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SCRIVERE BENE IN ITALIANO
a cura di Jacques Bottel
A cura di Jacques Bottel
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INDICE
1. LA DIVISIONE IN SILLABE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4
2. LE MAIUSCOLE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
3. I DIGRAMMI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9
4. LE DOPPIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11
5. GLI ACCENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12
6. ALCUNE RIPETIZIONI FREQUENTI . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14
7. ERRORI FREQUENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
8. GRAMMATICA DI BASE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17
9. I VERBI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18
10. IL CONGIUNTIVO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20
11. IL PERIODO IPOTETICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24
12. IL GERUNDIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26
13. IL PARTICIPIO PRESENTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28
14. LA PUNTEGGIATURA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29
A cura di Jacques Bottel
3
15. APPENDICE: L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA . . . . . . . . pag. 34
A cura di Jacques Bottel
4
LA DIVISIONE IN SILLABE
REGOLE DI BASE
C'è una sillaba con:
una vocale iniziale con la consonante che segue
Esempi: al-ba, an-co-ra
una consonante seguita da vocale
Esempi: me-to-do, to-na-ca
una consonante con la vocale che precede l, m, n,r
Esempi: bal-zo , cam-po
La m o la n con la p vanno divisi.
Esempi: bim-bo, pom-pa, bam-bo-la, cam-po
i gruppi di consonanti br, cr, pr, sb, sc, sp, st, sbr, spr, str con la vocale che segue
Esempi: spa-ro, pre-sto
In italiano (ma non in francese e in latino) la s fa sempre parte della sillaba successiva.
Esempi: a-spa-ra-gi, ca-ne-stro, vo-stro, per-so-na
una delle consonante che la precede
Esempio: ab-brac-cio, ap-pro-do
le consonanti doppie
Esempi: gat-ti-no, cas-set-ta
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IATO, DITTONGO, TRITTONGO
Vocali dure o aspre: A, E, O
Vocali dolci: I, U
Il dittongo non va mai diviso.
Si forma un dittongo quando:
vocale dolce + dolce
Esempi: fiu-me, Lui-gi
vocale dura + dolce non accentata o viceversa
Esempi: bai-ta (dura + dolce non accentata)
Esempi: pie-tà (dolce non accentata + dura)
Lo iato va sempre diviso.
Si forma uno iato quando:
vocale dura + dura
Esempi: ma-e-stro, be-a-to (vocale dura + dura)
dura + dolce accentata o viceversa
Esempio: pa-u-ra (vocale dura + vocale dolce accentata)
Esempio: vi-a (vocale dolce accentata + vocale dura)
Il trittongo è indivisibile.
Esempi: buoi, guai, miei
N.B: Spesso i trittonghi in iuo si transformano in io.
Esempi: giuoco → gioco, armaiuolo → armaiolo
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Classificazione delle parole in base al numero di sillabe:
Monosillabe parole formate da una sillaba. Esempio: io, tu, gli
Bisillabe parole formate da due sillabe. Esempio: la-go
Trisillabe parole formate da tre sillabe. Esempio: a-mo-re
Plurisillabi parole formate da quattro o più sillabe. Esempio: ma-no-va-le
Curiosità: la parola italiana più lunga è precipitevolissimevolmente1
, usata da Dante nella
"Divina Commedia" che è il superlativo dell'avverbio precipitoso. Un proverbio recita: "Chi
troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente".
1
A prescindere dai dubbi sulla correttezza grammaticale (stando alle regole di formazione del superlativo
e dell’avverbio, da “precipitevole” si dovrebbe dedurre “precipitevolissimamente”) la parola italiana più
lunga, eccetto i termini scientifici è particolareggiatissimamente (27 lettere, una in più di
“precipitevolissimevolmente”).
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LE MAIUSCOLE
Si usa la lettera maiuscola nei seguenti casi:
All'inizio di un testo e dopo il punto fermo, punto a capo, punto esclamativo,
punto interrogativo
Esempio: La luna spendeva alta nel cielo sereno. NB. luna, sole, ecc. sono intesi
come nome comune.
Nella prima parola di un discorso diretto
Esempio: La mamma chiese al figlioletto: «Sei uscito oggi?»
Con nomi propri di persona, cognomi, soprannomi
Esempio: Stefano; Rossi; Luca detto il Paperotto.
Con nomi propri geografici, di strade, piazze, negozi
Esempi: Via dei Tigli; Piazza della Repubblica; Caffè dello Sport
Con nomi dei popoli (gli aggettivi vanno minuscoli)
Esempi: Gli Inglesi ci attaccarono. L'esercito tedesco fu sconfitto.
Nei titoli dei libri, giornali, racconti, poesie, opere d'arte, associazioni, società,
acronimi
Esempi: L'Orlando Furioso; Il Quotidiano; il Sabato del Villaggio; la Gioconda;
Anonymous; l’ELEA (ELaboratore Elettronico Aritmetico) fu un calcolatore
realizzato da Olivetti.
Con nomi di secoli, festività, ricorrenze religiose e civili
Esempi: il Cinquecento; il Natale; la Pasqua; l'anniversario della Vittoria
Con nomi indicanti dignità e i relativi titoli e attributi, e con nomi che indicano
istituzioni e uffici pubblici
Es. Sua Santità il Papa; il Presidente della Repubblica; il Ministro degli Affari
Esteri; la Camera; il Parlamento; la Corte Costituzionale.
N.B. Bisogna invece scrivere per esempio: Sono stato ricevuto da papa Pio XI.
A cura di Jacques Bottel
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Con i nomi indicanti persone sacre o loro sinonimi
Esempi: Dio; l'Onnipotente; l'Altissimo; la Vergine
N.B. Per maggiore chiarezza bisogna scrivere Stato maiuscono quando significa un Paese
e minuscolo il participio passato del verbo essere; lo stesso vale per Paese che va scritto
maiuscolo nel senso di uno Stato e minuscolo quando significa villaggio o comune.
Esempio. Il nostro Stato è poco industrializzato. / Sono stato sorpreso dal prof. a copiare
il compito.
Esempio. Il nostro Paese è poco industrializzato. / Sono andato a visitare quel paese
laggiù.
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I DIGRAMMI
Che cos’è un digramma?
Un digramma è una sequenza di due grafemi (in questo caso lettere) che all'interno di
una lingua identificano graficamente un fonema2
o un gruppo di fonemi indipendente dal
valore fonologico singolarmente assunto dalle lettere che lo compongono.
IL DIGRAMMA GLI NEI NOMI PROPRI
Nei nomi propri non troviamo mai il diagramma GLI. Esempio: Emilio
Eccezioni: Gigliola, Guglielmo, Guglielmina.
IL DIGRAMMA SC
Il diagramma SCI non è mai seguito dalla E.
Eccezioni: scienza, coscienza, usciere (+ i loro derivati)
IL DIGRAMMA GN
Il digramma GN non è mai seguito da IE, IO, IA, IU.
Eccezioni: compagnia / compagnie + i verbi sognare, bagnare e insegnare all'indicativo
presente e al congiuntivo presente (sogniamo, bagniamo, insegniamo).
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Un fonema è la rappresentazione astratta di un suono. La disciplina che individua e studia i fonemi si
chiama fonologia.
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MB e MP
Davanti alle consonanti b e p si trova sempre la m e mai la n.
Esempi: Impossibile, bimbo
N.B. Nei nomi composti si scrive: Gian Battista o Giambattista, Gian Paolo o
Giampaolo.
N.B. Input e output sono termini inglesi nati dalla fusione di in e out con la parola put,
per cui non seguono le regole della lingua italiana.
LA Q
La Q è sempre e solo seguita dai gruppi vocalici UA; UE; UI; UO.
Eccezioni:
CUO invece di QUO: cuocere, cuoco, cuoio, cuore, scuola, innocuo, scuotere,
riscuotere, scuoiare, percuotere, perspicuo, proficuo, promiscuo.
CUI invece di QUI: circuito, cui, taccuino.
CUA invece di QUA: arcuato, lacuale, Ecuador e ecuadoriani, evacuare
N.B. La Q non si raddoppia mai eccetto in soqquadro; può essere raddoppiata soltanto
con CQ. Seguono questa regola la parola “acqua” e i suoi derivati. Esempi: acquedotto,
acquitrino, acquarello, ecc. Come acqua seguono la regola piacque, acquistare,ecc.
