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IL LAVORO MINORILE
IERI ED OGGI
PATRICK GUARNIERI 5D
COS’E’ IL LAVORO MINORILE?
Il lavoro minorile è un fenomeno che
coinvolge le aree più povere del nostro
pianeta in particolare nel Sud del mondo, in
quanto sottoprodotto della povertà.
Tuttavia, non mancano casi di bambini
lavoratori anche nelle aree marginali del
Nord del mondo, costretti a lavorare in
ambienti pericolosi per loro e retribuiti
attraverso un compenso quasi inesistente.
GIOVANNI VERGA E LA DENUNCIA AL
LAVORO MINORILE
Verga, da buon verista,nella sua novella ”Rosso Malpelo”, ricrea in modo sistematico e
puntuale la realtà di povertà e di sfruttamento delle classi disagiate della Sicilia di fine XIX
secolo. Lo fa senza ornare le sue parole di alcun giudizio di valore; e se è vero che delinea
una società lontana nel tempo da noi, è pur vero che forse nell’essenza il suo racconto
potrebbe essere applicabile a ben altre realtà che siamo costretti a toccare con mano ogni
giorno. La novella viene pubblicata per la prima volta tra il 2 e il 5 agosto del 1878 nella
rivista «Fanfulla della domenica» e in seguito venne inserita in Vita dei campi (1880), la
prima grande raccolta di novelle di Verga. La versione definitiva risale al 1897.
IL PERSONAGGIO DI ROSSO MALPELO
Rosso Malpelo è un ragazzo di cui quasi tutti ignorano il vero nome, al punto che persino
la mamma lo ha quasi dimenticato. Tutti, infatti, lo chiamano Malpelo per via dei suoi
capelli rossi che gli sono valsi non solo questo spiacevole soprannome, ma anche una
pessima nomina. Stando alle credenze popolari, infatti, i capelli rossi sono indice di
cattiveria. Trascurato e maltrattato da tutti, madre e sorella comprese, Malpelo cresce
“torvo, ringhioso, e selvatico" rassicurato solo dal padre, che lo difende spesso, con cui
lavora presso una cava di rena.
LA MORTE DEL PADRE
Le cose precipitano quando l’uomo, Mastro Misciu detto Bestia, accetta di abbattere un
pilastro considerato ormai inutile. Si tratta di un incarico molto pericoloso, accettato solo
per bisogno di denaro, che finisce con il costargli la vita malgrado gli sforzi compiuti dal
figlio per liberarlo dalle macerie. Il lutto segna profondamente Malpelo, che decide di
meritarsi definitivamente la nomina dovuta al suo aspetto e inizia effettivamente a
comportarsi in modo cattivo con tutti e ad avere comportamenti violenti di vario tipo
arrivando anche a picchiare il vecchio asino.
IL RAPPORTO CON RANOCCHIO
La sua solitudine fatta solo di duro lavoro, però, non è destinata a durare, perché alla cava
a sostituire viene a lavorare un ragazzino soprannominato “Ranocchio” per il suo modo
claudicante di camminare, con un femore lussato molto gracile e inesperto. Tra i due
nasce uno strano legame: Malpelo maltratta il nuovo arrivato e si rivolge spesso a lui in
modo violento ma, d’altro canto, fa di tutto per proteggerlo dandogli il proprio cibo e
svolgendo al suo posto le mansioni più pesanti. Il tempo trascorre in questo modo fino a
che il cadavere di Mastro Misciu non viene ritrovato consentendo al ragazzo di recuperare
almeno gli attrezzi da lavoro del padre, che decide di tenere come ricordo. Si tratta di una
magra quanto temporanea consolazione: Ranocchio, malato di tisi, dopo essere finito a
terra per via di una spinta del suo compagno di lavoro, peggiora e, nonostante gli sforzi
dell’amico che gli porta vino e minestra nel tentativo di farlo riprendere, muore.
LA CONCLUSIONE
Ora Malpelo è definitivamente solo. La madre e la sorella sono andate a vivere altrove e a
lui non resta che lavorare nella cava dove le giornate sono talmente dure da spingere
addirittura un evaso, che lì aveva trovato un impiego e un rifugio, a cercare una soluzione
migliore. Senza nessuno che si prende cura di lui, il ragazzo accetta di svolgere le
mansioni più ingrate e rischiose al punto che un giorno, portando con sé gli attrezzi del
padre, scompare durante un’esplorazione del sottosuolo alla ricerca di un pozzo.
Inghiottito dalla terra Malpelo scompare lasciando ai ragazzi una pesante eredità: la paura
che il suo fantasma si aggiri per la cava “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".
SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO E
SFRUTTAMENTO
Come il padre di Malpelo, Mastro Misciu accetta una pericolosa richiesta per denaro e, allo
stesso modo, l’operaio di oggi cerca di tenersi stretto il suo posto, accettando turni
massacranti e mettendo, spesso, da parte la dignità: la precarietà e la flessibilità fanno da
padrone e la disoccupazione diventa nient’altro che una potente arma di ricatto. In questo
clima di instabilità ciò su cui si risparmia è la sicurezza: meno controlli e meno formazione.
