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Guida CulturaleTuristica 2016/2017
Supplemento a Paese Nostro n. 22 Dic. 2015- AnnoVI
Registrazione alTrib. diTeramo
N. 625 del 8 marzo 2010
Direttore Responsabile: Giuliano Marsili
Progettazione
Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente
Via Luigi Longo, 21 -Teramo
Testi
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In copertina dall’alto:
• Fosso di Nerito
• Ceramica Castelli (proprietà privata FondazioneTercas)
• Porto di Giulianova
• Farfalla (Zygaena oxytropis) fotografata a Civitella
delTronto
Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzo
http://www.lelcomunicazione.it/blog/
guida-culturale-turistica-teramo-2016/
Sommario
La guida  3
Patrizia Manente
Teramo 4
Magia della tavola 18
Alba adriatica 20
Atri 22
BASCIANo 23
Campli 24
CASTEl CASTAGNA 26
CASTEllalto 28
Castelli 30
CIVITELLA DEL TRONTO 31
COLONNELLA 32
CROGNALETO 33
Giulianova 34
ISOLA DEL GRAN SASSo 39
ROSETO 40
SANT'OMERO 49
Tortoreto 50
VALLE CASTELLANA 55
Parco Nazionale del Gran Sasso 56
e Monti della laga
Uno strumento al servizio
degli amici turisti
D
a sempre ho sentito un profondo attaccamen-
to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche
che offre. La mia città, Teramo, senza essere
una grande metropoli, ha però una posizione davvero
invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo
si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da
bellissime colline. Siamo in una posizione strategica.
Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma-
rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’
nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a
una pizza di formaggio).Aveva perfettamente ragione.
Dunque, la passione e l’amore che ho nei confronti
del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Non
a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la dife-
sa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e
ambientale. Questa Guida, perciò, vuole essere una
illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno
strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper-
ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.
Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche
locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter-
re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii,
vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte
merita la ricchissima tradizione della cucina che
vanta piatti davvero prelibati.
Per concludere, un grazie va a tutti gli inserzio-
nisti che, nonostante il difficile momento, hanno
contribuito con il loro preziosissimo sostegno,
permettendo la realizzazione del progetto con
sensibilità e lungimiranza.
la Guida
Patrizia Manente
3
Teramo
Città fra antico
e moderno
S
u uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva-
to, alla confluenza del torrente Vezzola con
il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica In-
teramnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta
Interamnia), capoluogo della provincia aprutina
di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto-
ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel
quartiere della Cona (resti di un villaggio neoli-
tico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del
bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di
origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sa-
rebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata
dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un
municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni
vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta
nel periodo delle invasioni barbariche, nelVI secolo
mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII
secolo si trasformò inTeramum.Annessa al Ducato
longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai
Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia.
Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra
il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale
Guido II con la nuova cattedrale di stile gotico-
romanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di
Via V. Veneto
Corso San Giorgio
4
in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto
dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e
XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu-
lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS.
Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio
(S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in
epoca barocca e annessa un tempo ad un conven-
to francescano, ospita opere settecentesche diVin-
cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso
(proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di
Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani,
più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai
francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si
ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Fer-
dinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse
trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava
a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria.
In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sas-
so d’Italia e l’Adriatico.Tra i personaggi illustri: An-
tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe
Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli
(1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis
Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre
Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore
della Carboneria teramana; Gennaro Della Mo-
nica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-
1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888),
poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo
Taraschi, costruttore di auto da corsa.
monumenti
N
umerosi i monumenti ed i palazzi antichi.
Tra le chiese: la romanico-gotica Catte-
drale di S. Maria Assunta e S. Berar-
do (vescovo e patrono diTeramo e diocesi), inizia-
ta nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335
(Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam-
panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di
Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso
ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru-
tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky
Arco Porta Reale (Porta Madonna)
5
Particolare Palazzo dei Melatino
Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vi-
tale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappel-
la del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore,
è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupo-
la (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca-
terina (privata) è meta di devozione durante il
triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe-
deli si recano a girare la ruota dentata della titolare
(simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per
l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di
S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della
Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona,
accorpato ad un convento francescano, con artistica
statua lignea dellaVergine con il Bambino di Silve-
stro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da
Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’ar-
te in chiesa e nell’intero complesso e cupola affre-
scata da Cesare Mariani. La Chiesa della Ma-
8
Palazzo Castelli
Borgo medioevale - Castello Della Monica
donna del Carmine ospita una statua in stucco
dellaVergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro
Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del
1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli
tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E
ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele)
nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An-
nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quoti-
diana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispira-
ta alla romana S.Pantaleo.Al suo interno si segnalano:
l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella
del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.)
simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maio-
lica castellana (Madonna con il Bambino e Anime
Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacre-
stia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di
culto è caro ai teramani perché custodisce le prege-
voli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata por-
tate in processione nel pomeriggio del Venerdì San-
to. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già
nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un
tempo annessa ad un ospedale e ad una confrater-
nita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di
Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e
dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica
è S. Domenico, annessa ad un ex convento dome-
nicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta
nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di
varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi
settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo
chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal
1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad unPonte a Catena
10
convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La
Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), prece-
duta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata
nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’
Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le
chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato
di Maria; di S. Berardo; della Madonna della
Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512,
presso il cimitero, con statua seicentesca della Ver-
gine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo
Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani;
Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli);
Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa
Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egi-
dio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo
rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa
Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico
(con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo
Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti,
Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo:
Villa Blandina e il suggestivo falso borgo me-
dioevale attorno al Castello Della Monica.An-
cora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la
Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la
11
Chiesa Madonna del Carmine
medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina;
Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Gio-
vanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana
dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci
(XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo”
(“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino tera-
mano che in passato era utilizzato per proteste
contro i governanti ed il malcostume); Casa del
Mutilato (ex chiesa della Madonna della Miseri-
cordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Co-
munale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro
Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeo-
logici di Torre Bruciata e della Madonna delle
Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necro-
poli di Ponte Messato. Il Museo Civico Arche-
ologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e
Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni
Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio
Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerul-
li”. InVia Porta Carrese sono stati rinvenuti nume-
rosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abi-
tazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei
Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati ripor-
tati alla luce resti di una domus romana (I sec. a.
