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Appunti di Fumettistica
Disneyana
Dedicato a M.L. la M.
I diritti sulle immagini e i disegni riprodotti appartengono ai
rispettivi detentori. Riproduzione ai sensi dell’art. 70 comma 1
della Legge sul Diritto d’Autore n. 633/1941 e successive modifiche e
Integrazioni.
Come tutto iniziò…
Walt Disney nacque nel 1901 a
Chicago. Svolse vari lavori già da
giovanissimo; prese parte alla
prima guerra mondiale in qualità
di autista di ambulanze (aveva
falsificato la data di nascita sui
documenti per poter partire) e
quando tornò negli USA nel 1919
iniziò ad occuparsi di
cortometraggi pubblicitari. Nel
suo garage sperimentava nuove
tecniche di animazione.
Alice’s Wonderland e Ub Iwerks
In realtà Disney, più che alla
pubblicità, mirava ad animazioni
che raccontassero storie per
bambini. La sua prima società, la
Laugh-O-Gram Films, fece
fallimento dopo aver prodotto il
cartone animato «Alice’s
Wonderland», in parte disegnato
e in parte in live action. Allora
Walt partì per la California, dove
si mise in società con il fratello
Roy. Tra i suoi primissimi
collaboratori ci fu il capace
disegnatore Ub Iwerks.
Ub Iwerks, il maggiore collaboratore di
Disney nei primi anni
Oswald the Lucy Rabbit
Il neonato Disney Brothers Studio
nel 1927 ottenne da parte della
produttrice Margaret Winkler la
commissione per una nuova serie
di cartoni animati. Nacque così
Oswald, the Lucy Rabbit, che
diventò rapidamente un’icona
popolare. Ma lo studio Disney
non deteneva i diritti per questa
produzione, e la Winkler decise di
creare dei propri studi per
sfruttarne il successo, sottraendo
a Disney la maggior parte dei suoi
collaboratori; non però Ub Iwerks
che rimase con lui.
Arriva Topolino
Disney allora decise di creare un
personaggio che avrebbe «tolto la
scena» a Oswald. Non è chiaro (e
non è nemmeno così importante)
quanto la sua invenzione grafica
sia dovuta a Disney e quanto a
Iwerks, il suo più stretto
collaboratore. Fatto sta che
Mortimer Mouse (poi Mikey
Mouse) vide la luce intorno al
1928. Ma Disney non riuscì a
trovare un distributore per i suoi
primi cortometraggi, «Plane
Crazy» e «The Gallopin’ Gaucho».
E finalmente, il successo.
Le cose cambiarono con
«Steamboat Willie». Disney, già
allora molto attento a
padroneggiare e sfruttare la
meglio le nuove tecnologie
cinematografiche, assieme a
Iwerks realizzò un cartone
animato con sonoro sincronizzato,
per il quale la musica,
appositamente composta, aveva
un ruolo importantissimo; il
successo fu travolgente.
L’avventura era cominciata.
Dai cartoni ai fumetti
Curiosamente, i fumetti non furono mai uno dei principali rami
d’impresa della Walt Disney, orientata primariamente al cinema e poi
alla realizzazione di fiabeschi ed enormi parchi di divertimento. Ai
tempi della nascita di Topolino i fumetti negli USA esistevano già da
alcuni decenni, e venivano pubblicati sui quotidiani in «strips» (strisce
autoconclusive) che talvolta si articolavano in storie a puntate di più
ampia portata, o in tavole e supplementi domenicali; a differenza di
quanto succedeva in Europa, non erano specificamente indirizzati a
un pubblico infantile. Il primo fumetto di Topolino, «Lost on a Desert
Island» (1930), disegnato da Iwerks, conteneva espliciti riferimenti al
cartone animato «Plane Crazy».
Floyd Gottfredson
Nato nel 1905, Floyd Gottfredson
cominciò a disegnare da ragazzo per
rieducare il suo braccio destro, di
cui aveva perso parzialmente la
mobilità in seguito a un incidente.
Incoraggiato da amici e parenti che
ne colsero la bravura frequentò
corsi per corrispondenza di disegno,
e nel 1929 entrò a far parte dello
studio Disney.
Fu con Gottfredson che il fumetto Disney
raggiunse la piena maturità. Sulle
ambientazioni campagnole delle origini, in
cui Topolino e Minni (animali umanizzati) si
muovevano con disinvoltura in mezzo a
mucche, capre e polli (animali veri e propri),
prevalsero quelle urbane. Topolino e gli altri
personaggi cambiarono abbigliamento, modi
di fare e di parlare; poco per volta vennero
abbandonate le gag fini a se stesse, eredità
evidente dei cartoni animati, per arrivare a
storie strutturate di grande respiro, dai testi
curati e dalle trame articolate e complesse. A
volte il soggetto e la sceneggiatura erano
dello stesso Gottfredson; altre volte il
disegnatore veniva affiancato da Bill Walsh o
altri. A Gottfredson si deve l’introduzione di
nuovi personaggi, come Macchia Nera
(Phantom Blot), Eta Beta (Eega Beva) o il
commissario Basettoni (Chief Seamus
O'Hara) e lo sviluppo compiuto di personaggi
preesistenti come Pippo, Orazio, Clarabella,
Gambadilegno.
Storie di Floyd Gottfredson
La produzione di Gottfredson è estremamente vasta e quasi sempre di
alto livello; le tematiche, spesso, trattano argomenti «adulti» o di
attualità. Tra le altre storie, con scelta personalissima, ricordiamo:
• Topolino giornalista (Mickey Mouse runs his own newspaper, 1935),
in cui come giornalista Topolino indaga sulla connivenza tra malavita
e poteri pubblici;
• Topolino e il pirata Orango (Mickey Mouse and the pirate
submarine, 1936), in cui Topolino si trova alle prese con un pirata
supertecnologico che ha realizzato su un’isola una specie di stato
autonomo dittatoriale che, per uniformi e atteggiamenti, ricorda da
vicino certi scenari europei dello stesso periodo;
(segue)
• Topolino e il mistero dell’uomo nuvola (Island in the Sky, 1937),
in cui vengono profeticamente poste una serie di domande
etiche sulle energie immani che l’uomo è ormai in grado di
scatenare e sull’uso che ne potrebbe fare; nel fumetto compare
per la prima volta il professor Enigm (Doctor Einmug),
personaggio ispirato ad Einstein;
• Topolino e la banda dei piombatori (Mickey Mouse meets Joe
Piper, 1938), in cui Topolino, nel pieno della grande crisi, si
trova coinvolto suo malgrado negli astuti piani di una banda di
malfattori, costretti peraltro a darsi al crimine più per necessità
che per scelta;
• Topolino sosia di re Sorcio (Mickey Mouse as His Royal
Highness, 1938), ben riuscita parodia del film “Il prigioniero di
Zenda”;
• Per concludere, tutte le storie con protagonista Eta Beta
pubblicate tra il 1947 e il 1950, in cui traspare l’angoscia
americana di quegli anni per il fatto di non essere più i soli
depositari del segreto della bomba atomica, il generale clima di
sospetto e di sfiducia, e il grande bisogno di ricominciare a
credere a qualcosa o in qualcuno (un mondo del futuro
popolato da esseri come Eta Beta, dotato di una purezza e di
una semplicità ormai perdute).
Topolino arriva in Italia
Sulla scorta del grande successo dei
cartoni animati americani, le storie
di Topolino cominciarono ad essere
pubblicate in Italia da parte
dell’editore fiorentino Nerbini. Il
giornale «Topolino», con un
formato diverso da quello attuale,
iniziò la pubblicazione dei fumetti
Disney (e di altri autori
d’oltreoceano) il 31 dicembre 1932,
anticipando di un mese l’analoga
testata statunitense. Fino ad allora,
infatti, negli USA Mickey Mouse era
stato pubblicato esclusivamente su
quotidiani e periodici non
specificamente destinati ai fumetti.
Il Topolino n. 1. Secondo la tradizione
delle storie italiane per bambini, ai
«fumetti» si preferivano filastrocche
in versi poste sotto le vignette.
Nerbini ebbe inizialmente alcuni
problemi legati al diritto d’autore;
si era rivolto infatti al detentore
dei diritti per i cartoni animati e
non a quello, differente, per i
diritti di riproduzione a stampa.
Dopo alcune trattative la cosa
venne chiarita con un accordo
ufficiale. L’accordo prevedeva, tra
l’altro, il non trascurabile diritto di
produrre in proprio storie basate
su personaggi disneyani. Fu su
questa licenza che vennero poste
le basi della futura produzione
italiana dei fumetti Disney.
Tre anni dopo il numero 1, su Topolino ai classici
versetti in ottonari si affiancavano i «fumetti»
veri e propri.
