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76 MENTE&FINANZA
di Emanuela Notari
invecchiamento glo-
bale della popolazio-
ne, per numero di
anziani, denatalità e
inediti traguardi di longevità, por-
terà cambiamenti sociali ed econo-
mici, che in molti interpretano in
modo negativo: crollo dei sistemi
pensionistici, guerra infra-genera-
zionale, implosione dei sistemi sa-
nitari. 220 anni fa Thomas Malthus
prevedeva disastri di uguali pro-
porzioni come conseguenza della
sovrappopolazione; non aveva pre-
visto l’evoluzione tecnologica che ha
ribaltato il modo di stare al mondo,
guarendo malattie una volta mortali
ed evitando pandemie, superando
ostacoli igienico-sanitari millenari e
consentendo comunicazioni inim-
maginabili.
Allo stesso modo adesso si sta giu-
dicando il fenomeno della longevità
e dell’invecchiamento della popo-
lazione secondo pratiche, norme
e politiche create per una durata e
uno stile di vita vecchi di decenni,
letteralmente di un altro secolo.
Per disinnescare il detonatore
dell'invecchiamento della popola-
zione e tradurre la longevità in una
grande opportunità, occorre inter-
venire subito sugli investimenti, su
lavoro e luoghi di lavoro, sulla pia-
nificazione previdenziale e l’asset
allocation della vecchiaia.
Bisogna fare cultura su una nuova
terza età, e su una quarta.
LONGEVITY
ECONOMY
La Longevity Economy si basa su
una straordinaria massa di consu-
LONGEVITY
NON
CI SONO
PIU’
I VECCHI
DI UNA
VOLTA
L'
77MENTE&FINANZA
matori anziani che l’industria e il
marketing normalmente ignora-
no o sottovalutano, rivolgendo-
glisi, quando lo fanno, secondo i
crismi di una narrativa superata
della terza età.
I nuovi anziani sono Baby Bo-
omers, una generazione che ha
guidato l’evoluzione dei consumi
ottenendo quasi sempre ciò che
voleva, rimuovendo le macerie
della seconda guerra mondiale
che avevano schiacciato i loro pa-
dri e scrivendo un nuovo mondo
in continua evoluzione. Queste
persone non si limiteranno ad
avere bisogni, ma continueran-
no ad avere ambizioni e desideri,
anche in vecchiaia, e l’aspettativa
che vengano esauditi. Non solo
vivere a lungo, ma vivere bene.
Ricordiamoci che queste persone
con inedite prospettive di invec-
chiamento detengono la ricchezza
mondiale.
Gli investimenti – intesi come
mercati, accantonamenti, ricerca
e sviluppo - devono tener conto di
questo nuovo soggetto - anziano,
prevalentemente donna, consu-
matore con una scolarità, un red-
dito e un’esperienza di vita senza
precedenti.
Solo così si potranno cogliere le
opportunità che si aprono, dal de-
sign ergonomico domestico alla
domotica, dalla formazione pro-
fessionale all-life alla creazione di
nuove professionalità con orari e
mansioni flessibili, da soluzioni di
trasporto a servizi di urbanizza-
zione a valore aggiunto.
Ma per concepire le grandi novi-
tà nel modo di vivere la vecchiaia
rispetto anche solo a ieri occorre
cambiare i clichet che la rappre-
sentano.
Le stime dicono che metà dei bambini nati
dopo il 2000 vivranno più di 100 anni.
Occorre ripensare modi e tempi della vecchiaia.
78 MENTE&FINANZA
La vecchiaia cambia connotati
LONGEVITY
Ispirandoci agli scritti e agli interventi del più grande esperto di Longevity Economy,
Joe Coughlin dell'MIT Age Lab di Boston, riassumiamo i macrocambiamenti più evidenti.
Durata
Una vecchiaia che può durare 20/30 anni rappresenta un’intera fase di vita, facilmente superiore a un quarto, che può
essere costituita a sua volta da fasi diverse:
il primo decennio (66/75), può essere ancora età di lavoro sebbene in forme e tempi diversi. Un’età sempre meno
identificabile con l’anzianità, ancora attiva e potenzialmente operativa, autonoma e generalmente scevra da gravi
problemi di salute;
la fase dai 75 agli 80/85 in cui sicuramente intervengono una serie di limitazioni fisiche dovute a decadimento fisico
o cronicizzazione di malattie che tendono a diminuire la disponibilità a una vita pienamente attiva, per quanto ancora
vivace sul piano sociale e parentale;
la fase grandi vecchi, ultra 85enni, con conclamate necessità di assistenza sanitaria e ausili domestici, a rischio
isolamento/solitudine.
