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ALLE ORigi n i di un mi to
klimt•ALLEORiginidiunmito
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1
ALle origini
di un MiTO
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Sindaco
Giuliano Pisapia
Assessore alla Cultura
Filippo Del Corno
Direttore Centrale Cultura
Giulia Amato
Direttore
Domenico Piraina
Coordinamento mostra
Luisella Angiari
Responsabili Organizzazione
e Amministrazione
Giovanni Bernardi
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Presidente
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Segreteria Generale
Federica Sancisi
ALle origini
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Sotto l'Alto Patronato
del Presidente della Repubblica
MiLANO
PALAZZO REALE
12.03
13.07.2014
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Realizzazione editoriale
24 ORE Cultura
Responsabile editoriale
Balthazar Pagani
Ufficio editoriale
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Caporedattore
Giuseppe Scandiani
Redazione
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con il contributo di
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Ufficio iconografico
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con il contributo di
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CATALOGO
A cura di
Alfred Weidinger
In collaborazione per l’Italia
Eva di Stefano
Progetto allestimento
Corrado Anselmi
Immagine coordinata
e grafica in mostra
Sebastiano Girardi
Matteo Rosso
Assicurazioni
Barta & Partner
Trasporti
Kunsttrans
Liguigli Fine Arts Service
Conservazione opere
Simona Fiori
Didattica
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Audioguide
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Servizio di biglietteria e prevendita
MostraMi
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Traduzione pannelli
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— Vienna e Milano sono i nomi della modernità europea. Nel 2012, a
centocinquant’anni dalla nascita, Vienna aveva celebrato il suo Gustav Klimt
con una eccezionale esposizione al Belvedere: la città e il mondo si erano
dati appuntamento a Vienna come alla sorgente della modernità. Oggi Vien-
na sceglie Milano: Palazzo Reale ospita la presente rassegna nell’anno che
precede l’Esposizione Universale. Gustav Klimt è il testimone di un’arte che
supera la tradizione, facendone tesoro, e apre vie nuove. In questo slancio
c’è l’entusiasmo di chi va oltre per creare nuova bellezza.
— Incontrare Klimt a Palazzo Reale è un privilegio per Milano, in virtù
di un'affinità storica e ideale che continua. La creatività milanese, dall’arte al
design, ha prolungato nei decenni la stessa forza dello Jugendstil, la stessa
“rottura costruttiva”, per spingere il mondo un passo sempre più in là. Con
Klimt ritroviamo la radice di questo slancio. La mostra indaga nel dettaglio
gli anni della sua formazione presso la Kunstgewerbeschule e i lavori deco-
rativi sul Ring, ma dedica pure grande spazio agli splendidi ritratti femminili,
ai lavori simbolisti, ai documenti della vita pubblica e privata di un autentico
mito europeo. Milano è grata a Vienna per questo splendido regalo di pri-
mavera: Klimt è il benvenuto perché sentiamo in lui molto di ciò che siamo.
— Giuliano Pisapia
Sindaco di Milano
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— Gustav Klimt è il protagonista della Secessione viennese e del-
la spinta profonda che il movimento austriaco impresse al rinnovamento
dell’arte europea. A poco più di centocinquant’anni dalla nascita dell’arti-
sta, la mostra a Palazzo Reale, realizzata in collaborazione col Belvedere
di Vienna, ripercorre la sua vicenda artistica e personale.
— I capolavori in mostra, risalenti alle diverse fasi della vita di Klimt,
sono accompagnati da una ricca documentazione che ricostruisce il conte-
sto di formazione della personalità dell’artista fin dalle prime esperienze
giovanili. Dai celebri ritratti femminili ai paesaggi, fino alle ultime opere
incompiute, il percorso accompagna il pubblico fino alla ricostruzione della
sala klimtiana della mostra del 1902 in onore di Beethoven.
— Nell’ambito di un progetto culturale che vede Milano tornare de-
finitivamente al centro del panorama dei grandi eventi espositivi interna-
zionali, questa mostra rappresenta un capitolo di notevole qualità e im-
portante significato.
— Filippo Del Corno
Assessore alla Cultura del Comune di Milano
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— Il percorso di approfondimento dell’arte moderna che caratterizza
una significativa parte del programma culturale di Palazzo Reale si arricchisce
di un progetto espositivo su Gustav Klimt dal taglio curatoriale profonda-
mente innovativo, in un’esposizione preziosa e articolata, resa possibile
dalla stretta collaborazione con il Belvedere di Vienna.
— L’originalità dell’esposizione consiste nel proporre, a differenza di
quanto è spesso accaduto, alcuni aspetti spesso sottovalutati dalla critica
klimtiana: gli anni dell’apprendistato artistico, improntato alla pittura sto-
ricistica di un grande maestro come Hans Makart, l’amore per la manualità
artigianale e per la preziosità dei materiali, derivato dal padre, il legame
artistico con i fratelli, Ernst e Georg, la fondazione di un autonomo sodalizio
artistico, le prime commissioni pubbliche, senza tralasciare, naturalmente,
la Secessione viennese e alcune vette artistiche raggiunte dal Klimt maturo.
— Un romanzo di formazione che stimola a ricercare i segni premo-
nitori, gli influssi artistici, il contesto culturale dai quali emerse l’inconfon-
dibile arte di Gustav Klimt. Un esercizio indispensabile in qualche modo
delineato in una delle sue rarissime dichiarazioni, dove invitava chi voleva
saperne di più su di lui, in quanto artista, a “osservare attentamente” i suoi
dipinti e “cercare di rintracciare in essi chi sono e che cosa voglio”. Proprio
in questo periodo cominciano a emergere alcuni tratti ricorrenti della sua
arte: l’interesse per la figura femminile, il ricco decorativismo, la precisione
della riproduzione della realtà.
— Un’ideale prosecuzione delle celebrazioni del centocinquantesimo
anniversario della nascita del grande artista, che si collega anche a una
mostra recente, presentata sempre nelle sale di Palazzo Reale, dedicata a
Egon Schiele e alla Vienna degli ultimi anni dell’Ottocento.
— Un prezioso lavoro di ricerca delle radici di Klimt, che ci permette
di cogliere, in maniera assolutamente chiara, le questioni fondamentali
della sua arte e che offre l’occasione di conoscere la multiformità del suo
talento e dei suoi interventi artistici.
— Domenico Piraina
Direttore di Palazzo Reale
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Realizzazione editoriale
24 ORE Cultura srl
© 2014 Belvedere, Vienna
© 2014 24 ORE Cultura srl, Milano
Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi
Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata
Prima edizione marzo 2014
ISBN 978-88-6648-193-5
Nelle pagine di apertura
Particolari delle opere di Gustav Klimt
Bisce d'acqua (collezione privata)
Cartoni per il Fregio Stoclet (Vienna, MAK - Museum für angewandte Kunst)
Morte e vita (Vienna, Leopold Museum)
Adele Bloch-Bauer I (New York, Neue Galerie)
Nelle pagine di chiusura
Particolari delle opere di Gustav Klimt
Il bacio (Vienna, Belvedere)
Signora con ventaglio (collezione privata)
La vergine (Praga, Národní Galerie)
La Musica (Monaco, Neue Pinakothek, Bayerische Staatsgemäldesammlungen)
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Gustav Klimt e l’epoca
della RingstraSSe
Agnes Husslein-Arco
Gustav Klimt
Passaggi in Italia
Eva di Stefano
Cara Emilia!
Lettere (d’amore) di Gustav Klimt
a Emilie Flöge, 1895-1899
Agnes Husslein-Arco
Alfred Weidinger
Un che di mistico
Gustav Klimt e il Girasole
Alfred Weidinger
Ernst Klimt
Pittore storicista
Alfred Weidinger
Gustav Klimt
Rassegnazione e rinascita
Alfred Weidinger
Catalogo
La famiglia
Georg Klimt
Gli studi alla Kunstgewerbeschule
La Künstlercompagnie
La Secessione
I paesaggi
I ritratti
Il nudo
Lettere di Gustav Klimt a Emilie Flöge 1895-1899
indice dei nomi
13
15
29
43
49
63
72
88
98
110
138
160
176
196
202
222
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somma ri o
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— “Vienna 1900” è sinonimo di contrasti: da una parte uno Stato multinazionale,
che si sta lentamente avviando a dissolversi ed è dominato da forze conservatrici; dall’altra,
correnti progressiste nel campo delle scienze, dell’arte e della cultura. Questi due poli for-
se non collaborano, ma si tollerano reciprocamente e in qualche modo, forse, addirittura si
condizionano l’un l’altro. Così, Sigmund Freud si afferma come fondatore della psicoanalisi;
personalità come quelle di Hugo von Hofmannsthal, Karl Kraus e Arthur Schnitzler domi-
nano il campo della letteratura; in ambito musicale, l’impronta è data da compositori come
Arnold Schönberg e Gustav Mahler. Anche l’architettura conosce a quest’epoca una nuova
fioritura: basti citare i soli nomi di Josef Hoffmann e Adolf Loos. Quello che Schönberg fa
nel campo della musica, Ludwig Wittgenstein lo fa in quello della filosofia, mentre l’arte
figurativa è dominata dalla triade dei modernisti viennesi: Gustav Klimt, l’espressivo Oskar
Kokoschka e il lirico-decorativo Egon Schiele.
È da notare che gli esordi di molti di questi artisti dallo spirito moderno sono improntati
allo storicismo, in quel periodo eclettico che conobbe il suo massimo splendore a Vienna
in virtù dell’ampliamento della città ed entrò negli annali della storia come l’“epoca della
Ringstrasse”. L’idea di disseminare la Ringstrasse di una serie di edifici monumentali fece
scoppiare un vero e proprio boom edilizio. Il ricorso a stili architettonici differenti dipese
dalla forte consapevolezza storica propria del secolo XIX: l’aspetto esteriore di questo o
quell’edificio doveva richiamarne storicamente la funzione specifica. Vienna divenne una
città universale.
Pochi sanno che la Künstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti costituita nel 1881 da
Gustav Klimt, da Franz Matsch (compagno di Klimt alla Kunstgewerbeschule dell’Öster-
reichisches Museum für Kunst und Industrie) e da Ernst Klimt, fratello minore di Gustav,
fu attiva per quasi dodici anni, distinguendosi soprattutto nella decorazione pittorica di
edifici pubblici, specialmente teatri. A tali incarichi si dovette, in fondo, anche il successo
di questa società di pittori, e in particolare di Gustav Klimt, sulla scena artistica viennese.
E così, mentre in passato i musei e gli studiosi si concentravano prevalentemente sull’opera
di Klimt a partire all’incirca dal 1898, la sua fase giovanile rimase, tranne poche eccezioni,
ampiamente trascurata. Già nel 2007, pertanto, il Belvedere ha dedicato una mostra al te-
ma “Gustav Klimt e la Künstler-Compagnie”, mentre nel 2015, con un’esposizione speciale
in occasione dei 150 anni della Ringstrasse di Vienna, tornerà a occuparsi di quell’epoca
affascinante. La mostra oggi allestita a Palazzo Reale a Milano si concentra su questa fase
così importante della carriera artistica di Klimt e offre ai visitatori una visione stimolante
della vita artistica di Vienna città universale intorno all’anno 1900.
— Agnes Husslein-Arco
Direttore Belvedere, Vienna
G u stav Klimt e l’epoca
della RingstraSSe
13
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gustav klimt. passaggi in italia • 15
L'ORO DI SAN MARCO
— Klimt venne più volte in Italia. La sua prima meta fu Venezia, forse già nel 1889,
poi nel 1890 e di nuovo nel 1899, e ancora nel 1903 lungo la via per Ravenna. Ogni volta
l’artista non mancò di visitare San Marco, dove nella penombra luminosa d’oro osserva-
va il caleidoscopico pavimento dove ritrovava la sua scacchiera triangolare, le policromie
geometriche, le trame di scaglie e vibrazioni (fig. 1). L’Italia rappresenta dunque il luogo di
suggestioni decisive, dove l’oro come sfondo o frammento intesse lo spazio dell’esperien-
za, o è pietra d’inciampo che infine diventa “tempo ritrovato”, come accade letteralmente
a Proust con il ricordo di San Marco nell’ultima parte della Recherche.
— L’Italia, l’unico Paese europeo che acquista a suo tempo per i propri musei le
sue opere e dove si aggrega un seguito di ammiratori e imitatori a tutti i livelli, è anche
lo scenario del maggior successo dell’artista fuori dai confini dell’Austria, ma anche di una
fortuna critica controversa già prima della guerra del 1914: “L’Italia dannunziana – accanto-
nato da tempo il florealismo art nouveau [...] trova in Klimt un ultimo baluardo per la difesa
delle sue nostalgie estetizzanti, tra simbolo e mito”.1 Un fenomeno che inevitabilmente
provocherà anche fraintendimenti e ripulse, e in seguito oblio. Dopo mezzo secolo, sarà
ancora l’Italia ad accendere il motore della smagliante riscoperta, il “tempo ritrovato” di
una vicenda che inizia tra le pietre di Venezia e che da Venezia riparte.
ravenna
— Anche se nel corso della vita si recò più volte fuori dall’Austria, Klimt non amava
viaggiare; appena si allontanava dal confine austriaco, veniva colto da una insopprimibile
nostalgia di casa. Rifiutò, per esempio, la possibilità di un lungo soggiorno a Firenze of-
fertogli nel 1906 dallo scultore Max Klinger, che aveva acquistato una proprietà, la Villa
Romana, allo scopo di metterla a disposizione per residenze-premio di artisti.2 Eppure
quell’anno, il 1903, prese ben due volte il treno per Ravenna: aveva scoperto in primavera
i mosaici ravennati (fig. 2) e volle tornare in dicembre per studiare più a fondo la tecnica e le
potenzialità dell’oro. Il suo compagno di viaggio, l’artista Maximilian Lenz, riferisce di un
tour disagevole a causa di un clima pessimo: in una prima tappa con l’acqua alta a Venezia,
Klimt mostra il consueto interesse per il pavimento di San Marco e i dipinti di Carpaccio,
ma solo a Ravenna, secondo Lenz, l’artista entra in un vero e proprio stato di esaltazione,
comprando innumerevoli fotografie e cartoline.3 Questa visita rappresenta un’esperienza
eva di stefano
(1)
Rossana Bossaglia, Intorno
alla Secessione, in Le arti
a Vienna. Dalla Secessione
alla caduta dell’impero
asburgico, catalogo della
mostra (Venezia, Palazzo
Grassi, 20 maggio - 16
settembre 1984), Edizioni
La Biennale, Mazzotta,
Milano 1984, p. 42.
(2)
Cfr. Christian M. Nebehay,
Gustav Klimt. Dal disegno
al quadro, Rizzoli, Milano
2000, p. 93.
(3)
Wilhelm Dessauer, Gustav
Klimts Winterreise nach
Italien. Unveröffentliche
Erinnerungen des Malers
Lenz, in “Österreichische
Kunst”, IV, 1933, pp.
11-12.
(4)
Christian M. Nebehay,
Gustav Klimt, Deutsche
Taschenbuch Verlag,
München 1976, p. 296.
fig. 1
Dettaglio del pavimento
di San Marco a Venezia.
g ustav klimt
passaggi in italia
fig. 2
L’imperatrice Teodora, particolare,
Ravenna, San Vitale.
IMP_Klimt.indd 15IMP_Klimt.indd 15 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
(5)
In Nebehay 2000, p. 74.
(6)
Il curriculum di Klimt è
pubblicato in Nebehay
2000, pp. 274 ss. (a p. 276
il riferimento al successivo
viaggio del 1890).
(7)
Françoise Giroud, Alma
Mahler, Garzanti, Milano 1989,
p. 26. Klimt si scuserà con
l’amico Moll del tentativo di
seduzione in una lunga lettera:
cfr. Gustav Klimt, Lettere e
testimonianze, a cura di Elena
Pontiggia, Abscondita, Milano
2005, pp. 12-15.
estetica centrale nel suo percorso, “l’ora del destino”, come scrive enfaticamente il suo
biografo Nebehay,4 il punto di svolta nel suo stile, che abbandona del tutto l’atmosfericità
impressionista per nuove geometrie secessioniste dove l’oro diviene materia compositiva
dominante, assumendo come nel mosaico bizantino un ruolo strutturale che trasfigura la
realtà, fissandola in un’eterna e distante trascendenza.
— Ciò non coincide con l’inizio dello “stile aureo”, si tratta piuttosto di un rispecchia-
mento e di una riconferma: per l’artista infatti, figlio di un orafo incisore, l’oro è memoria lu-
cente dell’infanzia, ma anche materia senza tempo della seduzione regale, già utilizzato molto
prima della rivelazione ravennate: per esempio nei pannelli laterali che incorniciano dipinti
come Amore e Ritratto dell’attore Lewinsky (1895), poi come fondale o elemento ornamen-
tale nelle due versioni dell’Allegoria della musica (1895 e 1898) o in Pallade Athena (1898), in
Nuda Veritas (1899) e in Giuditta I (1901), o ancora nel Fregio di Beethoven (1902). La novità
stilistica successiva non consiste solo nell’uso massiccio della foglia d’oro, ma nella struttura
compositiva a incastro di tessere preziose, che evocano l’oro pervasivo di Venezia prima an-
cora dell’oro di Ravenna. La suggestione del mosaico medievale viene immediatamente se-
gnalata, a proposito del dipinto Giurisprudenza (1903), dal critico viennese coevo più attento,
Ludwig Hevesi: “Ero tornato dalla Sicilia solo da quattro giorni e avevo ancora addosso tutta
l’ebbrezza dei mosaici […] questo mi venne in mente mentre ero davanti al dipinto di Klimt.
Questo mi illuminò con il suo oro […] Uno stile nuovo conquistato combattendo, dopo tutte le
orge pittoriche dell’ultimo decennio. Una forma e un colore più solenni e religiosi”.5
— Il viaggio in Italia, dopo Ravenna, prosegue per Firenze dove, come ci riferisce
l’amico Lenz, Klimt è attratto soprattutto dalla pittura dei Primitivi, restando invece freddo
davanti ai grandi maestri del Rinascimento, e si entusiasma nel convento dei cappuccini a
Fiesole. Dopo Pisa i due artisti si dirigono verso il lago di Garda fermandosi a Desenzano,
Sirmione e Torbole, dove dormono nella stessa casa che aveva ospitato Goethe di cui,
come già tanti artisti nordici, seguono le tracce. Sul lago di Garda Klimt tornerà peraltro in
vacanza nel 1913, e ne dipingerà un paio di vedute.
Venezia
— Prima del suo viaggio verso Ravenna, Klimt era già stato, come si è detto, un
paio di volte a Venezia, probabilmente già nel 1889, come risulta da un curriculum vitae
da lui stesso compilato, che riferisce anche di aver trasferito al ritorno l’esperienza del Cin-
quecento veneziano nelle decorazioni murali realizzate per il Kunsthistorisches Museum, e
poi nel 1890.6 Inoltre, nel 1899, dopo una visita folgorante ai mosaici della basilica, pro-
prio piazza San Marco fu lo scenario dell’amoroso addio tra Klimt, dongiovanni impeniten-
te, e la giovanissima Alma, di cui racconta nel suo diario la futura femme fatale, non ancora
sposata con il celebre compositore.7 Un corteggiamento bruscamente interrotto da Carl
Moll, tutore di Alma, che si trovava a Venezia con Klimt e altri membri della Secessione
(Joseph Engelhardt, Ernst Stöhr), invitati ad esporre nel padiglione austriaco della III Bien-
nale, dove Klimt presenta solo due dipinti di stampo simbolista: Acqua mossa e Tramonto.
— Venezia sarà nel 1910 la sede della consacrazione internazionale dell’artista: la
IX Biennale dedica a Klimt ormai all’apice della fama una sala personale con 22 dipinti,
tra i quali capolavori come il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, Le tre età della donna, Bisce
d’acqua, Giuditta II, Girasoli e diversi paesaggi. La sala 10 fu decorata e allestita in stile se-
cessionista dall’architetto Wimmer-Wisgrill, importante collaboratore della Wiener Werk-
stätte. In realtà, in quel momento l’avventura della Secessione si è già conclusa, e Klimt,
per quanto sia ancora intento al completamento del sublime fregio di Palazzo Stoclet a
16 • Eva di stefano
IMP_Klimt.indd 16IMP_Klimt.indd 16 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
fig. 3
Galileo Chini, Primavera, 1914.
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
gustav klimt. passaggi in italia • 17
IMP_Klimt.indd 17IMP_Klimt.indd 17 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
18 • Eva di stefano
fig. 4
Vittorio Zecchin, Le principesse e i guerrieri,
1914. Venezia, Ca’ Pesaro, Galleria
Internazionale d’Arte Moderna.
(8)
In IX Esposizione internazionale
d’arte della Città di Venezia.
Catalogo, p. 57, cit. in Maria
Flora Giubilei, Gustav Klimt, un
aristocratico innovatore dello stile
alla Biennale di Venezia del 1910,
in “La Casana”, IV, 2012, p. 18.
(9)
In Guido Perocco, Il fenomeno
della Secessione austriaca e alcuni
aspetti dell’arte italiana, in “Il
Veltro”, XXI, 5-6, 1977, p. 647.
(10)
Ibidem.
(11)
Vittorio Pica, La pittura
all’Esposizione di Parigi, in
“Emporium” vol. XIII, n. 76, 1901,
p. 252.
(12)
Vittorio Pica, L’arte mondiale alla
IX Esposizione di Venezia, IV, in
“Emporium”, vol. XXXII, n. 192,
1910, p. 452.
(13)
In Perocco 1977, p. 648.
(14)
Ibidem.
(15)
Cfr. Giubilei 2012, p. 19 e nota 7.
(16)
In Umberto Boccioni, Scritti
sull’arte, a cura di Zeno Birolli,
parte I, Feltrinelli, Milano 1971,
p. 408.
Bruxelles, mette in crisi il suo linguaggio decorativo virando alla ricerca di nuove formule
espressive più essenziali e spoglie dal cromatismo scuro o smorzato, come in alcune opere
anch’esse presenti a Venezia quali Vecchia signora o Il cappello nero. Del resto, Salomè,
che sarà acquistata dal Comune per Ca’ Pesaro, può essere considerata l’opera rutilante e
nervosa con cui Klimt sigla e chiude la fase del suo “stile aureo”.
— Ma questo filo d’ansia non viene avvertito da nessuno, già a partire dal catalogo
in cui lo si definisce “l’illustre pittore viennese che meglio di ogni altro personifica l’idea di
un’arte fantasiosa e sognatrice”,8 lamentando la sua assenza nella mostra internazionale
“L’arte del sogno” curata per la Biennale del 1907 da Nomellini, Chini e De Albertis. Ed è
su questa linea che si confronteranno ammiratori e detrattori attorno alla mostra di mag-
gior successo in quella Biennale, che pure presentava altre personali importanti, tra cui
quelle di Courbet e Renoir.
— Un sogno che si compone in una “sinfonia ammaliante di colori”, che evidenzia
esteticamente “l’intima umanità di una figura”, scrive Gino Damerini sulla “Gazzetta di
Venezia”,9 mentre Ettore Cozzani su “Vita d’arte” assimila Klimt al decadentismo, sottoli-
neandone quell’artificiosità che conduce al “giardino del peccato, dove crescono tentatori
e sbocciano in mille forme perverse i satanici fiori del male”.10
— Già l’autorevole critico Vittorio Pica, che da anni attraverso la rivista “Empo-
rium” faceva conoscere in Italia la linea simbolista dell’arte mitteleuropea e gli artisti delle
varie Secessioni di Berlino, Monaco, Vienna, nel recensire l’esposizione universale di Parigi
del 1900 – dove Klimt presentò la grande tela allegorica della Filosofia, che ottenne la
medaglia d’oro per la migliore opera straniera senza per questo lasciare traccia di sé nella
cultura francese – aveva rimproverato all’artista “artificiosità” e “astrusità allegorica”, pur
riconoscendo la qualità del suo “pennello fantasioso”.11 Dieci anni dopo, in occasione
della mostra veneziana, Pica sottolinea invece soprattutto quest’ultimo aspetto: “squisita
e raffinata gioia degli occhi”, “pittore ardito e bizzarro”, “immaginazione originale e fer-
vidissima”, dichiarando la sala di Klimt la più memorabile di quella Biennale: “È a Klimt,
infatti, più che ad ogni altro artista venuto dall’estero quest’anno a Venezia, che chi ama
l’arte nelle sue nuove manifestazioni deve le più intense e gioconde sensazioni ottiche e,
in pari tempo, le più sottili e squisite impressioni cerebrali”.12
— In effetti, quell’estate a Venezia la mostra di Klimt, celebrata o ferocemente
avversata – per esempio, Ardengo Soffici su “La Voce” scrive: “Immaginate un carnevale
in una sala mortuaria”13 –, costituì un evento mondano di successo – influenzando moda,
costume e comportamento: “Al Grand Hotel Excelsior al Lido si dettero durante l’estate
del 1910 delle lussuose feste intonate allo stile di Klimt”14 – e bersaglio degli strali di
Marinetti, arroccato in Laguna con Boccioni, che esponeva a Ca’ Pesaro, allora diretta dal
giovane Nino Barbantini che invece sottolineò la qualità e la complessità anche innovatrice
del messaggio klimtiano.15
— Il ripudio futurista durò nel tempo, tanto che a distanza Boccioni, i cui primi
esiti sono permeati di esperienze simboliste e decadenti, sente la necessità di prendere
le distanze proprio da quella Biennale, dichiarando nel 1916 il proprio feroce anatema:
“Voglio vendicarmi dell’ignobile influenza che i giovani della mia generazione hanno subito
attraverso Segantini e le biennali veneziane. Tutta la miserabile calligrafia plastica tedesca-
austriaca-ungherese ci ha un po’ pesato sopra […] l’austriaco Klimt, impasto commerciale
di bizantino, di giapponese, di zingaresco, era da noi considerato come un aristocratico
innovatore dello stile”.16 Tra i futuristi sarà soprattutto l’architetto Sant’Elia a fare riferi-
mento tra il 1909 e il 1912 a moduli secessionisti e, per il repertorio decorativo, alle ele-
ganti figure femminili klimtiane.