A cura di Jacques Bottel
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LE DOPPIE
REGOLE GENERALI:
La Z seguita da IONE non raddoppia mai. Esempio: stazione
La G seguita da IONE non raddoppia mai. Esempio: stagione
La B seguita da ILE non raddoppia mai. Esempio: automobile
La Q non raddoppia mai. Esempio: squalo - Eccezione: soqquadro
L'unica parola italiana che ha 4 t è soprattutto
Non esistono parole italiane con tre lettere uguali consecutive.
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GLI ACCENTI
LA REGOLA DELL’ACCENTO
Tutte le parole che terminano con la e accentata hanno sempre l’accento acuto (é).
Esempi: perché, giacché, allorché, affinché, cosicché, benché, né ... né, ecc.
Eccezione: egli è
SE e SÉ
Esempi:
Se vai al mercato, ricordati di comprare un po’ di frutta. (congiunzione)
Chi fa da sé fa per tre! (pronome personale)
Eccezione: se stesso 3
(in questo caso in significato è così chiaro che si omette
l’accento) Esempio: contraddice persino se stesso!
SI e SÌ
Si → pronome o nota musicale
Esempi:
Una volta scoperto, il ladro si è dato alla fuga.
Sì → avverbio
Esempi:
Hai mangiato la mela? Sì! (Risposta affermativa)
Praticare regolarmente uno sport fa sì che ci si mantenga in salute. (Quando
introduce una proposizione consecutiva-finale)
3
Anche se dovrebbe essere corretto anche seguire la regola generale, oggi la grafia senza accento è senza
dubbio preponderante.
A cura di Jacques Bottel
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QUI e QUA, LÌ e LÀ
Su qui e qua l’accento non ci va! Invece su lì e là ci vuole l’accento.
A cura di Jacques Bottel
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ALCUNE RIPETIZIONI FREQUENTI
A ME MI
RIPETIZIONE ESEMPI
A me mi
A te ti
A lui gli / A lei le
A noi ci
A voi vi
A loro gli / le
A me mi ha regalato un libro per Natale
A te ti ha regalato un libro per Natale? / A te che cosa ti hanno regalato per Natale?
A lui gli hanno regalato un libro per Natale / A lui che cosa gli hanno regalato per Natale?
A noi ci hanno regalato un libro per Natale?
A voi vi hanno regato dei libri per Natale / A voi che cosa voi hanno regalato per Natale?
A loro gli hanno regalato dei libri per Natale / A loro che cosa gli hanno regalato per Natale?
MA, PERÒ, TUTTAVIA
Ma e però hanno lo stesso significato, dunque non vanno mai insieme.
Esempio. Te l’ho già detto almeno tre volte, ma però non mi ascolti! [Frase scorretta, si
deve eliminare il ma o il però]
NB. È sconsigliato usare una congiunzione dopo un punto, che è un separatore forte. Le
congiunzioni vanno usate dopo le virgole o, al limite, dopo i punti e virgola che sono
separatori più deboli rispetto al punto. Si consiglia di usare la congiunzione tuttavia che
ha il medesimo significato di ma e però, però meno forte.
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ERRORI FREQUENTI
CHE COSA…?
La proposizione interrogativa, in quanto tale, deve essere introdotta da un pronome o un
aggettivo interrogativo.
Esempi.
Cosa mi racconti? [Frase scorretta: manca il pronome o aggettivo interrogativo]
Che cosa mi racconti? [Frase corretta: che è aggettivo interrogativo, seguito dal
nome]
Che mi racconti? [Frase corretta: che è pronome interrogativo]
L’APOSTROFO IN FIN DI RIGO
Il sito dell’Accademia della Crusca dirime la questione in maniera molto precisa. Ecco un
esempio con tre soluzioni corrette:
dell' [nuovo rigo] amico
del- [nuovo rigo] l'amico
dell'a- [nuovo rigo] mico [soluzione corretta, ma sconsigliata perché poco elegante]
dello [nuovo rigo] amico [soluzione scorretta]
QUAL È
Secondo il sito dell’Accademia della Crusca, l'esatta grafia di qual è non prevede
l'apostrofo in quanto si tratta di un'apocope vocalica e non di un'elisione che invece si
produce soltanto prima di una vocale (e l'apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel
caso dell'elisione).
Esempi:
Qual buon vento vi porta? [corretto, è un apocope]
A cura di Jacques Bottel
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Qual è il tuo nome? [corretto, è un apocope]
Qual’è il tuo nome? [scorretto, non è un elisione]
UN PO’, MOLTO, PARECCHIO
Un po’ si utilizza solo con i nomi non numerabili (in questo caso si può usare anche il
partitivo del/della) o con i verbi. Invece, con i nomi numerabili si usano gli aggettivi
alcuni/e, qualche.
Esempi:
Hai mangiato un po’ di /del riso?
Anche se il tempo non era bello, sei riuscito a sciare un po’?
Hai mangiato un po’ di alcune mele durante la settimana?
Hai mangiato qualche mela durante la settimana?
NOTA IMPORTANTE: Un po’ è l’elisione dell’ultima sillaba di un poco, quindi va
scritto con l’apostrofo!
Il contrario di un po’ è molto/parecchio.
Esempi:
Hai mangiato parecchio riso? [Nome non numerabile]
Hai mangiato molte/parecchie mele? [aggettivo che concorda col nome, nome
numerabile]
Il tempo era bello, quindi ho potuto sciare molto/parecchio.
A cura di Jacques Bottel
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GRAMMATICA DI BASE
C - G
A) Quando CE - GE si trovano in mezzo alla parola si scrivono senza i (esempi: cera,
cena, getto, gesto).
Eccezioni: cieco, cielo, società, specie, superficie, efficienza, deficienza, coefficienza,
sufficienza + derivati: efficiente, deficiente, ecc.
Eccezioni: effigie, igiene + derivati
B) I nomi che terminano in -CIA e -GIA fanno -ce e -ge al plurale se sono precedute da
una consonante (esempi: faccia → facce / frangia → frange), mentre fanno -cie e -gie
al plurale se sono precedute da una vocale (esempi: camicia → camicie ≠ camice; bugia
→ bugie).
UN e UN’
Nei nomi femminili che iniziano per vocale, l’articolo una viene apostrofato in quanto la a
dell’articolo si elide.
Esempi:
un ragno, un albero, ecc. (nomi maschili)
una ragazza, una oca → un’oca (nomi femminili)
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I VERBI
HA e A
HA è il verbo avere al presente e A è una preposizione semplice. Per distinguergli basta
sostituire la a con il verbo avere all'imperfetto: se la frase ha senso HA si scrive così.
Esempi:
Carlo va ha casa. Frase all'imperfetto: Carlo va aveva casa. Frase senza senso
Carlo ha una casa. Frase all'imperfetto: Carlo aveva una casa. Frase sensata
TAVOLE DI VERBI
DARE FARE ANDARE DIRE
io do, do
tu dai
egli dà, da
noi diamo
voi date
essi danno
io faccio, fo
tu fai
egli fa
noi facciamo
voi fate
essi fanno
io vado
tu vai
egli va
noi andiamo
voi andate
essi vanno
[FACILE]
—
dà, dai, da'
dia
diamo
date
diano
—
fa, fai, fa'
faccia
facciamo
fate
facciano
—
va, vai, va'
vada
andiamo
andate
vadano
—
dì, di'
dica
diciamo
dite
dicano
AUSILIARE ESSERE O AVERE?
I verbi essere e avere possono essere ausiliari, utilizzati, cioè, per esprimere i tempi
composti o le forme al passivo degli altri verbi (per es. non sono ascoltato da nessuno,
aveva costruito un ricovero per gli attrezzi da giardino). I verbi transitivi e pronominali
seguono una regola ben precisa: essere si usa per formare il passivo, avere per i tempi
A cura di Jacques Bottel
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composti. Tuttavia, almeno altre tre categorie di verbi sono maggiormente oscillanti. In
particolare:
i verbi che indicano fenomeni meteorologici utilizzano essere o avere ormai in
"qualunque livello di lingua e senza apprezzabili sfumature semantiche" (Serianni
1989: XI 37), mentre con i verbi impersonali si usa essere (esempi: questa notte
è/ha piovuto copiosamente; mi è sembrato di notare un uomo che mi seguiva);
i verbi servili (in particolare i più comuni dovere, potere, volere) usati da soli
richiedono l'ausiliare avere, quando invece accompagnano un infinito possono
assumere l'ausiliare del verbo che segue (per es. sono dovuto andare): nell'uso
attuale si osserva una certa diffusione dell’utilizzo di entrambi gli ausiliari in
maniera indistinta, quindi avremo per es. sono dovuto andare, ma anche ho
dovuto andare.