Casa
Il concetto di casa di famiglia,
di fronte a una prospettiva di
vecchiaia così lunga, rischia di
non essere più ottimale.
Nella prospettiva di una vita
domestica a 90 anni e oltre,
potrebbe essere opportuno
valutare per tempo la convenienza
di un ammodernamento della
propria casa, nell’ottica di
renderla più vivibile anche per
persone molto anziane e magari
sole, oppure, sempre in anticipo
sulla fase di estrema vecchiezza,
di valutarne il valore e ipotizzarne
la vendita per acquistare una
casa più piccola ma più comoda,
o più centrale ai propri interessi
e affetti, oppure semplicemente
a una distanza più conveniente
dalla vita sociale che si vuole
continuare a fare e dai servizi di
cui si pensa si potrà avere più
bisogno.
Piccoli piaceri
La qualità della vita passa
anche per i piccoli piaceri.
Questa generazione di anziani,
abituata ad avere tutto e priva
di esperienza diretta di tempi
di guerra, non sarà disposta a
rinunciare ad abitudini quotidiane
di autoindulgenza che stimolano
il benessere psicofisico o
semplicemente il buon umore.
A quale di questi piccoli piaceri
quotidiani non si è disposti a
rinunciare, tanto da includerlo
nel piano di vecchiaia? Siamo
sicuri di continuare a potercelo
permettere nel posto/modo in cui
pensiamo di invecchiare? Anche
nell’eventualità di mobilità ridotta?
Mobilità
Una vecchiaia così lunga impone di pensare anche a come ci si muoverà: a. in casa - b. fuori casa
a. pianificare la mobilità in casa significa pensare in anticipo a come, 85/90enni, poter continuare a fare le cose di
sempre senza l’elasticità e la forza di sempre. Vuol dire valutare se si sarà in grado di invecchiare nella stessa casa,
nella stessa cucina, usando lo stesso bagno e se, in questo caso, non sia opportuno pensare ad alcuni piccoli
interventi di design e tecnologici pensati per facilitare la vita quotidiana demoltiplicando gli sforzi o rendendo meno
invalidanti eventuali periodi temporanei di ridotta autonomia (sedia a rotelle, stampelle);
b. pianificare la mobilità fuori casa, invece, è un esercizio molto più vasto e complesso, dal quale però dipende in larga
misura la possibilità di invecchiare in modo soddisfacente. Significa riflettere sul posto in cui si vuole invecchiare: si
è nel posto giusto? Negli USA circola la domanda, pensionato da Florida o da New York? Non vuole dire chiedersi
davvero in quale città degli USA invecchiare, quanto piuttosto cominciare a chiedersi come si desidera invecchiare,
che stile di vecchiaia si immagina per se stessi: vicino ai figli o vicino a un ospedale? vicino agli amici o facendosene
di nuovi? alla ricerca di ozio assoluto o di continue opportunità di soddisfare una serie di interessi personali? in un
appartamento o in una villetta? in città o in campagna,? e se in campagna, si sta valutando la distanza da un centro
medico soddisfacente? serve la macchina o ci sono mezzi pubblici?
79MENTE&FINANZA 79MENTE&FINANZA
PENSIONE:
UNA NUOVA
NARRATIVA
Il concetto di pensionamento
esiste da poco più di un secolo.
Per larga parte del secolo scor-
so era sinonimo di uno stacco
netto e definitivo dal lavoro, un
breve periodo di assoluto ripo-
so prima di chiudere gli occhi.
Oggi la vecchiaia post lavorativa
può durare 25/30 anni e la vera
sfida economica è far coincidere
la durata della vita con la durata
del patrimonio.
Ma non si tratta solo di una
questione economica. Il lavo-
ro, specie per i meno giovani, è
anche una ragione per alzarsi la
mattina, per uscire di casa, per
socializzare.
Le regole e il modo di pianifi-
care il pensionamento di oggi
Lavoro
La longevità non pone solo la sfida
di lavorare più a lungo, ma anche
quella di gestire più generazioni sullo
stesso luogo di lavoro, a volte fino a 5
contemporaneamente.
