Il 20 e il 21 settembre 2020 si è svolto il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Ha vinto il sì, ma il nuovo Parlamento con 600 parlamentari vedrà la luce soltanto nella prossima legislatura. Ma quali sono le origini e l'iter di questo referendum? da cosa nasce? quali sono i partiti per il sì e i partiti per il no? e le loro ragioni? cosa succede ora, dopo la vittoria dei sì?
2. DI COSA SI TRATTA?
Il 20 e il 21 settembre 2020 si è svolto il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, sul testo di
Legge costituzionale “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero
dei parlamentari”.
La legge prevede che il numero dei parlamentari passi da 945 a 600: 400 Deputati (al posto degli attuali
630) e 200 Senatori elettivi (invece che 315).
3. Non è la prima volta che si prova a tagliare il numero dei
parlamentari: ad esempio la riforma Renzi-Boschi,
bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016, avrebbe
ridotto a 100 i Senatori. Tuttavia è la prima volta dal
1963 che un progetto di riforma costituzionale interviene
sul numero dei parlamentari senza ambire a modificare
struttura, funzioni e modalità di elezione delle due Camere.
I TENTATIVI PRECEDENTI
Dal 1963, quando il numero dei membri delle due
Camere fu determinato in 630 per la Camera e in
315 (elettivi) per il Senato, l’unica modifica alla
composizione del Parlamento è stata introdotta
dalla L. 1/2000 che ha creato la Circoscrizione
Estero (12 deputati e 6 senatori), mantenendo
invariato il numero dei parlamentari.
4. Le origini di questo referendum
Il programma elettorale del Movimento 5 Stelle del 2018
prevedeva “Tagli agli sprechi e ai costi della politica: 50 MLD
che tornano ai cittadini”.
Durante la successiva contrattazione tra Movimento 5 Stelle e
Lega, questo punto programmatico si trasforma in un obiettivo
concreto: tagliare il numero dei parlamentari.
Il punto viene inserito nel “Contratto per il Governo del
Cambiamento”, firmato da M5S e Lega nell’ambito dell’accordo
per il Governo Conte I.
5. C
Il taglio dei parlamentari arriva in
Parlamento
Il primo a parlare di “taglio del numero di parlamentari” fu
Riccardo Fraccaro, allora Ministro per i rapporti con il
Parlamento, che il 12 luglio 2018 nel corso di un’audizione
parlamentare, ventila l’ipotesi di riformare alcuni ambiti
prioritari per il Governo tramite una Legge costituzionale;
tra questi, il numero dei parlamentari.
6. C
Le Leggi costituzionali e
l’approvazione aggravata
Le Leggi di revisione della Costituzione prevedono una
procedura di approvazione cd. “aggravata”:
• sono adottate da ciascuna Camera con due successive
deliberazioni a un intervallo minimo di tre mesi l’una
dall’altra;
• per la seconda deliberazione è necessaria l’approvazione a
maggioranza assoluta.
Le Leggi di revisione della Costituzione possono essere
sottoposte a Referendum confermativo se, entro tre
mesi dalla promulgazione, ne viene fatta richiesta da un
quinto dei membri di una Camera o da cinquecentomila
elettori o da cinque Consigli Regionali.
7. L’iter di approvazione in Parlamento
Inizia l’esame di tre disegni
di Legge costituzionali,
successivamente accorpati
in un unico testo (A.S. 214).
L’Assemblea del Senato
approva il testo in prima
deliberazione con 185 voti
favorevoli, 54 contrari e
4 astenuti.
Il testo passa alla Camera,
che lo approva, senza
modifiche, con 310 favorevoli,
107 contrari e 5 astenuti.
Referendum confermativo.
11LUGLIO2019
Deliberazione del Senato.
8ottobre2019
Ultima deliberazione
della Camera con una
nuova maggioranza.
20-21settembre2020
10luglio2018
7febbraio2019
19maggio2019
8. NUOVO GOVERNO
NUOVA MAGGIORANZA
Il 20 agosto 2019, finisce il Governo “giallo-verde”
M5S/Lega, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
rimette il suo mandato nelle mani del Presidente della
Repubblica.
Dopo 8 giorni si forma un nuovo Governo, il Conte II, con una
nuova maggioranza “giallo-rossa”: M5S, Partito Democratico e
Liberi e Uguali .
Tra le condizioni poste dal M5S alla formazione del nuovo
Governo c’è il taglio dei parlamentari.
La Camera delibera favorevolmente sul Ddl costituzionale l’8
ottobre con una maggioranza schiacciante: 553 favorevoli, 14
contrari e 2 astenuti. Un plebiscito.
9. Da cosa nasce il Referendum
A meno di due giorni dalla scadenza del termine massimo,
71 Senatori presentano richiesta alla Cassazione di
Referendum confermativo sulla Legge costituzionale.