Inoltre:
- si usa avere quando i servili sono seguiti dal verbo essere o da un infinito
passivo (per es. non ho potuto essere presente, non ha voluto essere
rieletto);
- se l'ausiliare richiesto è essere, in presenza di un pronome atono che preceda
l'ausiliare si mantiene essere (per es. non ci sono voluti andare), mentre
con pronome che segua l'infinito viene usato avere (per es. non hanno
potuto andarci);
i verbi intransitivi non consentono di fissare una norma per la scelta di un
ausiliare, quindi, in questi casi, occorre consultare il vocabolario.
Tratto dal sito dell’Accademia della Crusca
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IL CONGIUNTIVO
SUBORDINATE OGGETTIVE
Nelle subordinate oggettive, il congiuntivo viene usato:
Per esprimere una volontà, un desiderio, una speranza
Per esprimere una volontà. Esempi:
Ordina che tutti firmino il modulo di adesione.
Vogliamo che tutti firmino il modulo di adesione.
Chiedete che tutti firmino il modulo di adesione.
Lascia che tutti firmino il modulo di adesione.
Per esprimere una speranza. Esempi:
Mi auguro / Spero che tutti firmino il modulo di adesione
Mi auguri / Spero che domani nevichi.
Mi auguro che tu riesca a superare l’esame di matematica.
Per esprimere insicurezza, timore, dubbio
L'uso dei verbi che denotano insicurezza, timore e dubbio come dubitare, temere
e simili prevede il congiuntivo nella proposizione subordinata.
Esempi:
Ho paura/temo che domani piova.
Dubito che siano ancora tutti svegli.
Non sono sicuro che Marco sia stato promosso. ≠ Sono sicuro che
Marco è stato promosso.
Con i verbi di pensiero e di opinione
I verbi di pensiero e di opinione quali pensare, credere, , ritenere, sostenere,
reputare, ecc. reggono il congiuntivo nella proposizione subordinata.
A cura di Jacques Bottel
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Esempi:
Penso che tutti siano ancora là.
Il portiere sostiene che Marco sia andato a casa prima dell'incidente.
Credo che fosse molto contento di essere stato promosso.
Considerazione personale
In questi casi la frase esprime un fatto non obiettivo, per cui è necessario il
congiuntivo.
Esempi:
Sono contento che, da giorni, tutto vada bene.
Trovo un peccato che tu stia mangiando tanto.
Mi rendo conto che se ne vogliano andare prima possibile.
Verbi che reggono sia l’indicativo che il congiuntivo
Alcuni verbi possono cambiare significato a seconda che reggono l’indicativo o il
congiuntivo.
Esempi:
ammetto che il cane salga sul letto di tanto in tanto [= tollero]
ammetto che il cane sale sul mio letto di tanto in tanto [= confesso].
LE SUBORDINATE SOGGETTIVE
Il congiuntivo viene usato:
Nelle proposizioni soggettive introdotte da espressioni impersonali, specialmente
se formate da verbo essere + sostantivo o aggettivo.
Esempi:
È incredibile che non si paghi mai in tempo tutta la merce.
È difficile che si paghi subito tutta la merce.
È uno scandalo che nessuno paghi subito tutta la merce.
A cura di Jacques Bottel
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Sono impersonali anche espressioni formate da verbi quali bisognare, bastare,
occorrere, valere la pena, dispiacere che e simili.
Esempi:
Non devi essere un campione, occorre solamente che tu riesca ad arrivare
nel tempo massimo consentito.
Mi dispiace che tu parta così presto.
Per il discorso indiretto introdotto dal pronome impersonale si.
Esempio:
Si dice che il signor Bettinolli sia stato diverse volte in prigione
LE FINALI
Le congiunzioni affinché o perché con valore finale reggono il congiuntivo, mentre
perché (valore causale) regge l’indicativo.
Esempi:
Giacomo studia diverse ore al giorno affinché/perché superi l’esame di inglese
con il massimo dei voti [affinché, perché → valore finale]
Giacomo studia diverse ore al giorno perché deve sostenere l’esame di inglese
[perché → valore causale ]
LE CONCESSIVE
Le congiunzioni sebbene, benché, nonostante, malgrado reggono il congiuntivo,
mentre anche se regge l’indicativo.
Esempi:
Sebbene / Benché / Nonostante/ Malgrado avesse studiato diverse ore al
giorno, Giacomo non è riuscito a superare l’esame di matematica.
Anche se ha studiato diverse ore al giorno, Giacomo non è riuscito a superare
l’esame di matematica.
A cura di Jacques Bottel
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LE SUBORDINATE RELATIVE
Nella subordinata relativa, il congiuntivo indica un requisito oppure una limitazione.
Esempi:
L'ingegner Bonelli è l'unico che possa sperimentare il sistema senza commettere
errori.
Possono iscriversi al secondo corso tutti coloro che abbiano superato gli esami del
primo.
Cerchiamo un'attrice che abbia i capelli rossi (per farle interpretare un ruolo in un
film).
Le subordinate relative reggono il congiuntivo quando il verbo indica un fatto reale.
Esempi:
Cerchiamo un'attrice che ha i capelli rossi e parla fluentemente il francese
NB. In questo caso l'indicativo la relativa indica una caratteristica della persona,
cioè un fatto reale.
LE INTERROGATIVE INDIRETTE
Nelle interrogative indirette è preferibile utilizzare il congiuntivo.
Esempi:
Suonano: mi domando chi sia. / Suonano: mi domando chi è.
Suonano: non so se sia il caso di aprire. / Suonano: non so se è il caso di aprire.
IL CONGIUNTIVO NELLA PRINCIPALE
Nelle principali il congiuntivo viene usato per esprimere un desiderio, un’esortazione o
una supposizione.
Esempi:
Che tu possa arrivare sano e salvo!
Sento suonare. Che stia arrivando Sonia?
Vogliate farci pervenire il documento a stretto giro di posta.
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IL PERIODO IPOTETICO
Il periodo ipotetico può essere di tre tipi:
Realtà. L’ipotesi è presentata come un fatto reale o comunque plausibile.
Esempi:
se + indicativo presente + indicativo presente.
Esempio: Se suoni la chitarra, ti ascolto volentieri.
se + indicativo presente + indicativo futuro.
Esempio: se stasera mi sento meglio, domani suonerò la chitarra.
se + indicativo futuro + indicativo futuro.
Esempio: Se suonerai la chitarra, ti ascolterò volentieri.
se + indicativo passato + indicativo futuro.
Esempio: se hai studiato, sicuramente farai un buon compito in classe.
se + indicativo presente + imperativo.
Esempio. Se vedi qualcuno che disturba i compagni, scrivi una nota sul
registro!
se + indicativo passato + imperativo.
Esempio. Se hai visto chi ha rubato la moto, denuncialo!
A cura di Jacques Bottel
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Possibilità. Nel periodo ipotetico della possibilità, l’ipotesi è presentata come
possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere.
Esempi:
Se suonassi la chitarra, ti ascolterei volentieri.
Irrealtà. Nel periodo ipotetico dell’irrealtà, l’ipotesi è presentata come
irrealizzabile.
Esempi:
Se avessi suonato la chitarra, ti avrei ascoltato volentieri.
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IL GERUNDIO
Il gerundio è utilizzato:
per esprimere una subordinata temporale
Esempi:
Avendo perso il lavoro, non ho più potuto andare in vacanza [= Quando
ho perso il lavoro...]
per esprimere una subordinata causale
Esempi:
Avendo perso il lavoro, non ho più potuto andare in vacanza [= Poiché ho
perso il lavoro...]
per esprimere una subordinata condizionale
Esempi:
Continuando a comportarti in questo modo, non potrai prendere parte alla
gita scolastica. [= Se continuerai a comportarti in questo modo...]
per esprimere una subordinata concessiva, introdotta dalla particella pur.