Le generazioni, in questo senso, non
vanno intese tanto come una fascia
di età, quanto come una coorte di
reduci di un’esperienza collettiva. Le
esperienze vissute, soprattutto da giovani
adulti - cicli economici, eventi storici,
progressi tecnologici, tendenze culturali
- modificano le attitudini e influenzano i
comportamenti collettivi, connotando le
generazioni.
Un luogo di lavoro che ospita 5
generazioni diverse è un luogo che
ospita attitudini e comportamenti diversi
tra loro.
In questa ottica si pongono una serie di
punti di attenzione:
a. La definizione di carriera e il ruolo che in essa ricopre il datore di lavoro
variano da generazione a generazione. Per i 60/70enni spesso il prototipo
di carriera è la continuità di lavoro presso la stessa azienda. Concetto
che gli alti e bassi degli anni ’80 e ’90 hanno invece reso sempre meno
probabile per i più giovani tra i Baby Boomers e la Generazione X. Le gene-
razioni successive, i Millennials e la Generazione Z, molto più tecnologiche
e indipendenti, sono più propense a interpretare la carriera come una serie
di lavori e le aziende una serie di luoghi dove esprimere le proprie com-
petenze guadagnandosi un reddito e sviluppando ulteriormente le proprie
qualità professionali.
b. La bassa natalità prospetta una scarsità di nuove risorse umane in un
futuro sempre più popolato da “anziani” ancora operativi. Le aziende nei
settori dell’energia, delle costruzioni e aerospaziali già adesso non trova-
no abbastanza giovani da assumere. Questa carenza di nuove risorse e
la continua sfida tecnologica richiedono una formazione continua, all-life
long, o meglio, un aggiornamento continuo delle proprie competenze e
capacità professionali, e flessibilità, da parte dei lavorati anziani e delle
aziende, nel concepire contributi diversi dal normale orario di lavoro.
c. Sarà necessario anche rivedere il design dei luoghi di lavoro, con migliora-
menti di tipo ergonomico per mettere a proprio agio, quindi in condizione
di essere più produttivi, i lavoratori anziani. La robotizzazione inoltre contri-
buirà a mettere tutti in condizione di lavorare riducendo i rischi di infortuni.
d. Anche la convergenza di valori porterà dei cambiamenti: la flessibilità di
orario, per esempio, o di logistica, necessaria affinché una persona di 70
anni possa continuare a lavorare, è la stessa che pretende il giovane per
conciliare la propria dimensione privata con un lavoro sempre più funzio-
nale che aspirazionale.
80 MENTE&FINANZA
sono stati scritti per i pensiona-
ti di ieri, per i quali la famiglia
ha rappresentato un importante
contributo a un pensionamento
felice, grazie a figli adulti, fratelli
e coniugi in grado di offrire so-
stegno in compiti difficili, come
la manutenzione di casa e il tra-
sporto, oppure in momenti diffi-
cili, con assistenza e cura.
Ma la famiglia media di oggi
è più piccola e frammentata,
quando non è monopersonale;
molte persone anziane sono sin-
gle, specie se donne, sia intese
come nubili che come separate o
divorziate.
Le ultime generazioni hanno
avuto meno figli dei rispettivi
genitori e l’allontanamento da
casa per ragioni di studio o di
lavoro non è più un tabù nem-
meno in Italia.
Meno figli, figli impegnati nella
propria carriera lavorativa o figli
che vivono altrove si traducono
in un costo in più durante la vec-
chiaia, il costo della sostituzione
del figlio che si adopera per il
genitore anziano.
IL RUOLO
DEL
CONSULENTE
FINANZIARIO
L’industria finanziaria si sta
rendendo conto che stimolare
la popolazione alla consapevo-
lezza dei costi di una vecchiaia
che può durare così a lungo, e in
particolare della necessità strin-
gente di un reddito integrativo,
non è sufficiente per cambiare
i comportamenti di risparmio.
E’ necessario far emergere un
nuovo concetto di investimen-
to pensionistico che includa ma
superi i bisogni medico-sanitari.
Un modello di pianificazione e
di asset allocation che parta dal-
la necessità del reddito integra-
tivo, ma pensi anche al rapporto
tra risparmio e nuovi archi tem-
porali, alle necessità di cura e as-
sistenza, logistiche, di mobilità,
di qualità, oltre che di quantità,
della vita.
In questo contesto si apre la
possibilità per il consulente fi-
nanziario di assumere il ruolo
di “preparatore pensionistico”,
aiutando il risparmiatore/inve-
stitore suo cliente a compren-
dere il profondo cambiamento
del concetto di vecchiaia, attra-
verso narrazioni concrete e facili
da visualizzare sulla fase di vita
successiva a quella del lavoro a
tempo pieno. Una nuova nar-
rativa significa nuove parole e
nuove immagini, per raccontare
un futuro che è già qui ma nes-
suno ancora vede.
