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IL CONSIGLIO DEI MINISTRI prende atto e condivide lo spirito
Sul Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2019 leggiamo:
il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Erika Stefani, dopo gli incontri
bilaterali con i Ministri interessati, ha illustrato i contenuti delle Intese.
Il Consiglio dei Ministri ne ha preso atto e condiviso lo spirito.
Di quali Intese si parla?
Sono gli accordi stipulati tra il Governo e il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna per concedere
alle tre Regioni ulteriori forme e condizioni di autonomia.
La procedura prevista dalla Costituzione
che le Regioni in equilibrio di bilancio possano
richiedere maggiori competenze nelle materie
cosiddette a legislazione concorrente, ovvero quelle
di potestà non esclusiva dello Stato o delle Regioni.
STABILISCE
che l’autonomia sia concessa attraverso una legge
dello Stato, approvata dalle Camere a maggioranza
assoluta dei componenti, sulla base di un’intesa tra
lo Stato e la Regione interessata.
PREVEDE
La Costituzione italiana prevede che lo Stato possa concedere forme di maggiore autonomia alle Regioni che ne fanno
richiesta.
L’articolo 116 comma 3, introdotto con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001,
organizzazione
della giustizia di pace
… e il possibile oggetto dell’autonomia regionale rafforzata
Le materie a legislazione concorrente sono elencate all’articolo 117 comma 3 della Costituzione.
Ulteriori forme di autonomia possono anche essere riconosciute per alcune materie attualmente di esclusiva competenza
dello Stato, come:
norme generali
sull’istruzione
tutela dell’ambiente,
dell’ecosistema e dei beni culturali
Referendum in Veneto e Lombardia
All’Emilia-Romagna basta un voto in Consiglio
Il 22 ottobre 2017, le Regioni Veneto e Lombardia – entrambe
guidate dalla Lega – hanno svolto un referendum consultivo nel
quale chiedevano ai cittadini se fossero favorevoli o meno alla
richiesta di maggiore autonomia. In entrambi i casi, il Sì ha ottenuto
una larghissima maggioranza di voti.
La procedura costituzionale per l’autonomia regionale non prevede
consultazioni popolari, quindi, l’esito del referendum non ha avuto
effetti vincolanti per il Governo, ma ha rafforzato politicamente la
richiesta di Veneto e Lombardia.
L’Emilia-Romagna, a guida PD, ha invece attivato la procedura
attraverso un voto in Consiglio Regionale.
È la prima volta che viene richiesta l’applicazione dell’articolo 116
comma 3.
In tutti e tre gli Accordi preliminari le materie di maggiore interesse per
le Regioni erano:
• Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema
• Tutela della salute
• Istruzione
• Tutela del lavoro
• Rapporti internazionali e con l’Unione Europea
GLI ACCORDI PRELIMINARI
Pochi giorni prima delle elezioni politiche del 2018, il governo Gentiloni
ha sottoscritto degli Accordi preliminari con le tre Regioni – finalizzati
ad individuare i princìpi generali e le materie specifiche per le quali
veniva richiesta autonomia – per la definizione delle Intese.
Le tre Regioni si sono riservate la possibilità di estendere il negoziato, in un momento
successivo, ad altre materie.
Durante il Question Time alla Camera dei Deputati dell’11 luglio 2018, il Ministro Stefani
ha dichiarato che le tre Regioni hanno manifestato al Governo l’intenzione di «ampliare
il novero delle materie da trasferire».
La Lombardia e il Veneto hanno chiesto autonomia su tutte le 23 materie possibili (tra le
quali: istruzione, professioni, ricerca scientifica, governo del territorio, porti e aeroporti,
produzione e distribuzione dell’energia), l’Emilia-Romagna su 15.
Quindi Lombardia e Veneto hanno chiesto autonomia su tutte le 20 materie attualmente
a legislazione concorrente e sulle 3 di potestà esclusiva dello Stato ma per le quali è
possibile chiedere autonomia.
