1. SCHIO22.5.03 2003-05-03
Web Community Ecodigitale
Ecologia umana in rete.
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Gabriele Righetto
Cercheremo di definire il concetto di comunità digitale o Web Community
Si tratta di
§ un insieme di persone che condividono, desiderano approfondire le
relazioni fra loro, tendono a produrre un equilibrio dinamico sulla
presenza, diffusione ed evoluzione di competenze divise,
§ partecipano a differenti spazialità:
- sociale
- territoriale
- on line
§ gestiscono alcune modalità temporali in diretta e differita
§ esprimono comunanze di lingue, gergalità, grafie, stili di vita,
comportamenti, bioritmi, scansioni relazionali (temporali e spaziali)
Si relazionano mediante l’uso di dispositivi elettronici che consentono connessioni planetarie e
satellitari.
LE WEB COMMUNITY HANNO UNA LORO
PROSSEMICA
ossia alcune specifiche modalità di gestire la vicinanza e la lontananza.
L’abitante2 di Web Community
La nostra condizione di esistenti è legata allo stare in qualche luogo ed esserci in forma tendenzialmente attiva
(ossia ben diversa dall’esserci stati messi o trovarsi senza saperlo, situazioni che equivalgono al perdersi).
La nostra condizione di ecoidi umani si esplica in modo più esplicito quando siamo abitanti, ossia abbiamo-
prendiamo legittimamente dalle risorse di un luogo, anzi la nostra autoriconoscibilità e riconoscibilità per gli
altri è che ‘siamo’ in rapporto decisionale con i luoghi.
Il rapporto essere-avere è fortemente correlato.3
L’abitante è colui che
- gestisce con abilità il suo avere e il suo essere in luoghi che condivide,
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Centro di Ecologia Umana – Università di Padova
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abitante è collegato all’azione dell’abitare che è un frequentativo di Habere, il quale a sua volta durativa del radicale
GHABH che, senza l’ampliamento –e- ha il valore momentaneo di ‘prendere’: l’avere è cioè la conseguenza durativa
dell’azione momentanea del ‘prendere’ (Giacomo Devoto)
Essere è un verbo, [ossia “una parola che indica (il tempo dell’azione)”]3 la cui radice ES è attestata
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larghissimamente e stabilmente, es è collegato al sanscrito asti. La radice Es non ha valore copulativo ai fini
del predicato nominale, ma significa ‘esserci’, ‘trovarsi’. Il suo valore è fortemente durativo e quindi non
ammette in principio forme di perfetto o aoristo.
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2. - è un soggetto che ha, si trova, continua ad esserci e non si perde in concordanza con altri esseri che
condividono la sua condizione.
- ha delimitazioni chiare e può usare l’esistente interno all’orizzonte del suo delimitare. E qui può decidere.
Tutto ciò è apparentemente chiaro finché si ha la dimensione del luogo, ossia di
- una porzione del pianeta che ha precisi orizzonti,
- limiti entro i quali si è contenuti
- dove vigono regole condivise.
Il possedere e gestire orizzonti-limiti consente di non perdersi ed agire abilmente e in modo
riconosciuto a sé e agli altri.
I viaggiatori –
Tutti coloro che viaggiavano (mercanti, marinai, pellegrini, nomadi) correvano il rischio di
perdersi
- non solo fisicamente
- ma anche psicologicamente
- ed identitariamente.
Essi non godevano di confini includenti e rassicuranti.
Ecco allora che dovevano
- avere una mappa4 ossia un oggetto che stava con loro e che permetteva di stabilire il
‘trovarsi’ anche quando erano lontani.
- Ma vi era anche la ricerca di luoghi in cui ci si sentisse ‘come a casa propria’
- o dove fosse data l’opportunità dell’ospitalità.
(che però presentava qualche ambiguità in quanto vi è parentela
semantica tra ospite-ostile.)
I nomadi –
Coloro che stavano troppo a lungo lontani venivano presi dalla nostalgia, ossia dal dolore del
nostos, del ritorno.
Leggermente diversa era la condizione del nomade
(e vale la pena far cenno perché l’internauta o webcomunitario per certi aspetti è un nomade non di
luoghi ma di siti.)