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fig. 5
Felice Casorati, Preghiera, 1914.
Verona, Galleria d’arte moderna Achille Forti.
— Eppure il successo mondano di Klimt a Venezia non corrispose a un successo
anche commerciale: fu venduta solo la Salomè acquistata alla cifra abbastanza alta di dieci-
mila lire dal Municipio per destinarla a Ca’ Pesaro. L’anno precedente il pittore monacense
Franz von Stuck, con la sua più greve, meno sofisticata e tenebrosa versione della donna
fatale ne Il Peccato, aveva venduto invece quattro opere tra gallerie civiche e collezioni-
sti. Acquisti che saranno nel tempo lungo criticati come passatisti: “Le biennali veneziane
hanno avuto molta responsabilità nella fama che si creò allora intorno ai nomi di Lenbach,
Zorn, Zuloaga, Klimt, Stuck, Mestrovich”, scrive nel 1939 senza fare distinzioni la storica
dell’arte Anna Maria Brizio.17
— L’ambiguità del decorativismo e il suo sottotesto psichico nella composizione
lineare increspata d’ansia della Salomè indicano invece una sensibilità più moderna e per-
turbante che la ricezione italiana dell’epoca non accoglie, preferendo fermarsi in super-
ficie. Anche quegli artisti che ne furono influenzati espunsero infatti la componente più
oscura privilegiando l’aspetto fiabesco e sognante, già del resto sottolineato nel catalogo
dell’esposizione, che ben si incrociava con quelle fantasie orientali che a Venezia trovavano
un perfetto scenario.
— Klimtiani di valore, affascinati dalla mostra veneziana del 1910, furono Galileo
Chini e Vittorio Zecchin.18 Galileo Chini riprese in una serie di pannelli per la decorazione
del salone centrale della Biennale, dove ripropose anche alcuni moduli degli allestimenti
secessionisti, alcuni fondali di Klimt in composizioni ispirate alla primavera: fitte fioriture di
piccoli elementi geometrici multicolori dove si incastonava una figura femminile stilizzata
(fig. 3).
— E per Vittorio Zecchin, figlio di un vetraio di Murano, si trattò di un avvio deter-
minante: in Klimt egli incontrò infatti quell’eleganza lineare che cercava. Senza indulgere a
estetismi decadenti o a sensualità morbose, Zecchin riprese con candore la composizione
additiva ad arazzo di cellule ornamentali esaltate da bagliori vitrei e splendenti (fig. 4): sot-
tili principesse di fiaba, sfoglie trapuntate d’oro, concepite per raccontare le mille e una
notte nella sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus.
— Tra gli ammiratori di Klimt può essere annoverato anche il giovane Casorati, che
dopo il 1910 creerà opere stilisticamente affini al simbolismo secessionista: soggetti alle-
gorici e spirituali, in prevalenza figure femminili, e motivi decorativi bidimensionali – veri e
propri patterns con cui riempie lo sfondo dei dipinti alla maniera di Klimt: paradigmatico
il suo dipinto Preghiera (fig. 5), dove già prende corpo l'esigenza di sospensione estatica e
nitore che più tardi caratterizzerà il suo realismo magico.
(17)
Anna Maria Brizio, Ottocento
e Novecento, UTET, Torino
1939, p. 415.
(18)
Cfr. Spirito Klimtiano. Galileo
Chini, Vittorio Zecchin e
la grande decorazione a
Venezia, catalogo della mostra
(Venezia, Fondazione Musei
Civici, 31 marzo - 8 luglio
2012), a cura di Gabriella
Belli, Silvio Fuso, Maria Stella
Marcozzi, Matteo Piccolo,
Venezia 2012.
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22 • Eva di stefano
fig. 6
Roma, Esposizione Internazionale
di Belle Arti (1911), scorcio del
padiglione dell’Austria.
(19)
Cfr. il catalogo Esposizione
Internazionale di Belle Arti di
Roma, Istituto italiano d’arti
grafiche, Bergamo 1911.
Roma
— Il successo italiano di Klimt proseguì l’anno successivo a Roma, dove l’artista si
reca a fine marzo, passando da Firenze, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Bel-
le Arti del 1911 allestita per celebrare il primo Cinquantenario dell’Unità d’Italia, testimo-
niando sia i rapporti internazionali tra l’Italia e la cultura europea, sia il ruolo di Roma come
“meta degli studi e dei desideri degli artisti di tutto il mondo”.19 L’esposizione, finalizzata
anche a incrementare la collezione di opere contemporanee, determinerà inoltre la nascita
della Galleria nazionale d’arte moderna nella sua sede attuale a Valle Giulia.
— Dodici dipinti di Klimt erano allestiti nel padiglione dell’Austria (fig. 6), progettato
da Josef Hoffmann con lo stesso spirito sperimentato a Vienna nella Kunstschau del 1908:
forme classiche raffinate e semplificate, uno spazio sacrale che invitava a un percorso ini-
ziatico verso l’abside semicircolare dove erano esposte le opere, tra le quali Vita e morte,
Il Bacio, Le tre età della donna, Giurisprudenza, Bisce d’acqua, Ritratto di Emilie Flöge,
Ritratto di Margaret Wittgenstein e due paesaggi: Parco e Schloss Kammer. Tranne questi
ultimi, datati tra il 1909 e il 1910, il gruppo consiste di dipinti tutti realizzati tra il 1903
e il 1908, quasi a riprova del fatto che, in corrispondenza di questi anni di celebrità e di
affermazione, l’artista attraversa una stasi creativa che si concluderà nel 1912 con l’elabo-
razione di un nuovo stile decorativo, che sfalda la compatta struttura a mosaico e apre la
nuova stagione dello “stile fiorito”. Tra il 1910 e il 1912, l’affermazione italiana corrispon-
de perciò nella vita dell’artista ad anni di stanchezza, frequenti cure termali e viaggi forzati
per un temperamento che stava davvero a proprio agio principalmente nel suo atelier
viennese, tra gatti e modelle emaciate.
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gustav klimt. passaggi in italia • 23
(20)
Si tratta di La vieille
Heaulmière; cfr. Alessandra
Comini, Gustav Klimt, Welz,
Salzburg 1975, p. 23.
(21)
Vittorio Pica, L’arte mondiale
a Roma nel 1911, Istituto
italiano di arti grafiche,
Bergamo 1913, p. CIX; cfr.
Giubilei 2012, p. 17.
(22)
Emilio Cecchi, L’occhio della
colomba. Gustavo Klimt, in “Il
Marzocco”, 14 maggio 1911,
ristampato in Emilio Cecchi,
Note d’arte a Valle Giulia,
Nalato, Roma 1912, pp. 11-12.
— Al dipinto Vita e morte di Klimt viene attribuita la medaglia d’oro ex aequo con
Zuloaga e Szinyei Merse. Si tratta di un motivo che riprende il tema quattrocentesco della
danza macabra, già presente nel pannello allegorico della Medicina, semplificandolo in una
contrapposizione forse eccessivamente didascalica. È un’opera che Klimt, probabilmente
insoddisfatto nonostante il premio, modificherà successivamente sostituendo il fondo oro
con un colore verde-blu e rendendo meno rigide le figure.
— Lo Stato italiano acquistò invece Le tre età della donna per la Galleria Nazionale
d’Arte Moderna (fig. 7), che ne conserva anche un disegno preparatorio. Si tratta di una
tela quadrata appartenente al “periodo aureo”, dipinta nel 1905, allorché Klimt prende le
distanze dal movimento della Secessione che nel 1897 l’aveva avuto fra i fondatori. Contie-
ne il motivo della maternità fiorente a confronto con la vecchiaia, presente anche in Vita e
morte all’interno del bozzolo-groviglio dell’umanità minacciata (fig. 8). Ma ora le figure fem-
minili sono le sole protagoniste, a sintetizzare gioia, bellezza e lugubre disperazione: una
giovane madre sognante e stilizzata con la sua bambina, quasi una Madonna secolarizzata,
affiancata in audace contrasto con un nudo verista di vecchia di profilo, ispirato probabil-
mente a una scultura di Rodin che Klimt aveva ammirato in mostra a Vienna nel 1901,20 con
lo sterile ventre rigonfio e il volto nascosto dai capelli e dalla mano; racchiuse, entrambe le
figure, in forme tubolari in cui si addensano differenti cascate di motivi decorativi astratti,
nicchie colorate su un fondale di sfumature grigie e brune illuminate da un pulviscolo bian-
co, che appare quasi come una parete dall’intonaco sbrecciato. Nella parte superiore una
larga striscia nera, interrotta sul bordo sinistro, apre una sorta di abisso vuoto, di oscura
voragine. Si tratta di un’interessante soluzione formale che sintetizza efficacemente, in una
scansione modulare e astratta dello spazio, quel pessimismo cosmico che l’artista aveva
già espresso nei celebri e discussi dipinti dell’Università.
— Anche a Roma, come già a Venezia l’anno precedente, si levano voci discordi da
parte della critica. Se Vittorio Pica, senza sbilanciarsi, conferma in sostanza il giudizio posi-
tivo già espresso a Venezia,21 molto severo è il commento di Emilio Cecchi, che stigmatizza
estetismo e simbolismi: “Si prova l’impressione, nell’abside che a Klimt è stata dedicata, di
camminare in un lembo tutto fiorito (Il bacio), sommerso dalla foga di una primavera che
irrompe sotto un cielo d’oro. Ma, a un tratto, ci si accorge di trovarsi in un cimitero (Vita
e morte), per un sogghignare di teschi e qualche chiazza di macabri disfacimenti fra l’erba
tutta stellata, sì che un diaccio funebre si mesce nell’aria colorata e festosa e la fa ragge-
lare. Se non che, a un esame più attento, si vede che i teschi son di cartone e le anatomie
di cera dipinta. Quest’arte che vuole essere pittura non è che vetreria e mosaico; vuole
essere lirica immensa ed è ricamo, ed evoca le cose più grandi: la Morte, il Rimorso, l’Amo-
re, tanto per trovare il pretesto di dire le più mediocri. È la pittura ricondotta nel caos”.22
— Una ripulsa che anticipa la lettura, che sarebbe prevalsa in Italia nei decenni
successivi segnati dal disinteresse per l’intero Art Nouveau e le sue ramificazioni, di un
Klimt creatore ambizioso di artificiosi paraventi decorativi a riparo del tramonto dell’im-
pero austriaco, un autore di ispirazione più passatista e decadente che contemporanea.
Se ne enfatizzerà la componente morbosa, sottolineata anche nel necrologio che Federico
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fig. 7
Gustav Klimt, Le tre età della
donna, 1905. Roma, Galleria
Nazionale d’Arte Moderna.
Balestra, amico di D’Annunzio e Wildt, scrive in tempo di guerra su “Emporium”, pur espri-
mendo un generale giudizio positivo sull’eclettismo decorativo: “Sembra che aria di clinica
si respiri nella sua pittura”.23
— L’eco del duro giudizio di Cecchi risuonerà a lungo nella cultura italiana, che nelle
sue componenti più avanzate e rigorose accoglie come propria la polemica condanna di
Adolf Loos dell’ornamento e del panestetismo secessionisti: “Nauseabonde mode di de-
cadente decorativismo”, scrive infatti nel 1950, a proposito di Klimt, Bruno Zevi nella sua
Storia dell’architettura, in cui riconosce invece il valore e l’influenza di architetti secessio-
nisti come Olbrich e Hoffmann.24
fig. 8
Gustav Klimt,
Vita e morte, 1908-11.
Vienna, Leopold Museum.
(23)
Federico Balestra, Gustavo
Klimt, in “Emporium” XLVIII,
n. 285, 1918, p. 165.
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26 • Eva di stefano
(24)
Bruno Zevi, Storia
dell’architettura moderna,
Einaudi, Torino 1950, p. 94.
(25)
Attilio Podestà, XXIX Biennale.
Italiani e stranieri, in “Emporium”,
CXXVIII, n. 766, 1958, p. 157.
(26)
Ibidem, p. 158.
(27)
Roberto Salvini, Appunti su
Modigliani, in “Emporium”,
CXXVII, n. 757, 1958, pp. 6-7.
(28)
Il volume Il liberty in Italia di
Rossana Bossaglia è del 1968 (Il
Saggiatore, Milano).
(29)
Così in Hermann Broch,
Hofmannsthal e il suo tempo,
saggio tradotto in italiano nel
1965 (in Hermann Broch, Poesia e
conoscenza, Lerici, Cosenza 1965,
pp. 61-218).
(30)
Cfr. Jean Clair, Le nu et la
norme. Klimt et Picasso en 1907,
Gallimard, Paris 1988.
(31)
Paolo Portoghesi, Venezia-Vienna,
in Le arti a Vienna, Edizioni La
Biennale e Mazzotta, Milano 1984,
p. 11.
(32)
Vienne 1880-1938: L’apocalypse
joyeuse (Parigi, Centre Pompidou,
1986), a cura di Jean Clair; Vienna
1900. Art, Architecture & Design
(New York, Museum od Modern
Art, 1986) a cura di Kirk Varnedoe.
Ritorno a Venezia
— Per più di mezzo secolo l’opera di Klimt naviga al buio, marchiata di decadenti-
smo e confinata nella marginalizzazione della cultura austriaca dopo la Prima guerra mon-
diale. Anche la bibliografia e gli studi rimangono entro i confini dell’Austria, relegando
l’artista al ruolo di gloria locale, per quanto fosse evidente a un’analisi più attenta che
quell’arte sofisticata di asimmetrici equilibri e tutta costruita sui contrasti non solo conden-
sava in modo mirabile la cultura del suo tempo, ma conteneva istanze che andavano oltre.
— Nel 1958, a quarant’anni dalla scomparsa, si tenta già una prima rivalutazione di
quello che ormai viene considerato addirittura “un falso profeta”25 presentando di nuovo
una sua mostra nel padiglione austriaco alla Biennale di Venezia, là dove Klimt aveva ri-
scosso a suo tempo il suo maggiore successo. Forse la compresenza in quella Biennale di
una retrospettiva di Braque e di autori come Kandinskij e Wols consente all’acuto cronista
di “Emporium” di intuire nelle “microstrutture” decorative non più un estenuato elemen-
to passatista, bensì un’inventiva formale moderna, anzi quasi una segreta anticipazione
dell’astrattismo: “I quadri di Klimt dovevano avere una reale anche se taciuta influenza su
movimenti come il surrealismo e l’astrattismo, che non ne compresero la forza inventiva e
la reale fantasia figurativa”.26
— Nell’occasione, lo storico dell’arte Roberto Salvini rintraccia l’influenza del li-
nearismo klimtiano anche in Modigliani: “Dipinti, riprodottissimi allora in riviste di larga
diffusione, come Danae, Bisce d’acqua, Le tre età di Gustav Klimt, incisioni e disegni dello
stesso Klimt e di altri secessionisti, capitarono spesso sotto gli occhi di Modigliani. L’am-
piezza della volata melodica nei nudi di Modigliani sembra appunto avere la sua premessa
nello svolazzo lineare di una Danae klimtiana” (fig. 9).27
— I tempi però non sono ancora del tutto maturi per incrinare il pregiudizio este-
tico nei confronti del gusto Liberty e Jugendstil. È solo nel decennio successivo, gli anni
Sessanta, che prendono avvio gli studi critici sul Liberty in Italia28 e per conseguenza una
nuova prospettiva e una rivalutazione complessiva della stagione modernista, che vedrà
anche negli anni Settanta intensificarsi pubblicazioni e mostre, da Milano a Palermo.
— D’altra parte, questa diversa attenzione critica procede di pari passo con la ri-
scoperta in altri ambiti della ricca e anticipatrice cultura danubiana prima della caduta
dell’impero: nasce il cosiddetto “mito asburgico”, dal titolo del fortunato saggio di Clau-
dio Magris uscito nel 1963, e vengono divulgate suggestive definizioni del periodo, come
“gaia apocalisse”.29 Si inizia così a comprendere la densità di una cultura contrassegnata
dalla melanconica coscienza di vivere su un terreno pieno di crepe, che anticipa problema-
tiche che troveranno il loro pieno sviluppo soltanto molto tempo dopo. Questa singolare
combinazione, nella finis Austriae, tra “l’età d’oro della sicurezza borghese” (Zweig) e “il
terreno di prova per la distruzione del mondo” (Kraus) diventa perfino un affascinante
luogo comune.
— L’acquisito fascino culturale si combinerà con il tramonto dell’estetica razionali-
sta e l’attestarsi delle meno austere lenti del post-moderno, che cambiano completamente
la prospettiva sull’eclettismo decorativo. Entra in crisi l’interpretazione a senso unico della
modernità come distruzione progressiva dei codici, e la storia non più univoca della cultura
visiva si amplia accogliendo coesistenze e antagonismi apparenti: infine Klimt e Picasso,
non più incompatibili, cominciano ad abitare sullo stesso pianeta.30
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gustav klimt. passaggi in italia • 27
(33)
La nuova attenzione critica degli
anni Ottanta per Klimt trova
anche riscontro nelle mostre di
suoi disegni organizzate da Serge
Sabarsky (Milano, 1983 e 1984),
nella traduzione di diversi testi
sull’artista e nella pubblicazione
della prima monografia italiana
a lui dedicata: Eva di Stefano, Il
complesso di Salomè. La donna,
l’amore e la morte nella pittura
di Klimt, Sellerio, Palermo 1985.
Fino ad allora l’unico repertorio
in Italia era uscito nella
benemerita collana dei “Classici
dell’arte Rizzoli”: Johannes
Dobai, Sergio Coradeschi (a cura
di), L’opera completa di Klimt,
Rizzoli, Milano 1978.
(34)
Gigi Scarpa, Gallerie italiane
d’arte moderna. La Galleria di
Venezia, in “Emporium”, XCIV,
561, 1941, p. 107.
(35)
Portoghesi 1984, p. 18.
— La rinnovata fortuna internazionale parte da questa combinazione di fattori, da
questa svolta del gusto e dalla Biennale di Venezia del 1984, che con la grande mostra plu-
ridisciplinare dedicata a “Le arti a Vienna” restituisce centralità critica al movimento della
Secessione e dunque al suo protagonista. Diversamente dal passato, la cultura viennese
viene ora ritenuta anticipatrice: “Crogiuolo di ogni sorta di esperienze di ricerca e […] im-
magine sintetica, di incredibile intensità, di ciò che il nostro secolo avrebbe prodotto nelle
oscillazioni del suo ritmo vitale”.31
— Ancora una volta, perciò, è Venezia a offrire a Klimt e ai suoi sodali una platea
internazionale fuori dei confini dell’Austria. All’esposizione veneziana seguiranno le prime
grandi mostre a Parigi e New York;32 tutte occasioni per scoprire infine come la poetica
klimtiana fosse in perfetta sintonia con l’elaborazione coeva, sempre a Vienna, dei principi
fondatori della moderna disciplina della storia dell’arte attorno a von Schlosser, Riegl,
Wickhoff. Allora fu abolita la vecchia distinzione tra arti maggiori e minori e si mise a punto
un metodo scientifico per studiare la vita delle forme, ampliando la nozione del concetto
di “artistico”.
— Le fascinose sirene di Klimt riprendono a viaggiare, recuperando un’attrattiva
crescente, non più come muse del “mondo di ieri”, ovvero della nostalgia per un modello
socio-culturale disgregatosi con la Prima guerra mondiale, ma come polene di un’ipotesi di
“transizione morbida” al XX secolo di contro all’attestarsi di un’estetica dell’ansia. Un’op-
zione che si fa di nuovo interessante in quegli anni in cui ci si trova di nuovo in prossimità
della fine di un secolo e in un’ epoca sfuggente e perigliosa di grandi mutamenti.33 Inoltre
ad attrarre, ancora oggi, lo sguardo contemporaneo sincretista è la capacità trasversale di
addizionare e fondere motivi e calligrafie diversi, tratti da epoche e luoghi distanti: Micene
e Bisanzio, fregi egiziani e stampe giapponesi, in un puzzle che azzera il tempo lineare,
sostituito dal tempo spiralico e dalla somma dei luoghi della mente.
— Infine, la Salomè di Venezia non rappresenta più un anacronismo da tenere in
soffitta, bensì piuttosto l’invenzione di una nuova misura della bellezza: una bellezza mo-
derna, sottile e nervosa, anticlassica e antiaccademica, che non elude l’ansia ma la control-
la attraverso bidimensionalità e flessioni di ornato disseminate di elementi simbolici come
un linguaggio cifrato, creando un innesto inedito e inimitabile tra illusionismo figurativo e
astrazione. Se ancora nel 1941, in un tempo di contrapposizioni nette, quest’opera veniva
contrassegnata dal recensore come “sorpassata, significativa di un momento della moda
del decadentismo”,34 a distanza di quaranta e più anni ci si rende conto che una lettura di
Klimt come mero paravento del tramonto della Mitteleuropa è semplificatoria e limitativa.
Vale ancora oggi quanto scriveva Paolo Portoghesi nel catalogo della Biennale del 1984:
“Per noi, oggi, di fronte alla crisi delle ideologie totalizzanti, dei sistemi organici di pen-
siero, è più facile riconoscere l’ipotesi viennese in tutta la sua tragica grandezza e sentirla
persino vicina, non come presentimento di morte ma come argomento di speranza”.35
fig. 9
Confronto tra Serpenti d’acqua
(1904) di Gustav Klimt e Nudo
disteso (1917) di Amedeo
Modigliani, in “Emporium”,
CXXVII, n. 757, 1958, p. 7.
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cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 29
— Emilie Louise Flöge (1874-1952) era la quarta figlia di Hermann Flöge (1837-1897),
maestro tornitore e fabbricante di pipe in schiuma di mare, e apprese dapprima il mestie-
re di sarta; in seguito divenne creatrice di moda e il 1° luglio 1904, insieme alle sorelle
Helene Anna Klimt e Pauline Magdalena Flöge, aprì l’atelier “Sorelle Flöge” in Mariahilfer
Straße 1/B (“Casa Piccola”).1 In questo atelier, progettato da Josef Hoffmann e Koloman
Moser, essa presentava modelli ispirati alle idee degli artisti della Wiener Werkstätte.
Due volte all’anno si recava a Londra e a Parigi per informarsi delle tendenze più attuali,
per esempio presso Gabrielle Bonheur Chanel (Coco Chanel). Nel momento di massimo
splendore, aveva alle proprie dipendenze un’ottantina di lavoranti e dettava la moda al-
la buona società viennese; tuttavia, con l’annessione dell’Austria al Reich tedesco Emilie
Flöge perse la sua migliore clientela. Costretta a chiudere l’atelier, continuò a lavorare a
domicilio nel suo appartamento in Ungargasse 39.
— Molto probabilmente, il contatto tra Emilie Flöge e Gustav Klimt ebbe luogo
attraverso Ernst, fratello di Gustav. Altrettanto probabilmente, Ernst Klimt aveva cono-
sciuto Helene (1871-1936), sorella di Emilie, solo nel 1891: in quello stesso anno i due si
sposarono, e il 28 luglio 1892 Helene mise al mondo una bambina, che venne chiamata
Helene Emilie. Il primo documento artistico ad attestare che Gustav conosceva Emilie è
un suo pastello del 1891 che la ritrae diciottenne (fig. 1); Gustav lo fece montare in una
cornice dorata e dipinta con fiori di ciliegio. Il fatto che anche Ernst Klimt eseguì un ri-
tratto a pastello di Helene Flöge (cat. 7) fa pensare che i fratelli Klimt avessero invitato le
sorelle Flöge a posare per loro contemporaneamente. A causa della prematura morte di
Ernst, il 9 dicembre 1892, nel gennaio 1893 il tribunale del distretto di Neubau nominò
Gustav tutore della nipote Helene Emilie. I contatti con Emilie, inizialmente saltuari, si
intensificarono progressivamente appunto a causa della tutela della nipote, di cui Emilie
era la madrina. In un dipinto da cavalletto iniziato probabilmente nel 1891, in cui Ernst
Klimt copiò l’affresco dell’“Improvvisazione” eseguito nel 1887-88 per il soffitto del Burg-
theater, egli e più tardi anche Gustav (che portò a termine quel dipinto nel 1892, dopo
la morte del fratello) inserirono, oltre a quelle delle proprie sorelle, anche le figure delle
sorelle Flöge (fig. 2).
— Il ritrovamento, avvenuto nel 1983, e la parziale pubblicazione della corrispon-
denza dal lascito di Emilie Flöge2 furono salutati come una grande scoperta:3 la si deve
allo storico dell’arte e antiquario Wolfgang G. Fischer, il quale nel 1987 rese noti i risultati
delle sue ricerche nel volume Gustav Klimt und Emilie Flöge. Genie und Talent, Freund-
schaft und Besessenheit (Gustav Klimt ed Emilie Flöge. Genio e talento, amicizia e os-
sessione).4 Due anni dopo, lo Historisches Museum der Stadt Wien (oggi Wien Museum)
agnes husslein-arco
alfred weidinger
(1)
Secondo l’indirizzario
generale di Vienna redatto
da Adolph Lehmann,
1905, vol. I, alla voce
“Aziende protocollate”, p.
