guida ai principali monumenti della città di monza, prodotto dai ragazzi della scuola in Ospedale in collaborazione con una classe di scuola secondaria dell'istituto Salvo D'Acquisto
2. Il parco L’arengario Il duomo La villa reale Il museo del duomo Saletta reale Guida di Monza Torna alle lingue credits
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4. DUOMO STORIA 1 La storia del Duomo di Monza è legata alla figura della regina Teodolinda, principessa dei Longobardi. La nobildonna scelse Monza come residenza estiva facendovi edificare un palazzo e, nel 595, la basilica. Secondo una leggenda alla regina, che aveva fatto voto di erigere una chiesa, una voce celeste predisse che lo Spirito Santo, in forma di colomba, avrebbe indicato il luogo per la costruzione.
5. Teodolinda, partita per un lungo viaggio, si fermò sulle sponde del fiume Lambro quando le apparve una colomba e una voce le disse: “Modo”(cioè qui) , invitandola a rimanere. La regina fu pronta a rispondere “Etiam”(cioè sì) , acconsentendo così alla costruzione della nuova basilica proprio in quel luogo. Dall’unione delle due parole, Modoetia, nacque l’antico nome di Monza. DUOMO STORIA 2
6. Rimaneggiato più volte durante i secoli, del periodo longobardo rimane solamente una torre, l’attuale campanile e due lastre marmoree. Nell’anno 1300 con l’affermazione dei Visconti sulla scena politica lombarda, la basilica fu oggetto di una quasi totale ricostruzione. DUOMO STORIA 3 Il 19 maggio 1300 le reliquie di san Giovanni Battista, trovate poco prima, vennero solennemente e ripetutamente esposte in chiesa, con grande partecipazione di folla e con prodigi che inducono i canonici e il comune ad avviare l’ampliamento della basilica .
7. Nei secoli successivi si susseguono e si accavallano nella basilica interventi di importanti artisti lombardi, impegnati nel rinnovamento delle pitture delle cappelle, del transetto e delle navate. In tempi recenti vanno ricordate l’apertura del Museo Filippo Serpero, l’8 ottobre 1963, la visita del papa Giovanni Paolo II, avvenuta il 21 maggio 1983, in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale, e la realizzazione delle vetrate della cappella della Madonna del Rosario. Fra il 1738 e il 1740 il Carloni dipinse in collaborazione con il Lecchi, le volte delle navate laterali, l’arco trionfale e alcune parti di contorno DUOMO STORIA 4
8. DUOMO DESCRIZIONE 1 La facciata molto elaborata è suddivisa in 5 sezioni. La sezione centrale è formata da un protiro coperto da un terrazzino di marmo bianco al cui interno è collocata la statua di S. Giovanni. Due leoni sostengono le due colonne laterali, mentre nella lunetta del portale vi è un bassorilievo con i busti di Teodolinda e di Agilulfo.
9. DUOMO DESCRIZIONE 2 Al centro si evidenzia uno splendido rosone in marmo e vetro policromo. Nel 1582 ebbe inizio la costruzione del campanile, alto 80 mt: l’impresa si concluse nel secondo decennio del Seicento.
10. L’interno del Duomo è a croce latina, a tre navate divise da colonne cilindriche e ottagonali con capitelli di gusto romanico scolpiti con animali fantastici; le cappelle laterali, come le due absidi poligonali che affiancano il coro e le volte, sono internamente affrescate. DUOMO DESCRIZIONE 3
11. Da una scala a lato della cappella maggiore, si scende all’ampia cripta dello “scurolo” realizzata fra il 1611 e il 1614 e profondamente modificata nel 1773. La ristrutturazione settecentesca riguardò l’altare e l’urna, destinata a raccogliere le reliquie di San Giovanni Battista, riccamente decorata. Famosissima è la cappella di Teodolinda affrescata dagli Zavattari, nella quale è conservata la Corona Ferrea. DUOMO DESCRIZIONE 4
12. DUOMO C’È DA VEDERE Cappella Zavattari Corona Ferrea
13. DUOMO CAPPELLA ZAVATTARI 1 Cappella Zavattari Sulle pareti della cappella, in quarantacinque scene si susseguono gli episodi salienti della vita della regina e le vicende miracolose della fondazione della basilica. Come un raffinato ‘fumetto’ medioevale, i personaggi che gremiscono ogni scena, sono immersi nello sfondo dorato di una favola irreale rendendo omaggio alla fondatrice del Duomo. Piccolo gioiello della pittura lombarda del quattrocento è la Cappella degli Zavattari , Sulle pareti della cappella, in quarantacinque scene si susseguono gli episodi salienti della vita della regina e le vicende miracolose della fondazione della basilica.
14. Dame, paggi, cavalieri, prelati e armigeri interpretano gli eventi di un’età remota con il fasto e la mondanità della vita di una corte quattrocentesca, com’era quella del Ducato di Milano al tempo del passaggio da Filippo Maria Visconti a Francesco Sforza, entrambi probabili committenti dell’opera. Sulla parete di destra un’iscrizione in caratteri gotici data al 1444 la realizzazione degli affreschi e li attribuisce alla famiglia degli Zavattari. Il sarcofago marmoreo collocato nella cappella contiene le spoglie di Teodolinda ed Agilulfo. DUOMO CAPPELLA ZAVATTARI 2
15. Corona Ferrea DUOMO CORONA FERREA 1 Fra i molti oggetti che compongono il duomo di Monza, il più prezioso è certamente la Corona Ferrea che un’antica tradizione vuole che contenga una lamina di ferro formata con uno dei chiodi che servirono alla crocifissione di Gesù. Il diadema aureo è composto da sei piastre rettangolari incurvate legate fra loro da cerniere. Ogni piastra presenta una decorazione complessa. La corona è ornata complessivamente da rosette, mosaici a smalto e gemme .
