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Giovanni Boccaccio
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 2
INTRODUZIONE
Giovanni Boccaccio (Certaldo, 16 giugno 1313 – Certaldo, 21
dicembre 1375) è stato uno scrittore e poeta italiano. Boccaccio è
stato uno fra i maggiori narratori italiani e europei del XIV secolo:
con il suo Decameron, che venne subito tradotto in molte lingue,
diviene infatti conosciuto ed apprezzato a livello europeo, tanto da
influire, per esempio, anche nella letteratura inglese, con Geoffrey
Chaucer. Da alcuni studiosi (tra i quali Vittore Branca) è considerato
il maggiore narratore europeo e ha avuto un ruolo egemone nel
panorama letterario del XIV secolo.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 3
L'infanzia fiorentina (1313 - 1327)
Giovanni Boccaccio nasce a Firenze nel 1313, (o, secondo altre ipotesi, a
Certaldo), da padre mercante Boccaccino di Chellino, il socio della compagnia
commerciale e bancaria dei Bardi a Firenze, e da madre, che si ipotizza fosse di
umili origini. Il padre si sposa con Francesca da Mardoli nel 1319 e un anno
dopo nasce il fratellastro Francesco - il matrimonio con Francesca non è
probabilmente sentito positivamente dal piccolo Boccaccio, tanto che alcuni
critici ne derivano un rapporto rancoroso con il padre.
Dimostra precocemente interesse per lo studio, sotto la guida del maestro
Giovanni di Domenico Mazzuoli da Strada. La sua formazione è tuttavia
soprattutto da autodidatta. Questo però gli crea qualche scompenso: non avrà
infatti una formazione letteraria completa. Il padre cerca invano di deviare questa
inclinazione letteraria verso la mercatura. Mentre Boccaccio inizia a far progressi
e ad appropriarsi della lingua latina, il padre, deciso per il futuro del figlio, lo
manda a Napoli perché segua l'apprendistato bancario presso il banco dei Bardi.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 4
L'adolescenza a Napoli (1327-1340)
Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, Ciclo degli uomini e donne illustri, Firenze, Galleria
degli Uffizi, 1448-1451.
Nel 1327, Boccaccio si reca a Napoli con il padre, iniziando il suo apprendistato presso la
succursale della Compagnia dei Bardi, senza però alcun successo in questo ambito. Dopo circa
quattro anni di scarsi risultati, nel 1331, all'età di diciott'anni, il padre decide di ripiegare sul
diritto canonico, nella speranza che il figlio possa imparare una professione. Anche gli studi di
diritto canonico non hanno buon esito.
In questo periodo Giovanni frequenta la corte angioina e si occupa di letteratura; scrive sia in
latino , sia in volgare, componendo opere come il Teseida, il Filocolo, il Filostrato e la Caccia di
Diana. Frequenta anche la biblioteca reale e conosce Paolo da Perugia, che gli insegnerà la
lingua greca.
Boccaccio è un autodidatta e appassionandosi alla letteratura cortese e stilnovistica, crea un mito
letterario: l'amore per Fiammetta, probabilmente Maria d'Aquino figlia illegittima di Roberto
D'Angiò. Al fine di incrementare il mito inventerà anche un'autobiografia ideale, secondo la
quale nacque a Parigi da una nobildonna francese, Jeanette de la Roche.
Nel De Genealogiis osserverà che le imposizioni del padre gli hanno impedito di divenire un
miglior poeta e scrittore, in quanto l'hanno obbligato ad imparare un mestiere a lui odioso.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 5
L'inizio del secondo periodo fiorentino (1340 – 1347)
In questo periodo, Boccaccio, esprime rimpianto per la vita di corte a Napoli nel
romanzo in prosa Elegia di Madonna Fiammetta e compone opere, come
l'Amorosa visione e il Ninfale fiesolano, legate alla tradizione fiorentina.