C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco in-
coronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli
(Giardini Carino Gambacorta) il Monumento
ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968),opera
bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la sta-
tua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola
Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in sta-
to di abbandono, custodisce un altare ligneo baroc-
co del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele
12
Antica Cattedrale S. Anna
seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky
(quella centrale del 1630), rappresentanti Scene del-
la Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana,
presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della
Scienza; comprende il Museo della Fisica e
dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale
di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e
un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo
sono esposte opere dell’artista teramano Italo Ro-
domonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e
ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’u-
niverso. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è
14
Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe
Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre
Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche
istituzioni scolastiche della città (in precedenza costi-
tuivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una
certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dan-
te. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere
di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del
Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva.
Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante
16
Chiostro Santuario Madonna delle Grazie
Affresco “Cristo vendemmiatore”
(Santuario Madonna delle Grazie)
Affresco di C. Mariani
(Santuario Madonna delle Grazie)
17
S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città.
Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina
Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribi-
le sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte
dell’Italia centrale) come protettore universale contro
i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse
parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza
del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare
culto dalla famiglia che lo aveva apposto.La Casa dei
Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia lo-
cale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio
diTeramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), cu-
stodisce testimonianze del suo glorioso passato me-
dioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche
di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi
per la cosiddetta Lapide delle“male lingue”(bassorilie-
vo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si
fronteggiano con le lingue trapassate da un grande
compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo
parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferi-
mento ad un episodio relativo ai nemici del casato e
serve come monito per chiunque. Ponte Vittorio Emanuele
Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
T
utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo,
giustamente considerata la “Capitale della
gastronomia abruzzese” per la varietà e ric-
chezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta.Vale la
pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il
litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chi-
lometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso
risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei
“maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema
della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo per-
sino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia),
che sempre attira e seduce i palati più esigenti.
Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati
gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la
mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di
scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle cep-
pe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate
“virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire
delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come
delle più robuste pappardelle al sugo di papera.
Né sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai
buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla
cacciatora, le mazzarelle, i peperoni ripieni, la
‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta,
gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la ga-
lantina, il formaggio fritto. Senza, naturalmente,
dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i
bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pe-
patelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza).
Capitolo a parte, la croccante di mandorle.
Maestosa e ricca l’offerta generosa di salumi d’o-
gni genere con salsicce, ventricina, lonze
e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita
non possono mancare formaggi e pecorini
dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle
colline teramane, olio extravergine di oliva,
miele millefiori, d’acacia, castagno e via
degustando.
magia
della tavola
di Patrizia Manente
Fra piatti rinomati
e specialità teramane
18
le peschette
Ingredienti
Per le pesche:
500 gr di farina per dolci, 200 gr di zucchero, 3 uova
50 gr di burro, 1 bustina di lievito per dolci, succo di 1/2 limone
Per la crema:
5 tuorli, 5 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai rasi di farina
500 ml di latte intero, buccia di limone e stecca di cannella
Procedimento: preparare l’impasto delle pesche, a mano o in
una planetaria, che deve risultare fluido. Formare tante palline
della dimensione di una noce. Posizionarle su una teglia con car-
ta forno un po’ distanziate per evitare che durante la cottura si
attacchino. Cuocere al forno a 180° per circa 25 minuti, senza
farle colorire troppo. Una volta sfornate, lasciar raffreddare e
poi con un coltello tipo pelucchino scavarle con delicatezza.
Quando la crema sarà fredda, riempire le pesche, facendo in
modo che un pochino fuoriesca cosi le due metà si attaccano.
In una ciotolina versare l’alchermes e mano a mano passare le
pesche ripiene, farle sgocciolare, poi passarle nello zucchero.
Le peschette e la foto sono state realizzate da
Sandra Pica
19
Per preparare le polpettine:
impastare gli ingredienti necessari e formare delle palline (della
grandezza di un pisello). Cuocerle in una pentola con un filo
d’olio, vino bianco.
Quindi disporre su un tavolo tutti gli ingredienti pronti avendo
l’accortezza di mettere in una ciotola quattro o cinque uova
sbattute. Ungere una teglia a sponde alte con burro. Foderarla
alla base con le scrippelle. Iniziare gli strati mettendo polpettine,
piselli, la mozzarella a dadini, il petto di pollo tagliuzzato minuta-
mente,parmigiano e versare le uova sbattute tutt’intorno e infine
versare anche un po’ di sugo pronto. Ripetere più volte gli strati
farciti come sopra fino ad esaurimento degli ingredienti. Infine,
chiudere con uno strato di scrippelle che deve essere il più spes-
so di tutti, aggiungere qualche fiocchetto di burro sopra e mette-
re il timballo in forno, lasciarlo cuocere a circa 140° per ottanta
minuti. Il timballo va servito caldo, ma è ottimo anche freddo.
Consiglio della cuoca.
Quando si stendono le “scrippelle” sulla teglia, queste non devo-
no essere stese perfettamente, ma raggrinzite, incurvate a mo’ di
fisarmonica.
il timballo
“lu timball’ de screppell”
Il timballo è un tipico piatto-principe teramano sempre
presente sulla tavola delle feste.
Ingredienti per otto o dieci persone
Per le “scrippelle” o “crespelle”:
10 uova fresche, 10 cucchiai di farina (un uovo e un cucchiaio di
farina a persona), acqua, sale q.b.
Per le polpettine:
600 gr. di carne macinata di manzo, noce moscata, parmigiano,
pizzico di sale.
Per il ripieno:
4 mozzarelle grandi e fresche tagliate a dadini, 200 gr. di parmi-
giano grattugiato, 300 gr. di piselli, 4 o 5 uova.