A differenza di altri fumetti americani,
Topolino fu più tollerato negli anni del
regime fascista. E’ rimasta celebre la
frase che Mussolini avrebbe annotato a
margine di un elenco dei fumetti da
proscrivere: «eccetto Topolino». In
effetti Mussolini e la sua famiglia
sembravano apprezzare molto le storie
del topo, e, secondo alcune
testimonianze, avrebbero anche
incontrato Walt Disney a Villa Torlonia,
nel corso del suo viaggio europeo del
1935. Questo incontro comunque non
va letto nella chiave di un omaggio o di
un’adesione ideologica da parte di Walt
Disney verso il fascismo, bensì di
normali rapporti tra politica e impresa
internazionale. Infatti in quell’epoca
Mussolini all’estero era ancora visto
come un importante capo di Stato
(apprezzato soprattutto in chiave
anticomunista), e la Walt Disney era
l’azienda leader mondiale nel campo
delle produzioni animate.
1935: Disney viene accolto a Roma
da Luigi Freddi, direttore del Centro
Sperimentale di Cinematografia e di
Cinecittà.
Arriva Paperino!
Paperino (Donald Duck) è l’altro
grande protagonista dell’universo
fumettistico disneyano. La sua prima
apparizione avvenne nel corto
animato «La gallinella saggia» (The
Wise Little Hen) del 1934, e poi
compare saltuariamente nei fumetti
di Gottfredson, come «Topolino
giornalista», sempre con ruolo di
spalla. La sua caratterizzazione
originaria è quella di un personaggio
permaloso e suscettibile, che di
fronte alle traversie reagisce sempre
con accessi di rabbia isterica piuttosto
che con raziocinio e senso pratico.
Proprio per questo sarebbe stato
percepito storicamente come l’ «anti-
Topolino».
Scena da «La gallinella saggia»
Al Taliaferro, il padre di
Paperino
Come Gottfredson, anche Al
Taliaferro cominciò a studiare
disegno per corrispondenza.
Frequentò poi i corsi del
California Art Istitute e all’inizio
del 1932 entrò alla Disney.
Inizialmente si occupò delle
tavole domenicali dedicate a Buci
la coccinella (Bucky Bug), un
personaggio disneyano che non
sarebbe stato sfruttato ancora a
lungo; poi lavorò all’adattamento
a fumetti del corto «la gallinella
saggia» (1934). Così «fece suo» il
personaggio di Paperino e poco
per volta gli costruì un universo
attorno.
Buci la coccinella
Taliaferro introdusse i
personaggi dei nipotini Qui,
Quo e Qua (Huey, Dewey and
Louie), di Paperina (Daisy
Duck), di nonna Papera
(Grandma Duck). Rimase
sempre fedele alla modalità
delle strisce e delle tavole
autoconclusive, e delle gag
fulminanti che si concludono
in poche battute. Lavorò
spesso con lo sceneggiatore
Ted Osborne.
Carl Barks, l’uomo dei paperi
Fu Carl Barks il fumettista che per
primo disegnò storie di paperi di
ampio respiro con sceneggiature
complesse e articolate, degne di
quelle che Gottfredson aveva
saputo creare per Topolino.
Barks nacque nel 1901. Dopo aver
svolto molti lavori e aver
disegnato per varie riviste (anche
«per soli uomini»), nel 1935
venne assunto alla Disney. Lavorò
nell’ambito delle produzioni
animate, sia di lungometraggi (tra
cui Bambi) che di corti con i
paperi come protagonisti.
Sembra che Barks non amasse
molto il disegno animato e
l’ambiente Disney, infatti lasciò
l’azienda per avviare assieme
alla moglie un allevamento di
pollame. Tuttavia, con l’avvio del
periodico «Walt Disney comics
and stories» venne
insistentemente richiamato a
collaborare; nel 1944 vi pubblicò
la sua prima storia a fumetti,
intitolata “Paperino e i corvi”. Ne
seguirono molte altre (in tutto
oltre 500), in cui Paperino si
trova spesso coinvolto in
complicate avventure in Paesi
esotici.
Barks viene ricordato anche per aver
creato il personaggio di Paperon de’
Paperoni (Uncle Scrooge), il
multimiliardario di origini scozzesi,
zio di Paperino e dei nipotini Qui,
Quo e Qua, inizialmente modellato,
come si comprende dal nome, su
Ebenezer Scrooge, l’avaro ed arcigno
protagonista del racconto “Canto di
Natale” (a Christmas Carol) di Charles
Dickens. La sua prima apparizione
avvenne nella storia “Il Natale di
Paperino sul Monte Orso” (Christmas
on Bear Mountain) del 1947. Paperon
de’ Paperoni (o più brevemente
Paperone) è uno dei personaggi più
articolati e complessi dell’universo
disneyano, diventando, anche al di
fuori del mondo dei fumetti, il
simbolo buono o cattivo, a seconda
dei punti di vista, del capitalista che
ha fatto fortuna con le sue sole forze
partendo da zero.
La memorabile prima apparizione di Uncle Scrooge
Altri importanti personaggi
nascono nella fantasia di Barks per
dare degli antagonisti a Paperone:
la Banda Bassotti (Beagle Boys),
bizzarra famiglia di rapinatori il cui
unico scopo nella vita è mettere le
mani sul denaro del miliardario; la
fascinosa strega napoletana Amelia
(Magica de Spell), che si vuole
ispirata alle attrici italiane Sophia
Loren e Gina Lollobrigida, la quale
cerca strenuamente di impadronirsi
della «Numero Uno», il primo
decino guadagnato da Paperone,
per fonderlo in un talismano che le
permetterebbe di diventare
ricchissima; i rivali miliardari
Rockerduck e Cuordipietra
Famedoro (Flintheart Glomgold).
Don Rosa, l’uomo della Saga
Keno Don Hugo Rosa nacque nel 1951 a
Louisville in una famiglia di origine
italiana. Cominciò fin da giovanissimo a
disegnare fumetti, alternando
quest’attività al lavoro nell’azienda di
famiglia per la produzione di ceramiche.
Dette vita a due personaggi originali,
Lancelot Pertwillaby e Capitan Kentucky,
disegnandoli dal 1971 al 1982. Fu solo nel
1985 che riscoprì la sua passione
giovanile per il mondo dei paperi e
cominciò a produrre storie con Paperone,
Paperino & C. Lavorò per la casa editrice
americana Gladstone (licenziataria delle
storie Disney) e, dal 1990, per la casa
editrice danese Egmont. Fu qui che Rosa
sviluppò le sue esperienze più
significative.
Indubbiamente influenzato, nel
tratto, da autori americani di
ambito hippie-underground
come Robert Crumb, a Don Rosa
si deve una forte umanizzazione
espressiva ed emotiva dei
personaggi Disney, rimanendo
comunque fedele alle tematiche
avventurose barksiane. Cerca
inoltre di «sistematizzare»
l’immenso corpus tematico delle
storie di Carl Barks, di cui è
fervente ammiratore, estraendo
da esse un filo logico narrativo e
sequenziale. Tutto questo darà
origine al ciclo di storie
conosciuto come «la saga di
Paperon de’ Paperoni» (The Life
and Times of $crooge McDuck),
pubblicata tra il 1994 e il 1996.
Nella Saga Don Rosa racconta le avventure di Paperon de’ Paperoni dalla
sua nascita in Scozia nel 1877 fino al 1947, anno in cui la sua vicenda
esistenziale si salda con quella narrata da Barks a partire da «Christmas on
Bear Mountain». Rosa inoltre sistematizza l’albero genealogico della
famiglia dei paperi, introducendo anche parentele dirette (nell’universo
«classico» di Disney al massimo si arrivava a collaterali, zii e nipoti).
Gottfredson, Taliaferro, Barks e Rosa
sono gli autori che più di altri hanno
dato un’identità forte ai fumetti
Disney, rendendoli un campo
espressivo e artistico completamente
separato dai cartoni animati.
Ovviamente non sono stati gli unici
autori americani di fumetti con paperi
e topi; meritano una menzione
particolare Tony Strobl, autore tra le
altre delle storie del «Papersera», in
cui Paperino e Paperoga sono
giornalisti sotto la direzione di
Paperon de’ Paperoni, e Al Hubbard,
l’inventore di Dinamite Bla (Hard Haid
Moe), il montanaro hillbilly rozzo e
scorbutico.
Ma sarebbe stato fuori dagli Stati
Uniti che il mondo fumettistico
disneyano avrebbe trovato i maggiori
sviluppi.
Il baleniere Moby Duck fu uno dei
personaggi introdotti da Tony Strobl
Dinamite Bla è uno dei
pochissimi personaggi
interamente umani in
un mondo di animali
umanizzati
Dagli Stati Uniti all’Italia
Come si è visto, la produzione
fumettistica non è mai stata il
«core business» della Disney, al
punto da affidarla spesso a
società licenziatarie esterne, sia
negli USA che nel resto del
mondo. L’antesignana di questa
pratica fu la casa editrice italiana
Nerbini, la cui attività fu
proseguita, dal 1935, dalla
Mondadori.