Il nomade5 non ha luoghi fissi in cui sostare, in questo senso é sempre posto tra l’andare e il
fermarsi.
Il suo luogo è un ‘sito mobile’ che una volta allestito diventa temporaneamente stabile
conformandosi come tenda.
La tenda-sito (ora sei qua ora sei là) –
Lo web comunitario in realtà ha la doppia configurazione di nomade e di abitante.
La tenda (ma anche il sito digitale) è luogo in quanto si sta dentro un orizzonte talmente delimitato
che può essere definibile solo come interno e cioè designato secondo caratteristiche di contenitore.
I siti digitali sono contenitori.
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parola mediterranea che significa tovaglia
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è di un certo interesse ricordare che l’etimo di nomade è ‘colui che pascola’ e quindi va dove le greggi possono trovare
pastura, ossia è aperto costantemente a percorsi mutevoli e non sempre è lui il determinate dell’andare
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3. La tenda è tale, ossia contenitore mobile, indipendentemente dai luoghi in cui si trova. Anche se è
possibile, mediante i trasferimenti delle tende, venire in contatto con abitanti di luoghi.
La tenda è transterritoriale: ha una sua funzione indipendentemente dal contesto (è
decontestualizzata), ma una volta stabiliti dei rapporti con l’esterno si può tranquillamente (più o
meno) transitare dal sito tenda ai luoghi del territorio. In questo senso da sito si configura come
luogo ponte6.
Raramente la tenda è solitaria ed eremitica, i nomadi vivono una spazialità sociale che è espressa
soprattutto dal clan e dalla tribù7.
Essi vi appartengono anche se non stanno fisicamente negli stessi luoghi. Hanno origini comuni,
talvolta patti familiari e mantenimento di usanze e comportamenti che li caratterizzano e li
rendono riconoscibili a sé e agli altri.
Il rafforzamento della comunanza avviene in momenti ritualistici e celebrativi configurati come
raduni.
I raduni sono luoghi fisici, intensivi, in cui ci si riconduce ad unum (ad-unare, rad-unare) e si
celebrano comportamenti comuni.
I raduni sono aspetti di conferma di appartenenza, per i nomadi digitali il rito si manifesta a livello
interpersonale con il chattare e a livello sociale con la pratica del forum.
Ma il vero raduno è sempre fisico, è un luogo deputato in cui ci si trova, si verifica l’effettiva
volontà di appartenenza, si gioca la gamma comunicativa della corporeità e delle sensorialità
piene.
Il campus digitale diventa semplicemente campus.
E’ il momento in cui il romeo non attraversa solo le vie per Compostela, le francigene o altro, ma
perviene a qualche santuario. Cioè ‘luogo sacro da cui si deve stare lontani’
Il santuario-sacrario è il luogo in cui si celebra la lontananza, è il luogo in cui eccezionalmente si
sta prossimi.
Per gli internauti, a seconda della web community di appartenenza, certi siti assumono il ruolo di
riferimenti a cui giungere come a postazioni di autorevolezza, ponti di connessione, dove
qualcuno può anche svolgere la funzione di pontifex.
Gli internauti stessi hanno le loro romee e le loro francigene.
Il silenzio digitale – il com-unicare performativo
Se nella quotidianità la prossimità cessa allora si manifesta l’affievolimento relazionale e si
giunge fino all’abbandono.
Il silenzio è un fatto fisico riscontrabile nei luoghi: si segnala fisicamente che non si vogliono
emettere segni, ma la presenza fisica è già essa stessa un segno.
Essa può significare
- accoglienza profonda per cui la presenza fisica è già ‘parola’ nella sua completezza
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E’ di qualche interesse ricordare che il termine ponte significa genericamente via, ma che nella cultura greca ponte è
sinonimo di mare mentre è nella cultura romana pragmatica che esso assume il significato di manufatto che oltrepassa un
ostacolo. Si può ricordare che il Pontefice era colui che presiedeva inizialmente al passaggio sul Tevere, soprattutto per i
riti che vi si svolgevano.