Boccaccio vede Napoli "lieta, pacifica, abbondevole, magnifica", invece Firenze
gli appare "triste, grigia e noiosa" con quella gente superba e avara che "bada
solo a se stessa". La sua città comunque lo ama come personaggio illustre e si
vale di lui in numerose missioni e ambascerie.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 6
L'ultimo periodo (1348-1375)
Nel 1355 fu impegnato in operazioni economiche che lo videro commerciare con Alghero
e gli fruttarono quelle risorse delle quali dimostrerà di poter disporre nei decenni
successivi. Nel 1360 Innocenzo VI offre a Boccaccio un beneficio ecclesiastico ma i suoi
amici cercano di compiere un colpo di stato e quindi non gli vengono più concesse le
prebende. Nel 1361 torna a Certaldo dove rimane fino al 1365 e qui scrive opere in latino
di matrice umanistica come la Genealogia Deorum Gentilium ed Il Corbaccio scritto in
volgare. Nel frattempo ha conosciuto, nel 1359 il monaco calabrese Leonzio Pilato, cui
darà ospitalità fra il 1360 e il 1362: Leonzio Pilato infatti aveva il compito di tradurre
l'Iliade e l'Odissea per conto di Petrarca, e Boccaccio, per trattenerlo in Italia, gli offre la
cattedra di greco nello Studio Fiorentino, uno stipendio e alloggio in casa sua. La
convivenza fra i due è difficile, ma Boccaccio impara il greco dal monaco calabrese.
Il periodo che va dal 1365 all'anno della morte (1375) viene denominato "periodo
fiorentino-certaldese": Boccaccio torna a svolgere incarichi pubblici per Firenze e cura
un'edizione critica delle opere di Dante a cui premette il Trattatello in Laude di Dante.
Nel 1370 trascrive un codice autografo del Decameron. Poi legge e commenta in
pubblico la Commedia ma a causa della sua cattiva salute arriva solo fino al XVI canto
dell'Inferno. Il 21 dicembre del 1375 muore. Sulla sua tomba ha voluto che fosse
ricordata la sua passione dominante, con la frase "Studium fuit alma poesis" che significa:
la sua passione fu la nobile poesia.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 7
IL DECAMERON
Il Decamerone o Decameron è una raccolta di cento novelle scritta da Giovanni Boccaccio nel
XIV secolo, probabilmente tra il 1349 (anno successivo alla peste nera in Europa) e il 1351
(secondo la tesi di Vittore Branca) o il 1353 (secondo la tesi di Giuseppe Billanovich).
È considerata una delle opere più importanti della letteratura del Trecento europeo, durante il
quale esercitò una vasta influenza sulle opere di altri autori (si pensi ai Canterbury Tales di
Geoffrey Chaucer), oltre che la capostipite della letteratura in prosa in volgare italiano. Per le
sue caratteristiche salienti l'opera di Boccaccio va certamente annoverata tra le opere che
ispirarono l'ideale di vita edonistica tipico della cultura umanista e rinascimentale, che auspicava
un'esistenza dedicata al piacere ed al culto del viver sereno (questo ideale si può considerare ben
sintetizzato ed espresso nel celebre Trionfo di Bacco e Arianna, composizione poetica di
Lorenzo de' Medici).
Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che per quattordici giorni si
trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodi imperversava nella
città, e che a turno si raccontano delle novelle (Il deca nel titolo allude ai dieci giorni dedicati
alle narrazioni, escludendo i quattro giorni dedicati al riposo) di taglio spesso umoristico e con
frequenti richiami all'erotismo bucolico del tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di
immoralità o di scandalo, e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente
considerato nella storia della letteratura. Il Decameron fu anche ripreso in versione
cinematografica da diversi registi, tra cui Pier Paolo Pasolini.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 8
Il titolo
Decameron deriva dal greco e letteralmente significa "dieci giorni". Il
titolo è un rimando all'Exameron ("sei giorni") di Sant'Ambrogio, una
riformulazione in versi del racconto biblico della Genesi. L'intenzione di
Boccaccio è costruire un'analogia tra la propria opera e quella di
Sant'Ambrogio: come il santo narra la creazione del mondo e dell'umanità,
allo stesso modo il Decameron narra la ricreazione dell'umanità, che
avviene per mezzo dei dieci protagonisti e del loro novellare, in seguito al
flagello della peste abbattutasi a Firenze nel 1348. Mano a mano che si
susseguono i racconti dei protagonisti, tramite essi vengono ricostruiti
l'immagine, le strutture relazionali e i valori dell'umanità e della società
che altrimenti sarebbero perduti, dal momento che la città è sotto l'effetto
distruttivo e paralizzante della peste. Si tratta di una metafora importante,
in quanto esprime la concezione preumanistica di Boccaccio nella quale le
humanae litterae (qui rappresentate dalle cento novelle) hanno la facoltà di
rifondare un mondo distrutto e corrotto.
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 9
IL ROMANZO PIU' LETTO
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IL DECAMERON
LA CACCIA DI DIANA
IL FILOSTRATO
GRAFICO SUL SUCCESSO DELLE PRINCIPALI OPERE
GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 10
Bibliografia
La corrispondenza bucolica tra Giovanni Boccaccio e Checco di Meletto Rossi,
edizione critica, commento e introduzione di Simona Lorenzini, Olschki,
Firenze 2011.
Giuseppe Meloni, Il mercante Giovanni Boccaccio a Montpellier e Avignone, in
“Studi sul Boccaccio”, XXVI, 1998, pp. 99–126.
Giorgio Padoan, Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l'Arno, Firenze, Olschki,
1978
Giorgio Padoan, Ultimi studi di filologia dantesca e boccacciana, a c. di A.M.
Costantini, Longo, Ravenna, 2002.
Carmelo Ciccia, Boccaccio, Lisabetta e la poesia popolare, in Saggi su Dante e
altri scrittori: Gioacchino da Fiore, Petrarca, Boccaccio…, Pellegrini, Cosenza,
2007 ISBN 978-88-8101-435-4.

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  • 2. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 2 INTRODUZIONE Giovanni Boccaccio (Certaldo, 16 giugno 1313 – Certaldo, 21 dicembre 1375) è stato uno scrittore e poeta italiano. Boccaccio è stato uno fra i maggiori narratori italiani e europei del XIV secolo: con il suo Decameron, che venne subito tradotto in molte lingue, diviene infatti conosciuto ed apprezzato a livello europeo, tanto da influire, per esempio, anche nella letteratura inglese, con Geoffrey Chaucer. Da alcuni studiosi (tra i quali Vittore Branca) è considerato il maggiore narratore europeo e ha avuto un ruolo egemone nel panorama letterario del XIV secolo.
  • 3. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 3 L'infanzia fiorentina (1313 - 1327) Giovanni Boccaccio nasce a Firenze nel 1313, (o, secondo altre ipotesi, a Certaldo), da padre mercante Boccaccino di Chellino, il socio della compagnia commerciale e bancaria dei Bardi a Firenze, e da madre, che si ipotizza fosse di umili origini. Il padre si sposa con Francesca da Mardoli nel 1319 e un anno dopo nasce il fratellastro Francesco - il matrimonio con Francesca non è probabilmente sentito positivamente dal piccolo Boccaccio, tanto che alcuni critici ne derivano un rapporto rancoroso con il padre. Dimostra precocemente interesse per lo studio, sotto la guida del maestro Giovanni di Domenico Mazzuoli da Strada. La sua formazione è tuttavia soprattutto da autodidatta. Questo però gli crea qualche scompenso: non avrà infatti una formazione letteraria completa. Il padre cerca invano di deviare questa inclinazione letteraria verso la mercatura. Mentre Boccaccio inizia a far progressi e ad appropriarsi della lingua latina, il padre, deciso per il futuro del figlio, lo manda a Napoli perché segua l'apprendistato bancario presso il banco dei Bardi.