La casa editrice Mondadori si avvalse di validi collaboratori: il celebre
illustratore Antonio Rubino, Giovanni Pagotto (detto Nino Pagot, futuro
«padre» di Calimero il pulcino nero), Paolo Lorenzini (nipote di Carlo
Lorenzini detto Collodi), e soprattutto Federico Pedrocchi, il primo direttore
«storico» della testata. «Topolino» pubblicava fumetti in genere, non solo
Disney; la produzione italiana non si era ancora strutturata, viceversa
venivano pubblicate traduzioni delle storie di Gottfredson.
La storia «I Sette Nani Cattivi contro i Sette Nani buoni» del 1939, disegnata da Pagot su sceneggiatura di
Federico Pedrocchi. Fino agli anni 50 del secolo scorso talvolta i personaggi dei cartoni animati disneyani
(Biancaneve e i Sette Nani, il Gatto e la Volpe di Pinocchio, lo Stregatto di Alice, ecc.) convivevano con i paperi
nelle stesse storie italiane a fumetti.
L’inizio della produzione italiana e il ruolo di
Guido Martina, il «Professore»
Dopo la stagione della guerra, in
cui non era più stato possibile
pubblicare storie originali, nel
1948 «Topolino» mutò formato e
numerazione, divenendo il
consueto «libretto» che viene
pubblicato ancora oggi. Il
direttore era Mario Gentilini
(Pedrocchi era morto in un
attacco aereo inglese nel 1945) e
la rivista si avvaleva di uno
sceneggiatore dalla fantasia
prolifica e sconfinata: Guido
Martina (1906-1991).
Il primo numero di Topolino Libretto
Martina, detto «il Professore» per
le sue due lauree, nella sua
lunghissima carriera sceneggiò
qualcosa come 1200 storie
disneyane, contraddistinte da una
grande ricercatezza linguistica,
una fantasia sfrenata e, talvolta,
anche una perfidia e una crudeltà
dei personaggi lontanissima dal
«buonismo» medio del canone
disneyano. Un classico delle sue
storie era la conclusione con un
inseguimento da «comica finale»
(di solito Paperone che insegue
Paperino ma qualche volta anche
il contrario, o Paperino che
insegue i nipotini).
Una grande invenzione di Martina
furono le parodie di opere
letterarie ambientate
nell’universo di paperi e topi. La
prima di esse, del 1949, fu
nientemeno che la riproposizione
a fumetti dell’Inferno dantesco,
con Topolino nella parte di Dante
e Pippo in quella di Virgilio;
operazione che, com’è
prevedibile, suscitò plausi e
polemiche. Con saggia autoironia
i due autori (Martina e Angelo
Bioletto ai disegni) si
autoritrassero nel punto più
profondo dell’inferno, rei di alto
tradimento e torturati dallo
stesso Dante, poi graziati (o
meglio, assolti con la
condizionale) per intercessione di
Topolino e dei lettori entusiasti
della storia.
Copertina dell’Inferno di Topolino. La definizione
«sinfonia allegra» si riferisce al ciclo di corti animati
disneyani «Silly Symphonies» sebbene questo sia un
fumetto e non un cartone animato.
In realtà Martina, e la Mondadori,
non tennero affatto fede alla
promessa fatta a Dante, dato che
l’Inferno di Topolino fu solo il primo
episodio di una tradizione che dura
ancor oggi. Infatti seguirono Don
Chisciotte (Martina/De Vita, 1956), il
Dottor Paperus (Dal Faust di Goethe,
Chendi/Bottaro, 1958), Paperino e i
tre moschettieri (Martina/De Vita,
1957) Paperin Meschino (Martina/De
Vita, 1958) e poi decine di altre
parodie, sia letterarie che
cinematografiche o televisive; o
anche riferite a fumetti non Disney
(Asterix, Dylan Dog, Corto Maltese).
Una delle parodie più recenti: «Metopolis»
(Artibani/Mottura, 2017) dal film
«Metropolis» di Fritz Lang
La produzione italiana di fumetti
Disney è immensa e, col
contributo di numerosissimi
autori e sceneggiatori, sopravanza
tutti i fumetti Disney prodotti nel
resto del mondo, Stati Uniti
compresi. E’ praticamente
impossibile darne un quadro
completo in poche righe; si
citeranno pertanto solo alcuni
autori particolarmente
significativi, con la
consapevolezza che si tratta di un
elenco limitatissimo e che se ne
sono trascurati molti altri,
ugualmente meritevoli di
menzione.
Disegno di Giorgio Cavazzano dedicato ai
personaggi Disney creati in Italia, per la
copertina del libro «I Disney italiani»
Romano Scarpa
Romano Scarpa (1927-2005) è stato
sicuramente il primo grande
disegnatore Disney italiano del
dopoguerra. I suoi disegni,
straordinariamente equilibrati,
diventano quasi un «canone» per
tutti gli autori che verranno dopo.
Come sceneggiatore inventa
personaggi che diverranno canonici:
Brigitta, l’innamorata non corrisposta
di Paperone; Trudy, la fidanzata-
convivente di Gambadilegno; il corvo
Gancio il dritto e suo figlio Gancetto;
Paperetta Yè-Yè, tributo alla cultura
beat degli anni Sessanta; Zenobia, la
regina d’Africa.
A Scarpa sceneggiatore tra le altre cose va attribuito il merito di aver
saputo restituire a Topolino un’identità più complessa, che va oltre il
ruolo di «cittadino perbene» tipico delle tradizionali storie di
impianto giallo, dalla trama spesso sistematica e prevedibile, in cui lui
svolge il ruolo di investigatore. La dimensione fortemente
avventurosa e talvolta tecnologica, con il recupero del Professor
Enigm e l’invenzione di Atomino Bip-bip, un atomo «cresciuto» dai
poteri straordinari, si rifà direttamente a Barks e Gottfredson.
Una striscia della storia «Topolino in: Ciao Minnotchka» (1992), parodia del film «Ninotchka» di Lubitsch, che tra
l’altro ha la particolarità di essere realizzata in «strisce», secondo lo stile americano, anziché in tavole.
Rodolfo Cimino
Sceneggiatore, Rodolfo Cimino (1927-
2012) è stato di certo il maggiore
continuatore italiano dello spirito
«avventuroso» di Barks nel mondo
dei paperi. Un classico delle sue
storie sono le spedizioni di Paperone
e nipoti alla ricerca di tesori nascosti
e lontani, di solito utilizzando veicoli
fantasiosi e assurdi, che permettono
loro di incontrare popolazioni
primitive o aliene a volte portatrici di
grande saggezza e integrità morale, a
volte curiosamente bizzarre, a volte
che nascondono sotto lo «stato di
natura» un’indole biecamente
venale.
In questa storia del 2012, sceneggiata da Cimino e
disegnata da Luciano Gatto, i paperi incontrano una
popolazione che vive secondo gli insegnamenti del filosofo
greco Diogene.
A Cimino tra l’altro si deve il ciclo di storie
«Nonna Papera e i racconti attorno al
fuoco», in cui il mondo dei paperi fa
semplicemente da cornice a racconti
narrati da Nonna Papera, che Zio
Paperone e nipoti ascoltano sempre con
attenzione ed emozione. Si tratta di
narrazioni di impronta squisitamente
fiabesca, in cui sono presenti anche
tematiche come la morte, la guerra e la
sofferenza esistenziale, spesso tenute al
margine della fumettistica disneyana.
Un altro episodio molto importante della
produzione di Cimino è la saga di
Reginella, la dolce regina extraterrestre
con cui Paperino vive una impossibile
storia d’amore.
Il personaggio di Reginella, qui
disegnata da Cavazzano
Uno degli episodi più celebri dei Racconti
attorno al fuoco, di Cimino/Cavazzano
Giorgio Cavazzano
Nato a Venezia nel 1947, esordisce
come colorista per il cugino Luciano
Capitanio, già autore Disney, e poi
per Romano Scarpa, da cui impara il
mestiere. Diviene in breve uno degli
autori Disney più significativi
dell’ultimo quarto del XX secolo,
creando uno stile personale (peraltro
ampiamente modificatosi nel tempo)
a cui si rifaranno molti altri autori.
Quella Disney è solo una delle sue
varie esperienze, dato che si
cimenterà anche in altri contesti
fumettistici in Italia e all’estero (tra gli
altri i fumetti Altai & Johnson, la
direzione della rivista francese «Pif»,
episodi di Dylan Dog e di Spiderman).