Esempi:
Pur studiando diverse ore al giorno, Giacomo non è riuscito a superare
l’esame di matematica. [= Anche se ha studiato diverse ore al giorno...].
per esprimere una subordinata modale
Esempi:
Gli operai tagliano le tavole usando una speciale sega circolare.
A cura di Jacques Bottel
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Per esprimere un’azione in corso (perifrasi progressiva)
Esempi:
Non disturbare i ragazzi perché stanno facendo i compiti.
L’uso del gerundio per esprimere subordinate temporali, causali, ecc. consente una
significativa semplificazione dell'enunciato, dato dal fatto che non si deve più coniugare il
verbo della proposizione subordinata. Infatti, il tempo del verbo e il soggetto della
subordinata coincide con quello della principale.
A cura di Jacques Bottel
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IL PARTICIPIO PRESENTE
Mentre il gerundio presente sostituisce generalmente una proposizione introdotta da
quando, mentre, se, anche se, il participio presente sostituisce una subordinata
introdotta dal pronome relativo che:
Esempi:
Abbiamo ascoltato il disco volando [= Abbiamo ascoltato un disco mentre
volavamo - proposizione temporale]
Abbiamo visto un disco volante [= Abbiamo visto un disco che volava -
proposizione relativa]
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LA PUNTEGGIATURA
Che cos’è la punteggiatura?
La punteggiatura è quell'insieme di simboli grafici convenzionali - segni di
punteggiatura o segni d'interpunzione - che vengono usati nella forma scritta di un
linguaggio. Essa è indispensabile per la corretta lettura dei testi e ne facilita la
comprensione.
IL PUNTO FERMO, PUNTO A CAPO, PUNTO INTERROGATIVO
E PUNTO ESCLAMATIVO
Vediamoli in dettaglio:
Il punto serve a separare le diverse idee che compongono il discorso, ovvero i
periodi (in gergo, frasi).
Il punto a capo serve a separare i concetti fondamentali di un discorso, ovvero i
capoversi.
Il punto interrogativo serve a contrassegnare le domande.
Il punto esclamativo viene utilizzato dopo interiezione o esclamazione per
segnalare un tono enfatizzante di sorpresa, forti sensazioni o grida.
LA VIRGOLA
La posizione della virgola è molto importante perché può influire sulla leggibilità e, a
volte, persino sul significato della frase.
Esempio:
Mentre Luca salta, un ostacolo cade. [Luca è saltato e l’ostacolo è caduto al suo
passaggio]
Mentre Luca salta un ostacolo, cade. [Mentre Luca stava saltando un ostacolo, Luca
è caduto]
A cura di Jacques Bottel
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La virgola è un separatore, ossia un segno di interpunzione che viene usato per separare
gli elementi di una frase. Nello specifico, la virgola viene utilizzata per:
Separare gli elementi di una lista o di un enumerazione.
Esempio. Per fare il pane occorrono: farina, lievito, acqua e un pizzico di sale.
Separare la subordinata dalla proposizione reggente.
Esempi:
Se fossi ricco, mi comprerei un'isola. [La subordinata precede la reggente]
Nel deserto vivono pochi animali, perché le condizioni ambientali sono
proibitive. [La subordinata segue la reggente]
Il mio migliore amico, che è un grande tennista, ha vinto molti tornei
[inciso]
NB. Nei casi in cui la subordinata è strettamente connessa alla proposizione
reggente è opportuno non usare la virgola.
Esempio. Non devi guardare il sole se non vuoi ferirti la vista.
La virgola è usata per separare proposizioni tra di loro indipendenti, ma comunque
connesse logicamente tra loro.
Esempio. La bambina corre nel prato, vede un fiore, si ferma, lo guarda e poi lo
coglie.
Viene usata dopo gli avverbi Sì e No.
Esempi:
Sì, sono stato io a chiamarti.
No, non mi interessa.
Dopo le interiezioni, dopo le esortazioni e dopo i vocativi .
Esempi:
Ehi, dico a te! [dopo l’interiezione]
Ti prego, scrivimi ogni tanto [dopo l’esortazione]
Andrea, ricordati le chiavi di casa! [dopo il vocativo]
Per separare le frasi incidentali
Esempio. Mario rispose, senza alcun dubbio, che era pronto per l'incarico
A cura di Jacques Bottel
31
Per separare le apposizioni
Esempio. Giacomo Leopardi, famoso poeta italiano, è nato a Recanati nel 1798.
REGOLA IMPORTANTE
La virgola, in quanto separatore, non può separare il soggetto dal verbo e il verbo
dal complemento oggetto.
Esempi:
I principali esperti del settore, hanno dichiarato che il reperto è molto antico.
[divide il soggetto dal verbo]
I principali esperti del settore apprezzano, quel reperto. [divide il verbo dal
complemento oggetto]
PUNTO E VIRGOLA
Il punto e virgola è un segno di interpunzione che si sta perdendo a poco a poco e,
spesso, il suo uso è legato a scelte di stile.
Il punto e virgola si usa:
Per scandire gli elementi di un’enumerazione complessa.
Quando, in una coordinata o giustapposta piuttosto complessa, il soggetto è
diverso da quello della reggente.
Esempi:
Le funzioni del punto e virgola sono varie. Spiccano, fra le altre: la funzione di
separare i membri di un elenco (anche molto breve come in questo caso); la
funzione, ritmico-stilistica, di indicare una pausa più marcata di quella realizzata
dalla virgola.
Se penso alla mia cantina mi vengono i brividi; è una stanza fredda e buia. [cambio
di soggetto tra reggente e giustapposta]
L’appartamento è arredato in modo molto convenzionale; tra le sue caratteristiche
non ve n’è alcuna che spicchi per originalità [il soggetto della reggente diventa
aggettivo possessivo, ossia complemento di specificazione, nella giustapposta]
A cura di Jacques Bottel
32
I DUE PUNTI
I due punti sono utilizzati:
per introdurre un elenco puntato o numerato.
per chiarire il significato della proposizione precedente. In questo caso può
sostituire una congiunzione o una locuzione (in quanto, perché, ecc.)
Esempio:
Oggi non uscirò di casa in quanto/perché temo che si possa scatenare un
temporale.
Oggi non uscirò di casa: temo che si possa scatenare un temporale.
per introdurre il discorso diretto. Esempio: Renzo disse: «Lucia è davvero
simpatica».
PUNTINI DI SOSPENSIONE
I punti (o puntini) di sospensione sono un segno di punteggiatura costituito graficamente
da un gruppo di tre punti consecutivi.
I puntini di sospensione si usano:
Per riprodurre l'andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata.
Esempio tratto da “I Promessi Sposi” (capitolo 1, dialogo tra Renzo e Don
Abbondio). Sono utilizzati anche per riprodurre l'andamento spezzato ricco di
pause della lingua parlata. Ecco! Mi rimproverate la mia troppa bontà. Ho facilitato
ogni cosa per servirvi più presto: ma... ma ora mi sono venute... basta, so io.
Tra parentesi quadre ([…]) per indicare in una citazione la deliberata omissione di
una parte di testo originale o una lacuna in testo antico;
LE PARENTESI
In un testo, le parentesi sono usate per inserire una nota dell'autore esterna alla logica
grammaticale dello scritto, ma inerente al suo significato.
Esempi:
A cura di Jacques Bottel
33
L'Italia (il mio Paese di nascita) è un paese meraviglioso [le parentesi tonde oggi
tendono a scomparire, sostituite dalle virgole o dati trattini]
L'Italia, il mio Paese di nascita, è un paese meraviglioso [le parentesi sono sostituite
dalle virgole]
L'Italia - il mio Paese di nascita - è un paese meraviglioso [le parentesi sono
sostituite dai trattini]
A cura di Jacques Bottel
34
APPENDICE: L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA
L'Accademia della Crusca è un'istituzione italiana
che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e
filologia della lingua italiana. Rappresenta la più
prestigiosa istituzione linguistica d'Italia.
Sorta a Firenze nel 1583, l'Accademia della Crusca
è la più antica accademia linguistica del
mondo. Nei suoi oltre quattro secoli di attività, si è
sempre distinta per lo strenuo impegno a
preservare la purezza della lingua italiana, con la
pubblicazione, già nel 1612, della prima edizione del Vocabolario della lingua italiana, che
servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, spagnola, tedesca e inglese.
