Arte e modernita'. i due percorsi comuni del fascismo e dell'estado novo (aes...UNIVERSITY OF COIMBRA
I due percorsi distinti del fascismo italiano e dell'Estado Novo Portoghese per l'estetizzazione della politica. Saggio neo-marxista e neo-repubblicano di Massimo Morigi
Realizzazione della classe 5a F del Liceo Classico "Cairoli" di Varese, coordinata dai docenti Brochetta e Guerraggio: una panoramica completa del primo conflitto mondiale dal punto di vista storico, artistico e letterario precede la lettura della guerra in funzione della memoria del passato (art. 9 della Costituzione italiana) per ricostruire la propria identità di cittadino in rapporto all'art.11 della Costituzione.
A BASSANO, SEPOLCRI IMBIANCATI PARTIGIANI
Negli ultimi giorni di guerra, la classe dirigente locale dette prova di saper tenere saldamente in mano le redini del potere, transitando indenne dal fascismo alla democrazia.
Per riuscire nello scopo, dovette necessariamente assumere anche il controllo dell’ambito partigiano.
L'operazione più eclatante fu senz'altro l’omicidio dei due massimi comandanti partigiani della zona, Chilesotti e Masaccio, attuato, in perfetta sincronia, con la "riesumazione" di Filato e Moro, scelti e custoditi allo scopo, dalle “SS italiane” Carità e Perrillo (vedi, per esempio, una testimonianza scritta del secondo).
E presumibile che i partigiani, traditori e criptofascisti, che presero allora il potere nel movimento, abbiano continuato a scegliere soggetti compiacenti, come loro successori.
In questo modo, tutto torna, per esempio si spiega bene come mai il "partigiano", prof. Tessarolo, abbia scelto il titolo "La pietra sopra", per un suo libriccino che narra quei giorni, dove omette completamente la vicenda dei due delitti.
Come sanno fare i criminali più intelligenti, non è tanto sprovveduto da raccontare bugie, che l'investigatore potrebbe facilmente smascherare.
Il suo raggiro viene attuato per oculata sottrazione di parti fondamentali di verità.
Frequento da 5 anni i suoi “Venerdì di storia” sulla resistenza, non ricordo di aver mai sentito parlare di Masaccio o Chilesotti.
Sono parente di Masaccio, fin dall’inizio ho chiesto al professore di esporre il mio punto di vista sul suo omicidio, preferibilmente in un confronto civile e non becero, trovando sempre un immotivato, invalicabile, muro di gomma.
UN FENOMENO REPLICATO IN TUTTA LA PEDEMONTANA VENETA E FRIULANA
Questa è l’introduzione ad una lunga serie di files audiovisivi, liberamente consultabili e scaricabili nel web.
Non troverete nessun scoop sulla meccanica degli eventi, prendo per buone le cronache condivise.
L’originalità del mio studio sta tutta nella pluralità di prospettive, cercate e selezionate salendo, via via, più in alto, per inquadrare meglio tutto il contesto.
I questo modo, mi sono balzati subito agli occhi altri omicidi, come quelli di Adami e Maset, per non parlare di Porzus e ritengo di aver individuato un modello interpretativo abbastanza polivalente per tutti.
Ovviamente, il contesto va ritoccato, ogni volta, in funzione delle peculiarità locali, ma l’operazione è più facile di quanto si immagini, se si sa scegliere l’essenziale.
Basta tener conto di alcune differenze, spesso molto appariscenti, per scoprire poi quanti altri elementi essenziali risultino perfettamente condivisi.
Arte e modernita'. i due percorsi comuni del fascismo e dell'estado novo (aes...UNIVERSITY OF COIMBRA
I due percorsi distinti del fascismo italiano e dell'Estado Novo Portoghese per l'estetizzazione della politica. Saggio neo-marxista e neo-repubblicano di Massimo Morigi
Realizzazione della classe 5a F del Liceo Classico "Cairoli" di Varese, coordinata dai docenti Brochetta e Guerraggio: una panoramica completa del primo conflitto mondiale dal punto di vista storico, artistico e letterario precede la lettura della guerra in funzione della memoria del passato (art. 9 della Costituzione italiana) per ricostruire la propria identità di cittadino in rapporto all'art.11 della Costituzione.