Le spese “inutili” vengono azzerate. E sarebbe fin troppo eufemistico classificare e
definire gli incidenti sul posto di lavoro come “morti bianche“. Lo sfruttamento minorile
che, nella novella, è nient’altro che la conseguenza più diretta dell’ignoranza e della scarsa
educazione oltre che, ovviamente, della necessità economica.
IL LAVORO MINORILE OGGI
Ancor oggi, il lavoro minorile è una vera e
propria piaga mondiale che interessa
soprattutto i paesi più poveri del mondo.
Sfruttati, malpagati e quasi sempre in
condizioni di pericolo: sono circa 150
milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni a cui
viene negata l’infanzia; costretti a lavorare
in fabbrica o nei campi, senza svago né
istruzione: la più alta percentuale (il 25%)
di bambini occupati si trova in Africa
Subsahariana, seguono poi l’Asia
Meridionale e l’Europa Centrale e
Orientale.
LAVORO MINORILE IN EUROPA
L’Europa ha fissato a 15 anni l’età minima per entrare nel mondo del lavoro ed ha stabilito
che ogni ragazzo deve prima seguire un percorso di formazione: la legislazione (Legge n.
977 del 17 ottobre 1967), in Italia, fin dagli anni sessanta distingue tra bambini (minori di
15 anni) e adolescenti (tra i 15 e i 18 anni). I bambini possono essere impiegati solo in
attività di lavoro di carattere culturale, artistico, sportivo, pubblicitario e nel settore dello
spettacolo: attività che non pregiudichino in alcun modo la sicurezza, l’integrità psicofisica
e la frequenza scolastica. Per quanto riguarda gli adolescenti, il lavoro è permesso solo nel
caso in cui il minore abbia completato il periodo di istruzione obbligatorio.
COSA RAPPRESENTA OGGI ROSSO
MALPELO
Rosso Malpelo non è semplicemente un personaggio immaginario, una costruzione creata
da Verga anni fa per descrivere una società a lui vicina. Ancor oggi, Rosso Malpelo è negli
occhi di chi non è cosciente dei propri diritti e di chi non è tutelato nel mantenimento di
questi. È nient’altro che la vittima dell’ignoranza e della povertà, delle diseguaglianze e
della mancanza di educazione. Rosso Malpelo non sa di dover essere salvato, non conosce
la carta dei suoi diritti (quello all’infanzia prima di tutti)e non si può essere complici di
questo: non si può essere spettatori passivi che vedono andar in fumo l’ingenuità e la
purezza di chi è (o dovrebbe essere) senza macchia.

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LAVORO MINORILE

  • 1. IL LAVORO MINORILE IERI ED OGGI PATRICK GUARNIERI 5D
  • 2. COS’E’ IL LAVORO MINORILE? Il lavoro minorile è un fenomeno che coinvolge le aree più povere del nostro pianeta in particolare nel Sud del mondo, in quanto sottoprodotto della povertà. Tuttavia, non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo, costretti a lavorare in ambienti pericolosi per loro e retribuiti attraverso un compenso quasi inesistente.
  • 3. GIOVANNI VERGA E LA DENUNCIA AL LAVORO MINORILE Verga, da buon verista,nella sua novella ”Rosso Malpelo”, ricrea in modo sistematico e puntuale la realtà di povertà e di sfruttamento delle classi disagiate della Sicilia di fine XIX secolo. Lo fa senza ornare le sue parole di alcun giudizio di valore; e se è vero che delinea una società lontana nel tempo da noi, è pur vero che forse nell’essenza il suo racconto potrebbe essere applicabile a ben altre realtà che siamo costretti a toccare con mano ogni giorno. La novella viene pubblicata per la prima volta tra il 2 e il 5 agosto del 1878 nella rivista «Fanfulla della domenica» e in seguito venne inserita in Vita dei campi (1880), la prima grande raccolta di novelle di Verga. La versione definitiva risale al 1897.
  • 4. IL PERSONAGGIO DI ROSSO MALPELO Rosso Malpelo è un ragazzo di cui quasi tutti ignorano il vero nome, al punto che persino la mamma lo ha quasi dimenticato. Tutti, infatti, lo chiamano Malpelo per via dei suoi capelli rossi che gli sono valsi non solo questo spiacevole soprannome, ma anche una pessima nomina. Stando alle credenze popolari, infatti, i capelli rossi sono indice di cattiveria. Trascurato e maltrattato da tutti, madre e sorella comprese, Malpelo cresce “torvo, ringhioso, e selvatico" rassicurato solo dal padre, che lo difende spesso, con cui lavora presso una cava di rena.
  • 5. LA MORTE DEL PADRE Le cose precipitano quando l’uomo, Mastro Misciu detto Bestia, accetta di abbattere un pilastro considerato ormai inutile. Si tratta di un incarico molto pericoloso, accettato solo per bisogno di denaro, che finisce con il costargli la vita malgrado gli sforzi compiuti dal figlio per liberarlo dalle macerie. Il lutto segna profondamente Malpelo, che decide di meritarsi definitivamente la nomina dovuta al suo aspetto e inizia effettivamente a comportarsi in modo cattivo con tutti e ad avere comportamenti violenti di vario tipo arrivando anche a picchiare il vecchio asino.