Le richieste finali delle Regioni
C
L’autonomia regionale è nel contratto di governo
tra Lega e Movimento 5 Stelle.
Cosa ne pensa LA Lega?
A fine 2018, il Ministro Stefani (Lega) ha accusato il
M5S di rallentare le negoziazioni in corso con Veneto,
Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il raggiungimento per le Regioni del Nord di maggiore
autonomia dallo Stato è storicamente una priorità della
Lega, che nasce proprio come movimento federalista e
autonomista.
E IL MOVIMENTO 5 STELLE?
È ufficialmente favorevole a forme di autonomia avanzate concesse
alle Regioni, e aveva sostenuto il referendum in Veneto e Lombardia
(sebbene l’esito pressoché scontato aveva fatto allineare quasi tutti i
partiti a favore del Sì).
È poco entusiasta di fronte alle implicazioni politiche che possono
derivare dal concedere la maggiore autonomia alle tre Regioni del Nord;
Ritiene che un’autonomia rafforzata concessa alle ricche Regioni del
Nord – con un gettito fiscale elevato, attualmente ridistribuito a livello
statale – possa ridurre le risorse messe a disposizione per le Regioni del
Sud, economicamente più in difficoltà;
Chiede che i livelli essenziali delle prestazioni siano garantiti su tutto il
territorio nazionale.
A che punto è la procedura?
Dopo il Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2019 non sono stati fatti passi avanti sul fronte dell’autonomia
regionale.
Le Intese sono state sottoscritte dal Presidente del Consiglio e dai Presidenti delle tre Regioni, ma la procedura
di approvazione parlamentare non è stata ancora avviata. I ritardi sembrano dipendere:
• da perplessità sul ruolo del Parlamento. Le Camere saranno chiamate a ratificare gli accordi, ma senza alcun
potere emendativo: sarà Sì o No.
• dal criterio che verrà utilizzato per assegnare le risorse necessarie al finanziamento delle nuove competenze
attribuite alle Regioni.
COSTO STORICO
Tuttavia, gli Accordi prevedono che entro un anno
dall’Accordo definitivo si dovrebbero definire i fabbisogni
standard, fondati sul principio del costo medio nazionale,
che per alcune funzioni potrebbe essere più elevato
rispetto al costo storico.
Gli Accordi prevedono che ogni nuova funzione sia finanziata
attraverso il principio del costo storico sostenuto dallo Stato
per offrire i servizi legati a quella specifica materia in quella
specifica Regione.
Si tratta di un’operazione a saldo zero per il bilancio dello
Stato, visto che le risorse trasferite alla Regione saranno le
stesse che lo Stato oggi destina a quella Regione.
… oppure fabbisogni standard?
L’istruzione ha un costo storico pro capite in
Lombardia di € 463 per lo Stato.
Una volta ottenuta autonomia in materia di istruzione,
la Lombardia potrà trattenere € 463 pro capite.
I fabbisogni sarebbero definiti da un Comitato composto
da tutte le Regioni con l’obbiettivo di garantire equità
nell’erogazione dei diritti al cittadino, ma è possibile che
il principio del costo medio nazionale possa richiedere
maggiori trasferimenti di risorse dallo Stato verso le
Regioni autonome, a scapito delle Regioni più povere.
L’istruzione ha un costo medio nazionale
di € 537 pro capite per lo Stato, superiore
al costo storico in Lombardia.
ESEMPIO
ESEMPIO
Il Governo, che conduce le negoziazioni per conto dello Stato, e le Regioni dovranno
sottoscrivere il testo finale delle Intese.
La situazione è in fase di stallo e una soluzione verrà trovata, probabilmente, dopo le
Elezioni Europee (26 maggio).
Una volta sottoscritte le Intese, il Governo è tenuto a presentare alle Camere un disegno
di legge per ciascuna di esse.
E adesso cosa succede?
