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DUE SOLITUDINI A CONFRONTO EMMA BOVARY nella  Yonville di metà ‘800 EMMA RECCHI nella Milano di fine ‘900  Ludovico Baglioni  3’B
“ Io, ricca Madame Bovary,               libera grazie alla passione”:con queste parole l’attrice premio Oscar, Tilda Swinton, protagonista di “IO SONO L’AMORE”, annuncia alla stampa il film da lei stessa prodotto ed interpretato in Italia nel 2009 con la regia di Luca Guadagnino.
Il Film è stato presentato alla 66° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, ed ha catturato subito la curiosità del pubblico soprattutto per il cast internazionale di altissimo profilo.  Ha vinto come miglior regia il Premio Alabarda d’oro 2010. Ha rappresentato l’Italia ai Golden Globe 2011 come miglior film straniero.  Il 25 gennaio 2011 ha ottenuto la Nomination all’Oscar nella categoria “Migliori Costumi. “  Il regista ha impiegato sette anni per                                                  completare il film, con la collaborazione della                                    Prof.ssa  Puricelli della Bocconi con la quale                                                     ha studiato la trasformazione del costume                                          capitalista negli ultimi venti anni.
Il film è il ritratto impietoso e gelido dell’alta borghesia lombarda, ma anche, e questo è quanto a noi più interessa,            è il racconto per immagini di una passione “socialmente scandalosa” fra i protagonisti.  Definito dalla critica: “calligrafico”  “opera gioiello” “elegante fino al preziosismo” “unica voce fuori dal coro” il film di Luca Guadagnino, è stato da più parti considerato il più adatto, in questa stagione cinematografica a “dipingere ancora una volta l’amore”.
Il critico Enzo Natta ci conferma che “Io sono l’amore” è la versione moderna di una Madame Bovary che supera i residui ostacoli frapposti fra un’emancipazione femminile non ancora del tutto affrancata da un pesante condizionamento. La critica Claudia Morgoglione considera  Emma Bovary di G.Flaubert, ma anche Anna Karenina di Tolstoj, od addirittura l’amante di Lady Chatterleydi D.H.Lawrence come antenate della protagonista del film che stiamo prendendo in esame. Applaudito al festival del Cinema di Toronto, Sundance, Torino, Venezia (come già detto) ed al Lincoln Center di New York, contiene una manciata di guizzi che farebbero urlare al capolavoro, ma è troppo sofisticato ed intelligente per fare successo.
“IO SONO L’AMORE” Siamo a Milano, in una sontuosa villa principesca, resa ancora più suggestiva da un candido manto di neve; si festeggia il compleanno del capostipite di una agiata famiglia  che ha fondato una fiorente industria tessile. Tra i lussi, i vari domestici si aggirano nelle stanze per  preparare la tavola della festa. La famiglia è composta appunto dall’anziano padre Edoardo e dalla moglie Allegra, dal figlio Tancredi sposato con Emma, e dai loro tre figli, Edoardo, che porta i nome del nonno ed è il suo pupillo, Gianluca ed Elisabetta.  La loro vita scorre su binari prestabiliti, sino a che il giovane Edoardo perde per la prima volta una gara di canottaggio proprio il giorno del compleanno del nonno, Elisabetta regala al nonno per la prima volta  una fotografia anziché il solito dipinto fatto da lei, ed infine il tipo che ha battuto Edoardo nella gara, il cuoco Antonio, si presenta alla villa, finendo di “sconvolgere le carte”.
Parte così una serie di eventi, tra cui la morte del nonno, la decisione di Tancredi, osteggiata da Edoardo, di vendere la fabbrica ai ricchi compratori indiani, l’”outing” di Elisabetta che confessa al fratello la sua omosessualità. Gli eventi portano infine Edoardo ed Antonio a pensare davvero di  aprire un ristorante  sulle colline di Sanremo. Ma non solo Edoardo è preso da questo progetto; la persona che Antonio ha colpito profondamente è proprio la madre di Edoardo, Emma. La donna subirà una specie di attrazione fatale verso quest’uomo, i suoi piatti elaborati, il suo modo di vivere semplice, immerso nella natura, opposto a quello di Emma; tanto che ne diverrà l’amante.  Questo provocherà però purtroppo una lite accesa fra Edoardo e la madre, e proprio durante la lite l’amato figlio di Emma cade in piscina e muore. Anche il marito Tancredi non la perdona e la caccia dicendole che per lui non esiste più. Emma è distrutta dalla morte del figlio che era l’unico della famiglia con cui lei riusciva ad essere  se stessa: infatti solo con lui parlava in russo. Ma con  coraggio e con una sorta di “mite” forza lascia la casa, che probabilmente non aveva mai sentito davvero sua, e trova rifugio nell’amore per Antonio.  