16. La Corona Ferrea, soprattutto nei secoli medioevali, fu considerata simbolo del regno Italico e per questo motivo Monza fu detta città regia. Si è certi che Carlo V, Napoleone I e Ferdinando I furono incoronati con la Corona Ferrea. DUOMO CORONA FERREA 2 Le sue origini sono incerte. Una tradizione racconta che S. Ambrogio, vescovo milanese, durante una funzione religiosa tenutosi a Milano nel 395, disse che Elena, madre di Costantino, cercò e trovò i chiodi della crocifissione e con uno di essi fece un diadema per il figlio. Alla morte di Costantino, la Corona Ferrea fu depositata nel tempio di Santa Sofia a Costantinopoli e là fu custodita fino a quando Tiberio Augusto la donò a san Gregorio Magno che, divenuto pontefice, ne fece dono a Teodolinda.
17. Il 26 maggio 1805 il Bonaparte fu incoronato Re d’Italia nel duomo di Milano. Per questa occasione quattro giorni prima tre carrozze di corte furono mandate a Monza a prendere la Corona Ferrea che portata a Milano, fu deposta sull’altare maggiore del Duomo e custodita giorno e notte da giovani monzesi. DUOMO DUOMO CURIOSITÀ 1
18. Al momento dell’incoronazione, Bonaparte prese la Corona Ferrea dall’altare, la guardò, se la pose sul capo e disse: “Dio me l’ha data e guai a chi la toccherà”. La mattina dell’incoronazione sotto un sole splendido la folla gremiva la vasta piazza durante l’attesa del corteo; tutte le campane della città suonavano a festa e le artiglierie sparavano a salve. Alle undici e mezzo giunsero Giuseppina ed Elisa in ricchissime vesti, scintillanti di gemme ed andarono a prendere posto nella tribuna dorata da dove potersi godere lo spettacolo. Poco dopo cominciò a sfilare il corteo: fra questi c’era il cardinale Bellisoni che portava la corona. DUOMO CURIOSITÀ 2
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21. Il Museo Serpero si trova in Piazza Duomo e per accedervi bisogna entrare nel Duomo. In esso sono custoditi buona parte dei tesori del tempo della regina Teodolinda. Questo tesoro venne collocato dal 1960 al 1965 in alcune sale ricavate dal sottosuolo del cimiterino del Duomo, grazie alla donazione della signora Serpero. MUSEO DEL DUOMO STORIA
22. Il Museo utilizza alcune sale ricavate dal sottosuolo del cimiterino del Duomo. Gli oggetti sono sistemati in vetrine lungo un percorso circolare. Entrando si vedono prima mitre e tessuti alle pareti, poi oggetti dei primi secoli del Cristianesimo, dei tempi della regina Teodolinda ed altri cimeli anteriori al 1000. Scesi alcuni scalini, si entra nell'attiguo corridoio dove continuano le vetrine con la raccolta di oggetti e di opere d'arte medievali, rinascimentali e barocche. MUSEO DEL DUOMO DESCRIZIONE
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24. Una delle opere più popolari è la Chioccia con i sette pulcini , capolavoro di arte bizantina e barbarica. Si tratta di una straordinaria scultura in argento dorato lavorata a sbalzo, che raffigura una chioccia con i suoi sette pulcini disposti intorno a lei su di un basamento circolare di rame, che sostituisce l’originale in argento. La superficie è lavorata a punzoni e pietre preziose formano gli occhi, infatti gli occhi della chioccia sono rubini e quelli dei pulcini sono smeraldi. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 1 Chioccia con i pulcini
25. La croce di Agilulfo , appesa con tutta probabilità al centro della corona dello stesso re, è, invece, in lamina d'oro, con gemme e perle del VI secolo ; di stile bizantino, per la forma e la disposizione dei pendagli, per la decorazione spontanea e l'orlatura a perline, risente delle influenze barbariche. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 2
26. Il Dittico di Stilicone è una tavoletta doppia incernierata, con due lati intagliati, alla quale i consoli affidavano messaggi importanti per i più alti dignitari dell’impero. Ritenuto un capolavoro, è senza dubbio impareggiabile per bellezza e raffinatezza esecutiva. Eseguito intorno all’anno 400, il dittico rappresenta su una tavoletta il generale vandalo in abiti da parata, con scudo, lancia e spada. Sull’altra tavoletta, invece, è rappresentata la moglie Serena, nipote di Teodosio il Grande con il figlio Eucherio. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 3
27. L’Evangelario , che in origine serviva alla copertura di un libro liturgico e specialmente degli Evangeli, è una legatura d'oro costituita da due tavolette unite, attribuita al VI secolo. In esso sono incastonati rubini, smeraldi, perle ed altre pietre; è composto di una finissima orlatura che racchiude una croce a bracci simmetrici, nei campi interni sono incastonati dei cammei che raffigurano imperatori e consoli. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 4 Sui bracci orizzontali delle due croci vi è un'iscrizione : "Teodolinda regina gloriosissima offre a S. Giovanni Battista questo dono, nella Basilica da lei stessa fondata in Monza vicino al suo reale palazzo."