L’approvazione della legge da parte delle Camere a maggioranza assoluta serve a rivestire di forma legislativa
l’intesa raggiunta sull’iniziativa regionale. […] La legge di approvazione sembrerebbe da considerare una legge
atipica, perché avrebbe ad oggetto di deliberazione l’intesa già raggiunta [senza facoltà di emendare il testo]
rafforzata, in quanto il procedimento prevede l’approvazione delle Camere a maggioranza assoluta
dei componenti
Prof. Stelio Mangiameli, Direttore dell’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Tutti vogliono l’autonomia!
A Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna si sono nel frattempo aggiunte anche altre Regioni.
Un dossier del Servizio Studi del Senato del febbraio 2019 spiega infatti come ben 13 Regioni sulle 15 a Statuto
ordinario abbiano mosso passi per una maggiore autonomia:
• Campania, Liguria, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana ed Umbria hanno conferito mandato al Presidente di
Regione per chiedere al Governo l’avvio delle trattative;
• Basilicata, Calabria e Puglia hanno assunto iniziative preliminari in tal senso, con ad esempio, l’approvazione
di atti di indirizzo politico.
C
Secondo quanto previsto dal primo comma dell’articolo 116, le Regioni
Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta, Sicilia e Sardegna
dispongono già di forme e condizioni di autonomia, secondo quanto
previsto dai rispettivi Statuti Speciali, che sono stati adottati nel corso
del tempo con Legge Costituzionale.
L’esigenza di concedere particolari forme di autonomia ad alcuni
territori si venne a creare nel secondo dopoguerra.
AUTONOMIA: CHI CE L’HA Già?
Le Regioni a Statuto Speciale
Venne concesso con il Regio Decreto Legislativo 455 del 15 maggio
1946: prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana e
persino prima del referendum istituzionale del 2 giugno 1946!
STATUTO SPECIALE DI SICILIA
Gli altri Statuti Speciali vennero concessi nel 1948 e, per il Friuli
Venezia-Giulia, nel 1963.
ALTRI STATUTI SPECIALI
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AUTONOMIA REGIONALE: DI COSA STIAMO PARLANDO

  • 1.
  • 2. IL CONSIGLIO DEI MINISTRI prende atto e condivide lo spirito Sul Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2019 leggiamo: il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Erika Stefani, dopo gli incontri bilaterali con i Ministri interessati, ha illustrato i contenuti delle Intese. Il Consiglio dei Ministri ne ha preso atto e condiviso lo spirito. Di quali Intese si parla? Sono gli accordi stipulati tra il Governo e il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna per concedere alle tre Regioni ulteriori forme e condizioni di autonomia.
  • 3. La procedura prevista dalla Costituzione che le Regioni in equilibrio di bilancio possano richiedere maggiori competenze nelle materie cosiddette a legislazione concorrente, ovvero quelle di potestà non esclusiva dello Stato o delle Regioni. STABILISCE che l’autonomia sia concessa attraverso una legge dello Stato, approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un’intesa tra lo Stato e la Regione interessata. PREVEDE La Costituzione italiana prevede che lo Stato possa concedere forme di maggiore autonomia alle Regioni che ne fanno richiesta. L’articolo 116 comma 3, introdotto con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001,
  • 4. organizzazione della giustizia di pace … e il possibile oggetto dell’autonomia regionale rafforzata Le materie a legislazione concorrente sono elencate all’articolo 117 comma 3 della Costituzione. Ulteriori forme di autonomia possono anche essere riconosciute per alcune materie attualmente di esclusiva competenza dello Stato, come: norme generali sull’istruzione tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali
  • 5. Referendum in Veneto e Lombardia All’Emilia-Romagna basta un voto in Consiglio Il 22 ottobre 2017, le Regioni Veneto e Lombardia – entrambe guidate dalla Lega – hanno svolto un referendum consultivo nel quale chiedevano ai cittadini se fossero favorevoli o meno alla richiesta di maggiore autonomia. In entrambi i casi, il Sì ha ottenuto una larghissima maggioranza di voti. La procedura costituzionale per l’autonomia regionale non prevede consultazioni popolari, quindi, l’esito del referendum non ha avuto effetti vincolanti per il Governo, ma ha rafforzato politicamente la richiesta di Veneto e Lombardia. L’Emilia-Romagna, a guida PD, ha invece attivato la procedura attraverso un voto in Consiglio Regionale. È la prima volta che viene richiesta l’applicazione dell’articolo 116 comma 3.