  • 4. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 4 L'adolescenza a Napoli (1327-1340) Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, Ciclo degli uomini e donne illustri, Firenze, Galleria degli Uffizi, 1448-1451. Nel 1327, Boccaccio si reca a Napoli con il padre, iniziando il suo apprendistato presso la succursale della Compagnia dei Bardi, senza però alcun successo in questo ambito. Dopo circa quattro anni di scarsi risultati, nel 1331, all'età di diciott'anni, il padre decide di ripiegare sul diritto canonico, nella speranza che il figlio possa imparare una professione. Anche gli studi di diritto canonico non hanno buon esito. In questo periodo Giovanni frequenta la corte angioina e si occupa di letteratura; scrive sia in latino , sia in volgare, componendo opere come il Teseida, il Filocolo, il Filostrato e la Caccia di Diana. Frequenta anche la biblioteca reale e conosce Paolo da Perugia, che gli insegnerà la lingua greca. Boccaccio è un autodidatta e appassionandosi alla letteratura cortese e stilnovistica, crea un mito letterario: l'amore per Fiammetta, probabilmente Maria d'Aquino figlia illegittima di Roberto D'Angiò. Al fine di incrementare il mito inventerà anche un'autobiografia ideale, secondo la quale nacque a Parigi da una nobildonna francese, Jeanette de la Roche. Nel De Genealogiis osserverà che le imposizioni del padre gli hanno impedito di divenire un miglior poeta e scrittore, in quanto l'hanno obbligato ad imparare un mestiere a lui odioso.
  • 5. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 5 L'inizio del secondo periodo fiorentino (1340 – 1347) In questo periodo, Boccaccio, esprime rimpianto per la vita di corte a Napoli nel romanzo in prosa Elegia di Madonna Fiammetta e compone opere, come l'Amorosa visione e il Ninfale fiesolano, legate alla tradizione fiorentina. Boccaccio vede Napoli "lieta, pacifica, abbondevole, magnifica", invece Firenze gli appare "triste, grigia e noiosa" con quella gente superba e avara che "bada solo a se stessa". La sua città comunque lo ama come personaggio illustre e si vale di lui in numerose missioni e ambascerie.
  • 6. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 6 L'ultimo periodo (1348-1375) Nel 1355 fu impegnato in operazioni economiche che lo videro commerciare con Alghero e gli fruttarono quelle risorse delle quali dimostrerà di poter disporre nei decenni successivi. Nel 1360 Innocenzo VI offre a Boccaccio un beneficio ecclesiastico ma i suoi amici cercano di compiere un colpo di stato e quindi non gli vengono più concesse le prebende. Nel 1361 torna a Certaldo dove rimane fino al 1365 e qui scrive opere in latino di matrice umanistica come la Genealogia Deorum Gentilium ed Il Corbaccio scritto in volgare. Nel frattempo ha conosciuto, nel 1359 il monaco calabrese Leonzio Pilato, cui darà ospitalità fra il 1360 e il 1362: Leonzio Pilato infatti aveva il compito di tradurre l'Iliade e l'Odissea per conto di Petrarca, e Boccaccio, per trattenerlo in Italia, gli offre la cattedra di greco nello Studio Fiorentino, uno stipendio e alloggio in casa sua. La convivenza fra i due è difficile, ma Boccaccio impara il greco dal monaco calabrese. Il periodo che va dal 1365 all'anno della morte (1375) viene denominato "periodo fiorentino-certaldese": Boccaccio torna a svolgere incarichi pubblici per Firenze e cura un'edizione critica delle opere di Dante a cui premette il Trattatello in Laude di Dante. Nel 1370 trascrive un codice autografo del Decameron. Poi legge e commenta in pubblico la Commedia ma a causa della sua cattiva salute arriva solo fino al XVI canto dell'Inferno. Il 21 dicembre del 1375 muore. Sulla sua tomba ha voluto che fosse ricordata la sua passione dominante, con la frase "Studium fuit alma poesis" che significa: la sua passione fu la nobile poesia.
