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Sistemi di memoria
Psicobiologia della memoria
Sistemi di memoria
La memoria è il risultato di un processo di apprendimento, con cui
si acquisiscono nuove informazioni. Le tracce di memoria, una
volta acquisite, vanno incontro ad un processo di consolidamento,
che genera progressivamente una traccia più stabile e robusta;
tali tracce vengono immagazzinate in maniera più o meno
duratura e possono essere poi recuperate, per un loro successivo
utilizzo.
A questo processo, che conduce alla formazione di tracce di
memoria a lungo termine, recuperabili anche a distanza di anni
dal loro immagazzinamento, si affiancano i processi della
memoria di lavoro, termine con il quale si raggruppano i processi
associati al mantenimento dell’informazione per tempi che vanno
da qualche secondo a qualche minuto e che serve a trattenere in
memoria informazioni e ad eseguire su di esse operazioni
mentali.
I risultati delle ricerche neuropsicologiche e psicobiologiche
hanno portato alla proposta dell’esistenza di sistemi di
memoria multipli e dissociabili.
Un sistema di memoria è un insieme di processi portati avanti in
aree cerebrali specifiche che permettono di immagazzinare o
richiamare uno specifico tipo di informazione mnestica. Il suo
operare può essere dissociato da quello di un diverso sistema
sulla base di evidenze neuropsicologiche concordanti, ad esempio
sulla base degli effetti di lesioni cerebrali selettive.
Metodi di indagine:
Studi su pazienti
Studi di neuroimmagine
STM
Modelli animali: lesioni, neuroimmagine, PE, registrazione
dell’attività di singole cellule
Memoria a lungo termine
Memoria non dichiarativa
(memoria implicita)
Eventi
(memoria
episodica)
Fatti
(memoria
semantica
Lobo temporale mediale
Diencefalo
Neocorteccia
Memoria procedurale
(abilità motorie e
cognitive, risposte
abituali, associazione
risposta-ricompensa)
Neocorteccia
Nuclei della base
Cervelletto
Neocorteccia
Amigdala
Cervelletto
Apprendimento
non associativo
Riflessi
Memoria dichiarativa
(memoria esplicita)
Priming
Muscolatura
scheletrica
Apprendimento
Associativo
Condizionamento
Classico
Risposte
emozionali
La memoria dichiarativa e l’ippocampo
HM, dati su pazienti
Imaging (figura in diapositiva) Attivazione ippocampale in un
compito di navigazione mentale
Cosa accade nell’ippocampo mentre impariamo un
nuovo percorso?
Le differenti strutture del lobo temporale mediale non hanno ruoli
completamente equivalenti. Ad esempio, anche se l’ippocampo svolge un
ruolo nel riconoscimento visivo degli oggetti, il ruolo predominante sembra
essere svolto dalle aree corticali circostanti ed in particolare dalla corteccia
peririnale (Mishkin e Murray, 1994; Murray e Bussey, 1999).
Viceversa, il ruolo dominante nell’acquisizione delle relazioni spaziali fra oggetti
in un ambiente e nella formazione di una mappa spaziale, quale quella che
dobbiamo formarci per decidere il percorso da compiere per recarci da un
punto ad un altro di una città, è svolto dall’ippocampo (Maguire et al., 1996).
Danni alla memoria dichiarativa si osservano anche in seguito a lesioni
diencefaliche (sindrome di Korsakoff).
Lesioni alle aree associative prefrontali causano la cosiddetta amnesia della
fonte, ovvero l’incapacità di ricordare quando e dove un nuovo fatto è stato
appreso. In effetti, la corteccia prefrontale si attiva durante la codifica ed il
recupero di memorie episodiche e la stimolazione transcranica magnetica, che
ne disturba transientemente la funzione, disturba la prestazione di soggetti
impegnati in compiti di memoria episodica (Sandrini et al., 2003).
Ippocampo, lobo temporale mediale e specializzazioni nel
sistema di memoria: le cortecce peririnali
Cortecce peririnali cruciali per la memoria di riconoscimento
visiva (Mishkin, Murray, Bussey)
Aree associative unimodali e
polimodali
Cortecce peririnale e
paraippocampale
Corteccia entorinale
Ippocampo
Flusso delle informazioni fra la neocorteccia e la formazione ipocampale (Eichenbaum,
2000). Tale schema è valido sia per i primati che per i roditori.
L’ippocampo riceve informazioni dalla maggior parte delle aree associative neocorticali.
Tali informazioni giungono attraverso le altre strutture del lobo temporale mediale, la
corteccia peririnale e la corteccia paraippocampale, che a loro volta proiettano alla
corteccia entorinale.
La corteccia entorinale invia queste informazioni ai diversi circuiti ippocampali. Dopo
essere state elaborate nell’ippocampo, le informazioni vengono ritrasmesse, tramite la
corteccia entorinale, alle aree neocorticali. La corteccia entorinale è quindi sia il
principale ingresso che la principale uscita dell’ippocampo.
Giro dentato
Via perforante
Via delle fibre
muscoidi
Collaterali di
Schaffer
CA1
CA3
Fimbria-fornix
Circuito trisinaptico dell’ippocampo. L’informazione dalla corteccia entorinale entra attraverso la
via perforante. Le fibre della via perforante formano connessioni sinaptiche eccitatorie sulle
cellule dei granuli del giro dentato. Queste ultime danno origine alla via delle fibre muscoidi, che
forma connessioni sinaptiche eccitatorie sulle cellule piramidali del campo CA3. Le cellule
piramidali del CA3 proiettano alle cellule piramidali del campo CA1 attraverso le collaterali di
Schaffer, che formano connessioni eccitatorie. Le cellule del campo CA1 riproiettano alla
corteccia entorinale.
Un modello di memoria dichiarativa: la memoria spaziale nei
roditori
Un modello di memoria dichiarativa: la memoria spaziale nei
roditori
?!