Link utili:
Sito dell’Accademia della Crusca
Vocabolario Sabatini-Colletti, tra i migliori vocabolari gratuiti disponibili on-line
Villa Medicea di Castello, sede dell'Accademia

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  • 1. SCRIVERE BENE IN ITALIANO a cura di Jacques Bottel
  • 2. A cura di Jacques Bottel 2 INDICE 1. LA DIVISIONE IN SILLABE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4 2. LE MAIUSCOLE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7 3. I DIGRAMMI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9 4. LE DOPPIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11 5. GLI ACCENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12 6. ALCUNE RIPETIZIONI FREQUENTI . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14 7. ERRORI FREQUENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15 8. GRAMMATICA DI BASE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17 9. I VERBI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18 10. IL CONGIUNTIVO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20 11. IL PERIODO IPOTETICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24 12. IL GERUNDIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26 13. IL PARTICIPIO PRESENTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28 14. LA PUNTEGGIATURA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29
  • 3. A cura di Jacques Bottel 3 15. APPENDICE: L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA . . . . . . . . pag. 34
  • 4. A cura di Jacques Bottel 4 LA DIVISIONE IN SILLABE REGOLE DI BASE C'è una sillaba con: una vocale iniziale con la consonante che segue Esempi: al-ba, an-co-ra una consonante seguita da vocale Esempi: me-to-do, to-na-ca una consonante con la vocale che precede l, m, n,r Esempi: bal-zo , cam-po La m o la n con la p vanno divisi. Esempi: bim-bo, pom-pa, bam-bo-la, cam-po i gruppi di consonanti br, cr, pr, sb, sc, sp, st, sbr, spr, str con la vocale che segue Esempi: spa-ro, pre-sto In italiano (ma non in francese e in latino) la s fa sempre parte della sillaba successiva. Esempi: a-spa-ra-gi, ca-ne-stro, vo-stro, per-so-na una delle consonante che la precede Esempio: ab-brac-cio, ap-pro-do le consonanti doppie Esempi: gat-ti-no, cas-set-ta
  • 5. A cura di Jacques Bottel 5 IATO, DITTONGO, TRITTONGO Vocali dure o aspre: A, E, O Vocali dolci: I, U Il dittongo non va mai diviso. Si forma un dittongo quando: vocale dolce + dolce Esempi: fiu-me, Lui-gi vocale dura + dolce non accentata o viceversa Esempi: bai-ta (dura + dolce non accentata) Esempi: pie-tà (dolce non accentata + dura) Lo iato va sempre diviso. Si forma uno iato quando: vocale dura + dura Esempi: ma-e-stro, be-a-to (vocale dura + dura) dura + dolce accentata o viceversa Esempio: pa-u-ra (vocale dura + vocale dolce accentata) Esempio: vi-a (vocale dolce accentata + vocale dura) Il trittongo è indivisibile. Esempi: buoi, guai, miei N.B: Spesso i trittonghi in iuo si transformano in io. Esempi: giuoco → gioco, armaiuolo → armaiolo
  • 6. A cura di Jacques Bottel 6 Classificazione delle parole in base al numero di sillabe: Monosillabe parole formate da una sillaba. Esempio: io, tu, gli Bisillabe parole formate da due sillabe. Esempio: la-go Trisillabe parole formate da tre sillabe. Esempio: a-mo-re Plurisillabi parole formate da quattro o più sillabe. Esempio: ma-no-va-le Curiosità: la parola italiana più lunga è precipitevolissimevolmente1 , usata da Dante nella "Divina Commedia" che è il superlativo dell'avverbio precipitoso. Un proverbio recita: "Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente". 1 A prescindere dai dubbi sulla correttezza grammaticale (stando alle regole di formazione del superlativo e dell’avverbio, da “precipitevole” si dovrebbe dedurre “precipitevolissimamente”) la parola italiana più lunga, eccetto i termini scientifici è particolareggiatissimamente (27 lettere, una in più di “precipitevolissimevolmente”).
  • 7. A cura di Jacques Bottel 7 LE MAIUSCOLE Si usa la lettera maiuscola nei seguenti casi: All'inizio di un testo e dopo il punto fermo, punto a capo, punto esclamativo, punto interrogativo Esempio: La luna spendeva alta nel cielo sereno. NB. luna, sole, ecc. sono intesi come nome comune. Nella prima parola di un discorso diretto Esempio: La mamma chiese al figlioletto: «Sei uscito oggi?» Con nomi propri di persona, cognomi, soprannomi Esempio: Stefano; Rossi; Luca detto il Paperotto. Con nomi propri geografici, di strade, piazze, negozi Esempi: Via dei Tigli; Piazza della Repubblica; Caffè dello Sport Con nomi dei popoli (gli aggettivi vanno minuscoli) Esempi: Gli Inglesi ci attaccarono. L'esercito tedesco fu sconfitto. Nei titoli dei libri, giornali, racconti, poesie, opere d'arte, associazioni, società, acronimi Esempi: L'Orlando Furioso; Il Quotidiano; il Sabato del Villaggio; la Gioconda; Anonymous; l’ELEA (ELaboratore Elettronico Aritmetico) fu un calcolatore realizzato da Olivetti. Con nomi di secoli, festività, ricorrenze religiose e civili Esempi: il Cinquecento; il Natale; la Pasqua; l'anniversario della Vittoria Con nomi indicanti dignità e i relativi titoli e attributi, e con nomi che indicano istituzioni e uffici pubblici Es. Sua Santità il Papa; il Presidente della Repubblica; il Ministro degli Affari Esteri; la Camera; il Parlamento; la Corte Costituzionale. N.B. Bisogna invece scrivere per esempio: Sono stato ricevuto da papa Pio XI.
  • 8. A cura di Jacques Bottel 8 Con i nomi indicanti persone sacre o loro sinonimi Esempi: Dio; l'Onnipotente; l'Altissimo; la Vergine N.B. Per maggiore chiarezza bisogna scrivere Stato maiuscono quando significa un Paese e minuscolo il participio passato del verbo essere; lo stesso vale per Paese che va scritto maiuscolo nel senso di uno Stato e minuscolo quando significa villaggio o comune. Esempio. Il nostro Stato è poco industrializzato. / Sono stato sorpreso dal prof. a copiare il compito. Esempio. Il nostro Paese è poco industrializzato. / Sono andato a visitare quel paese laggiù.
  • 9. A cura di Jacques Bottel 9 I DIGRAMMI Che cos’è un digramma? Un digramma è una sequenza di due grafemi (in questo caso lettere) che all'interno di una lingua identificano graficamente un fonema2 o un gruppo di fonemi indipendente dal valore fonologico singolarmente assunto dalle lettere che lo compongono. IL DIGRAMMA GLI NEI NOMI PROPRI Nei nomi propri non troviamo mai il diagramma GLI. Esempio: Emilio Eccezioni: Gigliola, Guglielmo, Guglielmina. IL DIGRAMMA SC Il diagramma SCI non è mai seguito dalla E. Eccezioni: scienza, coscienza, usciere (+ i loro derivati) IL DIGRAMMA GN Il digramma GN non è mai seguito da IE, IO, IA, IU. Eccezioni: compagnia / compagnie + i verbi sognare, bagnare e insegnare all'indicativo presente e al congiuntivo presente (sogniamo, bagniamo, insegniamo). 2 Un fonema è la rappresentazione astratta di un suono. La disciplina che individua e studia i fonemi si chiama fonologia.
  • 10. A cura di Jacques Bottel 10 MB e MP Davanti alle consonanti b e p si trova sempre la m e mai la n. Esempi: Impossibile, bimbo N.B. Nei nomi composti si scrive: Gian Battista o Giambattista, Gian Paolo o Giampaolo. N.B. Input e output sono termini inglesi nati dalla fusione di in e out con la parola put, per cui non seguono le regole della lingua italiana. LA Q La Q è sempre e solo seguita dai gruppi vocalici UA; UE; UI; UO. Eccezioni: CUO invece di QUO: cuocere, cuoco, cuoio, cuore, scuola, innocuo, scuotere, riscuotere, scuoiare, percuotere, perspicuo, proficuo, promiscuo. CUI invece di QUI: circuito, cui, taccuino. CUA invece di QUA: arcuato, lacuale, Ecuador e ecuadoriani, evacuare N.B. La Q non si raddoppia mai eccetto in soqquadro; può essere raddoppiata soltanto con CQ. Seguono questa regola la parola “acqua” e i suoi derivati. Esempi: acquedotto, acquitrino, acquarello, ecc. Come acqua seguono la regola piacque, acquistare,ecc.
