2. LA SUA VITA
Giovanni Boccaccio nasce in Toscana nel 1313. Frutto di una relazione illegittima tra il padre, il
mercante Boccaccino di Chelino, e una donna di estrazione sociale inferiore, viene
riconosciuto e cresciuto dal genitore a Firenze. Nel 1327 parte giovanissimo per Napoli, al
seguito del genitore,per imparare il mestiere mercantile e bancario, seguendo il desiderio
paterno di vederlo sistemato in una professione stabile e remunerativa. L’esperienza
napoletana si rivela però molto diversa rispetto alle aspettative, traducendosi in anni di svaghi
e spensieratezze presso i raffinati ambienti della corte angioina. Qui Boccaccio inizia ad
interessarsi ai classici latini e ai grandi capolavori in volgare, Dante su tutti.
Nel 1340 Boccaccio, a causa di problemi economici che affliggono il padre, deve rientrare a
Firenze, lasciando l'amata Napoli. Qui l’autore, si concentra sulla propria produzione letteraria.
Rientrato a Firenze, nel 1348 assiste agli orrori e alla tragedia della peste (durante la quale
perde il padre), inizia il suo capolavoro, il Decameron,che concluderà nel 1351: l'opera, una
raccolta di cento novelle raccontate da dieci giovani narratori in dieci giorni.
L'ultimo periodo di vita, caratterizzato anche da difficoltà economiche e personali, è insomma
per Boccaccio quello della meditazione esistenziale ed intellettuale: alla riscoperta dei classici
corrisponde il sempre vivo interesse per Dante.
Lo scrittore, ormai anziano e malato, si spegne a Certaldo nel 1375.
3. LE OPERE PRINCIPALI
La caccia di Diana (1334)
Il Filòcolo (1336-1338)
Il Teseida delle nozze d'Emilia (1339-1340)
Il Filòstrato (1340)
Il Ninfale d'Ameto (1341-1342)
L'Amorosa visione (1342)
L'Elegia di Madonna Fiammetta (1343)
Il Ninfale fiesolano (1344-1346)
Il Corbaccio (o Labirinto d'amore) (1355)
Le rime (momenti diversi della sua vita)
Il Decameròn (1349-1353)
4. Decameròn
Scritto tra il 1349 ed il 1353, il Decameròn, raccolta di cento novelle, è l'opera principale del
Boccaccio.Il titolo, ancora una volta ripreso dal greco, significa "Dieci giornate”.
Dopo un "proemio", nel quale l'autore spiega la natura didattico-amorosa del libro che è
dedicato alle donne innamorate, segue una lunga "introduzione" alla "Prima giornata" .
In questo, che è un sogno anche molto simbolico di evasione dal male del mondo, trovano
posto le cento novelle raccontate nei dieci giorni dai dieci giovani che sono: la "reina",
Pampinea, detta "la rigogliosa", Lauretta, Elissa, Fiammetta, Filomena, Emilia e Neifele. I
ragazzi sono: Panfilo, soprannominato "tutto amore", Filostrato e Dioneo, detto "il lussurioso".
Quasi tutti questi personaggi, dai nomi letterari ed allusivi, appartengono al repertorio delle
opere di Boccaccio in quanto compaiono già in alcuni dei poemi e dei romanzi precedenti.
Le giornate sono 10 e le novelle 100. Ma le giornate in cui la brigata si trattiene sono 14,
perché nè la domenica nè il venerdì si tengono adunanze, per un formale ossequio religioso
che è poi smentito da tutta l'intonazione del libro.
E alle cento novelle potrebbe aggiungersi quella che è raccontata come esempio dimostrativo
dall'autore nel Proemio alla IV Giornata, sebbene egli dica espressamente che essa non deve
far parte della raccolta perché non viene detta dai componenti la brigata.
In tutta l'opera compare uno stretto e preciso ordine simmetrico: le novelle sono raggruppate
a dieci a dieci, secondo un criterio generale.
5. Nella I Giornata l'argomento è libero.
Nella II si devono descrivere casi di chi è riuscito, dopo molte traversie, a conquistare il lieto fine.
Nella III si ragiona di chi ritrova cose perdute o desiderate.
Nella IV si racconta degli amori infelici.
Nella V vengono descritte le felicità raggiunte dopo molti affanni.
Nella VI si parla di chi si è salvato con una pronta risposta da una situazione difficile.
Nella VII l'argomento riguarda le beffe fatte dalle mogli ai mariti.
Nell'VIII si raccontano casi di beffe tra uomini e donne, o tra uomini e uomini.
Nella IX l'argomento è libero.
Nella X si raccontano magnifici fatti d'amore.
Alla fine di ogni giornata, uno degli interlocutori canta una ballata o na canzonetta.
Il sentimento dominante nel Decameròn è, come in quasi tutte le altre opere di invenzione del
Boccaccio, l'amore;l'amore intero e nonvelato da idealità, l'amore dei sensi, l'amore per la
donna visto in tutti i suoi aspetti, intimi, comici, profondi, paradossali, ma soprattutto coniugali,
questi ultimi sempre considerati in tono pessimistico e irrimediabilmente sconfitti dall'amore
istintivo che prevale sulle leggi sociali e su tutte le sue convenzioni.
Qualche volta però l'autore fa capire che l'amore si può sollevare dal più basso sensualismo
per diventare, pur essendo sempre attrattiva che nasce dal piacere e dal corpo, sentimento
potente di trasformazione, capace di mutare il corso degli eventi o l'intimità dell'animo umano.
Il Boccaccio, pur avendo dato largo sfogo alla sua fantasia di sana sensualità, teneva a dare
un contenuto serio alla sua opera, anche nell'intendimento dei contemporanei, e volle dividere
nettamente il mondo inventato e raccontato nelle cento novelle da quello dei raccontatori e
delle raccontatrici che tengono, pur tra discorsi così grassi ed eccitanti, il più corretto e nobile
contegno.
6. IDEOLOGIA E POETICA
Nel periodo giovanile la formazione culturale del Boccaccio avvenne entro una mondana
società aristocratico-borghese (da autodidatta) e non nel severo ambito delle università e
delle biblioteche.
Egli appare costantemente rivolto verso la rappresentazione (psicologica e realistica) della
concretezza della vita quotidiana borghese, con i suoi vizi e le sue virtù (cosa che non
interessò né Dante né Petrarca). Boccaccio rimase per lo più estraneo ai temi etico-religiosi.
Fiammetta non è la donna angelicata degli stilnovisti e di Dante, né una creatura superiore
come Laura per il Petrarca, ma una donna completamente terrena e sensuale, che si lascia
corteggiare e sedurre, che tradisce con relativa disinvoltura.
Nelle opere giovanili vi è molta autobiografia, intessuta però non tanto di fatti quanto
piuttosto di stati d'animo. Accentuato è l'elemento passionale e romanzesco. Boccaccio
esalta l'intelligenza che aiuta a superare tutte le difficoltà; ammira gli atteggiamenti
magnanimi, generosi. La società borghese ch'egli descrive è amante della galanteria-
eleganza-cortesia-compagnie piacevoli e intelligenti. Il Boccaccio riflette la transizione dalla
società feudale alla società borghese.
Giada Sala