28. La corona della Regina Teodolinda è un altro pezzo importante del tesoro. Essa consiste in un cerchio d'oro gemmato, al quale e raccomandata con catenella una croce greca pure gemmata. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 5
29. La tazza di zaffiro da una serie di documenti risulta il cimelio più antico. È una coppa un po’ rigonfia alla base, che campeggia sopra un piedistallo d'oro. Questa montatura è del 1490 ; la coppa in origine era ben diversa dall'attuale: si pensa, infatti, che portasse all'orlo superiore due anelli per prendere il vaso con due mani. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 6
30. La croce di Berengario è una croce di forma greca cosparsa di gemme e di perle chiamata del Regno, perché usata nelle incoronazioni. Dalla estremità inferiore pende un’ametista antica, in cui è scolpita con grande eleganza una Diana. MUSEO DEL DUOMO C’È DA VEDERE 7
31. Inoltre, la chioccia con i pulcini , a livello simbolico, rappresenta la Chiesa che raccoglie attorno a sé i credenti oppure la regina Teodolinda circondata dai duchi longobardi. MUSEO DEL DUOMO CURIOSITÀ 1 Il gruppo venne probabilmente commissionato dalla regina Teodolinda e compare tra i doni offerti dalla regina a S.Giovanni Battista nel rilievo della lunetta del portale del duomo.
32. La tazza di zaffiro , un tempo erroneamente ritenuta di questo materiale per il blu intenso del vetro soffiato e molato, è associata alla regina Teodolinda: la tradizione vuole che la nobildonna abbia bevuto in questa coppa con il promesso sposo Agilulfo, in occasione del loro primo incontro a Pomello, per compiere il rito del fidanzamento. MUSEO DEL DUOMO CURIOSITÀ 2/2
33. MUSEO DEL DUOMO orari Feriali ore 9.00 – 11.30 15.00 – 17.30 Festivi ore 10.30 – 12.00 15.00 – 17.30 Prezzo cumulativo per la visita al Duomo e al Museo Serpero: 4 euro (adulti) 3,50 euro (studenti) I gruppi devono prenotare la visita alla sagrestia del Duomo tel. 039/323404
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35. La parola “Arengario” (derivante da ‘arengo’ che nel Medioevo indicava l’assemblea popolare-comunale) ci indica la funzione di questa costruzione che, in epoca comunale, era il luogo nel quale si svolgevano le assemblee cittadine. L’Arengario venne eretto nel centro della città dopo la seconda metà del 1200, quale sede del governo cittadino. ARENGARIO STORIA 1
36. Costituisce il più importante monumento civile della città ed è il simbolo dell’autonomia comunale. In origine il palazzo era privo della torre e della “parlera” quindi limitato al porticato ed al piano nobile dove si trova il salone delle assemblee, utilizzato principalmente quale sede del Consiglio Comunale. ARENGARIO STORIA 2
37. L’Arengario è a pianta rettangolare e si eleva sopra il terreno poggiando su pilastri ordinati a tre a tre, per un totale di diciotto. Al piano terra vi è un grande porticato sul cui soffitto poggia il piano nobile. Il porticato è retto da travi su mensole scolpite con eleganti ornamenti: motivi di teste, simboli, emblemi gentilizi. Il primo piano è formato da un unico salone in corrispondenza del porticato. L’edificio è affiancato da una torre campanaria che venne aggiunta sul lato nord dopo il 1300. Sulla facciata sud è collocata la ‘parlera’ che è stata aggiunta verso il 1380. La torre è di pianta quadrata, ha una cella campanaria di otto finestre a sesto acuto ed è coronata da merli ghibellini. ARENGARIO DESCRIZIONE
38. La ‘parlera’ è stata aggiunta sulla facciata sud verso il 1380. Si tratta di un balconcino, in lastre marmoree, poggiate in tre mensole; due colonnine ne sorreggono il piccolo tetto. Caratteristica di queste colonnine è la base che sembra un capitello corinzio rovesciato. In mezzo al parapetto è posto un leggio di pietra, sul quale si appoggiavano i decreti che il banditore leggeva al popolo chiamato a raccolta. Sul balconcino erano scolpiti i cinque stemmi che furono poi raschiati durante il periodo napoleonico: lo stemma del borgo, lo scudo dei Visconti, l’aquila imperiale, il biscione visconteo e la croce dei Savoia ARENGARIO C’È DA VEDERE
39. Nell’Arengario venivano trattenuti, per tutta la notte, coloro che erano stati trovati in giro dopo il terzo suono delle campane; sotto il porticato, inoltre, venivano eseguite le pubbliche condanne. Gli strumenti di tortura furono tolti solo nel 1797. Nel 1630, nei giorni in cui infieriva una terribile pestilenza, il grande salone dell’Arengario divenne una sala che ospitava i malati come succursale dei lazzaretti situati fuori dalla città. ARENGARIO CURIOSITÀ 1
40. Sopra la porticina d’ingresso dell’Arengario è murata una lapide proveniente dal distrutto palazzo Pretorio che porta incisa la scritta “MCCLXXXXIII de mense iunii” che sarebbe la data precisa della costruzione. Nell’area coperta del porticato dell’Arengario si svolgeva il mercato. I venditori pagavano 12 soldi all’anno per ogni braccio di suolo occupato. ARENGARIO CURIOSITÀ 2
41. Qui, stavano i campioni delle unità di misura più usate. Tra di esse c’erano lo staio e l’antico masso utilizzati rispettivamente per il controllo delle misure di lunghezza e di peso. Oggi sono ancora visibili, il primo tra i reperti conservati nel museo dell’Arengario, il secondo, davanti all’ingresso della Biblioteca civica. ARENGARIO CURIOSITÀ 3
42. Arengario : Piazza Roma – Monza telefono 039 322086 orari: possono variare in relazione alle mostre quindi verificare sempre via telefono. Per conoscere le mostre in corso visitare il sito: www.comune.monza.mi.it nella colonna di destra alla voce ‘Spettacolo e cultura’.