Anche Cavazzano, come tutti gli altri autori Disney italiani, si cimenta nelle
parodie. Tra queste abbiamo «La strada» da Fellini, «Casablanca» dal film di
Curtiz, «Topo Maltese» da Hugo Pratt.
Altri autori Disney italiani
Come già detto, gli autori Disney italiani sono
moltissimi, ed è impossibile menzionarli tutti,
oltre tutto riducendo in poche righe produzioni
spesso estesissime. Pare comunque giusto
citarne almeno alcuni:
Francesco Artibani, Sergio Asteriti, i fratelli
Barosso, Angelo Bioletto, Luca Boschi, Luciano
Bottaro, Silvio Camboni (autore di una
memorabile storia in stile steampunk
recentemente pubblicata in Francia), Giovan
Battista Carpi, Casty (Andrea Castellan,
sceneggiatore la cui impronta ciminiana apre
spesso all’onirico e al psicologico), Carlo
Chendi, Fabio Celoni, Giulio Chierichini,
Massimo De Vita, Enrico Faccini (autore
dall’umorismo assurdo, surreale e spiazzante),
Tito Faraci, Roberto Gagnor, Luciano Gatto,
Alberto Lavoradori, Lucio Leoni, Augusto
Macchetto, Massimo Marconi, Corrado
Mastrantuono, Max Monteduro, Carlo Panaro,
Alessandro Pastrovicchio, Giada Perissinotto,
Giorgio Pezzin, Marco Rota (autore della saga
scozzese di McPaperin), Bruno Sarda, Claudio
Sciarrone (interprete di papere supersexy
pubblicate anche su Playboy), Sio, Alessandro
Sisti, la coppia Teresa Radice-Stefano Turconi,
Silvia Ziche (autrice di esilaranti parodie ispirate
alle fiction televisive e interprete nella
fumettistica disneyana di tematiche legate alla
dialettica di genere). Copertina del volume «Mickey et l’Ocean Perdu»,
Filippi/Camboni, 2018
Contributi extra-fumettistici
Tra gli autori Disney italiani non si
annoverano solo sceneggiatori e
disegnatori professionisti. Talvolta
hanno dato il loro contributo alle
sceneggiature attori, giornalisti,
sceneggiatori cinematografici, registi,
scrittori. Tra questi Lello Arena, Renzo
Arbore, Alessandro Baricco, Enzo
Biagi, Andrea Camilleri, Vincenzo
Mollica (a cui sarà ispirato il
personaggio di Paperica, da un’idea
di Andrea Pazienza), Mario Monicelli,
Gigi Proietti, Susanna Tamaro.
Il personaggio di Topalbano, ispirato al commissario
Montalbano dello scrittore Andrea Camilleri, che ha
collaborato alla sceneggiatura delle sue storie
Trasmutazioni della fumettistica Disney italiana:
supereroi, mitologie, fantasy e fantascienza
Nella produzione italiana dei
fumetti Disney c’è stato ben più e
ben altro che le rivisitazioni di
classici della letteratura o del
cinema. Vi sono stati infatti veri e
propri «scivolamenti» della
narrazione disneyana verso
universi paralleli – sia in senso
storico, con ambientazioni in
epoche differenti dall’era attuale,
sia verso il passato che verso il
futuro – nonché forti
trasformazioni degli stessi
personaggi, che sono venuti così
ad acquisire sfaccettature e
personalità del tutto inusuali.
Una tavola da «Petronius Paperonius e i sesterzi di
Pippus Augustus», episodio terzo della «Storia e Gloria
della dinastia dei paperi», Martina/Carpi, 1970
L’esempio più eclatante di
trasmutazione di un personaggio è
quella da Paperino a Paperinik,
dovuta a un’idea di Elisa Penna,
caporedattrice di Topolino, e
all’inventiva di Guido Martina. Si
volle infatti offrire a Paperino,
tradizionalmente sfortunato e
vessato, l’occasione di vendicarsi
dei torti subiti indossando
un’identità segreta apertamente
ispirata a quella di «Diabolik», il
personaggio dei fumetti noir
sviluppato dalle sorelle Giussani.
Nelle vesti di Paperinik, finalmente
Paperino può sconfiggere e
umiliare i suoi vessatori, Paperone
e Gastone in primis, sia grazie alla
tecnologia messagli a disposizione
dall’inventore Archimede, che alla
sua personale intelligenza e astuzia.
La memorabile prima apparizione di Paperinik
(Paperinik il diabolico vendicatore, Martina/Carpi, 1969)
In realtà Paperinik vestì l’abito del
vendicatore mascherato per un tempo
relativamente breve. Abbastanza presto la
sua personalità virò in quella più
politicamente corretta di supereroe,
difensore dei diritti degli onesti cittadini
(anche quelli di Paperone e del suo
patrimonio) dai malintenzionati e dai
criminali. Fu sulla scia di questa
trasformazione che Paperinik divenne, nel
1996, PK, eroe di una saga di fantascienza
complessa ed estremamente articolata tanto
per le tematiche quanto per il disegno, del
tutto senza precedenti nell’universo
fumettistico disneyano. Essa venne
pubblicata su una specifica collana
indipendente dalle altre pubblicazioni Disney,
ed ebbe fin da subito un successo enorme,
anche per l’approccio cyberpunk alle vicende
narrate, il cui impianto scientifico e tecno-
informatico era sempre accuratamente e
credibilmente descritto e dettagliato. Alle
sceneggiature, ai disegni e ai colori degli
oltre 50 albi si alternarono i migliori artisti
Disney italiani. Le storie di Paperinik, sia
nell’ambito del personaggio originario che in
quello della variante fantascientifica PK,
continuano ad essere pubblicate con
successo ancora oggi. La copertina del «numero zero» di PKNA –
Paperinik New Adwentures, pubblicato nel 1996
Un’altra trasmutazione delle
personalità di Paperino oltre i
limiti del personaggio originale è
quella in DoubleDuck, agente
segreto tratteggiato sullo stile di
James Bond. Si tratta di un ciclo di
storie sviluppato dallo
sceneggiatore Fausto Vitaliano e
dal disegnatore Andrea Freccero a
partire dal 2008.
Gli autori italiani hanno
introdotto i personaggi dei
fumetti Disney anche nel mondo
del fantasy, a cominciare dalla
mitica saga della Spada di
Ghiaccio, pubblicata a partire dal
1982, sceneggiata e disegnata da
Massimo De Vita. In questa saga
Topolino e Pippo vengono
«trasportati» in una dimensione
parallela, tra magia, mito e fiaba,
dove vivono la loro avventura
assieme alle figure tipiche di
questo mondo (troll, maghi, elfi,
giganti, ecc.). Alla «Spada di
ghiaccio» seguirono molte altre
storie e saghe di ambientazione
fantasy.
Altri luoghi, altri tempi
Un classico delle storie Disney italiane è
riambientare i personaggi in epoche e
mondi diversi da quelli del presente.
Nascono così cicli di storie come
l’epopea western di Topolino Kid e
Pippo Sei Colpi (Martina/Carpi, dal
1974 in poi) o, in tempi più recenti,
«Pippo reporter» (Radice/Turconi) in
cui è l’amico di Topolino, per una volta
protagonista assoluto e non più spalla e
comprimario del celebre topo, a vestire
i panni avventurosi di un reporter negli
anni Trenta del secolo scorso. In un
altro caso era stata Clarabella a
ricoprire il ruolo di giornalista,
pressappoco nello stesso periodo
storico, nel ciclo di storie «Gli anni
muggenti di Clarabella». Ma non sono
casi isolati: tutti i periodi storici, dalla
preistoria al futuro, sono stati scenari
delle avventure di paperi e topi.
I fumetti Disney italiani furono
pubblicati da Mondadori fino al 1988.
Poi la loro pubblicazione passò alla
Walt Disney Company Italia, una
divisione della Walt Disney che
esisteva fin dal 1938 e che, dopo aver
rilevato la redazione e il team di
autori Mondadori, iniziò a pubblicare
direttamente i fumetti. Nel 2013 la
pubblicazione dei fumetti Disney
passò alla Panini Comics.
La produzione fumettistica Disney
italiana è preponderante su quella
prodotta nel resto del mondo.
Tuttavia anche altre «scuole
nazionali» hanno trovato il loro
spazio; prime tra tutte quella
brasiliana e quella danese.