Per il ragù:
400 gr. di manzo, 300 gr. di “magro” di maiale, un petto di pollo,
1,5 kg. di salsa di pomodoro fatto in casa, 1/2 bicchiere di olio
extra vergine di oliva, 1/2 bicchiere di vino bianco, metà cipolla,
2 o 3 chiodi di garofano.
Preparazione delle scrippelle:
sbattere bene le uova con aggiunta di farina. Dopo un primo
impasto versare acqua un po’ alla volta per non formare grumi,
e un pizzico di sale. Ottenere una pastella liquida, che
andrà versata con un mestolino in un tegame caldo
già unto con un pezzettino di lardo. Le sottili scrip-
pelle devono asciugarsi un po’ adagiandole su
uno strofinaccio da cucina. Si prepara a
parte il ragù (con gli ingredienti in-
dicati) a lunga cottura e a fuoco
lento. Procedere mettendo
in un’idonea casseruola
prima l’olio e la carne. In-
fine, aggiungere gli odori.
A carne rosolata sfumare
con vino bianco, far eva-
porare e successivamente
versare il pomodoro. Se-
micoprire la pentola. Quando
il condimento salirà in superficie, il
ragù è pronto.
Il timballo è stato realizzato da mia madre
Adele Di Franco,
esperta in cucina teramana.
20
Alba adriatica
Spiaggia d’argento
C
ittadina moderna e dinamica, è una delle loca-
lità adriatiche della costa teramana conosciuta
come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad
un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’ampio
litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Ar-
gento”. È attraversata dal CorridoioVerde Adriatico, pi-
sta ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto d’Asco-
li con Roseto degli Abruzzi.Dal 2003 più volte Bandiera
Blu d’Europa,ospita spesso importanti eventi culturali.Il
14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantena-
rio come comune autonomo. Molto praticata la pesca
costiera. Il toponimo significherebbe “altura” o “bianco”
(comune radice indoeuropea). Diversi ritrovamenti ar-
cheologici neolitici nel territorio circostante. Agli inizi
del XX secolo sorsero le prime dimore signorili: le ville,
Gialluca, Tonelli, Ranalli, Ricci e Crescenzi.Tra
il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali dellaVittoria e
Margherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu
nominato primo parroco della nascente cittadina Don
Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni
Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla“Marina”.Con
Decreto Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comu-
nale fu trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto
del Prefetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni
Bambinopoli
Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29
maggio 1956 la frazione divenne autonoma e prese il
nome di Alba Adriatica, ufficializzato con Decreto del
Presidente della Repubblica. È gemellata con Miranda
(Isernia).Personalità:lo chef Aldo Zilli e il motociclista
Ivan Palazzese (1962-1989).
monumenti
D
a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza nel-
le vicinanze del Parco Giochi di Bambi-
nopoli. In contrada Basciani la Chiesetta di
S. Vincenzo Ferreri, fatta costruire dai Guidobaldi
di Nereto. La semplice facciata presenta timpano, lunetta
e campanile a vela. Il portale è affiancato da due piccole
finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò)
perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima
di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi, di cir-
ca 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e
passeggiate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata
collega Alba alla vicinaVilla Rosa di Martinsicuro. Inoltre: il
Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV
Novembre dove sorgono il Monumento ai Caduti
della Grande Guerra e la Chiesa parrocchiale
della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chiesa
di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in con-
trada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne
della ditta Bevilacqua diTorre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa
Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca
Palma;Villa Chiarugi;Villa Zannoni;Villa Mo-
scarini e la massiccia Torre del Vibrata (1547).
Villa Flaiani, circondata da un parco, ospita la Bibliote-
ca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente
di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vecchio
Forte, così nominata perché forse conduceva alla for-
tezza di Civitella delTronto.
21
Atri
Scrigno di tesori
e Città Ducale
S
i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-
lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline
erose da fenomeni millenari, come una serie di
picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.
Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore
Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome
all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della
Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno-
cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e
l’autonomia comunale.
monumenti
L
a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte-
ressante complesso della romanica Cattedrale
di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-
schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-
re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con
annessi Museo Capitolare,campanile di Antonio da
Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV
sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co-
munale con annesso Archivio-Museo “Anto-
nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie
e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S.
Francesco;la rinascimentale Casa Paolini.Palaz-
zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica
di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa-
lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S.
Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e
Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario
di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel-
vedere con sculture contemporanee; il Complesso
Conventuale di S. Chiara (con annesso convento
delle Clarisse) iniziato nel 1260;il portale trecente-
sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento
Domenicano con la Chiesa di S. Domenico
(S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti
di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella
della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar-
cheologico Civico Capitolare “De Galatiis-
De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et-
nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per
conservare le acque filtranti;la Fonte Canale;antiche
Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma-
donna delle Grazie; il Museo Didattico degli
Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci-
mentali; il Parco Comunale (su un precedente
convento dei Cappuccini).
Teatro Comunale
Cattedrale di Santa Maria Assunta
Affresco di Andrea De Litio
22
E’
situata su di una collina allo sbocco della valle del
Mavone, affluente del fiume Vomano. Il toponi-
mo farebbe forse riferimento ad un podere det-
to Bassius, ma già un fundus Bassianum (te-
nuta agricola) pare esistesse quando l’abitato era
parte della colonia romana di Hatria (Atri). Il termine
Bassanum o Bassianum deriverebbe da una cor-
ruzione di Fasiana, appellativo della dea Cibele. Nel
territorio, possedimento dei Sabini adriatici, sono state
rinvenute tre necropoli italiche dei sec.VII-IV a. C. Nella
frazione S. Rustico esisteva un santuario romano dedi-
cato ad Ercole.L’antica Bassianum fu feudo benedettino
dell’abbazia molisana di S.Vincenzo al Volturno; in età
normanna, citata come “castrum”, dominio di Ode-
risio di Collepetrano, signore della vicina Penne e dei
Pagliara, Conti di Isola del Gran Sasso d’Italia. In seguito
proprietà della cattedrale diTeramo, poi degli Acquavi-
va, duchi di Atri, fino al 1528. Nel 1843 fu sede di un
“Monte Pecuniario”, che elargiva prestiti agli agricoltori.