Come concepire un nuovo modo
di essere Consulente?
formarsi acquisendo dimesti-
chezza con un nuovo concetto
di vecchiaia e sviluppando la
capacità di raccontarla attra-
verso una narrativa evocativa
ed esempi concreti, e di pro-
iettare la vita attuale del clien-
te, con tutte le sue predilezioni
e le sue idiosincrasie, nei de-
cenni a venire;
acquisire terminologia e ar-
gomenti utili a spostare il di-
scorso dai rischi della previ-
denza ai rischi della longevità,
dal puro prodotto finanziario
alla qualità della vita del clien-
te e dei suoi familiari più stret-
ti, ivi inclusa la pianificazione
finanziaria;
sviluppare la capacità empa-
tica con interlocutori don-
ne: le statistiche dicono che
gli anziani di domani saran-
no prevalentemente donne,
prevalentemente sole. Alle
donne, inoltre, per propria
natura e per ruolo sociale e
familiare, spettano le decisio-
ni relative alla salute, all’assi-
stenza, alla vecchiaia. Parlare
con il cliente sottovalutando
la consorte non solo non è un
modo corretto di relazionar-
si, ma rischia anche di essere
controproducente. Per quanto
concerne le scelte di investi-
menti e provvedimenti relativi
alla vecchiaia, il vero decision
maker rischia di essere la don-
na di casa, e, se non lo è, resta
comunque capace di influen-
zare fortemente le scelte del
coniuge. Comunque, sarà ve-
rosimilmente lei, spesso sola,
ad affrontare la punta estrema
della longevità;
raccontare una storia diver-
sa gli studi dicono che nessu-
no di noi è ancora pronto ad
immaginare una vecchiaia di
questa durata, né come ci si
sostenterà, economicamente e
socialmente. Il ruolo del con-
sulente richiede anche di stu-
diare e saper raccontare questa
realtà, attraverso "sceneggia-
ture" in grado di permettere ai
clienti di visualizzarsi nel pro-
prio futuro. Gli eventi distanti
sono di solito rappresentati in
modi più schematici e astratti,
privi di coinvolgimento emo-
tivo, ed è noto che le persone
che si sentono meno connes-
se al futuro tendono a cercare
benefici immediati piuttosto
che impegnarsi in favore di un
benessere futuro;
circondarsi di esperti in set-
tori molto diversi: se il consu-
lente finanziario deve passare
dalla consulenza sul prodotto
finanziario/previdenziale alla
consulenza sulla qualità della
vecchiaia, dovrà avere a por-
tata di mano consulenti, a sua
volta, in grado di identificare
soluzioni patrimoniali ma an-
che abitative, di trasporto, sa-
nitarie, di socializzazione, in
grado di aiutarlo a completare
il quadro della pianificazione
di longevità dei suoi clienti.
le domande giuste: per essere
un utile pianificatore di longe-
vità, un navigatore di vecchia-
ia, occorre che il Consulente
LONGEVITY
81MENTE&FINANZA
conosca a fondo aspettative,
idiosincrasie, debolezze fisi-
che e familiari, oltre a fonti di
reddito e desiderata successo-
ri del proprio cliente. Cambia
quindi il tipo di domande da
fare per ottenere le informa-
zioni necessarie a una corret-
ta pianificazione: non solo in
prospettiva economico-finan-
ziaria o squisitamente suc-
cessoria, ma anche profonda-
mente personale. C o m e
vorreste invecchiare? dove
vorreste invecchiare? cosa è
imprescindibile nella vostra
idea di vecchiaia? di cosa po-
treste fare a meno? dove vi
vedete da grandi vecchi? chi
vi sostituirà la lampadina del
soggiorno? qual è la coccola
settimanale cui non intende-
te rinuciare (pizza, cinema,
gelato)? sarebbe raggiungibile
anche con problemi di mobi-
lità? quali malattie croniche
potreste sviluppare? quali ma-
lattie invalidanti ci sono nella
vostra storia famigliare? quan-
to vale la vostra casa e quanto
costerebbe una casa più “vivi-
bile” a 90 anni? oppure quanto
costerebbe adattare la vostra
casa alla vostra longevità, su
cosa vorreste poter contare se
doveste invecchiare soli? chi vi
potrebbe aiutare nel momento
in cui aveste bisogno di assi-
stenza?