La copertina del numero 3000 di Topolino libretto
Bibliografia
• Piero Marovelli, Elvio Paolini, Giulio Saccomano: Introduzione a Paperino. La
fenomenologia sociale nei fumetti di Carl Barks. Sansoni, 1974
• Franco Fossati: Topolino. Storia del topo più famoso del mondo. Gammalibri, 1980
• Alessandro Barbera: Camerata Topolino. Nuovi Equilibri, 2001
• Carlo Chendi, Sergio Badino: da Paperinik a PK. Viaggio tra i supereroi Disney. Tunué,
2009
• Andrea Tosti: Topolino e il fumetto Disney italiano, Tunué, 2011
• Alberto Becattini – Luca Boschi – Leonardo Gori – Andrea Sani: I Disney italiani, 2 volumi,
Nicola Pesce Editore, 2012
• Giulio Giorello – Ilaria Cozzaglio: La filosofia di Topolino, Guanda, 2013
• AA.VV: The Disney Book. Una celebrazione del mondo Disney. Giunti, 2017
• Wikipedia: Walt Disney, Topolino, Paperino e voci correlate
Un ringraziamento particolare ai membri del gruppo Facebook «Ventenni Paperoni» per
l’ispirazione e gli stimoli

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Appunti di fumettistica disneyana

  • 1. Appunti di Fumettistica Disneyana Dedicato a M.L. la M. I diritti sulle immagini e i disegni riprodotti appartengono ai rispettivi detentori. Riproduzione ai sensi dell’art. 70 comma 1 della Legge sul Diritto d’Autore n. 633/1941 e successive modifiche e Integrazioni.
  • 2. Come tutto iniziò… Walt Disney nacque nel 1901 a Chicago. Svolse vari lavori già da giovanissimo; prese parte alla prima guerra mondiale in qualità di autista di ambulanze (aveva falsificato la data di nascita sui documenti per poter partire) e quando tornò negli USA nel 1919 iniziò ad occuparsi di cortometraggi pubblicitari. Nel suo garage sperimentava nuove tecniche di animazione.
  • 3. Alice’s Wonderland e Ub Iwerks In realtà Disney, più che alla pubblicità, mirava ad animazioni che raccontassero storie per bambini. La sua prima società, la Laugh-O-Gram Films, fece fallimento dopo aver prodotto il cartone animato «Alice’s Wonderland», in parte disegnato e in parte in live action. Allora Walt partì per la California, dove si mise in società con il fratello Roy. Tra i suoi primissimi collaboratori ci fu il capace disegnatore Ub Iwerks. Ub Iwerks, il maggiore collaboratore di Disney nei primi anni
  • 4. Oswald the Lucy Rabbit Il neonato Disney Brothers Studio nel 1927 ottenne da parte della produttrice Margaret Winkler la commissione per una nuova serie di cartoni animati. Nacque così Oswald, the Lucy Rabbit, che diventò rapidamente un’icona popolare. Ma lo studio Disney non deteneva i diritti per questa produzione, e la Winkler decise di creare dei propri studi per sfruttarne il successo, sottraendo a Disney la maggior parte dei suoi collaboratori; non però Ub Iwerks che rimase con lui.
  • 5. Arriva Topolino Disney allora decise di creare un personaggio che avrebbe «tolto la scena» a Oswald. Non è chiaro (e non è nemmeno così importante) quanto la sua invenzione grafica sia dovuta a Disney e quanto a Iwerks, il suo più stretto collaboratore. Fatto sta che Mortimer Mouse (poi Mikey Mouse) vide la luce intorno al 1928. Ma Disney non riuscì a trovare un distributore per i suoi primi cortometraggi, «Plane Crazy» e «The Gallopin’ Gaucho».
  • 6. E finalmente, il successo. Le cose cambiarono con «Steamboat Willie». Disney, già allora molto attento a padroneggiare e sfruttare la meglio le nuove tecnologie cinematografiche, assieme a Iwerks realizzò un cartone animato con sonoro sincronizzato, per il quale la musica, appositamente composta, aveva un ruolo importantissimo; il successo fu travolgente. L’avventura era cominciata.
  • 7. Dai cartoni ai fumetti Curiosamente, i fumetti non furono mai uno dei principali rami d’impresa della Walt Disney, orientata primariamente al cinema e poi alla realizzazione di fiabeschi ed enormi parchi di divertimento. Ai tempi della nascita di Topolino i fumetti negli USA esistevano già da alcuni decenni, e venivano pubblicati sui quotidiani in «strips» (strisce autoconclusive) che talvolta si articolavano in storie a puntate di più ampia portata, o in tavole e supplementi domenicali; a differenza di quanto succedeva in Europa, non erano specificamente indirizzati a un pubblico infantile. Il primo fumetto di Topolino, «Lost on a Desert Island» (1930), disegnato da Iwerks, conteneva espliciti riferimenti al cartone animato «Plane Crazy».
  • 8. Floyd Gottfredson Nato nel 1905, Floyd Gottfredson cominciò a disegnare da ragazzo per rieducare il suo braccio destro, di cui aveva perso parzialmente la mobilità in seguito a un incidente. Incoraggiato da amici e parenti che ne colsero la bravura frequentò corsi per corrispondenza di disegno, e nel 1929 entrò a far parte dello studio Disney.
  • 9. Fu con Gottfredson che il fumetto Disney raggiunse la piena maturità. Sulle ambientazioni campagnole delle origini, in cui Topolino e Minni (animali umanizzati) si muovevano con disinvoltura in mezzo a mucche, capre e polli (animali veri e propri), prevalsero quelle urbane. Topolino e gli altri personaggi cambiarono abbigliamento, modi di fare e di parlare; poco per volta vennero abbandonate le gag fini a se stesse, eredità evidente dei cartoni animati, per arrivare a storie strutturate di grande respiro, dai testi curati e dalle trame articolate e complesse. A volte il soggetto e la sceneggiatura erano dello stesso Gottfredson; altre volte il disegnatore veniva affiancato da Bill Walsh o altri. A Gottfredson si deve l’introduzione di nuovi personaggi, come Macchia Nera (Phantom Blot), Eta Beta (Eega Beva) o il commissario Basettoni (Chief Seamus O'Hara) e lo sviluppo compiuto di personaggi preesistenti come Pippo, Orazio, Clarabella, Gambadilegno.
  • 10. Storie di Floyd Gottfredson La produzione di Gottfredson è estremamente vasta e quasi sempre di alto livello; le tematiche, spesso, trattano argomenti «adulti» o di attualità. Tra le altre storie, con scelta personalissima, ricordiamo: • Topolino giornalista (Mickey Mouse runs his own newspaper, 1935), in cui come giornalista Topolino indaga sulla connivenza tra malavita e poteri pubblici; • Topolino e il pirata Orango (Mickey Mouse and the pirate submarine, 1936), in cui Topolino si trova alle prese con un pirata supertecnologico che ha realizzato su un’isola una specie di stato autonomo dittatoriale che, per uniformi e atteggiamenti, ricorda da vicino certi scenari europei dello stesso periodo; (segue)
  • 11. • Topolino e il mistero dell’uomo nuvola (Island in the Sky, 1937), in cui vengono profeticamente poste una serie di domande etiche sulle energie immani che l’uomo è ormai in grado di scatenare e sull’uso che ne potrebbe fare; nel fumetto compare per la prima volta il professor Enigm (Doctor Einmug), personaggio ispirato ad Einstein; • Topolino e la banda dei piombatori (Mickey Mouse meets Joe Piper, 1938), in cui Topolino, nel pieno della grande crisi, si trova coinvolto suo malgrado negli astuti piani di una banda di malfattori, costretti peraltro a darsi al crimine più per necessità che per scelta; • Topolino sosia di re Sorcio (Mickey Mouse as His Royal Highness, 1938), ben riuscita parodia del film “Il prigioniero di Zenda”; • Per concludere, tutte le storie con protagonista Eta Beta pubblicate tra il 1947 e il 1950, in cui traspare l’angoscia americana di quegli anni per il fatto di non essere più i soli depositari del segreto della bomba atomica, il generale clima di sospetto e di sfiducia, e il grande bisogno di ricominciare a credere a qualcosa o in qualcuno (un mondo del futuro popolato da esseri come Eta Beta, dotato di una purezza e di una semplicità ormai perdute).
  • 12. Topolino arriva in Italia Sulla scorta del grande successo dei cartoni animati americani, le storie di Topolino cominciarono ad essere pubblicate in Italia da parte dell’editore fiorentino Nerbini. Il giornale «Topolino», con un formato diverso da quello attuale, iniziò la pubblicazione dei fumetti Disney (e di altri autori d’oltreoceano) il 31 dicembre 1932, anticipando di un mese l’analoga testata statunitense. Fino ad allora, infatti, negli USA Mickey Mouse era stato pubblicato esclusivamente su quotidiani e periodici non specificamente destinati ai fumetti. Il Topolino n. 1. Secondo la tradizione delle storie italiane per bambini, ai «fumetti» si preferivano filastrocche in versi poste sotto le vignette.