  • 11. A cura di Jacques Bottel 11 LE DOPPIE REGOLE GENERALI: La Z seguita da IONE non raddoppia mai. Esempio: stazione La G seguita da IONE non raddoppia mai. Esempio: stagione La B seguita da ILE non raddoppia mai. Esempio: automobile La Q non raddoppia mai. Esempio: squalo - Eccezione: soqquadro L'unica parola italiana che ha 4 t è soprattutto Non esistono parole italiane con tre lettere uguali consecutive.
  • 12. A cura di Jacques Bottel 12 GLI ACCENTI LA REGOLA DELL’ACCENTO Tutte le parole che terminano con la e accentata hanno sempre l’accento acuto (é). Esempi: perché, giacché, allorché, affinché, cosicché, benché, né ... né, ecc. Eccezione: egli è SE e SÉ Esempi: Se vai al mercato, ricordati di comprare un po’ di frutta. (congiunzione) Chi fa da sé fa per tre! (pronome personale) Eccezione: se stesso 3 (in questo caso in significato è così chiaro che si omette l’accento) Esempio: contraddice persino se stesso! SI e SÌ Si → pronome o nota musicale Esempi: Una volta scoperto, il ladro si è dato alla fuga. Sì → avverbio Esempi: Hai mangiato la mela? Sì! (Risposta affermativa) Praticare regolarmente uno sport fa sì che ci si mantenga in salute. (Quando introduce una proposizione consecutiva-finale) 3 Anche se dovrebbe essere corretto anche seguire la regola generale, oggi la grafia senza accento è senza dubbio preponderante.
  • 13. A cura di Jacques Bottel 13 QUI e QUA, LÌ e LÀ Su qui e qua l’accento non ci va! Invece su lì e là ci vuole l’accento.
  • 14. A cura di Jacques Bottel 14 ALCUNE RIPETIZIONI FREQUENTI A ME MI RIPETIZIONE ESEMPI A me mi A te ti A lui gli / A lei le A noi ci A voi vi A loro gli / le A me mi ha regalato un libro per Natale A te ti ha regalato un libro per Natale? / A te che cosa ti hanno regalato per Natale? A lui gli hanno regalato un libro per Natale / A lui che cosa gli hanno regalato per Natale? A noi ci hanno regalato un libro per Natale? A voi vi hanno regato dei libri per Natale / A voi che cosa voi hanno regalato per Natale? A loro gli hanno regalato dei libri per Natale / A loro che cosa gli hanno regalato per Natale? MA, PERÒ, TUTTAVIA Ma e però hanno lo stesso significato, dunque non vanno mai insieme. Esempio. Te l’ho già detto almeno tre volte, ma però non mi ascolti! [Frase scorretta, si deve eliminare il ma o il però] NB. È sconsigliato usare una congiunzione dopo un punto, che è un separatore forte. Le congiunzioni vanno usate dopo le virgole o, al limite, dopo i punti e virgola che sono separatori più deboli rispetto al punto. Si consiglia di usare la congiunzione tuttavia che ha il medesimo significato di ma e però, però meno forte.
  • 15. A cura di Jacques Bottel 15 ERRORI FREQUENTI CHE COSA…? La proposizione interrogativa, in quanto tale, deve essere introdotta da un pronome o un aggettivo interrogativo. Esempi. Cosa mi racconti? [Frase scorretta: manca il pronome o aggettivo interrogativo] Che cosa mi racconti? [Frase corretta: che è aggettivo interrogativo, seguito dal nome] Che mi racconti? [Frase corretta: che è pronome interrogativo] L’APOSTROFO IN FIN DI RIGO Il sito dell’Accademia della Crusca dirime la questione in maniera molto precisa. Ecco un esempio con tre soluzioni corrette: dell' [nuovo rigo] amico del- [nuovo rigo] l'amico dell'a- [nuovo rigo] mico [soluzione corretta, ma sconsigliata perché poco elegante] dello [nuovo rigo] amico [soluzione scorretta] QUAL È Secondo il sito dell’Accademia della Crusca, l'esatta grafia di qual è non prevede l'apostrofo in quanto si tratta di un'apocope vocalica e non di un'elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l'apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell'elisione). Esempi: Qual buon vento vi porta? [corretto, è un apocope]
  • 16. A cura di Jacques Bottel 16 Qual è il tuo nome? [corretto, è un apocope] Qual’è il tuo nome? [scorretto, non è un elisione] UN PO’, MOLTO, PARECCHIO Un po’ si utilizza solo con i nomi non numerabili (in questo caso si può usare anche il partitivo del/della) o con i verbi. Invece, con i nomi numerabili si usano gli aggettivi alcuni/e, qualche. Esempi: Hai mangiato un po’ di /del riso? Anche se il tempo non era bello, sei riuscito a sciare un po’? Hai mangiato un po’ di alcune mele durante la settimana? Hai mangiato qualche mela durante la settimana? NOTA IMPORTANTE: Un po’ è l’elisione dell’ultima sillaba di un poco, quindi va scritto con l’apostrofo! Il contrario di un po’ è molto/parecchio. Esempi: Hai mangiato parecchio riso? [Nome non numerabile] Hai mangiato molte/parecchie mele? [aggettivo che concorda col nome, nome numerabile] Il tempo era bello, quindi ho potuto sciare molto/parecchio.
  • 17. A cura di Jacques Bottel 17 GRAMMATICA DI BASE C - G A) Quando CE - GE si trovano in mezzo alla parola si scrivono senza i (esempi: cera, cena, getto, gesto). Eccezioni: cieco, cielo, società, specie, superficie, efficienza, deficienza, coefficienza, sufficienza + derivati: efficiente, deficiente, ecc. Eccezioni: effigie, igiene + derivati B) I nomi che terminano in -CIA e -GIA fanno -ce e -ge al plurale se sono precedute da una consonante (esempi: faccia → facce / frangia → frange), mentre fanno -cie e -gie al plurale se sono precedute da una vocale (esempi: camicia → camicie ≠ camice; bugia → bugie). UN e UN’ Nei nomi femminili che iniziano per vocale, l’articolo una viene apostrofato in quanto la a dell’articolo si elide. Esempi: un ragno, un albero, ecc. (nomi maschili) una ragazza, una oca → un’oca (nomi femminili)
  • 18. A cura di Jacques Bottel 18 I VERBI HA e A HA è il verbo avere al presente e A è una preposizione semplice. Per distinguergli basta sostituire la a con il verbo avere all'imperfetto: se la frase ha senso HA si scrive così. Esempi: Carlo va ha casa. Frase all'imperfetto: Carlo va aveva casa. Frase senza senso Carlo ha una casa. Frase all'imperfetto: Carlo aveva una casa. Frase sensata TAVOLE DI VERBI DARE FARE ANDARE DIRE io do, do tu dai egli dà, da noi diamo voi date essi danno io faccio, fo tu fai egli fa noi facciamo voi fate essi fanno io vado tu vai egli va noi andiamo voi andate essi vanno [FACILE] — dà, dai, da' dia diamo date diano — fa, fai, fa' faccia facciamo fate facciano — va, vai, va' vada andiamo andate vadano — dì, di' dica diciamo dite dicano AUSILIARE ESSERE O AVERE? I verbi essere e avere possono essere ausiliari, utilizzati, cioè, per esprimere i tempi composti o le forme al passivo degli altri verbi (per es. non sono ascoltato da nessuno, aveva costruito un ricovero per gli attrezzi da giardino). I verbi transitivi e pronominali seguono una regola ben precisa: essere si usa per formare il passivo, avere per i tempi
  • 19. A cura di Jacques Bottel 19 composti. Tuttavia, almeno altre tre categorie di verbi sono maggiormente oscillanti. In particolare: i verbi che indicano fenomeni meteorologici utilizzano essere o avere ormai in "qualunque livello di lingua e senza apprezzabili sfumature semantiche" (Serianni 1989: XI 37), mentre con i verbi impersonali si usa essere (esempi: questa notte è/ha piovuto copiosamente; mi è sembrato di notare un uomo che mi seguiva); i verbi servili (in particolare i più comuni dovere, potere, volere) usati da soli richiedono l'ausiliare avere, quando invece accompagnano un infinito possono assumere l'ausiliare del verbo che segue (per es. sono dovuto andare): nell'uso attuale si osserva una certa diffusione dell’utilizzo di entrambi gli ausiliari in maniera indistinta, quindi avremo per es. sono dovuto andare, ma anche ho dovuto andare. Inoltre: - si usa avere quando i servili sono seguiti dal verbo essere o da un infinito passivo (per es. non ho potuto essere presente, non ha voluto essere rieletto); - se l'ausiliare richiesto è essere, in presenza di un pronome atono che preceda l'ausiliare si mantiene essere (per es. non ci sono voluti andare), mentre con pronome che segua l'infinito viene usato avere (per es. non hanno potuto andarci); i verbi intransitivi non consentono di fissare una norma per la scelta di un ausiliare, quindi, in questi casi, occorre consultare il vocabolario. Tratto dal sito dell’Accademia della Crusca
  • 20. A cura di Jacques Bottel 20 IL CONGIUNTIVO SUBORDINATE OGGETTIVE Nelle subordinate oggettive, il congiuntivo viene usato: Per esprimere una volontà, un desiderio, una speranza Per esprimere una volontà. Esempi: Ordina che tutti firmino il modulo di adesione. Vogliamo che tutti firmino il modulo di adesione. Chiedete che tutti firmino il modulo di adesione. Lascia che tutti firmino il modulo di adesione. Per esprimere una speranza. Esempi: Mi auguro / Spero che tutti firmino il modulo di adesione Mi auguri / Spero che domani nevichi. Mi auguro che tu riesca a superare l’esame di matematica. Per esprimere insicurezza, timore, dubbio L'uso dei verbi che denotano insicurezza, timore e dubbio come dubitare, temere e simili prevede il congiuntivo nella proposizione subordinata. Esempi: Ho paura/temo che domani piova. Dubito che siano ancora tutti svegli. Non sono sicuro che Marco sia stato promosso. ≠ Sono sicuro che Marco è stato promosso. Con i verbi di pensiero e di opinione I verbi di pensiero e di opinione quali pensare, credere, , ritenere, sostenere, reputare, ecc. reggono il congiuntivo nella proposizione subordinata.