Gli studi dicono che più in là si va
con gli anni più si tende ad essere
ottimisti, quindi la pianificazione
della propria vecchiaia va fatta
per tempo, prima che intervenga
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Gli studi (Hershey, MOwe and
Jacobs-Lawson 2003), dicono an-
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Psicologia delle folle
 

Longevity

  • 1. 76 MENTE&FINANZA di Emanuela Notari invecchiamento glo- bale della popolazio- ne, per numero di anziani, denatalità e inediti traguardi di longevità, por- terà cambiamenti sociali ed econo- mici, che in molti interpretano in modo negativo: crollo dei sistemi pensionistici, guerra infra-genera- zionale, implosione dei sistemi sa- nitari. 220 anni fa Thomas Malthus prevedeva disastri di uguali pro- porzioni come conseguenza della sovrappopolazione; non aveva pre- visto l’evoluzione tecnologica che ha ribaltato il modo di stare al mondo, guarendo malattie una volta mortali ed evitando pandemie, superando ostacoli igienico-sanitari millenari e consentendo comunicazioni inim- maginabili. Allo stesso modo adesso si sta giu- dicando il fenomeno della longevità e dell’invecchiamento della popo- lazione secondo pratiche, norme e politiche create per una durata e uno stile di vita vecchi di decenni, letteralmente di un altro secolo. Per disinnescare il detonatore dell'invecchiamento della popola- zione e tradurre la longevità in una grande opportunità, occorre inter- venire subito sugli investimenti, su lavoro e luoghi di lavoro, sulla pia- nificazione previdenziale e l’asset allocation della vecchiaia. Bisogna fare cultura su una nuova terza età, e su una quarta. LONGEVITY ECONOMY La Longevity Economy si basa su una straordinaria massa di consu- LONGEVITY NON CI SONO PIU’ I VECCHI DI UNA VOLTA L'
  • 2. 77MENTE&FINANZA matori anziani che l’industria e il marketing normalmente ignora- no o sottovalutano, rivolgendo- glisi, quando lo fanno, secondo i crismi di una narrativa superata della terza età. I nuovi anziani sono Baby Bo- omers, una generazione che ha guidato l’evoluzione dei consumi ottenendo quasi sempre ciò che voleva, rimuovendo le macerie della seconda guerra mondiale che avevano schiacciato i loro pa- dri e scrivendo un nuovo mondo in continua evoluzione. Queste persone non si limiteranno ad avere bisogni, ma continueran- no ad avere ambizioni e desideri, anche in vecchiaia, e l’aspettativa che vengano esauditi. Non solo vivere a lungo, ma vivere bene. Ricordiamoci che queste persone con inedite prospettive di invec- chiamento detengono la ricchezza mondiale. Gli investimenti – intesi come mercati, accantonamenti, ricerca e sviluppo - devono tener conto di questo nuovo soggetto - anziano, prevalentemente donna, consu- matore con una scolarità, un red- dito e un’esperienza di vita senza precedenti. Solo così si potranno cogliere le opportunità che si aprono, dal de- sign ergonomico domestico alla domotica, dalla formazione pro- fessionale all-life alla creazione di nuove professionalità con orari e mansioni flessibili, da soluzioni di trasporto a servizi di urbanizza- zione a valore aggiunto. Ma per concepire le grandi novi- tà nel modo di vivere la vecchiaia rispetto anche solo a ieri occorre cambiare i clichet che la rappre- sentano. Le stime dicono che metà dei bambini nati dopo il 2000 vivranno più di 100 anni. Occorre ripensare modi e tempi della vecchiaia.