Tra i firmatari non sono presenti senatori di Fratelli d’Italia
e del Gruppo per le Autonomie.
Il Presidente della Repubblica firma il decreto
d’indizione del Referendum per il 29 marzo 2020.
23 Gennaio 2020
La Corte di Cassazione stabilisce che il
quesito referendario proposto è legittimo.
Il referendum si farà, ma quando?
10 Gennaio 2020
28 Gennaio 2020
10. il rinvio delle elezioni:
l’election day
Il c.d. election day è stato contestato da molti, in particolare
da Comitato Promotore del Referendum, Regione
Basilicata, Sen. Gregorio De Falco (eletto con il M5S, poi
passato al gruppo Misto) e +Europa, che hanno presentato
alla Corte Costituzionale quattro quesiti di inammissibilità.
A loro avviso:
• referendum ed elezioni sono votazioni di natura diversa;
• c’è il pericolo che la campagna elettorale per le
Amministrative influenzi il giudizio degli elettori anche
sul referendum.
Il 12 agosto la Corte Costituzionale stabilisce che i quesiti
posti sono infondati: l’election day è confermato.
Telos A&S ha raccontato qui come l’emergenza
Covid-19 e le misure necessarie a contenere il virus
abbiano influenzato la tornata elettorale 2020.
La decisione del Governo è di far svolgere negli
stessi giorni le Elezioni Amministrative e il
Referendum.
Lo scoppio della pandemia e
11. È sempre stato favorevole alla riduzione dei
parlamentari e non ha sostenuto la richiesta del
referendum confermativo.
I partiti per il SÌ
Il taglio dei parlamentari è una questione prioritaria:
è una promessa fatta ai propri elettori e la critica della
democrazia rappresentativa ha caratterizzato il
Movimento fin dagli esordi.
FRATELLI D’ITALIA
M5S
12. Le ragioni del SÌ
Chi è favorevole alla riduzione del numero dei parlamentari la
ritiene opportuna perché:
• l’Italia si distingue a loro avviso dagli altri principali Paesi
europei per il numero elevato di parlamentari direttamente
eletti dal popolo: ad es. gli elettori tedeschi eleggono
direttamente i 709 membri del Bundestag, 1 ogni 116mila
cittadini, mentre gli italiani eleggono direttamente 945 tra
deputati e senatori, 1 ogni 63mila cittadini;
• l’elevato numero di membri incide negativamente
sull’efficienza dei lavori di ciascuna Camera e, quindi, sui
tempi dei procedimenti legislativi;
• consentirebbe un risparmio di spesa per l’erario che i
promotori della riforma stimano in circa 500 milioni a
legislatura.
13. I partiti per il NO e gli (importanti) indecisi
I Partiti minori della Sinistra ed altri con pochi rappresentanti in Parlamento, come +Europa ed Azione, si sono espressi per il NO.
L’atteggiamento della Lega e del PD è fortemente condizionato dal fatto che entrambi i partiti, avendo aderito in tempi diversi a un
contratto di maggioranza con il M5S, hanno votato a favore della riforma senza tuttavia che al loro interno maturasse un consenso
unanime in favore della riduzione del numero dei parlamentari:
Il leader Matteo Salvini è a favore
del Sì, mentre diversi altri membri
di primo piano del partito, come
Giancarlo Giorgetti e Claudio
Borghi, si sono dichiarati contrari
in vista del referendum pur avendo
votato a favore in Parlamento per
disciplina di gruppo.
Hanno lasciato libertà di voto ai
propri elettori, pur avendo una
posizione critica.
Ha votato contro la riforma in prima lettura
per poi approvarla nel voto finale alla
Camera per ottemperare all’impegno preso
con il M5S, chiedendo in cambio una riforma
elettorale in senso proporzionale, che
bilanciasse gli effetti distorsivi della riduzione
del numero degli eletti sulla rappresentatività
delle Assemblee.
14. Le ragioni del no: UN PARLAMENTO
• portando il numero minimo di Senatori eletti in ciascuna
Regione (tranne Valle d’Aosta, Molise e Trentino-Alto Adige)
da 7 a 3, la riforma determina una riduzione drastica dei
Senatori eletti in alcune Regioni medio-piccole (40% in Friuli-
Venezia Giulia e in Abruzzo, del 60% in Umbria e Basilicata).
Si accentuerebbe lo squilibrio nella rappresentanza tra
Regioni grandi e piccole e la soglia di sbarramento implicita
per eleggere Senatori in queste Regioni sarebbe notevolmente
alta. Ma i fautori del sì rispondono che a tali criticità pone
rimedio la riforma, ancora in itinere, che eliminerà il criterio
dell’elezione del Senato su base regionale.