La memoria spaziale nei roditori
Piattaforma
sommersa
Apprendimento Probe test
Latenza(sec)
0
10
20
30
40
50
60
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Temponelquadrante(sec)
0
5
10
15
20
25
30
Giorni di allenamento
NO NE SO SE
E’ sufficiente lesionare l’ippocampo per avere deficit di memoria
dichiarativa.
Questo è stato osservato, ad esempio, nel paziente R.B., in cui
un’ischemia aveva causato la perdita selettiva dei neuroni del
campo CA1 dell’ippocampo; R.B. mostrava una amnesia
anterograda come H.M. ed una amnesia retrograda meno grave
di H.M.
Per la memoria spaziale, si ritiene che cellule
specializzate, dette “place cells” dell’ippocampo
formino “campi di posizione” che corrispondono a
precise locazioni dell’individuo nello spazio,
determinando la memorizzazione di una mappa
spaziale.
Il ruolo dominante nell’acquisizione delle relazioni spaziali fra
oggetti in un ambiente e nella formazione di una mappa spaziale,
quale quella che dobbiamo formarci per decidere il percorso da
compiere per recarsi da un punto ad un altro di una città, è svolto
dall’ippocampo destro; in particolare, l’ippocampo destro si attiva
mentre i soggetti sono impegnati in compiti di navigazione
spaziale (Maguire 1996).
L’ippocampo sinistro si attiva invece fortemente in compiti che
impegnano la memoria verbale a lungo termine (Maguire 1996).
Formazione di una traccia di memoria
LTP ed LTD ippocampali
Induzione (NMDAR) (passo 1)
Prime modifiche non a lungo termine (passo 2)
Mantenimento (consolidamento) (passi 3 e 4)
Relazione fra plasticità sinaptica ippocampale e
formazione/consolidamento di una traccia di memoria
Teoricamente, quello che si vorrebbe ottenere è una serie di
evidenze che indicano che:
1. manipolazioni farmacologiche o genetiche che interferiscono
con l’induzione o il mantenimento di LTP danneggiano le
prestazioni in compiti di memoria spaziale e impediscono la
formazione dei campi di posizione delle cellule ippocampali
2. l’apprendimento spaziale induce cambiamenti dell’efficacia
sinaptica nell’ippocampo
3. la saturazione della plasticità sinaptica nell’ippocampo
dovrebbe occludere nuovi apprendimenti
La prima evidenza è di tipo correlativo, le seconde due sono più di
tipo causale.
Gli esperimenti volti a investigare il ruolo di LTP nella memoria spaziale hanno in
massima parte ottenuto evidenze correlative, ovvero hanno investigato la presenza di
correlazione fra difetti nell’induzione o nel mantenimento di LTP e difetti nella memoria
spaziale.
Es.: Esperimenti in soggetti in cui il gene per il recettore NMDA era stato deleto soltanto
nel campo CA1
Analoghi risultati sono stati ottenuti con la manipolazione genetica di una proteina
necessaria per l’induzione di LTP, la protein chinasi CaMKII: in questo caso, dato che la
mutazione poteva essere annullata, si è anche avuto il controllo che, una volta
annullata, LTP e memoria spaziale tornavano normali.
Quindi, in assenza di recettori NMDA o di CaMKII LTP non viene indotto e non inizia
nemmeno la formazione di una traccia di memoria spaziale a lungo termine.
Trattamenti farmacologici che lasciano intatta la fase precoce di LTP ma interferiscono
invece con la fase tardiva, come il blocco della sintesi proteica di cui abbiamo già
parlato, lasciano la memoria a breve termine intatta ma impediscono la formazione di
una traccia a lungo termine.
Fig. 7b. I campi recettivi di place cells diverse, sviluppati durante 10 minuti di esplorazione in
soggetti con delezione dei recettori NMDA nel campo CA1 dell’ippocampo sono più grandi del
normale. Il giorno dopo mostrano tracce di instabilità, ovvero si sono spostati. Cellule con campi
recettivi sovrapposti, indicate dalla freccia, NON scaricano sincronicamente. E’ come se l’animale
entrasse in un ambiente nuovo, mai visitato prima.
Effetti di un deficit di recettori NMDA sulla formazione di una mappa
spaziale stabile
Esplorazione Ri- esplorazione
Fig. 7a.I campi recettivi di place cells diverse, sviluppati durante 10 minuti di esplorazione il
giorno prima in un soggetto wild type, sono sempre presenti e stabili. Cellule con campi recettivi
sovrapposti, indicate dalla freccia, scaricano sincronicamente. L’animale ricorda di aver già
visitato questo ambiente e ne possiede una mappa spaziale.
Soggetto normale
Soggetto con delezione dei recettori NMDA nell’ippocampo
La memoria spaziale è deficitaria in soggetti deficitari del recettore NMDA
nel campo CA1 dell’ippocampo
Soggetto normale Soggetto senza recettori NMDA nel CA1
Fig. 8. Soggetti normali (a sinistra) imparano la posizione della piattaforma e, quando
essa viene rimossa nel probe test, alla fine dell’apprendimento, la cercano
attivamente, esplorando la posizione in cui si trovava, che era nel quadrante in alto a
sinistra (la linea tratteggiata indica il percorso compiuto dall’animale). Soggetti con
delezione del recettore NMDA nel campo CA1 invece non ricordano dove era la
piattaforma e cercano su tutta la superficie della piscina.
Per evidenze più causali, bisogna rifarsi al lavoro di Bruce
McNaughton e Carol Barnes. Questi studiosi avevano usato un
protocollo di stimolazione elettrica massiva delle vie afferenti
all’ippocampo per saturare l’induzione di LTP: in altre parole,
inducevano artificiosamente un LTP saturante alle sinapsi
ippocampali ed avevano osservato che l’apprendimento spaziale
veniva danneggiato.
Con approcci analoghi a quelli descritti per LTP ippocampale
e memoria spaziale, è stato suggerito che la presenza di
plasticità sinaptica in strutture cerebrali facenti parte di un
sistema di memoria sia elemento cruciale nella formazione
delle tracce di memoria relative.