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La parola latina tribus è antichissima e non è escluso sia connessa con la nozione di ‘tre’: si tratterebbe cioè di un
composto di tri- con la radice BHU con il significato di ‘essenza corrispondente ad un terzo (della totalità)’ Da tribus
l’importante famiglia del verbo ‘tribuere’.
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4. - oppure la presenza silenziosa è un muro alle ‘parole-segni’ che vivono forti nel chiuso delle
menti, ma non si mettono in comune:
- il silenzio è la comunicazione di non-voler-comunicare.
Il silenzio però si attua sempre in luoghi delimitati e fra persone e gruppi circoscritti: non esistono
silenzi assoluti, ma solo ambiti in cui alcuni segnali ritenuti importanti mancano. E questa
mancanza è già una comunicazione.
In rete esistono luoghi privilegiati in cui manifestare presenza o silenzi.
Essi sono:
- le connessioni e-mail
- il dar segnali di partecipazione alle e-mail list (anche discontinui o con atti conseguenti in
contesto reale extra rete, ma concordato in rete)
- le chat
- i forum.
Se non esistono forme di interattività a questi siti o contesti della comunicazione digitale il
silenzio e il non riscontro corrispondono alla cessazione dello stato di relazione digitale che può
non essere più ristabilita o se viene ristabilita comporta una riaccettazione di alcune regole dei
soggetti che costituiscono le relazioni digitali.
In rete la relazione è sempre performativa: esiste chi agisce.
L’atteggiamento di disponibilità strutturale si manifesta in una verifica quotidiana o quasi
quotidiana che viene fatta da chi ha attivato relazioni digitali. Uno ‘che non apre’ cessa di
costruire socialità digitale.
Se qualcuno apre ‘poco’ o in modo discontinuo comunica la prefigurazione del suo stato di
connettibilità labile e allora si manifestano le transizioni
- dai rapporti relazionali forti
- a rapporti al massimo convenzionali o
formal-cortesi.
Appartenere a gruppi digitali significa fare qualcosa in rete, ossia
- mettere a disposizione prodotti digitali verbali, grafici, sonori, multimediali
- sia nella forma del reperimento dati e della loro diffusione partecipativa nel gruppo digitale
- sia nella produzione autonoma di artefatti digitali.
Il fare e lo scambiare digitale è la forma prevalente di appartenenza in rete.
I tempi comunicativi –
Non è possibile dire quali siano i tempi di silenzio digitale compatibili, ciò dipende dalla natura del
gruppo digitale, ma tendenzialmente si può dire che i quindici giorni possono configurarsi come
soglia limite che distingue
- l’appartenenza confidente
- da quella di frequentatori occasionali o conoscenti di videosegno corrispondenti a coloro che nel
reale si conoscono di vista.
L’appartenenza però si configura anche a seconda dei siti che si frequentano insieme o comunque
dal numero e qualità di siti in cui si naviga come base e riferimento di indagine comune.
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5. La Web Community solidaristica –
Un web comunità si aggrega anche per processi di scambio rispetto alle esperienze che si fanno in
rete:
- esprimere un’opinione su prodotti rinvenibili in siti comuni
- segnalare nuovi siti che rispondo ad interesse comuni
- scaricare prodotti selezionati e metterli in comune attraverso degli
invii in attachment,
sono alcuni esempi di mutualità in rete.
La web community si rafforza se si alimenta al suo interno o perché attiva esperienze o perché
segnala siti in cui far nuove esperienze.
La web community si estende e conferma anche attraverso il meccanismo di autostima e rinforzo.
Se un sito considerato autorevole e frequentato da più web Community accoglie prodotti di un
gruppo digitale e gli altri gruppi esprimono valutazioni favorevoli oppure segnalano contesti in cui
trovare prodotti di un determinato e diverso gruppo digitale, tutto ciò si traduce in prestigio e in
radicamento sociale.
Campus di socializzazione di competenze e progetti –
I siti che si connotano non solo come contenitori di eventi digitali, ma come contesti dove avvengono
- dinamiche,
- aggregazioni ed evoluzioni sociali,
- accordi secondo progetti,
si configurano come agorà digitali o meglio campus, ossia luoghi privilegiati in cui acquisire
competenze e diffondere competenze e dove esercitare una socializzazione di rete.