EMMA BOVARY – EMMA RECCHILE PROTAGONISTE Emma Rouaultè nata in una famiglia di agricoltori, è romantica e sogna avventure ed evasioni, accetta quindi di sposare il medico Charles Bovary nella speranza di avere una vita più agiata, piacevole ed avventurosa.  Infatti quando riceve l’invito al castello ed assapora gli sfarzi della ricchezza, delle feste e dei balli, pieni di gente bella e spensierata non vorrebbe per niente dover salire di nuovo sull’umile carro del medico che aveva appena sposato: “La musica della festa le ronzava ancora negli orecchi, lei si forzava di stare sveglia, voleva prolungare l’illusione di quell’esistenza di fasto che sapeva di dover troppo presto abbandonare”. Per tutta la vita rincorrerà una felicità che non riesce mai ad avere, anche quando, durante gli incontri con i suoi amanti, tutto le sembra più bello ed il futuro più accettabile. Salvo poi venir regolarmente smentita dal destino, o dalle scelte degli uomini che vedono quegli incontri in modo diverso. “Qualcosa di sottile era diffuso sul suo corpo, la trasfigurava. Si ripeteva:<<Ho un amante! Un amante!>> dunque avrebbe posseduto le famose gioie dell’amore, la febbre di felicità di cui aveva disperato.” Riesce a spendere cifre enormi per bei vestiti che la possano far sentire attraentee desiderabile, a costo di riempirsi di debiti e bugie. Spera tanto di avere un figlio maschio che “riscatti” la situazione, ma arriva una bimba, che Emma vede destinata, come tutte le donne del suo tempo a stare sempre un passo dietro al padre, al marito, all’amante. Forse troppo influenzata dai romanzi che legge si convince che il solo potere che ha è la sua bellezza e l’unico modo per esercitare un qualche potere sul proprio destino è disporre del proprio corpo come vuole anche tradendo la fiducia dell’ottuso marito. Persino il suicidio finale ci dice quanto Emma abbia la voglia smaniosa di dimostrare di poter disporre di sé come vuole, e, di nuovo grazie alla sua bellezza, riesce anche a procurarsi l’arsenico con cui si uccide.
Emma Recchi è nata in Russia prima del crollo del Muro di Berlino e si capisce che ha sposato il ricco Tancredi per poter evadere da quel mondo chiuso e povero che però dentro di lei non ha mai completamente dimenticato. Ama vestire in modo perfetto e dirige la sua ricca casa con capacità e cura. Emma è però l’anello più debole della catena familiare, e, quando Antonio entra nelle loro vite, si dimostra completamente vulnerabile. Da signora austera e perfetta, si “abbassa” a spiare il ragazzo e seguirlo sino sulle colline Sanremesi. Non pretende nemmeno di sapere se l’uomo la ami o meno, semplicemente si concede a lui quasi come se il suo corpo la obbligasse. Lui le taglia i lunghi capelli, le toglie i gioielli, ma lei gradisce questi atteggiamenti, quasi stesse aspettandoli. Si tuffa nella natura lasciandosi andare completamente alla sua sensualità.  Quando la famiglia capisce, lei non tenta nemmeno di difendersi: “Io amo Antonio” è tutto quello che riesce a rispondere al marito che la sta cacciando via.
Entrambe sono “prigioniere” del matrimonio che hanno fatto e delle scelte che rendono la loro vita così diversa da come l’avevano sognata da ragazzine. Hanno in comune il fatto di essere donne affascinanti, che amano vestirsi bene e sono brave padrone di casa. I mariti delle due donne, sebbene diversi come figure e carattere, lasciano intravedere comunque un lato comune: sono mediocri: hanno sposato una donna bella, che li farà ben figurare in società, ma sia fra le righe di Madame Bovary, sia nel film, non troviamo degli slanci amorosi fra gli sposi.   Nelle scene di “Io sono l’amore”, quando  Emma lascia  la sala da pranzo già piena di ospiti, solo per raggiungere Antonio chiuso in cucina a preparare il pranzo e dargli un bacio, oppure quando lo segue nel suo rifugio in mezzo al bosco, riusciamo a “vedere” la Bovary che lascia furtivamente la sua casa per raggiungere il suo amante. Tutte due pagano molto caro l’adulterio, la Recchi con l’obbligo di abbandonare tutto quello che ha e le persone che ama, la Bovary addirittura    con la vita.