A BASSANO, SEPOLCRI IMBIANCATI PARTIGIANI
Negli ultimi giorni di guerra, la classe dirigente locale dette prova di saper tenere saldamente in mano le redini del potere, transitando indenne dal fascismo alla democrazia.
Per riuscire nello scopo, dovette necessariamente assumere anche il controllo dell’ambito partigiano.
L'operazione più eclatante fu senz'altro l’omicidio dei due massimi comandanti partigiani della zona, Chilesotti e Masaccio, attuato, in perfetta sincronia, con la "riesumazione" di Filato e Moro, scelti e custoditi allo scopo, dalle “SS italiane” Carità e Perrillo (vedi, per esempio, una testimonianza scritta del secondo).
E presumibile che i partigiani, traditori e criptofascisti, che presero allora il potere nel movimento, abbiano continuato a scegliere soggetti compiacenti, come loro successori.
In questo modo, tutto torna, per esempio si spiega bene come mai il "partigiano", prof. Tessarolo, abbia scelto il titolo "La pietra sopra", per un suo libriccino che narra quei giorni, dove omette completamente la vicenda dei due delitti.
Come sanno fare i criminali più intelligenti, non è tanto sprovveduto da raccontare bugie, che l'investigatore potrebbe facilmente smascherare.
Il suo raggiro viene attuato per oculata sottrazione di parti fondamentali di verità.
Frequento da 5 anni i suoi “Venerdì di storia” sulla resistenza, non ricordo di aver mai sentito parlare di Masaccio o Chilesotti.
Sono parente di Masaccio, fin dall’inizio ho chiesto al professore di esporre il mio punto di vista sul suo omicidio, preferibilmente in un confronto civile e non becero, trovando sempre un immotivato, invalicabile, muro di gomma.
UN FENOMENO REPLICATO IN TUTTA LA PEDEMONTANA VENETA E FRIULANA
Questa è l’introduzione ad una lunga serie di files audiovisivi, liberamente consultabili e scaricabili nel web.
Non troverete nessun scoop sulla meccanica degli eventi, prendo per buone le cronache condivise.
L’originalità del mio studio sta tutta nella pluralità di prospettive, cercate e selezionate salendo, via via, più in alto, per inquadrare meglio tutto il contesto.
I questo modo, mi sono balzati subito agli occhi altri omicidi, come quelli di Adami e Maset, per non parlare di Porzus e ritengo di aver individuato un modello interpretativo abbastanza polivalente per tutti.
Ovviamente, il contesto va ritoccato, ogni volta, in funzione delle peculiarità locali, ma l’operazione è più facile di quanto si immagini, se si sa scegliere l’essenziale.
Basta tener conto di alcune differenze, spesso molto appariscenti, per scoprire poi quanti altri elementi essenziali risultino perfettamente condivisi.
Centre for Legal Rights Education, Advocacy and Development -CLREAD facilitated a two Weeks Boot Camp for Community Health Volunteers in Nairobi being supported by AMREF
Centre for Legal Rights Education, Advocacy and Development -CLREAD facilitated a two Weeks Boot Camp for Community Health Volunteers in Nairobi being supported by AMREF
Perché gli ebrei? Di chi la colpa? Come è stato possibile che tutto questo sia avvenuto nel cuore della civiltà europea? Scrisse Anna Franck ‘Se un cristiano compie una cattiva azione la responsabilità é soltanto sua, se un ebreo compie una cattiva azione, la responsabilità ricade su tutti gli ebrei"
“Chi governa il mondo: il futuro delle Nazioni Unite” La riforma delle Nazioni Unite tra mito e realtà. Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata al Festival “Fare la pace”. Bergamo, 23 maggio 2015
Il caso raggi svela la truffa legale del m5s il foglio
Guida al grande romanzo epico dell’europa il foglio
1. A
41
Libertà e pace, non pedagogia. Guida al
grande romanzo epico dell’Europa
Le celebrazioni sono come la Corazzata Potemkin, una boiata pazzesca. Ma la storia che le
sottende è fenomenale e oggi è una genuina necessità vitale nel secolo dei B movie di
Washington, dei thriller a Mosca e del carnage islamico
di Giuliano Ferrara 25 Marzo 2017 alle 06:14
" foto LaPresse
L’Europa non è una insopportabile pedagogia, è o può essere un bel racconto. Perfino una
serie, se solo sapessi che cos’è una serie (nonostante gli sforzi encomiabili di Mariarosa
Mancuso per spiegarmelo). Intanto ha settant’anni, non sessanta, e forse qualcuno di più.
