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“Ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli
lo avrete fatto a Me”
Matteo (25, 40)
La tutela del diritto alla vita nella società contemporanea
Nella moderna civiltà malata di utilitarismo, individualismo, consumismo, permissivismo,
un’impellente necessità mi sembra, invero, sia costituita dall’arginamento e, poi, dall’alienazione del
formidabile relativismo imperante attraverso la ricucitura ed il rafforzamento della trama
fondamentale etica e morale della condizione dell’essere umano riassumibile nella forma di enunciato
definibile “imperativo etico fondamentale”, secondo il quale l’azione individuale in qualsiasi
circostanza deve essere tale da coltivare l’autonomia altrui perché conseguentemente si svilupperà la
propria.
Dunque, lungi dall’aspirare a porre in essere le condizioni di un esercizio arbitrario della
volontà o della libertà, non essendo possibile autonomia al di fuori del contratto sociale che ne
garantisca l’esercizio, il compito è quello di trarre le conseguenze pratiche della radicale reciprocità
dell’umano creando o adeguando le regole di convivialità che poi garantiranno agli individui la loro
autonomia.
Ed in una condizione umana in cui la propria esistenza è partorita ed affermata dall’esistenza
altrui e viceversa in un mutuo partorirsi, l’accrescimento del proprio grado di autonomia è
determinato, oltre che dalla presenza e dalla differenzadell’altro, dal medesimo rispetto con cui si
tratta (equivalenza morale), dalla negazione di relazioni fusionali che aprono alla relazione verso
l’alterità e dall’evitare di essere oggetto di altri ma di essere soggetto per interdizione dell’idolatria,
soprattutto dalla proibizione della negazione della presenza dell’altro, ovvero dalla proibizione
dell’omicidio.
Ciò premesso, appare in tutta la sua evidenza che nell’opera indefessa di ricucitura dei cardini
fondamentali dell’essere umano la cruna dell’ago ideale, che rappresenta l’osservanza e l’attuazione
dei principi autonomistici, è costituita dal rispetto della inviolabilità del diritto alla vita dell’essere
umano dal momento del concepimento alla morte.
Un essere concepito non è oggi riconosciuto nel suo diritto fondamentale a vivere e non può
protestare, è indifeso e sottoposto alla volontà degli adulti e dei Parlamenti che decidono o
consentono di eliminare, manipolare o stravolgere una vita nuova.
Infatti, pur essendo riconosciuto persona il feto, è diffusa la possibilità di effettuare: l’aborto
cosiddetto terapeutico in senso stretto, in cui di fatto si salva una vita o la salute di qualcuno
sopprimendo l’altro, che non sopravviverebbe, adottando una dura regola del minor male: l’aborto
definibile di convenienza, anche se talora si pone in termini di gravi conflitti di valori e di paradossi
dell’etica; l’aborto eugenico.
2
Ma, ad accrescere ancor più le preoccupazioni, vi è il fatto che scientificamente ci si spinga
ancor oltre sostenendo che fino al quattordicesimo giorno di vita l’embrione non è un essere umano in
quanto non è isolabile dal corpo materno.
Evidentemente il problema dell’inizio della vita è mal posto perché, prescindendo dal fatto
che è legittimo già il dubbio che possa l’embrione in futuro essere isolabile con tecnologie più
avanzate, se la vocazione dell’essere umano è promuovere l’autonomia altrui si tratta di determinare
chi è l’altro.
Più che definire, dunque, l’inizio dell’essere umano, va definito quali sono gli esseri di cui
coltivare l’autonomia.
Noi dobbiamo coltivare l’autonomia di tutti gli esseri in potenza di autonomia che appartengono alla
specie umana.
Si tratta di circoscrivere, allora, l’insieme degli esseri umani con potenzialità di autonomia
(esseri umani, non persone, quindi individui del genere umano in dimensione organico-biologica non
persone nella loro integrità tridimensionale).
La vita organica dell’essere umano comincia con la fecondazione, che possiede tutte le
caratteristiche essenziali delle cellule della specie umana, ma è evidente che non è ancora persona
umana: è un organismo umano in potenza di individuazione e relazione.