Un campus funziona se
- è uno spazio digitale attivo e frequentato,
- segue una calendarizzazione con eventi preannunciati in rete
- fissa appuntamenti per attività o informazioni socializzate
- è sito in cui concordare scadenze operative da rispettare e i cui risultati compaiono in rete.
IL tempo in rete.
Poiché il tempo in rete non ha alcun isocronismo e spazialità individuati, se non quelli manifestati
dai siti e campus stessi, il tempo per la web community va allora concordato:
- con tempi reali del vissuto degli appartenenti, specie se questi appartengono a contesti di
attività e lavori molto diversificati
- tenendo presente che non si hanno concordanze omogenee di giorno e di notte, di fuso orario
e di percezione di stagioni reali, se la distribuzione è planetaria
- è quasi sempre usato il tempo differito, ossia gli eventi in rete vengono captati e gestiti
secondo i bioritmi reali degli appartenenti
- ma quando si devono prendere decisionalità stringenti allora non si possono aspettare tutte le
diverse forme di tempo differito e va stabilito un tempo base da usare in rete (talora si
fissano taluni fusi orari - o un solo fuso orario come cardine temporale) Ovviamente esso non
ha alcun valore solare, ma serve soltanto come picchetto delle distanziazioni temporali.
- I problemi del fuso orario convenzionale in genere non insorgono per community regionali o
nazionali, ma possono insorgere alcune incompatibilità determinate da ritmi di lavoro reale
non sempre concordanti. Anche in questo caso si deve stabilire un tempo convenzionale.
- Le scuole in parte hanno orari difformi ed esistono talora periodi della giornata o dell’anno
nei quali non si manifestano attività all’interno degli edifici scolastici, in questo caso bisogna
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6. concordare le modalità con cui agire in rete in tempi non scolastici. Infatti tale avvertenza
consente di non avere mai una completa chiusura delle scuole, ma per alcuni soggetti questo
sfondamento orario può configurarsi come una fastidiosa forma d invadenza, per cui è bene
verificare se non si debbano rispettare dei tempi di silenzio in rete nel gestire la
socializzazione digitale.
Visitors e turisti in rete
La rete per sua natura è un enorme spazio semiotico inesplorato in cui continuano a giungere
visitors e turisti digitali, ma dove una miriade incalcolata di operatori tengono continuamente aperti
i cantieri.
In rete avviene un tendenziale spreco semiotico, nel senso che si butta dentro di tutto senza criteri
valoriali e selettivi e i motori di ricerca non sono filtri specializzati per cui dragano di tutto dal trash
all’eccellenza.
D’altra parte la natura di selezione acritica che i motori di ricerca inducono, permette anche di fare
un’esperienza fondamentale che è la serendipità, ossia l’esperienza di andare alla ricerca di
qualcosa e ritrovarsi in presenza di aspetti inaspettati.
Lo spreco semiotico è in genere prevalente rispetto alla serendipità, ecco allora che le web
community si costituiscono anche per programmare viaggi digitali fruttiferi e non perditempo.
Intanto ogni web community, specie se organizzata in campus, attiva alcune strategie che altrove ho
definito di ragione connettivante, ossia riduzione dell’improbabilità di trovare informazione e siti
che si suppongono utili ricorrendo a tecniche di avvicinamento vasto all’obiettivo.8
Un campus è una strategia per il contenimento dello spreco semiotico, ma se fosse tutto contenuto in
se stesso cesserebbe di avere il tratto aperto della rete o si trasformerebbe in rete autarchica.
Ecco allora l’opportunità che gli abitanti di un campus o i componenti di una web community
facciano proprie le tecniche
- del viaggio di lavoro
- e del turismo.