Nasce in America, che a sua volta era nata dall’Europa ma via mare e per grazia di Dio,
letteralmente, il Dio del Mayfair e dei Padri fondatori, insomma la cultura dei diritti eguali e
della libertà senza giacobinismo, si era risparmiata il Novecento dei fascismi e dei comunismi
totalitari. E ci aveva dato una mano a liberarci da nazionalismi, imperialismi, shoah in due
guerre mondiali. Sconfitto il paracomunista Henry Wallace alla morte di Franklyn Roosevelt
(Wallace era para e fesso) nel 1945 arriva Harry Truman (che dura fino a 1953), e quando il
gioco si fa duro eccetera. Come Churchill, Truman capisce che una cortina di ferro è calata
sull’Europa. Stalin di là, il mondo libero di qua. Semplice. Dunque bisogna ancorare la
Germania sconfitta, quella occidentale occupata dagli alleati, al mondo di qua. Bisogna salvare
l’Italia dallo slittamento possibile, a Yalta era 50 e 50 l’attribuzione dell’Italia al campo
occidentale, in Grecia i comunisti pro Stalin fecero un’insurrezione, e a Roma era influente il
Pci di Togliatti, un tipo politicamente ganzo. Non facile. Ci volevano soldi (piano Marshall),
alleanze militari (la Nato, che nacque all’inizio senza la Germania), e sopra tutto un progetto
2. Mi dichiaro patriota europeo
Non sono della generazione Erasmus-Orgasmus, ma mi piace la fuga dei cervelli e degli altri
liberi di espatriare in una patria comune. Con Trump ora qualcosa cambia: l’Europa ha un
senso. Ragioni per essere patrioti
politico strategico. Così nasce l’Europa. Scopo: libertà e pace e benessere contro miseria e
illibertà e bellicosità sovietica (forche, e il solito vizio dell’espansionismo). Non è un
bell’incipit per il romanzo della generazione dei nostri padri, dei loro figli (noi sessantenni) e
dei nipoti e pronipoti (i millennial)? Altro che pedagogia, un racconto di cappa e spada.
Il problema dell’Europa non è mai stato la Gran Bretagna, un’isola, e per Churchill ancora un
impero che doveva avere la sua terzietà, la sua autonomia anche nella decadenza.
Chissenefrega della Brexit, in Europa i britannici, amanti del liberoscambismo e dell’Union
Jack, sono sempre stati riluttanti ospiti, come farà capire Lady Thatcher con i suoi “no, no, no”
pronunciati a Westminster contro Jacques Delors e il suo superstato, contro la riunificazione
tedesca. Il problema è sempre stato il rapporto speciale tra la Francia, che aveva perso ma
aveva vinto la guerra grazie all’audacia, al senso teatrale di Charles De Gaulle, e la Germania
che aveva perso perso perso senza attenuanti ma si preparava, è gente che lavora sodo e che
ha il senso dell’autorità, a ricostruirsi alla grande profittando meglio degli altri delle
condizioni del continente e del mondo (nihil sub sole novi) con il suo gigantesco miracolo
economico e il nation building costituzionale impeccabilmente occidentale. La Germania di
per sé non sarebbe occidentale, sarebbe Mitteleuropa, Europa del centro. Un ponte verso la
Russia eurasiatica a doppia corsia, andata e ritorno. E tutte le guerre europee più distruttive
dei tempi recenti erano imperniate sull’ostilità franco-tedesca. Ora è divenuta un bastione
della pace, della prosperità e della libertà dell’Europa orientale entrata nel progetto
dell’Unione dopo la caduta del comunismo. Con mille contraddizioni, ma questo è divenuta. E
se ne gode parecchio, credetemi.