Una sagra estiva è dedicata al suo prelibato prosciutto.
monumenti
D
a Porta Penta, unico ingresso rimasto di ori-
gine medioevale, sormontata dalla Torre dell’o-
rologio, si accede al nucleo storico. Da visitare:
la chiesa parrocchiale del patrono S. Flaviano, già
nota dal 1073 (affreschi tardo-rinascimentali); la chie-
sa di S. Giacomo (finestre gotiche), documentata
dal 1178; la Fontana, con figure simboliche. Nella fra-
zione di S. Maria e nel borgo di S. Agostino (un
tempo feudo dei Camaldolesi) le interessanti omonime
chiese, con decorazioni barocche, altari lignei e soffitto
maiolicato. In frazione S. Rustico resti della necro-
poli scoperta nel XIX secolo.
Basciano
Fundus
Bassianum
23
Particolari interni
Chiesa Santa Maria di Basciano
Affresco Chiesa San Flaviano
24
C
himble, in dialetto. Insediamenti piceni a Cam-
povalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300
Nocella e Castelnuovo costituirono un unico cen-
tro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino,
eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in
dote da Carlo V di Spagna alla figlia Margherita d’Austria
sposa di Ottavio Farnese.Nel 1600 con bolla di papa Cle-
mente VIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede
diocesana unita ad Ortona, soppressa nel 1818. Nel 1776
con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della
Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale.Tra i
personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492),
pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699),
pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Ni-
cola Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo
Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
Scala Santa
Cripta della Collegiata S. Maria in Platea
Campli
Città dei Farnese
e della Scala Santa
25
monumenti
C
ase Porticate; Palazzo Farnese; Collegiata
di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco
nella cripta e soffitto ligneo settecentesco con
Storie del patrono S.Pancrazio);Porta Angioina (XIV
sec.); S. Giovanni Battista a Castelnuovo (tele del
ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV
sec.di Giacomo da Campli).Convento celestino di
S. Onofrio (affreschi quattrocenteschi nel refettorio);
Madonna della Misericordia; S. Francesco con
affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.)
e Casa del Medico. Convento francescano di S.
Bernardino (affreschi seicenteschi del polacco Sebastia-
no Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII
sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Mu-
seo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Cappella
della Madonna delle Piane (affresco della Madonna
col Bambino di Giacomo da Campli);S. Pietro e Ne-
cropoli picena a Campovalano.A Nocella,Torre dei
Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo;
Santuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei
Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.Collegiata S. Maria in Platea
26
Castel Castagna
Castrum Castanee
monumenti
I
l paese offre incantevoli panorami sull’Appennino
e sulle colline circostanti; il centro storico conserva
ancora l’aspetto di piccolo borgo anticamente difeso
da mura. Da visitare: i numerosi edifici in pietra (di
epoche diverse); il suggestivo belvedere; la chiesa
parrocchiale del patrono S. Pietro Martire (porta-
le in pietra scolpita con lunetta). Nell’omonima frazio-
ne: uno dei gioielli dell’architettura romanica abruzzese
l’Abbazia di S. Maria di Ronzano (XII sec.). La
chiesa era un tempo annessa ad uno scomparso ceno-
bio benedettino. L’edificio mostra chiari influssi d’arte
pugliese; l’interno, a tre navate, conserva interessanti
affreschi duecenteschi (Nuovo e Vecchio Testa-
mento), una stauroteca (reliquiario della S. Cro-
ce) del XIII secolo e una bella statua lignea policroma
della Vergine. Si segnalano anche: l’antico borgo di
Villa Salsa, con chiesa di S. Rocco e i ruderi del
vecchio mulino;la chiesa rurale di S. Vincenzo,in
contrada Villa Ruzzi, e il cosiddetto “quercione”,
quercia ultracentenaria, in contrada Carnevali. In fra-
zione Ronzano: la chiesa di S. Maria degli Angeli
(statua lignea della Vergine e portale con mosaico).
P
osta nel versante meridionale della vallata del
Vomano (Valle Siciliana), in vista del massiccio
del Gran Sasso, è circondata da campi coltivati
e vigneti. Testimonianze antiche risalgono alla prei-
storia, l’aspetto attuale è medioevale. Nel XII secolo
era nota come Castellum Castanee (in seguito
Castrum Castanee); nel 1100 era feudo dei fra-
telli Trasmondo e Berardo. Passò poi, nel 1270
a Berterajmo de Pugecto, divenendo successi-
vamente possesso dei Pagliara, degli Orsini e dei
Mendoza. Nel XIX secolo fu spesso saccheggiata dai
briganti locali.
Abbazia S. Maria di Ronzano
Cento Fonti
28
F
orse di origine pre-romana, situata su una colli-
na tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e
bellissimo panorama su parte della provincia te-
ramana. Nel XII secolo fu feudo del baroneTrasmon-
do (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso
appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia
di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Ca-
strum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi
i borghi divennero possedimento degli Acquaviva,
duchi di Atri.
Castellalto
Castrum Vetus
Trasmondi
monumenti
C
onserva ancora l’aspetto di piccolo borgo forti-
ficato (mura del XV sec. con mastio penta-
gonale), anticamente diviso in due zone distinte.
Si accede da una porta d’ingresso cinquecentesca.
Il panorama spazia su tutto il territorio circostante. La
chiesa parrocchiale del patrono S. Giovanni Evan-
gelista conserva un bel portale rinascimentale del XVI
secolo e la statua lignea del santo. Fuori le mura, in posi-
zione isolata, la cinquecentesca chiesa della Madonna
degli Angeli (tele del XVIII secolo e altare barocco),
un tempo annessa ad un convento francescano.Nella fra-
zione di Villa Torre un edificio sormontato da tor-
retta merlata. A Castelnuovo Vomano, presso
la riva del fiume, si incontra un antico mulino del 1849,
recentemente restaurato. Una visita merita anche l’a-
bitato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita
rassegne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea.
