Le scritture del mito la figura di Ulisse nel tempo. Sperimentazione PON Clas...Marlentar
Nell'ambito del PON Lingua, Letteratura e Cultura in una dimensione europea nella Scuola presidio Battisti Giovanni XXIII di Corato (tutor Maria Lina Tarricone) , la classe 3^ B guidata dalla prof.ssa Silvana Cantatore ha realizzato la sperimentazione del percorso di Italiano Le scritture del mito-La figura di Ulisse nel tempo.
Le scritture del mito la figura di Ulisse nel tempo. Sperimentazione PON Clas...Marlentar
Nell'ambito del PON Lingua, Letteratura e Cultura in una dimensione europea nella Scuola presidio Battisti Giovanni XXIII di Corato (tutor Maria Lina Tarricone) , la classe 3^ B guidata dalla prof.ssa Silvana Cantatore ha realizzato la sperimentazione del percorso di Italiano Le scritture del mito-La figura di Ulisse nel tempo.
I Sepolcri sono un carme complesso, difficile da interpretare. Questo è un piccolo assaggio per permettere agli alunni delle scuole medie di avvicinarsi a queste grandi opere
Recensione: "Il Mappatore" di Roberto SfingiMarco Cucchi
Romanzo Emozionante e avvincente, ambientato ai giorni nostri, Il Mappatore ci riporta ad esplorare un periodo scomodo e ancora non elaborato: la guerra dei Balcani.
I Sepolcri sono un carme complesso, difficile da interpretare. Questo è un piccolo assaggio per permettere agli alunni delle scuole medie di avvicinarsi a queste grandi opere
Recensione: "Il Mappatore" di Roberto SfingiMarco Cucchi
Romanzo Emozionante e avvincente, ambientato ai giorni nostri, Il Mappatore ci riporta ad esplorare un periodo scomodo e ancora non elaborato: la guerra dei Balcani.
La lezione di Ionesco riletta da Valerio BinascoAgnese Cremaschi
Il Teatro Binario 7 presenta La Lezione di Ionesco, uno dei testi più significativi del Teatro dell’Assurdo, prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, con la regia di Valerio Binasco.
A seguire, mercoledì 20 gennaio alle ore 20.30, la storica e critica d’arte Simona Bartolena terrà la seconda lezione – approfondimento ad ingresso libero, Il surrealismo sono io: Salvador Dalí e il suo tempo, inserita all’interno della nuova rassegna Teatro+Tempo Arte, che indagherà temi quali l’assurdo, il paradosso, il sogno, l’immaginazione e la visione.
Autore: Marcello Mason
Editore: Idea Montagna
Argomento: alpinismo
Pagine: 320 in bianco e nero e colori
Formato: 16,5x24 cm
Data di pubblicazione: giugno 2010
Antelao.
Pietra, neve, prati e ghiaccio.
Ma anche silenzio ed ardimento.
Nulla sull'Antelao passa "osservato", quasi come se la montagna stessa non volesse, per timidezza o, ancora più plausibile, per superiorità, far vedere e conoscere la sua storia.
Ci son voluti oltre 150 anni perché qualcuno osasse, col suo beneplacito, profanare questa riservatezza.
E scopriamo che molti uomini silenziosi hanno calcato le sue pareti, i suoi costoni, le sue "laste".
Vicende eroiche, passate molte volte in sordina, senza i clamori di pareti più blasonate.
Ora possiamo conoscere, valutare, capire fino in fondo il valore degli uomini al cospetto del Re del Cadore.
E la loro poesia.
Ogni montagna può essere bella, può assumere le forme più congeniali ad ogni animo umano ma può anche diventare un semplice mucchio di sassi se non se ne conosce la storia.
L'alpinista ne traccia le vie, interpreta le conformazioni, dà vita alla pietra.
È questo l'invito rivolto al lettore: amare una montagna non solo perché oggettivamente bella ma soprattutto per la forma delle sue linee, tutte conquistate con fatica, rischio e sudore.
Eugenio Montale- Satura:"pure qualcosa fu scritto sui fogli della nostra vita"
Ulisse
1. Ulisse
Sabariprende il tema già affrontato da Tennyson: infatti, il suo Ulisse è un uomo che
non riesce a fermarsi, desideroso di conoscenza, che ha passato la sua giovinezza viaggiando.
Infatti, l’eroe preferisce il mare infinito che promette avventura, alla tranquillità del porto
illuminato in cui si rifugia chi è bramoso di pace e tranquillità. Egli decide di vivere la vita
in entrambi i suoi aspetti di amore e di dolore, rischiando per soddisfare la sua dignità di
uomo.
Ugo Foscoloritorna a parlare del grande Ulisse in due componimenti: "A Zacinto" e
nei "Sepolcri". Nella prima opera Foscolo ci parla di Ulisse come "bello di fama e di
sventura" presentandolo come un moderno eroe ; come Odisseo, infatti, Foscolo nasce in
Grecia sulle sponde ioniche e patisce la sventura dell'esilio con la differenza che l'eroe
omerico tornerà a baciare la patria, mentre al poeta moderno il fato non lo permetterà e
quindi potrà parlare di Zacinto solo attraverso la poesia. In questi versi Ulisse assomiglia a
Foscolo: la gloria e la sventura rendono bello e nobilitano l'eroe.
