Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Righetto.Web Community Ecodigitale
1. Nuovi Abitanti
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Web Community Ecodigitale
Ecologia umana in rete.
Gabriele Righetto1
Cercheremo di definire il concetto di comunità digitale o Web Community
Si tratta di
un insieme di persone che condividono, desiderano approfondire le
relazioni fra loro, tendono a produrre un equilibrio dinamico sulla
presenza, diffusione ed evoluzione di competenze divise,
partecipano a differenti spazialità:
sociale
territoriale
on line
gestiscono alcune modalità temporali in diretta e differita
esprimono comunanze di lingue, gergalità, grafie, stili di vita,
comportamenti, bioritmi, scansioni relazionali (temporali e spaziali)
si relazionano mediante l’uso di dispositivi elettronici che consentono
connessioni planetarie e satellitari.
LE WEB COMMUNITY HANNO UNA LORO PROSSEMICA
ossia alcune specifiche modalità di gestire la vicinanza e la lontananza.
L’abitante2 di Web Community
La nostra condizione di esistenti è legata allo stare in qualche luogo ed esserci in
forma tendenzialmente attiva (ossia ben diversa dall’esserci stati messi o trovarsi
senza saperlo situazioni che equivalgono al perdersi).
La nostra condizione di ecoidi umani si esplica in modo più esplicito quando
siamo abitanti, ossia abbiamo-prendiamo legittimamente dalle risorse di un
luogo, anzi la nostra autoriconoscibilità e riconoscibilità per gli altri è che ‘siamo’
abitanti.
Il rapporto essere-avere è fortemente correlato.
1
Centro di ecologia Umana – università di Padova
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abitante è collegato all’azione dell’abitare che è un frequentativo di Habere, il quale a sua volta durativa del radicale
GHABH che, senza l’ampliamento –e- ha il valore momentaneo di ‘prendere’: l’avere è cioè la conseguenza durativa
dell’azione momentanea del ‘prendere’ (Giacomo Devoto)
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Essere è un verbo, [ossia “una parola che indica (il tempo dell’azione)”]3
la cui radice ES è attestata larghissimamente e stabilmente, es è
collegato al sanscrito asti. La radice Es non ha valore copulativo ai fini
del predicato nominale, ma significa ‘esserci’, ‘trovarsi’. Il suo valore è
fortemente durativo e quindi non ammette in principio forme di perfetto
o aoristo.
Insomma l’abitante è colui che
- gestisce con abilità il suo avere e il suo essere in luoghi che condivide,
- è un soggetto che ha, si trova, continua ad esserci e non si perde in
concordanza con altri esseri che condividono la sua condizione.
- ha delitazioni chiare e può usare l’esistente interno all’orizzonte del
suo delimitare. E qui può decidere.
Tutto ciò è apparentemente chiaro finchè si ha la dimensione del
luogo, ossia di
- una porzione del pianeta che ha precisi orizzonti,
- ossia limiti entro i quali si è contenuti
− dove vigono regole condivise.
Il possedere e gestire orizzonti-limiti consente di non perdersi ed
agire abilmente e in modo riconosciuto a sé e agli altri.
I viaggiatori
Tutti coloro che viaggiavano (mercanti, marinai, pellegrini,
nomadi) correvano il rischio di perdersi
- non solo fisicamente
- ma anche psicologicamente
- ed identitariamente.
Essi non godevano di confini includenti e rassicuranti.
Ecco allora che dovevano
3
Da un tema indoeuropeo WERHO/ WOREDHO attestato nelle aree latine, baltica,germanica (tedesco Wort ‘parola’),
risalente ad una radice più semplice WER attestata nelle aree indo-iranica, greca, slava
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avere una mappa4 ossia un oggetto che stava con loro e che
-
permetteva di stabilire il ‘trovarsi’ anche quando erano
lontani.
Ma vi era anche la ricerca di individuare luoghi in cui ci si
-
sentisse ‘come a casa propria’
o dove fosse data l’opportunità dell’ospitalità. Che però
-
presentava qualche ambiguità in quanto vi è parentela
semantica tra ospite-ostile.
I nomadi –
Coloro che stavano troppo a lungo lontani venivano presi dalla
nostalgia, ossia dal dolore del nostos, del ritorno.