CONFRONTIAMO GLI AMBIENTI Se la Bovary è ambientata in un paese di campagna, da cui lei fugge per raggiungere la città e l’amante non appena può, il film è invece al contrario ambientato in città, dalla quale Emma Recchi scappa per raggiungere sulle colline il suo amato Antonio. In entrambi le storie vediamo che l’ambiente in cui le donne vivono non è quello che loro vorrebbero. Sia nella Madame Bovary sia nel film c’è una descrizione minuziosa dell’ambiente in cui le donne si muovono; sia Flaubert, sia Guadagnino si soffermano su particolari delle stanze, degli arredi,  degli ambienti,  della natura, quasi che il lettore/spettatore debbano sentirsi parte della scena.  Il raccontare i particolari in modo così minuzioso è una caratteristica comune ai due racconti. Quello che ci rimane a livello di sensazione dopo aver finito di leggere il libro e vedere il film è un “ambientazione quasi triste” in entrambi perché mancano scene colorate e allegre: anche quando le due donne sono con i loro amori, c’è sempre una sensazione di tristezza di fondo.
CONFRONTIAMO I TEMI  Il “bovarismo”: Flaubert ci descrive una Emma  Bovary immersa nella lettura dei suoi romanzi, desiderosa di assomigliare alle donne di cui legge, incurante dei problemi reali, tipo i soldi, la figlia, il marito: per lei diventano sempre più importanti i vestiti che continua a comperare a prestito, il teatro, la bella società a cui vorrebbe tanto appartenere. “…..<<Dio mio perché mi sono sposata>> Emma si chiedeva se avrebbe potuto, per una diversa sorte, sposare un altro, cercava d’immaginare gli avvenimenti non avvenuti, che vita avrebbe vissuto, con quale sposo. Nessun dei mariti che immaginava somigliava a Charles…….”Flaubert assolve Emma ed anche se ci descrive minuziosamente tutti i suoi difetti, non la condanna mai apertamente.  è risaputo che Flaubert stesso       aveva dichiarato:     “Madame Bovary c’èstmoi”.  Ritengo che il tema ricorrente sia senza dubbio l’infelicità delle due donne e la ricerca della stessa nell’evasione e addirittura nell’adulterio; anche se in modo diverso e con una diversa intensità
Un altro tema altrettanto presente nelle due opere è l’impotenza delle donne. Da Madame Bovary: “Una donna ha continui impedimenti. A un tempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c’è sempre un desiderio che trascina……”  Ritrovo la stessa situazione appena descritta, nella scena in cui Antonio fa portare ad Emma Recchi un suo manicaretto, e la donna lo mangia con un’avidità strana, come se appunto fosse visibile il desiderio che la trascina verso l’uomo che ha preparato quel piatto solo per lei.
CONFRONTIAMO I CONTESTI CULTURALI L’inquietudine di Emma Bovary scaturisce in gran parte dalla sua insoddisfazione per l’ambiente borghese francese in cui vive: aspira ad avere un gusto più raffinato e sofisticato  di quello della classe a cui appartiene. Questa inquietudine di Emma riflette una tendenza storica e sociale crescente nell’800. In quel tempo “borghesia” era sinonimo di gente che non era nobile né molto agiata, ma aveva un lavoro che permetteva loro di vivere senza problemi economici, ma non avevano gusti raffinati, bensì materialistici.  La borghesia rappresentava per Flaubert la mediocrità.  Quindi il disgusto di Emma verso la propria classe è quello di Flaubert stesso verso la classe media. Anche usando i discorsi del farmacista Homais, Flaubert sbeffeggia la borghesia e addirittura  la sua fede.
“Io sono l’amore” è il ritratto freddo ed impietoso dell’alta borghesia lombarda.  Emma Recchi deve vivere  in una famiglia borghese di cui non condivide tutti  i valori, tanto che, non appena può vivere qualche ora con una persona di estrazione molto più umile, sembra finalmente cominciare a “respirare”. Un chiaro esempio è la scena quando lei, appena arrivata sulle colline sanremesi, annusa avidamente le foglie degli ulivi,  accarezza i rami e, noncurante del prezioso vestito, si siede sull’erba. Nella sua bella casa Emma non era mai riuscita a vivere autenticamente, troppo legata a tutti i vincoli.