Anzi, in alcuni casi si è raggiunto un livello di evidenze causali più
elevato di quello raggiunto per la relazione LTP nell’ippocampo e
memoria spaziale
Consolidamento di una traccia di memoria
Consolidamento “locale” e consolidamento “ di sistema”
Arena di esplorazione
1
2
3
4
Fase 1: esplorazione
2
3
1
4
Fase 2: sonno a onde lente
2
3
1
4
Fig. 4. In alto a sinistra,
schema dell’area esplorata dal
roditore. Viene mostrata la
locazione all’interno dell’arena
dei campi di posizione di
quattro cellule di posizione
ippocampali diverse, sviluppati
durante 10 minuti di
esplorazione. Ad ogni cellula
viene assegnato un numero di
riferimento mostrato accanto
alla posizione del suo campo
recettivo. A destra viene
mostrata l’attività di ciascuna
di queste cellule mentre
l’animale esplora; si vede bene
che le cellule 2 e 3, che hanno
campi sovrapposti, sono attive
insieme (ogni barretta verticale
è un potenziale d’azione). In
basso viene mostrata la
registrazione dell’attività delle
stesse quattro cellule durante
l’episodio di sonno successivo
all’esplorazione. Le cellule 2 e
3 si riattivavano insieme
durante il sonno ad onde lente,
le cellule 1 e 4 no. Questa
figura fa riferimento
all’esperimento di Wilson e
McNaughton, 1995).
Il sito finale delle tracce di memoria a lungo
termine di tipo dichiarativo non è l’ippocampo
ma la neocorteccia.
Il trasferimento di informazione dall’ippocampo
alla corteccia è progressivo, e le memorie
dichiarative diventano “indipendenti”
dall’ippocampo solo dopo molti mesi o
addirittura anni nell’uomo.
Long term declarative memory traces migrate or
are copied with time from hippocampus to their
final storage site, the cortex. (HM)
Different storage sites for semantic and episodic
memories
Fig. 1. Cortical reorganization during remote
spatial memory processing.
Zif268 counts relative to paired controls in the
prefrontal cortices after testing for recent (day 1) or
remote (day 30) memory retention.
Fig. 2. Time-limited role of hippocampus in remote
spatial memory storage and retrieval. (A) Zif268 counts
relative to controls in dorsal (top) and ventral (bottom)
hippocampus after testing for recent (day 1) versus
remote (day 30) memory retention. Zif268 expression
was elevated in these structures after testing recent
memory but, in contrast, was decreased below control
levels after testing remote memory.
Memory traces migration:
evidence from activation
studies during recall
Maviel et al., 2004
Lo studio dei fattori attraverso cui
l’esperienza conduce alla formazione di una
traccia stabile di memoria
Sviluppo di modelli di deficit cognitivi nell’uomo
su base genetica
Fattori cruciali per la formazione ed il
consolidamento di una traccia di memoria
NMDAR
ERK, CREB, CBP
Fattori neurotrofici
L’acquisizione di abilità motorie e percettive, l’acquisizione di
regole e procedure, e il condizionamento sono tutte forme di
memoria non dichiarativa. Ad esempio, imparare ad andare in
bicicletta richiede tempo: una volta appresa, tale abilità non è
esplicitabile in parole ma si manifesta nell’atto di andare in
bicicletta.
Forme diverse di memoria non dichiarativa coinvolgono
regioni cerebrali diverse. Ad esempio, memorie emotive come
quelle che si formano con il condizionamento alla paura (fear
conditioning) coinvolgono l’amigdala (Le Doux, 2003).
L’apprendimento di abilità motorie coinvolge i nuclei della base,
il cervelletto e la corteccia motoria (Karni et al., 1995; Grafton
et al., 1995; Sanes JN, Donoghue JP.2000); il cervelletto
(Graftman et al., 1992; Leggio MG, Neri P, Graziano A, Mandolesi
L, Molinari M, Petrosini L..) è anche coinvolto in alcune forme di
memoria procedurale.
Il condizionamento classico, introdotto da Pavlov,
sembra coinvolgere cambiamenti nei circuiti neurali del
cervelletto, dell’amigdala, della corteccia.
Memoria implicita: la memoria emotiva
Struttura cruciale: amigdala
Test: condizionamento alla paura (cued o contextual)
La formazione di una traccia di memoria in seguito a
condizionamento alla paura determina un cospicuo
potenziamento della risposta alla frequenza acustica
dello stimolo condizionato nell’amigdala.
Freezing responses to the 20 sec tone conditioned stimulus (CS) before and after
conditioning for control (n = 14) and lesion (n = 11) groups. After conditioning, control
rats exhibited a significant increase in freezing to the CS (p < 0.001), whereas amygdala-
lesioned animals showed no change.
Non declarative memory: fear conditioning and amygdala
Fear conditioning and synaptic transmission in the amygdala
Learning induced modifications of synaptic efficacy
Non declarative memory, motor learning: map changes in motor
cortex
Cortical horizontal connections in the primary motor cortex increase their
synaptic strength following motor skill learning
Task: skilled reaching and grasping, one hour a day for 3-5 days. Slices taken 20-45 hours after the last training session.
Thick line, left M1 (“trained” M1 in trained rats); hatched line, right M1 (untrained)
Rioult Pedotti et al., 2000
Learning induced modifications of synaptic efficacy
Motor learning reduces LTP inducibility in the primary motor cortex
LTD induction
LTP induction
Rioult Pedotti
et al., 2000
Learning
induced
modifications
of synaptic
efficacy
L’acquisizione di regole e procedure (svolta a destra) sembra
coinvolgere i nuclei della base.
Anche alcune forme di condizionamento operante sembrano
dipendere da circuiti che includono aree corticali ed i nuclei
della base (vie cortico striatali).
Il nucleus accumbens potrebbe partecipare a processi di
associazione fra azione e ricompensa.
Il ruolo di alcune strutture dello striato si manifesterebbe però
anche in compiti di memoria dichiarativa, come la memoria
spaziale e la memoria di riconoscimento visiva (Sargolini et
al., 2003a; Sargolini et al., 2003b).