Leggermente diversa era la condizione del nomade
(e vale la pena far cenno perché l’internauta o webcomunitario per
certi aspetti è un nomade non di luoghi ma di siti.)
Il nomade5 non ha luoghi fissi in cui sostare, in questo senso é
sempre posto tra l’andare e il fermarsi.
Il suo luogo è un ‘sito mobile’ che una volta allestito diventa
temporaneamente stabile conformandosi come tenda.
La tenda-sito (ora sei qua ora sei là) –
Lo web comunitario in realtà ha la doppia configurazione di
nomade e di abitante.
La tenda (ma anche il sito digitale) è luogo in quanto si sta dentro
un orizzonte così delimitato che può essere definibile solo come
interno e cioè designato secondo caratteristiche di contenitore.
I siti digitali sono contenitori.
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parola mediterranea che significa topvaglia
5
è di un certo interesse ricordare che l’etimo di nomade è ‘colui che pascola’ e quindi va dove le greggi possono
trovare pastura, ossia è aperto costantemente a percorsi mutevoli e non sempre è lui il determinate dell’andare
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La tenda è tale, ossia contenitore mobile, indipendentemente dai
luoghi in cui si trova. Anche se è possibile, mediante i trasferimenti
delle tende, venire in contatto con gli abitanti dei luoghi.
La tenda è transterritoriale: ha una sua funzione
indipendentemente dal contesto (è decontestualizzata), ma una
volta stabiliti dei rapporti con l’esterno si può tranquillamente (più
o meno) transitare dal sito tenda ai luoghi del territorio. In questo
senso da sito si configura come luogo ponte6.
Raramente la tenda è solitaria ed eremitica, i nomadi vivono una
spazialità sociale che è espressa soprattutto dal clan e dalla tribù7.
Essi vi appartengono anche se non stanno fisicamente negli stessi
luoghi. Hanno origini comuni, talvolta patti familiari e
mantenimento di usanze e comportamenti che li caratterizzano e li
rendono riconoscibili a sé e agli altri.
Il rafforzamento della comunanza avviene in momenti ritualistici e
celebrativi configurati come raduni.
I raduni sono luoghi fisici, intensivi, in cui ci si riconduce ad unum
(ad-unare, rad-unare)e si celebrano comportamenti comuni.
I raduni sono aspetti di conferma di appartenenza, per i nomadi
digitali il rito si manifesta a livello interpersonale con il chattare e
a livello sociale con la pratica del forum.
Ma il vero raduno è sempre fisico, è un luogo deputato in cui ci si
trova, si verifica l’effettiva volontà di appartenenza, si gioca la
gamma comunicativa della corporeità e sensorialità piene.
Il campus digitale diventa semplicemente campus.
E’ il momento in cui il romeo non attraversa solo le vie per
Compostela, le francigene o altro, ma perviene a qualche
santuario. Cioè ‘luogo sacro da cui si deve stare lontani’
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E’ di qualche interesse ricordare che il termine ponte significa genericamente via, ma che nella cultura greca ponte è
sinonimo di mare mentre è nella cultura romana pragmatica che esso assume il significato di manufatto che oltrepassa
un ostacolo. Si può ricordare che il Pontefice era colui che presiedeva inizialmente al passaggio sul Tevere, soprattutto
per i riti che vi si svolgevano.
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La parola latina tribus è antichissima e non è escluso sia connessa con la nozione di ‘tre’: si tratterebbe cioè di un
composto di tri- con la radice BHU con il significato di ‘essenza corrispondente ad un terzo (della totalità)’ Da tribus
l’importante famiglia del verbo ‘tribuere’.
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Il santuario-sacrario è il luogo in cui si celebra la lontananza, è il
luogo in cui eccezionalmente si sta prossimi.
Per gli internauti, a seconda della web community di
appartenenza, certi siti assumono il ruolo di riferimenti a cui
giungere come a postazioni di autorevolezza, ponti di connessione,
dove qualcuno può anche svolgere la funzione di pontefix.
Gli internauti stessi hanno le loro romee e le loro francigene.
