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Cosa comporta l’avvento della Silver Society e quali sono gli impatti sulla previdenza:
La generazione d’argento invecchia più sulla carta che nello spirito
La Silver Society condiziona la vita familiare
Le persone sopra i 55 anni sono il gruppo d’età che cresce più rapidamente
nel mercato del lavoro: tra il 2010 e il 2016 è aumentato del 35%
Le persone vivono più a lungo e si mantengono in forma ma ci sono e ci saranno
sempre più casi di non autosufficienza fisica
Considerata la maggiore speranza di vita dopo il pensionamento, servono
soluzioni di previdenza adeguate: cosa fanno oggi le persone tra i 24 e i 64 anni
per il loro futuro?
Nel quadro di una redditizia “Silver Economy” emergono nuovi mercati
di crescita e di opportunità con buone prospettive di valore.
SORPRESA!
L’avvento della
Silver Society.
Sempre più
anziani, sempre
più anziani.
di Giuseppe Falcone
ABBIAMO
DECISO
DI RESTARE
PIÙ A LUNGO
26
DOSSIER LONGEVITY
La generazione d’argento invecchia
più sulla carta che nello spirito.
Rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire nel primo anno
di vita si è abbattuta di oltre sette volte, mentre quella di
morire a 65 anni di età si è più che dimezzata.
Com’è cambiata in 40 anni (1976-2016)
la speranza di vita?
Un nato del 1976 aveva una probabilità del 90% di
essere ancora in vita all’età di 50 anni se maschio e
59 anni se femmina.
Un nato del 2016 può confidare di sopravvivere con
un 90% di possibilità fino all’età di 64 anni se maschio
e fino a 70 anni se femmina.
L’aumento della speranza di vita nel 2016 rispetto al
1976 (+14 gli uomini, +11 le donne) si deve principal-
mente alla positiva congiuntura della mortalità alle
età successive ai 60 anni. Il solo abbassamento dei
rischi di morte tra gli 80 e gli 89 anni di vita spiega il
37% del guadagno di sopravvivenza maschile e il 44%
di quello femminile.
In che modo l’invecchiamento demografico
si ripercuote sulla vita familiare?
Il cambiamento demografico si ripercuote sugli aspetti fami-
liarierelazionali.Lamaggiorsperanzadivitasitraduceinun
prolungamento del rapporto tra nonni e nipoti. Sebbene le
generazioni vivano perlopiù in economie domestiche separa-
te, spesso gli anziani vedono il loro ruolo attivo di nonni come
una fonte di giovinezza sociale. Nello stesso tempo favorisco-
no il benessere dei nipoti e offrono sollievo alla generazione
intermedia.
Un altro effetto dell’invecchiamento della società è che spes-
so due generazioni della stessa famiglia si trovano in pensio-
ne contemporaneamente; in alcuni casi gli obblighi di assi-
stenza nei confronti dei genitori anziani determinano scelte
di pensionamento anticipato.
Considerando l’età relativamente avanzata delle donne alla
nascita del primo figlio, le future generazioni si troveranno
semprepiùadaffrontareiproblemicorrelatiall’esistenzadei
genitori anziani nel mezzo della loro vita professionale.
Anche nelle coppie si evidenziano nuovi trend.
In primo luogo anche tra i pensionati sono più fre-
quenti i divorzi. In secondo luogo, a causa della maggiore
speranza di vita, si resta vedovi più tardi e aumenta il nume-
ro di persone che vivono in coppia anche dopo i 90 anni.
In quanto alle relazioni tra senior, si osserva sempre più
spesso la tendenza al “living apart together”: si vive come
coppia, ma non nella stessa economia domestica.
Le persone sopra i 55 anni sono il gruppo d’età
che cresce più rapidamente nel mercato del lavoro:
tra il 2010 e il 2016 è aumentato del 35%.
Spesso i senior hanno vita difficile sul mercato del lavoro
sebbene la loro capacità di rendimento non ne offra motivo.