Non è ancora individuo perché cambia natura se si fraziona o si fonde con un altro (se si divide
lo zigote si hanno due gemelli e, ancora, due zigoti provenienti da diversi genitori se si fondono
danno un individuo che presenta i caratteri di tutti e quattro i genitori).
Lo zigote è individuo quando comincia a differenziarsi, cioè quando compaiono le cellule
specializzate, il che coincide con la nidazione in endometrio.
A quel punto entra i relazione di comunicazione con l’altro essere della propria specie, la
madre, comunicazione inizialmente organica e progressivamente affettiva.
Ora l’embrione è persona umana in potenza e non in atto in quanto la sua esistenza non si
dispiega ancora nella dimensione simbolica.
La vita organica dell’essere umano, dunque, inizia con la fecondazione mentre la vita di
relazione inizia con la nidazione.
Allora quali esseri abbiamo il dovere di rispettare come noi stessi promuovendone l’autonomia?
Vi è un potenziale di autonomia da coltivare non appena esiste un individuo appartenente alla
specie umana.
Ma come può esistere una potenza di autonomia non ancora individuata?
L’embrione è persona umana in potenza, non lo zigote che è organismo umano in potenza di
individuazione e relazione.
Allora non rispettiamo lo zigote?
Indipendentemente dalla controversia sulla “personalità dell’embrione e dello zigote, si può
giungere alla conclusione che:
si deve rispetto specifico a tutti i propri simili:
3
lo zigote, come l’embrione, è un nostro simile;
si deve, pertanto, allo zigote rispetto specifico.
I nostri simili sono, dunque, tutti coloro che come noi sono stati creati da due membri della
specie umana sessualmente differenziati.
Non è necessario dire che lo zigote è persona umana in potenza per rispettarlo.
Esso è una porzione di umanità da cui possono sorgere uno o più poli di reciprocità come da
ognuno di noi.
Inoltre, essendo l’uomo ormai in grado nel campo delle scienze biomediche non solo di
osservare ma anche di manipolare, si deve riflettere sul fatto che ciò che è tecnicamente possibile non
è sempre moralmente ammissibile.
Pertanto, gli interventi sugli embrioni possono ritenersi leciti solo se ne rispettano la vita e
l’integrità, se non comportano rischi sproporzionati e se sono finalizzati alla guarigione o al
miglioramento delle condizioni di sopravvivenza.
Inoltre, è certamente immorale produrre embrioni umani, destinati ad essere sfruttati come
materiale biologico disponibile, nonché congelare gli embrioni in quanto si arreca grave lesività al
rispetto dovuto agli esseri umani determinata dal rischio di morte o di integrità, dalla privazione
dell’accoglienza e della gestazione materna e dal rischio di ulteriori offese e manipolazioni.
Men che meno, ancora, sono ammissibili interventi sul genoma non terapeutici ma tesi alla
produzione di esseri umani selezionati per tipologie qualitative essendo ciò contrario alla dignità, alla
integrità ed alla identità della persona.
Altrettanto inammissibili sono gli interventi artificiali sulla procreazione umana, sia che il
concepimento avvenga a partire da gameti provenienti almeno da un donatore diverso dai genitori
(FIVET ed inseminazioni eterologhe) sia che avvenga a partire dai genitori (FIVET ed inseminazioni
omologhe), oltre che per l’alterazione del momento unitivo e procreativo, per il rischio di
inseminazione post mortem, per l’usurpazione del diritto del figlio ad essere concepito nel
matrimonio, per la rottura fra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa
nonché per numerosi altri problemi del terzo procreatore, tutti elementi che concorrono al disordine
sociale destrutturando la fondamentale cellula costituita dalla famiglia, anche per la distinzione degli
embrioni soprannumerari derivanti dall’iperovulazione della donna.
Ed ancora, al di là della dissociazione sulle finalità del matrimonio che determinano in generale
gli anticoncezionali, certamente di questi in particolare alcuni vanno considerati veri e propri abortivi,
come la pillola del giorno dopo, l’RSU 489 e il dispositivo intrauterino o IUD, in quanto impediscono
alla cellula già fecondata il suo naturale attecchimento nel grembo materno.