CONFRONTO STILISTICO Possiamo senz’altro affermare che il capolavoro di Flaubert è caratterizzato da uno stile perfetto. Descrive molto bene ogni personaggio e, finito il libro, ci sembra di aver conosciuto di persona, oltre alla protagonista,  il mite Charles, il farmacista chiacchierone Homais, il codardo benestante Rodolphe, il romantico Leon che, come lei, disprezza la vita comune.     Flaubert “entra” nel suo capolavoro e quasi si identifica con Emma, lo stile non può quindi non essere curatissimo.   Anche Guadagnino ha curato lo stile del film in modo maniacale, tenendoci ben sette anni. Lo stesso “preziosismo” della Bovary lo troviamo quindi nel film, dove le scene sono così ben riprese da non aver molto bisogno di dialoghi o parlato. Molti pezzi del film sono quasi muti, ma capaci di comunicare  solo giocando sulla scenografia e “zoomando” sugli sguardi e le espressioni dei visi.
CONFRONTO  COSTUMI I bei vestiti sono così importanti per Madame Bovary da divenire addirittura una dei motivi per cui si indebita con il merciaio, innescando il circolo vizioso da cui non riuscirà più ad uscire. I vestiti di Emma Bovary sono sfarzosi, pieni di merletti, preziosi, e descritti da Flaubert così bene che li possiamo immaginare indossati dalla giovane donna. Che i bei vestiti siano uno dei pilastri del film “io sono l’amore”, è evidente dal momento che i costumi hanno ottenuto addirittura una Nomination agli Oscar. I vestiti di Emma Recchi sono di una semplicità molto raffinata ed esclusiva: stupendi.
Dunque, l’infelicità della classe borghese ci ha accompagnato durante la lettura di Madame Bovary, e traspare senz’altro anche dal film che ho scelto.  Abbiamo attraversato l’ universo “truccato” delle classi privilegiate e abbiamo visto le protagoniste che cercano di scappare per assaporare una vita più vicina alle loro aspettative, ai loro gusti, al loro carattere.  Immaginiamo Emma Bovary felice accompagnata ad un uomo molto ricco, che la possa far vivere nello sfarzo e nel lusso, con tutti suoi capricci da bambina come i vestiti, il pianoforte, l’equitazione, ma soprattutto la pensiamo felice con un uomo meno mediocre di Charles, appunto meno borghese. Anche “Io sono l’amore” tratteggia la classe borghese che sembra          sgretolarsi mentre si afferma prepotente un’altra.  Immaginiamo Emma Recchi serena accanto ad un uomo semplice come Antonio, ma più vero del marito borghese.
“Io sono l’Amore” mi ha sorpreso per la sua umanità, per la cruda analisi sociale che fa della classe borghese che appare quasi vuota ed annoiata, per la bella scenografia e per l’eleganza. Sulla locandina  del film leggiamo: “Io sono l’Amore ” e, come sottotitolo, “Nulla sarà più come prima”. Ed è proprio vero: l’amore è il grande motore dei cambiamenti della vita degli esseri umani, crea crisi e metamorfosi. Emma Recchi si abbandona ad una passione inaccettabile dalla sua classe sociale e dalla sua ricca famiglia. Ma è capace di confrontarsi con l’assoluto, è “radicale” nella sua scelta. Proprio come aveva fatto la Bovary. L’amore che vivevano le eroine dei suoi romanzi la facevano sognare e la trasportavano lontano dal mondo mediocre in cui lei si vedeva invece costretta a vivere. Ed Emma Bovary lo vuole disperatamente questo amore. Pochi momenti prima di pensare al suicidio, va nello studio del notaio alla disperata ricerca dei soldi che le servono, e lui le lascia capire che un “modo” di avere quei soldi ci sarebbe:  “….E l’afferrò per la vita. Un’onda di sangue salì alla faccia della signora Bovary. Indietreggiò con aria feroce, disse << Approfittate impudentemente della mia disperazione, signore! Ma io son da compiangere, non da comprare!>> E uscì.”Anche se disperata, Madame Bovary non è disposta a barattare i soldi, anche se tanti e così necessari, con l’Amore.
Ho apprezzato il capolavoro di Flaubert, ed ho guardato tutto d’un fiato il film di Guadagnino. Sono sicuro che  ci sono altre attinenze fra le due donne ed altri possibili confronti. Flaubert diceva che la Bovary non era una creatura nata dalla sua immaginazione, ma era figlia della società, che infatti lo processa per oltraggio alla morale…. La stessa ipocrita società che Emma Recchi non sopporta più, quando si abbandona all’amore per il modesto cuoco….. Un’ultima considerazione:  Madame Bovary ed Emma Recchi sanno che devono, come tutti, decidere fra il “fare ciò che è giusto e ciò che ci va”….. alla fine la distanza fra quello che le due donne vogliono (un vero          amore) e ciò che è giusto  (essere fedeli)  non è poi così grande…. loro scelgono di essere fedeli innanzitutto a loro stesse.