Nella pratica si evidenzia spesso un andamento curvilineo
dellaproduttivitàdellavoroinbaseall’età:laproduttività,che
iniziaasalireconl’inserimentonelmondodellavoroe permolti
annirimanecostante,dai55ai60annisubisceunleggerocalo.
Questa diminuzione con l’età varia a seconda della professio-
ne e dipende dalle condizioni lavorative.
In realtà gli studi evidenziano leggeri effetti negativi dell’età
solo dove non si promuovono la salute e la formazione conti-
nua e non vengono offerte forme di lavoro fisicamente meno
pesanti. A livello di economia globale, le misurazioni della
produttività del lavoro individuale sono rilevanti ai fini dell’ef-
ficienza rispetto all’impatto dell’età media del team.
Per esempio si può ipotizzare che per una produttività ot-
timale sia fondamentale il giusto mix di giovani innovativi e
anziani esperti.
Le PMI assumono i lavoratori con oltre 50 anni di età perché
i collaboratori senior, con figli grandi, sono spesso più flessi-
bili in termini di orario e sanno, rispetto ai nuovi assunti, ge-
stire meglio i clienti di vecchia data. Per le persone tra i 55 e
i 65 anni la vana ricerca di un lavoro può avere conseguenze
devastanti perché incombe la minaccia di un impoverimento
finanziario, di una lunga dipendenza dall’aiuto sociale e di
basso benessere psichico. I senior, invece, che si dedicano
a un lavoro anche dopo l’età pensionabile, tendono a sentirsi
vitali e soddisfatti.
Le persone vivono più a lungo e si mantengono in
forma, ma ci sono casi di non autosufficienza fisica.
Un effetto collaterale positivo del mutamento demografico è
che le persone non solo vivono più a lungo, ma rimangono
anche più a lungo in salute e attive. Questo significa che il
numero degli anziani sani aumenta più rapidamente rispetto
al numero di quanti soffrono di malattie, soprattutto neuro-
degenerative, dovute all’età. Lo studio “European Social Sur-
vey” del 2016, condotto a livello europeo, ha indagato sullo
stato di salute degli over 65 che vivono in autonomia ed è
emerso che il 71% degli intervistati ha risposto che lo stato
di salute è buono e vive senza essere limitato nelle attività
della vita quotidiana.
Nuovi studi rilevano che il rischio di ammalarsi di demenza in
vecchiaia continua a diminuire nell’Europa centrale per effet-
to del maggior livello di istruzione della popolazione, nonché
della migliore assistenza sanitaria.
Nonostante ciò attualmente il nesso tra aumento dei costi
sanitari e cambiamento demografico è piuttosto sottova-
lutato. Nei prossimi 30 anni sarà pressoché inevitabile un
incremento dei costi sanitari dovuti all’invecchiamento demo-
grafico.
Una buona metà degli anziani bisognosi di cure intensive è
assistita in strutture fisse mentre l’altra metà riceve un mix
di aiuti domestici e cure professionali. L’assistenza a domici-
27
lio tende ad aumentare in futuro considerando che la teleme-
dicina affiancherà sempre più le visite mediche soprattutto
per pazienti con patologie croniche e l’assistenza sanitaria
tenderà a tecnicizzarsi con ausili per i parenti o per il perso-
nale di assistenza.
Considerata la maggiore speranza di vita dopo
il pensionamento servono soluzioni di previdenza
migliori: cosa fanno oggi le persone
tra i 24 e i 64 anni per il loro futuro?
L’età media della popolazione continua a crescere e la pre-
videnza diventa sempre più importante, perché in futuro si
vivrà di previdenza più a lungo e i risparmi devono bastare.
Ciò significa che nella vita attiva si deve iniziare presto a
pensare alla previdenza. In linea di principio a partire dai 25
anni bisognerebbe prendere in considerazione l’adesione ad
una forma pensionistica complementare e valutare se e quali
contributi si possono e si vogliono versare.