È difficile, quindi, ammettere che un legislatore possa affermare che è lecito uccidere, mentre
Stati e Governi dovrebbero promuovere nei confronti dell’istituto familiare una legislazione di
supporto possibile e tendere al riconoscimento sostenibile, anche economico, della maternità
responsabile nonché intervenire con opportuni aiuti là dove far nascere bambini significhi non dover
poi pensare al proprio sostentamento ma, nel contempo, facendo sì che in quella società non si
determinino le condizioni per approfittare della Welfare Society che ha ragion d’essere per chi ha
bisogno e non per chi crea il bisogno al fine di non avere un ruolo attivo nella società.
4
Ed ancor più difficile è ammettere che si possa concepire l’attuazione di una politica di
contenimento demografico non inserita in un’organica azione di sviluppo ma di coercizione in cui
l’aborto è promosso come metodo di pianificazione familiare.
Infine, nel concorso all’azione di analisi e ricostruzione dei valori per fondare nuove speranze
intrapresa quest’anno dal Distretto 2100 del Rotary International, cui si ricollega questa disamina,
credo che possa essere opportuna la proposta di elaborare un documento da porre all’attenzione del
Board con il quale si chieda l’istituzione della celebrazione della “Giornata della Vita” (…).
“Alla luce della verità sul dono della vita umana
e dei principi morali che ne conseguono,
ciascuno è invitato ad agire,
nell'ambito della responsabilità che gli è propria,
come il buon samaritano e a riconoscere
anche il più piccolo tra i figli degli uomini
come suo prossimo (Cf. Lc 10, 29-37)”
Congregazione per la Dottrina della Fede
“Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione”
S.E. Joseph Card. Ratzinger, Prefetto (22 febbraio 1987)
“Come popolo pellegrinante, popolo della vita e per la vita,
camminiamo fiduciosi verso « un nuovo cielo e una nuova terra » (Ap 21, 1)”
S.S. Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 101
_________________
Annotazione:
Raimondo Villano, Conferenza tenuta al Rotary Club il 5 ottobre 1994.
_________________
Abstract da:
Raimondo Villano, “Dieci anni” (patrocinio Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est, , Edizione A.C.M., pag. 145-148;
Pompei, giugno 1998).

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Raimondo villano - La tutela del diritto alla vita

  • 1. 1 “Ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a Me” Matteo (25, 40) La tutela del diritto alla vita nella società contemporanea Nella moderna civiltà malata di utilitarismo, individualismo, consumismo, permissivismo, un’impellente necessità mi sembra, invero, sia costituita dall’arginamento e, poi, dall’alienazione del formidabile relativismo imperante attraverso la ricucitura ed il rafforzamento della trama fondamentale etica e morale della condizione dell’essere umano riassumibile nella forma di enunciato definibile “imperativo etico fondamentale”, secondo il quale l’azione individuale in qualsiasi circostanza deve essere tale da coltivare l’autonomia altrui perché conseguentemente si svilupperà la propria. Dunque, lungi dall’aspirare a porre in essere le condizioni di un esercizio arbitrario della volontà o della libertà, non essendo possibile autonomia al di fuori del contratto sociale che ne garantisca l’esercizio, il compito è quello di trarre le conseguenze pratiche della radicale reciprocità dell’umano creando o adeguando le regole di convivialità che poi garantiranno agli individui la loro autonomia. Ed in una condizione umana in cui la propria esistenza è partorita ed affermata dall’esistenza altrui e viceversa in un mutuo partorirsi, l’accrescimento del proprio grado di autonomia è determinato, oltre che dalla presenza e dalla differenzadell’altro, dal medesimo rispetto con cui si tratta (equivalenza morale), dalla negazione di relazioni fusionali che aprono alla relazione verso l’alterità e dall’evitare di essere oggetto di altri ma di essere soggetto per interdizione dell’idolatria, soprattutto dalla proibizione della negazione della presenza dell’altro, ovvero dalla proibizione dell’omicidio. Ciò premesso, appare in tutta la sua evidenza che nell’opera indefessa di ricucitura dei cardini fondamentali dell’essere umano la cruna dell’ago ideale, che rappresenta l’osservanza e l’attuazione dei principi autonomistici, è costituita dal rispetto della inviolabilità del diritto alla vita dell’essere umano dal momento del concepimento alla morte. Un essere concepito non è oggi riconosciuto nel suo diritto fondamentale a vivere e non può protestare, è indifeso e sottoposto alla volontà degli adulti e dei Parlamenti che decidono o consentono di eliminare, manipolare o stravolgere una vita nuova. Infatti, pur essendo riconosciuto persona il feto, è diffusa la possibilità di effettuare: l’aborto cosiddetto terapeutico in senso stretto, in cui di fatto si salva una vita o la salute di qualcuno sopprimendo l’altro, che non sopravviverebbe, adottando una dura regola del minor male: l’aborto definibile di convenienza, anche se talora si pone in termini di gravi conflitti di valori e di paradossi dell’etica; l’aborto eugenico.