  • 13. Nerbini ebbe inizialmente alcuni problemi legati al diritto d’autore; si era rivolto infatti al detentore dei diritti per i cartoni animati e non a quello, differente, per i diritti di riproduzione a stampa. Dopo alcune trattative la cosa venne chiarita con un accordo ufficiale. L’accordo prevedeva, tra l’altro, il non trascurabile diritto di produrre in proprio storie basate su personaggi disneyani. Fu su questa licenza che vennero poste le basi della futura produzione italiana dei fumetti Disney. Tre anni dopo il numero 1, su Topolino ai classici versetti in ottonari si affiancavano i «fumetti» veri e propri.
  • 14. A differenza di altri fumetti americani, Topolino fu più tollerato negli anni del regime fascista. E’ rimasta celebre la frase che Mussolini avrebbe annotato a margine di un elenco dei fumetti da proscrivere: «eccetto Topolino». In effetti Mussolini e la sua famiglia sembravano apprezzare molto le storie del topo, e, secondo alcune testimonianze, avrebbero anche incontrato Walt Disney a Villa Torlonia, nel corso del suo viaggio europeo del 1935. Questo incontro comunque non va letto nella chiave di un omaggio o di un’adesione ideologica da parte di Walt Disney verso il fascismo, bensì di normali rapporti tra politica e impresa internazionale. Infatti in quell’epoca Mussolini all’estero era ancora visto come un importante capo di Stato (apprezzato soprattutto in chiave anticomunista), e la Walt Disney era l’azienda leader mondiale nel campo delle produzioni animate. 1935: Disney viene accolto a Roma da Luigi Freddi, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia e di Cinecittà.
  • 15. Arriva Paperino! Paperino (Donald Duck) è l’altro grande protagonista dell’universo fumettistico disneyano. La sua prima apparizione avvenne nel corto animato «La gallinella saggia» (The Wise Little Hen) del 1934, e poi compare saltuariamente nei fumetti di Gottfredson, come «Topolino giornalista», sempre con ruolo di spalla. La sua caratterizzazione originaria è quella di un personaggio permaloso e suscettibile, che di fronte alle traversie reagisce sempre con accessi di rabbia isterica piuttosto che con raziocinio e senso pratico. Proprio per questo sarebbe stato percepito storicamente come l’ «anti- Topolino». Scena da «La gallinella saggia»
  • 16. Al Taliaferro, il padre di Paperino Come Gottfredson, anche Al Taliaferro cominciò a studiare disegno per corrispondenza. Frequentò poi i corsi del California Art Istitute e all’inizio del 1932 entrò alla Disney. Inizialmente si occupò delle tavole domenicali dedicate a Buci la coccinella (Bucky Bug), un personaggio disneyano che non sarebbe stato sfruttato ancora a lungo; poi lavorò all’adattamento a fumetti del corto «la gallinella saggia» (1934). Così «fece suo» il personaggio di Paperino e poco per volta gli costruì un universo attorno. Buci la coccinella
  • 17. Taliaferro introdusse i personaggi dei nipotini Qui, Quo e Qua (Huey, Dewey and Louie), di Paperina (Daisy Duck), di nonna Papera (Grandma Duck). Rimase sempre fedele alla modalità delle strisce e delle tavole autoconclusive, e delle gag fulminanti che si concludono in poche battute. Lavorò spesso con lo sceneggiatore Ted Osborne.
  • 18. Carl Barks, l’uomo dei paperi Fu Carl Barks il fumettista che per primo disegnò storie di paperi di ampio respiro con sceneggiature complesse e articolate, degne di quelle che Gottfredson aveva saputo creare per Topolino. Barks nacque nel 1901. Dopo aver svolto molti lavori e aver disegnato per varie riviste (anche «per soli uomini»), nel 1935 venne assunto alla Disney. Lavorò nell’ambito delle produzioni animate, sia di lungometraggi (tra cui Bambi) che di corti con i paperi come protagonisti.
  • 19. Sembra che Barks non amasse molto il disegno animato e l’ambiente Disney, infatti lasciò l’azienda per avviare assieme alla moglie un allevamento di pollame. Tuttavia, con l’avvio del periodico «Walt Disney comics and stories» venne insistentemente richiamato a collaborare; nel 1944 vi pubblicò la sua prima storia a fumetti, intitolata “Paperino e i corvi”. Ne seguirono molte altre (in tutto oltre 500), in cui Paperino si trova spesso coinvolto in complicate avventure in Paesi esotici.
  • 20. Barks viene ricordato anche per aver creato il personaggio di Paperon de’ Paperoni (Uncle Scrooge), il multimiliardario di origini scozzesi, zio di Paperino e dei nipotini Qui, Quo e Qua, inizialmente modellato, come si comprende dal nome, su Ebenezer Scrooge, l’avaro ed arcigno protagonista del racconto “Canto di Natale” (a Christmas Carol) di Charles Dickens. La sua prima apparizione avvenne nella storia “Il Natale di Paperino sul Monte Orso” (Christmas on Bear Mountain) del 1947. Paperon de’ Paperoni (o più brevemente Paperone) è uno dei personaggi più articolati e complessi dell’universo disneyano, diventando, anche al di fuori del mondo dei fumetti, il simbolo buono o cattivo, a seconda dei punti di vista, del capitalista che ha fatto fortuna con le sue sole forze partendo da zero. La memorabile prima apparizione di Uncle Scrooge
  • 21. Altri importanti personaggi nascono nella fantasia di Barks per dare degli antagonisti a Paperone: la Banda Bassotti (Beagle Boys), bizzarra famiglia di rapinatori il cui unico scopo nella vita è mettere le mani sul denaro del miliardario; la fascinosa strega napoletana Amelia (Magica de Spell), che si vuole ispirata alle attrici italiane Sophia Loren e Gina Lollobrigida, la quale cerca strenuamente di impadronirsi della «Numero Uno», il primo decino guadagnato da Paperone, per fonderlo in un talismano che le permetterebbe di diventare ricchissima; i rivali miliardari Rockerduck e Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold).
  • 22. Don Rosa, l’uomo della Saga Keno Don Hugo Rosa nacque nel 1951 a Louisville in una famiglia di origine italiana. Cominciò fin da giovanissimo a disegnare fumetti, alternando quest’attività al lavoro nell’azienda di famiglia per la produzione di ceramiche. Dette vita a due personaggi originali, Lancelot Pertwillaby e Capitan Kentucky, disegnandoli dal 1971 al 1982. Fu solo nel 1985 che riscoprì la sua passione giovanile per il mondo dei paperi e cominciò a produrre storie con Paperone, Paperino & C. Lavorò per la casa editrice americana Gladstone (licenziataria delle storie Disney) e, dal 1990, per la casa editrice danese Egmont. Fu qui che Rosa sviluppò le sue esperienze più significative.
  • 23. Indubbiamente influenzato, nel tratto, da autori americani di ambito hippie-underground come Robert Crumb, a Don Rosa si deve una forte umanizzazione espressiva ed emotiva dei personaggi Disney, rimanendo comunque fedele alle tematiche avventurose barksiane. Cerca inoltre di «sistematizzare» l’immenso corpus tematico delle storie di Carl Barks, di cui è fervente ammiratore, estraendo da esse un filo logico narrativo e sequenziale. Tutto questo darà origine al ciclo di storie conosciuto come «la saga di Paperon de’ Paperoni» (The Life and Times of $crooge McDuck), pubblicata tra il 1994 e il 1996.
  • 24. Nella Saga Don Rosa racconta le avventure di Paperon de’ Paperoni dalla sua nascita in Scozia nel 1877 fino al 1947, anno in cui la sua vicenda esistenziale si salda con quella narrata da Barks a partire da «Christmas on Bear Mountain». Rosa inoltre sistematizza l’albero genealogico della famiglia dei paperi, introducendo anche parentele dirette (nell’universo «classico» di Disney al massimo si arrivava a collaterali, zii e nipoti).
  • 25. Gottfredson, Taliaferro, Barks e Rosa sono gli autori che più di altri hanno dato un’identità forte ai fumetti Disney, rendendoli un campo espressivo e artistico completamente separato dai cartoni animati. Ovviamente non sono stati gli unici autori americani di fumetti con paperi e topi; meritano una menzione particolare Tony Strobl, autore tra le altre delle storie del «Papersera», in cui Paperino e Paperoga sono giornalisti sotto la direzione di Paperon de’ Paperoni, e Al Hubbard, l’inventore di Dinamite Bla (Hard Haid Moe), il montanaro hillbilly rozzo e scorbutico. Ma sarebbe stato fuori dagli Stati Uniti che il mondo fumettistico disneyano avrebbe trovato i maggiori sviluppi. Il baleniere Moby Duck fu uno dei personaggi introdotti da Tony Strobl Dinamite Bla è uno dei pochissimi personaggi interamente umani in un mondo di animali umanizzati
  • 26. Dagli Stati Uniti all’Italia Come si è visto, la produzione fumettistica non è mai stata il «core business» della Disney, al punto da affidarla spesso a società licenziatarie esterne, sia negli USA che nel resto del mondo. L’antesignana di questa pratica fu la casa editrice italiana Nerbini, la cui attività fu proseguita, dal 1935, dalla Mondadori.