  • 3. 78 MENTE&FINANZA La vecchiaia cambia connotati LONGEVITY Ispirandoci agli scritti e agli interventi del più grande esperto di Longevity Economy, Joe Coughlin dell'MIT Age Lab di Boston, riassumiamo i macrocambiamenti più evidenti. Durata Una vecchiaia che può durare 20/30 anni rappresenta un’intera fase di vita, facilmente superiore a un quarto, che può essere costituita a sua volta da fasi diverse: il primo decennio (66/75), può essere ancora età di lavoro sebbene in forme e tempi diversi. Un’età sempre meno identificabile con l’anzianità, ancora attiva e potenzialmente operativa, autonoma e generalmente scevra da gravi problemi di salute; la fase dai 75 agli 80/85 in cui sicuramente intervengono una serie di limitazioni fisiche dovute a decadimento fisico o cronicizzazione di malattie che tendono a diminuire la disponibilità a una vita pienamente attiva, per quanto ancora vivace sul piano sociale e parentale; la fase grandi vecchi, ultra 85enni, con conclamate necessità di assistenza sanitaria e ausili domestici, a rischio isolamento/solitudine. Casa Il concetto di casa di famiglia, di fronte a una prospettiva di vecchiaia così lunga, rischia di non essere più ottimale. Nella prospettiva di una vita domestica a 90 anni e oltre, potrebbe essere opportuno valutare per tempo la convenienza di un ammodernamento della propria casa, nell’ottica di renderla più vivibile anche per persone molto anziane e magari sole, oppure, sempre in anticipo sulla fase di estrema vecchiezza, di valutarne il valore e ipotizzarne la vendita per acquistare una casa più piccola ma più comoda, o più centrale ai propri interessi e affetti, oppure semplicemente a una distanza più conveniente dalla vita sociale che si vuole continuare a fare e dai servizi di cui si pensa si potrà avere più bisogno. Piccoli piaceri La qualità della vita passa anche per i piccoli piaceri. Questa generazione di anziani, abituata ad avere tutto e priva di esperienza diretta di tempi di guerra, non sarà disposta a rinunciare ad abitudini quotidiane di autoindulgenza che stimolano il benessere psicofisico o semplicemente il buon umore. A quale di questi piccoli piaceri quotidiani non si è disposti a rinunciare, tanto da includerlo nel piano di vecchiaia? Siamo sicuri di continuare a potercelo permettere nel posto/modo in cui pensiamo di invecchiare? Anche nell’eventualità di mobilità ridotta? Mobilità Una vecchiaia così lunga impone di pensare anche a come ci si muoverà: a. in casa - b. fuori casa a. pianificare la mobilità in casa significa pensare in anticipo a come, 85/90enni, poter continuare a fare le cose di sempre senza l’elasticità e la forza di sempre. Vuol dire valutare se si sarà in grado di invecchiare nella stessa casa, nella stessa cucina, usando lo stesso bagno e se, in questo caso, non sia opportuno pensare ad alcuni piccoli interventi di design e tecnologici pensati per facilitare la vita quotidiana demoltiplicando gli sforzi o rendendo meno invalidanti eventuali periodi temporanei di ridotta autonomia (sedia a rotelle, stampelle); b. pianificare la mobilità fuori casa, invece, è un esercizio molto più vasto e complesso, dal quale però dipende in larga misura la possibilità di invecchiare in modo soddisfacente. Significa riflettere sul posto in cui si vuole invecchiare: si è nel posto giusto? Negli USA circola la domanda, pensionato da Florida o da New York? Non vuole dire chiedersi davvero in quale città degli USA invecchiare, quanto piuttosto cominciare a chiedersi come si desidera invecchiare, che stile di vecchiaia si immagina per se stessi: vicino ai figli o vicino a un ospedale? vicino agli amici o facendosene di nuovi? alla ricerca di ozio assoluto o di continue opportunità di soddisfare una serie di interessi personali? in un appartamento o in una villetta? in città o in campagna,? e se in campagna, si sta valutando la distanza da un centro medico soddisfacente? serve la macchina o ci sono mezzi pubblici?