I comitati per il NO ritengono che il taglio dei parlamentari
possa pregiudicare la rappresentatività democratica ed il
funzionamento del Parlamento:
• in Italia entrambe le Camere esprimono una
rappresentanza politica (non territoriale), partecipano su
un piede di parità all’esercizio della funzione legislativa e
danno la fiducia al Governo. Pertanto, per valutare la
rappresentatività del Parlamento, è necessario
considerare separatamente ciascuna Camera. Seguendo
questo criterio, i quozienti attuali di rappresentatività (1
Deputato ogni 96mila cittadini e 1 Senatore ogni 192mila
cittadini) non sono anomali rispetto agli altri Paesi; al
contrario lo sarebbero i quozienti, molto modesti, derivanti
dalla riforma (1 Deputato ogni 151mila cittadini e 1
Senatore ogni 302mila);
meno rappresentativo…
15. Più efficiente
Una Camera, e soprattutto un Senato, a ranghi ridotti
non guadagnerebbero in efficienza. Al contrario i gruppi
parlamentari potrebbero non essere più in grado di coprire
tutte le Commissioni permanenti, con l’effetto che ogni
parlamentare si troverebbe a far parte di più di una
Commissione. Inoltre al Senato, dove le recenti modifiche
al Regolamento hanno generalizzato il procedimento
legislativo in sede deliberante, Commissioni composte da
un numero molto esiguo di Senatori si troverebbero ad
approvare disegni di legge che non passerebbero
nemmeno al vaglio dell’Assemblea.
Un iter legislativo più snello si ottiene superando il
bicameralismo perfetto o riformando i regolamenti delle
due Camere, non diminuendo il numero dei parlamentari.
Una semplice riduzione di numero non avrebbe effetti
sulla qualità e sulla competenza degli eletti: la qualità di
una classe politica è determinata dai meccanismi di
selezione della stessa, non dal numero dei parlamentari.
I risparmi di spesa sarebbero ridotti, perché non si
eliminerebbero gli apparati amministrativi delle due
Camere.
NON è UN PARLAMENTO
16. COME LA PENSANO GLI ITALIANI?
GLI ULTIMI SONDAGGI
Nelle ultime 2 settimane prima della consultazione referendaria la
pubblicazione dei sondaggi è vietata. Nel corso degli ultimi mesi:
• la percentuale di intervistati a conoscenza del referendum
è cresciuta da un misero 35% di luglio, un più lusinghiero 81%
nell’ultima rilevazione (4 settembre);
• il rapporto tra sì e no si è modificato leggermente, da uno
schiacciante 85%-15% di luglio ad un più equilibrato, ma
eloquente, 70%-30% il 4 settembre;
• la stima dell’affluenza è attorno al 50%, ma in questa
consultazione referendaria non esiste quorum, quindi i risultati
sarebbero stati validi anche se l’affluenza fosse stata inferiore
al 50%.
17. ma anche il fronte del NO esulta
Sorprendentemente, i sondaggi si sono rivelati corretti:
il sì ha vinto con il 69,5% mentre il no si è fermato al 30,5%.
L’affluenza è stata del 53,4%, un dato notevole visto
che il raggiungimento del quorum non era necessario.
Nonostante la sconfitta, i partiti politici schierati per il no
hanno rivendicato il risultato raggiunto per essere riusciti
in poche settimane a portare il no dal 15% al 30%.
Ad esempio:
• il leader di Azione, Carlo Calenda, ha affermato
Ritengo che questo referendum creerà molte più
spaccature di quelle che oggi vediamo e che la ricerca
di una rappresentanza ci sia e sia molto forte.
• il partito Più Europa ha rivendicato su Twitter
In sole due settimane di campagna elettorale, il NO
ha recuperato rispetto a tutti i sondaggi: un pezzo non
marginale d’Italia non ha abboccato all’amo populista
e alla furia antipolitica e antiparlamentare. Un risultato
di cui siamo orgogliosi.
VINCE IL Sì
18. Nonostante la netta vittoria del Sì, il taglio dei parlamentari non avverrà
immediatamente. Il nuovo Parlamento con 600 parlamentari vedrà la luce soltanto
nella prossima legislatura. Nel frattempo, la maggioranza che sostiene l’attuale
Governo ha presentato due importanti riforme volte a compensare gli effetti negativi
del taglio dei parlamentari sulla rappresentatività democratica:
• una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale, che ha suscitato
malumori in seno alla stessa maggioranza (soprattutto da parte di Italia Viva);
• una nuova riforma costituzionale che abolisce il principio dell’elezione del
Senato su base regionale e riduce il numero di delegati regionali per l’elezione del
Presidente della Repubblica.
Le due riforme sono all’esame del Parlamento.
COSA SUCCEDE ORA?