Nei versi dei Sepolcri il discorso cambia e si fa avanti una visione negativa dell'eroe; viene
rappresentato come uno che ha tentato l’inganno. Infatti dopo la morte di Achille, le sue
armi erano state assegnate ad Aiace, ma Ulisse, con l'inganno, riuscì a farsele attribuire così
che Aiace si uccise per l’onta subita. In seguito il mare le strappò alla nave di Ulisse e le
depositò sulla tomba di Aiace. Foscolo parla di questo per istruire ,insegnando come la morte
assicuri giustamente ai valorosi, in questo caso Aiace, la ricompensa spettante della gloria.
L’Ulisse di tennyson
a differenza di quello dantesco, è ritornato alla sua Itaca; ma i versi segnalano subito
l'insoddisfazione dell'eroe, cui né il ritrovato focolare domestico, né la riconquistata
funzione di sovrano offrono un appagamento; anzi, la stessa Itaca, oggetto della nostalgia
dell'Ulisse omerico, è divenuta per l'eroe di Tennyson isola inospitale («sterili rocce»). Non
può appagarsi di una vita tranquilla, scandita da ritmi sempre uguali, chi ha vissuto
l'avventura della scoperta .E qui il punto di più stretto contatto tra l'Ulisse di Tennyson e
quello di Dante: nel motivo dell'eroe che vuole intraprendere l'ultima avventura, pur
essendo già avanzato negli anni, e che associa a sé i compagni di un tempo, usando la sua
eloquenza per prospettare loro la nuova impresa in una luce affascinante. La meta è pur
sempre, la rotta per mari sconosciuti, il paese da cui non si ritorna. Manca, rispetto
all'episodio dantesco, la punizione dell'eroe: certo Ulisse prospetta ai compagni la possibilità
della morte per mare ma ,l'infrazione del limite, che in Dante portava necessariamente alla
punizione, non è vista da Tennyson come eccesso di ardimento. Anzi, gli ultimi versi
insistono sulla tempra eroica di Ulisse, risultando un pieno elogio della volontà , laddove
Dante non poteva concepire l'esito dell'ultima avventura di Ulisse se non in termini di
distruzione e di annientamento, Tennyson fa del suo eroe
l'emblema dello spirito pionieristico.
2. L'eroe del Pascoli
Invece dopo aver compiuto il viaggio alla ricerca degli uomini che non conoscono il mare,
per nove anni rimane ad Itaca. La sua non è però la «splendente vecchiezza» di cui parla il
testo omerico, perché Ulisse, assorto nella rievocazione del proprio passato, nel rimpianto dei
tempi eroici, è nello stesso tempo colto da un dubbio sempre più tormentoso: gli episodi che
egli va ricordando appartengono alla realtà o all'immaginazione? E questo dubbio che, nel
decimo anno, lo spinge a riprendere la navigazione, con quei compagni che fedelmente lo
hanno atteso e ai quali, come in Dante e in Tennyson, Ulisse rivolge un'allocuzione. Il
viaggio è un navigare a ritroso, alla ricerca dei luoghi e delle figure che più fortemente
hanno segnato l'esperienza dell'eroe: Ma nulla di ciò che Ulisse ha conservato nel ricordo,
corrisponde a verità: Circe non esiste, la sua canzone, che l'eroe si illude di risentire, non è
che lo sciacquio del mare mosso dal vento; nella grotta di Polifemo abita un innocuo pastore,
che a stento ricorda di aver udito raccontare che da quel monte piovevano pietre in mare Il
mito si dissolve, l'avventura di Ulisse si rivela sogno, non realtà. Ogni certezza sembra
dunque crollare.
In Ulisse D’Annunzioesaltò l’eroe proteso a un’avventura senza limiti, riprendendo
l’immagine che ne aveva dato Dante, ma adeguandola all’idea del superuomo. Nel proseguo
del poema, tra l’altro, il poeta incontra proprio Ulisse. L’eroe omerico, intento alla
navigazione, è presentato solo, sdegnoso e muto. Di fronte allo schiamazzo che gli amici in
crociera fanno per acclamare Ulisse come loro re, l’eroe riserva una sola fuggevole occhiata
al D’Annunzio e si allontana. Questo incontro lascia nel poeta la consapevolezza della
propria missione da compiere: diffondere il nuovo paganesimo. L’Ulisse dannunziano è,
dunque, l’eroe del “navigare è necessario, non è necessario vivere”,
per Primo Levi Ulisse incarna la speranza: l’eroe antico parla al moderno
“dannato”, finito senza colpa nell’inferno di Auschwitz. Sfidando le barriere dell’ignoto per
un ideale di libertà di pensiero, l’Ulisse dantesco incarna “la possibilità di opporre al
perverso tentativo dei nazisti di distruggere la dignità umana, un ideale alto e nobile di
uomo. Levi sembra voler dire che la letteratura conserva valore di consolazione ed anche di
sfida alla bestialità della costrizione. La voce di Ulisse che si leva da un inferno immaginario
è, per Levi e i suoi compagni di sventura, ”uno squillo di tromba, la voce di Dio “che è
appunto il motto che apre e chiude il poema.