  • 6. In tutti e tre gli Accordi preliminari le materie di maggiore interesse per le Regioni erano: • Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema • Tutela della salute • Istruzione • Tutela del lavoro • Rapporti internazionali e con l’Unione Europea GLI ACCORDI PRELIMINARI Pochi giorni prima delle elezioni politiche del 2018, il governo Gentiloni ha sottoscritto degli Accordi preliminari con le tre Regioni – finalizzati ad individuare i princìpi generali e le materie specifiche per le quali veniva richiesta autonomia – per la definizione delle Intese.
  • 7. Le tre Regioni si sono riservate la possibilità di estendere il negoziato, in un momento successivo, ad altre materie. Durante il Question Time alla Camera dei Deputati dell’11 luglio 2018, il Ministro Stefani ha dichiarato che le tre Regioni hanno manifestato al Governo l’intenzione di «ampliare il novero delle materie da trasferire». La Lombardia e il Veneto hanno chiesto autonomia su tutte le 23 materie possibili (tra le quali: istruzione, professioni, ricerca scientifica, governo del territorio, porti e aeroporti, produzione e distribuzione dell’energia), l’Emilia-Romagna su 15. Quindi Lombardia e Veneto hanno chiesto autonomia su tutte le 20 materie attualmente a legislazione concorrente e sulle 3 di potestà esclusiva dello Stato ma per le quali è possibile chiedere autonomia. Le richieste finali delle Regioni
  • 8. C L’autonomia regionale è nel contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Cosa ne pensa LA Lega? A fine 2018, il Ministro Stefani (Lega) ha accusato il M5S di rallentare le negoziazioni in corso con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Il raggiungimento per le Regioni del Nord di maggiore autonomia dallo Stato è storicamente una priorità della Lega, che nasce proprio come movimento federalista e autonomista.
  • 9. E IL MOVIMENTO 5 STELLE? È ufficialmente favorevole a forme di autonomia avanzate concesse alle Regioni, e aveva sostenuto il referendum in Veneto e Lombardia (sebbene l’esito pressoché scontato aveva fatto allineare quasi tutti i partiti a favore del Sì). È poco entusiasta di fronte alle implicazioni politiche che possono derivare dal concedere la maggiore autonomia alle tre Regioni del Nord; Ritiene che un’autonomia rafforzata concessa alle ricche Regioni del Nord – con un gettito fiscale elevato, attualmente ridistribuito a livello statale – possa ridurre le risorse messe a disposizione per le Regioni del Sud, economicamente più in difficoltà; Chiede che i livelli essenziali delle prestazioni siano garantiti su tutto il territorio nazionale.
  • 10. A che punto è la procedura? Dopo il Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2019 non sono stati fatti passi avanti sul fronte dell’autonomia regionale. Le Intese sono state sottoscritte dal Presidente del Consiglio e dai Presidenti delle tre Regioni, ma la procedura di approvazione parlamentare non è stata ancora avviata. I ritardi sembrano dipendere: • da perplessità sul ruolo del Parlamento. Le Camere saranno chiamate a ratificare gli accordi, ma senza alcun potere emendativo: sarà Sì o No. • dal criterio che verrà utilizzato per assegnare le risorse necessarie al finanziamento delle nuove competenze attribuite alle Regioni.