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44. Nel 1884, durante il regno di Umberto I e Margherita di Savoia, si decise di costruire a Monza la nuova stazione ferroviaria, con una sala d’aspetto riservata ai reali che veniva usata durante i loro soggiorni estivi alla Villa Reale e che verrà utilizzata dai Savoia per sedici anni.La sala perse funzione e significato quando, nell’ottobre del 1900, la Famiglia Reale decise di non fare più ritorno sul luogo del regicidio SALETTA REALE STORIA (Umberto I era stato ucciso da un colpo di pistola dell’anarchico Gaetano Bresci), chiudendo definitivamente l’epoca d’oro vissuta da Villa e dalla città nella seconda metà dell’Ottocento.
45. Le decorazioni, in larga misura floreali, che ornano le pareti e il soffitto della Saletta Reale costituiscono un tipico esempio di quel gusto che caratterizzò il decoro lombardo degli ultimi decenni dell’Ottocento. Le ragioni dello sviluppo di questo stile sono determinate dall’ascesa della borghesia imprenditoriale che dava sfoggio delle proprie conquiste economiche e sociali anche attraverso il decoro domestico. SALETTA REALE DESCRIZIONE La Saletta del Re si trova all’interno dell’edificio della Stazione Ferroviaria, sul lato destro rispetto all’ingresso principale, con accesso dalla banchina del primo binario. L’ambiente è di forma rettangolare e il pavimento è in mosaico.
46. SALETTA REALE C’È DA VEDERE Il soffitto contiene al centro, in una forma ellittica, l’affresco di Mosé Bianchi raffigurante “Il Genio di Casa Savoia”. L’ambiente appare di impianto neorinascimentale con stucchi, boiseries, pannelli dipinti, contorni di legno decorato. Sulla parete nord è inserito un pregevole caminetto in marmo, mentre sulla parete sud è addossata una consolle con specchiera.
47. Due carrozze reali, quelle collocate in mezzo al treno, portavano esternamente lo stemma reale e internamente erano tutte tappezzate di seta ed offrivano tutte le comodità possibili. Vi si montava per mezzo di piccoli marciapiedi articolati e tutte le sbarre di appoggio erano dorate. SALETTA REALE CURIOSITÀ 1 Un “treno speciale” era riservato ai componenti della Famiglia Reale ed ai loro ospiti. La regina viaggiava nel treno reale composto da due locomotive, da quattro carrozze per la Famiglia Reale, da altre due per il seguito e da un furgone per il bagaglio.
48. La seconda carrozza, destinata per il re ed il seguito, era composta da una cabina regale e da quattro cabine per i grandi funzionari di corte. SALETTA REALE CURIOSITÀ 2 La prima carrozza era divisa in una comoda cabina, con letto e gabinetto da toilette, nella quale dormiva la Regina, in tre cabine per le dame d’onore. Vi era anche un salottino dove, durante il giorno, la regina si tratteneva a conversare.
49. Nella terza carrozza vi erano le cabine per le persone della corte ed un’ elegante sala da pranzo per circa venti persone; la cucina occupava una parte della quarta carrozza. Tutte le vetture reali comunicavano tra loro ed erano illuminate a luce elettrica. Per non turbare il sonno della regina, le carrozze non avevano freni; ne erano muniti solo le locomotive e il furgone. SALETTA REALE CURIOSITÀ 3/3
50. La Saletta Reale della stazione di Monza è aperta al pubblico grazie alla disponibilità dell’Associazione Amici dei Musei di Monza. Orario: da martedì a sabato dalle 15 alle 18. Telefonando al numero 039.737496 dell’Associazione Amici dei Musei di Monza è possibile prenotare visite anche la domenica. SALETTA REALE
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52. Nel 1775 Ferdinando prende in considerazione l’ ipotesi di una casa di campagna dove passare fuori la calda stagione. Fu scelta Monza. La Villa fu realizzata a partire dal 1777. La Villa vive anni di splendore sino all’ arrivo a Milano dei francesi, che vi insediano un reggimento di ussari. VILLA REALE STORIA 1 Nella seconda metà del Settecento Maria Teresa d’ Austria invia a Milano il figlio prediletto Ferdinando con il compito di rappresentare la Casa d’ Austria.
53. Intorno al 1803, vengono avviati lavori di ripristino per sistemare l’ edificio per un soggiorno di Napoleone. Con l’ incoronazione di quest’ ultimo nel 1805, Monza assurge il titolo di “città imperiale” e la Villa viene detta “Reale”. VILLA REALE STORIA 2
54. Occupata nel 1859 dai militari di Radetsky , la Villa ritorna ad essere la sede di una corte sfarzosa durante il soggiorno dell’ ultimo rappresentante della Casa d’ Austria, Massimiliano I. VILLA REALE STORIA 3
55. Con la proclamazione del regno d’Italia, Milano decade dal luogo di capitale e la Villa, svincolata da funzioni di Stato, diventa un luogo di villeggiatura. Già dopo il 1859, Umberto I inizia a trascorrervi lunghi periodi di svago e riposo. L’ uccisione di Umberto, avvenuta a Monza il 29 luglio 1900, pone fine all’esistenza della Villa come dimora regale. Chiusa nel 1929 l’ Università delle Arti Decorativa che aveva Trovato posto nelle scuderie. VILLA REALE STORIA 4
56. Chiusa nel 1929 l’ Università delle Arti Decorativa che aveva Trovato posto nelle scuderie. La Villa ,dapprima, abbandonato,viene occupata nella II Guerra Mondiale,da truppe e senza tetto. Successivamente ospita le più disparate manifestazioni. Nel 1996 la Villa passa in concessione gratuita ai Comuni di Milano e Monza,restando in possesso dello Stato solo l’ala meridionale. VILLA REALE STORIA 5
59. VILLA REALE DESCRIZIONE 3 /8 Il centro dell’edificio ha uno schema ad U tipico delle ville lombarde, con doppia facciata, una sulla corte d'onore e una verso il giardino. Delle due facciate la più importante è quella a levante che dà sui giardini. L'ingresso principale della Villa, rivolto a ponente, dà invece su due ampi cortili. La vasta facciata della villa, fitta di finestre spartite da lesene(pilastro verticale su una superficie verticale), è adornata da uno scalone e da una terrazza.