Il silenzio digitale – il com-unicare performativo
Se nella quotidianità la prossimità cessa allora si manifesta
l’affievolimento relazionale e si giunge fino all’abbandono.
Il silenzio è un fatto fisico riscontrabile nei luoghi: si segnala
fisicamente che non si vogliono emettere segni, ma la presenza
fisica è già essa stessa un segno.
Essa può significare
- accoglienza profonda per cui la presenza fisica è essa stessa
la ‘parola’ nella sua completezza
- oppure la presenza silenziosa è un muro alle ‘parole-segni’
che vivono forti nel chiuso delle menti, ma non si mettono in
comune:
- il silenzio è la comunicazione di non-voler-comunicare.
Il silenzio però si attua sempre in luoghi delimitati e fra persone e
gruppi circoscritti: non esistono silenzi assoluti, ma solo ambiti in
cui alcuni segnali ritenuti importanti mancano. E questa mancanza
è già una comunicazione.
In rete esistono luoghi privilegiati in cui manifestare presenza o
silenzi.
Essi sono:
le connessioni e-mail
-
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il dar segnali di partecipazione alle e-mail list (anche
-
discontinui o con atti conseguenti in contesto reale extra
rete, ma concordato in rete)
le chat
-
i forum.
-
Se non esistono forme di interattività a questi siti o contesti della
comunicazione digitale il silenzio e il non riscontro corrispondono
alla cessazione dello stato di relazione digitale che può non essere
più ristabilita o se viene ristabilita comporta una riaccettazione di
alcune regole dei soggetti che costituiscono le relazioni digitali.
In rete la relazione è sempre performativa: esiste chi agisce.
L’atteggiamento di disponibilità strutturale si manifesta in una
verifica quotidiana o quasi quotidiana che viene fatta da chi ha
attivato relazioni digitali. Uno ‘che non apre’ cessa di costruire
socialità digitale.
Se qualcuno apre ‘poco’ o in modo discontinuo infatti corrisponde a
prefigurare il suo stato di connettibilità labile e allora si
manifestano le transizioni
- dai rapporti relazionali forti
- a rapporti al massimo convenzionali o
formal-cortesi.
Appartenere a gruppi digitali significa fare qualcosa in rete, ossia
- mettere a disposizione prodotti digitali verbali, grafici, sonori,
multimediali
- sia nella forma del reperimento dati e della loro diffusione
partecipativa nel gruppo digitale
- sia nella produzione autonoma di artefatti digitali.
Il fare e lo scambiare digitale è la forma prevalente di
appartenenza in rete.
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I tempi comunicativi –
Non è possibile dire quali siano i tempi di silenzio digitale
compatibili, ciò dipende dalla natura del gruppo digitale, ma
tendenzialmente si può dire che i quindici giorni possono
configurarsi come soglia limite che distingue
- l’appartenenza confidente
- da quella di frequentatori occasionali o conoscenti di
videosegno corrispondenti a coloro che nel reale si conoscono
di vista.
L’appartenenza però si configura anche a seconda dei siti che si
frequentano insieme o comunque dal numero e qualità di siti in cui
si naviga come base e riferimento di indagine comune.
La Web Community solidaristica –
Un web comunità si aggrega anche per processi di scambio
rispetto alle esperienze che si fanno in rete:
- esprimere un’opinione su prodotti rinvenibili in
siti comuni
- segnalare nuovi siti che rispondo ad interesse comuni
- scaricare prodotti selezionati e metterli in comune attraverso
degli invii in attachment,
sono alcune esempi di mutualità in rete.
La web community si rafforza se si alimenta al suo interno o
perché attiva esperienze o perché segnala siti in cui far nuove
esperienze.
La web community si estende e conferma anche attraverso il
meccanismo di autostima e rinforzo.
Se un sito considerato autorevole e frequentato da più web
Community accoglie prodotti di un gruppo digitale e gli altri gruppi
esprimono valutazioni favorevoli oppure segnalano contesti in cui
trovare prodotti di un determinato e diverso gruppo digitale, tutto
ciò si traduce in prestigio e in radicamento sociale.