Memoria implicita: apprendimenti percettivi
L’apprendimento di abilità percettive, ad esempio visive
o acustiche (Fiorentini e Berardi, 1980; Fiorentini e
Berardi, 1997; Ohl e Scheich, 2005) correla con
cambiamenti nelle corrispondenti aree sensoriali corticali
(Li et al., 2004; Recanzone et al., 1993), e coinvolge
probabilmente proiezioni dalle aree associative superiori
alle aree sensoriali primarie e secondarie, proiezioni
dette proiezioni top-down (Gilbert et al., 2001).
3kH
5kH
8kH
7kH
3kH
5kH
8kH
7kH
Before learning After learning to discriminate tonal
differences around 5kHz
Non declarative memory: perceptual learning, changes in cortical
maps
Strong role of cholinergic input to auditory cortex
Recanzone et al., 1998
Il “riconsolidamento”
Per le memorie relative a eventi spiacevoli e che
inducono reazioni di paura, se la traccia di memoria, una
volta consolidata, viene riattivata (ad esempio, il soggetto
è posto di nuovo nel contesto in cui ha subito
l’esperienza spiacevole) la traccia ritorna labile e richiede
altri fattori, diversi da quelli necessari per il
consolidamento iniziale, per mantenersi accessibile ad
un ulteriore richiamo.
L’identificazione di meccanismi distinti per il
consolidamento ed il riconsolidamento delle tracce di
memoria relative ad eventi spiacevoli o paurosi, se
confermata, potrebbe fornire nuove opportunità per
progettare approcci terapeutici a disturbi nei quali la
persistenza intrusiva di tracce di memoria può essere
responsabile di comportamenti maladattivi, quali il post
traumatic stress disorder o le fobie. Memorie riattivate,
che si vorrebbero sopprimere, potrebbero essere
manipolate separatamente dalle memorie recenti, senza
causare quindi una amnesia globale.
Memoria a breve termine (secondi) ≠ memoria a lungo termine (minuti-anni)
Se dobbiamo tenere in mente per breve tempo un informazione verbale o una
configurazione spaziale di uno stimolo visivo utilizziamo una forma di memoria che
ha proprietà diverse da quella a lungo termine.
Ha proprietà funzionali diverse:
- saturabile
- utilizza codifiche vicine alle caratteristiche dello stimolo (meno errori quando le
parole da ricordare sono fonologicamente dissimili).
- l’analisi neuropsicologica ha permesso di evidenziare deficit selettivi di memoria a
breve termine verbale e visuospaziale.
Modello di Baddeley
2 sistemi di memoria a breve termine di struttura simile:
Un magazzino di piccola capacità e un loop di ripasso dell’informazione
Da qui 21 dicembre
La memoria a breve termine è utilizzata non solo per mantenere in memoria delle
parole o la disposizione di oggetti per un breve periodo ma viene utilizzata in
campiti pianificativi suddivisibili in passaggi intermedi il cui risultato di ciascun
passaggio deve essere mantenuto in memoria per un breve tempo per poter
procedere al passo successivo.
Compiti che testano la memoria di lavoro (un esempio):
Memoria di lavoro
La capacità di svolgere questi compiti è compromessa dalle lesioni della corteccia
prefrontale.
Quali strutture cerebrali sono implicate nella memoria di lavoro?
Per quanto riguarda il circuito fonologico, il magazzino sembra
essere localizzabile nella corteccia parietale inferiore sinistra; per
la memoria a breve termine visuo spaziale, le strutture interessate
sembrano trovarsi nella aree parieto-temporo-occipitali di destra.
Il correlato neurale dell’esecutivo centrale si trova nella corteccia
prefrontale, come abbiamo discusso nella sezione precedente
dedicata alla corteccia prefrontale dorsolaterale.
Compito di memoria verbale
(ripetizione silenziosa di serie
di parole) rispetto a un
compito non verbale
Dalle aree attivate dal compito precedente
veniva sottratto un compito che attivava il
solo loop articolatorio (giudicare se una
parola faceva rima)
Localizzazione del loop articolatorio per la memoria a breve termine verbale
La corteccia prefrontale è una corteccia associativa particolarmente sviluppata
nell’umano. Durante lo sviluppo questa corteccia va incontro ad uno sviluppo
anatomico estremamente lento che la porta ad essere matura solo nell’adulto.
La corteccia prefrontale è la regione più ricca in dopamina di tutto il cervello.
La dopamina è prodotta dai neuroni dell’area ventrotegmentale. E’ quindi
possibile che la funzione dell’area prefrontale coinvolgano l’azione di questo
neurotrasmettitore. Si pensa che lo sviluppo alterato di questa area sia alla
base di alcuni sintomi di sindromi come la schizofrenia, i deficit attentivi e
iperattivi (ADHD).
Quali sono i compiti della corteccia prefrontale?
Per quanto riguarda la parte ventro-laterale (es. corteccia orbitofrontale)
abbiamo visto nel primo modulo il suo collegamento con l’amigdala e il suo
coinvolgimento con il controllo delle emozioni. La parte dorso-laterale (area 46
e 9 di Brodmann) della corteccia prefrontale è invece coinvolta in compiti in cui
si debba ricordare la posizione di un oggetto per un breve periodo di tempo
(decine di secondi) e si debba inibire la risposta più ovvia.
I compiti di memoria di lavoro di risposta ritardata e ritrovamento dell’oggetto
dipendono dall’integrità della corteccia prefrontale nella sue aree dorso-laterali
(DL-CPF). Si distinguono quindi da altre forme di memoria che coinvolgono il lobo
temporale (memoria dichiarativa) o forme di apprendimento procedurale.
Evidenze:
Lesioni aree DL-CPF inibiscono i compiti di A non B e ritrovamento dell’oggetto.
Lesioni del lobo temporale o della corteccia parietale posteriore non danneggiano
questi compiti.
Il raffreddamento della DL-CPF o la TMS impedisce lo svolgimento del compito,
dopo che la corteccia torna a temperatura fisiologica lo stesso animale è in grado
di svolgere il compito.