60. Il cortile d'onore, compreso fra i due bracci, venne chiuso per il quarto lato da una cancellata di ferro a lance dorate, in seguito ad una sommossa popolare, durante la quale la folla giunse fino alla gradinata d'ingresso . Alla fine dello schema ad U vi sono due corpi avanzati più bassi - la Cappella Reale a sinistra e la Cavallerizza a destra - dai quali si sviluppano delle ali laterali subalterne. Nell'ala sinistra sono collocati il Teatrino, le ex cucine, gli appartamenti della servitù, la Rotonda ed il Serrone. Nell'ala destra vi erano le scuderie e le rimesse. VILLA REALE DESCRIZIONE 4 /8
61. L'interno, nella sua parte principale, è composto da una serie infinita (600) di stanze tutte collegate fra loro. Gli ambienti, molto fastosi, sono impreziositi da stucchi, sete, affreschi, fregi, pavimenti in marmi pregiati o in legno intarsiato, alcuni disegnati da Maggiolini. Questi ambienti hanno subito diversi rimaneggiamenti soprattutto nell'800 e molti arredi preziosi sono andati dispersi. VILLA REALE DESCRIZIONE 5 /8
62. VILLA REALE DESCRIZIONE 6 /8 Di fronte all'entrata, dopo il vestibolo circolare, c'è la grande sala del trono o sala degli arazzi, usata anche come salone da ballo.
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64. Attualmente la parte centrale della villa e l'ala meridionale destra che ospita gli appartamenti di Re Umberto I, hanno subito un restauro conservativo; mentre l'ala sinistra, tutto il secondo piano e il mezzanino sono alquanto degradati. La Cappella, il Teatrino, la Rotonda e il Serrone sono ritornati splendidi dopo un ottimo restauro. La villa nei secoli ha subito diverse destinazioni d'uso, oggi le intenzioni degli amministratori sono di riportarla agli splendori di un tempo e di poterla utilizzare per manifestazioni di alto livello e di pubblica utilità. VILLA REALE DESCRIZIONE 8 /8
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66. VILLA REALE C’È DA VEDERE 1/7 La Cappella Palatina La Cappella Palatina è sorta contemporaneamente alla Villa Reale per opera di Giuseppe Piermarini. Dedicata alla Madonna Immacolata, presenta una straordinaria quantità di opere pittoriche, di angeli stuccati e di icone santi. Essa ha croce centrale a volta greca e la cupola è decorata con stucchi. Nelle nicchie agli angoli vi sono le statue di santi, come S.Francesco, S. Ferdinando di Spagna o S.Enrico di Germania.
67. La Biblioteca di Corte La biblioteca della Villa Reale, è situata nella parte centrale della Villa, l’ultima stanza a sinistra. Questa era destinata a contenere tutti i volumi voluti da Umberto I (ultimo re d’Italia) e da sua moglie Margherita di Savoia. Il re teneva molto a questo ambiente, forse perché si dice che abbia speso circa 100.000 £ per la costruzione della sua biblioteca privata. VILLA REALE C’È DA VEDERE 2 /7
68. L’Appartamento di Umberto I L’appartamento reale di Umberto I è situato nella parte centrale della Villa, sull’ala di destra. Il suo appartamento si può dividere in due parti. La prima parte era l’alcova, dove Umberto dormiva, costituita da un letto dorato e sei poltrone con preziosi cuscini azzurri. Nella camera, sopra la porta, si scorge lo stemma sabaudo, dorato e decorato interamente da Piermarini. VILLA REALE C’È DA VEDERE 3/7
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71. Si trova alle spalle del teatrino e collega attraverso due porte mobili coperte da specchi, la serra e gli appartamenti reali. E’ una sala circolare decorata con stucchi e con affreschi raffiguranti il mito di Amore e Psiche. Fu usata dall’ Arciduca Ferdinando, per il matrimonio del quale era stata costruita, come sala da caffè e di conversazione. Dopo il primo restauro (1938) la Rotonda venne chiusa al pubblico e riaperta dopo l’intervento recente. LA ROTONDA DELL’APPIANI VILLA REALE C’È DA VEDERE 5 /7
72. Il Serrone, o limoniera, occupa la parte finale dell’ala nord della Villa Reale ed era uno spazio dedicato alla coltura di aranci, cedri e limoni. La struttura viene illuminata da finestroni e da un portone arcuato. Il serrone fu inaugurato il giorno del matrimonio dell’Arciduca Ferdinando e di Maria Beatrice Ricciarda D’Este. Attualmente il Serrone è destinato a spazio per mostre. IL SERRONE VILLA REALE C’È DA VEDERE 6 /7
73. IL TEATRINO DI CORTE Il teatrino fu progettato da Luigi Canonica, che lo collocò alla sinistra del cortile d’onore. E’ di forma circolare ma di piccole dimensioni: spiccano il palco reale in damasco rosso ed il loggione del quale si ha una visione completa del sipario che fu realizzato su disegno e su idea di Andrea VILLA REALE C’È DA VEDERE 7 /7 Appiani: la tela rappresenta Bacco giovinetto trascinato sopra un caprone da un gruppo di putti, tra le ombre di un fitto bosco. Offre brillanti serate artistiche, dopo il restauro avvenuto nel 1970: concerti, balletti e rappresentazioni teatrale.