L’Europa si costruisce con negoziati estenuanti, procede con negoziati estenuanti, forse
morirà di negoziati estenuanti e compromessi da scartoffia, ma non ci giurerei e non me lo
auguro. Su spinta americana all’inizio c’è, dopo la minimalista Comunità del carbone e
dell’acciaio, Ced, la comunità europea di difesa. Mendès France, primo ministro socialista
della decolonizzazione e della Quarta Repubblica, quando De Gaulle era in riserva, la fa fallire
perché non ha una maggioranza, né la stamina per fare quel che crede giusto. I francesi non
vogliono essere pari grado dei tedeschi. Ci si riprova con l’Euratom, un disegno energetico
complesso di nucleare civile, sponsorizzato principalmente dai piccoli del Benelux (Belgio,
Olanda e Lussemburgo) e dal grande ministro belga Paul-Henri Spaak, papà di Catherine
Spaak e influente membro, gran mangione gargantuesco, tra l’altro, del circolo degli
europeisti alla grande come Jean Monnet e Maurice Schuman (c’erano anche i De Gasperi, i
Segni sr., gli Attilio Piccioni, i Fanfani). La cosa dà fastidio agli americani ma non fino al punto
3. di rinunciare alla spinta antisovietica dell’europeismo liberale. Colpo di scena proprio
nell’anno del Trattato che si celebra adesso: francesi e inglesi, con un colpo di coda che farà
ridere il mondo, occupano il Canale di Suez nazionalizzato dal panarabista Nasser in nome
della decolonizzazione in atto, gli americani li mandano a quel paese, gli americani li
mandano a quel paese con Eisenhower, e finisce con una pallida ritirata l’ultimo capitolo
dell’Europa d’antan. Ingloriosamente. Alla fine, ma solo alla fine, arrivano i Trattati di Roma e
nascono il Mercato comune europeo e poi la Comunità economica europea. Tutta roba fondata
sul quattrino e sulla merce, ma intesi, quattrino e merce, fino all’Unione e all’euro, come
grande metafora di un ordine mondiale fondato sulla pace, la prosperità e la libertà. Roba
grossa, da romanzo storico non innocente ma non cinico, in cui anche il populista cretino
antieuro dovrebbe avere spazio per riflettere. Ma se l’istruzione è obbligatoria, l’ignoranza, si
sa, è facoltativa.
In un pezzo firmato incongruamente Spinelli (che era, Altiero, un federalista ingenuo ma
fecondo ed entusiasta), Spinelli nel senso di Barbara, ho letto una serie di bellurie che
suonano come scemenze. Boris Johnson, che è antieuropeista per gioco aristocratico
britannico e per gola, almeno è sempre spiritoso, eccessivo, balordo. Spinelli è
compostamente, moderatamente afflitta, insomma lagnosa. Il mio vecchio e compianto amico
Alberto Ronchey, la cui macchina da scrivere campeggia nella redazione del Foglio, la
chiamava affettuosamente Ecuba Latrans. E’ tutto un inganno celebrativo, dice Barbara, non
c’è una nuova sovranità europea ma una sovranità protetta, uno scudo di difesa della
globalizzazione, che ha il populismo per nemico interno e la Russia per nemico esterno
(veramente ora i conti si fanno con l’impostore di Washington), la difesa comune è un
progetto di ristrette oligarchie (ma senza oligarchie illuminate staremmo ancora a giocare a
Risiko alla frontiera alsaziana), ci vorrebbe un New Deal europeo con un trasferimento di
sovranità ai più piccoli non ai più grandi. Bellurie, appunto, e senza altro sale che l’afflizione
depressiva.
Non è così. Le celebrazioni sono come la Corazzata Potemkin, una fantozziana boiata
pazzesca. Ma la storia che le sottende è fenomenale, lontana dal suo picco, è oltre tutto una
necessità vitale del XXI secolo. Sì, d’accordo, le classi dirigenti non sono all’altezza delle
vecchie oligarchie, populisteggiano in mancanza di meglio, il senso della storia è limitato a
pochi, il ricordo del vero e del possibile, la guerra europea, sbiadisce con il tempo, tutto vero, i
funzionari si sono impigriti, dire Bruxelles sembra dire burocrazia senz’anima, ci sono i
declassati della democrazia moderna e delle sue regole di concorrenza comprese quelle della
concorrenza sleale, e i fortunati dell’1 per cento, e altre scemenze verisimili. Ma l’Europa del
nostro tempo, quella vera vera e possibile possibile, è un grande romanzo epico dove
trionfano, come in Omero, la necessità, il fato, con il suo seguito di duelli coraggiosi e di
4. consigli degli anziani e di concerto degli Dei. Il reality o il B movie è a Washington, adesso, e il
thriller a Mosca, e il carnage nel mondo islamico, e la celeste ambiguità nell’Asia risorgente.
Che spettacolo la difesa della vecchia e nuova Europa, almeno a voler tenere gli occhi aperti.