  • 27. La casa editrice Mondadori si avvalse di validi collaboratori: il celebre illustratore Antonio Rubino, Giovanni Pagotto (detto Nino Pagot, futuro «padre» di Calimero il pulcino nero), Paolo Lorenzini (nipote di Carlo Lorenzini detto Collodi), e soprattutto Federico Pedrocchi, il primo direttore «storico» della testata. «Topolino» pubblicava fumetti in genere, non solo Disney; la produzione italiana non si era ancora strutturata, viceversa venivano pubblicate traduzioni delle storie di Gottfredson. La storia «I Sette Nani Cattivi contro i Sette Nani buoni» del 1939, disegnata da Pagot su sceneggiatura di Federico Pedrocchi. Fino agli anni 50 del secolo scorso talvolta i personaggi dei cartoni animati disneyani (Biancaneve e i Sette Nani, il Gatto e la Volpe di Pinocchio, lo Stregatto di Alice, ecc.) convivevano con i paperi nelle stesse storie italiane a fumetti.
  • 28. L’inizio della produzione italiana e il ruolo di Guido Martina, il «Professore» Dopo la stagione della guerra, in cui non era più stato possibile pubblicare storie originali, nel 1948 «Topolino» mutò formato e numerazione, divenendo il consueto «libretto» che viene pubblicato ancora oggi. Il direttore era Mario Gentilini (Pedrocchi era morto in un attacco aereo inglese nel 1945) e la rivista si avvaleva di uno sceneggiatore dalla fantasia prolifica e sconfinata: Guido Martina (1906-1991). Il primo numero di Topolino Libretto
  • 29. Martina, detto «il Professore» per le sue due lauree, nella sua lunghissima carriera sceneggiò qualcosa come 1200 storie disneyane, contraddistinte da una grande ricercatezza linguistica, una fantasia sfrenata e, talvolta, anche una perfidia e una crudeltà dei personaggi lontanissima dal «buonismo» medio del canone disneyano. Un classico delle sue storie era la conclusione con un inseguimento da «comica finale» (di solito Paperone che insegue Paperino ma qualche volta anche il contrario, o Paperino che insegue i nipotini).
  • 30. Una grande invenzione di Martina furono le parodie di opere letterarie ambientate nell’universo di paperi e topi. La prima di esse, del 1949, fu nientemeno che la riproposizione a fumetti dell’Inferno dantesco, con Topolino nella parte di Dante e Pippo in quella di Virgilio; operazione che, com’è prevedibile, suscitò plausi e polemiche. Con saggia autoironia i due autori (Martina e Angelo Bioletto ai disegni) si autoritrassero nel punto più profondo dell’inferno, rei di alto tradimento e torturati dallo stesso Dante, poi graziati (o meglio, assolti con la condizionale) per intercessione di Topolino e dei lettori entusiasti della storia. Copertina dell’Inferno di Topolino. La definizione «sinfonia allegra» si riferisce al ciclo di corti animati disneyani «Silly Symphonies» sebbene questo sia un fumetto e non un cartone animato.
  • 31. In realtà Martina, e la Mondadori, non tennero affatto fede alla promessa fatta a Dante, dato che l’Inferno di Topolino fu solo il primo episodio di una tradizione che dura ancor oggi. Infatti seguirono Don Chisciotte (Martina/De Vita, 1956), il Dottor Paperus (Dal Faust di Goethe, Chendi/Bottaro, 1958), Paperino e i tre moschettieri (Martina/De Vita, 1957) Paperin Meschino (Martina/De Vita, 1958) e poi decine di altre parodie, sia letterarie che cinematografiche o televisive; o anche riferite a fumetti non Disney (Asterix, Dylan Dog, Corto Maltese). Una delle parodie più recenti: «Metopolis» (Artibani/Mottura, 2017) dal film «Metropolis» di Fritz Lang
  • 32. La produzione italiana di fumetti Disney è immensa e, col contributo di numerosissimi autori e sceneggiatori, sopravanza tutti i fumetti Disney prodotti nel resto del mondo, Stati Uniti compresi. E’ praticamente impossibile darne un quadro completo in poche righe; si citeranno pertanto solo alcuni autori particolarmente significativi, con la consapevolezza che si tratta di un elenco limitatissimo e che se ne sono trascurati molti altri, ugualmente meritevoli di menzione. Disegno di Giorgio Cavazzano dedicato ai personaggi Disney creati in Italia, per la copertina del libro «I Disney italiani»
  • 33. Romano Scarpa Romano Scarpa (1927-2005) è stato sicuramente il primo grande disegnatore Disney italiano del dopoguerra. I suoi disegni, straordinariamente equilibrati, diventano quasi un «canone» per tutti gli autori che verranno dopo. Come sceneggiatore inventa personaggi che diverranno canonici: Brigitta, l’innamorata non corrisposta di Paperone; Trudy, la fidanzata- convivente di Gambadilegno; il corvo Gancio il dritto e suo figlio Gancetto; Paperetta Yè-Yè, tributo alla cultura beat degli anni Sessanta; Zenobia, la regina d’Africa.
  • 34. A Scarpa sceneggiatore tra le altre cose va attribuito il merito di aver saputo restituire a Topolino un’identità più complessa, che va oltre il ruolo di «cittadino perbene» tipico delle tradizionali storie di impianto giallo, dalla trama spesso sistematica e prevedibile, in cui lui svolge il ruolo di investigatore. La dimensione fortemente avventurosa e talvolta tecnologica, con il recupero del Professor Enigm e l’invenzione di Atomino Bip-bip, un atomo «cresciuto» dai poteri straordinari, si rifà direttamente a Barks e Gottfredson. Una striscia della storia «Topolino in: Ciao Minnotchka» (1992), parodia del film «Ninotchka» di Lubitsch, che tra l’altro ha la particolarità di essere realizzata in «strisce», secondo lo stile americano, anziché in tavole.
  • 35. Rodolfo Cimino Sceneggiatore, Rodolfo Cimino (1927- 2012) è stato di certo il maggiore continuatore italiano dello spirito «avventuroso» di Barks nel mondo dei paperi. Un classico delle sue storie sono le spedizioni di Paperone e nipoti alla ricerca di tesori nascosti e lontani, di solito utilizzando veicoli fantasiosi e assurdi, che permettono loro di incontrare popolazioni primitive o aliene a volte portatrici di grande saggezza e integrità morale, a volte curiosamente bizzarre, a volte che nascondono sotto lo «stato di natura» un’indole biecamente venale. In questa storia del 2012, sceneggiata da Cimino e disegnata da Luciano Gatto, i paperi incontrano una popolazione che vive secondo gli insegnamenti del filosofo greco Diogene.
  • 36. A Cimino tra l’altro si deve il ciclo di storie «Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco», in cui il mondo dei paperi fa semplicemente da cornice a racconti narrati da Nonna Papera, che Zio Paperone e nipoti ascoltano sempre con attenzione ed emozione. Si tratta di narrazioni di impronta squisitamente fiabesca, in cui sono presenti anche tematiche come la morte, la guerra e la sofferenza esistenziale, spesso tenute al margine della fumettistica disneyana. Un altro episodio molto importante della produzione di Cimino è la saga di Reginella, la dolce regina extraterrestre con cui Paperino vive una impossibile storia d’amore. Il personaggio di Reginella, qui disegnata da Cavazzano Uno degli episodi più celebri dei Racconti attorno al fuoco, di Cimino/Cavazzano
  • 37. Giorgio Cavazzano Nato a Venezia nel 1947, esordisce come colorista per il cugino Luciano Capitanio, già autore Disney, e poi per Romano Scarpa, da cui impara il mestiere. Diviene in breve uno degli autori Disney più significativi dell’ultimo quarto del XX secolo, creando uno stile personale (peraltro ampiamente modificatosi nel tempo) a cui si rifaranno molti altri autori. Quella Disney è solo una delle sue varie esperienze, dato che si cimenterà anche in altri contesti fumettistici in Italia e all’estero (tra gli altri i fumetti Altai & Johnson, la direzione della rivista francese «Pif», episodi di Dylan Dog e di Spiderman).
  • 38. Anche Cavazzano, come tutti gli altri autori Disney italiani, si cimenta nelle parodie. Tra queste abbiamo «La strada» da Fellini, «Casablanca» dal film di Curtiz, «Topo Maltese» da Hugo Pratt.