  • 2. 2 Ma, ad accrescere ancor più le preoccupazioni, vi è il fatto che scientificamente ci si spinga ancor oltre sostenendo che fino al quattordicesimo giorno di vita l’embrione non è un essere umano in quanto non è isolabile dal corpo materno. Evidentemente il problema dell’inizio della vita è mal posto perché, prescindendo dal fatto che è legittimo già il dubbio che possa l’embrione in futuro essere isolabile con tecnologie più avanzate, se la vocazione dell’essere umano è promuovere l’autonomia altrui si tratta di determinare chi è l’altro. Più che definire, dunque, l’inizio dell’essere umano, va definito quali sono gli esseri di cui coltivare l’autonomia. Noi dobbiamo coltivare l’autonomia di tutti gli esseri in potenza di autonomia che appartengono alla specie umana. Si tratta di circoscrivere, allora, l’insieme degli esseri umani con potenzialità di autonomia (esseri umani, non persone, quindi individui del genere umano in dimensione organico-biologica non persone nella loro integrità tridimensionale). La vita organica dell’essere umano comincia con la fecondazione, che possiede tutte le caratteristiche essenziali delle cellule della specie umana, ma è evidente che non è ancora persona umana: è un organismo umano in potenza di individuazione e relazione. Non è ancora individuo perché cambia natura se si fraziona o si fonde con un altro (se si divide lo zigote si hanno due gemelli e, ancora, due zigoti provenienti da diversi genitori se si fondono danno un individuo che presenta i caratteri di tutti e quattro i genitori). Lo zigote è individuo quando comincia a differenziarsi, cioè quando compaiono le cellule specializzate, il che coincide con la nidazione in endometrio. A quel punto entra i relazione di comunicazione con l’altro essere della propria specie, la madre, comunicazione inizialmente organica e progressivamente affettiva. Ora l’embrione è persona umana in potenza e non in atto in quanto la sua esistenza non si dispiega ancora nella dimensione simbolica. La vita organica dell’essere umano, dunque, inizia con la fecondazione mentre la vita di relazione inizia con la nidazione. Allora quali esseri abbiamo il dovere di rispettare come noi stessi promuovendone l’autonomia? Vi è un potenziale di autonomia da coltivare non appena esiste un individuo appartenente alla specie umana. Ma come può esistere una potenza di autonomia non ancora individuata? L’embrione è persona umana in potenza, non lo zigote che è organismo umano in potenza di individuazione e relazione. Allora non rispettiamo lo zigote? Indipendentemente dalla controversia sulla “personalità dell’embrione e dello zigote, si può giungere alla conclusione che: si deve rispetto specifico a tutti i propri simili:
  • 3. 3 lo zigote, come l’embrione, è un nostro simile; si deve, pertanto, allo zigote rispetto specifico. I nostri simili sono, dunque, tutti coloro che come noi sono stati creati da due membri della specie umana sessualmente differenziati. Non è necessario dire che lo zigote è persona umana in potenza per rispettarlo. Esso è una porzione di umanità da cui possono sorgere uno o più poli di reciprocità come da ognuno di noi. Inoltre, essendo l’uomo ormai in grado nel campo delle scienze biomediche non solo di osservare ma anche di manipolare, si deve riflettere sul fatto che ciò che è tecnicamente possibile non è sempre moralmente ammissibile. Pertanto, gli interventi sugli embrioni possono ritenersi leciti solo se ne rispettano la vita e l’integrità, se non comportano rischi sproporzionati e se sono finalizzati alla guarigione o al miglioramento delle condizioni di sopravvivenza. Inoltre, è certamente immorale produrre embrioni umani, destinati ad essere sfruttati come materiale biologico disponibile, nonché congelare gli embrioni in quanto si arreca grave lesività al rispetto dovuto agli esseri umani determinata