387 (http://www.digital.
wienbibliothek.at/nav/
classification/2609).
(2)
Cfr. Wolfgang Georg
Fischer, Liebe Emilie!
Klimt schreibt an Emilie
Flöge, in Tobias G. Natter,
Franz Smola, Peter
Weinhäupl (a cura di),
Klimt persönlich. Bilder -
Briefe - Einblicke, catalogo
della mostra (Vienna,
Leopold Museum, 2012),
Wien 2012, pp. 16-59.
(3)
Wolfgang G. Fischer,
Gustav Klimt und
Emilie Flöge. Aspekte
des neuentdeckten
Nachlasses, in “Alte und
moderne Kunst”, 1982,
a. XXVIII, n. 186-187, pp.
8-14.
fig. 1
Gustav Klimt, Ritratto
di Emilie Flöge, 1891.
Collezione privata.
cara emilia!
lettere (d’amore) di gustav klimt
a emilie flöge, 1895-1899
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decise di esporre il lascito di Emilie Flöge nella Hermesvilla, dando alle stampe, col titolo
Emilie Flöge und Gustav Klimt. Doppelporträt in Ideallandschaft (Emilie Flöge e Gustav
Klimt. Doppio ritratto in un paesaggio ideale), un piccolo catalogo in cui tale lascito ve-
niva pubblicato per la prima volta.5 Il volume di Wolfgang G. Fischer e il catalogo dello
Historisches Museum der Stadt Wien restano riferimenti fondamentali sia per quanto ri-
guarda la figura di Emilie Flöge, sia per la natura dei rapporti tra lei e Gustav Klimt, che
probabilmente non si potrà mai chiarire del tutto. Le circa quattrocento missive di Gustav
a Emilie (lettere, cartoline, telegrammi, biglietti) hanno permesso agli studiosi di colmare
determinate lacune; tuttavia, tale corrispondenza non fornisce riferimenti precisi sull’e-
sistenza di un rapporto amoroso tra i due.
— Tanto più sorprendente, nel 2000, è stata l’apparizione sul mercato dell’arte
di una lettera fino a quel momento sconosciuta di Gustav Klimt alla ventiduenne Emilie
Flöge, datata 3 giugno 1897, che fu acquistata dal collezionista Rudolf Leopold; essa
contiene qualche primo indizio, soprattutto in virtù di uno schizzo inequivocabile, di una
liaison tra i due, desiderata quanto meno da Gustav. Hansjörg Krug vi ha riconosciuto la
prova sufficiente di un’effettiva relazione amorosa tra Klimt ed Emilie.6 Nel frattempo,
con l’eccezione di acquisti sporadici da parte di singoli collezionisti privati, il 6 ottobre
1999 l’Österreichische Nationalbibliothek e Rudolf Leopold hanno acquisito, all’asta “Gu-
stav Klimt & Emilie Flöge - Artist & Muse” (Sotheby’s, Londra), una metà ciascuno degli
straordinari scritti di Gustav Klimt dal lascito di Emilie Flöge. Nel 2012, in occasione della
mostra “Klimt persönlich”, il Leopold Museum ha riunito una gran parte delle lettere e
delle cartoline dell’artista, pubblicandone in un volume illustrato ogni singola pagina.7
fig. 2
Ernst e Gustav Klimt, Il
personaggio di Hanswurst sul
podio delle improvvisazioni
a Rothenburg ob der
Tauber, 1891-92, particolare.
Collezione privata.
All’estrema sinistra e
all’estrema destra, Johanna e
Anna Klimt; dietro Hanswurst,
Pauline Flöge; in primo piano,
vestite di bianco, Klara e
Hermine Klimt; alle loro spalle,
in primo piano, Helene Klimt;
a sinistra e a destra dell’uomo
col cappello ai piedi del podio,
Barbara ed Emilie Flöge.
(4)
Wolfgang G. Fischer, Gustav
Klimt und Emilie Flöge. Genie
und Talent, Freundschaft und
Besessenheit, Wien 1987.
(5)
Emilie Flöge und Gustav
Klimt. Doppelporträt in
Ideallandschaft, catalogo della
mostra (Vienna, Historisches
Museum der Stadt Wien,
Hermes-Villa, 1988-1989),
Wien 1988.
(6)
Hansjörg Krug, Liebe Midi.
Ein Liebesbrief Gustav Klimts,
in “Parnass”, 2000, a. XX,
numero speciale 17 (Gustav
Klimt), pp. 104 s.
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— Come è stato rivelato solo da poco, la succitata “lettera d’amore” a Emilie
Flöge a quanto pare faceva parte di una serie di lettere che, all’epoca, erano state evi-
dentemente tenute riservate e non erano state pubblicate. Nella cartella che le contiene
è compreso anche un ferrotipo del 1899 circa con l’immagine di Gustav Klimt ed Emilie
Flöge (cat. 125). Queste lettere (sette in totale), che sono rimaste ignote al pubblico fino
al 2012 (fig. 4), documentano il corteggiamento di Klimt nei confronti della Flöge e anche,
indirettamente, la reazione di lei. Si tratta delle lettere di gran lunga più corpose che
Klimt abbia mai scritto alla “donna della sua vita”.
— A prescindere da un carnet di ballo con un disegno molto intimo e una poesia
del 16 febbraio 1895, appartenente alla stessa raccolta (fig. 3 e cat. 126), la corrispondenza
che qui presentiamo ha inizio con una lettera del 18 novembre 1895 (in assoluto il primo
documento postale del rapporto tra Klimt e la Flöge) e si conclude il 27 aprile 1899 con
un resoconto di viaggio da Firenze. Stando ai diari dell’interessata, appunto a Firenze
Klimt si innamorò, ricambiato, della diciannovenne Alma Schindler (poi coniugata Mahler),
figliastra di Carl Moll, e iniziò con lei una relazione che pochi giorni dopo, a Venezia, ven-
ne scoperta e ufficialmente dichiarata conclusa.8 Per comprendere la complessità dell’u-
niverso emotivo di Klimt e il suo irrefrenabile desiderio di unione fisica, si consideri che,
durante quel viaggio in Italia, Maria Ucicky (1880-1928) era incinta di lui; il bambino nacque
il 6 luglio 1899 e venne chiamato Gustav, come il padre. Nel frattempo Klimt intratteneva
una relazione intima con Marie Zimmermann (1879-1975), la quale, anch’essa incinta di lui
all’epoca del viaggio in Italia, partorì un altro Gustav qualche mese dopo, il 1° settembre
1899.9 Sicuramente colui che a quel tempo era il più intimo confidente di Klimt, ovvero
Carl Moll, sapeva di queste gravidanze e pensò bene di proteggere la propria figliastra.
— Il rapporto tra Klimt ed Emilie Flöge, all’inizio decisamente appassionato, come
testimoniano queste lettere, in seguito si raffreddò a causa degli avvenimenti connessi
al viaggio di Klimt in Italia del 1899, che non rimasero ignoti a Emilie. Se Gustav conclu-
deva la lettera dell’11 maggio 1896 con queste parole appassionate: “Ti bacio con affet-
to e profondamente e a lungo, a lungo”, il 27 aprile 1899, da Venezia, si accontentava di
un semplice “Cari saluti e un bacio”. In seguito non le scrisse più lettere di varie pagine,
limitandosi per lo più a cartoline con brevi informazioni; in compenso iniziò un’intensa
corrispondenza con la già citata Marie Zimmermann, che ebbe termine nel 1903.
fig. 3
Carnet di ballo
dell’Associazione dei
cittadini viennesi originari
del Vorarlberg di proprietà
di Emilie Flöge, 16 febbraio
1895. Collezione privata.
Nel carnet di ballo rilegato
(cm 7 x 5,2) con sequenza
delle danze già predisposta:
annotazione di pugno
di Gustav Klimt per la
quadriglia e disegno
di sua mano seguito
da una poesia scritta a matita
(nella penultima pagina):
“È duro il non amare
duro è l’amare ancor.
Più duro poi mi pare
il non goder d’amor.
Anacreonte
Nessuno lo sa meglio di
GUSTAV l’asino”.
Si veda cat. 126.
(7)
Sandra Tretter, Birgit
Summerauer, Korrespondenz
von Klimt an Emilie Flöge
1897-1917, in Klimt persönlich
2012, pp. 306-409.
(8)
Cfr. tra l’altro una lettera
di Klimt a Carl Moll del
19 maggio 1899, lunga
dieci pagine, in cui l’artista
si scusa per la propria
condotta. Helene Sonnleitner,
Ein Traumgebilde von
einem Mann, in Mizzi
Zimmermann, Gustav Klimt
und die Josefstadt, catalogo
della mostra (Vienna,
Bezirksmuseum Josefstadt,
2007-2008), Wien 2007, p. 4.
(9)
Per Maria Zimmermann cfr.
tra l’altro Mizzi Zimmermann
2007.
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All’Illustrissima Signorina Emilie Nickl1
Ufficio postale del VII Distretto,
Zieglergasse, Vienna, fermo posta
Praga 18 novembre 1895
Cara Emilie!
Toi, ma gazelle, ma mignonne
Toi, plus douce que l’eau du ciel.
Solo oggi, lunedì, mi metto a scrivere. Una dolce amabile fanciulla cammina lungo una
strada che mi è ben nota, oggi non mi vede, ma spero che pensi a me, che pensi a me
con amore – almeno un poco. Io nel frattempo scrivo queste righe – un breve resoconto,
non un’ardente lettera d’amore e di delizie come forse ogni fanciulla dovrebbe ricevere
almeno una volta nella vita. Quasi non sarebbe nemmeno necessaria la fatica di tenerla
segreta, quasi quasi potrebbe leggerla chiunque, solo per alcune parole non è possibile,
ma quelle parole, appunto, non le volevo togliere.
Midi cara, la penna di cui dispongo è cattiva, è troppo molle per me, mi innervosisce,
speriamo che tu possa leggere almeno buona parte di questa mia. Non posso scriver-
ti troppo, altrimenti ne sapresti più degli altri in anticipo e ti potresti tradire. Sii cauta.
Mia bella, adorabile Miderl. Come sai, sono partito sabato alle dieci e mezza, seconda
classe, una persona e io nello scompartimento, di più non ne volevo – la circostanza mi-
gliore per un’avventura. Oltre a me c’era solo un piccolo ebreo grassoccio e io, e, per es-
sere sincero, proprio non lo avrei voluto come compagno di viaggio; si è addormentato
subito e ha russato fino a Praga. Anch’io ho dormito abbastanza bene, almeno la prima
metà della notte; dalle quattro in poi di dormire non c’è stato più verso, ma comunque
ho sonnecchiato fino alle sette e mezza, l’ora dell’arrivo a Praga. Verso la fine del viaggio
ho fatto una breve chiacchierata con l’ebreo, che nel frattempo si era svegliato anche lui
– fumava una sigaretta nel corridoio – e gli ho chiesto se poteva consigliarmi un albergo
a Praga, dato che a quanto pare conosceva bene la città: mi ha indicato l’Hotel Erzherzog
Stefan. Ho preso una vettura di piazza e mi ci sono fatto portare. È un posto simpatico,
la camera è bella, con vista sulla strada, quanto costa ancora non lo so. Mi sono lavato,
messo in ghingheri, ho fatto velocemente colazione, non mi sono più coricato e sono an-
dato subito fuori a vedermi Praga! Je suis charmé de cette ville (di questa città) c’est un
tableau ravissant! È davvero una bella città, una delle più belle che mi sia mai capitato di
vedere, benché una fitta nebbia autunnale guastasse pesantemente il quadro. Già solo
per la bella veduta avrei voluto averti al mio fianco, mia bella Midi, perché conosco da
tempo, e con piacere, la tua sensibilità a simili immagini – però queste sensazioni non
devi esprimerle apertamente, perchè saresti facilmente presa subito in giro, mentre a
un pittore si perdona questo e molto altro, ci considerano dei matti tranquilli e innocui.
Lascia che l’incontaminata, sublime, imperscrutabile Madre Natura e la sua affascinante
figlia, l’Arte, ti entusiasmino, ti esaltino, ti rendano felice e ti distolgano dalla quotidia-
nità, lasciale agire potentemente su di te, come si usa dire, ma non dirlo troppo forte
agli altri, se non vuoi attirarti il loro scherno. – Ma torniamo a Praga – se esulo dal mio
resoconto e mi dilungo troppo, rischio che questa lettera arrivi troppo tardi a Vienna e
non vorrei che tu andassi all’ufficio postale per niente – ho dimenticato di dirti che devi
aspettare la lettera indirizzata a voi tutti a casa, poiché se le imposto contemporanea-
mente, devono arrivare contemporaneamente a Vienna, e se arriva la prima a casa saprai
che è arrivata anche questa – dunque ho vagabondato per la città, avevo ancora due ore
—Lettera 1
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
18 novembre 1895
Inchiostro di china nero su carta
3 fogli di carta da lettera (piegati):
17,6 x 22,6 cm (2 fogli), 17,6 x 11,2 cm (1 foglio)
Busta: 9,2 x 12 cm, timbro postale: Praga
18.11.95, Vienna 19.11.95
Collezione privata
(NdT)
Le lettere di Klimt sono scritte
di getto, praticamente senza
punteggiatura e con molti errori di
ortografia e di sintassi, e in alcuni
punti sono così ellittiche da apparire
sibilline. Nella traduzione si è cercato
di mantenerne lo stile colloquiale
e il ritmo un po’ affannoso, ma si
è badato a renderle comprensibli
e di lettura scorrevole. Per quanto
riguarda le citazioni e le interpolazioni
in francese, sono state trascritte così
come si presentano negli originali.
(1)
Gustav Klimt inviò questa lettera
fermo posta a un ufficio postale di
Vienna, servendosi discretamente di
uno pseudonimo per Emilie Flöge.
cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 33
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34 • agnes husslein-arco E alfred weidinger
prima della riunione e ho sbagliato strada varie volte nonostante la mappa, dato che
la città è grande, ho cercato anche, strada facendo, il Palazzo Clam-Gallas2 e l’ho pure
trovato; ho riattraversato il Ponte Carlo con le sue statue fino al Castello, alla Hofburg,
al Duomo di san Vito – era da molto tempo che desideravo vederlo, e ne sono rimasto
sommamente soddisfatto.
L’ora della riunione si avvicinava – così ho fatto dietrofront e mi sono diretto al Palazzo
Clam-Gallas, in Lustgasse 20, un edificio spaventosamente cupo. Le stanze della Socie-
tà sono al secondo piano.3 Sono stato accolto con la massima cordialità dal segretario
e dal presidente dell’Associazione, ma, ahimè, che mal di pancia! Quanto la città mi ha
affascinato, tanto lì è avvenuto il contrario. La commissione mi ha fatto pena, siamo qui
per nulla – mi è parso – avremmo dovuto creare qualcosa di accettabile dalla m., come è
possibile? Al momento la commissione mi è apparsa ridicola. Il presidente della Società
mi ha fatto pena. È un signore sommamente gentile e amabile, idealista fino al midollo,
purtroppo anche filosemita. Mi è dispiaciuto che i lodevoli sforzi della Società da lui pre-
sieduta siano così mal ricompensati; così poco, di arte vera e propria in pratica nulla. A
me la faccenda non interessa più, inoltre è stata una cosa tremendamente pesante, siamo
rimasti in riunione dalle 11 alle 2, passando da un tema all’altro, poi una pausa pranzo
fino alle 5, poi avanti di nuovo fino alle 7. A questo punto eravamo proprio sfiniti. Non
è stato assegnato nessuno dei due primi premi, solo due secondi premi. Uno dei due è
andato a un mio conoscente. Per il momento l’esecuzione non è stata affidata a nessuno.
Invito a una cenetta da parte del Presidente, poi alle dieci e mezza di nuovo a letto, nuo-
vo giorno. Dormito bene fino alle otto e mezza. Oggi è una giornata assolutamente tetra,
piove a dirotto, non sono uscito ma sono rimasto qui a scrivere, è buio e fa freddo, mi si
irrigidiscono le dita, tra poco devo concludere, è già passato mezzogiorno e mezzo, devo
scrivere ancora due righe a voi tutti e a mia madre e poi vado a mangiare.
Cara dolce Miderl, mia bella Mitz, ancora due parole a proposito delle ragazze del posto;
qui ci sono ragazze davvero molto carine ma il tuo timore che mi trattengano qui più a
lungo è assurdo e senza fondamento. Non ho alcuna occasione di entrare in contatto con
loro, non le vedo nemmeno, e neppure per caso – inoltre torno volentieri, molto volen-
tieri a Vienna. Oggi voglio andare a divertirmi al Prater boemo. Forse lì mi aspetta una
bella boema – vero Midi? Non hai più paura – o ce l’hai ancora? Domani, martedì, torne-
rò a casa con il treno più veloce. Non verrò però da voi il giorno stesso perché arriverò
troppo tardi; verrò mercoledì. Spero di vederti la mattina alle 9 e mezza. Me ne rallegro
già – anche tu? Sii cauta, piccola, e non chiacchierare troppo: non sai nulla di più di quel-
lo che è scritto nell’altra lettera.
A presto, cuore mio, ti bacio profondamente con il pensiero e mi rallegro di cuore al
pensiero di rivederti
Gustav.
(2)
Nel 1707 Johann Wenzel von
Gallas, viceré di Napoli, incaricò
l’architetto Johann Bernhard
Fischer von Erlach di progettare
ed erigere una residenza in città.
Il Palazzo Clam-Gallas a Praga,
Husova 20, era sede della Società
per la promozione della scienza,
dell’arte e della letteratura
tedesche in Boemia.
(3)
Si tratta della Società per la
promozione della scienza, dell’arte
e della letteratura tedesche
in Boemia, fondata nel 1890. I
membri di questa Società erano
eminenti personalità della vita
scientifica e culturale dei Länder
cechi, per esempio artisti e docenti
dell’Università Tedesca di Praga.
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All’Illustrissima Signorina Helene Nickl4
Vienna fermo posta Ufficio postale
del VII Distretto Zieglergasse
Lunedì Praga 11. V. 1896
Cara Midschi!
Soit-moi fidèle ma belle amie que j’aime
Soit-moi fidèle mon (cœur) trésor, ma vie.
Di nuovo il penoso francese5 e alla mia bella Miderl piace così poco, mais il est faut bien.
Solo poche righe ma gazelle, tu sei naturellement la prima alla quale scrivo, devo scrive-
re in caratteri piccoli e delicati perché ho a disposizione solo tre fogli, il che fa 3 lettere
a Miderl, a mamma e a Helene. Ieri, domenica, mi è stato impossibile scrivere. Forse ri-
ceverai questa lettera non prima di mercoledì e allora la andremo a prendere insieme,
avrei voluto essere di ritorno già oggi lunedì e invece devo restare qui fino a martedì, ci
rivedremo mercoledì alle 10 e mezza, spero che tu ne sia contenta quanto me, n’est ce
pas ma cheri? Segue un breve ma assolutamente veritiero resoconto di come ho trascor-
so le mie giornate da quando sono partito da Vienna. Dopo che la mia nipotina (petite
nièce) Lentschi6 mi ha portato la vettura con il cocchiere un po’ brillo siamo partiti. Il
rapido avrebbe dovuto partire alle 3 e 5 ma non è stato così, dal 1° maggio è cambiato
l’orario heureusement plus tard alle 3 e 40, si deve sempre consultare il controllore più
giovane, il libro naturellement, per essere sicuri di non essersi per caso sbagliati. Natu-
ralmente i miei compagni di viaggio non erano di mio massimo gradimento – una coppia
di anziani viennesi, un giovane membro ceco del Consiglio Imperiale, una ragazza boema
dalla parlata alquanto aspra che aveva l’aria di aver viaggiato molto, sua madre et moi-
même. Come vedi nulla di importante, devo proprio pensare ai tempi passati e ricorda-
re con rimpianto e nostalgia un altro viaggio, che ho fatto l’estate scorsa verso la Stiria,
da solo, con una bella bimba.7 – Forse intuisci e indovini quale. – Andiamo avanti! Dopo
aver “studiato” attentamente la compagnia, sono passato a osservare la mia cara Madre
Natura, la prima vera giornata di maggio con un bel sole e prati ridenti “come sorride la
riva del fiume, quando maggio si risveglia” e il viaggio è stato bello e il pittore ha avu-
to la sua soddisfazione ed è rimasto per quasi due ore commosso dallo splendore della
natura ridestata e dolcemente confortato. Poi avanti nella notte fino a Praga, all’Hotel
Stefan dalle cento torri8 e via, a letto! Ho sognato il mio giardino, tutto secco e avviz-
zito, orribile a vedersi – che cosa vorrà mai significare questo sogno con questi aromi
appassiti. – Sveglia di buon’ora, piccola passeggiata, monotona riunione, esito piuttosto
soddisfacente, finito a mezzogiorno e mezzo. Intanto che cosa ha fatto la mia bella Midi?
Spero che abbia pensato spesso a me. Dev’essere così. – Ahimè! Mi resta solo una fac-
ciata. Devo essere breve e sperare che basti. Dopo la riunione ho ricevuto un invito da
parte del Prof. Groll9 della Kunstgewerbeschule di Vienna a pranzare da suo cognato,
“Perché deve starsene da solo?”, mi ha detto e ho accettato. Una casa di persone colte,
il cognato è professore all’Università tedesca di Praga, un bell’uomo alto, silenzioso, ma
molto gentile e simpatico, sono stato ricevuto con la massima cordialità da una graziosa
signora relativamente giovane, alta, bionda, vivace, loquace e piena di spirito, del tipo
che ci vuole per interessarmi, una bella bambina bionda che mi è piaciuta molto – ma
non ha ancora compiuto sette anni, quindi solo il pittore è a rischio – dopo pranzo gita
con tutta la compagnia all’antico Castello di Karlstein, la sera cena per 4 persone offerta
dal Presidente della Società per la promozione etc. etc. Tre professori e io. – Che cosa
ha fatto nel frattempo la bella Midi? Spero che abbia pensato spesso a me. Avrei volu-
to scrivere molte cose ancora e dirne almeno altrettante, ma tempo e foglio sono finiti.
Ti bacio con affetto e profondamente e a lungo, a lungo –
GUSTAV.
—Lettera 2
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
11 maggio 1896
Inchiostro di china nero su carta
Foglio di carta da lettera (piegato):
17,8 x 22,6 cm
Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale: Praga
13.5.96, Vienna 14.5.96
Collezione privata
(4)
Gustav Klimt inviò questa lettera
fermo posta a un ufficio postale di
Vienna, servendosi discretamente di
uno pseudonimo per Emilie Flöge.
(5)
Klimt allude alle lezioni di francese da
lui frequentate insieme a Emilie Flöge
a partire dal 1896.
(6)
Helene (Lentschi) era la nipote di
Klimt, figlia di suo fratello Ernst,
morto nel 1892. Viveva con i Flöge
a Vienna.
(7)
Presumibilmente Gustav Klimt
allude a un viaggio intrapreso nel
1895 insieme ad alcuni membri della
famiglia Flöge a Langenwang, in
Stiria, dove la compagnia trascorreva
l’estate.
(8)
Si tratta dell’Hotel Erzherzog
Stefan. L’hotel praghese era stato
raccomandato a Klimt l’anno prima
da un compagno di viaggio durante il
suo viaggio a Praga.
(9)
Andreas Groll era figlio del
fotografo Andreas Groll. Dopo
la formazione scolastica, studiò
all’Akademie der bildenden
Künste di Vienna. Dal 1887 fu
professore alla Kunstgewerbeschule
dell’Österreichisches Museum für
Kunst und Industrie di Vienna.
Insegnava disegno di nudo ed era
considerato un maestro eccezionale.
cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 35
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36 • agnes husslein-arco E alfred weidinger
All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge Langenwang10
presso Sig. Schimmel Stiria
Vienna giovedì 20./VIII. 96
Cara Emilie!
Nei flutti cristallini
del torrente Mina
lavavo il mio vestito.
Ma la manica dell’abito,
ahimè, è stata ribattezzata con le lacrime!11
Al lavaggio dell’abito quest’anno qui da noi sulla terra provvede molto generosamente
il cielo – l’eau du ciel – l’acqua del cielo. Ribattezzato con lacrime il cielo per quanto mi
riguarda, la storia del mio soggiorno in campagna comincia a poco a poco a diventare
ridicola – rimandato di nuovo – al diavolo – ora spero nuovamente non più tardi di lunedì
o martedì – il lavoro va per le lunghe.
Ora, non avrò bisogno di portarmi via molto per quanto riguarda il suddetto lavoro, un
po’ di Dumba,12 un po’ di Gerlach13 – l’Università14 dovrà restare qui. Sono di pessimo
umore – a ciò si aggiungono la mia cattiva giornata di lavoro, sicché la mattina ho dovu-
to piantarla lì, nebbia e nuvole, che hanno fomentato in me un vero e proprio stato d’a-
nimo da notte di Valpurga – non ho potuto fare a mano di pensare che oggi o domani i
vacanzieri dovranno rientrare tutti quanti. Solo le prime susine, che oggi ho visto per la
prima volta, mi hanno ricordato che ci resta ancora un po’ di estate secondo il calendario.