  • 39. Altri autori Disney italiani Come già detto, gli autori Disney italiani sono moltissimi, ed è impossibile menzionarli tutti, oltre tutto riducendo in poche righe produzioni spesso estesissime. Pare comunque giusto citarne almeno alcuni: Francesco Artibani, Sergio Asteriti, i fratelli Barosso, Angelo Bioletto, Luca Boschi, Luciano Bottaro, Silvio Camboni (autore di una memorabile storia in stile steampunk recentemente pubblicata in Francia), Giovan Battista Carpi, Casty (Andrea Castellan, sceneggiatore la cui impronta ciminiana apre spesso all’onirico e al psicologico), Carlo Chendi, Fabio Celoni, Giulio Chierichini, Massimo De Vita, Enrico Faccini (autore dall’umorismo assurdo, surreale e spiazzante), Tito Faraci, Roberto Gagnor, Luciano Gatto, Alberto Lavoradori, Lucio Leoni, Augusto Macchetto, Massimo Marconi, Corrado Mastrantuono, Max Monteduro, Carlo Panaro, Alessandro Pastrovicchio, Giada Perissinotto, Giorgio Pezzin, Marco Rota (autore della saga scozzese di McPaperin), Bruno Sarda, Claudio Sciarrone (interprete di papere supersexy pubblicate anche su Playboy), Sio, Alessandro Sisti, la coppia Teresa Radice-Stefano Turconi, Silvia Ziche (autrice di esilaranti parodie ispirate alle fiction televisive e interprete nella fumettistica disneyana di tematiche legate alla dialettica di genere). Copertina del volume «Mickey et l’Ocean Perdu», Filippi/Camboni, 2018
  • 40. Contributi extra-fumettistici Tra gli autori Disney italiani non si annoverano solo sceneggiatori e disegnatori professionisti. Talvolta hanno dato il loro contributo alle sceneggiature attori, giornalisti, sceneggiatori cinematografici, registi, scrittori. Tra questi Lello Arena, Renzo Arbore, Alessandro Baricco, Enzo Biagi, Andrea Camilleri, Vincenzo Mollica (a cui sarà ispirato il personaggio di Paperica, da un’idea di Andrea Pazienza), Mario Monicelli, Gigi Proietti, Susanna Tamaro. Il personaggio di Topalbano, ispirato al commissario Montalbano dello scrittore Andrea Camilleri, che ha collaborato alla sceneggiatura delle sue storie
  • 41. Trasmutazioni della fumettistica Disney italiana: supereroi, mitologie, fantasy e fantascienza Nella produzione italiana dei fumetti Disney c’è stato ben più e ben altro che le rivisitazioni di classici della letteratura o del cinema. Vi sono stati infatti veri e propri «scivolamenti» della narrazione disneyana verso universi paralleli – sia in senso storico, con ambientazioni in epoche differenti dall’era attuale, sia verso il passato che verso il futuro – nonché forti trasformazioni degli stessi personaggi, che sono venuti così ad acquisire sfaccettature e personalità del tutto inusuali. Una tavola da «Petronius Paperonius e i sesterzi di Pippus Augustus», episodio terzo della «Storia e Gloria della dinastia dei paperi», Martina/Carpi, 1970
  • 42. L’esempio più eclatante di trasmutazione di un personaggio è quella da Paperino a Paperinik, dovuta a un’idea di Elisa Penna, caporedattrice di Topolino, e all’inventiva di Guido Martina. Si volle infatti offrire a Paperino, tradizionalmente sfortunato e vessato, l’occasione di vendicarsi dei torti subiti indossando un’identità segreta apertamente ispirata a quella di «Diabolik», il personaggio dei fumetti noir sviluppato dalle sorelle Giussani. Nelle vesti di Paperinik, finalmente Paperino può sconfiggere e umiliare i suoi vessatori, Paperone e Gastone in primis, sia grazie alla tecnologia messagli a disposizione dall’inventore Archimede, che alla sua personale intelligenza e astuzia. La memorabile prima apparizione di Paperinik (Paperinik il diabolico vendicatore, Martina/Carpi, 1969)
  • 43. In realtà Paperinik vestì l’abito del vendicatore mascherato per un tempo relativamente breve. Abbastanza presto la sua personalità virò in quella più politicamente corretta di supereroe, difensore dei diritti degli onesti cittadini (anche quelli di Paperone e del suo patrimonio) dai malintenzionati e dai criminali. Fu sulla scia di questa trasformazione che Paperinik divenne, nel 1996, PK, eroe di una saga di fantascienza complessa ed estremamente articolata tanto per le tematiche quanto per il disegno, del tutto senza precedenti nell’universo fumettistico disneyano. Essa venne pubblicata su una specifica collana indipendente dalle altre pubblicazioni Disney, ed ebbe fin da subito un successo enorme, anche per l’approccio cyberpunk alle vicende narrate, il cui impianto scientifico e tecno- informatico era sempre accuratamente e credibilmente descritto e dettagliato. Alle sceneggiature, ai disegni e ai colori degli oltre 50 albi si alternarono i migliori artisti Disney italiani. Le storie di Paperinik, sia nell’ambito del personaggio originario che in quello della variante fantascientifica PK, continuano ad essere pubblicate con successo ancora oggi. La copertina del «numero zero» di PKNA – Paperinik New Adwentures, pubblicato nel 1996
  • 44. Un’altra trasmutazione delle personalità di Paperino oltre i limiti del personaggio originale è quella in DoubleDuck, agente segreto tratteggiato sullo stile di James Bond. Si tratta di un ciclo di storie sviluppato dallo sceneggiatore Fausto Vitaliano e dal disegnatore Andrea Freccero a partire dal 2008.
  • 45. Gli autori italiani hanno introdotto i personaggi dei fumetti Disney anche nel mondo del fantasy, a cominciare dalla mitica saga della Spada di Ghiaccio, pubblicata a partire dal 1982, sceneggiata e disegnata da Massimo De Vita. In questa saga Topolino e Pippo vengono «trasportati» in una dimensione parallela, tra magia, mito e fiaba, dove vivono la loro avventura assieme alle figure tipiche di questo mondo (troll, maghi, elfi, giganti, ecc.). Alla «Spada di ghiaccio» seguirono molte altre storie e saghe di ambientazione fantasy.
  • 46. Altri luoghi, altri tempi Un classico delle storie Disney italiane è riambientare i personaggi in epoche e mondi diversi da quelli del presente. Nascono così cicli di storie come l’epopea western di Topolino Kid e Pippo Sei Colpi (Martina/Carpi, dal 1974 in poi) o, in tempi più recenti, «Pippo reporter» (Radice/Turconi) in cui è l’amico di Topolino, per una volta protagonista assoluto e non più spalla e comprimario del celebre topo, a vestire i panni avventurosi di un reporter negli anni Trenta del secolo scorso. In un altro caso era stata Clarabella a ricoprire il ruolo di giornalista, pressappoco nello stesso periodo storico, nel ciclo di storie «Gli anni muggenti di Clarabella». Ma non sono casi isolati: tutti i periodi storici, dalla preistoria al futuro, sono stati scenari delle avventure di paperi e topi.
  • 47. I fumetti Disney italiani furono pubblicati da Mondadori fino al 1988. Poi la loro pubblicazione passò alla Walt Disney Company Italia, una divisione della Walt Disney che esisteva fin dal 1938 e che, dopo aver rilevato la redazione e il team di autori Mondadori, iniziò a pubblicare direttamente i fumetti. Nel 2013 la pubblicazione dei fumetti Disney passò alla Panini Comics. La produzione fumettistica Disney italiana è preponderante su quella prodotta nel resto del mondo. Tuttavia anche altre «scuole nazionali» hanno trovato il loro spazio; prime tra tutte quella brasiliana e quella danese. La copertina del numero 3000 di Topolino libretto
  • 48. Bibliografia • Piero Marovelli, Elvio Paolini, Giulio Saccomano: Introduzione a Paperino. La fenomenologia sociale nei fumetti di Carl Barks. Sansoni, 1974 • Franco Fossati: Topolino. Storia del topo più famoso del mondo. Gammalibri, 1980 • Alessandro Barbera: Camerata Topolino. Nuovi Equilibri, 2001 • Carlo Chendi, Sergio Badino: da Paperinik a PK. Viaggio tra i supereroi Disney. Tunué, 2009 • Andrea Tosti: Topolino e il fumetto Disney italiano, Tunué, 2011 • Alberto Becattini – Luca Boschi – Leonardo Gori – Andrea Sani: I Disney italiani, 2 volumi, Nicola Pesce Editore, 2012 • Giulio Giorello – Ilaria Cozzaglio: La filosofia di Topolino, Guanda, 2013 • AA.VV: The Disney Book. Una celebrazione del mondo Disney. Giunti, 2017 • Wikipedia: Walt Disney, Topolino, Paperino e voci correlate Un ringraziamento particolare ai membri del gruppo Facebook «Ventenni Paperoni» per l’ispirazione e gli stimoli