Al più tardi a 50 anni si dovrebbe sapere esattamente
quali contributi sono già stati versati e se servono ade-
guamenti per potersi permettere il tenore di vita deside-
rato dopo la pensione.
Versando il più possibile contributi alla previdenza comple-
mentare, oltre a garantirsi entrate consistenti in vecchiaia,
si ottiene anche il massimo vantaggio fiscale sulle imposte
perché i versamenti sono deducibili fino al limite di 5.164,57
euro e, se rientrano nei fringe benefit previsti dal welfare
aziendale, l’importo può anche aumentare.
Inoltre, durante la fase di adesione alla previdenza comple-
mentare sono previsti anticipazioni e riscatti per sopperire
a importanti esigenze (spese mediche di una certa rilevanza,
acquisto/ristrutturazione prima casa per sé o per i figli, ulte-
riori esigenze, inoccupazione, invalidità e rendita integrativa
temporanea anticipata-RITA).
Una pianificazione previdenziale ben fatta è importante. Mol-
te persone sottovalutano l’effettivo fabbisogno finanziario
in vecchiaia e il numero di anni per i quali i loro risparmi
dovranno garantire il mantenimento del consueto tenore di
vita. Con l’avvicinarsi della pensione si profila la decisione di
farsi corrispondere parte del montante contributivo accan-
tonato nella forma pensionistica complementare sotto forma
di capitale e parte sotto forma di rendita. La tassazione ap-
plicata varierà tra il 15% e il 9%, in base agli anni di adesione
al piano pensionistico integrativo.
Molto spesso si rinvia l’adesione alla previdenza comple-
mentare perché la nostra cultura ci ha abituato a pensare
alla pensione solo nel momento in cui si sta per maturare il
diritto alla pensione di vecchiaia (prestazione di previdenza
obbligatoria). Il cambiamento demografico e la necessità di
mantenere inalterato il tenore di vita nei tanti anni che durerà
la pensione, considerando i consumi e le eventuali cure e as-
sistenza, fanno nascere l’esigenza di una pianificazione previ-
denziale consapevole: quanto prima si aderisce alla previden-
za complementare, tanto minore è il sacrificio per costruire
un consistente montante contributivo e tanto maggiori sono i
vantaggi fiscali che si realizzano nel tempo.
Nel quadro di una redditizia “Silver Economy”
emergono nuovi mercati di crescita e di opportunità
con buone prospettive di valore: Supertrend
“Silver Economy”.
Nonostante la quota dei senior in buona salute sia in conti-
nuo aumento, cresce il numero degli anziani malati. La sani-
tà è una delle principali aree interessate dal cambiamento
demografico. In futuro serviranno applicazioni mediche più
moderne, ad esempio nel settore della biotecnologia.
Altrettanto interessante è l’analisi del mercato immobilia-
re laddove sorgessero nuove forme abitative per anziani, in
parte assistite digitalmente, destinate alla progressiva sosti-
tuzione della tradizionale casa di riposo.
Oltre alla sanità e al mercato immobiliare, nel Supertrend
“Silver Economy” si annovera la previdenza e il settore dei
beni di consumo e lifestyle.
In futuro sempre meno lavoratori dovranno garantire le pen-
sioni di un numero crescente di anziani, fenomeno espresso
efficacemente dall’indice di dipendenza degli anziani.
Alla luce di questo divario, sia gli istituti di previdenza pub-
blica che le forme pensionistiche complementari devono
affrontare gli effetti del cambiamento demografico. Di con-
seguenza, i lavoratori, che si vedono sempre più costretti
a provvedere autonomamente alla propria rendita, valutano
soluzioni alternative per finanziare il tenore di vita desidera-
to e i potenziali futuri costi di malattia o assistenza.