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75. Entrando dall’ingresso principale, prospiciente al Viale Cesare Battisti sulla sinistra, davanti al Serrone, si estende il Roseto, gestito dall’ Associazione delle Rosa, voluta da Signor Niso Fumagalli, fondatore dell’industria Candy, negli anni 60. VILLA REALE CURIOSITÀ 2 IL ROSETO Ogni anno da quella data, si tiene il concorso internazionale della rosa più bella. Le rose premiate rimangono nel roseto della Villa.
76. Al centro dei giardini della Villa Reale proprio verso la zona della cascina Bastia al lato del laghetto spicca un’antica torre costruita a cavallo tra il 1805 e il 1825 con materiali di recupero provenienti da Milano, venne eretta per abbellire i giardini. Oggi la Torretta è in attesa di essere utilizzata. VILLA REALE CURIOSITÀ 3 LA TORRETTA " VISCONTEA”
77. Nel giardino all’inglese della Villa Reale spicca proprio al centro del laghetto una costruzione stile dorico con quattro colonne in pietra sormontate da un frontone triangolare. VILLA REALE CURIOSITÀ 4 IL TEMPIETTO Probabilmente l’epoca di costruzione è la stessa della cascina Costa Bassa e del Cavriga (primi Ottocento) e venne costruito come edificio di abbellimento dei giardini reali.
78. Nel bagno reale vi è una vasca in marmo di Siena in cui, dopo l’attentato del 29 luglio 1900, fu conservato il cadavere di Umberto I, in attesa del rientro dell’erede al trono, il figlio Vittorio Emanuele III. L’APPARTAMENTO DI UMBERTO I VILLA REALE CURIOSITÀ 5
79. Entrando nel cortile d’onore, sulla destra di fronte alla chiesa si trova la Cavallerizza, a destra della quale si trovano le scuderie dove è presente l’Istituto Statale d’arte, scuola fondata nel 1921, dalla Società Umanitaria, in cui hanno insegnato celebri artisti. Oggi lì si insegna grafica e arredamento ed è stata avviata la sperimentazione del Liceo Artistico Statale. VILLA REALE CURIOSITÀ LE SCUDERIE
80. 1)I giardini della Villa Reale sono aperti al pubblico secondo il calendario e gli orari stabiliti dall'Amministrazione del Parco e della Villa Reale ed esposti agli ingressi. INGRESSI AI GIARDINI VILLA REALE INFORMAZIONI 1 L'accesso del pubblico ai giardini della Villa Reale è disciplinato particolarmente dalla seguente normativa:
81. 2) Nei giardini della Villa Reale è consentito l'ingresso ai soli pedoni. 3) I bambini al di sotto degli 8 anni devono essere accompagnati da persone adulte 4) I cani devono essere tenuti al guinzaglio. 5) E' vietato a chiunque calpestare o danneggiare le aiuole, i tappeti erbosi, le piante, gli arbusti e i seminati, nonché cogliere fiori 6) Nei giardini della Villa Reale è vietato il gioco del pallone e simili. VILLA REALE INFORMAZIONI 2
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84. PARCO STORIA : IL PROGETTO 1/6 Il Parco di Monza nasce grazie al volere dell'Imperatore Napoleone Bonaparte, o meglio dal vicerè Eugenio di Beauharnais,il quale, verso i primi dell''800, su modello dei grandi parchi francesi come quello di Versaille, avvia il grande progetto per l'ampliamento del complesso della Villa e dei giardini.
85. PARCO STORIA : IL PROGETTO 2/6 La prima testimonianza è riportata nel III Statuto Costituzionale del giugno 1805. Nel settembre dello stesso anno viene emanato un decreto imperiale per la costruzione del parco nel territorio monzese, allo scopo di farne una tenuta agricola modello e di caccia.
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87. Il Canonica modella e modifica le strutture esistenti, abbatte le cascine di "cadente struttura" e preserva invece i complessi paesaggistici importanti come le ville Mirabello e Mirabellino, trasformandoli ed arricchendoli. PARCO STORIA : IL PROGETTO 4 /6
88. PARCO STORIA : IL PROGETTO 5 /6 Vengono individuate tre zone principali, corrispondenti ad ambienti naturali diversi: La zona vicina alla Villa, a Sud, viene mantenuta a giardino e campagna aperta; la zona a Nord , sicuramente la più indicata allo scopo, viene piantumata a bosco, il cosiddetto "Bosco Bello", funzionale soprattutto alle cacce. La fascia lungo il fiume Lambro, in posizione inferiore rispetto alle Ville ed alla parte agricola centrale, viene mantenuta con vegetazione riparia da zona umida. Per collegare le diverse zone del parco, Canonica crea un asse principale Nord-Sud, il viale Mirabello ed il suo proseguimento, il viale del Gernetto, che porta sino al "Rondò della Stella", al centro del Bosco Bello.
89. PARCO STORIA : IL PROGETTO 6 /6 vengono adibite ad allevamento di fagiani. Per impedire poi agli stessi animali di fuggire vengono realizzate due cancellate per chiudere l'ingresso e l'uscita del fiume Lambro. Trasversalmente a tale viale una rete di viali secondari distribuisce i percorsi in tutto il parco. Grande attenzione è data agli allevamenti degli animali da liberare nel parco per le cacce. Viene creato un vasto serraglio per i cervi, all'interno del bosco bello, verso Lesmo, mentre alcune
90. PARCO STORIA : LA GESTIONE 1/ 5 Il periodo che va dal 1807 sino al 1900, vede il succedersi di numerosi fruitori e gestori del parco, che, pur sfruttando la struttura, hanno mantenuto il parco intatto. Nel maggio 1814 rientrano a Monza le truppe austriache e nel 1814 Ranieri, nominato Vicerè, entra in possesso della Villa e del parco. Il parco viene aperto al pubblico, in realtà, dal 1820 al 1860.