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  • 1. DUE SOLITUDINI A CONFRONTO EMMA BOVARY nella Yonville di metà ‘800 EMMA RECCHI nella Milano di fine ‘900 Ludovico Baglioni 3’B
  • 2. “ Io, ricca Madame Bovary, libera grazie alla passione”:con queste parole l’attrice premio Oscar, Tilda Swinton, protagonista di “IO SONO L’AMORE”, annuncia alla stampa il film da lei stessa prodotto ed interpretato in Italia nel 2009 con la regia di Luca Guadagnino.
  • 3. Il Film è stato presentato alla 66° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, ed ha catturato subito la curiosità del pubblico soprattutto per il cast internazionale di altissimo profilo. Ha vinto come miglior regia il Premio Alabarda d’oro 2010. Ha rappresentato l’Italia ai Golden Globe 2011 come miglior film straniero. Il 25 gennaio 2011 ha ottenuto la Nomination all’Oscar nella categoria “Migliori Costumi. “ Il regista ha impiegato sette anni per completare il film, con la collaborazione della Prof.ssa Puricelli della Bocconi con la quale ha studiato la trasformazione del costume capitalista negli ultimi venti anni.
  • 4. Il film è il ritratto impietoso e gelido dell’alta borghesia lombarda, ma anche, e questo è quanto a noi più interessa, è il racconto per immagini di una passione “socialmente scandalosa” fra i protagonisti. Definito dalla critica: “calligrafico” “opera gioiello” “elegante fino al preziosismo” “unica voce fuori dal coro” il film di Luca Guadagnino, è stato da più parti considerato il più adatto, in questa stagione cinematografica a “dipingere ancora una volta l’amore”.
  • 5. Il critico Enzo Natta ci conferma che “Io sono l’amore” è la versione moderna di una Madame Bovary che supera i residui ostacoli frapposti fra un’emancipazione femminile non ancora del tutto affrancata da un pesante condizionamento. La critica Claudia Morgoglione considera Emma Bovary di G.Flaubert, ma anche Anna Karenina di Tolstoj, od addirittura l’amante di Lady Chatterleydi D.H.Lawrence come antenate della protagonista del film che stiamo prendendo in esame. Applaudito al festival del Cinema di Toronto, Sundance, Torino, Venezia (come già detto) ed al Lincoln Center di New York, contiene una manciata di guizzi che farebbero urlare al capolavoro, ma è troppo sofisticato ed intelligente per fare successo.
  • 6. “IO SONO L’AMORE” Siamo a Milano, in una sontuosa villa principesca, resa ancora più suggestiva da un candido manto di neve; si festeggia il compleanno del capostipite di una agiata famiglia che ha fondato una fiorente industria tessile. Tra i lussi, i vari domestici si aggirano nelle stanze per preparare la tavola della festa. La famiglia è composta appunto dall’anziano padre Edoardo e dalla moglie Allegra, dal figlio Tancredi sposato con Emma, e dai loro tre figli, Edoardo, che porta i nome del nonno ed è il suo pupillo, Gianluca ed Elisabetta. La loro vita scorre su binari prestabiliti, sino a che il giovane Edoardo perde per la prima volta una gara di canottaggio proprio il giorno del compleanno del nonno, Elisabetta regala al nonno per la prima volta una fotografia anziché il solito dipinto fatto da lei, ed infine il tipo che ha battuto Edoardo nella gara, il cuoco Antonio, si presenta alla villa, finendo di “sconvolgere le carte”.
  • 7. Parte così una serie di eventi, tra cui la morte del nonno, la decisione di Tancredi, osteggiata da Edoardo, di vendere la fabbrica ai ricchi compratori indiani, l’”outing” di Elisabetta che confessa al fratello la sua omosessualità. Gli eventi portano infine Edoardo ed Antonio a pensare davvero di aprire un ristorante sulle colline di Sanremo. Ma non solo Edoardo è preso da questo progetto; la persona che Antonio ha colpito profondamente è proprio la madre di Edoardo, Emma. La donna subirà una specie di attrazione fatale verso quest’uomo, i suoi piatti elaborati, il suo modo di vivere semplice, immerso nella natura, opposto a quello di Emma; tanto che ne diverrà l’amante. Questo provocherà però purtroppo una lite accesa fra Edoardo e la madre, e proprio durante la lite l’amato figlio di Emma cade in piscina e muore. Anche il marito Tancredi non la perdona e la caccia dicendole che per lui non esiste più. Emma è distrutta dalla morte del figlio che era l’unico della famiglia con cui lei riusciva ad essere se stessa: infatti solo con lui parlava in russo. Ma con coraggio e con una sorta di “mite” forza lascia la casa, che probabilmente non aveva mai sentito davvero sua, e trova rifugio nell’amore per Antonio.  