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Campus di socializzazione
di competenze e progetti
I siti che si connotano non solo come contenitori di eventi digitali, ma
come contesti dove avvengono
- dinamiche,
- aggregazioni ed evoluzioni sociali,
- accordi secondo progetti,
si configurano come agorà digitali o meglio campus, ossia luoghi
privilegiati in cui acquisire competenze e diffondere competenze e dove
esercitare una socializzazione di rete.
Un campus funziona se
- è uno spazio digitale attivo e frequentato,
- segue una calendarizzazione con eventi preannunciati in rete
fissa appuntamenti per attività o informazioni socializzate
-
- è sito in cui concordare scadenze operative da rispettare e i cui
risultati compaiono in rete.
Il tempo in rete.
Poiché il tempo in rete non ha alcun isocronismo e spazialità individuati, se
non quelli manifestati dai i siti e campus stessi, il tempo per la web
community va allora concordato:
- con tempi reali del vissuto degli appartenenti, specie se questi
appartengono a contesti di attività e lavori molto diversificati
- tenendo presente che non si hanno concordanze omogenee di giorno
e di notte, di fuso orario e di percezione di stagioni reali, se la
distribuzione è planetaria
- è quasi sempre usato il tempo differito, ossia gli eventi in rete
vengono captati e gestiti secondo i bioritmi reali degli appartenenti
- ma quando si devono prendere decisionalità stringenti allora non si
possono aspettare tutte le diverse forme di tempo differito e va
stabilito un tempo base da usare in rete (talora si fissano taluni
fusi orari - o un solo fuso orario come cardine temporale)
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Ovviamente esso non ha alcun valore solare, ma serve soltanto come
picchetto delle distanziazioni temporali.
I problemi del fuso orario convenzionale in genere non insorgono per
-
community regionali o nazionali, ma possono insorgere alcune
incompatibilità determinate da ritmi di lavoro reale non sempre
concordanti. Anche in questo caso si deve stabilire un tempo
convenzionale.
Le scuole in parte hanno orari difformi ed esistono talora periodi
-
della giornata o dell’anno nei quali non si manifestano attività
all’interno degli edifici scolastici, in questo caso bisogna concordare
le modalità con cui agire in rete in tempi non scolastici. Infatti tale
avvertenza consente di non avere mai una completa chiusura delle
scuole, ma per alcuni soggetti questo sfondamento orario può
configurarsi come una fastidiosa forma d invadenza, per cui è bene
verificare se non si debbano rispettare dei tempi di silenzio in rete
nel gestire la socializzazione digitale.
Visitors e turisti in rete
La rete per sua natura è un enorme spazio semiotico inesplorato in cui
continuano a giungere visitors e turisti digitali, ma dove una miriade
incalcolata di operatori tengono continuamente aperti i cantieri.
In rete avviene un tendenziale spreco semiotico, nel senso che si butta
dentro di tutto senza criteri valoriali e selettivi e i motori di ricerca non
sono filtri specializzati per cui dragano di tutto dal trash all’eccellenza.
D’altra parte la natura di selezione acritica che i motori di ricerca
inducono, permette anche di fare un’esperienza fondamentale che è la
serendipità, ossia l’esperienza di andare alla ricerca di qualcosa e
ritrovarsi in presenza di aspetti inaspettati.
Ma lo spreco semiotico è in genere prevalente rispetto alla serendipità,
ecco allora che le web community si costituiscono anche per programmare
viaggi digitali fruttiferi e non perditempo.
Intanto ogni web community, specie se organizzata in campus, attiva
alcune strategie che altrove ho definito di ragione connettivante, ossia
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riduzione dell’improbabilità di trovare informazione e siti che si
suppongono utili ricorrendo a tecniche di avvicinamento vasto
all’obiettivo.8
Un campus è una strategia per il contenimento dello spreco semiotico, ma
se fosse tutto contenuto in se stesso cesserebbe di avere il tratto aperto
della rete o si trasformerebbe in rete autarchica.
Ecco allora l’opportunità che gli abitanti di un campus o i componenti di
una web community facciano proprie le tecniche
- del viaggio di lavoro
- e del turismo.