Le registrazioni dei neuroni di questa area mostrano una permanenza di attività
durante il periodo tra il nascondere l’oggetto in A e in B
Marcatura con il 2-deossiglucosio radioattivo o tecniche di neuroimmagine
mostrano quest’area attivata durante il compito.
Relazione tra i test e e la DL-CPF

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Lezione memoria 27 28

  • 2. Sistemi di memoria La memoria è il risultato di un processo di apprendimento, con cui si acquisiscono nuove informazioni. Le tracce di memoria, una volta acquisite, vanno incontro ad un processo di consolidamento, che genera progressivamente una traccia più stabile e robusta; tali tracce vengono immagazzinate in maniera più o meno duratura e possono essere poi recuperate, per un loro successivo utilizzo. A questo processo, che conduce alla formazione di tracce di memoria a lungo termine, recuperabili anche a distanza di anni dal loro immagazzinamento, si affiancano i processi della memoria di lavoro, termine con il quale si raggruppano i processi associati al mantenimento dell’informazione per tempi che vanno da qualche secondo a qualche minuto e che serve a trattenere in memoria informazioni e ad eseguire su di esse operazioni mentali.
  • 3. I risultati delle ricerche neuropsicologiche e psicobiologiche hanno portato alla proposta dell’esistenza di sistemi di memoria multipli e dissociabili. Un sistema di memoria è un insieme di processi portati avanti in aree cerebrali specifiche che permettono di immagazzinare o richiamare uno specifico tipo di informazione mnestica. Il suo operare può essere dissociato da quello di un diverso sistema sulla base di evidenze neuropsicologiche concordanti, ad esempio sulla base degli effetti di lesioni cerebrali selettive. Metodi di indagine: Studi su pazienti Studi di neuroimmagine STM Modelli animali: lesioni, neuroimmagine, PE, registrazione dell’attività di singole cellule
  • 4. Memoria a lungo termine Memoria non dichiarativa (memoria implicita) Eventi (memoria episodica) Fatti (memoria semantica Lobo temporale mediale Diencefalo Neocorteccia Memoria procedurale (abilità motorie e cognitive, risposte abituali, associazione risposta-ricompensa) Neocorteccia Nuclei della base Cervelletto Neocorteccia Amigdala Cervelletto Apprendimento non associativo Riflessi Memoria dichiarativa (memoria esplicita) Priming Muscolatura scheletrica Apprendimento Associativo Condizionamento Classico Risposte emozionali
  • 5. La memoria dichiarativa e l’ippocampo HM, dati su pazienti Imaging (figura in diapositiva) Attivazione ippocampale in un compito di navigazione mentale Cosa accade nell’ippocampo mentre impariamo un nuovo percorso?
  • 6.
  • 7. Le differenti strutture del lobo temporale mediale non hanno ruoli completamente equivalenti. Ad esempio, anche se l’ippocampo svolge un ruolo nel riconoscimento visivo degli oggetti, il ruolo predominante sembra essere svolto dalle aree corticali circostanti ed in particolare dalla corteccia peririnale (Mishkin e Murray, 1994; Murray e Bussey, 1999). Viceversa, il ruolo dominante nell’acquisizione delle relazioni spaziali fra oggetti in un ambiente e nella formazione di una mappa spaziale, quale quella che dobbiamo formarci per decidere il percorso da compiere per recarci da un punto ad un altro di una città, è svolto dall’ippocampo (Maguire et al., 1996). Danni alla memoria dichiarativa si osservano anche in seguito a lesioni diencefaliche (sindrome di Korsakoff). Lesioni alle aree associative prefrontali causano la cosiddetta amnesia della fonte, ovvero l’incapacità di ricordare quando e dove un nuovo fatto è stato appreso. In effetti, la corteccia prefrontale si attiva durante la codifica ed il recupero di memorie episodiche e la stimolazione transcranica magnetica, che ne disturba transientemente la funzione, disturba la prestazione di soggetti impegnati in compiti di memoria episodica (Sandrini et al., 2003).
  • 8. Ippocampo, lobo temporale mediale e specializzazioni nel sistema di memoria: le cortecce peririnali Cortecce peririnali cruciali per la memoria di riconoscimento visiva (Mishkin, Murray, Bussey)
  • 9. Aree associative unimodali e polimodali Cortecce peririnale e paraippocampale Corteccia entorinale Ippocampo Flusso delle informazioni fra la neocorteccia e la formazione ipocampale (Eichenbaum, 2000). Tale schema è valido sia per i primati che per i roditori. L’ippocampo riceve informazioni dalla maggior parte delle aree associative neocorticali. Tali informazioni giungono attraverso le altre strutture del lobo temporale mediale, la corteccia peririnale e la corteccia paraippocampale, che a loro volta proiettano alla corteccia entorinale. La corteccia entorinale invia queste informazioni ai diversi circuiti ippocampali. Dopo essere state elaborate nell’ippocampo, le informazioni vengono ritrasmesse, tramite la corteccia entorinale, alle aree neocorticali. La corteccia entorinale è quindi sia il principale ingresso che la principale uscita dell’ippocampo.
  • 10.
  • 11.
  • 12. Giro dentato Via perforante Via delle fibre muscoidi Collaterali di Schaffer CA1 CA3 Fimbria-fornix Circuito trisinaptico dell’ippocampo. L’informazione dalla corteccia entorinale entra attraverso la via perforante. Le fibre della via perforante formano connessioni sinaptiche eccitatorie sulle cellule dei granuli del giro dentato. Queste ultime danno origine alla via delle fibre muscoidi, che forma connessioni sinaptiche eccitatorie sulle cellule piramidali del campo CA3. Le cellule piramidali del CA3 proiettano alle cellule piramidali del campo CA1 attraverso le collaterali di Schaffer, che formano connessioni eccitatorie. Le cellule del campo CA1 riproiettano alla corteccia entorinale.
  • 13. Un modello di memoria dichiarativa: la memoria spaziale nei roditori
  • 14. Un modello di memoria dichiarativa: la memoria spaziale nei roditori ?!