  • 8. EMMA BOVARY – EMMA RECCHILE PROTAGONISTE Emma Rouaultè nata in una famiglia di agricoltori, è romantica e sogna avventure ed evasioni, accetta quindi di sposare il medico Charles Bovary nella speranza di avere una vita più agiata, piacevole ed avventurosa. Infatti quando riceve l’invito al castello ed assapora gli sfarzi della ricchezza, delle feste e dei balli, pieni di gente bella e spensierata non vorrebbe per niente dover salire di nuovo sull’umile carro del medico che aveva appena sposato: “La musica della festa le ronzava ancora negli orecchi, lei si forzava di stare sveglia, voleva prolungare l’illusione di quell’esistenza di fasto che sapeva di dover troppo presto abbandonare”. Per tutta la vita rincorrerà una felicità che non riesce mai ad avere, anche quando, durante gli incontri con i suoi amanti, tutto le sembra più bello ed il futuro più accettabile. Salvo poi venir regolarmente smentita dal destino, o dalle scelte degli uomini che vedono quegli incontri in modo diverso. “Qualcosa di sottile era diffuso sul suo corpo, la trasfigurava. Si ripeteva:<<Ho un amante! Un amante!>> dunque avrebbe posseduto le famose gioie dell’amore, la febbre di felicità di cui aveva disperato.” Riesce a spendere cifre enormi per bei vestiti che la possano far sentire attraentee desiderabile, a costo di riempirsi di debiti e bugie. Spera tanto di avere un figlio maschio che “riscatti” la situazione, ma arriva una bimba, che Emma vede destinata, come tutte le donne del suo tempo a stare sempre un passo dietro al padre, al marito, all’amante. Forse troppo influenzata dai romanzi che legge si convince che il solo potere che ha è la sua bellezza e l’unico modo per esercitare un qualche potere sul proprio destino è disporre del proprio corpo come vuole anche tradendo la fiducia dell’ottuso marito. Persino il suicidio finale ci dice quanto Emma abbia la voglia smaniosa di dimostrare di poter disporre di sé come vuole, e, di nuovo grazie alla sua bellezza, riesce anche a procurarsi l’arsenico con cui si uccide.
  • 9. Emma Recchi è nata in Russia prima del crollo del Muro di Berlino e si capisce che ha sposato il ricco Tancredi per poter evadere da quel mondo chiuso e povero che però dentro di lei non ha mai completamente dimenticato. Ama vestire in modo perfetto e dirige la sua ricca casa con capacità e cura. Emma è però l’anello più debole della catena familiare, e, quando Antonio entra nelle loro vite, si dimostra completamente vulnerabile. Da signora austera e perfetta, si “abbassa” a spiare il ragazzo e seguirlo sino sulle colline Sanremesi. Non pretende nemmeno di sapere se l’uomo la ami o meno, semplicemente si concede a lui quasi come se il suo corpo la obbligasse. Lui le taglia i lunghi capelli, le toglie i gioielli, ma lei gradisce questi atteggiamenti, quasi stesse aspettandoli. Si tuffa nella natura lasciandosi andare completamente alla sua sensualità. Quando la famiglia capisce, lei non tenta nemmeno di difendersi: “Io amo Antonio” è tutto quello che riesce a rispondere al marito che la sta cacciando via.
  • 10. Entrambe sono “prigioniere” del matrimonio che hanno fatto e delle scelte che rendono la loro vita così diversa da come l’avevano sognata da ragazzine. Hanno in comune il fatto di essere donne affascinanti, che amano vestirsi bene e sono brave padrone di casa. I mariti delle due donne, sebbene diversi come figure e carattere, lasciano intravedere comunque un lato comune: sono mediocri: hanno sposato una donna bella, che li farà ben figurare in società, ma sia fra le righe di Madame Bovary, sia nel film, non troviamo degli slanci amorosi fra gli sposi. Nelle scene di “Io sono l’amore”, quando Emma lascia la sala da pranzo già piena di ospiti, solo per raggiungere Antonio chiuso in cucina a preparare il pranzo e dargli un bacio, oppure quando lo segue nel suo rifugio in mezzo al bosco, riusciamo a “vedere” la Bovary che lascia furtivamente la sua casa per raggiungere il suo amante. Tutte due pagano molto caro l’adulterio, la Recchi con l’obbligo di abbandonare tutto quello che ha e le persone che ama, la Bovary addirittura con la vita.