  • 21. A cura di Jacques Bottel 21 Esempi: Penso che tutti siano ancora là. Il portiere sostiene che Marco sia andato a casa prima dell'incidente. Credo che fosse molto contento di essere stato promosso. Considerazione personale In questi casi la frase esprime un fatto non obiettivo, per cui è necessario il congiuntivo. Esempi: Sono contento che, da giorni, tutto vada bene. Trovo un peccato che tu stia mangiando tanto. Mi rendo conto che se ne vogliano andare prima possibile. Verbi che reggono sia l’indicativo che il congiuntivo Alcuni verbi possono cambiare significato a seconda che reggono l’indicativo o il congiuntivo. Esempi: ammetto che il cane salga sul letto di tanto in tanto [= tollero] ammetto che il cane sale sul mio letto di tanto in tanto [= confesso]. LE SUBORDINATE SOGGETTIVE Il congiuntivo viene usato: Nelle proposizioni soggettive introdotte da espressioni impersonali, specialmente se formate da verbo essere + sostantivo o aggettivo. Esempi: È incredibile che non si paghi mai in tempo tutta la merce. È difficile che si paghi subito tutta la merce. È uno scandalo che nessuno paghi subito tutta la merce.
  • 22. A cura di Jacques Bottel 22 Sono impersonali anche espressioni formate da verbi quali bisognare, bastare, occorrere, valere la pena, dispiacere che e simili. Esempi: Non devi essere un campione, occorre solamente che tu riesca ad arrivare nel tempo massimo consentito. Mi dispiace che tu parta così presto. Per il discorso indiretto introdotto dal pronome impersonale si. Esempio: Si dice che il signor Bettinolli sia stato diverse volte in prigione LE FINALI Le congiunzioni affinché o perché con valore finale reggono il congiuntivo, mentre perché (valore causale) regge l’indicativo. Esempi: Giacomo studia diverse ore al giorno affinché/perché superi l’esame di inglese con il massimo dei voti [affinché, perché → valore finale] Giacomo studia diverse ore al giorno perché deve sostenere l’esame di inglese [perché → valore causale ] LE CONCESSIVE Le congiunzioni sebbene, benché, nonostante, malgrado reggono il congiuntivo, mentre anche se regge l’indicativo. Esempi: Sebbene / Benché / Nonostante/ Malgrado avesse studiato diverse ore al giorno, Giacomo non è riuscito a superare l’esame di matematica. Anche se ha studiato diverse ore al giorno, Giacomo non è riuscito a superare l’esame di matematica.
  • 23. A cura di Jacques Bottel 23 LE SUBORDINATE RELATIVE Nella subordinata relativa, il congiuntivo indica un requisito oppure una limitazione. Esempi: L'ingegner Bonelli è l'unico che possa sperimentare il sistema senza commettere errori. Possono iscriversi al secondo corso tutti coloro che abbiano superato gli esami del primo. Cerchiamo un'attrice che abbia i capelli rossi (per farle interpretare un ruolo in un film). Le subordinate relative reggono il congiuntivo quando il verbo indica un fatto reale. Esempi: Cerchiamo un'attrice che ha i capelli rossi e parla fluentemente il francese NB. In questo caso l'indicativo la relativa indica una caratteristica della persona, cioè un fatto reale. LE INTERROGATIVE INDIRETTE Nelle interrogative indirette è preferibile utilizzare il congiuntivo. Esempi: Suonano: mi domando chi sia. / Suonano: mi domando chi è. Suonano: non so se sia il caso di aprire. / Suonano: non so se è il caso di aprire. IL CONGIUNTIVO NELLA PRINCIPALE Nelle principali il congiuntivo viene usato per esprimere un desiderio, un’esortazione o una supposizione. Esempi: Che tu possa arrivare sano e salvo! Sento suonare. Che stia arrivando Sonia? Vogliate farci pervenire il documento a stretto giro di posta.
  • 24. A cura di Jacques Bottel 24 IL PERIODO IPOTETICO Il periodo ipotetico può essere di tre tipi: Realtà. L’ipotesi è presentata come un fatto reale o comunque plausibile. Esempi: se + indicativo presente + indicativo presente. Esempio: Se suoni la chitarra, ti ascolto volentieri. se + indicativo presente + indicativo futuro. Esempio: se stasera mi sento meglio, domani suonerò la chitarra. se + indicativo futuro + indicativo futuro. Esempio: Se suonerai la chitarra, ti ascolterò volentieri. se + indicativo passato + indicativo futuro. Esempio: se hai studiato, sicuramente farai un buon compito in classe. se + indicativo presente + imperativo. Esempio. Se vedi qualcuno che disturba i compagni, scrivi una nota sul registro! se + indicativo passato + imperativo. Esempio. Se hai visto chi ha rubato la moto, denuncialo!
  • 25. A cura di Jacques Bottel 25 Possibilità. Nel periodo ipotetico della possibilità, l’ipotesi è presentata come possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere. Esempi: Se suonassi la chitarra, ti ascolterei volentieri. Irrealtà. Nel periodo ipotetico dell’irrealtà, l’ipotesi è presentata come irrealizzabile. Esempi: Se avessi suonato la chitarra, ti avrei ascoltato volentieri.
  • 26. A cura di Jacques Bottel 26 IL GERUNDIO Il gerundio è utilizzato: per esprimere una subordinata temporale Esempi: Avendo perso il lavoro, non ho più potuto andare in vacanza [= Quando ho perso il lavoro...] per esprimere una subordinata causale Esempi: Avendo perso il lavoro, non ho più potuto andare in vacanza [= Poiché ho perso il lavoro...] per esprimere una subordinata condizionale Esempi: Continuando a comportarti in questo modo, non potrai prendere parte alla gita scolastica. [= Se continuerai a comportarti in questo modo...] per esprimere una subordinata concessiva, introdotta dalla particella pur. Esempi: Pur studiando diverse ore al giorno, Giacomo non è riuscito a superare l’esame di matematica. [= Anche se ha studiato diverse ore al giorno...]. per esprimere una subordinata modale Esempi: Gli operai tagliano le tavole usando una speciale sega circolare.