Anche tu non ti starai divertendo molto in campagna, nota bene, con questo tempo
impietoso, inoltre mi figuro Langenwang come un posto molto noioso e mi pare che il
divertimento, lì, consista nel prendere il treno o una costosa carrozza e andare da qual-
che altra parte. Il signor Kilian, che era in visita a Kriglach, ha visto Helene15 con Liebl,
sembra che si diverta a fare spese – avrebbe dovuto portarla via da Wald? Anche tu sei
stata vista da lui, con papà e F[l]orian. Il signor Kilian sembra essere rimasto molto colpi-
to dalla tua bellezza, almeno a giudicare da quello che ha detto al signor Sodoma; a me
personalmente ha riferito solo di averti visto.
21 ago.
Il crepuscolo incipiente e la mancanza di carta da lettera – per necessità avevo dovuto
utilizzare un frammento di busta – mi hanno costretto ieri a concludere troppo in fret-
ta. Ho messo da parte quel disgraziato foglio volante e la conclusione affrettata – andrò
avanti a chiacchierare o a lamentarmi su un foglio nuovo, forse sono anche di umore un
po’ migliore, purtroppo in quanto a progressi non cambia nulla – tuttavia penso che mar-
tedì finalmente potrò respirare un po’ d’aria di campagna. Anche a Langenwang ci sarà
un sentiero nel verde, dove poter fare una passeggiata mattutina – senza carrozza, sen-
za ferrovia – anche se ogni giorno è sempre uguale, movimento all’aria aperta la mattina
presto – fuori dal letto di buon’ora, senza poltrire, in fondo anche il letto migliore può
essere una sofferenza – e poi non si va in campagna solo per avere una bella camera e un
buon letto – quelli che si hanno a casa propria sono meglio, immagino – io voglio uscire
dalla camera e dal letto, può anche avere l’aspetto di una stalla, basta che sia pulito, se
lo uso unicamente il tempo necessario per dormire e durante il giorno mi muovo rego-
larmente all’aperto, la sera poi sarò così stanco da dormire magnificamente anche nel
—Lettera 3
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
20 agosto 1896
Inchiostro di china nero su carta
2 fogli di carta da lettera (piegati):
17,8 x 22,6 cm
Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale:
Langenwang (data illeggibile),
Vienna 21.8.96
Collezione privata
(10)
Langenwang, nelle vicinanze di
Mürzzuschlag in Stiria. Emilie Flöge
vi trascorreva l’estate insieme
alle sorelle Pauline e Helene e alla
nipote Helene (Lentschi).
(11)
Si tratta di un waka (un tipo di
componimento poetico giapponese
in 31 sillabe, diviso in 5 versi di
5, 7, 5, 7 e 7 sillabe), tratto dal
volume di Justus Brinkmann Kunst
und Handwerk in Japan, Berlin
1889, p. 119. Il riferimento è alle
ampie maniche dell’okaidori, l’abito
tradizionale femminile giapponese.
(12)
L’anno prima, Gustav Klimt aveva
ricevuto l’incarico di dipingere le
sopraporte (La Musica e Schubert
al pianoforte) della sala da musica
del palazzo eretto per Nikolaus
Dumba sul Parkring di Vienna.
(13)
Klimt allude all’incarico, datogli
dall’editore Martin Gerlach,
di realizzare i disegni per il
volume Allegorien. Neue Folge.
Originalentwürfe von namhaften
modernen Künstlern mit
erläuterndem Text (Allegorie.
Nuova serie. Bozzetti originali di
rinomati artisti moderni, con testo
esplicativo), Vienna 1900 circa.
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peggiore dei letti, e più duro sarà, più sano sarà – Fuori dal letto quando fa male! questo
infatti avverte che è il momento giusto! Se non resto a letto più a lungo del necessario,
quello poi non si vendica torturandomi le membra. Quella di sapersi godere la vita di
campagna è un’arte modesta ma non da tutti.
Dal momento che la durata del mio soggiorno in campagna si è così drasticamente ab-
breviata, anche il lavoro e il materiale che porterò con me si semplificano in pari misura –
pour plaisir, non potrò fare nulla – ho troppo poco tempo per questo, perciò mi occuperò
solo di determinati incarichi. Langenwang in sé non mi attira, solo la nostalgia che ho di
voi mi spinge a venire. “Non mi attraggono i noiosi pascoli di Langenwang né del Sem-
mering, ma l’allettante vicinanza delle figlie dagli occhi azzurri dei nobili Flöge la cui bel-
lezza ammaliante splende da lontano, accendendo di desiderio incontenibile il mio cuore
tormentato.” Bello, vero? – Si leggono le lettere che ricevi? Gerlach non è stato soddisfat-
to del foglio – ho dovuto cambiare, niente va come si vorrebbe e neanche press’a poco.
Spero che stiate tutti bene. Saluta tutti molto cordialmente da parte mia.
A te un saluto e un bacio. Martedì è spaventosamente tardi ma dovrebbe accadere un
miracolo potrei partire.
Gustav
All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge
all’indirizzo della Signora Helene Klimt Langenwang
presso Sig. Schimmel Stiria.
Vienna 29 ago. 1896
Cara Emilie!
I miei migliori auguri, cara Emilie,16 inviati con amore! Forse questa lettera non ti troverà
più a Langenwang, aspetterò un poco prima di spedirla, dato che tuo padre, che ho ap-
pena incontrato al ristorante, mi ha detto che forse ritornerete a casa oggi stesso, sabato,
se non riceverete alcuna visita. Non fatevi trattenere dalla mia lettera, che ho spedito a
Helene ieri mattina presto e che essa avrà probabilmente già ricevuto: infatti il mio arrivo
previsto per il 1° settembre ma non ancora sicuro diventa sempre più incerto ogni giorno
che passa, benché io creda ancora di poter partire. Perciò, se il tempo dovesse spingervi
a partire, non essendovi alcuna previsione di miglioramento, non lasciatevi influenzare
in alcun modo dalla mia lettera. Sarei venuto volentieri domani a Langenwang ma non
è possibile, devo darmi molto da fare se voglio essere da voi martedì, sempre che non
partiate prima. Nel disegno al quale sto lavorando ci sono delle cose che non posso asso-
lutamente fare a Langenwang o in campagna, perciò devo portarlo avanti più che posso
e poi dovrei portarmi in campagna solo questo lavoro e lì continuare a “darci dentro”,
questo è un lavoro secondario, devo sbrigarlo molto rapidamente perché non mi distolga
troppo a lungo dal lavoro più importante, e ciò è possibile solo se mi ci metto con molto
impegno. Devo terminare questo lavoro secondario per guadagnare un po’ di spiccioli,
poiché, dato che il Ministero ha tenuto in sospeso una delle opere17 fino al completamen-
to degli schizzi, sono stato costretto a cambiare il programma di lavoro e al tempo stesso
a essere molto solerte, e ora lo sono moltissimo; questa decisione del Ministero non ha
—Lettera 4
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
29 agosto 1896
Inchiostro di china nero su carta
2 fogli di carta da lettera (piegati):
17,8 x 22,6 cm
Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale:
Langenwang 30.8.96, Vienna 29.8.96
Collezione privata
(14)
Nel 1894, Klimt e Franz Matsch
avevano ricevuto l’incarico di
eseguire i dipinti per i soffitti
dell’Aula Magna dell’Università
di Vienna. Il termine dei lavori
era previsto per il 1898. Klimt
realizzò La Filosofia, La Medicina
e La Giurisprudenza.
(15)
Helene Klimt, sorella di Emilie
Flöge e cognata di Gustav Klimt.
(16)
Emilie Flöge compiva gli anni il
30 agosto.
(17)
Si tratta del Ministero per il culto
e l’istruzione; il riferimento è al
pagamento delle rate dei dipinti
delle facoltà e alle correzioni che
erano state richieste.
cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 37
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38 • agnes husslein-arco E alfred weidinger
(18)
Qui Klimt si riferisce a una visita a Vienna
dello zar e della zarina di Russia. Si veda
“Neue Freie Presse”, 29 agosto 1896, p. 4.
(19)
Si veda “Neue Freie Presse”, 29 agosto
1896, p. 5.
(20)
Si tratta di una citazione dalla poesia
Petrarca e Laura di Friedrich Gottlieb
Klopstock.
mai tirato una grossa riga sul conto, sto facendo un nuovo conto e questo va meno bene.
Da un lato la cosa ha anche i suoi lati buoni; infatti con tutto questo trambusto almeno
qualcosa si porta a termine, ed era davvero tempo. Ma ora basta parlare di questo. –
Qui a Vienna il continuo brutto tempo sta rovinando i giorni di festa,18 la parata che ieri
è stata rimandata si è svolta oggi, naturalmente sempre con il cielo grigio e sempre con
alcune gocce di pioggia, inoltre continua a fare un gran freddo, ieri volevo già riscaldare
lo studio. Ho visto bene la coppia imperiale russa al suo ingresso, e oggi ancora meglio,
mentre il corteo sfilava al Burgthor, per il resto mi sono disinteressato delle celebrazioni;
mentre scrivo, la parata si sta svolgendo – senza la mia collaborazione – ho declinato – la
parata si è tenuta lo stesso – ma con meno lustro.
C’è stata una fitta pioggia proprio come si deve19 mista a grandine. Io non sono uscito di
casa e così non mi sono bagnato. – Oggi a un certo punto mi è venuta l’idea di farvi una
visita domenicale, ma poi ho pensato che è meglio che domani lavori molto, così poi potrò
prendermi una vacanza filata anche se solo per pochi giorni; inoltre mi sarebbe pesato
ripartire domenica, cosa che peraltro avrei dovuto fare comunque.
Perdipiù forse il tempo è brutto, è tutta una corsa etc., perciò penso sia meglio se vengo
tra un paio di giorni e mi fermo qualche giorno. Forse sarà ancora bello – settembre do-
vrebbe essere il mese più costante. Forse lo sarà anche quest’anno, forse in senso nega-
tivo. Se restate, restate fino al 10; se il tempo fosse bello, sarebbe comunque un piacere.
Trascorri il tuo compleanno nel miglior modo possibile, ritieniti baciata con tutto il cuo-
re – per lettera si può – lo farei molto più volentieri sul serio. Nell’ultima pagina troverai
una poesia di compleanno; purtroppo non è farina del mio sacco.
Saluta e bacia affettuosamente gli altri da parte mia.
Gustav
È giovanilmente bella,
non come la folla di leggere fanciulle
dalle rosee gote,
fiorenti e spensierate, quasi per caso
e per scherzo create dalla natura,
prive di spirito e di sentimento, e dell’onnipotente
trionfante sguardo divino.
È giovanilmente bella, i suoi movimenti
esprimono la divina natura
del cuore, e degna d’immortalità
ella s’avanza trionfante,
bella come un giorno di festa, libera e gaia come l’aria
innocente e ingenua (da non confondere con sempliciotta!) come te, o natura! (Klopstock)20
Non ti senti elevata?
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All’Illustrissima Signorina Emilie Ferdin21
Vienna fermo posta Ufficio postale
del VII Distretto Neustiftgasse
3. sett. 1898
Toi, ma gazelle…
Cara sciocchina – Cara Midi!
Due righe veloci, cara Midcherl. Scusa per la carta dell’hotel, specialmente per la busta.
Che ho viaggiato su un accelerato te l’ho già detto, che ho viaggiato da solo anche.
Nient’altro che scompartimenti (Kupee, come scrivono qui in Baviera) di seconda classe,
per un breve tratto tra due stazioni si è seduta accanto a me una vecchia che si dava un
sacco di arie – è salita ed è scesa senza salutare – a Rosenheim se n’è andata, così ho po-
tuto mettermi di nuovo comodo e mi sono seduto per il lungo – il viaggio è durato cin-
que ore ed è stato molto noioso, alle 10 di sera ero a Monaco al “Rheinischer Hof”. Ve-
nerdì mattina ho visto Moll e prima di lui il nostro segretario Hanke – mentre facevo una
passeggiata mattutina ho incontrato per strada il consigliere di corte Scala,22 poi sono
stato alla mostra dell’Associazione al Glaspalast, la quale, con poche eccezioni – tra cui il
Cristo nell’Olimpo di Klinger23 – fa pena; nel pomeriggio sono stato alla Secessione, è di
gran lunga meglio ma neanch’essa è all’altezza. La sera a Dachau a far visita al “gruppo
di Dachau”, un gruppo di pittori.24 Un pittoresco angolo di campagna di impareggiabile
bellezza – benché completamente piatto, pittoresco a ogni passo – motivi in quantità –
purtroppo anche pittori e pittrici in quantità – come i ragni alla fine dell’estate, li si in-
contra e li si vede così spesso, con i loro parasole aperti – evitano anche il sole e vanno
in cerca di “atmosfera”.
Oggi, sabato, restiamo qui fino alle 9 di sera, poi partiamo per Salisburgo; trascorriamo
la notte lì e restiamo tutta la mattina – nel pomeriggio torno con il rapido a Vienna dalla
mia cara stupidina… ti manderò un biglietto con l’ora di arrivo.
A presto cara Emilie un saluto e un bacio
Tuo Gustav
Stanotte ti ho sognata, eri un po’ arrabbiata con me, “sciocca Grethl”.
—Lettera 5
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
3 settembre 1898
Inchiostro di china nero su carta
1 foglio di carta da lettera (piegato) con
l’intestazione “Rheinischer Hof”: 22,8 x 29,2 cm
Busta stampata “Hotel Rheinischer Hof,
München”: 12,3 x 15,3 cm, timbro postale:
München 3.SEP.98, Vienna 4.9.98
Collezione privata
(21)
Gustav Klimt inviò questa lettera fermo
posta a un ufficio postale di Vienna,
servendosi discretamente di uno pseudonimo
per Emilie Flöge.
(22)
Arthur von Scala era figlio di un funzionario
del Ministero delle finanze; nel 1897
divenne direttore dell’Österreichisches
Museum für Kunst und Industrie. Invitò a
collaborare con il Museo e con l’annessa
Kunstgewerbeschule artisti come Otto
Wagner, Felician von Myrbach, Koloman
Moser, Arthur Strasser, Josef Hoffmann,
Alfred Roller e altri, diventando così uno dei
promotori dello Jugendstil a Vienna.
(23)
Il capolavoro di Max Klinger Cristo
nell’Olimpo, eseguito tra il 1889 e il 1897,
fu acquistato per la Moderne Galerie (oggi
Belvedere) di Vienna.
(24)
A Dachau, presso Monaco, si era costituita
alla fine dell’Ottocento una notevole colonia
di artisti, la cui importanza è da ascrivere in
particolare all’operato di Adolf Hölzel e della
sua cerchia, i cosiddetti “Neu-Dachauer”. Già
a partire dagli anni Novanta, Adolf Hölzel,
che era diventato la figura preminente
all’interno del gruppo, dirigeva a Dachau una
scuola privata di pittura, ove insegnava ai
suoi allievi (tra i quali Ida Kerkovius, Theodor
von Hörmann e non ultimo Emil Hansen,
che presto avrebbe assunto il nome di Emil
Nolde) a concepire il paesaggio come una
struttura di superfici.
cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 39
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40 • agnes husslein-arco E alfred weidinger
Alla Signorina Emilie Ferdin25
fermo posta Vienna Ufficio Postale
del VI Distretto Gumpendorferstrasse 6/1
Firenze giovedì 7 del mattino 27./IIII 1899
Cara Emilie!
Alla mia piccola
Scusami per la matita ma quassù non ho inchiostro, dovrei scrivere giù di sotto nella sala
di scrittura o andare a comprare dell’inchiostro, ma non so come si dice da queste parti,
è veramente spiacevole non conoscere la lingua del Paese in cui ci si trova, ho avuto qual-
che difficoltà anche durante il viaggio. Qui all’Hotel “Helvetia”, dove sono sceso, parlano
anche un tedesco passabile, gli impiegati voglio dire; solo la cameriera del mio piano, una
vecchia italiana baffuta, orribile – per fortuna la vedo poco – non sa una parola di tedesco.
Come ti ho già scritto nella cartolina, durante il viaggio ho trovato bel tempo, purtrop-
po per la prima volta a Firenze il tempo è stato brutto fino a oggi, freddo e piovoso, una
pietà – nell’Italia soleggiata con il suo famoso cielo blu cobalto – oggi finalmente dovreb-
be essere una bella giornata, vedo un azzurro luminoso nel pezzetto di cielo che riesco a
scorgere attraverso l’apertura del lucernario se mi chino e storco la testa. Qui mi avevano
dato una camera molto bella, ma il primo giorno mi hanno spostato di punto in bianco in
un’altra più piccola, che comunque è molto carina nonostante la “bella” vista, ma dato che
gli alberghi qui sono strapieni bisogna accontentarsi. La città è molto interessante ma io
personalmente sono di umore relativamente cupo e malinconico, ma forse la bella gior-
nata di oggi mi tirerà su il morale. Qui ho già visto parecchio. Moll si muove bene, dato
che vede quasi tutto per la seconda volta, ma con molta pazienza mi fa da guida. Oltre
a Moll e alla sua famiglia la compagnia comprende l’ex direttore Burghart e un ragazzo
taciturno. Engelhart e la sua compagna sono partiti il giorno del mio arrivo. La suddetta
compagnia si incontra al completo perlopiù solo a pranzo e a cena – nei musei, che qui
sono molto interessanti, andiamo di solito io e Moll da soli, perché gli altri, come ho già
detto, hanno già visto tutto. Sto facendo una scorpacciata di arte, ma non è bella come
quella che ho visto a suo tempo a Venezia e non è meglio – cosicché tutto questo te lo
racconterò meglio a voce, mia piccola sciocca M, riceverai anche un’altra lettera che po-
trai ritirare il 2 maggio allo stesso indirizzo, mi riservo alcune cose per quella, altrimenti
questa diventa troppo lunga e poi ci devi pagare la tassa.
Pensa molto spesso a me piccola – affinché pensiamo più spesso l’uno all’altra, non c’è
bisogno che tu mi scriva, se non ti è facile farlo.
Ora devo concludere e scendere a fare colazione, ho appuntamento con Moll – poi si
continua il lavoro.
Il cibo è ottimo, bevo relativamente molto vino – senza conseguenze.
Ora stammi bene
qui nell’angolo
in basso a sinistra
puoi prenderti
un saluto e un bacio
Gustav
—Lettera 6
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
27 aprile 1899
Matita su carta
2 fogli di carta da lettera (piegati):
15,5 x 22 cm
Busta: 12,3 x 15,3 cm, timbro postale:
Vienna 29.4.
Collezione privata
(25)
Gustav Klimt inviò questa lettera
fermo posta a un ufficio postale di
Vienna, servendosi discretamente
di uno pseudonimo per Emilie
Flöge.
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All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge
all’indirizzo di Hermann Flöge Westbahnstraße 18 VII distretto
Cara Emilie!
Dunque niente da fare – domani, venerdì, non posso partire – sabato andrà bene sicura-
mente, mi pregusto già l’intera giornata, fino alle 3 ho creduto ancora di poter partire
domani, ora ci rinuncio – non è possibile.
Ho appena finito di leggere i giornali, ora devo correre dall’architetto – cercare del ma-
teriale per il lavoro – non dimenticare nulla – ordinare colori tele questo e quello… fini-
to! – Non va.
Mie care Midi e Paolinetta,26 non arrabbiatevi, spero che non partiate senza di me – op-
pure? – No, non potete. Tra l’altro, oggi sul giornale si parla di un nuovo blocco del traf-
fico a Vöcklabruck, questo non vi creerebbe dei problemi? – Sabato mi è più comodo,
così perdo questa inquietudine frettolosa che mi afferra e mi tormenta tutta la giornata.
Un giorno più o meno non vi renderà infelici, avete la piccola consolazione che il rinvio
porterà sollievo al povero pittore che vi è tanto devoto.
Verrò la sera a farvi una visitina (quindi un po’ più tardi) vi prego non accoglietemi
scortesemente
Affettuosi saluti Gustav
Sabato di sicuro!
—Lettera 7
Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge,
senza data
Inchiostro di china nero su carta
Foglio di carta da lettera (piegato):
17,6 x 22,5 cm
Busta: 9,2 x 12 cm
Collezione privata
(26)
Si tratta di Pauline, sorella
di Emilie Flöge.
cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 41
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un che di mistico. gustav klimt e il girasole • 43
— L’importanza dei dipinti di paesaggi di Gustav Klimt è stata riconosciuta relati-
vamente tardi, sebbene i quasi sessanta che l’artista realizzò tra il 1898 e il 1917 costitui-
scano quasi la metà della sua intera produzione per quel periodo.
— A parte brevi soggiorni a Langenwang presso Mürzzuschlag in Stiria nell’estate
del 1895,1 a Fieberbrunn in Tirolo nel 1897 e un’estate a St. Agatha presso Steeg sullo
Hallstattersee nel Salisburghese, nel 1900 ebbero inizio i lunghi soggiorni di Gustav Klimt
sull'Attersee,2 che proseguirono fino al 1916 praticamente senza interruzioni.3 In questo
ambiente consono alla sua sensibilità per la natura l’artista eseguì più di cinquanta pa-
esaggi, un dipinto raffigurante una stalla e gli schizzi per il fregio della sala da pranzo
di Palazzo Stoclet a Bruxelles. Come si evince dalla genealogia di Villa Paulick (fig. 2), co-
struita nel 1877 dagli architetti Friedrich König e Rudolf Feldscharek a Seewalchen, sulla
riva settentrionale dell'Attersee, questa casa fu teatro e occasione di svariate amicizie di
natura artistica e sociale, oltre che di riunioni famigliari. Friedrich Paulick, maestro fale-
gname alla corte imperiale, si considerava un mecenate in senso non solo materiale ma
anche sociale, in quanto, radunando intorno a sé numerosi artisti, indirettamente procu-
rava loro nuovi, redditizi contatti. Nella Pasqua del 1900, Klimt risiedeva nella cosiddet-
ta “Villa Paulick II”, la casa per gli ospiti adiacente al celebre edificio principale in stile
storicistico. Invitato dal padrone di casa oppure dal genero di questi, Hermann Flöge (il
fratello di Emilie Flöge, che aveva sposato una figlia di Friedrich Paulick), Klimt non tardò
ad apprezzare l’idilliaco paesaggio e decise di trascorrere le proprie estati sull'Attersee.
Poiché era usuale spostarsi insieme all’intero gruppo famigliare, Klimt e i membri della
famiglia Flöge che viaggiavano con lui cercarono un alloggio adeguato a Seewalchen o
nelle vicinanze. Paul Bacher, marito di Therese Paulick (figlia di Friedrich Paulick) e com-
pagno di scherma di Klimt a Vienna, era in buoni rapporti con Paul Ölinger, il proprietario
della birreria di Litzlberg. Dato che alla birreria erano annesse una trattoria e una pen-
sione, ben presto fu deciso di affittare la parte della birreria adibita ad abitazione, in cui
da allora la compagnia trascorse tutte le estati fino al 1907. Quando a Vienna scoppiava
il caldo, Klimt si trasferiva sull'Attersee, facendo generalmente coincidere la propria par-
tenza con quella della famiglia Flöge; arrivava insieme a loro oppure, se aveva qualche
lavoro da finire, poco dopo.
— In una lettera dell’agosto 1903 all’amante Marie Zimmermann – sua modella
per Schubert al pianoforte e per la scandalosa Nuda Veritas –, Klimt riporta un’agenda
sorprendentemente dettagliata:
alfred weidinger
(1)
Si veda Agnes Husslein-
Arco, Alfred Weidinger,
“Liebe Emilie! An meine
Kleine...”. (Liebes-)Briefe
von Gustav Klimt an Emilie
Flöge, 1895-1899, in Gustav
Klimt. 150 Jahre, Wien
2012, pp. 281-291.
(2)
Si veda Alfred Weidinger,
Die Landschaften. “Man
begriff nicht, dass
etwas Grau und Grün
‘Seidenäpfel’ heißen kann”,
in Alfred Weidinger (a cura
di), Gustav Klimt, München
2007, pp. 140-173.
(3)
Nel 1913 Klimt e alcuni suoi
amici si recarono sul lago di
Garda, ove si trattennero
almeno dal 25 luglio all’11
settembre, alloggiando
molto probabilmente
nei pressi di Villa Gruber
a Dosso Ferri, nella
penisoletta di Val di Sogno.
fig. 1
Gustav Klimt, Girasole,
particolare, 1907-08.
Vienna, Belvedere (legato
Peter Parzer, Vienna).
un che di mistico
gustav klimt e il girasole
fig. 2
Villa Paulick a Seewalchen sull'Attersee,
1900 circa. Collezione privata.