  • 11. CONFRONTIAMO GLI AMBIENTI Se la Bovary è ambientata in un paese di campagna, da cui lei fugge per raggiungere la città e l’amante non appena può, il film è invece al contrario ambientato in città, dalla quale Emma Recchi scappa per raggiungere sulle colline il suo amato Antonio. In entrambi le storie vediamo che l’ambiente in cui le donne vivono non è quello che loro vorrebbero. Sia nella Madame Bovary sia nel film c’è una descrizione minuziosa dell’ambiente in cui le donne si muovono; sia Flaubert, sia Guadagnino si soffermano su particolari delle stanze, degli arredi, degli ambienti, della natura, quasi che il lettore/spettatore debbano sentirsi parte della scena. Il raccontare i particolari in modo così minuzioso è una caratteristica comune ai due racconti. Quello che ci rimane a livello di sensazione dopo aver finito di leggere il libro e vedere il film è un “ambientazione quasi triste” in entrambi perché mancano scene colorate e allegre: anche quando le due donne sono con i loro amori, c’è sempre una sensazione di tristezza di fondo.
  • 12. CONFRONTIAMO I TEMI Il “bovarismo”: Flaubert ci descrive una Emma Bovary immersa nella lettura dei suoi romanzi, desiderosa di assomigliare alle donne di cui legge, incurante dei problemi reali, tipo i soldi, la figlia, il marito: per lei diventano sempre più importanti i vestiti che continua a comperare a prestito, il teatro, la bella società a cui vorrebbe tanto appartenere. “…..<<Dio mio perché mi sono sposata>> Emma si chiedeva se avrebbe potuto, per una diversa sorte, sposare un altro, cercava d’immaginare gli avvenimenti non avvenuti, che vita avrebbe vissuto, con quale sposo. Nessun dei mariti che immaginava somigliava a Charles…….”Flaubert assolve Emma ed anche se ci descrive minuziosamente tutti i suoi difetti, non la condanna mai apertamente. è risaputo che Flaubert stesso aveva dichiarato: “Madame Bovary c’èstmoi”. Ritengo che il tema ricorrente sia senza dubbio l’infelicità delle due donne e la ricerca della stessa nell’evasione e addirittura nell’adulterio; anche se in modo diverso e con una diversa intensità
  • 13. Un altro tema altrettanto presente nelle due opere è l’impotenza delle donne. Da Madame Bovary: “Una donna ha continui impedimenti. A un tempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c’è sempre un desiderio che trascina……” Ritrovo la stessa situazione appena descritta, nella scena in cui Antonio fa portare ad Emma Recchi un suo manicaretto, e la donna lo mangia con un’avidità strana, come se appunto fosse visibile il desiderio che la trascina verso l’uomo che ha preparato quel piatto solo per lei.
  • 14. CONFRONTIAMO I CONTESTI CULTURALI L’inquietudine di Emma Bovary scaturisce in gran parte dalla sua insoddisfazione per l’ambiente borghese francese in cui vive: aspira ad avere un gusto più raffinato e sofisticato di quello della classe a cui appartiene. Questa inquietudine di Emma riflette una tendenza storica e sociale crescente nell’800. In quel tempo “borghesia” era sinonimo di gente che non era nobile né molto agiata, ma aveva un lavoro che permetteva loro di vivere senza problemi economici, ma non avevano gusti raffinati, bensì materialistici. La borghesia rappresentava per Flaubert la mediocrità. Quindi il disgusto di Emma verso la propria classe è quello di Flaubert stesso verso la classe media. Anche usando i discorsi del farmacista Homais, Flaubert sbeffeggia la borghesia e addirittura la sua fede.
  • 15. “Io sono l’amore” è il ritratto freddo ed impietoso dell’alta borghesia lombarda. Emma Recchi deve vivere in una famiglia borghese di cui non condivide tutti i valori, tanto che, non appena può vivere qualche ora con una persona di estrazione molto più umile, sembra finalmente cominciare a “respirare”. Un chiaro esempio è la scena quando lei, appena arrivata sulle colline sanremesi, annusa avidamente le foglie degli ulivi, accarezza i rami e, noncurante del prezioso vestito, si siede sull’erba. Nella sua bella casa Emma non era mai riuscita a vivere autenticamente, troppo legata a tutti i vincoli.