Castelbasso
Castellalto
29
Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici vi-
coli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed Andrea
risale al 1338 (portale in pietra e ricco interno barocco).
Inoltre: la Porta della Marina; Casa Costanti-
ni (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S. Gervasio,
originaria del XIV secolo (resti di affreschi e portale ri-
nascimentale).
Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)
30
Castelli
Patria dei ceramisti
“C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto),
uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa-
mosi i maestri ceramisti che servirono le più
importanti famiglie principesche romane e i sovrani del
Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia
di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte cerami-
ca agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla.
Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del
marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le personalità:
Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e let-
terato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei
(1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani
delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia; Fedele Cappel-
letti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822),
ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Car-
lantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio
Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.),
archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica
castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), cerami-
sta; Orazio Pompei, ceramista.
monumenti
I
l Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento
Francescano di S. Maria di Costantinopoli
(chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche ma-
ioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Ab-
bazia benedettina di S. Salvatore; Istituto
Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta inter-
nazionale di Ceramica d’Arte moderna; Pre-
sepe Monumentale in ceramica (1965-1975).
Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale
seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvato-
re; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina
(XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647)
e croce processionale argentea di scuola sulmonese.
“Cona” della Madonna delle Lacrime (1541)
con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio.
Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo An-
toniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta
“Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto
ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).
Volta maiolicata (Chiesa San Donato)
Ceramiche Castelli
(proprietà privata Fondazione Tercas)
Civitella
del tronto
Dove abita la storia
C
onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo
borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno
del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della
Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di
origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo
longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la
annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta
in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti-
bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel
“Mandatum de Riparacione Castrorum Impe-
rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
monumenti
P
asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze”
del medioevale e rinascimentale centro storico,si sco-
prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Anto-
nio, Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne,
e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Loren-
zo (antico protettore del paese), di origini duecentesche
e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile ba-
rocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra
Palazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale
a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. France-
sco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu
edificata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra
il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella.
Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo
Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre
con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un
pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di
S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o
delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche.
Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco
Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine
XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria
Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali.
La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio
spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per-
corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi
piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del
Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia-
como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi-
ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche.
In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti
Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la
via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli
Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il
Santuario della Madonna dei Lumi con annesso
convento francescano (1466) è così denominato per le
varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo
attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba-
zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita:
la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con
grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle
Scalelle, S. Marco e Salomone).
31
Santuario S. Maria dei Lumi
32
Colonnella
Antica signora
S
orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da
parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui
resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re-
perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne).
Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus
Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una
lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui
fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio.
Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe-
vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale
dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio
tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S.
Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di
scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela
con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione
del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio-
so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia-
no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi,
Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa-
lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat-
terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte
vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana;
in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui-
ta probabilmente su un sito romano.
S
orge sui Monti della Laga, nell’alta valle del
fiume Vomano. Il territorio è ricco di boschi e
bellezze naturalistiche.Di origine medioevale era
situata un tempo nell’attuale località Fonte S. Salva-
tore. Il nome deriverebbe da “crognale” (“cornio-
lo”), albero una volta molto diffuso nella zona. I Pre-
tuzi, popolo italico, si stabilirono in questi luoghi
tra IV e III sec. a. C., come testimoniato da reperti ar-
cheologici. Fece parte dello Stato di Roseto con vari
paesi dei dintorni. Ottenne il comune nel 1813. Una
delle sue frazioni, Senarica, fu trasformata in repub-
blica autonoma fino al periodo napoleonico per la
sua fedeltà ai sovrani di Napoli e intrattenne rapporti
diplomatici e militari conVenezia.A Crognaleto nac-
que don Michelangelo Forti (XIX sec.), letterato e
patriota risorgimentale. Si produce un ottimo peco-
rino di montagna.
monumenti
N
umerose sono le frazioni con possibilità di escur-
sioni. La Chiesa della Madonna della Tibia,
meta di pellegrinaggio in agosto, fu costruita
per grazia ricevuta da un certo Bernardo Paolini di
Amatrice dove anticamente esisteva un villaggio di epo-
ca romana, poi abbandonato:Tibbia. L’edificio sacro risale
al XVII secolo conserva una bella statua lignea dellaVergi-
ne e un altare barocco dipinto. Nell’abitato di Crognaleto
la Chiesa di S. Caterina. Interessante il piccolo borgo
di Cervaro con diversi edifici rinascimentali in pietra, la
Chiesa di S. Andrea (soffitto ligneo settecentesco) e
un mulino lungo il torrente Zincano. A Cesacastina la
Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (altare ligneo settecen-
tesco, calice d’argento quattrocentesco di Bartolomeo da
Teramo e croce processionale argentea). A Frattoli: la
Chiesa di S. Giovanni Battista, con portichetto e in-
terno barocco.A Nerito, sede municipale, produzione di
oggetti in ferro battuto e castagneti. A Piano Vomano:
la Chiesa del Carmelo, quella barocca di S. Nicola e
la grande quercia “Cerqua Mazzucche” (in dialetto),
plurisecolare. A Colle del Vento scavi archeologici di
varie epoche e la “Muraglia dei Paladini”, di origine
leggendaria.Piano Roseto,antico covo di briganti.Pog-
Crognaleto
Nell’alta valle
del Vomano
Madonna della Tibia a Crognaleto
gio Umbricchio ospita palazzi in pietra rinascimentali,la
Chiesa di S. Michele Arcangelo e quella cinquecen-
tesca di S. Maria Lauretana (altari barocchi, soffitto
ligneo a cassettoni del XVII secolo e fonte battesimale
ricavato da pietra miliare). Si consigliano visite alle frazioni
di Paladini,Tottea,Alvi,S. Giorgio e Senarica,ricca
di storia.