Infine i senior hanno più tempo libero per i consumi. Gli at-
tuali settantenni amano viaggiare e praticare hobby, anche
costosi. Dalle crociere alle nuove bici elettriche, fino ai cam-
per: gli anziani sono pieni di vita, hanno tempo e propensione
ai consumi.

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  • 1. 25 Cosa comporta l’avvento della Silver Society e quali sono gli impatti sulla previdenza: La generazione d’argento invecchia più sulla carta che nello spirito La Silver Society condiziona la vita familiare Le persone sopra i 55 anni sono il gruppo d’età che cresce più rapidamente nel mercato del lavoro: tra il 2010 e il 2016 è aumentato del 35% Le persone vivono più a lungo e si mantengono in forma ma ci sono e ci saranno sempre più casi di non autosufficienza fisica Considerata la maggiore speranza di vita dopo il pensionamento, servono soluzioni di previdenza adeguate: cosa fanno oggi le persone tra i 24 e i 64 anni per il loro futuro? Nel quadro di una redditizia “Silver Economy” emergono nuovi mercati di crescita e di opportunità con buone prospettive di valore. SORPRESA! L’avvento della Silver Society. Sempre più anziani, sempre più anziani. di Giuseppe Falcone ABBIAMO DECISO DI RESTARE PIÙ A LUNGO
  • 2. 26 DOSSIER LONGEVITY La generazione d’argento invecchia più sulla carta che nello spirito. Rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire nel primo anno di vita si è abbattuta di oltre sette volte, mentre quella di morire a 65 anni di età si è più che dimezzata. Com’è cambiata in 40 anni (1976-2016) la speranza di vita? Un nato del 1976 aveva una probabilità del 90% di essere ancora in vita all’età di 50 anni se maschio e 59 anni se femmina. Un nato del 2016 può confidare di sopravvivere con un 90% di possibilità fino all’età di 64 anni se maschio e fino a 70 anni se femmina. L’aumento della speranza di vita nel 2016 rispetto al 1976 (+14 gli uomini, +11 le donne) si deve principal- mente alla positiva congiuntura della mortalità alle età successive ai 60 anni. Il solo abbassamento dei rischi di morte tra gli 80 e gli 89 anni di vita spiega il 37% del guadagno di sopravvivenza maschile e il 44% di quello femminile. In che modo l’invecchiamento demografico si ripercuote sulla vita familiare? Il cambiamento demografico si ripercuote sugli aspetti fami- liarierelazionali.Lamaggiorsperanzadivitasitraduceinun prolungamento del rapporto tra nonni e nipoti. Sebbene le generazioni vivano perlopiù in economie domestiche separa- te, spesso gli anziani vedono il loro ruolo attivo di nonni come una fonte di giovinezza sociale. Nello stesso tempo favorisco- no il benessere dei nipoti e offrono sollievo alla generazione intermedia. Un altro effetto dell’invecchiamento della società è che spes- so due generazioni della stessa famiglia si trovano in pensio- ne contemporaneamente; in alcuni casi gli obblighi di assi- stenza nei confronti dei genitori anziani determinano scelte di pensionamento anticipato. Considerando l’età relativamente avanzata delle donne alla nascita del primo figlio, le future generazioni si troveranno semprepiùadaffrontareiproblemicorrelatiall’esistenzadei genitori anziani nel mezzo della loro vita professionale. Anche nelle coppie si evidenziano nuovi trend. In primo luogo anche tra i pensionati sono più fre- quenti i divorzi. In secondo luogo, a causa della maggiore speranza di vita, si resta vedovi più tardi e aumenta il nume- ro di persone che vivono in coppia anche dopo i 90 anni. In quanto alle relazioni tra senior, si osserva sempre più spesso la tendenza al “living apart together”: si vive come coppia, ma non nella stessa economia domestica. Le persone sopra i 55 anni sono il gruppo d’età che cresce più rapidamente nel mercato del lavoro: tra il 2010 e il 2016 è aumentato del 35%. Spesso i senior hanno vita difficile sul