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Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
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  • 8. IMP_Klimt.indd HIMP_Klimt.indd H 20/02/14 15.2620/02/14 15.26
  • 9. 1 ALle origini di un MiTO IMP_Klimt.indd 1IMP_Klimt.indd 1 20/02/14 15.3620/02/14 15.36
  • 10. Sindaco Giuliano Pisapia Assessore alla Cultura Filippo Del Corno Direttore Centrale Cultura Giulia Amato Direttore Domenico Piraina Coordinamento mostra Luisella Angiari Responsabili Organizzazione e Amministrazione Giovanni Bernardi Simone Percacciolo Conservatore Diego Sileo Organizzazione Giuliana Allievi Filomena Della Torre Christina Schenk Giulia Sonnante Roberta Ziglioli Amministrazione Roberta Crucitti Laura Piermattei Sonia Santagostino Luisa Vitiello Coordinamento eventi Anna Appratti Responsabile Coordinamento Tecnico Paolo Arduini Coordinamento tecnico Luciano Madeo Lorenzo Monorchio Andrea Passoni Responsabile Comunicazione e Promozione Luciano Cantarutti Comunicazione e Promozione Francesca La Placa Antonietta Bucci Ufficio stampa Comune di Milano Elena Conenna Comunicazione visiva Dalia Gallico Art Lab Assistenza Operativa Palma Di Giacomo Giuseppe Premoli Luciana Sacchi Servizio Custodia Corpo di guardia Palazzo Reale Palazzo Reale è stato restaurato grazie a Presidente Alfonso Dell’Erario Amministratore Delegato Natalina Costa Responsabile Ufficio Mostre Francesca Biagioli Ufficio Mostre Francesca Calabretta Alberta Crestani Sara Lombardini Roberta Proserpio Elena Stella con il contributo di Silvia Cortina Responsabile Ufficio Fund Raising, Eventi ed Iniziative speciali Chiara Giudice Ufficio Fund Raising, Eventi ed Iniziative speciali Francesca Belli con il contributo di Giulia Mordivoglia Matilde Pelucchi Letizia Rossi Ufficio Sviluppo Paola Cappitelli Ufficio Stampa e Social Media Elisa Lissoni con il contributo di Michela Beretta Stefania Coltro Barbara Notaro Dietrich Responsabile Operations Alessandro Volpi Ufficio Operations Elena Colombini con il contributo di Andrea Baraldi Presidente e Amministratore Delegato Iole Siena Rapporti Internazionali e Prestiti Katy Spurrell Produzione e Comunicazione Simona Serini Ufficio Mostre Allegra Getzel Tiziana Parente con Francesca Longo Registrar Ghislaine Pardo Marketing e Comunicazione Giulia Moricca Marzia Rainone Ufficio Stampa Adele Della Sala con Anastasia Marsella Fund Raising Gaia Franceschi Sviluppo e Area Contemporary Nicolas Ballario con Francesco Barbuto Controllo di Gestione Lorenzo Losi Amministrazione Mara Targhetta Segreteria Generale Federica Sancisi ALle origini di un MiTO Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica MiLANO PALAZZO REALE 12.03 13.07.2014 IMP_Klimt.indd 2IMP_Klimt.indd 2 24/02/14 10.4924/02/14 10.49
  • 11. Realizzazione editoriale 24 ORE Cultura Responsabile editoriale Balthazar Pagani Ufficio editoriale Nicoletta Grassi Chiara Bellifemine Caporedattore Giuseppe Scandiani Redazione Stefania Vadrucci Responsabile Ufficio tecnico e grafico Maurizio Bartomioli con il contributo di Stefano Berté Responsabile Ufficio iconografico Gian Marco Sivieri Ufficio iconografico Alessandra Murolo Segreteria di redazione Elisabetta Colombo Giorgia Montagna con il contributo di Traduzioni dal tedesco Arianna Ghilardotti Ricerca iconografica Massimo Zanella CATALOGO A cura di Alfred Weidinger In collaborazione per l’Italia Eva di Stefano Progetto allestimento Corrado Anselmi Immagine coordinata e grafica in mostra Sebastiano Girardi Matteo Rosso Assicurazioni Barta & Partner Trasporti Kunsttrans Liguigli Fine Arts Service Conservazione opere Simona Fiori Didattica Ad Artem Audioguide Antenna International Servizio di biglietteria e prevendita MostraMi Serviziodi guardiania Domina Traduzione pannelli Sylvia Adrian Notini MOSTRA Partner Sponsor tecnici con il sostegno di con il supporto di in partnership con in collaborazione con consigliata da IMP_Klimt.indd 3IMP_Klimt.indd 3 24/02/14 10.4924/02/14 10.49
  • 12. IMP_Klimt.indd 4IMP_Klimt.indd 4 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 13. — Vienna e Milano sono i nomi della modernità europea. Nel 2012, a centocinquant’anni dalla nascita, Vienna aveva celebrato il suo Gustav Klimt con una eccezionale esposizione al Belvedere: la città e il mondo si erano dati appuntamento a Vienna come alla sorgente della modernità. Oggi Vien- na sceglie Milano: Palazzo Reale ospita la presente rassegna nell’anno che precede l’Esposizione Universale. Gustav Klimt è il testimone di un’arte che supera la tradizione, facendone tesoro, e apre vie nuove. In questo slancio c’è l’entusiasmo di chi va oltre per creare nuova bellezza. — Incontrare Klimt a Palazzo Reale è un privilegio per Milano, in virtù di un'affinità storica e ideale che continua. La creatività milanese, dall’arte al design, ha prolungato nei decenni la stessa forza dello Jugendstil, la stessa “rottura costruttiva”, per spingere il mondo un passo sempre più in là. Con Klimt ritroviamo la radice di questo slancio. La mostra indaga nel dettaglio gli anni della sua formazione presso la Kunstgewerbeschule e i lavori deco- rativi sul Ring, ma dedica pure grande spazio agli splendidi ritratti femminili, ai lavori simbolisti, ai documenti della vita pubblica e privata di un autentico mito europeo. Milano è grata a Vienna per questo splendido regalo di pri- mavera: Klimt è il benvenuto perché sentiamo in lui molto di ciò che siamo. — Giuliano Pisapia Sindaco di Milano IMP_Klimt.indd 5IMP_Klimt.indd 5 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 14. IMP_Klimt.indd 6IMP_Klimt.indd 6 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 15. — Gustav Klimt è il protagonista della Secessione viennese e del- la spinta profonda che il movimento austriaco impresse al rinnovamento dell’arte europea. A poco più di centocinquant’anni dalla nascita dell’arti- sta, la mostra a Palazzo Reale, realizzata in collaborazione col Belvedere di Vienna, ripercorre la sua vicenda artistica e personale. — I capolavori in mostra, risalenti alle diverse fasi della vita di Klimt, sono accompagnati da una ricca documentazione che ricostruisce il conte- sto di formazione della personalità dell’artista fin dalle prime esperienze giovanili. Dai celebri ritratti femminili ai paesaggi, fino alle ultime opere incompiute, il percorso accompagna il pubblico fino alla ricostruzione della sala klimtiana della mostra del 1902 in onore di Beethoven. — Nell’ambito di un progetto culturale che vede Milano tornare de- finitivamente al centro del panorama dei grandi eventi espositivi interna- zionali, questa mostra rappresenta un capitolo di notevole qualità e im- portante significato. — Filippo Del Corno Assessore alla Cultura del Comune di Milano IMP_Klimt.indd 7IMP_Klimt.indd 7 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 16. IMP_Klimt.indd 8IMP_Klimt.indd 8 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 17. — Il percorso di approfondimento dell’arte moderna che caratterizza una significativa parte del programma culturale di Palazzo Reale si arricchisce di un progetto espositivo su Gustav Klimt dal taglio curatoriale profonda- mente innovativo, in un’esposizione preziosa e articolata, resa possibile dalla stretta collaborazione con il Belvedere di Vienna. — L’originalità dell’esposizione consiste nel proporre, a differenza di quanto è spesso accaduto, alcuni aspetti spesso sottovalutati dalla critica klimtiana: gli anni dell’apprendistato artistico, improntato alla pittura sto- ricistica di un grande maestro come Hans Makart, l’amore per la manualità artigianale e per la preziosità dei materiali, derivato dal padre, il legame artistico con i fratelli, Ernst e Georg, la fondazione di un autonomo sodalizio artistico, le prime commissioni pubbliche, senza tralasciare, naturalmente, la Secessione viennese e alcune vette artistiche raggiunte dal Klimt maturo. — Un romanzo di formazione che stimola a ricercare i segni premo- nitori, gli influssi artistici, il contesto culturale dai quali emerse l’inconfon- dibile arte di Gustav Klimt. Un esercizio indispensabile in qualche modo delineato in una delle sue rarissime dichiarazioni, dove invitava chi voleva saperne di più su di lui, in quanto artista, a “osservare attentamente” i suoi dipinti e “cercare di rintracciare in essi chi sono e che cosa voglio”. Proprio in questo periodo cominciano a emergere alcuni tratti ricorrenti della sua arte: l’interesse per la figura femminile, il ricco decorativismo, la precisione della riproduzione della realtà. — Un’ideale prosecuzione delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita del grande artista, che si collega anche a una mostra recente, presentata sempre nelle sale di Palazzo Reale, dedicata a Egon Schiele e alla Vienna degli ultimi anni dell’Ottocento. — Un prezioso lavoro di ricerca delle radici di Klimt, che ci permette di cogliere, in maniera assolutamente chiara, le questioni fondamentali della sua arte e che offre l’occasione di conoscere la multiformità del suo talento e dei suoi interventi artistici. — Domenico Piraina Direttore di Palazzo Reale IMP_Klimt.indd 9IMP_Klimt.indd 9 24/02/14 10.4924/02/14 10.49
  • 18. Realizzazione editoriale 24 ORE Cultura srl © 2014 Belvedere, Vienna © 2014 24 ORE Cultura srl, Milano Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata Prima edizione marzo 2014 ISBN 978-88-6648-193-5 Nelle pagine di apertura Particolari delle opere di Gustav Klimt Bisce d'acqua (collezione privata) Cartoni per il Fregio Stoclet (Vienna, MAK - Museum für angewandte Kunst) Morte e vita (Vienna, Leopold Museum) Adele Bloch-Bauer I (New York, Neue Galerie) Nelle pagine di chiusura Particolari delle opere di Gustav Klimt Il bacio (Vienna, Belvedere) Signora con ventaglio (collezione privata) La vergine (Praga, Národní Galerie) La Musica (Monaco, Neue Pinakothek, Bayerische Staatsgemäldesammlungen) IMP_Klimt.indd 10IMP_Klimt.indd 10 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 19. Gustav Klimt e l’epoca della RingstraSSe Agnes Husslein-Arco Gustav Klimt Passaggi in Italia Eva di Stefano Cara Emilia! Lettere (d’amore) di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 1895-1899 Agnes Husslein-Arco Alfred Weidinger Un che di mistico Gustav Klimt e il Girasole Alfred Weidinger Ernst Klimt Pittore storicista Alfred Weidinger Gustav Klimt Rassegnazione e rinascita Alfred Weidinger Catalogo La famiglia Georg Klimt Gli studi alla Kunstgewerbeschule La Künstlercompagnie La Secessione I paesaggi I ritratti Il nudo Lettere di Gustav Klimt a Emilie Flöge 1895-1899 indice dei nomi 13 15 29 43 49 63 72 88 98 110 138 160 176 196 202 222 — — — — — — — — — — — — — — — — somma ri o IMP_Klimt.indd 11IMP_Klimt.indd 11 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 20.
  • 21. — “Vienna 1900” è sinonimo di contrasti: da una parte uno Stato multinazionale, che si sta lentamente avviando a dissolversi ed è dominato da forze conservatrici; dall’altra, correnti progressiste nel campo delle scienze, dell’arte e della cultura. Questi due poli for- se non collaborano, ma si tollerano reciprocamente e in qualche modo, forse, addirittura si condizionano l’un l’altro. Così, Sigmund Freud si afferma come fondatore della psicoanalisi; personalità come quelle di Hugo von Hofmannsthal, Karl Kraus e Arthur Schnitzler domi- nano il campo della letteratura; in ambito musicale, l’impronta è data da compositori come Arnold Schönberg e Gustav Mahler. Anche l’architettura conosce a quest’epoca una nuova fioritura: basti citare i soli nomi di Josef Hoffmann e Adolf Loos. Quello che Schönberg fa nel campo della musica, Ludwig Wittgenstein lo fa in quello della filosofia, mentre l’arte figurativa è dominata dalla triade dei modernisti viennesi: Gustav Klimt, l’espressivo Oskar Kokoschka e il lirico-decorativo Egon Schiele. È da notare che gli esordi di molti di questi artisti dallo spirito moderno sono improntati allo storicismo, in quel periodo eclettico che conobbe il suo massimo splendore a Vienna in virtù dell’ampliamento della città ed entrò negli annali della storia come l’“epoca della Ringstrasse”. L’idea di disseminare la Ringstrasse di una serie di edifici monumentali fece scoppiare un vero e proprio boom edilizio. Il ricorso a stili architettonici differenti dipese dalla forte consapevolezza storica propria del secolo XIX: l’aspetto esteriore di questo o quell’edificio doveva richiamarne storicamente la funzione specifica. Vienna divenne una città universale. Pochi sanno che la Künstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti costituita nel 1881 da Gustav Klimt, da Franz Matsch (compagno di Klimt alla Kunstgewerbeschule dell’Öster- reichisches Museum für Kunst und Industrie) e da Ernst Klimt, fratello minore di Gustav, fu attiva per quasi dodici anni, distinguendosi soprattutto nella decorazione pittorica di edifici pubblici, specialmente teatri. A tali incarichi si dovette, in fondo, anche il successo di questa società di pittori, e in particolare di Gustav Klimt, sulla scena artistica viennese. E così, mentre in passato i musei e gli studiosi si concentravano prevalentemente sull’opera di Klimt a partire all’incirca dal 1898, la sua fase giovanile rimase, tranne poche eccezioni, ampiamente trascurata. Già nel 2007, pertanto, il Belvedere ha dedicato una mostra al te- ma “Gustav Klimt e la Künstler-Compagnie”, mentre nel 2015, con un’esposizione speciale in occasione dei 150 anni della Ringstrasse di Vienna, tornerà a occuparsi di quell’epoca affascinante. La mostra oggi allestita a Palazzo Reale a Milano si concentra su questa fase così importante della carriera artistica di Klimt e offre ai visitatori una visione stimolante della vita artistica di Vienna città universale intorno all’anno 1900. — Agnes Husslein-Arco Direttore Belvedere, Vienna G u stav Klimt e l’epoca della RingstraSSe 13 IMP_Klimt.indd 13IMP_Klimt.indd 13 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 22. IMP_Klimt.indd 14IMP_Klimt.indd 14 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 23. gustav klimt. passaggi in italia • 15 L'ORO DI SAN MARCO — Klimt venne più volte in Italia. La sua prima meta fu Venezia, forse già nel 1889, poi nel 1890 e di nuovo nel 1899, e ancora nel 1903 lungo la via per Ravenna. Ogni volta l’artista non mancò di visitare San Marco, dove nella penombra luminosa d’oro osserva- va il caleidoscopico pavimento dove ritrovava la sua scacchiera triangolare, le policromie geometriche, le trame di scaglie e vibrazioni (fig. 1). L’Italia rappresenta dunque il luogo di suggestioni decisive, dove l’oro come sfondo o frammento intesse lo spazio dell’esperien- za, o è pietra d’inciampo che infine diventa “tempo ritrovato”, come accade letteralmente a Proust con il ricordo di San Marco nell’ultima parte della Recherche. — L’Italia, l’unico Paese europeo che acquista a suo tempo per i propri musei le sue opere e dove si aggrega un seguito di ammiratori e imitatori a tutti i livelli, è anche lo scenario del maggior successo dell’artista fuori dai confini dell’Austria, ma anche di una fortuna critica controversa già prima della guerra del 1914: “L’Italia dannunziana – accanto- nato da tempo il florealismo art nouveau [...] trova in Klimt un ultimo baluardo per la difesa delle sue nostalgie estetizzanti, tra simbolo e mito”.1 Un fenomeno che inevitabilmente provocherà anche fraintendimenti e ripulse, e in seguito oblio. Dopo mezzo secolo, sarà ancora l’Italia ad accendere il motore della smagliante riscoperta, il “tempo ritrovato” di una vicenda che inizia tra le pietre di Venezia e che da Venezia riparte. ravenna — Anche se nel corso della vita si recò più volte fuori dall’Austria, Klimt non amava viaggiare; appena si allontanava dal confine austriaco, veniva colto da una insopprimibile nostalgia di casa. Rifiutò, per esempio, la possibilità di un lungo soggiorno a Firenze of- fertogli nel 1906 dallo scultore Max Klinger, che aveva acquistato una proprietà, la Villa Romana, allo scopo di metterla a disposizione per residenze-premio di artisti.2 Eppure quell’anno, il 1903, prese ben due volte il treno per Ravenna: aveva scoperto in primavera i mosaici ravennati (fig. 2) e volle tornare in dicembre per studiare più a fondo la tecnica e le potenzialità dell’oro. Il suo compagno di viaggio, l’artista Maximilian Lenz, riferisce di un tour disagevole a causa di un clima pessimo: in una prima tappa con l’acqua alta a Venezia, Klimt mostra il consueto interesse per il pavimento di San Marco e i dipinti di Carpaccio, ma solo a Ravenna, secondo Lenz, l’artista entra in un vero e proprio stato di esaltazione, comprando innumerevoli fotografie e cartoline.3 Questa visita rappresenta un’esperienza eva di stefano (1) Rossana Bossaglia, Intorno alla Secessione, in Le arti a Vienna. Dalla Secessione alla caduta dell’impero asburgico, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Grassi, 20 maggio - 16 settembre 1984), Edizioni La Biennale, Mazzotta, Milano 1984, p. 42. (2) Cfr. Christian M. Nebehay, Gustav Klimt. Dal disegno al quadro, Rizzoli, Milano 2000, p. 93. (3) Wilhelm Dessauer, Gustav Klimts Winterreise nach Italien. Unveröffentliche Erinnerungen des Malers Lenz, in “Österreichische Kunst”, IV, 1933, pp. 11-12. (4) Christian M. Nebehay, Gustav Klimt, Deutsche Taschenbuch Verlag, München 1976, p. 296. fig. 1 Dettaglio del pavimento di San Marco a Venezia. g ustav klimt passaggi in italia fig. 2 L’imperatrice Teodora, particolare, Ravenna, San Vitale. IMP_Klimt.indd 15IMP_Klimt.indd 15 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 24. (5) In Nebehay 2000, p. 74. (6) Il curriculum di Klimt è pubblicato in Nebehay 2000, pp. 274 ss. (a p. 276 il riferimento al successivo viaggio del 1890). (7) Françoise Giroud, Alma Mahler, Garzanti, Milano 1989, p. 26. Klimt si scuserà con l’amico Moll del tentativo di seduzione in una lunga lettera: cfr. Gustav Klimt, Lettere e testimonianze, a cura di Elena Pontiggia, Abscondita, Milano 2005, pp. 12-15. estetica centrale nel suo percorso, “l’ora del destino”, come scrive enfaticamente il suo biografo Nebehay,4 il punto di svolta nel suo stile, che abbandona del tutto l’atmosfericità impressionista per nuove geometrie secessioniste dove l’oro diviene materia compositiva dominante, assumendo come nel mosaico bizantino un ruolo strutturale che trasfigura la realtà, fissandola in un’eterna e distante trascendenza. — Ciò non coincide con l’inizio dello “stile aureo”, si tratta piuttosto di un rispecchia- mento e di una riconferma: per l’artista infatti, figlio di un orafo incisore, l’oro è memoria lu- cente dell’infanzia, ma anche materia senza tempo della seduzione regale, già utilizzato molto prima della rivelazione ravennate: per esempio nei pannelli laterali che incorniciano dipinti come Amore e Ritratto dell’attore Lewinsky (1895), poi come fondale o elemento ornamen- tale nelle due versioni dell’Allegoria della musica (1895 e 1898) o in Pallade Athena (1898), in Nuda Veritas (1899) e in Giuditta I (1901), o ancora nel Fregio di Beethoven (1902). La novità stilistica successiva non consiste solo nell’uso massiccio della foglia d’oro, ma nella struttura compositiva a incastro di tessere preziose, che evocano l’oro pervasivo di Venezia prima an- cora dell’oro di Ravenna. La suggestione del mosaico medievale viene immediatamente se- gnalata, a proposito del dipinto Giurisprudenza (1903), dal critico viennese coevo più attento, Ludwig Hevesi: “Ero tornato dalla Sicilia solo da quattro giorni e avevo ancora addosso tutta l’ebbrezza dei mosaici […] questo mi venne in mente mentre ero davanti al dipinto di Klimt. Questo mi illuminò con il suo oro […] Uno stile nuovo conquistato combattendo, dopo tutte le orge pittoriche dell’ultimo decennio. Una forma e un colore più solenni e religiosi”.5 — Il viaggio in Italia, dopo Ravenna, prosegue per Firenze dove, come ci riferisce l’amico Lenz, Klimt è attratto soprattutto dalla pittura dei Primitivi, restando invece freddo davanti ai grandi maestri del Rinascimento, e si entusiasma nel convento dei cappuccini a Fiesole. Dopo Pisa i due artisti si dirigono verso il lago di Garda fermandosi a Desenzano, Sirmione e Torbole, dove dormono nella stessa casa che aveva ospitato Goethe di cui, come già tanti artisti nordici, seguono le tracce. Sul lago di Garda Klimt tornerà peraltro in vacanza nel 1913, e ne dipingerà un paio di vedute. Venezia — Prima del suo viaggio verso Ravenna, Klimt era già stato, come si è detto, un paio di volte a Venezia, probabilmente già nel 1889, come risulta da un curriculum vitae da lui stesso compilato, che riferisce anche di aver trasferito al ritorno l’esperienza del Cin- quecento veneziano nelle decorazioni murali realizzate per il Kunsthistorisches Museum, e poi nel 1890.6 Inoltre, nel 1899, dopo una visita folgorante ai mosaici della basilica, pro- prio piazza San Marco fu lo scenario dell’amoroso addio tra Klimt, dongiovanni impeniten- te, e la giovanissima Alma, di cui racconta nel suo diario la futura femme fatale, non ancora sposata con il celebre compositore.7 Un corteggiamento bruscamente interrotto da Carl Moll, tutore di Alma, che si trovava a Venezia con Klimt e altri membri della Secessione (Joseph Engelhardt, Ernst Stöhr), invitati ad esporre nel padiglione austriaco della III Bien- nale, dove Klimt presenta solo due dipinti di stampo simbolista: Acqua mossa e Tramonto. — Venezia sarà nel 1910 la sede della consacrazione internazionale dell’artista: la IX Biennale dedica a Klimt ormai all’apice della fama una sala personale con 22 dipinti, tra i quali capolavori come il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, Le tre età della donna, Bisce d’acqua, Giuditta II, Girasoli e diversi paesaggi. La sala 10 fu decorata e allestita in stile se- cessionista dall’architetto Wimmer-Wisgrill, importante collaboratore della Wiener Werk- stätte. In realtà, in quel momento l’avventura della Secessione si è già conclusa, e Klimt, per quanto sia ancora intento al completamento del sublime fregio di Palazzo Stoclet a 16 • Eva di stefano IMP_Klimt.indd 16IMP_Klimt.indd 16 20/02/14 15.3720/02/14 15.37