  • 15. La memoria spaziale nei roditori Piattaforma sommersa Apprendimento Probe test Latenza(sec) 0 10 20 30 40 50 60 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Temponelquadrante(sec) 0 5 10 15 20 25 30 Giorni di allenamento NO NE SO SE
  • 16. E’ sufficiente lesionare l’ippocampo per avere deficit di memoria dichiarativa. Questo è stato osservato, ad esempio, nel paziente R.B., in cui un’ischemia aveva causato la perdita selettiva dei neuroni del campo CA1 dell’ippocampo; R.B. mostrava una amnesia anterograda come H.M. ed una amnesia retrograda meno grave di H.M.
  • 17. Per la memoria spaziale, si ritiene che cellule specializzate, dette “place cells” dell’ippocampo formino “campi di posizione” che corrispondono a precise locazioni dell’individuo nello spazio, determinando la memorizzazione di una mappa spaziale.
  • 18. Il ruolo dominante nell’acquisizione delle relazioni spaziali fra oggetti in un ambiente e nella formazione di una mappa spaziale, quale quella che dobbiamo formarci per decidere il percorso da compiere per recarsi da un punto ad un altro di una città, è svolto dall’ippocampo destro; in particolare, l’ippocampo destro si attiva mentre i soggetti sono impegnati in compiti di navigazione spaziale (Maguire 1996). L’ippocampo sinistro si attiva invece fortemente in compiti che impegnano la memoria verbale a lungo termine (Maguire 1996).
  • 19. Formazione di una traccia di memoria
  • 20. LTP ed LTD ippocampali Induzione (NMDAR) (passo 1) Prime modifiche non a lungo termine (passo 2) Mantenimento (consolidamento) (passi 3 e 4)
  • 21. Relazione fra plasticità sinaptica ippocampale e formazione/consolidamento di una traccia di memoria Teoricamente, quello che si vorrebbe ottenere è una serie di evidenze che indicano che: 1. manipolazioni farmacologiche o genetiche che interferiscono con l’induzione o il mantenimento di LTP danneggiano le prestazioni in compiti di memoria spaziale e impediscono la formazione dei campi di posizione delle cellule ippocampali 2. l’apprendimento spaziale induce cambiamenti dell’efficacia sinaptica nell’ippocampo 3. la saturazione della plasticità sinaptica nell’ippocampo dovrebbe occludere nuovi apprendimenti La prima evidenza è di tipo correlativo, le seconde due sono più di tipo causale.
  • 22. Gli esperimenti volti a investigare il ruolo di LTP nella memoria spaziale hanno in massima parte ottenuto evidenze correlative, ovvero hanno investigato la presenza di correlazione fra difetti nell’induzione o nel mantenimento di LTP e difetti nella memoria spaziale. Es.: Esperimenti in soggetti in cui il gene per il recettore NMDA era stato deleto soltanto nel campo CA1 Analoghi risultati sono stati ottenuti con la manipolazione genetica di una proteina necessaria per l’induzione di LTP, la protein chinasi CaMKII: in questo caso, dato che la mutazione poteva essere annullata, si è anche avuto il controllo che, una volta annullata, LTP e memoria spaziale tornavano normali. Quindi, in assenza di recettori NMDA o di CaMKII LTP non viene indotto e non inizia nemmeno la formazione di una traccia di memoria spaziale a lungo termine. Trattamenti farmacologici che lasciano intatta la fase precoce di LTP ma interferiscono invece con la fase tardiva, come il blocco della sintesi proteica di cui abbiamo già parlato, lasciano la memoria a breve termine intatta ma impediscono la formazione di una traccia a lungo termine.
  • 23. Fig. 7b. I campi recettivi di place cells diverse, sviluppati durante 10 minuti di esplorazione in soggetti con delezione dei recettori NMDA nel campo CA1 dell’ippocampo sono più grandi del normale. Il giorno dopo mostrano tracce di instabilità, ovvero si sono spostati. Cellule con campi recettivi sovrapposti, indicate dalla freccia, NON scaricano sincronicamente. E’ come se l’animale entrasse in un ambiente nuovo, mai visitato prima. Effetti di un deficit di recettori NMDA sulla formazione di una mappa spaziale stabile Esplorazione Ri- esplorazione Fig. 7a.I campi recettivi di place cells diverse, sviluppati durante 10 minuti di esplorazione il giorno prima in un soggetto wild type, sono sempre presenti e stabili. Cellule con campi recettivi sovrapposti, indicate dalla freccia, scaricano sincronicamente. L’animale ricorda di aver già visitato questo ambiente e ne possiede una mappa spaziale. Soggetto normale Soggetto con delezione dei recettori NMDA nell’ippocampo
  • 24. La memoria spaziale è deficitaria in soggetti deficitari del recettore NMDA nel campo CA1 dell’ippocampo Soggetto normale Soggetto senza recettori NMDA nel CA1 Fig. 8. Soggetti normali (a sinistra) imparano la posizione della piattaforma e, quando essa viene rimossa nel probe test, alla fine dell’apprendimento, la cercano attivamente, esplorando la posizione in cui si trovava, che era nel quadrante in alto a sinistra (la linea tratteggiata indica il percorso compiuto dall’animale). Soggetti con delezione del recettore NMDA nel campo CA1 invece non ricordano dove era la piattaforma e cercano su tutta la superficie della piscina.