mercato del lavoro sebbene la loro capacità di rendimento non ne offra motivo. Nella pratica si evidenzia spesso un andamento curvilineo dellaproduttivitàdellavoroinbaseall’età:laproduttività,che iniziaasalireconl’inserimentonelmondodellavoroe permolti annirimanecostante,dai55ai60annisubisceunleggerocalo. Questa diminuzione con l’età varia a seconda della professio- ne e dipende dalle condizioni lavorative. In realtà gli studi evidenziano leggeri effetti negativi dell’età solo dove non si promuovono la salute e la formazione conti- nua e non vengono offerte forme di lavoro fisicamente meno pesanti. A livello di economia globale, le misurazioni della produttività del lavoro individuale sono rilevanti ai fini dell’ef- ficienza rispetto all’impatto dell’età media del team. Per esempio si può ipotizzare che per una produttività ot- timale sia fondamentale il giusto mix di giovani innovativi e anziani esperti. Le PMI assumono i lavoratori con oltre 50 anni di età perché i collaboratori senior, con figli grandi, sono spesso più flessi- bili in termini di orario e sanno, rispetto ai nuovi assunti, ge- stire meglio i clienti di vecchia data. Per le persone tra i 55 e i 65 anni la vana ricerca di un lavoro può avere conseguenze devastanti perché incombe la minaccia di un impoverimento finanziario, di una lunga dipendenza dall’aiuto sociale e di basso benessere psichico. I senior, invece, che si dedicano a un lavoro anche dopo l’età pensionabile, tendono a sentirsi vitali e soddisfatti. Le persone vivono più a lungo e si mantengono in forma, ma ci sono casi di non autosufficienza fisica. Un effetto collaterale positivo del mutamento demografico è che le persone non solo vivono più a lungo, ma rimangono anche più a lungo in salute e attive. Questo significa che il numero degli anziani sani aumenta più rapidamente rispetto al numero di quanti soffrono di malattie, soprattutto neuro- degenerative, dovute all’età. Lo studio “European Social Sur- vey” del 2016, condotto a livello europeo, ha indagato sullo stato di salute degli over 65 che vivono in autonomia ed è emerso che il 71% degli intervistati ha risposto che lo stato di salute è buono e vive senza essere limitato nelle attività della vita quotidiana. Nuovi studi rilevano che il rischio di ammalarsi di demenza in vecchiaia continua a diminuire nell’Europa centrale per effet- to del maggior livello di istruzione della popolazione, nonché della migliore assistenza sanitaria. Nonostante ciò attualmente il nesso tra aumento dei costi sanitari e cambiamento demografico è piuttosto sottova- lutato. Nei prossimi 30 anni sarà pressoché inevitabile un incremento dei costi sanitari dovuti all’invecchiamento demo- grafico. Una buona metà degli anziani bisognosi di cure intensive è assistita in strutture fisse mentre l’altra metà riceve un mix di aiuti domestici e cure professionali. L’assistenza a domici-
  • 3. 27 lio tende ad aumentare in futuro considerando che la teleme- dicina affiancherà sempre più le visite mediche soprattutto per pazienti con patologie croniche e l’assistenza sanitaria tenderà a tecnicizzarsi con ausili per i parenti o per il perso- nale di assistenza. Considerata la maggiore speranza di vita dopo il pensionamento servono soluzioni di previdenza migliori: cosa fanno oggi le persone tra i 24 e i 64 anni per il loro futuro? L’età media della popolazione continua a crescere e la pre- videnza diventa sempre più importante, perché in futuro si vivrà di previdenza più a lungo e i risparmi devono bastare. Ciò significa che nella vita attiva si deve iniziare presto a pensare alla previdenza. In linea di principio a partire dai 25 anni bisognerebbe prendere in considerazione l’adesione ad una forma pensionistica complementare e valutare se e quali contributi si possono e si vogliono versare. Al più tardi a 50 anni si dovrebbe