  • 4. 79MENTE&FINANZA 79MENTE&FINANZA PENSIONE: UNA NUOVA NARRATIVA Il concetto di pensionamento esiste da poco più di un secolo. Per larga parte del secolo scor- so era sinonimo di uno stacco netto e definitivo dal lavoro, un breve periodo di assoluto ripo- so prima di chiudere gli occhi. Oggi la vecchiaia post lavorativa può durare 25/30 anni e la vera sfida economica è far coincidere la durata della vita con la durata del patrimonio. Ma non si tratta solo di una questione economica. Il lavo- ro, specie per i meno giovani, è anche una ragione per alzarsi la mattina, per uscire di casa, per socializzare. Le regole e il modo di pianifi- care il pensionamento di oggi Lavoro La longevità non pone solo la sfida di lavorare più a lungo, ma anche quella di gestire più generazioni sullo stesso luogo di lavoro, a volte fino a 5 contemporaneamente. Le generazioni, in questo senso, non vanno intese tanto come una fascia di età, quanto come una coorte di reduci di un’esperienza collettiva. Le esperienze vissute, soprattutto da giovani adulti - cicli economici, eventi storici, progressi tecnologici, tendenze culturali - modificano le attitudini e influenzano i comportamenti collettivi, connotando le generazioni. Un luogo di lavoro che ospita 5 generazioni diverse è un luogo che ospita attitudini e comportamenti diversi tra loro. In questa ottica si pongono una serie di punti di attenzione: a. La definizione di carriera e il ruolo che in essa ricopre il datore di lavoro variano da generazione a generazione. Per i 60/70enni spesso il prototipo di carriera è la continuità di lavoro presso la stessa azienda. Concetto che gli alti e bassi degli anni ’80 e ’90 hanno invece reso sempre meno probabile per i più giovani tra i Baby Boomers e la Generazione X. Le gene- razioni successive, i Millennials e la Generazione Z, molto più tecnologiche e indipendenti, sono più propense a interpretare la carriera come una serie di lavori e le aziende una serie di luoghi dove esprimere le proprie com- petenze guadagnandosi un reddito e sviluppando ulteriormente le proprie qualità professionali. b. La bassa natalità prospetta una scarsità di nuove risorse umane in un futuro sempre più popolato da “anziani” ancora operativi. Le aziende nei settori dell’energia, delle costruzioni e aerospaziali già adesso non trova- no abbastanza giovani da assumere. Questa carenza di nuove risorse e la continua sfida tecnologica richiedono una formazione continua, all-life long, o meglio, un aggiornamento continuo delle proprie competenze e capacità professionali, e flessibilità, da parte dei lavorati anziani e delle aziende, nel concepire contributi diversi dal normale orario di lavoro. c. Sarà necessario anche rivedere il design dei luoghi di lavoro, con migliora- menti di tipo ergonomico per mettere a proprio agio, quindi in condizione di essere più produttivi, i lavoratori anziani. La robotizzazione inoltre contri- buirà a mettere tutti in condizione di lavorare riducendo i rischi di infortuni. d. Anche la convergenza di valori porterà dei cambiamenti: la flessibilità di orario, per esempio, o di logistica, necessaria affinché una persona di 70 anni possa continuare a lavorare, è la stessa che pretende il giovane per conciliare la propria dimensione privata con un lavoro sempre più funzio- nale che aspirazionale.
  • 5. 80 MENTE&FINANZA sono stati scritti per i pensiona- ti di ieri, per i quali la famiglia ha rappresentato un importante contributo a un pensionamento felice, grazie a figli adulti, fratelli e coniugi in grado di offrire so- stegno in compiti difficili, come la manutenzione di casa e il tra- sporto, oppure in momenti diffi- cili, con assistenza e cura. Ma la famiglia media di oggi è più piccola e frammentata, quando non è monopersonale; molte persone anziane sono sin- gle, specie se donne, sia intese come nubili che come separate o divorziate. Le ultime generazioni hanno avuto meno figli dei rispettivi genitori e l’allontanamento da casa per ragioni di studio o di lavoro non è più un tabù nem- meno in Italia. Meno figli, figli impegnati nella propria carriera lavorativa o figli che vivono altrove si traducono in un costo in più durante la vec- chiaia, il costo della sostituzione del figlio che si adopera per il genitore anziano. IL RUOLO DEL CONSULENTE FINANZIARIO L’industria finanziaria si sta rendendo conto che stimolare la popolazione alla consapevo- lezza dei costi di una vecchiaia che può durare così a lungo, e in particolare della necessità strin- gente di un reddito integrativo, non è sufficiente per cambiare i comportamenti di risparmio. E’ necessario far emergere un nuovo concetto di investimen- to pensionistico che includa ma superi i bisogni medico-sanitari. Un modello di pianificazione e di asset allocation che parta dal- la necessità del reddito integra- tivo, ma pensi anche al rapporto tra risparmio e nuovi archi tem- porali, alle