  • 25. Per evidenze più causali, bisogna rifarsi al lavoro di Bruce McNaughton e Carol Barnes. Questi studiosi avevano usato un protocollo di stimolazione elettrica massiva delle vie afferenti all’ippocampo per saturare l’induzione di LTP: in altre parole, inducevano artificiosamente un LTP saturante alle sinapsi ippocampali ed avevano osservato che l’apprendimento spaziale veniva danneggiato. Con approcci analoghi a quelli descritti per LTP ippocampale e memoria spaziale, è stato suggerito che la presenza di plasticità sinaptica in strutture cerebrali facenti parte di un sistema di memoria sia elemento cruciale nella formazione delle tracce di memoria relative. Anzi, in alcuni casi si è raggiunto un livello di evidenze causali più elevato di quello raggiunto per la relazione LTP nell’ippocampo e memoria spaziale
  • 26. Consolidamento di una traccia di memoria Consolidamento “locale” e consolidamento “ di sistema”
  • 27. Arena di esplorazione 1 2 3 4 Fase 1: esplorazione 2 3 1 4 Fase 2: sonno a onde lente 2 3 1 4 Fig. 4. In alto a sinistra, schema dell’area esplorata dal roditore. Viene mostrata la locazione all’interno dell’arena dei campi di posizione di quattro cellule di posizione ippocampali diverse, sviluppati durante 10 minuti di esplorazione. Ad ogni cellula viene assegnato un numero di riferimento mostrato accanto alla posizione del suo campo recettivo. A destra viene mostrata l’attività di ciascuna di queste cellule mentre l’animale esplora; si vede bene che le cellule 2 e 3, che hanno campi sovrapposti, sono attive insieme (ogni barretta verticale è un potenziale d’azione). In basso viene mostrata la registrazione dell’attività delle stesse quattro cellule durante l’episodio di sonno successivo all’esplorazione. Le cellule 2 e 3 si riattivavano insieme durante il sonno ad onde lente, le cellule 1 e 4 no. Questa figura fa riferimento all’esperimento di Wilson e McNaughton, 1995).
  • 28. Il sito finale delle tracce di memoria a lungo termine di tipo dichiarativo non è l’ippocampo ma la neocorteccia. Il trasferimento di informazione dall’ippocampo alla corteccia è progressivo, e le memorie dichiarative diventano “indipendenti” dall’ippocampo solo dopo molti mesi o addirittura anni nell’uomo.
  • 29. Long term declarative memory traces migrate or are copied with time from hippocampus to their final storage site, the cortex. (HM) Different storage sites for semantic and episodic memories
  • 30. Fig. 1. Cortical reorganization during remote spatial memory processing. Zif268 counts relative to paired controls in the prefrontal cortices after testing for recent (day 1) or remote (day 30) memory retention. Fig. 2. Time-limited role of hippocampus in remote spatial memory storage and retrieval. (A) Zif268 counts relative to controls in dorsal (top) and ventral (bottom) hippocampus after testing for recent (day 1) versus remote (day 30) memory retention. Zif268 expression was elevated in these structures after testing recent memory but, in contrast, was decreased below control levels after testing remote memory. Memory traces migration: evidence from activation studies during recall Maviel et al., 2004
  • 31. Lo studio dei fattori attraverso cui l’esperienza conduce alla formazione di una traccia stabile di memoria
  • 32. Sviluppo di modelli di deficit cognitivi nell’uomo su base genetica Fattori cruciali per la formazione ed il consolidamento di una traccia di memoria NMDAR ERK, CREB, CBP Fattori neurotrofici
  • 33. L’acquisizione di abilità motorie e percettive, l’acquisizione di regole e procedure, e il condizionamento sono tutte forme di memoria non dichiarativa. Ad esempio, imparare ad andare in bicicletta richiede tempo: una volta appresa, tale abilità non è esplicitabile in parole ma si manifesta nell’atto di andare in bicicletta. Forme diverse di memoria non dichiarativa coinvolgono regioni cerebrali diverse. Ad esempio, memorie emotive come quelle che si formano con il condizionamento alla paura (fear conditioning) coinvolgono l’amigdala (Le Doux, 2003). L’apprendimento di abilità motorie coinvolge i nuclei della base, il cervelletto e la corteccia motoria (Karni et al., 1995; Grafton et al., 1995; Sanes JN, Donoghue JP.2000); il cervelletto (Graftman et al., 1992; Leggio MG, Neri P, Graziano A, Mandolesi L, Molinari M, Petrosini L..) è anche coinvolto in alcune forme di memoria procedurale.
  • 34. Il condizionamento classico, introdotto da Pavlov, sembra coinvolgere cambiamenti nei circuiti neurali del cervelletto, dell’amigdala, della corteccia.
  • 35. Memoria implicita: la memoria emotiva Struttura cruciale: amigdala Test: condizionamento alla paura (cued o contextual) La formazione di una traccia di memoria in seguito a condizionamento alla paura determina un cospicuo potenziamento della risposta alla frequenza acustica dello stimolo condizionato nell’amigdala.
  • 36. Freezing responses to the 20 sec tone conditioned stimulus (CS) before and after conditioning for control (n = 14) and lesion (n = 11) groups. After conditioning, control rats exhibited a significant increase in freezing to the CS (p < 0.001), whereas amygdala- lesioned animals showed no change. Non declarative memory: fear conditioning and amygdala
  • 37. Fear conditioning and synaptic transmission in the amygdala Learning induced modifications of synaptic efficacy
  • 38. Non declarative memory, motor learning: map changes in motor cortex
  • 39. Cortical horizontal connections in the primary motor cortex increase their synaptic strength following motor skill learning Task: skilled reaching and grasping, one hour a day for 3-5 days. Slices taken 20-45 hours after the last training session. Thick line, left M1 (“trained” M1 in trained rats); hatched line, right M1 (untrained) Rioult Pedotti et al., 2000 Learning induced modifications of synaptic efficacy
  • 40. Motor learning reduces LTP inducibility in the primary motor cortex LTD induction LTP induction Rioult Pedotti et al., 2000 Learning induced modifications of synaptic efficacy
  • 41. L’acquisizione di regole e procedure (svolta a destra) sembra coinvolgere i nuclei della base. Anche alcune forme di condizionamento operante sembrano dipendere da circuiti che includono aree corticali ed i nuclei della base (vie cortico striatali). Il nucleus accumbens potrebbe partecipare a processi di associazione fra azione e ricompensa. Il ruolo di alcune strutture dello striato si manifesterebbe però anche in compiti di memoria dichiarativa, come la memoria spaziale e la memoria di riconoscimento visiva (Sargolini et al., 2003a; Sargolini et al., 2003b).