  • 7. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 7 IL DECAMERON Il Decamerone o Decameron è una raccolta di cento novelle scritta da Giovanni Boccaccio nel XIV secolo, probabilmente tra il 1349 (anno successivo alla peste nera in Europa) e il 1351 (secondo la tesi di Vittore Branca) o il 1353 (secondo la tesi di Giuseppe Billanovich). È considerata una delle opere più importanti della letteratura del Trecento europeo, durante il quale esercitò una vasta influenza sulle opere di altri autori (si pensi ai Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer), oltre che la capostipite della letteratura in prosa in volgare italiano. Per le sue caratteristiche salienti l'opera di Boccaccio va certamente annoverata tra le opere che ispirarono l'ideale di vita edonistica tipico della cultura umanista e rinascimentale, che auspicava un'esistenza dedicata al piacere ed al culto del viver sereno (questo ideale si può considerare ben sintetizzato ed espresso nel celebre Trionfo di Bacco e Arianna, composizione poetica di Lorenzo de' Medici). Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che per quattordici giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodi imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle (Il deca nel titolo allude ai dieci giorni dedicati alle narrazioni, escludendo i quattro giorni dedicati al riposo) di taglio spesso umoristico e con frequenti richiami all'erotismo bucolico del tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità o di scandalo, e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente considerato nella storia della letteratura. Il Decameron fu anche ripreso in versione cinematografica da diversi registi, tra cui Pier Paolo Pasolini.
  • 8. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 8 Il titolo Decameron deriva dal greco e letteralmente significa "dieci giorni". Il titolo è un rimando all'Exameron ("sei giorni") di Sant'Ambrogio, una riformulazione in versi del racconto biblico della Genesi. L'intenzione di Boccaccio è costruire un'analogia tra la propria opera e quella di Sant'Ambrogio: come il santo narra la creazione del mondo e dell'umanità, allo stesso modo il Decameron narra la ricreazione dell'umanità, che avviene per mezzo dei dieci protagonisti e del loro novellare, in seguito al flagello della peste abbattutasi a Firenze nel 1348. Mano a mano che si susseguono i racconti dei protagonisti, tramite essi vengono ricostruiti l'immagine, le strutture relazionali e i valori dell'umanità e della società che altrimenti sarebbero perduti, dal momento che la città è sotto l'effetto distruttivo e paralizzante della peste. Si tratta di una metafora importante, in quanto esprime la concezione preumanistica di Boccaccio nella quale le humanae litterae (qui rappresentate dalle cento novelle) hanno la facoltà di rifondare un mondo distrutto e corrotto.
  • 9. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 9 IL ROMANZO PIU' LETTO 0 5 10 15 20 25 30 35 40 IL DECAMERON LA CACCIA DI DIANA IL FILOSTRATO GRAFICO SUL SUCCESSO DELLE PRINCIPALI OPERE
  • 10. GIOVANNI BOCCACCIO- LUCA MARTELLA 10 Bibliografia La corrispondenza bucolica tra Giovanni Boccaccio e Checco di Meletto Rossi, edizione critica, commento e introduzione di Simona Lorenzini, Olschki, Firenze 2011. Giuseppe Meloni, Il mercante Giovanni Boccaccio a Montpellier e Avignone, in “Studi sul Boccaccio”, XXVI, 1998, pp. 99–126. Giorgio Padoan, Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l'Arno, Firenze, Olschki, 1978 Giorgio Padoan, Ultimi studi di filologia dantesca e boccacciana, a c. di A.M. Costantini, Longo, Ravenna, 2002. Carmelo Ciccia, Boccaccio, Lisabetta e la poesia popolare, in Saggi su Dante e altri scrittori: Gioacchino da Fiore, Petrarca, Boccaccio…, Pellegrini, Cosenza, 2007 ISBN 978-88-8101-435-4.