dal rischio di morte o di integrità, dalla privazione dell’accoglienza e della gestazione materna e dal rischio di ulteriori offese e manipolazioni. Men che meno, ancora, sono ammissibili interventi sul genoma non terapeutici ma tesi alla produzione di esseri umani selezionati per tipologie qualitative essendo ciò contrario alla dignità, alla integrità ed alla identità della persona. Altrettanto inammissibili sono gli interventi artificiali sulla procreazione umana, sia che il concepimento avvenga a partire da gameti provenienti almeno da un donatore diverso dai genitori (FIVET ed inseminazioni eterologhe) sia che avvenga a partire dai genitori (FIVET ed inseminazioni omologhe), oltre che per l’alterazione del momento unitivo e procreativo, per il rischio di inseminazione post mortem, per l’usurpazione del diritto del figlio ad essere concepito nel matrimonio, per la rottura fra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa nonché per numerosi altri problemi del terzo procreatore, tutti elementi che concorrono al disordine sociale destrutturando la fondamentale cellula costituita dalla famiglia, anche per la distinzione degli embrioni soprannumerari derivanti dall’iperovulazione della donna. Ed ancora, al di là della dissociazione sulle finalità del matrimonio che determinano in generale gli anticoncezionali, certamente di questi in particolare alcuni vanno considerati veri e propri abortivi, come la pillola del giorno dopo, l’RSU 489 e il dispositivo intrauterino o IUD, in quanto impediscono alla cellula già fecondata il suo naturale attecchimento nel grembo materno. È difficile, quindi, ammettere che un legislatore possa affermare che è lecito uccidere, mentre Stati e Governi dovrebbero promuovere nei confronti dell’istituto familiare una legislazione di supporto possibile e tendere al riconoscimento sostenibile, anche economico, della maternità responsabile nonché intervenire con opportuni aiuti là dove far nascere bambini significhi non dover poi pensare al proprio sostentamento ma, nel contempo, facendo sì che in quella società non si determinino le condizioni per approfittare della Welfare Society che ha ragion d’essere per chi ha bisogno e non per chi crea il bisogno al fine di non avere un ruolo attivo nella società.
  • 4. 4 Ed ancor più difficile è ammettere che si possa concepire l’attuazione di una politica di contenimento demografico non inserita in un’organica azione di sviluppo ma di coercizione in cui l’aborto è promosso come metodo di pianificazione familiare. Infine, nel concorso all’azione di analisi e ricostruzione dei valori per fondare nuove speranze intrapresa quest’anno dal Distretto 2100 del Rotary International, cui si ricollega questa disamina, credo che possa essere opportuna la proposta di elaborare un documento da porre all’attenzione del Board con il quale si chieda l’istituzione della celebrazione della “Giornata della Vita” (…). “Alla luce della verità sul dono della vita umana e dei principi morali che ne conseguono, ciascuno è invitato ad agire, nell'ambito della responsabilità che gli è propria, come il buon samaritano e a riconoscere anche il più piccolo tra i figli degli uomini come suo prossimo (Cf. Lc 10, 29-37)” Congregazione per la Dottrina della Fede “Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione” S.E. Joseph Card. Ratzinger, Prefetto (22 febbraio 1987) “Come popolo pellegrinante, popolo della vita e per la vita, camminiamo fiduciosi verso « un nuovo cielo e una nuova terra » (Ap 21, 1)” S.S. Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 101 _________________ Annotazione: Raimondo Villano, Conferenza tenuta al Rotary Club il 5 ottobre 1994. _________________ Abstract da: Raimondo Villano, “Dieci anni” (patrocinio Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est, , Edizione A.C.M., pag. 145-148; Pompei, giugno 1998).