Chiesa San Giovanni Battista di Frattoli (Crognaleto)
Particolare soffitto ligneo (Chiesa San Giovanni Battista)
33
Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi”
tra cultura e turismo
34
C
ittadina rivierasca con forte vocazione com-
merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in
dialetto) è una delle località balneari più co-
nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in
due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in
collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il
Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato
nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico,
come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le
origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C.
fondarono la colonia Castrum Novum (o Castrum
Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale
per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche
provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese
il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano),
in onore del santo patrono. Annessa prima al Duca-
to longobardo di Spoleto, al Regno di Napoli dopo,
nella seconda metà del XIV secolo divenne feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri, fino alla distruzione nel
luglio 1460, durante la sanguinosa battaglia tra Arago-
nesi ed Angioini. Nel 1471 il duca Giulio Antonio
d’Acquaviva volle ricostruirla non più nel vecchio
sito, ma sulla collina, cinta da mura fortificate ed otto
torrioni. Da lui: Giulia (o Julia) Nova; nel XIX secolo
quello attuale. Il paese rimase pressoché intatto fino
a metà Ottocento, subendo poi varie modifiche. Subì
saccheggi nel XVI secolo dai Lanzichenecchi e dalle
milizie napoleoniche. Con l’abbattimento delle mura
(1860) si estese sulla collina e verso l’Adriatico, primo
centro visitato da Vittorio Emanuele II dopo l’Unità
d’Italia. Il nucleo abitato lungo il mare prese il nome di
Borgo Marina. All’inizio del ‘900 nacquero numerosi
ed eleganti villini in stile liberty nella parte bassa e in
Viale dello Splendore, residenze estive delle famiglie
facoltose. La bellezza dell’esteso litorale sabbioso, l’a-
menità del luogo le valsero il soprannome di “Po-
Porto
35
sillipo degli Abruzzi”. Dopo la II guerra mondiale
ha acquistato l’attuale aspetto con nuovi impianti bal-
neari e moderne attrezzature. Attività principale è il
turismo estivo; numerose le aziende artigianali di pel-
letteria, oreficeria e“ddù botte”, tradizionale organet-
to abruzzese della famiglia Janni.Il porto con l’annesso
mercato ittico è tra i più importanti della costa adria-
tica.Tra le varie personalità: Giovanni Girolamo II
d’Acquaviva (1663-1709), uomo d’armi e duca; Vin-
cenzo Bindi (1852-1928),letterato;Gaetano Bra-
ga (1829-1907), grande violoncellista e compositore;
Giuseppe Braga (1839-1878), fratello di Gaetano
e musicista; Vincenzo Cermignani (1902-1971),
pittore; Raffaello Pagliaccetti (1839-1900), scul-
tore; Venanzio Crocetti, scultore; Riccardo Ce-
rulli, avvocato e storico.
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478)
è tra i più importanti ed interessanti edifici rinasci-
mentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del
Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino
e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio
Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S.
Antonio del 1566, con affresco deteriorato del-
la Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due
grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e
lapide tombale di un nobile della famiglia De Barto-
lomeis. La Chiesa della Madonna della Mi-
sericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII
secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna,
con altare barocco. E ancora: in Piazza della Li-
bertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incan-
tevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo
De Bartolomeis del 1876; Palazzo Monte-
bello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De
Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”,
piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’arti-
sta giuliese, ed il Monumento a re Vittorio
Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato
nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e
Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessan-
ti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed
36
Villa Castelli-Montano
arredamento del XIX secolo; la Casa Museo di
Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale.
Inoltre: i resti delle fortificazioni cinque-
centesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva;
degli otto baluardi originari resta Torrione “Il
Bianco”, adibito a sede del Museo Archeo-
logico, con reperti romani e la Casa Museo di
Vincenzo Cermignani, con testimonianze del
pittore giuliese. InViale Gramsci: la Biblioteca del
Centro Culturale “S. Francesco” e la Pi-
nacoteca (opere d’arte contemporanea) annesse
alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuc-
cino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria
Immacolata”, con eleganti merli ottocenteschi e
ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885,
con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Mo-
nastero del Volto Santo, già dimora gentilizia
con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la
bella Villa della Montagnola, storica dimora
degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con
belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lun-
goViale dello Splendore sorgono due eleganti villini
liberty: Villa Castelli-Montano (1910-1918)
con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante
e slanciata torretta; Villa ex De Santis (1923-
1928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e
silenziosa collina, l’interessante Santuario di
Maria SS. dello Splendore, protettrice di
Giulianova, importante e frequentato luogo di cul-
to mariano. L’origine è legata all’apparizione della
37
Porto di Giulianova
Vergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce,
su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo
la costruzione di una chiesa in suo onore, facendo
sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero.
L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con
la venerata statua della Madonna con il Bambino
inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sa-
crestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una
monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista
marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Faz-
zini, le fontane dell’acqua miracolosa, con
mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli
(Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e
Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Can-
dido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte
dello Splendore) con opere di arte contempo-
ranea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta cro-
ce sormontata dalla statua della Vergine
ed il bel Portico del Rosario della Scuo-
la del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada
che porta al mare il Monumento a Gaetano
Braga.A Giulianova Lido: la Chiesa della Na-
tività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica
parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chie-
sa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco
della Rimembranza (giardini pubblici);
l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile li-
berty (1904), con ampio giardino e piccola torretta;
Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), ope-
ra dell’ingegnere teramano Giuseppe Marcozzi, con
decorazioni liberty, come sala convegni e mostre
espositive. Ancora: il Lungomare Monumen-
tale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia
Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (1936-
1937); il Museo della Marineria, presso la
sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente
Salinello, con ponte in legno che unisce Giulia-
nova da Tortoreto; la Torre del Salinello del
XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corridoio
Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km,
che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruz-
zi. Il porto è diviso in molo Sud e molo
Nord; il primo ospita una serie di trabocchi
(casupole in legno adibite alla pesca con rete), in
dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Ma-
ria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI:
facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni al-
legoriche, scene simboliche, animali, statua del-
la Madonna con il Bambino e due piccoli
leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine
e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele
dell’Addolorata prima di essere trasferito al
convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.