  • 25. fig. 3 Galileo Chini, Primavera, 1914. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna. gustav klimt. passaggi in italia • 17 IMP_Klimt.indd 17IMP_Klimt.indd 17 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 26. 18 • Eva di stefano fig. 4 Vittorio Zecchin, Le principesse e i guerrieri, 1914. Venezia, Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna. (8) In IX Esposizione internazionale d’arte della Città di Venezia. Catalogo, p. 57, cit. in Maria Flora Giubilei, Gustav Klimt, un aristocratico innovatore dello stile alla Biennale di Venezia del 1910, in “La Casana”, IV, 2012, p. 18. (9) In Guido Perocco, Il fenomeno della Secessione austriaca e alcuni aspetti dell’arte italiana, in “Il Veltro”, XXI, 5-6, 1977, p. 647. (10) Ibidem. (11) Vittorio Pica, La pittura all’Esposizione di Parigi, in “Emporium” vol. XIII, n. 76, 1901, p. 252. (12) Vittorio Pica, L’arte mondiale alla IX Esposizione di Venezia, IV, in “Emporium”, vol. XXXII, n. 192, 1910, p. 452. (13) In Perocco 1977, p. 648. (14) Ibidem. (15) Cfr. Giubilei 2012, p. 19 e nota 7. (16) In Umberto Boccioni, Scritti sull’arte, a cura di Zeno Birolli, parte I, Feltrinelli, Milano 1971, p. 408. Bruxelles, mette in crisi il suo linguaggio decorativo virando alla ricerca di nuove formule espressive più essenziali e spoglie dal cromatismo scuro o smorzato, come in alcune opere anch’esse presenti a Venezia quali Vecchia signora o Il cappello nero. Del resto, Salomè, che sarà acquistata dal Comune per Ca’ Pesaro, può essere considerata l’opera rutilante e nervosa con cui Klimt sigla e chiude la fase del suo “stile aureo”. — Ma questo filo d’ansia non viene avvertito da nessuno, già a partire dal catalogo in cui lo si definisce “l’illustre pittore viennese che meglio di ogni altro personifica l’idea di un’arte fantasiosa e sognatrice”,8 lamentando la sua assenza nella mostra internazionale “L’arte del sogno” curata per la Biennale del 1907 da Nomellini, Chini e De Albertis. Ed è su questa linea che si confronteranno ammiratori e detrattori attorno alla mostra di mag- gior successo in quella Biennale, che pure presentava altre personali importanti, tra cui quelle di Courbet e Renoir. — Un sogno che si compone in una “sinfonia ammaliante di colori”, che evidenzia esteticamente “l’intima umanità di una figura”, scrive Gino Damerini sulla “Gazzetta di Venezia”,9 mentre Ettore Cozzani su “Vita d’arte” assimila Klimt al decadentismo, sottoli- neandone quell’artificiosità che conduce al “giardino del peccato, dove crescono tentatori e sbocciano in mille forme perverse i satanici fiori del male”.10 — Già l’autorevole critico Vittorio Pica, che da anni attraverso la rivista “Empo- rium” faceva conoscere in Italia la linea simbolista dell’arte mitteleuropea e gli artisti delle varie Secessioni di Berlino, Monaco, Vienna, nel recensire l’esposizione universale di Parigi del 1900 – dove Klimt presentò la grande tela allegorica della Filosofia, che ottenne la medaglia d’oro per la migliore opera straniera senza per questo lasciare traccia di sé nella cultura francese – aveva rimproverato all’artista “artificiosità” e “astrusità allegorica”, pur riconoscendo la qualità del suo “pennello fantasioso”.11 Dieci anni dopo, in occasione della mostra veneziana, Pica sottolinea invece soprattutto quest’ultimo aspetto: “squisita e raffinata gioia degli occhi”, “pittore ardito e bizzarro”, “immaginazione originale e fer- vidissima”, dichiarando la sala di Klimt la più memorabile di quella Biennale: “È a Klimt, infatti, più che ad ogni altro artista venuto dall’estero quest’anno a Venezia, che chi ama l’arte nelle sue nuove manifestazioni deve le più intense e gioconde sensazioni ottiche e, in pari tempo, le più sottili e squisite impressioni cerebrali”.12 — In effetti, quell’estate a Venezia la mostra di Klimt, celebrata o ferocemente avversata – per esempio, Ardengo Soffici su “La Voce” scrive: “Immaginate un carnevale in una sala mortuaria”13 –, costituì un evento mondano di successo – influenzando moda, costume e comportamento: “Al Grand Hotel Excelsior al Lido si dettero durante l’estate del 1910 delle lussuose feste intonate allo stile di Klimt”14 – e bersaglio degli strali di Marinetti, arroccato in Laguna con Boccioni, che esponeva a Ca’ Pesaro, allora diretta dal giovane Nino Barbantini che invece sottolineò la qualità e la complessità anche innovatrice del messaggio klimtiano.15 — Il ripudio futurista durò nel tempo, tanto che a distanza Boccioni, i cui primi esiti sono permeati di esperienze simboliste e decadenti, sente la necessità di prendere le distanze proprio da quella Biennale, dichiarando nel 1916 il proprio feroce anatema: “Voglio vendicarmi dell’ignobile influenza che i giovani della mia generazione hanno subito attraverso Segantini e le biennali veneziane. Tutta la miserabile calligrafia plastica tedesca- austriaca-ungherese ci ha un po’ pesato sopra […] l’austriaco Klimt, impasto commerciale di bizantino, di giapponese, di zingaresco, era da noi considerato come un aristocratico innovatore dello stile”.16 Tra i futuristi sarà soprattutto l’architetto Sant’Elia a fare riferi- mento tra il 1909 e il 1912 a moduli secessionisti e, per il repertorio decorativo, alle ele- ganti figure femminili klimtiane. IMP_Klimt.indd 18IMP_Klimt.indd 18 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 27. gustav klimt. passaggi in italia • 19 IMP_Klimt.indd 19IMP_Klimt.indd 19 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 28. 20 • Eva di stefano IMP_Klimt.indd 20IMP_Klimt.indd 20 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 29. gustav klimt. passaggi in italia • 21 fig. 5 Felice Casorati, Preghiera, 1914. Verona, Galleria d’arte moderna Achille Forti. — Eppure il successo mondano di Klimt a Venezia non corrispose a un successo anche commerciale: fu venduta solo la Salomè acquistata alla cifra abbastanza alta di dieci- mila lire dal Municipio per destinarla a Ca’ Pesaro. L’anno precedente il pittore monacense Franz von Stuck, con la sua più greve, meno sofisticata e tenebrosa versione della donna fatale ne Il Peccato, aveva venduto invece quattro opere tra gallerie civiche e collezioni- sti. Acquisti che saranno nel tempo lungo criticati come passatisti: “Le biennali veneziane hanno avuto molta responsabilità nella fama che si creò allora intorno ai nomi di Lenbach, Zorn, Zuloaga, Klimt, Stuck, Mestrovich”, scrive nel 1939 senza fare distinzioni la storica dell’arte Anna Maria Brizio.17 — L’ambiguità del decorativismo e il suo sottotesto psichico nella composizione lineare increspata d’ansia della Salomè indicano invece una sensibilità più moderna e per- turbante che la ricezione italiana dell’epoca non accoglie, preferendo fermarsi in super- ficie. Anche quegli artisti che ne furono influenzati espunsero infatti la componente più oscura privilegiando l’aspetto fiabesco e sognante, già del resto sottolineato nel catalogo dell’esposizione, che ben si incrociava con quelle fantasie orientali che a Venezia trovavano un perfetto scenario. — Klimtiani di valore, affascinati dalla mostra veneziana del 1910, furono Galileo Chini e Vittorio Zecchin.18 Galileo Chini riprese in una serie di pannelli per la decorazione del salone centrale della Biennale, dove ripropose anche alcuni moduli degli allestimenti secessionisti, alcuni fondali di Klimt in composizioni ispirate alla primavera: fitte fioriture di piccoli elementi geometrici multicolori dove si incastonava una figura femminile stilizzata (fig. 3). — E per Vittorio Zecchin, figlio di un vetraio di Murano, si trattò di un avvio deter- minante: in Klimt egli incontrò infatti quell’eleganza lineare che cercava. Senza indulgere a estetismi decadenti o a sensualità morbose, Zecchin riprese con candore la composizione additiva ad arazzo di cellule ornamentali esaltate da bagliori vitrei e splendenti (fig. 4): sot- tili principesse di fiaba, sfoglie trapuntate d’oro, concepite per raccontare le mille e una notte nella sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus. — Tra gli ammiratori di Klimt può essere annoverato anche il giovane Casorati, che dopo il 1910 creerà opere stilisticamente affini al simbolismo secessionista: soggetti alle- gorici e spirituali, in prevalenza figure femminili, e motivi decorativi bidimensionali – veri e propri patterns con cui riempie lo sfondo dei dipinti alla maniera di Klimt: paradigmatico il suo dipinto Preghiera (fig. 5), dove già prende corpo l'esigenza di sospensione estatica e nitore che più tardi caratterizzerà il suo realismo magico. (17) Anna Maria Brizio, Ottocento e Novecento, UTET, Torino 1939, p. 415. (18) Cfr. Spirito Klimtiano. Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia, catalogo della mostra (Venezia, Fondazione Musei Civici, 31 marzo - 8 luglio 2012), a cura di Gabriella Belli, Silvio Fuso, Maria Stella Marcozzi, Matteo Piccolo, Venezia 2012. IMP_Klimt.indd 21IMP_Klimt.indd 21 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 30. 22 • Eva di stefano fig. 6 Roma, Esposizione Internazionale di Belle Arti (1911), scorcio del padiglione dell’Austria. (19) Cfr. il catalogo Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma, Istituto italiano d’arti grafiche, Bergamo 1911. Roma — Il successo italiano di Klimt proseguì l’anno successivo a Roma, dove l’artista si reca a fine marzo, passando da Firenze, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Bel- le Arti del 1911 allestita per celebrare il primo Cinquantenario dell’Unità d’Italia, testimo- niando sia i rapporti internazionali tra l’Italia e la cultura europea, sia il ruolo di Roma come “meta degli studi e dei desideri degli artisti di tutto il mondo”.19 L’esposizione, finalizzata anche a incrementare la collezione di opere contemporanee, determinerà inoltre la nascita della Galleria nazionale d’arte moderna nella sua sede attuale a Valle Giulia. — Dodici dipinti di Klimt erano allestiti nel padiglione dell’Austria (fig. 6), progettato da Josef Hoffmann con lo stesso spirito sperimentato a Vienna nella Kunstschau del 1908: forme classiche raffinate e semplificate, uno spazio sacrale che invitava a un percorso ini- ziatico verso l’abside semicircolare dove erano esposte le opere, tra le quali Vita e morte, Il Bacio, Le tre età della donna, Giurisprudenza, Bisce d’acqua, Ritratto di Emilie Flöge, Ritratto di Margaret Wittgenstein e due paesaggi: Parco e Schloss Kammer. Tranne questi ultimi, datati tra il 1909 e il 1910, il gruppo consiste di dipinti tutti realizzati tra il 1903 e il 1908, quasi a riprova del fatto che, in corrispondenza di questi anni di celebrità e di affermazione, l’artista attraversa una stasi creativa che si concluderà nel 1912 con l’elabo- razione di un nuovo stile decorativo, che sfalda la compatta struttura a mosaico e apre la nuova stagione dello “stile fiorito”. Tra il 1910 e il 1912, l’affermazione italiana corrispon- de perciò nella vita dell’artista ad anni di stanchezza, frequenti cure termali e viaggi forzati per un temperamento che stava davvero a proprio agio principalmente nel suo atelier viennese, tra gatti e modelle emaciate. IMP_Klimt.indd 22IMP_Klimt.indd 22 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 31. gustav klimt. passaggi in italia • 23 (20) Si tratta di La vieille Heaulmière; cfr. Alessandra Comini, Gustav Klimt, Welz, Salzburg 1975, p. 23. (21) Vittorio Pica, L’arte mondiale a Roma nel 1911, Istituto italiano di arti grafiche, Bergamo 1913, p. CIX; cfr. Giubilei 2012, p. 17. (22) Emilio Cecchi, L’occhio della colomba. Gustavo Klimt, in “Il Marzocco”, 14 maggio 1911, ristampato in Emilio Cecchi, Note d’arte a Valle Giulia, Nalato, Roma 1912, pp. 11-12. — Al dipinto Vita e morte di Klimt viene attribuita la medaglia d’oro ex aequo con Zuloaga e Szinyei Merse. Si tratta di un motivo che riprende il tema quattrocentesco della danza macabra, già presente nel pannello allegorico della Medicina, semplificandolo in una contrapposizione forse eccessivamente didascalica. È un’opera che Klimt, probabilmente insoddisfatto nonostante il premio, modificherà successivamente sostituendo il fondo oro con un colore verde-blu e rendendo meno rigide le figure. — Lo Stato italiano acquistò invece Le tre età della donna per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna (fig. 7), che ne conserva anche un disegno preparatorio. Si tratta di una tela quadrata appartenente al “periodo aureo”, dipinta nel 1905, allorché Klimt prende le distanze dal movimento della Secessione che nel 1897 l’aveva avuto fra i fondatori. Contie- ne il motivo della maternità fiorente a confronto con la vecchiaia, presente anche in Vita e morte all’interno del bozzolo-groviglio dell’umanità minacciata (fig. 8). Ma ora le figure fem- minili sono le sole protagoniste, a sintetizzare gioia, bellezza e lugubre disperazione: una giovane madre sognante e stilizzata con la sua bambina, quasi una Madonna secolarizzata, affiancata in audace contrasto con un nudo verista di vecchia di profilo, ispirato probabil- mente a una scultura di Rodin che Klimt aveva ammirato in mostra a Vienna nel 1901,20 con lo sterile ventre rigonfio e il volto nascosto dai capelli e dalla mano; racchiuse, entrambe le figure, in forme tubolari in cui si addensano differenti cascate di motivi decorativi astratti, nicchie colorate su un fondale di sfumature grigie e brune illuminate da un pulviscolo bian- co, che appare quasi come una parete dall’intonaco sbrecciato. Nella parte superiore una larga striscia nera, interrotta sul bordo sinistro, apre una sorta di abisso vuoto, di oscura voragine. Si tratta di un’interessante soluzione formale che sintetizza efficacemente, in una scansione modulare e astratta dello spazio, quel pessimismo cosmico che l’artista aveva già espresso nei celebri e discussi dipinti dell’Università. — Anche a Roma, come già a Venezia l’anno precedente, si levano voci discordi da parte della critica. Se Vittorio Pica, senza sbilanciarsi, conferma in sostanza il giudizio posi- tivo già espresso a Venezia,21 molto severo è il commento di Emilio Cecchi, che stigmatizza estetismo e simbolismi: “Si prova l’impressione, nell’abside che a Klimt è stata dedicata, di camminare in un lembo tutto fiorito (Il bacio), sommerso dalla foga di una primavera che irrompe sotto un cielo d’oro. Ma, a un tratto, ci si accorge di trovarsi in un cimitero (Vita e morte), per un sogghignare di teschi e qualche chiazza di macabri disfacimenti fra l’erba tutta stellata, sì che un diaccio funebre si mesce nell’aria colorata e festosa e la fa ragge- lare. Se non che, a un esame più attento, si vede che i teschi son di cartone e le anatomie di cera dipinta. Quest’arte che vuole essere pittura non è che vetreria e mosaico; vuole essere lirica immensa ed è ricamo, ed evoca le cose più grandi: la Morte, il Rimorso, l’Amo- re, tanto per trovare il pretesto di dire le più mediocri. È la pittura ricondotta nel caos”.22 — Una ripulsa che anticipa la lettura, che sarebbe prevalsa in Italia nei decenni successivi segnati dal disinteresse per l’intero Art Nouveau e le sue ramificazioni, di un Klimt creatore ambizioso di artificiosi paraventi decorativi a riparo del tramonto dell’im- pero austriaco, un autore di ispirazione più passatista e decadente che contemporanea. Se ne enfatizzerà la componente morbosa, sottolineata anche nel necrologio che Federico IMP_Klimt.indd 23IMP_Klimt.indd 23 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 32. 24 • Eva di stefano IMP_Klimt.indd 24IMP_Klimt.indd 24 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 33. gustav klimt. passaggi in italia • 25 fig. 7 Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Balestra, amico di D’Annunzio e Wildt, scrive in tempo di guerra su “Emporium”, pur espri- mendo un generale giudizio positivo sull’eclettismo decorativo: “Sembra che aria di clinica si respiri nella sua pittura”.23 — L’eco del duro giudizio di Cecchi risuonerà a lungo nella cultura italiana, che nelle sue componenti più avanzate e rigorose accoglie come propria la polemica condanna di Adolf Loos dell’ornamento e del panestetismo secessionisti: “Nauseabonde mode di de- cadente decorativismo”, scrive infatti nel 1950, a proposito di Klimt, Bruno Zevi nella sua Storia dell’architettura, in cui riconosce invece il valore e l’influenza di architetti secessio- nisti come Olbrich e Hoffmann.24 fig. 8 Gustav Klimt, Vita e morte, 1908-11. Vienna, Leopold Museum. (23) Federico Balestra, Gustavo Klimt, in “Emporium” XLVIII, n. 285, 1918, p. 165. IMP_Klimt.indd 25IMP_Klimt.indd 25 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 34. 26 • Eva di stefano (24) Bruno Zevi, Storia dell’architettura moderna, Einaudi, Torino 1950, p. 94. (25) Attilio Podestà, XXIX Biennale. Italiani e stranieri, in “Emporium”, CXXVIII, n. 766, 1958, p. 157. (26) Ibidem, p. 158. (27) Roberto Salvini, Appunti su Modigliani, in “Emporium”, CXXVII, n. 757, 1958, pp. 6-7. (28) Il volume Il liberty in Italia di Rossana Bossaglia è del 1968 (Il Saggiatore, Milano). (29) Così in Hermann Broch, Hofmannsthal e il suo tempo, saggio tradotto in italiano nel 1965 (in Hermann Broch, Poesia e conoscenza, Lerici, Cosenza 1965, pp. 61-218). (30) Cfr. Jean Clair, Le nu et la norme. Klimt et Picasso en 1907, Gallimard, Paris 1988. (31) Paolo Portoghesi, Venezia-Vienna, in Le arti a Vienna, Edizioni La Biennale e Mazzotta, Milano 1984, p. 11. (32) Vienne 1880-1938: L’apocalypse joyeuse (Parigi, Centre Pompidou, 1986), a cura di Jean Clair; Vienna 1900. Art, Architecture & Design (New York, Museum od Modern Art, 1986) a cura di Kirk Varnedoe. Ritorno a Venezia — Per più di mezzo secolo l’opera di Klimt naviga al buio, marchiata di decadenti- smo e confinata nella marginalizzazione della cultura austriaca dopo la Prima guerra mon- diale. Anche la bibliografia e gli studi rimangono entro i confini dell’Austria, relegando l’artista al ruolo di gloria locale, per quanto fosse evidente a un’analisi più attenta che quell’arte sofisticata di asimmetrici equilibri e tutta costruita sui contrasti non solo conden- sava in modo mirabile la cultura del suo tempo, ma conteneva istanze che andavano oltre. — Nel 1958, a quarant’anni dalla scomparsa, si tenta già una prima rivalutazione di quello che ormai viene considerato addirittura “un falso profeta”25 presentando di nuovo una sua mostra nel padiglione austriaco alla Biennale di Venezia, là dove Klimt aveva ri- scosso a suo tempo il suo maggiore successo. Forse la compresenza in quella Biennale di una retrospettiva di Braque e di autori come Kandinskij e Wols consente all’acuto cronista di “Emporium” di intuire nelle “microstrutture” decorative non più un estenuato elemen- to passatista, bensì un’inventiva formale moderna, anzi quasi una segreta anticipazione dell’astrattismo: “I quadri di Klimt dovevano avere una reale anche se taciuta influenza su movimenti come il surrealismo e l’astrattismo, che non ne compresero la forza inventiva e la reale fantasia figurativa”.26 — Nell’occasione, lo storico dell’arte Roberto Salvini rintraccia l’influenza del li- nearismo klimtiano anche in Modigliani: “Dipinti, riprodottissimi allora in riviste di larga diffusione, come Danae, Bisce d’acqua, Le tre età di Gustav Klimt, incisioni e disegni dello stesso Klimt e di altri secessionisti, capitarono spesso sotto gli occhi di Modigliani. L’am- piezza della volata melodica nei nudi di Modigliani sembra appunto avere la sua premessa nello svolazzo lineare di una Danae klimtiana” (fig. 9).27 — I tempi però non sono ancora del tutto maturi per incrinare il pregiudizio este- tico nei confronti del gusto Liberty e Jugendstil. È solo nel decennio successivo, gli anni Sessanta, che prendono avvio gli studi critici sul Liberty in Italia28 e per conseguenza una nuova prospettiva e una rivalutazione complessiva della stagione modernista, che vedrà anche negli anni Settanta intensificarsi pubblicazioni e mostre, da Milano a Palermo. — D’altra parte, questa diversa attenzione critica procede di pari passo con la ri- scoperta in altri ambiti della ricca e anticipatrice cultura danubiana prima della caduta dell’impero: nasce il cosiddetto “mito asburgico”, dal titolo del fortunato saggio di Clau- dio Magris uscito nel 1963, e vengono divulgate suggestive definizioni del periodo, come “gaia apocalisse”.29 Si inizia così a comprendere la densità di una cultura contrassegnata dalla melanconica coscienza di vivere su un terreno pieno di crepe, che anticipa problema- tiche che troveranno il loro pieno sviluppo soltanto molto tempo dopo. Questa singolare combinazione, nella finis Austriae, tra “l’età d’oro della sicurezza borghese” (Zweig) e “il terreno di prova per la distruzione del mondo” (Kraus) diventa perfino un affascinante luogo comune. — L’acquisito fascino culturale si combinerà con il tramonto dell’estetica razionali- sta e l’attestarsi delle meno austere lenti del post-moderno, che cambiano completamente la prospettiva sull’eclettismo decorativo. Entra in crisi l’interpretazione a senso unico della modernità come distruzione progressiva dei codici, e la storia non più univoca della cultura visiva si amplia accogliendo coesistenze e antagonismi apparenti: infine Klimt e Picasso, non più incompatibili, cominciano ad abitare sullo stesso pianeta.30 IMP_Klimt.indd 26IMP_Klimt.indd 26 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 35. gustav klimt. passaggi in italia • 27 (33) La nuova attenzione critica degli anni Ottanta per Klimt trova anche riscontro nelle mostre di suoi disegni organizzate da Serge Sabarsky (Milano, 1983 e 1984), nella traduzione di diversi testi sull’artista e nella pubblicazione della prima monografia italiana a lui dedicata: Eva di Stefano, Il complesso di Salomè. La donna, l’amore e la morte nella pittura di Klimt, Sellerio, Palermo 1985. Fino ad allora l’unico repertorio in Italia era uscito nella benemerita collana dei “Classici dell’arte Rizzoli”: Johannes Dobai, Sergio Coradeschi (a cura di), L’opera completa di Klimt, Rizzoli, Milano 1978. (34) Gigi Scarpa, Gallerie italiane d’arte moderna. La Galleria di Venezia, in “Emporium”, XCIV, 561, 1941, p. 107. (35) Portoghesi 1984, p. 18. — La rinnovata fortuna internazionale parte da questa combinazione di fattori, da questa svolta del gusto e dalla Biennale di Venezia del 1984, che con la grande mostra plu- ridisciplinare dedicata a “Le arti a Vienna” restituisce centralità critica al movimento della Secessione e dunque al suo protagonista. Diversamente dal passato, la cultura viennese viene ora ritenuta anticipatrice: “Crogiuolo di ogni sorta di esperienze di ricerca e […] im- magine sintetica, di incredibile intensità, di ciò che il nostro secolo avrebbe prodotto nelle oscillazioni del suo ritmo vitale”.31 — Ancora una volta, perciò, è Venezia a offrire a Klimt e ai suoi sodali una platea internazionale fuori dei confini dell’Austria. All’esposizione veneziana seguiranno le prime grandi mostre a Parigi e New York;32 tutte occasioni per scoprire infine come la poetica klimtiana fosse in perfetta sintonia con l’elaborazione coeva, sempre a Vienna, dei principi fondatori della moderna disciplina della storia dell’arte attorno a von Schlosser, Riegl, Wickhoff. Allora fu abolita la vecchia distinzione tra arti maggiori e minori e si mise a punto un metodo scientifico per studiare la vita delle forme, ampliando la nozione del concetto di “artistico”. — Le fascinose sirene di Klimt riprendono a viaggiare, recuperando un’attrattiva crescente, non più come muse del “mondo di ieri”, ovvero della nostalgia per un modello socio-culturale disgregatosi con la Prima guerra mondiale, ma come polene di un’ipotesi di “transizione morbida” al XX secolo di contro all’attestarsi di un’estetica dell’ansia. Un’op- zione che si fa di nuovo interessante in quegli anni in cui ci si trova di nuovo in prossimità della fine di un secolo e in un’ epoca sfuggente e perigliosa di grandi mutamenti.33 Inoltre ad attrarre, ancora oggi, lo sguardo contemporaneo sincretista è la capacità trasversale di addizionare e fondere motivi e calligrafie diversi, tratti da epoche e luoghi distanti: Micene e Bisanzio, fregi egiziani e stampe giapponesi, in un puzzle che azzera il tempo lineare, sostituito dal tempo spiralico e dalla somma dei luoghi della mente. — Infine, la Salomè di Venezia non rappresenta più un anacronismo da tenere in soffitta, bensì piuttosto l’invenzione di una nuova misura della bellezza: una bellezza mo- derna, sottile e nervosa, anticlassica e antiaccademica, che non elude l’ansia ma la control- la attraverso bidimensionalità e flessioni di ornato disseminate di elementi simbolici come un linguaggio cifrato, creando un innesto inedito e inimitabile tra illusionismo figurativo e astrazione. Se ancora nel 1941, in un tempo di contrapposizioni nette, quest’opera veniva contrassegnata dal recensore come “sorpassata, significativa di un momento della moda del decadentismo”,34 a distanza di quaranta e più anni ci si rende conto che una lettura di Klimt come mero paravento del tramonto della Mitteleuropa è semplificatoria e limitativa. Vale ancora oggi quanto scriveva Paolo Portoghesi nel catalogo della Biennale del 1984: “Per noi, oggi, di fronte alla crisi delle ideologie totalizzanti, dei sistemi organici di pen- siero, è più facile riconoscere l’ipotesi viennese in tutta la sua tragica grandezza e sentirla persino vicina, non come presentimento di morte ma come argomento di speranza”.35 fig. 9 Confronto tra Serpenti d’acqua (1904) di Gustav Klimt e Nudo disteso (1917) di Amedeo Modigliani, in “Emporium”, CXXVII, n. 757, 1958, p. 7. IMP_Klimt.indd 27IMP_Klimt.indd 27 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 36. IMP_Klimt.indd 28IMP_Klimt.indd 28 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 37. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 29 — Emilie Louise Flöge (1874-1952) era la quarta figlia di Hermann Flöge (1837-1897), maestro tornitore e fabbricante di pipe in schiuma di mare, e apprese dapprima il mestie- re di sarta; in seguito divenne creatrice di moda e il 1° luglio 1904, insieme alle sorelle Helene Anna Klimt e Pauline Magdalena Flöge, aprì l’atelier “Sorelle Flöge” in Mariahilfer Straße 1/B (“Casa Piccola”).1 In questo atelier, progettato da Josef Hoffmann e Koloman Moser, essa presentava modelli ispirati alle idee degli artisti della Wiener Werkstätte. Due volte all’anno si recava a Londra e a Parigi per informarsi delle tendenze più attuali, per esempio presso Gabrielle Bonheur Chanel (Coco Chanel). Nel momento di massimo splendore, aveva alle proprie dipendenze un’ottantina di lavoranti e dettava la moda al- la buona società viennese; tuttavia, con l’annessione dell’Austria al Reich tedesco Emilie Flöge perse la sua migliore clientela. Costretta a chiudere l’atelier, continuò a lavorare a domicilio nel suo appartamento in Ungargasse 39. — Molto probabilmente, il contatto tra Emilie Flöge e Gustav Klimt ebbe luogo attraverso Ernst, fratello di Gustav. Altrettanto probabilmente, Ernst Klimt aveva cono- sciuto Helene (1871-1936), sorella di Emilie, solo nel 1891: in quello stesso anno i due si sposarono, e il 28 luglio 1892 Helene mise al mondo una bambina, che venne chiamata Helene Emilie. Il primo documento artistico ad attestare che Gustav conosceva Emilie è un suo pastello del 1891 che la ritrae diciottenne (fig. 1); Gustav lo fece montare in una cornice dorata e dipinta con fiori di ciliegio. Il fatto che anche Ernst Klimt eseguì un ri- tratto a pastello di Helene Flöge (cat. 7) fa pensare che i fratelli Klimt avessero invitato le sorelle Flöge a posare per loro contemporaneamente. A causa della prematura morte di Ernst, il 9 dicembre 1892, nel gennaio 1893 il tribunale del distretto di Neubau nominò Gustav tutore della nipote Helene Emilie. I contatti con Emilie, inizialmente saltuari, si intensificarono progressivamente appunto a causa della tutela della nipote, di cui Emilie era la madrina. In un dipinto da cavalletto iniziato probabilmente nel 1891, in cui Ernst Klimt copiò l’affresco dell’“Improvvisazione” eseguito nel 1887-88 per il soffitto del Burg- theater, egli e più tardi anche Gustav (che portò a termine quel dipinto nel 1892, dopo la morte del fratello) inserirono, oltre a quelle delle proprie sorelle, anche le figure delle sorelle Flöge (fig. 2). — Il ritrovamento, avvenuto nel 1983, e la parziale pubblicazione della corrispon- denza dal lascito di Emilie Flöge2 furono salutati come una grande scoperta:3 la si deve allo storico dell’arte e antiquario Wolfgang G. Fischer, il quale nel 1987 rese noti i risultati delle sue ricerche nel volume Gustav Klimt und Emilie Flöge. Genie und Talent, Freund- schaft und Besessenheit (Gustav Klimt ed Emilie Flöge. Genio e talento, amicizia e os- sessione).4 Due anni dopo, lo Historisches Museum der Stadt Wien (oggi Wien Museum) agnes husslein-arco alfred weidinger (1) Secondo l’indirizzario generale di Vienna redatto da Adolph Lehmann, 1905, vol. I, alla voce “Aziende protocollate”, p. 387 (http://www.digital. wienbibliothek.at/nav/ classification/2609). (2) Cfr. Wolfgang Georg Fischer, Liebe Emilie! Klimt schreibt an Emilie Flöge, in Tobias G. Natter, Franz Smola, Peter Weinhäupl (a cura di), Klimt persönlich. Bilder - Briefe - Einblicke, catalogo della mostra (Vienna, Leopold Museum, 2012), Wien 2012, pp. 16-59. (3) Wolfgang G. Fischer, Gustav Klimt und Emilie Flöge. Aspekte des neuentdeckten Nachlasses, in “Alte und moderne Kunst”, 1982, a. XXVIII, n. 186-187, pp. 8-14. fig. 1 Gustav Klimt, Ritratto di Emilie Flöge, 1891. Collezione privata. cara emilia! lettere (d’amore) di gustav klimt a emilie flöge, 1895-1899 IMP_Klimt.indd 29IMP_Klimt.indd 29 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 38. 30 • agnes husslein-arco E alfred weidinger decise di esporre il lascito di Emilie Flöge nella Hermesvilla, dando alle stampe, col titolo Emilie Flöge und Gustav Klimt. Doppelporträt in Ideallandschaft (Emilie Flöge e Gustav Klimt. Doppio ritratto in un paesaggio ideale), un piccolo catalogo in cui tale lascito ve- niva pubblicato per la prima volta.5 Il volume di Wolfgang G. Fischer e il catalogo dello Historisches Museum der Stadt Wien restano riferimenti fondamentali sia per quanto ri- guarda la figura di Emilie Flöge, sia per la natura dei rapporti tra lei e Gustav Klimt, che probabilmente non si potrà mai chiarire del tutto. Le circa quattrocento missive di Gustav a Emilie (lettere, cartoline, telegrammi, biglietti) hanno permesso agli studiosi di colmare determinate lacune; tuttavia, tale corrispondenza non fornisce riferimenti precisi sull’e- sistenza di un rapporto amoroso tra i due. — Tanto più sorprendente, nel 2000, è stata l’apparizione sul mercato dell’arte di una lettera fino a quel momento sconosciuta di Gustav Klimt alla ventiduenne Emilie Flöge, datata 3 giugno 1897, che fu acquistata dal collezionista Rudolf Leopold; essa contiene qualche primo indizio, soprattutto in virtù di uno schizzo inequivocabile, di una liaison tra i due, desiderata quanto meno da Gustav. Hansjörg Krug vi ha riconosciuto la prova sufficiente di un’effettiva relazione amorosa tra Klimt ed Emilie.6 Nel frattempo, con l’eccezione di acquisti sporadici da parte di singoli collezionisti privati, il 6 ottobre 1999 l’Österreichische Nationalbibliothek e Rudolf Leopold hanno acquisito, all’asta “Gu- stav Klimt & Emilie Flöge - Artist & Muse” (Sotheby’s, Londra), una metà ciascuno degli straordinari scritti di Gustav Klimt dal lascito di Emilie Flöge. Nel 2012, in occasione della mostra “Klimt persönlich”, il Leopold Museum ha riunito una gran parte delle lettere e delle cartoline dell’artista, pubblicandone in un volume illustrato ogni singola pagina.7 fig. 2 Ernst e Gustav Klimt, Il personaggio di Hanswurst sul podio delle improvvisazioni a Rothenburg ob der Tauber, 1891-92, particolare. Collezione privata. All’estrema sinistra e all’estrema destra, Johanna e Anna Klimt; dietro Hanswurst, Pauline Flöge; in primo piano, vestite di bianco, Klara e Hermine Klimt; alle loro spalle, in primo piano, Helene Klimt; a sinistra e a destra dell’uomo col cappello ai piedi del podio, Barbara ed Emilie Flöge. (4) Wolfgang G. Fischer, Gustav Klimt und Emilie Flöge. Genie und Talent, Freundschaft und Besessenheit, Wien 1987. (5) Emilie Flöge und Gustav Klimt. Doppelporträt in Ideallandschaft, catalogo della mostra (Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien, Hermes-Villa, 1988-1989), Wien 1988. (6) Hansjörg Krug, Liebe Midi. Ein Liebesbrief Gustav Klimts, in “Parnass”, 2000, a. XX, numero speciale 17 (Gustav Klimt), pp. 104 s. IMP_Klimt.indd 30IMP_Klimt.indd 30 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 39. — Come è stato rivelato solo da poco, la succitata “lettera d’amore” a Emilie Flöge a quanto pare faceva parte di una serie di lettere che, all’epoca, erano state evi- dentemente tenute riservate e non erano state pubblicate. Nella cartella che le contiene è compreso anche un ferrotipo del 1899 circa con l’immagine di Gustav Klimt ed Emilie Flöge (cat. 125). Queste lettere (sette in totale), che sono rimaste ignote al pubblico fino al 2012 (fig. 4), documentano il corteggiamento di Klimt nei confronti della Flöge e anche, indirettamente, la reazione di lei. Si tratta delle lettere di gran lunga più corpose che Klimt abbia mai scritto alla “donna della sua vita”. — A prescindere da un carnet di ballo con un disegno molto intimo e una poesia del 16 febbraio 1895, appartenente alla stessa raccolta (fig. 3 e cat. 126), la corrispondenza che qui presentiamo ha inizio con una lettera del 18 novembre 1895 (in assoluto il primo documento postale del rapporto tra Klimt e la Flöge) e si conclude il 27 aprile 1899 con un resoconto di viaggio da Firenze. Stando ai diari dell’interessata, appunto a Firenze Klimt si innamorò, ricambiato, della diciannovenne Alma Schindler (poi coniugata Mahler), figliastra di Carl Moll, e iniziò con lei una relazione che pochi giorni dopo, a Venezia, ven- ne scoperta e ufficialmente dichiarata conclusa.8 Per comprendere la complessità dell’u- niverso emotivo di Klimt e il suo irrefrenabile desiderio di unione fisica, si consideri che, durante quel viaggio in Italia, Maria Ucicky (1880-1928) era incinta di lui; il bambino nacque il 6 luglio 1899 e venne chiamato Gustav, come il padre. Nel frattempo Klimt intratteneva una relazione intima con Marie Zimmermann (1879-1975), la quale, anch’essa incinta di lui all’epoca del viaggio in Italia, partorì un altro Gustav qualche mese dopo, il 1° settembre 1899.9 Sicuramente colui che a quel tempo era il più intimo confidente di Klimt, ovvero Carl Moll, sapeva di queste gravidanze e pensò bene di proteggere la propria figliastra. — Il rapporto tra Klimt ed Emilie Flöge, all’inizio decisamente appassionato, come testimoniano queste lettere, in seguito si raffreddò a causa degli avvenimenti connessi al viaggio di Klimt in Italia del 1899, che non rimasero ignoti a Emilie. Se Gustav conclu- deva la lettera dell’11 maggio 1896 con queste parole appassionate: “Ti bacio con affet- to e profondamente e a lungo, a lungo”, il 27 aprile 1899, da Venezia, si accontentava di un semplice “Cari saluti e un bacio”. In seguito non le scrisse più lettere di varie pagine, limitandosi per lo più a cartoline con brevi informazioni; in compenso iniziò un’intensa corrispondenza con la già citata Marie Zimmermann, che ebbe termine nel 1903. fig. 3 Carnet di ballo dell’Associazione dei cittadini viennesi originari del Vorarlberg di proprietà di Emilie Flöge, 16 febbraio 1895. Collezione privata. Nel carnet di ballo rilegato (cm 7 x 5,2) con sequenza delle danze già predisposta: annotazione di pugno di Gustav Klimt per la quadriglia e disegno di sua mano seguito da una poesia scritta a matita (nella penultima pagina): “È duro il non amare duro è l’amare ancor. Più duro poi mi pare il non goder d’amor. Anacreonte Nessuno lo sa meglio di GUSTAV l’asino”. Si veda cat. 126. (7) Sandra Tretter, Birgit Summerauer, Korrespondenz von Klimt an Emilie Flöge 1897-1917, in Klimt persönlich 2012, pp. 306-409. (8) Cfr. tra l’altro una lettera di Klimt a Carl Moll del 19 maggio 1899, lunga dieci pagine, in cui l’artista si scusa per la propria condotta. Helene Sonnleitner, Ein Traumgebilde von einem Mann, in Mizzi Zimmermann, Gustav Klimt und die Josefstadt, catalogo della mostra (Vienna, Bezirksmuseum Josefstadt, 2007-2008), Wien 2007, p. 4. (9) Per Maria Zimmermann cfr. tra l’altro Mizzi Zimmermann 2007. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 31 IMP_Klimt.indd 31IMP_Klimt.indd 31 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 40. 32 • agnes husslein-arco E alfred weidinger IMP_Klimt.indd 32IMP_Klimt.indd 32 20/02/14 15.2920/02/14 15.29
  • 41. All’Illustrissima Signorina Emilie Nickl1 Ufficio postale del VII Distretto, Zieglergasse, Vienna, fermo posta Praga 18 novembre 1895 Cara Emilie! Toi, ma gazelle, ma mignonne Toi, plus douce que l’eau du ciel. Solo oggi, lunedì, mi metto a scrivere. Una dolce amabile fanciulla cammina lungo una strada che mi è ben nota, oggi non mi vede, ma spero che pensi a me, che pensi a me con amore – almeno un poco. Io nel frattempo scrivo queste righe – un breve resoconto, non un’ardente lettera d’amore e di delizie come forse ogni fanciulla dovrebbe ricevere almeno una volta nella vita. Quasi non sarebbe nemmeno necessaria la fatica di tenerla segreta, quasi quasi potrebbe leggerla chiunque, solo per alcune parole non è possibile, ma quelle parole, appunto, non le volevo togliere. Midi cara, la penna di cui dispongo è cattiva, è troppo molle per me, mi innervosisce, speriamo che tu possa leggere almeno buona parte di questa mia. Non posso scriver- ti troppo, altrimenti ne sapresti più degli altri in anticipo e ti potresti tradire. Sii cauta. Mia bella, adorabile Miderl. Come sai, sono partito sabato alle dieci e mezza, seconda classe, una persona e io nello scompartimento, di più non ne volevo – la circostanza mi- gliore per un’avventura. Oltre a me c’era solo un piccolo ebreo grassoccio e io, e, per es- sere sincero, proprio non lo avrei voluto come compagno di viaggio; si è addormentato subito e ha russato fino a Praga. Anch’io ho dormito abbastanza bene, almeno la prima metà della notte; dalle quattro in poi di dormire non c’è stato più verso, ma comunque ho sonnecchiato fino alle sette e mezza, l’ora dell’arrivo a Praga. Verso la fine del viaggio ho fatto una breve chiacchierata con l’ebreo, che nel frattempo si era svegliato anche lui – fumava una sigaretta nel corridoio – e gli ho chiesto se poteva consigliarmi un albergo a Praga, dato che a quanto pare conosceva bene la città: mi ha indicato l’Hotel Erzherzog Stefan. Ho preso una vettura di piazza e mi ci sono fatto portare. È un posto simpatico, la camera è bella, con vista sulla strada, quanto costa ancora non lo so. Mi sono lavato, messo in ghingheri, ho fatto velocemente colazione, non mi sono più coricato e sono an- dato subito fuori a vedermi Praga! Je suis charmé de cette ville (di questa città) c’est un tableau ravissant! È davvero una bella città, una delle più belle che mi sia mai capitato di vedere, benché una fitta nebbia autunnale guastasse pesantemente il quadro. Già solo per la bella veduta avrei voluto averti al mio fianco, mia bella Midi, perché conosco da tempo, e con piacere, la tua sensibilità a simili immagini – però queste sensazioni non devi esprimerle apertamente, perchè saresti facilmente presa subito in giro, mentre a un pittore si perdona questo e molto altro, ci considerano dei matti tranquilli e innocui. Lascia che l’incontaminata, sublime, imperscrutabile Madre Natura e la sua affascinante figlia, l’Arte, ti entusiasmino, ti esaltino, ti rendano felice e ti distolgano dalla quotidia- nità, lasciale agire potentemente su di te, come si usa dire, ma non dirlo troppo forte agli altri, se non vuoi attirarti il loro scherno. – Ma torniamo a Praga – se esulo dal mio resoconto e mi dilungo troppo, rischio che questa lettera arrivi troppo tardi a Vienna e non vorrei che tu andassi all’ufficio postale per niente – ho dimenticato di dirti che devi aspettare la lettera indirizzata a voi tutti a casa, poiché se le imposto contemporanea- mente, devono arrivare contemporaneamente a Vienna, e se arriva la prima a casa saprai che è arrivata anche questa – dunque ho vagabondato per la città, avevo ancora due ore —Lettera 1 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 18 novembre 1895 Inchiostro di china nero su carta 3 fogli di carta da lettera (piegati): 17,6 x 22,6 cm (2 fogli), 17,6 x 11,2 cm (1 foglio) Busta: 9,2 x 12 cm, timbro postale: Praga 18.11.95, Vienna 19.11.95 Collezione privata (NdT) Le lettere di Klimt sono scritte di getto, praticamente senza punteggiatura e con molti errori di ortografia e di sintassi, e in alcuni punti sono così ellittiche da apparire sibilline. Nella traduzione si è cercato di mantenerne lo stile colloquiale e il ritmo un po’ affannoso, ma si è badato a renderle comprensibli e di lettura scorrevole. Per quanto riguarda le citazioni e le interpolazioni in francese, sono state trascritte così come si presentano negli originali. (1) Gustav Klimt inviò questa lettera fermo posta a un ufficio postale di Vienna, servendosi discretamente di uno pseudonimo per Emilie Flöge. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 33 IMP_Klimt.indd 33IMP_Klimt.indd 33 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 42. 34 • agnes husslein-arco E alfred weidinger prima della riunione e ho sbagliato strada varie volte nonostante la mappa, dato che la città è grande, ho cercato anche, strada facendo, il Palazzo Clam-Gallas2 e l’ho pure trovato; ho riattraversato il Ponte Carlo con le sue statue fino al Castello, alla Hofburg, al Duomo di san Vito – era da molto tempo che desideravo vederlo, e ne sono rimasto sommamente soddisfatto. L’ora della riunione si avvicinava – così ho fatto dietrofront e mi sono diretto al Palazzo Clam-Gallas, in Lustgasse 20, un edificio spaventosamente cupo. Le stanze della Socie- tà sono al secondo piano.3 Sono stato accolto con la massima cordialità dal segretario e dal presidente dell’Associazione, ma, ahimè, che mal di pancia! Quanto la città mi ha affascinato, tanto lì è avvenuto il contrario. La commissione mi ha fatto pena, siamo qui per nulla – mi è parso – avremmo dovuto creare qualcosa di accettabile dalla m., come è possibile? Al momento la commissione mi è apparsa ridicola. Il presidente della Società mi ha fatto pena. È un signore sommamente gentile e amabile, idealista fino al midollo, purtroppo anche filosemita. Mi è dispiaciuto che i lodevoli sforzi della Società da lui pre- sieduta siano così mal ricompensati; così poco, di arte vera e propria in pratica nulla. A me la faccenda non interessa più, inoltre è stata una cosa tremendamente pesante, siamo rimasti in riunione dalle 11 alle 2, passando da un tema all’altro, poi una pausa pranzo fino alle 5, poi avanti di nuovo fino alle 7. A questo punto eravamo proprio sfiniti. Non è stato assegnato nessuno dei due primi premi, solo due secondi premi. Uno dei due è andato a un mio conoscente. Per il momento l’esecuzione non è stata affidata a nessuno. Invito a una cenetta da parte del Presidente, poi alle dieci e mezza di nuovo a letto, nuo- vo giorno. Dormito bene fino alle otto e mezza. Oggi è una giornata assolutamente tetra, piove a dirotto, non sono uscito ma sono rimasto qui a scrivere, è buio e fa freddo, mi si irrigidiscono le dita, tra poco devo concludere, è già passato mezzogiorno e mezzo, devo scrivere ancora due righe a voi tutti e a mia madre e poi vado a mangiare. Cara dolce Miderl, mia bella Mitz, ancora due parole a proposito delle ragazze del posto; qui ci sono ragazze davvero molto carine ma il tuo timore che mi trattengano qui più a lungo è assurdo e senza fondamento. Non ho alcuna occasione di entrare in contatto con loro, non le vedo nemmeno, e neppure per caso – inoltre torno volentieri, molto volen- tieri a Vienna. Oggi voglio andare a divertirmi al Prater boemo. Forse lì mi aspetta una bella boema – vero Midi? Non hai più paura – o ce l’hai ancora? Domani, martedì, torne- rò a casa con il treno più veloce. Non verrò però da voi il giorno stesso perché arriverò troppo tardi; verrò mercoledì. Spero di vederti la mattina alle 9 e mezza. Me ne rallegro già – anche tu? Sii cauta, piccola, e non chiacchierare troppo: non sai nulla di più di quel- lo che è scritto nell’altra lettera. A presto, cuore mio, ti bacio profondamente con il pensiero e mi rallegro di cuore al pensiero di rivederti Gustav. (2) Nel 1707 Johann Wenzel von Gallas, viceré di Napoli, incaricò l’architetto Johann Bernhard Fischer von Erlach di progettare ed erigere una residenza in città. Il Palazzo Clam-Gallas a Praga, Husova 20, era sede della Società per la promozione della scienza, dell’arte e della letteratura tedesche in Boemia. (3) Si tratta della Società per la promozione della scienza, dell’arte e della letteratura tedesche in Boemia, fondata nel 1890. I membri di questa Società erano eminenti personalità della vita scientifica e culturale dei Länder cechi, per esempio artisti e docenti dell’Università Tedesca di Praga. IMP_Klimt.indd 34IMP_Klimt.indd 34 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 43. All’Illustrissima Signorina Helene Nickl4 Vienna fermo posta Ufficio postale del VII Distretto Zieglergasse Lunedì Praga 11. V. 1896 Cara Midschi! Soit-moi fidèle ma belle amie que j’aime Soit-moi fidèle mon (cœur) trésor, ma vie. Di nuovo il penoso francese5 e alla mia bella Miderl piace così poco, mais il est faut bien. Solo poche righe ma gazelle, tu sei naturellement la prima alla quale scrivo, devo scrive- re in caratteri piccoli e delicati perché ho a disposizione solo tre fogli, il che fa 3 lettere a Miderl, a mamma e a Helene. Ieri, domenica, mi è stato impossibile scrivere. Forse ri- ceverai questa lettera non prima di mercoledì e allora la andremo a prendere insieme, avrei voluto essere di ritorno già oggi lunedì e invece devo restare qui fino a martedì, ci rivedremo mercoledì alle 10 e mezza, spero che tu ne sia contenta quanto me, n’est ce pas ma cheri? Segue un breve ma assolutamente veritiero resoconto di come ho trascor- so le mie giornate da quando sono partito da Vienna. Dopo che la mia nipotina (petite nièce) Lentschi6 mi ha portato la vettura con il cocchiere un po’ brillo siamo partiti. Il rapido avrebbe dovuto partire alle 3 e 5 ma non è stato così, dal 1° maggio è cambiato l’orario heureusement plus tard alle 3 e 40, si deve sempre consultare il controllore più giovane, il libro naturellement, per essere sicuri di non essersi per caso sbagliati. Natu- ralmente i miei compagni di viaggio non erano di mio massimo gradimento – una coppia di anziani viennesi, un giovane membro ceco del Consiglio Imperiale, una ragazza boema dalla parlata alquanto aspra che aveva l’aria di aver viaggiato molto, sua madre et moi- même. Come vedi nulla di importante, devo proprio pensare ai tempi passati e ricorda- re con rimpianto e nostalgia un altro viaggio, che ho fatto l’estate scorsa verso la Stiria, da solo, con una bella bimba.7 – Forse intuisci e indovini quale. – Andiamo avanti! Dopo aver “studiato” attentamente la compagnia, sono passato a osservare la mia cara Madre Natura, la prima vera giornata di maggio con un bel sole e prati ridenti “come sorride la riva del fiume, quando maggio si risveglia” e il viaggio è stato bello e il pittore ha avu- to la sua soddisfazione ed è rimasto per quasi due ore commosso dallo splendore della natura ridestata e dolcemente confortato. Poi avanti nella notte fino a Praga, all’Hotel Stefan dalle cento torri8 e via, a letto! Ho sognato il mio giardino, tutto secco e avviz- zito, orribile a vedersi – che cosa vorrà mai significare questo sogno con questi aromi appassiti. – Sveglia di buon’ora, piccola passeggiata, monotona riunione, esito piuttosto soddisfacente, finito a mezzogiorno e mezzo. Intanto che cosa ha fatto la mia bella Midi? Spero che abbia pensato spesso a me. Dev’essere così. – Ahimè! Mi resta solo una fac- ciata. Devo essere breve e sperare che basti. Dopo la riunione ho ricevuto un invito da parte del Prof. Groll9 della Kunstgewerbeschule di Vienna a pranzare da suo cognato, “Perché deve starsene da solo?”, mi ha detto e ho accettato. Una casa di persone colte, il cognato è professore all’Università tedesca di Praga, un bell’uomo alto, silenzioso, ma molto gentile e simpatico, sono stato ricevuto con la massima cordialità da una graziosa signora relativamente giovane, alta, bionda, vivace, loquace e piena di spirito, del tipo che ci vuole per interessarmi, una bella bambina bionda che mi è piaciuta molto – ma non ha ancora compiuto sette anni, quindi solo il pittore è a rischio – dopo pranzo gita con tutta la compagnia all’antico Castello di Karlstein, la sera cena per 4 persone offerta dal Presidente della Società per la promozione etc. etc. Tre professori e io. – Che cosa ha fatto nel frattempo la bella Midi? Spero che abbia pensato spesso a me. Avrei volu- to scrivere molte cose ancora e dirne almeno altrettante, ma tempo e foglio sono finiti. Ti bacio con affetto e profondamente e a lungo, a lungo – GUSTAV. —Lettera 2 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 11 maggio 1896 Inchiostro di china nero su carta Foglio di carta da lettera (piegato): 17,8 x 22,6 cm Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale: Praga 13.5.96, Vienna 14.5.96 Collezione privata (4) Gustav Klimt inviò questa lettera fermo posta a un ufficio postale di Vienna, servendosi discretamente di uno pseudonimo per Emilie Flöge. (5) Klimt allude alle lezioni di francese da lui frequentate insieme a Emilie Flöge a partire dal 1896. (6) Helene (Lentschi) era la nipote di Klimt, figlia di suo fratello Ernst, morto nel 1892. Viveva con i Flöge a Vienna. (7) Presumibilmente Gustav Klimt allude a un viaggio intrapreso nel 1895 insieme ad alcuni membri della famiglia Flöge a Langenwang, in Stiria, dove la compagnia trascorreva l’estate. (8) Si tratta dell’Hotel Erzherzog Stefan. L’hotel praghese era stato raccomandato a Klimt l’anno prima da un compagno di viaggio durante il suo viaggio a Praga. (9) Andreas Groll era figlio del fotografo Andreas Groll. Dopo la formazione scolastica, studiò all’Akademie der bildenden Künste di Vienna. Dal 1887 fu professore alla Kunstgewerbeschule dell’Österreichisches Museum für Kunst und Industrie di Vienna. Insegnava disegno di nudo ed era considerato un maestro eccezionale. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 35 IMP_Klimt.indd 35IMP_Klimt.indd 35 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 44. 