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93. PARCO STORIA : LA GESTIONE 4 / 5 Il figlio di Umberto I, Vittorio Emanuele III, non ama la tenuta monzese, così se ne disinteressa e se ne libera appena possibile, cedendola, nel 1919, all'Opera Nazionale Combattenti. Nel 1920 il Parco viene ceduto ad un consorzio formato dai comuni di Milano, di Monza e dalla Società Umanitaria. A sua volta il consorzio concede a terze parti consistenti del parco, contribuendo al definitivo declino del grande parco originario.
94. PARCO STORIA : LA GESTIONE 5 / 5 Vengono realizzati negli anni il Campo da Golf, il Tennis-club e la pista di hockey, con l'entrata a fianco della Villa, mentre, in prossimità della villa Mirabello, sino dal 1990, trova sede il Polo Club monzese. Nel 1996, a seguito di alcuni interventi di messa in sicurezza della pista dell'autodromo, la Regione Lombardia, in collaborazione con i Comuni interessati, il Parco della Valle del Lambro e la Sovraintendenza ai Monumenti di Milano, ha messo a punto e finanziato un programma triennale di interventi straordinari per la riqualificazione del parco e delle strutture in esso contenute.
95. Il Parco di Monza, esteso quasi 700 ettari, costituisce uno tra i maggiori parchi storici europei ed il maggiore tra quelli cintati da mura. È stato voluto da Eugenio de Beauharnais e dai diversi sovrani che nel tempo hanno soggiornato a Monza, Ferdinando II, Ranieri d'Austria sino ad Umberto I Savoia. I veri artefici dei cambiamenti sono stati, in realtà, i giardinieri, gli architetti e gli amministratori che si sono occupati della sua manutenzione e del suo sviluppo. PARCO DESCRIZIONE 1/ 5
96. Con l'inizio del secolo, il disegno originario è stato ulteriormente e profondamente alterato dall'introduzione di attrezzature ed impianti che poco avevano a che fare con l'ambiente circostante. Nonostante tutto questo, il Parco di Monza è, ancora oggi un paesaggio unico, caratterizzato da notevoli valori storici, culturali ed ambientali. Oggi, percorrendo i suoi viali di antiche origini, è possibile, socchiudendo gli occhi, osservare un piccolo concentrato di quello che era la Brianza ottocentesca. Un parco senza precedenti ed ancora oggi unico nel suo genere. PARCO DESCRIZIONE 2 / 5
97. La specie più diffusa all’interno dei boschi è la Farnia, specie principe dell’antica foresta planiziale lombarda, sovente ibridata con altre specie quercine, in particolare la Rovere. Altri alberi tipici locali molto diffusi nei boschi del Parco sono gli Aceri, il Carpino bianco ed il Frassino. Ci sono anche alcune piante esotiche tra cui la Robinia e la Quercia rossa; l’Ailanto ed il Ciliegio tardivo, e le Tulipifere. I ciliegi da frutto derivano probabilmente da due specie separate, una a frutto dolce (ciliegio dolce) e l’altra con un frutto più amarognolo (ciliegio acido o amareno). I ciliegi vengono ampiamente coltivati per i loro frutti gustosi, per la magnifica fioritura o come alberi da legname. LA FLORA PARCO DESCRIZIONE 3 / 5
98. I GIGANTI VERDI Una peculiarità che ha reso famoso il Parco di Monza nel mondo nei suoi duecento anni di vita è costituita dal vasto campionario di alberi, quasi un collage di un’opera d’arte naturalistica. Nel parco infatti si può ammirare una varietà di essenze di elevato pregio. Alcune di esse sono considerati dei veri e propri monumenti naturali. Anche i Giardini della Villa Reale di Monza, splendido esempio di giardino all’inglese, offrono al visitatore il contatto con alberi maestosi provenienti da tutto il mondo. PARCO DESCRIZIONE 4 / 5
99. Il Parco di Monza nacque con due scopi ben precisi: farne una tenuta modello, dove si potevano sperimentare le più varie culture e, al tempo stesso, una riserva di ripopolamento e di caccia al cervo, alla volpe ed al capriolo. Attualmente la presenza di animali si limita fra gli uccelli al Fagiano, alla Tortora, al Colombaccio, alla Gallinella d’Acqua, ai Germani, all’Airone cinerino, al Cuculo oltre alla Cornacchia grigia, al Merlo, alla Cincia. Tra i mammiferi, il Ghiro, il Riccio, la Lepre ed il Coniglio selvatico. Vi è pure la presenza, anche se limitata, della Volpe, della Donnola e, tra i rapaci notturni della Civetta e dell’Allocco. LA FAUNA PARCO DESCRIZIONE 5 / 5
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101. L’autodromo di Monza fu costruito con l’appoggio della SIAS fra il mese di Maggio e il mese di Agosto del 1922, nel tempo record di 110 giorni, seguendo il progetto di Alfredo Rosselli. PARCO C’È DA VEDERE: AUTODROMO 1/ 2
102. L’autodromo fu edificato per ospitare il Gran Premio d’Italia di Formula Grand Prix del 1922. Per il progetto la SIAS si fece concedere 370 ettari di terreno, per sviluppare un tracciato che in origine doveva misurare 14 km che poi furono ridotti a 10. L’autodromo e ’ stato modificato molte volte, l’ultima nel 2000. PARCO C’È DA VEDERE: AUTODROMO 2 / 2
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106. CASCINA SAN FEDELE La cascina San Fedele sorge su un dosso e gode di una vista panoramica. Il nome risale al nome della chiesa altomedievale da cui è stato ricavato il materiale per la costruzione delle decorazioni. PARCO C’È DA VEDERE: CASCINE 4 / 4