  • 11. COSTO STORICO Tuttavia, gli Accordi prevedono che entro un anno dall’Accordo definitivo si dovrebbero definire i fabbisogni standard, fondati sul principio del costo medio nazionale, che per alcune funzioni potrebbe essere più elevato rispetto al costo storico. Gli Accordi prevedono che ogni nuova funzione sia finanziata attraverso il principio del costo storico sostenuto dallo Stato per offrire i servizi legati a quella specifica materia in quella specifica Regione. Si tratta di un’operazione a saldo zero per il bilancio dello Stato, visto che le risorse trasferite alla Regione saranno le stesse che lo Stato oggi destina a quella Regione. … oppure fabbisogni standard? L’istruzione ha un costo storico pro capite in Lombardia di € 463 per lo Stato. Una volta ottenuta autonomia in materia di istruzione, la Lombardia potrà trattenere € 463 pro capite. I fabbisogni sarebbero definiti da un Comitato composto da tutte le Regioni con l’obbiettivo di garantire equità nell’erogazione dei diritti al cittadino, ma è possibile che il principio del costo medio nazionale possa richiedere maggiori trasferimenti di risorse dallo Stato verso le Regioni autonome, a scapito delle Regioni più povere. L’istruzione ha un costo medio nazionale di € 537 pro capite per lo Stato, superiore al costo storico in Lombardia. ESEMPIO ESEMPIO
  • 12. Il Governo, che conduce le negoziazioni per conto dello Stato, e le Regioni dovranno sottoscrivere il testo finale delle Intese. La situazione è in fase di stallo e una soluzione verrà trovata, probabilmente, dopo le Elezioni Europee (26 maggio). Una volta sottoscritte le Intese, il Governo è tenuto a presentare alle Camere un disegno di legge per ciascuna di esse. E adesso cosa succede? L’approvazione della legge da parte delle Camere a maggioranza assoluta serve a rivestire di forma legislativa l’intesa raggiunta sull’iniziativa regionale. […] La legge di approvazione sembrerebbe da considerare una legge atipica, perché avrebbe ad oggetto di deliberazione l’intesa già raggiunta [senza facoltà di emendare il testo] rafforzata, in quanto il procedimento prevede l’approvazione delle Camere a maggioranza assoluta dei componenti Prof. Stelio Mangiameli, Direttore dell’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
  • 13. Tutti vogliono l’autonomia! A Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna si sono nel frattempo aggiunte anche altre Regioni. Un dossier del Servizio Studi del Senato del febbraio 2019 spiega infatti come ben 13 Regioni sulle 15 a Statuto ordinario abbiano mosso passi per una maggiore autonomia: • Campania, Liguria, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana ed Umbria hanno conferito mandato al Presidente di Regione per chiedere al Governo l’avvio delle trattative; • Basilicata, Calabria e Puglia hanno assunto iniziative preliminari in tal senso, con ad esempio, l’approvazione di atti di indirizzo politico.
  • 14. C Secondo quanto previsto dal primo comma dell’articolo 116, le Regioni Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta, Sicilia e Sardegna dispongono già di forme e condizioni di autonomia, secondo quanto previsto dai rispettivi Statuti Speciali, che sono stati adottati nel corso del tempo con Legge Costituzionale. L’esigenza di concedere particolari forme di autonomia ad alcuni territori si venne a creare nel secondo dopoguerra. AUTONOMIA: CHI CE L’HA Già? Le Regioni a Statuto Speciale Venne concesso con il Regio Decreto Legislativo 455 del 15 maggio 1946: prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana e persino prima del referendum istituzionale del 2 giugno 1946! STATUTO SPECIALE DI SICILIA Gli altri Statuti Speciali vennero concessi nel 1948 e, per il Friuli Venezia-Giulia, nel 1963. ALTRI STATUTI SPECIALI
  • 15. Telos Analisi & Strategie Palazzo Doria Pamphilj Via del Plebiscito 107 • Roma 00186 T. +39 06 69940838 telos@telosaes.it • www.telosaes.it twitter.com/Telosaes facebook.com/Telosaes youtube.com/telosaes slideshare.net/telosaes pinterest.com/telosaes/ linkedin.com/company/telos-a&s