Mosaici Santuario Maria SS. dello Splendore
Cappella gentilizia De Bartolomeis
Isola del
Gran Sasso
Paese dei Motti
I
n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi
Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Pa-
gliara, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 CarloV di
Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon.
Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di bri-
gantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome.Tra le perso-
nalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vesco-
vo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni
Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesau-
ri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284).
monumenti
S
oprannominata “Paese dei Motti”: diversi
architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da vi-
sitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale
di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi
sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quat-
trocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S.
Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio;
resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del
Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di
S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De
Angelis;ruderi della Chiesa di S.Antonio.Nei dintorni:
Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi
cinquecenteschi;mulini della Marchesa,Pranzella e
S. Valentino.A Casale S. Nicola, Eremo di S. Ni-
cola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chie-
sa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di
S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di
39
Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.);
S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino
Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di
S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del
mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo
e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio
coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo
degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate
e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14
campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele;Via
Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basi-
lica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo
“Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea.
Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran
Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.
40
Roseto
Da Montepagano
a Rosburgo
I
mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo-
mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi
del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche
della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione
estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre
vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi
in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal-
neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal
Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30
km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab-
bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha
avuto un notevole incremento demografico, specialmente
nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima
pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S.
Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu
d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire
all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume-
rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la
frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi
documenti medioevali, in relazione con il monastero be-
nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero
della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente
morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni
Scorcio di Montepagano
Lungomare Roseto
di chierici che si occupavano della cura delle anime e del
culto divino, con patrimonio comune e senza prebende)
possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito-
si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget-
to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto
di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto-
stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu
redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio
Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed
il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti
di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no-
taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne
assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una
lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della
SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da
qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con-
trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”.
Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro
Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò
il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose-
ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori),
facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof.
Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu
inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata
la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che
Opera Pasquale CelommiOpera Raffaello Celommi
Approdo turistico “Portorose”
mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento
di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica-
zione di numerose ville e case.Il 12 luglio 1886 il Romualdi
morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta-
dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere
Giammichele Thaulero fece convocare con urgen-
za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen-
da.Finalmente,il 14 ottobre dello stesso anno,considerato
il notevole incremento della popolazione della borgata
marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo-
nimo in“Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio
1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il
turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca-
li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a
disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì
a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e
tra le più frequentate dell’Adriatico,ricca di luoghi di svago
e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico.
Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del
barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,
per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del
Vomano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920
ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado-
glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni
Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì
la sede municipale da Montepagano alla frazione di
Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con
delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera-
mista Giuseppe Di Blasio.Con Regio Decreto del re
Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor-
gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”,
trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon-
tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro-
seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano),
sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono
su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati
turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065
l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il
vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il
toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons
Paganus”).
monumenti
Di origini recenti,la cittadina non ha monumenti di rilievo.
Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota.
La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patro-
na di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente
venne dedicata a S. FilomenaV. M. L’interno, a navata
unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una
pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera
Approdo turistico “Portorose”
degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da af-
freschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di
nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di
Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si tro-
va la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata
nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione
della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovan-
ni Battista Piamarta, è internamente decorata dai
mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte
meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio
(torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato,
di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cap-
pella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso;
possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via
Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco
Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civi-
ca, Regionale dello Spettacolo, Dialettologi-
ca e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita
nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri arti-
sti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed
eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di
Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora
signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile
sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im-
bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello
scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare,
abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap-
prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150
posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da
una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione
sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di
pesca d’altura del Campionato Italiano.Montepagano,
su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci
sull’Adriatico e dintorni.Ricca di storia,conserva l’aspetto
di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman-
gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S.
Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse-
duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in
piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con
orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi-
cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico
lombardo,molto simile ad altre torri costruite nel XV se-
colo inAbruzzo dal Maestro Antonio da Lodi.Co-
munemente detto “Torre di Sisto V” per via della
suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo
del paese,rimaneggiato nella parte superiore nel periodo
barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag-
giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli
Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par-
rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito
ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della
Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che
vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione
43
SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo
dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co-
struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta
nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una
tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674)
rappresentante la Madonna con il Bambino ed
i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo.
Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi-
de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso
dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi
del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio
Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo-
no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S.
Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un
organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel-
la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e
dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen-
ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela
raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che
portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del
Riserva Naturale del Borsacchio
(foto Giovanna Di Sante)
orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo
dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le
statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti;
in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto
dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota-
gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto
e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”.
È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV se-
45
colo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da
Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stem-
ma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro
Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e
datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Mise-
ricordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della
parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della
santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-
getto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo
e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspi-
dato con un’unica campana. Si presenta a navata unica,
con una cappella laterale dove sono esposte le statue
dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decora-
ta e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio,
consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entram-
bi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro
Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la
S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice
(XIX sec.).È sede della Confraternita del SS.Sacramento,
composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fonda-
ta subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563).
Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa
solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle
processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori
le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in
tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera-
46
tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico
della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce
interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una
raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali
delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una
tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recente-
mente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e
Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da
folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è
divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel
retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dal-
le donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda
Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836,
composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante
la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per
piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo rag-
giunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani
diplomati nei conservatori abruzzesi.