necessità di cura e as- sistenza, logistiche, di mobilità, di qualità, oltre che di quantità, della vita. In questo contesto si apre la possibilità per il consulente fi- nanziario di assumere il ruolo di “preparatore pensionistico”, aiutando il risparmiatore/inve- stitore suo cliente a compren- dere il profondo cambiamento del concetto di vecchiaia, attra- verso narrazioni concrete e facili da visualizzare sulla fase di vita successiva a quella del lavoro a tempo pieno. Una nuova nar- rativa significa nuove parole e nuove immagini, per raccontare un futuro che è già qui ma nes- suno ancora vede. Come concepire un nuovo modo di essere Consulente? formarsi acquisendo dimesti- chezza con un nuovo concetto di vecchiaia e sviluppando la capacità di raccontarla attra- verso una narrativa evocativa ed esempi concreti, e di pro- iettare la vita attuale del clien- te, con tutte le sue predilezioni e le sue idiosincrasie, nei de- cenni a venire; acquisire terminologia e ar- gomenti utili a spostare il di- scorso dai rischi della previ- denza ai rischi della longevità, dal puro prodotto finanziario alla qualità della vita del clien- te e dei suoi familiari più stret- ti, ivi inclusa la pianificazione finanziaria; sviluppare la capacità empa- tica con interlocutori don- ne: le statistiche dicono che gli anziani di domani saran- no prevalentemente donne, prevalentemente sole. Alle donne, inoltre, per propria natura e per ruolo sociale e familiare, spettano le decisio- ni relative alla salute, all’assi- stenza, alla vecchiaia. Parlare con il cliente sottovalutando la consorte non solo non è un modo corretto di relazionar- si, ma rischia anche di essere controproducente. Per quanto concerne le scelte di investi- menti e provvedimenti relativi alla vecchiaia, il vero decision maker rischia di essere la don- na di casa, e, se non lo è, resta comunque capace di influen- zare fortemente le scelte del coniuge. Comunque, sarà ve- rosimilmente lei, spesso sola, ad affrontare la punta estrema della longevità; raccontare una storia diver- sa gli studi dicono che nessu- no di noi è ancora pronto ad immaginare una vecchiaia di questa durata, né come ci si sostenterà, economicamente e socialmente. Il ruolo del con- sulente richiede anche di stu- diare e saper raccontare questa realtà, attraverso "sceneggia- ture" in grado di permettere ai clienti di visualizzarsi nel pro- prio futuro. Gli eventi distanti sono di solito rappresentati in modi più schematici e astratti, privi di coinvolgimento emo- tivo, ed è noto che le persone che si sentono meno connes- se al futuro tendono a cercare benefici immediati piuttosto che impegnarsi in favore di un benessere futuro; circondarsi di esperti in set- tori molto diversi: se il consu- lente finanziario deve passare dalla consulenza sul prodotto finanziario/previdenziale alla consulenza sulla qualità della vecchiaia, dovrà avere a por- tata di mano consulenti, a sua volta, in grado di identificare soluzioni patrimoniali ma an- che abitative, di trasporto, sa- nitarie, di socializzazione, in grado di aiutarlo a completare il quadro della pianificazione di longevità dei suoi clienti. le domande giuste: per essere un utile pianificatore di longe- vità, un navigatore di vecchia- ia, occorre che il Consulente LONGEVITY
  • 6. 81MENTE&FINANZA conosca a fondo aspettative, idiosincrasie, debolezze fisi- che e familiari, oltre a fonti di reddito e desiderata successo- ri del proprio cliente. Cambia quindi il tipo di domande da fare per ottenere le informa- zioni necessarie a una corret- ta pianificazione: non solo in prospettiva economico-finan- ziaria o squisitamente suc- cessoria, ma anche profonda- mente personale. C o m e vorreste invecchiare? dove vorreste invecchiare? cosa è imprescindibile nella vostra idea di vecchiaia? di cosa po- treste fare a meno? dove vi vedete da grandi vecchi? chi vi sostituirà la lampadina del soggiorno? qual è la coccola settimanale cui non intende- te rinuciare (pizza, cinema, gelato)? sarebbe raggiungibile anche con problemi di mobi- lità? quali malattie croniche potreste sviluppare? quali ma- lattie invalidanti ci sono nella vostra storia famigliare? quan- to vale la vostra casa e quanto costerebbe una casa più “vivi- bile” a 90 anni? oppure quanto costerebbe adattare la vostra casa alla vostra longevità, su cosa vorreste poter contare se doveste invecchiare soli? chi vi potrebbe aiutare nel momento in cui aveste bisogno di assi- stenza? Gli studi dicono che più in là si va con gli anni più si tende ad essere ottimisti, quindi la pianificazione della propria vecchiaia va fatta per tempo, prima che intervenga una visione distorta del futuro. Gli studi (Hershey, MOwe and Jacobs-Lawson 2003), dicono an- che che le persone sollecitate alla definizione dei propri obiettivi si impegnano più facilmente nella pianificazione finanziaria. PREVIDENZA E VISIONE PER OGNI EVENIENZA