  • 27. A cura di Jacques Bottel 27 Per esprimere un’azione in corso (perifrasi progressiva) Esempi: Non disturbare i ragazzi perché stanno facendo i compiti. L’uso del gerundio per esprimere subordinate temporali, causali, ecc. consente una significativa semplificazione dell'enunciato, dato dal fatto che non si deve più coniugare il verbo della proposizione subordinata. Infatti, il tempo del verbo e il soggetto della subordinata coincide con quello della principale.
  • 28. A cura di Jacques Bottel 28 IL PARTICIPIO PRESENTE Mentre il gerundio presente sostituisce generalmente una proposizione introdotta da quando, mentre, se, anche se, il participio presente sostituisce una subordinata introdotta dal pronome relativo che: Esempi: Abbiamo ascoltato il disco volando [= Abbiamo ascoltato un disco mentre volavamo - proposizione temporale] Abbiamo visto un disco volante [= Abbiamo visto un disco che volava - proposizione relativa]
  • 29. A cura di Jacques Bottel 29 LA PUNTEGGIATURA Che cos’è la punteggiatura? La punteggiatura è quell'insieme di simboli grafici convenzionali - segni di punteggiatura o segni d'interpunzione - che vengono usati nella forma scritta di un linguaggio. Essa è indispensabile per la corretta lettura dei testi e ne facilita la comprensione. IL PUNTO FERMO, PUNTO A CAPO, PUNTO INTERROGATIVO E PUNTO ESCLAMATIVO Vediamoli in dettaglio: Il punto serve a separare le diverse idee che compongono il discorso, ovvero i periodi (in gergo, frasi). Il punto a capo serve a separare i concetti fondamentali di un discorso, ovvero i capoversi. Il punto interrogativo serve a contrassegnare le domande. Il punto esclamativo viene utilizzato dopo interiezione o esclamazione per segnalare un tono enfatizzante di sorpresa, forti sensazioni o grida. LA VIRGOLA La posizione della virgola è molto importante perché può influire sulla leggibilità e, a volte, persino sul significato della frase. Esempio: Mentre Luca salta, un ostacolo cade. [Luca è saltato e l’ostacolo è caduto al suo passaggio] Mentre Luca salta un ostacolo, cade. [Mentre Luca stava saltando un ostacolo, Luca è caduto]
  • 30. A cura di Jacques Bottel 30 La virgola è un separatore, ossia un segno di interpunzione che viene usato per separare gli elementi di una frase. Nello specifico, la virgola viene utilizzata per: Separare gli elementi di una lista o di un enumerazione. Esempio. Per fare il pane occorrono: farina, lievito, acqua e un pizzico di sale. Separare la subordinata dalla proposizione reggente. Esempi: Se fossi ricco, mi comprerei un'isola. [La subordinata precede la reggente] Nel deserto vivono pochi animali, perché le condizioni ambientali sono proibitive. [La subordinata segue la reggente] Il mio migliore amico, che è un grande tennista, ha vinto molti tornei [inciso] NB. Nei casi in cui la subordinata è strettamente connessa alla proposizione reggente è opportuno non usare la virgola. Esempio. Non devi guardare il sole se non vuoi ferirti la vista. La virgola è usata per separare proposizioni tra di loro indipendenti, ma comunque connesse logicamente tra loro. Esempio. La bambina corre nel prato, vede un fiore, si ferma, lo guarda e poi lo coglie. Viene usata dopo gli avverbi Sì e No. Esempi: Sì, sono stato io a chiamarti. No, non mi interessa. Dopo le interiezioni, dopo le esortazioni e dopo i vocativi . Esempi: Ehi, dico a te! [dopo l’interiezione] Ti prego, scrivimi ogni tanto [dopo l’esortazione] Andrea, ricordati le chiavi di casa! [dopo il vocativo] Per separare le frasi incidentali Esempio. Mario rispose, senza alcun dubbio, che era pronto per l'incarico
  • 31. A cura di Jacques Bottel 31 Per separare le apposizioni Esempio. Giacomo Leopardi, famoso poeta italiano, è nato a Recanati nel 1798. REGOLA IMPORTANTE La virgola, in quanto separatore, non può separare il soggetto dal verbo e il verbo dal complemento oggetto. Esempi: I principali esperti del settore, hanno dichiarato che il reperto è molto antico. [divide il soggetto dal verbo] I principali esperti del settore apprezzano, quel reperto. [divide il verbo dal complemento oggetto] PUNTO E VIRGOLA Il punto e virgola è un segno di interpunzione che si sta perdendo a poco a poco e, spesso, il suo uso è legato a scelte di stile. Il punto e virgola si usa: Per scandire gli elementi di un’enumerazione complessa. Quando, in una coordinata o giustapposta piuttosto complessa, il soggetto è diverso da quello della reggente. Esempi: Le funzioni del punto e virgola sono varie. Spiccano, fra le altre: la funzione di separare i membri di un elenco (anche molto breve come in questo caso); la funzione, ritmico-stilistica, di indicare una pausa più marcata di quella realizzata dalla virgola. Se penso alla mia cantina mi vengono i brividi; è una stanza fredda e buia. [cambio di soggetto tra reggente e giustapposta] L’appartamento è arredato in modo molto convenzionale; tra le sue caratteristiche non ve n’è alcuna che spicchi per originalità [il soggetto della reggente diventa aggettivo possessivo, ossia complemento di specificazione, nella giustapposta]
  • 32. A cura di Jacques Bottel 32 I DUE PUNTI I due punti sono utilizzati: per introdurre un elenco puntato o numerato. per chiarire il significato della proposizione precedente. In questo caso può sostituire una congiunzione o una locuzione (in quanto, perché, ecc.) Esempio: Oggi non uscirò di casa in quanto/perché temo che si possa scatenare un temporale. Oggi non uscirò di casa: temo che si possa scatenare un temporale. per introdurre il discorso diretto. Esempio: Renzo disse: «Lucia è davvero simpatica». PUNTINI DI SOSPENSIONE I punti (o puntini) di sospensione sono un segno di punteggiatura costituito graficamente da un gruppo di tre punti consecutivi. I puntini di sospensione si usano: Per riprodurre l'andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata. Esempio tratto da “I Promessi Sposi” (capitolo 1, dialogo tra Renzo e Don Abbondio). Sono utilizzati anche per riprodurre l'andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata. Ecco! Mi rimproverate la mia troppa bontà. Ho facilitato ogni cosa per servirvi più presto: ma... ma ora mi sono venute... basta, so io. Tra parentesi quadre ([…]) per indicare in una citazione la deliberata omissione di una parte di testo originale o una lacuna in testo antico; LE PARENTESI In un testo, le parentesi sono usate per inserire una nota dell'autore esterna alla logica grammaticale dello scritto, ma inerente al suo significato. Esempi:
  • 33. A cura di Jacques Bottel 33 L'Italia (il mio Paese di nascita) è un paese meraviglioso [le parentesi tonde oggi tendono a scomparire, sostituite dalle virgole o dati trattini] L'Italia, il mio Paese di nascita, è un paese meraviglioso [le parentesi sono sostituite dalle virgole] L'Italia - il mio Paese di nascita - è un paese meraviglioso [le parentesi sono sostituite dai trattini]
  • 34. A cura di Jacques Bottel 34 APPENDICE: L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA L'Accademia della Crusca è un'istituzione italiana che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana. Rappresenta la più prestigiosa istituzione linguistica d'Italia. Sorta a Firenze nel 1583, l'Accademia della Crusca è la più antica accademia linguistica del mondo. Nei suoi oltre quattro secoli di attività, si è sempre distinta per lo strenuo impegno a preservare la purezza della lingua italiana, con la pubblicazione, già nel 1612, della prima edizione del Vocabolario della lingua italiana, che servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, spagnola, tedesca e inglese. Link utili: Sito dell’Accademia della Crusca Vocabolario Sabatini-Colletti, tra i migliori vocabolari gratuiti disponibili on-line Villa Medicea di Castello, sede dell'Accademia