Come nello spazio fisico-ambientale un viaggio consente
- ad un professionista di verificare la presenza di materiali, tecniche,
prodotti, esperti locali
- ad un turista stimola a ‘scoprire’ luoghi interessanti e capire aspetti e
significanti-
- ad un viaggiatore professionista e ad un turista intelligente di riportare
le relazioni esplicative e i racconti di viaggio. Questi diventano patrimonio
delle comunità di appartenenza e arricchimento indiretto di esperienza, ma
anche diventano stimolo perchè altri vadano a riproporre il viaggio e
scoprano elementi non sondati: anche la rete deve arricchirsi
continuamente con le procedure del viaggio professionale e del turismo
digitale.
L’importante è però che questo venga comunicato nella propria web
community e si faccia patrimonio presente nei siti di riferimento.
Questo mantenimento di flusso comunicativo all’interno degli
webcomunitari fa parte della componente etica che sostiene la missione
di una web community, essa esprime anche in strategie di caring
Il caring, poiché coinvolge la completezza delle persone, non può essere
tutto soddisfatto in rete.
le procedure sono molteplici e non ho qui tempo per riprenderle semmai rinvio al sito irre
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veneto alla sezione Curricolo di Tecnologia in cui si ritrova il testo esplicativo di tale
questione.
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Le persone che socializzano in rete vivono una dimensione dilatata nel
tempo e nello spazio semiotico, ma enormemente impoverita sul piano
corporeo, sensoriale e cinestesico.
Questa carenza strutturale del vivere in rete può essere ovviata con la
compresenza di vissuto on line nei siti e di vissuto socioambientale nei
luoghi.
Luoghi e siti.
E’ bene che una web community periodicamente si incontri in luoghi fisici
ed eserciti la comunicazione ed l’interazione diretta, prendendosi carico
non solo del benessere ed efficacia dell’agire per se stessa, ma anche
assumendo una mission territoriale che non abbia solo obiettivi di
performance ma anche di caring socioambientale.
Insomma una web community che intenda superare la carenza
strutturale della prossemica in rete è bene che la web community
abbia un inserimento socioambientale e svolga in esso un ruolo attivo
mediante l’esercizio di un caring specifico.
Tale caratteristica può essere definita condizione ecodigitale.
Condizione ecodigitale
Trovare convergenza di
- mission
- luoghi
- caring
non è facile perché gli webcomunitari in genere appartengono a
pluriluoghi e plurisiti.
Ciò significa che nella società biodigitale ogni persona è un
poliappartenente e se una webcomunity è fatta da svariati
poliappartenenti che abbiano più plurisiti fra loro disparati e con poca
comunanza di luoghi socioambientali fisici, la ricaduta ecodigitale
diventa difficile.
Una web community è bene allora si rafforzi con una correlazione
territoriale che consenta
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- l’esperienza dei raduni
- e della presa in carico di situazioni concrete
- attraverso la procedura del caring.
La configurazione di una rete che non sia solo web di convergenza di
interessi ma anche rappresenti una dimensione complessa con
connessione a territori reali con progettualità di convivenza diventa una
web communiity insediata ossia ecodigitale.
Diverso è accedere ai siti solo come incursione o
al massimo ‘predazione’ di dati.
Altro è giungere, raccogliere, distribuire,
costruire, collaborare, fare team
la prima è una sindrome eremitica
la seconda si apre alla dimensione di gruppo
- essere gruppo non è ancora essere comunita’: lo
si diventa non appena si fa qualcosa per il team e per
altri, quando si diventa ‘sociali’.
- Il ‘sociali’ in rete configurano soltanto una
socialita’ virtuale se non può tradursi in
azione/relazione anche fuori di rete, ossia operativa con
gruppi sociali reali che stanno in
- luoghi,
- distretti
- ed ecosistemi.
o Nelle Persone Integrate Reale e Virtuale convivono,
entrano ed escono in luoghi e siti ed hanno una
pluralità di
• appartenenze
• paesaggi
• edifici
• stanze
• strade
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• connessioni
• architetture
• urbanistiche
Sono glocali e meglio ancora se ecoglocali, ossia
esperiscono in dimensione globale o mondializzata e
operano in riferimenti locali, cercando l’equilibrio evolutivo
degli ecosistemi..
E’ all’interno di tali configurazioni che si individua l’identità di
una web community ecodigitale.
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