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L'agenda di governo dei pm
1. 02/04/16, 14:44L'agenda di governo dei pm
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Federica Guidi (foto LaPresse)
L'agenda di governo dei pm
Oltre Guidi. Procure anti industria e tante pensioni di invalidità. Quello del sud è un modello di sviluppo?
di Renzo Rosati | 02 Aprile 2016 ore 04:18
Roma. “Il governo ha le mani nei pozzi di petrolio, Matteo Renzi è il premier delle lobby”, scrive sul blog
Beppe Grillo, e subito parte al Senato lo slogan Cinque stelle “governo con le mani sporche di petrolio”.
La Lega nord dice di aver scoperto “perché Renzi non vuole che la gente vada a votare nel referendum
sulle trivelle”. La mozione congiunta magari non ci sarà, ma la consultazione contro le piattaforme in
mare è tra 15 giorni, e secondo i sondaggi appena il 20 per cento degli italiani era finora interessato alla
questione. Ora si vedrà. Ieri da Washington Matteo Renzi si è detto “dispiaciuto dal punto di vista
personale”, ma il ministro dello Sviluppo Federica Guidi, dimessosi giovedì sera, “ha fatto la cosa giusta.
C’era un elemento non di illecito ma di opportunità”. Comunque a Palazzo Chigi il sospetto sul tempismo
della procura di Potenza nell’ordinare l’arresto di funzionari Eni e di esponenti locali del Pd, oltre a
diffondere le intercettazioni telefoniche tra Guidi e Gianluca Gemelli, quel sospetto circola eccome.
Siamo però solo al fronte politico. Intorno a questo
girone ce n’è un altro – le procure del sud – e poi un
altro ancora, l’idea di sviluppo che regioni e capoluoghi
meridionali, oggi tutti in mano al Pd o alla sinistra,
• Federica Guidi e la vacuità del traffico di influenza
2. 02/04/16, 14:44L'agenda di governo dei pm
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oppongono all’attivismo filo-industriale del premier.
Potenza non è la sola procura a indagare. C’è Taranto
che ha in mano il caso Ilva. C’è Trani che inquisisce le
agenzie di rating, ha chiamato a deporre il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan e pare che solo dopo
una ufficiosa moral suasion dai dintorni del Csm abbia
rinunciato a convocare Mario Draghi, già ascoltato a
Roma cinque anni fa. Anche su Taranto si è appena mosso il Consiglio della magistratura, mandando in
pensione il 31 dicembre il capo della procura Francesco Sebastio (che ha subito fatto ricorso al Tar), e
mettendo al suo posto Carlo Maria Capristo, già a Trani dove ha appunto supervisionato l’inchiesta sul
“complotto finanziario”. C’è Napoli nord, dove il capo Francesco Greco (solo omonimo del collega
milanese) ha sede ad Aversa e il suo ufficio indaga sulla Terra dei fuochi: sul solo filone della discarica
Resit 168 udienze, ben 150 dell’accusa. Questo per limitarsi alle indagini a maggiore impatto mediatico e
potenziale intercettatorio.
Ma a questa geografia giudiziaria se ne sovrappone un’altra politica, che trincerandosi dietro i vessilli
verdi dell’ambientalismo, o arancioni della “gggente”, sembra puntare a una specie di sanfedismo anti
trivelle, anti oleodotti, anti privati, anti sviluppo in generale. L’epicentro è nella Puglia di Michele
Emiliano, ex magistrato e tenace avversario di Renzi; prima di lui Nichi Vendola fu all’avanguardia nel
referendum sull’“acqua bene comune”, ri-regionalizzando l’Acquedotto pugliese che ora non si sa più
come far funzionare. Poi le altre regioni meridionali che hanno promosso il referendum: Campania,
Calabria, Basilicata, Sardegna. Cacciare le trivelle per via referendaria, e magari bloccare l’estrazione di
petrolio in Basilicata, il più grande giacimento terrestre europeo che vale il 10 per cento del fabbisogno
italiano e mezzo miliardo di royalties alla regione: un’idea come quella di Luigi de Magistris che a Napoli
scagliò il popolo arancione contro i termovalorizzatori e ora contro l’“occupazione mafiosa” della bonifica
di Bagnoli a opera dei privati. La domanda è: a che tipo di modello aspirano in alternativa gli
amministratori del sud? Una risposta l’ha fornita il rapporto Inps sulle pensioni erogate nel 2015: quelle
assistenziali e in particolare per invalidità sono aumentate in dieci anni del 50,5 per cento, e l’aumento,
indovinate, riguarda il sud dove finisce il 44,8 per cento degli assegni. Grazie ai criteri di assegnazione
regionalizzati in Calabria ne beneficiano 97 residenti su mille, in Sardegna 92, in Sicilia 91, in Puglia 85,
in Campania 84. In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna siamo a 45. In Trentino-Alto Adige a 26.
Ammettiamolo: una bella pensione da invalido è molto più popolare delle lobby e delle mani grondanti
petrolio.
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