del primo palazzo fatto saltare in aria da V, il Big Bang nella graphic novel e l’Old Bailey nel film (quest’ultimo ha molto più senso, visto il tema della Giustizia affrontato); nella graphic novel, inoltre, Adam Sutler viene ucciso dalla signora Almond, che voleva vendicarsi per la morte del ma- rito, mentre nel film è ucciso da Creedy sotto lo sguardo compiaciuto di V, che vede il suo creatore ucciso dai suoi stessi uomini; Evey non è più una giovane prostituta nel film e non ha nemmeno una relazione amorosa con Gordon e come Finch, infatti, anche lei è stata “nobilitata” per essere una più classica eroina, degna di affiancare V (oltre per inserire una storia d’amore più credibile tra V e Evey); il governo e il suo organi (Dito, Naso, Orecchie e Occhi) sono stati svecchiati e hanno perso i loro nomi orwelliani, per diventare più semplicemente i “Castigatori”; è già stato citato prima, ma molti personaggi della graphic novel sono scomparsi nel film per chiari motivi di tempo/spazio e per incentrare l’attenzione più su V e Evey; nella graphic novel le forze del partito non sono state del tutto sconfitte alla fine e la visione del futuro è piuttosto negativa, mentre nel film sembra che le colonne portanti siano state tutte spezzate e si possa sperare molto di più in qualcosa di positivo; nella graphic novel le forze fasciste prendono il potere per riportare l’ordine in una Inghilterra scon- volta dagli allagamenti causati dalle guerre, nel film il partito fascista per vincere le elezioni crea un virus e la sua cura nel campo di concentramento di Larkhill (utilizzando tutti i “nemici della società”) e lo utilizza per creare delle epidemie in alcune zone di Londra, dando la colpa poi agli estremisti politici. Infine, ultima grande differenza che troviamo è il tema dell’Anarchia: nella graphic novel V si dichiara esplicitamente seguace e amante dell’Anarchia, mentre nel film questo tema non viene mai toccato, V è presentato più come un rivoluzionario contro il controllo dispotico del governo, la parola “Anarchia” sfugge soltanto una volta a un ladro mascherato da Guy Fowkes, che non ha ca- pito il messaggio originale del nostro eroe, ma sta utilizzando la situazione per il proprio tornaconto. Quindi, il livello narrativo del film, che ci poteva sembrare molto profondo inizialmente, è invece molto più “superficiale” nell’assunzione del tema dalla graphic novel, quasi una semplice ispirazione. 3
  • 4. PAOLO ROSA - BIENNIO “GRAFICA E COMUNICAZIONE”, ANNO II V for Vendetta Da un fumetto orwelliano ad un film poetico LO STILE Se dal punto di vista narrativo ci sono state varie modifiche per “modernizzare” la trama e i personag- gi di Alan Moore, i fratelli Wachowski, per quanto riguarda lo stile, hanno ricercato la somiglianza e la continuità della graphic novel. Fin dai titoli di apertura e le prime scene notiamo, infatti, un richiamo al bianco/nero e allo stile noir. Graphic novel e film presentano infatti lo stesso ambiente tetro e nega- tivo, che serve a contestualizzare la difficile situazione del paese. Se nella prima, infatti, il tratto nero e le ombre sovrastano sempre le zone bianche, nel secondo le scene di buio e oscurità prevalgono sulle due/tre ambientate di giorno. Simile è il discorso sulla staticità e dinamicità delle scene. Essendo una graphic novel di stampo pret- tamente politico, le scene statiche sono molto presenti, come la grande presenza di dialoghi lunghi e complessi. Nelle duecentocinquanta pagine che compongono la graphic novel, saranno cinque/sei quelle con testi brevi e scene dinamiche (i pochi scontri e le scene delle esplosioni). Il film presenta lo stesso stile, le scene che prevalgono sono di dialogo e narrazione, ma come per la trama, anche lo stile è stato leggermente modificato per adattarlo al medium (il cinema è dinamicità per natura) e per renderlo più moderno e accattivante ad un pubblico del ventunesimo secolo. Gli esempi sono di meno, ma ugualmente efficaci: il combattimento di V con la polizia dopo il suo video alla popolazione (completamente inesistente nella graphic novel), lo scontro finale di V contro Creedy, molto più lungo ed epico rispetto al finale della graphic novel, o ancora le scene di sequestro dei genitori di Evey, Gordon e Valerie; perfino V nella sua “Gallerie delle Ombre” cucina e simula combattimenti sulle scene del “Conte di Montecristo”. Nella graphic novel non c’è niente del genere. Durante i combattimenti, infine, si possono notare subito i tratti più autentici dello stile Wachowski: i combattimenti e le scie dei coltelli ricorderanno ai più i celebri “Ninja Assassin” e “Matrix”. Sicuramente, concludendo, la parte stilistica di questo titolo ha subito molte meno variazioni rispetto alla parte narrativa. Potrebbe quindi non essere un caso che Alan Moore si sia del tutto dissociato dalla produzione, mentre David Lloyd si sia dichiarato soddisfatto del film. ESEMPI PRATICI - Dopo il discorso in TV: GRAPHIC NOVEL - FILM - Partito Fascista al potere: GRAPHIC NOVEL - FILM - Ultima lotta di V: GRAPHIC NOVEL - FILM 4