  • 16. CONFRONTO STILISTICO Possiamo senz’altro affermare che il capolavoro di Flaubert è caratterizzato da uno stile perfetto. Descrive molto bene ogni personaggio e, finito il libro, ci sembra di aver conosciuto di persona, oltre alla protagonista, il mite Charles, il farmacista chiacchierone Homais, il codardo benestante Rodolphe, il romantico Leon che, come lei, disprezza la vita comune. Flaubert “entra” nel suo capolavoro e quasi si identifica con Emma, lo stile non può quindi non essere curatissimo. Anche Guadagnino ha curato lo stile del film in modo maniacale, tenendoci ben sette anni. Lo stesso “preziosismo” della Bovary lo troviamo quindi nel film, dove le scene sono così ben riprese da non aver molto bisogno di dialoghi o parlato. Molti pezzi del film sono quasi muti, ma capaci di comunicare solo giocando sulla scenografia e “zoomando” sugli sguardi e le espressioni dei visi.
  • 17. CONFRONTO COSTUMI I bei vestiti sono così importanti per Madame Bovary da divenire addirittura una dei motivi per cui si indebita con il merciaio, innescando il circolo vizioso da cui non riuscirà più ad uscire. I vestiti di Emma Bovary sono sfarzosi, pieni di merletti, preziosi, e descritti da Flaubert così bene che li possiamo immaginare indossati dalla giovane donna. Che i bei vestiti siano uno dei pilastri del film “io sono l’amore”, è evidente dal momento che i costumi hanno ottenuto addirittura una Nomination agli Oscar. I vestiti di Emma Recchi sono di una semplicità molto raffinata ed esclusiva: stupendi.
  • 18. Dunque, l’infelicità della classe borghese ci ha accompagnato durante la lettura di Madame Bovary, e traspare senz’altro anche dal film che ho scelto. Abbiamo attraversato l’ universo “truccato” delle classi privilegiate e abbiamo visto le protagoniste che cercano di scappare per assaporare una vita più vicina alle loro aspettative, ai loro gusti, al loro carattere. Immaginiamo Emma Bovary felice accompagnata ad un uomo molto ricco, che la possa far vivere nello sfarzo e nel lusso, con tutti suoi capricci da bambina come i vestiti, il pianoforte, l’equitazione, ma soprattutto la pensiamo felice con un uomo meno mediocre di Charles, appunto meno borghese. Anche “Io sono l’amore” tratteggia la classe borghese che sembra sgretolarsi mentre si afferma prepotente un’altra. Immaginiamo Emma Recchi serena accanto ad un uomo semplice come Antonio, ma più vero del marito borghese.
  • 19. “Io sono l’Amore” mi ha sorpreso per la sua umanità, per la cruda analisi sociale che fa della classe borghese che appare quasi vuota ed annoiata, per la bella scenografia e per l’eleganza. Sulla locandina del film leggiamo: “Io sono l’Amore ” e, come sottotitolo, “Nulla sarà più come prima”. Ed è proprio vero: l’amore è il grande motore dei cambiamenti della vita degli esseri umani, crea crisi e metamorfosi. Emma Recchi si abbandona ad una passione inaccettabile dalla sua classe sociale e dalla sua ricca famiglia. Ma è capace di confrontarsi con l’assoluto, è “radicale” nella sua scelta. Proprio come aveva fatto la Bovary. L’amore che vivevano le eroine dei suoi romanzi la facevano sognare e la trasportavano lontano dal mondo mediocre in cui lei si vedeva invece costretta a vivere. Ed Emma Bovary lo vuole disperatamente questo amore. Pochi momenti prima di pensare al suicidio, va nello studio del notaio alla disperata ricerca dei soldi che le servono, e lui le lascia capire che un “modo” di avere quei soldi ci sarebbe: “….E l’afferrò per la vita. Un’onda di sangue salì alla faccia della signora Bovary. Indietreggiò con aria feroce, disse << Approfittate impudentemente della mia disperazione, signore! Ma io son da compiangere, non da comprare!>> E uscì.”Anche se disperata, Madame Bovary non è disposta a barattare i soldi, anche se tanti e così necessari, con l’Amore.
  • 20. Ho apprezzato il capolavoro di Flaubert, ed ho guardato tutto d’un fiato il film di Guadagnino. Sono sicuro che ci sono altre attinenze fra le due donne ed altri possibili confronti. Flaubert diceva che la Bovary non era una creatura nata dalla sua immaginazione, ma era figlia della società, che infatti lo processa per oltraggio alla morale…. La stessa ipocrita società che Emma Recchi non sopporta più, quando si abbandona all’amore per il modesto cuoco….. Un’ultima considerazione: Madame Bovary ed Emma Recchi sanno che devono, come tutti, decidere fra il “fare ciò che è giusto e ciò che ci va”….. alla fine la distanza fra quello che le due donne vogliono (un vero amore) e ciò che è giusto (essere fedeli) non è poi così grande…. loro scelgono di essere fedeli innanzitutto a loro stesse.