36 • agnes husslein-arco E alfred weidinger All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge Langenwang10 presso Sig. Schimmel Stiria Vienna giovedì 20./VIII. 96 Cara Emilie! Nei flutti cristallini del torrente Mina lavavo il mio vestito. Ma la manica dell’abito, ahimè, è stata ribattezzata con le lacrime!11 Al lavaggio dell’abito quest’anno qui da noi sulla terra provvede molto generosamente il cielo – l’eau du ciel – l’acqua del cielo. Ribattezzato con lacrime il cielo per quanto mi riguarda, la storia del mio soggiorno in campagna comincia a poco a poco a diventare ridicola – rimandato di nuovo – al diavolo – ora spero nuovamente non più tardi di lunedì o martedì – il lavoro va per le lunghe. Ora, non avrò bisogno di portarmi via molto per quanto riguarda il suddetto lavoro, un po’ di Dumba,12 un po’ di Gerlach13 – l’Università14 dovrà restare qui. Sono di pessimo umore – a ciò si aggiungono la mia cattiva giornata di lavoro, sicché la mattina ho dovu- to piantarla lì, nebbia e nuvole, che hanno fomentato in me un vero e proprio stato d’a- nimo da notte di Valpurga – non ho potuto fare a mano di pensare che oggi o domani i vacanzieri dovranno rientrare tutti quanti. Solo le prime susine, che oggi ho visto per la prima volta, mi hanno ricordato che ci resta ancora un po’ di estate secondo il calendario. Anche tu non ti starai divertendo molto in campagna, nota bene, con questo tempo impietoso, inoltre mi figuro Langenwang come un posto molto noioso e mi pare che il divertimento, lì, consista nel prendere il treno o una costosa carrozza e andare da qual- che altra parte. Il signor Kilian, che era in visita a Kriglach, ha visto Helene15 con Liebl, sembra che si diverta a fare spese – avrebbe dovuto portarla via da Wald? Anche tu sei stata vista da lui, con papà e F[l]orian. Il signor Kilian sembra essere rimasto molto colpi- to dalla tua bellezza, almeno a giudicare da quello che ha detto al signor Sodoma; a me personalmente ha riferito solo di averti visto. 21 ago. Il crepuscolo incipiente e la mancanza di carta da lettera – per necessità avevo dovuto utilizzare un frammento di busta – mi hanno costretto ieri a concludere troppo in fret- ta. Ho messo da parte quel disgraziato foglio volante e la conclusione affrettata – andrò avanti a chiacchierare o a lamentarmi su un foglio nuovo, forse sono anche di umore un po’ migliore, purtroppo in quanto a progressi non cambia nulla – tuttavia penso che mar- tedì finalmente potrò respirare un po’ d’aria di campagna. Anche a Langenwang ci sarà un sentiero nel verde, dove poter fare una passeggiata mattutina – senza carrozza, sen- za ferrovia – anche se ogni giorno è sempre uguale, movimento all’aria aperta la mattina presto – fuori dal letto di buon’ora, senza poltrire, in fondo anche il letto migliore può essere una sofferenza – e poi non si va in campagna solo per avere una bella camera e un buon letto – quelli che si hanno a casa propria sono meglio, immagino – io voglio uscire dalla camera e dal letto, può anche avere l’aspetto di una stalla, basta che sia pulito, se lo uso unicamente il tempo necessario per dormire e durante il giorno mi muovo rego- larmente all’aperto, la sera poi sarò così stanco da dormire magnificamente anche nel —Lettera 3 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 20 agosto 1896 Inchiostro di china nero su carta 2 fogli di carta da lettera (piegati): 17,8 x 22,6 cm Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale: Langenwang (data illeggibile), Vienna 21.8.96 Collezione privata (10) Langenwang, nelle vicinanze di Mürzzuschlag in Stiria. Emilie Flöge vi trascorreva l’estate insieme alle sorelle Pauline e Helene e alla nipote Helene (Lentschi). (11) Si tratta di un waka (un tipo di componimento poetico giapponese in 31 sillabe, diviso in 5 versi di 5, 7, 5, 7 e 7 sillabe), tratto dal volume di Justus Brinkmann Kunst und Handwerk in Japan, Berlin 1889, p. 119. Il riferimento è alle ampie maniche dell’okaidori, l’abito tradizionale femminile giapponese. (12) L’anno prima, Gustav Klimt aveva ricevuto l’incarico di dipingere le sopraporte (La Musica e Schubert al pianoforte) della sala da musica del palazzo eretto per Nikolaus Dumba sul Parkring di Vienna. (13) Klimt allude all’incarico, datogli dall’editore Martin Gerlach, di realizzare i disegni per il volume Allegorien. Neue Folge. Originalentwürfe von namhaften modernen Künstlern mit erläuterndem Text (Allegorie. Nuova serie. Bozzetti originali di rinomati artisti moderni, con testo esplicativo), Vienna 1900 circa. IMP_Klimt.indd 36IMP_Klimt.indd 36 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 45. peggiore dei letti, e più duro sarà, più sano sarà – Fuori dal letto quando fa male! questo infatti avverte che è il momento giusto! Se non resto a letto più a lungo del necessario, quello poi non si vendica torturandomi le membra. Quella di sapersi godere la vita di campagna è un’arte modesta ma non da tutti. Dal momento che la durata del mio soggiorno in campagna si è così drasticamente ab- breviata, anche il lavoro e il materiale che porterò con me si semplificano in pari misura – pour plaisir, non potrò fare nulla – ho troppo poco tempo per questo, perciò mi occuperò solo di determinati incarichi. Langenwang in sé non mi attira, solo la nostalgia che ho di voi mi spinge a venire. “Non mi attraggono i noiosi pascoli di Langenwang né del Sem- mering, ma l’allettante vicinanza delle figlie dagli occhi azzurri dei nobili Flöge la cui bel- lezza ammaliante splende da lontano, accendendo di desiderio incontenibile il mio cuore tormentato.” Bello, vero? – Si leggono le lettere che ricevi? Gerlach non è stato soddisfat- to del foglio – ho dovuto cambiare, niente va come si vorrebbe e neanche press’a poco. Spero che stiate tutti bene. Saluta tutti molto cordialmente da parte mia. A te un saluto e un bacio. Martedì è spaventosamente tardi ma dovrebbe accadere un miracolo potrei partire. Gustav All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge all’indirizzo della Signora Helene Klimt Langenwang presso Sig. Schimmel Stiria. Vienna 29 ago. 1896 Cara Emilie! I miei migliori auguri, cara Emilie,16 inviati con amore! Forse questa lettera non ti troverà più a Langenwang, aspetterò un poco prima di spedirla, dato che tuo padre, che ho ap- pena incontrato al ristorante, mi ha detto che forse ritornerete a casa oggi stesso, sabato, se non riceverete alcuna visita. Non fatevi trattenere dalla mia lettera, che ho spedito a Helene ieri mattina presto e che essa avrà probabilmente già ricevuto: infatti il mio arrivo previsto per il 1° settembre ma non ancora sicuro diventa sempre più incerto ogni giorno che passa, benché io creda ancora di poter partire. Perciò, se il tempo dovesse spingervi a partire, non essendovi alcuna previsione di miglioramento, non lasciatevi influenzare in alcun modo dalla mia lettera. Sarei venuto volentieri domani a Langenwang ma non è possibile, devo darmi molto da fare se voglio essere da voi martedì, sempre che non partiate prima. Nel disegno al quale sto lavorando ci sono delle cose che non posso asso- lutamente fare a Langenwang o in campagna, perciò devo portarlo avanti più che posso e poi dovrei portarmi in campagna solo questo lavoro e lì continuare a “darci dentro”, questo è un lavoro secondario, devo sbrigarlo molto rapidamente perché non mi distolga troppo a lungo dal lavoro più importante, e ciò è possibile solo se mi ci metto con molto impegno. Devo terminare questo lavoro secondario per guadagnare un po’ di spiccioli, poiché, dato che il Ministero ha tenuto in sospeso una delle opere17 fino al completamen- to degli schizzi, sono stato costretto a cambiare il programma di lavoro e al tempo stesso a essere molto solerte, e ora lo sono moltissimo; questa decisione del Ministero non ha —Lettera 4 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 29 agosto 1896 Inchiostro di china nero su carta 2 fogli di carta da lettera (piegati): 17,8 x 22,6 cm Busta: 9,2 x 11,8 cm, timbro postale: Langenwang 30.8.96, Vienna 29.8.96 Collezione privata (14) Nel 1894, Klimt e Franz Matsch avevano ricevuto l’incarico di eseguire i dipinti per i soffitti dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Il termine dei lavori era previsto per il 1898. Klimt realizzò La Filosofia, La Medicina e La Giurisprudenza. (15) Helene Klimt, sorella di Emilie Flöge e cognata di Gustav Klimt. (16) Emilie Flöge compiva gli anni il 30 agosto. (17) Si tratta del Ministero per il culto e l’istruzione; il riferimento è al pagamento delle rate dei dipinti delle facoltà e alle correzioni che erano state richieste. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 37 IMP_Klimt.indd 37IMP_Klimt.indd 37 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 46. 38 • agnes husslein-arco E alfred weidinger (18) Qui Klimt si riferisce a una visita a Vienna dello zar e della zarina di Russia. Si veda “Neue Freie Presse”, 29 agosto 1896, p. 4. (19) Si veda “Neue Freie Presse”, 29 agosto 1896, p. 5. (20) Si tratta di una citazione dalla poesia Petrarca e Laura di Friedrich Gottlieb Klopstock. mai tirato una grossa riga sul conto, sto facendo un nuovo conto e questo va meno bene. Da un lato la cosa ha anche i suoi lati buoni; infatti con tutto questo trambusto almeno qualcosa si porta a termine, ed era davvero tempo. Ma ora basta parlare di questo. – Qui a Vienna il continuo brutto tempo sta rovinando i giorni di festa,18 la parata che ieri è stata rimandata si è svolta oggi, naturalmente sempre con il cielo grigio e sempre con alcune gocce di pioggia, inoltre continua a fare un gran freddo, ieri volevo già riscaldare lo studio. Ho visto bene la coppia imperiale russa al suo ingresso, e oggi ancora meglio, mentre il corteo sfilava al Burgthor, per il resto mi sono disinteressato delle celebrazioni; mentre scrivo, la parata si sta svolgendo – senza la mia collaborazione – ho declinato – la parata si è tenuta lo stesso – ma con meno lustro. C’è stata una fitta pioggia proprio come si deve19 mista a grandine. Io non sono uscito di casa e così non mi sono bagnato. – Oggi a un certo punto mi è venuta l’idea di farvi una visita domenicale, ma poi ho pensato che è meglio che domani lavori molto, così poi potrò prendermi una vacanza filata anche se solo per pochi giorni; inoltre mi sarebbe pesato ripartire domenica, cosa che peraltro avrei dovuto fare comunque. Perdipiù forse il tempo è brutto, è tutta una corsa etc., perciò penso sia meglio se vengo tra un paio di giorni e mi fermo qualche giorno. Forse sarà ancora bello – settembre do- vrebbe essere il mese più costante. Forse lo sarà anche quest’anno, forse in senso nega- tivo. Se restate, restate fino al 10; se il tempo fosse bello, sarebbe comunque un piacere. Trascorri il tuo compleanno nel miglior modo possibile, ritieniti baciata con tutto il cuo- re – per lettera si può – lo farei molto più volentieri sul serio. Nell’ultima pagina troverai una poesia di compleanno; purtroppo non è farina del mio sacco. Saluta e bacia affettuosamente gli altri da parte mia. Gustav È giovanilmente bella, non come la folla di leggere fanciulle dalle rosee gote, fiorenti e spensierate, quasi per caso e per scherzo create dalla natura, prive di spirito e di sentimento, e dell’onnipotente trionfante sguardo divino. È giovanilmente bella, i suoi movimenti esprimono la divina natura del cuore, e degna d’immortalità ella s’avanza trionfante, bella come un giorno di festa, libera e gaia come l’aria innocente e ingenua (da non confondere con sempliciotta!) come te, o natura! (Klopstock)20 Non ti senti elevata? IMP_Klimt.indd 38IMP_Klimt.indd 38 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 47. All’Illustrissima Signorina Emilie Ferdin21 Vienna fermo posta Ufficio postale del VII Distretto Neustiftgasse 3. sett. 1898 Toi, ma gazelle… Cara sciocchina – Cara Midi! Due righe veloci, cara Midcherl. Scusa per la carta dell’hotel, specialmente per la busta. Che ho viaggiato su un accelerato te l’ho già detto, che ho viaggiato da solo anche. Nient’altro che scompartimenti (Kupee, come scrivono qui in Baviera) di seconda classe, per un breve tratto tra due stazioni si è seduta accanto a me una vecchia che si dava un sacco di arie – è salita ed è scesa senza salutare – a Rosenheim se n’è andata, così ho po- tuto mettermi di nuovo comodo e mi sono seduto per il lungo – il viaggio è durato cin- que ore ed è stato molto noioso, alle 10 di sera ero a Monaco al “Rheinischer Hof”. Ve- nerdì mattina ho visto Moll e prima di lui il nostro segretario Hanke – mentre facevo una passeggiata mattutina ho incontrato per strada il consigliere di corte Scala,22 poi sono stato alla mostra dell’Associazione al Glaspalast, la quale, con poche eccezioni – tra cui il Cristo nell’Olimpo di Klinger23 – fa pena; nel pomeriggio sono stato alla Secessione, è di gran lunga meglio ma neanch’essa è all’altezza. La sera a Dachau a far visita al “gruppo di Dachau”, un gruppo di pittori.24 Un pittoresco angolo di campagna di impareggiabile bellezza – benché completamente piatto, pittoresco a ogni passo – motivi in quantità – purtroppo anche pittori e pittrici in quantità – come i ragni alla fine dell’estate, li si in- contra e li si vede così spesso, con i loro parasole aperti – evitano anche il sole e vanno in cerca di “atmosfera”. Oggi, sabato, restiamo qui fino alle 9 di sera, poi partiamo per Salisburgo; trascorriamo la notte lì e restiamo tutta la mattina – nel pomeriggio torno con il rapido a Vienna dalla mia cara stupidina… ti manderò un biglietto con l’ora di arrivo. A presto cara Emilie un saluto e un bacio Tuo Gustav Stanotte ti ho sognata, eri un po’ arrabbiata con me, “sciocca Grethl”. —Lettera 5 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 3 settembre 1898 Inchiostro di china nero su carta 1 foglio di carta da lettera (piegato) con l’intestazione “Rheinischer Hof”: 22,8 x 29,2 cm Busta stampata “Hotel Rheinischer Hof, München”: 12,3 x 15,3 cm, timbro postale: München 3.SEP.98, Vienna 4.9.98 Collezione privata (21) Gustav Klimt inviò questa lettera fermo posta a un ufficio postale di Vienna, servendosi discretamente di uno pseudonimo per Emilie Flöge. (22) Arthur von Scala era figlio di un funzionario del Ministero delle finanze; nel 1897 divenne direttore dell’Österreichisches Museum für Kunst und Industrie. Invitò a collaborare con il Museo e con l’annessa Kunstgewerbeschule artisti come Otto Wagner, Felician von Myrbach, Koloman Moser, Arthur Strasser, Josef Hoffmann, Alfred Roller e altri, diventando così uno dei promotori dello Jugendstil a Vienna. (23) Il capolavoro di Max Klinger Cristo nell’Olimpo, eseguito tra il 1889 e il 1897, fu acquistato per la Moderne Galerie (oggi Belvedere) di Vienna. (24) A Dachau, presso Monaco, si era costituita alla fine dell’Ottocento una notevole colonia di artisti, la cui importanza è da ascrivere in particolare all’operato di Adolf Hölzel e della sua cerchia, i cosiddetti “Neu-Dachauer”. Già a partire dagli anni Novanta, Adolf Hölzel, che era diventato la figura preminente all’interno del gruppo, dirigeva a Dachau una scuola privata di pittura, ove insegnava ai suoi allievi (tra i quali Ida Kerkovius, Theodor von Hörmann e non ultimo Emil Hansen, che presto avrebbe assunto il nome di Emil Nolde) a concepire il paesaggio come una struttura di superfici. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 39 IMP_Klimt.indd 39IMP_Klimt.indd 39 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 48. 40 • agnes husslein-arco E alfred weidinger Alla Signorina Emilie Ferdin25 fermo posta Vienna Ufficio Postale del VI Distretto Gumpendorferstrasse 6/1 Firenze giovedì 7 del mattino 27./IIII 1899 Cara Emilie! Alla mia piccola Scusami per la matita ma quassù non ho inchiostro, dovrei scrivere giù di sotto nella sala di scrittura o andare a comprare dell’inchiostro, ma non so come si dice da queste parti, è veramente spiacevole non conoscere la lingua del Paese in cui ci si trova, ho avuto qual- che difficoltà anche durante il viaggio. Qui all’Hotel “Helvetia”, dove sono sceso, parlano anche un tedesco passabile, gli impiegati voglio dire; solo la cameriera del mio piano, una vecchia italiana baffuta, orribile – per fortuna la vedo poco – non sa una parola di tedesco. Come ti ho già scritto nella cartolina, durante il viaggio ho trovato bel tempo, purtrop- po per la prima volta a Firenze il tempo è stato brutto fino a oggi, freddo e piovoso, una pietà – nell’Italia soleggiata con il suo famoso cielo blu cobalto – oggi finalmente dovreb- be essere una bella giornata, vedo un azzurro luminoso nel pezzetto di cielo che riesco a scorgere attraverso l’apertura del lucernario se mi chino e storco la testa. Qui mi avevano dato una camera molto bella, ma il primo giorno mi hanno spostato di punto in bianco in un’altra più piccola, che comunque è molto carina nonostante la “bella” vista, ma dato che gli alberghi qui sono strapieni bisogna accontentarsi. La città è molto interessante ma io personalmente sono di umore relativamente cupo e malinconico, ma forse la bella gior- nata di oggi mi tirerà su il morale. Qui ho già visto parecchio. Moll si muove bene, dato che vede quasi tutto per la seconda volta, ma con molta pazienza mi fa da guida. Oltre a Moll e alla sua famiglia la compagnia comprende l’ex direttore Burghart e un ragazzo taciturno. Engelhart e la sua compagna sono partiti il giorno del mio arrivo. La suddetta compagnia si incontra al completo perlopiù solo a pranzo e a cena – nei musei, che qui sono molto interessanti, andiamo di solito io e Moll da soli, perché gli altri, come ho già detto, hanno già visto tutto. Sto facendo una scorpacciata di arte, ma non è bella come quella che ho visto a suo tempo a Venezia e non è meglio – cosicché tutto questo te lo racconterò meglio a voce, mia piccola sciocca M, riceverai anche un’altra lettera che po- trai ritirare il 2 maggio allo stesso indirizzo, mi riservo alcune cose per quella, altrimenti questa diventa troppo lunga e poi ci devi pagare la tassa. Pensa molto spesso a me piccola – affinché pensiamo più spesso l’uno all’altra, non c’è bisogno che tu mi scriva, se non ti è facile farlo. Ora devo concludere e scendere a fare colazione, ho appuntamento con Moll – poi si continua il lavoro. Il cibo è ottimo, bevo relativamente molto vino – senza conseguenze. Ora stammi bene qui nell’angolo in basso a sinistra puoi prenderti un saluto e un bacio Gustav —Lettera 6 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, 27 aprile 1899 Matita su carta 2 fogli di carta da lettera (piegati): 15,5 x 22 cm Busta: 12,3 x 15,3 cm, timbro postale: Vienna 29.4. Collezione privata (25) Gustav Klimt inviò questa lettera fermo posta a un ufficio postale di Vienna, servendosi discretamente di uno pseudonimo per Emilie Flöge. IMP_Klimt.indd 40IMP_Klimt.indd 40 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 49. All’Illustrissima Signorina Emilie Flöge all’indirizzo di Hermann Flöge Westbahnstraße 18 VII distretto Cara Emilie! Dunque niente da fare – domani, venerdì, non posso partire – sabato andrà bene sicura- mente, mi pregusto già l’intera giornata, fino alle 3 ho creduto ancora di poter partire domani, ora ci rinuncio – non è possibile. Ho appena finito di leggere i giornali, ora devo correre dall’architetto – cercare del ma- teriale per il lavoro – non dimenticare nulla – ordinare colori tele questo e quello… fini- to! – Non va. Mie care Midi e Paolinetta,26 non arrabbiatevi, spero che non partiate senza di me – op- pure? – No, non potete. Tra l’altro, oggi sul giornale si parla di un nuovo blocco del traf- fico a Vöcklabruck, questo non vi creerebbe dei problemi? – Sabato mi è più comodo, così perdo questa inquietudine frettolosa che mi afferra e mi tormenta tutta la giornata. Un giorno più o meno non vi renderà infelici, avete la piccola consolazione che il rinvio porterà sollievo al povero pittore che vi è tanto devoto. Verrò la sera a farvi una visitina (quindi un po’ più tardi) vi prego non accoglietemi scortesemente Affettuosi saluti Gustav Sabato di sicuro! —Lettera 7 Lettera di Gustav Klimt a Emilie Flöge, senza data Inchiostro di china nero su carta Foglio di carta da lettera (piegato): 17,6 x 22,5 cm Busta: 9,2 x 12 cm Collezione privata (26) Si tratta di Pauline, sorella di Emilie Flöge. cara emilia! let tere (d'amore) di gustav Klimt a emilie flÖge, 1895-1899 • 41 IMP_Klimt.indd 41IMP_Klimt.indd 41 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 50. IMP_Klimt.indd 42IMP_Klimt.indd 42 20/02/14 15.3020/02/14 15.30
  • 51. un che di mistico. gustav klimt e il girasole • 43 — L’importanza dei dipinti di paesaggi di Gustav Klimt è stata riconosciuta relati- vamente tardi, sebbene i quasi sessanta che l’artista realizzò tra il 1898 e il 1917 costitui- scano quasi la metà della sua intera produzione per quel periodo. — A parte brevi soggiorni a Langenwang presso Mürzzuschlag in Stiria nell’estate del 1895,1 a Fieberbrunn in Tirolo nel 1897 e un’estate a St. Agatha presso Steeg sullo Hallstattersee nel Salisburghese, nel 1900 ebbero inizio i lunghi soggiorni di Gustav Klimt sull'Attersee,2 che proseguirono fino al 1916 praticamente senza interruzioni.3 In questo ambiente consono alla sua sensibilità per la natura l’artista eseguì più di cinquanta pa- esaggi, un dipinto raffigurante una stalla e gli schizzi per il fregio della sala da pranzo di Palazzo Stoclet a Bruxelles. Come si evince dalla genealogia di Villa Paulick (fig. 2), co- struita nel 1877 dagli architetti Friedrich König e Rudolf Feldscharek a Seewalchen, sulla riva settentrionale dell'Attersee, questa casa fu teatro e occasione di svariate amicizie di natura artistica e sociale, oltre che di riunioni famigliari. Friedrich Paulick, maestro fale- gname alla corte imperiale, si considerava un mecenate in senso non solo materiale ma anche sociale, in quanto, radunando intorno a sé numerosi artisti, indirettamente procu- rava loro nuovi, redditizi contatti. Nella Pasqua del 1900, Klimt risiedeva nella cosiddet- ta “Villa Paulick II”, la casa per gli ospiti adiacente al celebre edificio principale in stile storicistico. Invitato dal padrone di casa oppure dal genero di questi, Hermann Flöge (il fratello di Emilie Flöge, che aveva sposato una figlia di Friedrich Paulick), Klimt non tardò ad apprezzare l’idilliaco paesaggio e decise di trascorrere le proprie estati sull'Attersee. Poiché era usuale spostarsi insieme all’intero gruppo famigliare, Klimt e i membri della famiglia Flöge che viaggiavano con lui cercarono un alloggio adeguato a Seewalchen o nelle vicinanze. Paul Bacher, marito di Therese Paulick (figlia di Friedrich Paulick) e com- pagno di scherma di Klimt a Vienna, era in buoni rapporti con Paul Ölinger, il proprietario della birreria di Litzlberg. Dato che alla birreria erano annesse una trattoria e una pen- sione, ben presto fu deciso di affittare la parte della birreria adibita ad abitazione, in cui da allora la compagnia trascorse tutte le estati fino al 1907. Quando a Vienna scoppiava il caldo, Klimt si trasferiva sull'Attersee, facendo generalmente coincidere la propria par- tenza con quella della famiglia Flöge; arrivava insieme a loro oppure, se aveva qualche lavoro da finire, poco dopo. — In una lettera dell’agosto 1903 all’amante Marie Zimmermann – sua modella per Schubert al pianoforte e per la scandalosa Nuda Veritas –, Klimt riporta un’agenda sorprendentemente dettagliata: alfred weidinger (1) Si veda Agnes Husslein- Arco, Alfred Weidinger, “Liebe Emilie! An meine Kleine...”. (Liebes-)Briefe von Gustav Klimt an Emilie Flöge, 1895-1899, in Gustav Klimt. 150 Jahre, Wien 2012, pp. 281-291. (2) Si veda Alfred Weidinger, Die Landschaften. “Man begriff nicht, dass etwas Grau und Grün ‘Seidenäpfel’ heißen kann”, in Alfred Weidinger (a cura di), Gustav Klimt, München 2007, pp. 140-173. (3) Nel 1913 Klimt e alcuni suoi amici si recarono sul lago di Garda, ove si trattennero almeno dal 25 luglio all’11 settembre, alloggiando molto probabilmente nei pressi di Villa Gruber a Dosso Ferri, nella penisoletta di Val di Sogno. fig. 1 Gustav Klimt, Girasole, particolare, 1907-08. Vienna, Belvedere (legato Peter Parzer, Vienna). un che di mistico gustav klimt e il girasole fig. 2 Villa Paulick a Seewalchen sull'Attersee, 1900 circa. Collezione privata. IMP_Klimt.indd 43IMP_Klimt.indd 43 20/02/14 15.3020/02/14 15.30