  • 6. IL RAPPORTO CON RANOCCHIO La sua solitudine fatta solo di duro lavoro, però, non è destinata a durare, perché alla cava a sostituire viene a lavorare un ragazzino soprannominato “Ranocchio” per il suo modo claudicante di camminare, con un femore lussato molto gracile e inesperto. Tra i due nasce uno strano legame: Malpelo maltratta il nuovo arrivato e si rivolge spesso a lui in modo violento ma, d’altro canto, fa di tutto per proteggerlo dandogli il proprio cibo e svolgendo al suo posto le mansioni più pesanti. Il tempo trascorre in questo modo fino a che il cadavere di Mastro Misciu non viene ritrovato consentendo al ragazzo di recuperare almeno gli attrezzi da lavoro del padre, che decide di tenere come ricordo. Si tratta di una magra quanto temporanea consolazione: Ranocchio, malato di tisi, dopo essere finito a terra per via di una spinta del suo compagno di lavoro, peggiora e, nonostante gli sforzi dell’amico che gli porta vino e minestra nel tentativo di farlo riprendere, muore.
  • 7. LA CONCLUSIONE Ora Malpelo è definitivamente solo. La madre e la sorella sono andate a vivere altrove e a lui non resta che lavorare nella cava dove le giornate sono talmente dure da spingere addirittura un evaso, che lì aveva trovato un impiego e un rifugio, a cercare una soluzione migliore. Senza nessuno che si prende cura di lui, il ragazzo accetta di svolgere le mansioni più ingrate e rischiose al punto che un giorno, portando con sé gli attrezzi del padre, scompare durante un’esplorazione del sottosuolo alla ricerca di un pozzo. Inghiottito dalla terra Malpelo scompare lasciando ai ragazzi una pesante eredità: la paura che il suo fantasma si aggiri per la cava “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".
  • 8. SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO E SFRUTTAMENTO Come il padre di Malpelo, Mastro Misciu accetta una pericolosa richiesta per denaro e, allo stesso modo, l’operaio di oggi cerca di tenersi stretto il suo posto, accettando turni massacranti e mettendo, spesso, da parte la dignità: la precarietà e la flessibilità fanno da padrone e la disoccupazione diventa nient’altro che una potente arma di ricatto. In questo clima di instabilità ciò su cui si risparmia è la sicurezza: meno controlli e meno formazione. Le spese “inutili” vengono azzerate. E sarebbe fin troppo eufemistico classificare e definire gli incidenti sul posto di lavoro come “morti bianche“. Lo sfruttamento minorile che, nella novella, è nient’altro che la conseguenza più diretta dell’ignoranza e della scarsa educazione oltre che, ovviamente, della necessità economica.
  • 9. IL LAVORO MINORILE OGGI Ancor oggi, il lavoro minorile è una vera e propria piaga mondiale che interessa soprattutto i paesi più poveri del mondo. Sfruttati, malpagati e quasi sempre in condizioni di pericolo: sono circa 150 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni a cui viene negata l’infanzia; costretti a lavorare in fabbrica o nei campi, senza svago né istruzione: la più alta percentuale (il 25%) di bambini occupati si trova in Africa Subsahariana, seguono poi l’Asia Meridionale e l’Europa Centrale e Orientale.
  • 10. LAVORO MINORILE IN EUROPA L’Europa ha fissato a 15 anni l’età minima per entrare nel mondo del lavoro ed ha stabilito che ogni ragazzo deve prima seguire un percorso di formazione: la legislazione (Legge n. 977 del 17 ottobre 1967), in Italia, fin dagli anni sessanta distingue tra bambini (minori di 15 anni) e adolescenti (tra i 15 e i 18 anni). I bambini possono essere impiegati solo in attività di lavoro di carattere culturale, artistico, sportivo, pubblicitario e nel settore dello spettacolo: attività che non pregiudichino in alcun modo la sicurezza, l’integrità psicofisica e la frequenza scolastica. Per quanto riguarda gli adolescenti, il lavoro è permesso solo nel caso in cui il minore abbia completato il periodo di istruzione obbligatorio.
  • 11. COSA RAPPRESENTA OGGI ROSSO MALPELO Rosso Malpelo non è semplicemente un personaggio immaginario, una costruzione creata da Verga anni fa per descrivere una società a lui vicina. Ancor oggi, Rosso Malpelo è negli occhi di chi non è cosciente dei propri diritti e di chi non è tutelato nel mantenimento di questi. È nient’altro che la vittima dell’ignoranza e della povertà, delle diseguaglianze e della mancanza di educazione. Rosso Malpelo non sa di dover essere salvato, non conosce la carta dei suoi diritti (quello all’infanzia prima di tutti)e non si può essere complici di questo: non si può essere spettatori passivi che vedono andar in fumo l’ingenuità e la purezza di chi è (o dovrebbe essere) senza macchia.