Come nello spazio fisico-ambientale un viaggio
- consente ad un professionista di verificare la presenza di materiali, tecniche, prodotti, esperti
locali
- in un turista stimola alla ‘scoperta’ di luoghi interessanti e alla comprensione di aspetti e
significanti-
- ad un viaggiatore professionista e ad un turista intelligente permette di riportare le relazioni
esplicative e i racconti di viaggio. Questi diventano patrimonio delle comunità di appartenenza e
arricchimento indiretto di esperienza, ma anche diventano stimolo perchè altri vadano a riproporre
il viaggio e scoprano elementi non sondati: anche la rete deve arricchirsi continuamente con le
procedure del viaggio professionale e del turismo digitale.
L’importante è però che questo venga comunicato nella propria web community e si faccia
patrimonio presente nei siti di riferimento.
Tale mantenimento di flusso comunicativo all’interno degli webcomunitari fa parte della
componente etica che sostiene la missione di una web community, essa esprime anche in strategie di
caring
le procedure sono molteplici e non ho qui tempo per riprenderle semmai rinvio al sito irre veneto alla sezione
8
Curricolo di Tecnologia in cui si ritrova il testo esplicativo di tale questione.
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7. Il caring, poiché coinvolge la completezza delle persone, non può essere tutto soddisfatto in rete.
Le persone che socializzano in rete vivono una dimensione dilatata nel tempo e nello spazio
semiotico, ma enormemente impoverita sul piano corporeo, sensoriale e cinestesico.
Questa carenza strutturale del vivere in rete può essere ovviata con la compresenza di vissuto on
line nei siti e di vissuto socioambientale nei luoghi.
Luoghi e siti.
E’ bene che una web community periodicamente si incontri in luoghi fisici ed eserciti la
comunicazione ed l’interazione diretta, prendendosi carico non solo del benessere ed efficacia
dell’agire per se stessa, ma anche assumendo una missino territoriale che non abbia solo obiettivi di
performance ma anche di caring socioambientale.
Insomma una web community che intenda superare la carenza strutturale della prossemica in rete è
bene che la web community abbia un inserimento socioambientale e svolga in esso un ruolo attivo
mediante l’esercizio di un caring specifico.
Tale caratteristica può essere definita condizione ecodigitale.
Condizione ecodigitale
Trovare convergenza di
- mission
- luoghi
- caring
non è facile perché gli webcomunitari in genere appartengono a pluriluoghi e plurisiti.
Ciò significa che nella società biodigitale ogni persona è un poliappartenente e se una webcomunity
è fatta da svariati poliappartenenti che interagiscano in più plurisiti fra loro disparati e con poca
comunanza di luoghi socioambientali fisici, la ricaduta ecodigitale diventa difficile.
Una web community è bene allora si rafforzi con una correlazione territoriale che consenta
- l’esperienza dei raduni
- e della presa in carico di situazioni concrete
- attraverso la procedura del caring.
La configurazione di una rete che non sia solo web di convergenza di interessi ma anche rappresenti
una dimensione complessa con connessione a territori reali con progettualità di convivenza diventa
una web community insediata ossia ecodigitale.
- Diverso è accedere ai siti solo come incursione o al massimo ‘predazione’ di dati.
- Altro è giungere, raccogliere, distribuire, costruire, collaborare, fare team
- la prima è una sindrome eremitica
- la seconda si apre alla dimensione di gruppo
- essere gruppo non è ancora essere comunita’: lo si diventa non appena si fa qualcosa per il team e per altri,
quando si diventa ‘sociali’.
- I ‘sociali’ in rete configurano soltanto una socialita’ virtuale se non può tradursi in azione/relazione anche
fuori di rete, ossia operativa con gruppi sociali reali che stanno in
- luoghi,
- distretti
- ed ecosistemi.
Nelle Persone Integrate Reale e Virtuale convivono, entrano ed escono in luoghi e siti ed hanno una pluralità di
• appartenenze
7
8. • paesaggi
• edifici
• stanze
• strade
• connessioni
• architetture
• urbanistiche
Sono glocali e meglio ancora se ecoglocali, ossia esperiscono in dimensione globale o mondializzata e operano in
riferimenti locali, cercando l’equilibrio evolutivo degli ecosistemi..
E’ all’interno di tali configurazioni che si individua l’identità di una web community ecodigitale.
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