sapere esattamente quali contributi sono già stati versati e se servono ade- guamenti per potersi permettere il tenore di vita deside- rato dopo la pensione. Versando il più possibile contributi alla previdenza comple- mentare, oltre a garantirsi entrate consistenti in vecchiaia, si ottiene anche il massimo vantaggio fiscale sulle imposte perché i versamenti sono deducibili fino al limite di 5.164,57 euro e, se rientrano nei fringe benefit previsti dal welfare aziendale, l’importo può anche aumentare. Inoltre, durante la fase di adesione alla previdenza comple- mentare sono previsti anticipazioni e riscatti per sopperire a importanti esigenze (spese mediche di una certa rilevanza, acquisto/ristrutturazione prima casa per sé o per i figli, ulte- riori esigenze, inoccupazione, invalidità e rendita integrativa temporanea anticipata-RITA). Una pianificazione previdenziale ben fatta è importante. Mol- te persone sottovalutano l’effettivo fabbisogno finanziario in vecchiaia e il numero di anni per i quali i loro risparmi dovranno garantire il mantenimento del consueto tenore di vita. Con l’avvicinarsi della pensione si profila la decisione di farsi corrispondere parte del montante contributivo accan- tonato nella forma pensionistica complementare sotto forma di capitale e parte sotto forma di rendita. La tassazione ap- plicata varierà tra il 15% e il 9%, in base agli anni di adesione al piano pensionistico integrativo. Molto spesso si rinvia l’adesione alla previdenza comple- mentare perché la nostra cultura ci ha abituato a pensare alla pensione solo nel momento in cui si sta per maturare il diritto alla pensione di vecchiaia (prestazione di previdenza obbligatoria). Il cambiamento demografico e la necessità di mantenere inalterato il tenore di vita nei tanti anni che durerà la pensione, considerando i consumi e le eventuali cure e as- sistenza, fanno nascere l’esigenza di una pianificazione previ- denziale consapevole: quanto prima si aderisce alla previden- za complementare, tanto minore è il sacrificio per costruire un consistente montante contributivo e tanto maggiori sono i vantaggi fiscali che si realizzano nel tempo. Nel quadro di una redditizia “Silver Economy” emergono nuovi mercati di crescita e di opportunità con buone prospettive di valore: Supertrend “Silver Economy”. Nonostante la quota dei senior in buona salute sia in conti- nuo aumento, cresce il numero degli anziani malati. La sani- tà è una delle principali aree interessate dal cambiamento demografico. In futuro serviranno applicazioni mediche più moderne, ad esempio nel settore della biotecnologia. Altrettanto interessante è l’analisi del mercato immobilia- re laddove sorgessero nuove forme abitative per anziani, in parte assistite digitalmente, destinate alla progressiva sosti- tuzione della tradizionale casa di riposo. Oltre alla sanità e al mercato immobiliare, nel Supertrend “Silver Economy” si annovera la previdenza e il settore dei beni di consumo e lifestyle. In futuro sempre meno lavoratori dovranno garantire le pen- sioni di un numero crescente di anziani, fenomeno espresso efficacemente dall’indice di dipendenza degli anziani. Alla luce di questo divario, sia gli istituti di previdenza pub- blica che le forme pensionistiche complementari devono affrontare gli effetti del cambiamento demografico. Di con- seguenza, i lavoratori, che si vedono sempre più costretti a provvedere autonomamente alla propria rendita, valutano soluzioni alternative per finanziare il tenore di vita desidera- to e i potenziali futuri costi di malattia o assistenza. Infine i senior hanno più tempo libero per i consumi. Gli at- tuali settantenni amano viaggiare e praticare hobby, anche costosi. Dalle crociere alle nuove bici elettriche, fino ai cam- per: gli anziani sono pieni di vita, hanno tempo e propensione ai consumi.