107. MULINI ASCIUTTI quindi prima della costruzione del parco. Di 2 mulini si perde ogni traccia, il terzo, invece, è ancora presente: è opera dell’ingegner Tazzini. Questo mulino risale circa agli anni trenta del XIX secolo, cosa documentata in una stampa dell’epoca in cui è ritratta una vista oggi perduta a causa della vegetazione. PARCO C’È DA VEDERE: MULINI 1/ 2 Il mulino è formato da due corpi uniti da un grande arco centrale e due fienili ai lati Per raggiungerli, dal viale Mirabello seguire per viale Cavriga e poi per viale Pineta. I mulini asciutti sono 3, costruiti nel 1615,
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110. MIRABELLINO Il Mirabellino nasce dall’idea del cardinale Angelo Maria Durini di arricchire la proprietà di famiglia con una villa gemella al Mirabello. Nel 1776 partono i lavori, affidati a Giulio Galliori che progetta una villa di campagna con pianta a U e cortile esterno, forma ormai molto diffusa in Lombardia. Il 6 Dicembre 1806, la villa viene ceduta dall’erede del cardinale Giuseppe Trivulzio al Demanio. PARCO C’È DA VEDERE: VILLE 2 / 2
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112. NASCITA Il parco di Monza è nato il 14 settembre 1805 e ha una superficie di 685 ettari: è il più grande Parco cintato d’Europa. Le sue mura furono realizzate con i resti delle mura del comune di Monza abbattute per volere di Napoleone. Il parco ci permette di ricostruire l’ambiente della Valle Padana con querce, pioppi e olmi. Il viale principale si chiama Viale Cavriga; questo nome deriva da “capra” perchè il viale sorge su un antico passaggio sul Lambro dove i pastori guadavano con le loro greggi. PARCO CURIOSITÀ 1/ 8
113. SERRAGLIO Questo edificio si trova vicino all’autodromo e risale al primo ventennio dell’Ottocento. Esso era il luogo dove venivano tenuti i cervi e i caprioli che venivano liberati per far cacciare il Re. PARCO CURIOSITÀ 2 / 8
114. La cascina San Fedele, collocata su di un dosso originariamente circondata da vigneti, dove nel XIV secolo vi fu uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, fu costruita con materiali di recupero derivanti dalla demolita chiesa gotica di Santa Maria di Brera a Milano e rivestito di marmi chiari e scuri. Questa cascina era usata anche come canile reale. CASCINA S.FEDELE PARCO CURIOSITÀ 3 / 8
115. GIUSEPPE PIERMARINI Uno dei personaggi più importanti della storia del parco è Giuseppe Piermarini che nacque a Foligno nel 1734. Nel 1769 giunse a Milano con il maestro divenendo figura importantissima per l’architettura lombarda dell’epoca fino ad essere nominato nel 1779 Imperial Regio Architetto.Tra il 1776 e il 1780 realizzò la Villa ReaLe di Monza che si può considerare uno dei suoi capolavori, ma la sua opera più famosa resta il Teatro alla Scala di Milano. Una volta perduti gli incarichi ufficiali a Milano, Piemarini si ritirò nella sua città natale, Filino dove morì nel 1808. PARCO CURIOSITÀ 4 / 8
116. LUIGI CANONICA L’altro personaggio importante è Luigi Canonica architetto luganese nato nel 1764 a Tesserete. Svolse la sua attività soprattutto a Milano e in Lombardia. Diventò poi un personaggio di rilievo nel suo campo, tanto da essere nominato architetto ufficiale della Repubblica Cisalpina. Nel 1807 si inaugurò quella che sicuramente è la sua opera più grande: l’Arena di Milano. Molte sono le costruzioni da lui realizzate in tutta la Lombardia, come la sistemazione del Parco Reale di Monza. PARCO CURIOSITÀ 5 / 8
117. L’AUTODROMO Nel 1922 la SIAS ottenne in concessione 370 ettari costituenti la quasi totalità delle aree boscate settentrionali del parco. Nel tempo record di 100 giorni fu edificato l'Autodromo. PARCO CURIOSITÀ 6 / 8
118. Nel febbraio del 1922 fu data in concessione alla SIRE parte dell'area centrale del parco, circa 100 ettari tra le ville Mirabello e Mirabellino, per costruire un ippodromo. Chiusa alla fine degli anni '70, la struttura ha subito un rapido degrado, culminato con l'incendio che ha distrutto completamente le tribune. IPPODROMO PARCO CURIOSITÀ 7 / 8
119. IL CAMPO DA GOLF Nel 1929 un'altra porzione consistente del parco, nella parte settentrionale, fu ceduta per la costruzione del campo di golf. Inizialmente il campo era costituito da 9 buche, subito portate a 18. Nel 1958 il campo fu ulteriormente ampliato e spostato verso Nord, aumentando le buche a 27 e costruendo, su progetto dell'architetto Vietti, la nuova club-house. PARCO CURIOSITÀ 8/ 8
127. Un ringraziamento particolare ai ragazzi che hanno tradotto la presentazione nella loro lingua di origine: Stefano O. e Giuseppe G. per lo spagnolo; Olexandra M. e Katerina S. per il russo; James W. per l’inglese. Hanno realizzato la “Guida di Monza” i ragazzi della Scuola in Ospedale (primaria, secondaria di primo e di secondo grado) e i ragazzi della classe II D della scuola E. Sala. Istituto comprensivo SALVO D’ACQUISTO - Monza