  • 42. Memoria implicita: apprendimenti percettivi L’apprendimento di abilità percettive, ad esempio visive o acustiche (Fiorentini e Berardi, 1980; Fiorentini e Berardi, 1997; Ohl e Scheich, 2005) correla con cambiamenti nelle corrispondenti aree sensoriali corticali (Li et al., 2004; Recanzone et al., 1993), e coinvolge probabilmente proiezioni dalle aree associative superiori alle aree sensoriali primarie e secondarie, proiezioni dette proiezioni top-down (Gilbert et al., 2001).
  • 43. 3kH 5kH 8kH 7kH 3kH 5kH 8kH 7kH Before learning After learning to discriminate tonal differences around 5kHz Non declarative memory: perceptual learning, changes in cortical maps Strong role of cholinergic input to auditory cortex Recanzone et al., 1998
  • 45. Per le memorie relative a eventi spiacevoli e che inducono reazioni di paura, se la traccia di memoria, una volta consolidata, viene riattivata (ad esempio, il soggetto è posto di nuovo nel contesto in cui ha subito l’esperienza spiacevole) la traccia ritorna labile e richiede altri fattori, diversi da quelli necessari per il consolidamento iniziale, per mantenersi accessibile ad un ulteriore richiamo.
  • 46. L’identificazione di meccanismi distinti per il consolidamento ed il riconsolidamento delle tracce di memoria relative ad eventi spiacevoli o paurosi, se confermata, potrebbe fornire nuove opportunità per progettare approcci terapeutici a disturbi nei quali la persistenza intrusiva di tracce di memoria può essere responsabile di comportamenti maladattivi, quali il post traumatic stress disorder o le fobie. Memorie riattivate, che si vorrebbero sopprimere, potrebbero essere manipolate separatamente dalle memorie recenti, senza causare quindi una amnesia globale.
  • 47. Memoria a breve termine (secondi) ≠ memoria a lungo termine (minuti-anni) Se dobbiamo tenere in mente per breve tempo un informazione verbale o una configurazione spaziale di uno stimolo visivo utilizziamo una forma di memoria che ha proprietà diverse da quella a lungo termine. Ha proprietà funzionali diverse: - saturabile - utilizza codifiche vicine alle caratteristiche dello stimolo (meno errori quando le parole da ricordare sono fonologicamente dissimili). - l’analisi neuropsicologica ha permesso di evidenziare deficit selettivi di memoria a breve termine verbale e visuospaziale. Modello di Baddeley 2 sistemi di memoria a breve termine di struttura simile: Un magazzino di piccola capacità e un loop di ripasso dell’informazione Da qui 21 dicembre
  • 48. La memoria a breve termine è utilizzata non solo per mantenere in memoria delle parole o la disposizione di oggetti per un breve periodo ma viene utilizzata in campiti pianificativi suddivisibili in passaggi intermedi il cui risultato di ciascun passaggio deve essere mantenuto in memoria per un breve tempo per poter procedere al passo successivo. Compiti che testano la memoria di lavoro (un esempio): Memoria di lavoro La capacità di svolgere questi compiti è compromessa dalle lesioni della corteccia prefrontale.
  • 49. Quali strutture cerebrali sono implicate nella memoria di lavoro? Per quanto riguarda il circuito fonologico, il magazzino sembra essere localizzabile nella corteccia parietale inferiore sinistra; per la memoria a breve termine visuo spaziale, le strutture interessate sembrano trovarsi nella aree parieto-temporo-occipitali di destra. Il correlato neurale dell’esecutivo centrale si trova nella corteccia prefrontale, come abbiamo discusso nella sezione precedente dedicata alla corteccia prefrontale dorsolaterale.
  • 50. Compito di memoria verbale (ripetizione silenziosa di serie di parole) rispetto a un compito non verbale Dalle aree attivate dal compito precedente veniva sottratto un compito che attivava il solo loop articolatorio (giudicare se una parola faceva rima) Localizzazione del loop articolatorio per la memoria a breve termine verbale
  • 51. La corteccia prefrontale è una corteccia associativa particolarmente sviluppata nell’umano. Durante lo sviluppo questa corteccia va incontro ad uno sviluppo anatomico estremamente lento che la porta ad essere matura solo nell’adulto. La corteccia prefrontale è la regione più ricca in dopamina di tutto il cervello. La dopamina è prodotta dai neuroni dell’area ventrotegmentale. E’ quindi possibile che la funzione dell’area prefrontale coinvolgano l’azione di questo neurotrasmettitore. Si pensa che lo sviluppo alterato di questa area sia alla base di alcuni sintomi di sindromi come la schizofrenia, i deficit attentivi e iperattivi (ADHD). Quali sono i compiti della corteccia prefrontale? Per quanto riguarda la parte ventro-laterale (es. corteccia orbitofrontale) abbiamo visto nel primo modulo il suo collegamento con l’amigdala e il suo coinvolgimento con il controllo delle emozioni. La parte dorso-laterale (area 46 e 9 di Brodmann) della corteccia prefrontale è invece coinvolta in compiti in cui si debba ricordare la posizione di un oggetto per un breve periodo di tempo (decine di secondi) e si debba inibire la risposta più ovvia.
  • 52. I compiti di memoria di lavoro di risposta ritardata e ritrovamento dell’oggetto dipendono dall’integrità della corteccia prefrontale nella sue aree dorso-laterali (DL-CPF). Si distinguono quindi da altre forme di memoria che coinvolgono il lobo temporale (memoria dichiarativa) o forme di apprendimento procedurale. Evidenze: Lesioni aree DL-CPF inibiscono i compiti di A non B e ritrovamento dell’oggetto. Lesioni del lobo temporale o della corteccia parietale posteriore non danneggiano questi compiti. Il raffreddamento della DL-CPF o la TMS impedisce lo svolgimento del compito, dopo che la corteccia torna a temperatura fisiologica lo stesso animale è in grado di svolgere il compito. Le registrazioni dei neuroni di questa area mostrano una permanenza di attività durante il periodo tra il nascondere l’oggetto in A e in B Marcatura con il 2-deossiglucosio radioattivo o tecniche di neuroimmagine mostrano quest’area attivata durante il compito. Relazione tra i test e e la DL-CPF