Sant’Omero
Terra di antica cultura
A
lcune famiglie nobiliari romane decisero di
edificare due grossi centri urbani: Castrum
Rufi (Garrufo), sui possedimenti di LucioTa-
rio Rufo (dal quale prese il nome) tra il 268 e il 476
a.C. eVicus Stramentarius (dove trovasi l’antica chiesa
di S. Maria a Vico). Il borgo fu fortificato tra il IX e il
X secolo. Dal 1154 fu feudo di Gualtiero di Rinaldo,
poi agli Acquaviva, duchi di Atri, dal 1528 al 1639. Al-
cuni storici ipotizzano che l’attuale cittadina sarebbe
stata edificata dai Normanni intorno al XII secolo: in
Normandia e nel Passo di Calais si trovano due pa-
esi di nome Saint Omer. Nel 1644, con la frazione
di Poggio Morello, fu donata al marchese Alvaro de
Mendoza y Alarçon; nel 1860 fu annessa al Regno d’I-
talia.Negli ultimi decenni si sono sviluppate numerose
aziende vinicole, artigianali, abbigliamento, metalliche
e pelletteria. Personaggi illustri: Mario Melarangeli;
Vincenzo Monti, industriale; Tresy Taddei Ta-
kimiri, attrice e circense; Franco Franchi, ciclista
che corse con Bartali e Coppi; Pasquale Iachini, ex
calciatore e Giammario Sgattoni (1931-2007),
giornalista, scrittore e poeta.
monumenti
L
a cittadina è ricca di stretti vicoli in discesa, chiusi
o incrociati tra loro. Da visitare: la Parrocchiale
di S. Antonio Abate (XVII sec.), annessa ad
un ex Convento Francescano; il Palazzo Munici-
pale; il “Guerriero loricato” (forse coperchio di
una tomba del XV secolo); i murales; il Palazzo
Marchesale; l’ex Chiesa Marchesale della SS.
Annunziata del XVII secolo (auditorium). Nei din-
torni: il Frantoio oleario (XIX sec.), in contrada
Metella; le “pinciare” o “pinciaie”, case rurali
costruite con paglia e terra, tipiche dellaValVibrata; le
cisterne dette “Grotte dei Saraceni”, utilizzate
in passato per la raccolta delle acque; la Chiesetta
di S. Angelo Abbamano, in località Case Alte,
edificata forse sui resti di un serbatoio romano (S.
Angelo ad Puteum). L’antica Chiesa di S. Ma-
ria a Vico (X sec.), nell’omonima frazione, eretta sui
ruderi di un tempio di Eracle. In frazione Villa Ricci
la piccola Chiesa dell’Immacolata Concezione
(1893).Infine,il borgo fortificato di Poggio Morello:
la Parrocchiale di S. Lucia (XVII sec.);resti dell’an-
tica cinta muraria; antica porta di accesso all’abitato;
Palazzo Striglioni (fine ‘800-primi ‘900) e Fonte
“Battistò”.
49
Chiesa Sant’Angelo Abbamano
Santa Maria a Vico - particolari affreschi
50
Tortoreto
Il mare e la collina
I
l paese si articola in due zone distinte tra loro:
una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor-
go medioevale fortificato, con tre quartieri
(Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al-
tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare.
Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di
capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor-
rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i
Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe-
riodo romano il territorio era compreso nell’a-
ger Palmensis (dal nome della città di Palma,
importante centro piceno). In collina sorgeva
Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser-
vium e di Salinum. I superstiti della devasta-
zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum,
fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor-
toreto venne donata dall’imperatore Ludovico
II a Bertario abate di Montecassino, citata
in un documento col nome di “Turturitus”. L’at-
tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello
stemma comunale), zona un tempo ricca di bo-
schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel
1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
secolo ci furono i primi insediamenti nella zona
costiera con la costruzione della ferrovia (1863).
Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi-
luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu
d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e
mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De
Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-
tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della
Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore,
il più grande epigrammista del’900, secondo il giu-
dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto
Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e
poeta; Alberto Capanna, direttore generale
della Finsider e poi presidente.
51
monumenti
T
ortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor-
go medioevale incastellato, con strette
viuzze, passaggi e panorami. La seicen-
tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad
un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro
in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era
custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi-
gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata
dal 2007 nella sua sede antica splendidamente
restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic-
colo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi la
Torre dell’Orologio, in origine antico ma-
stio difensivo e porta di Terravecchia. La Cap-
pella della Madonna della Misericor-
dia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348,
un tempo annessa ad un ospedale conserva il
prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passio-
ne di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da
52
Cappella Madonna della Misericordia
53
Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pin-
toricchio; nell’abside Crocifissione con veduta
cinquecentesca del paese. A poca distanza la
Chiesa del patrono S. Nicola di Bari,
ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vin-
cenzo Paci, statua argentea della Madonna della
Neve del 1925, cappella del santo protettore
del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio
panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madon-
na del Carmine; la porta urbana set-
tentrionale; la cinta muraria; il settecente-
sco Palazzo Comunale (De Fabritiis);
la Fortezza, in mattoni, con una bella torre
cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo por-
ticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’av-
vallamento che separava originariamente i tre
quartieri antichi. Nel territorio c’erano nume-
rose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali
costruite a secco con paglia e fango. Lungo la
strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in lo-
calità “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di
una villa rustica romana con pavimento
musivo e vasche per il deposito dell’olio o del
mosto. Scendendo dal paese verso nord l’O-
asi Naturalistica delle Fonti del Va-
scello, in località “Fontanelle” (zona ricca di
polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A
Cavatassi un interessante Museo dell’Arte
Contadina. Al Lido: Museo della Cultu-
ra Marinara, la moderna Chiesa parroc-
chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al
Lungomare Sirena il Corridoio Verde
“Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km,
che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli
Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e
dorata, priva di scogli.
Castel Manfrino
54
Valle Castellana
Nell’alta valle
del Castellano
V
alle Castellana (“i Piana” in dialetto) è circondata
da un paesaggio di notevole bellezza,tra i Monti
della Laga e l’alta valle del torrente Ca-
stellano. Le origini sembrerebbero risalire al III secolo.
Nel VI secolo i contadini marchigiani di Castel Tro-
sino vi sarebbero emigrati per procacciarsi il sostenta-
mento, disboscando la zona. Esistevano all’epoca sette
comunità (alcune corrispondenti alle odierne frazioni).
Le prime quattro decisero nel 1285 di formare un unico
abitato con l’attuale nome; fu annessa al Teramano nel
XIV secolo. Un tempo questi luoghi erano abitati solo
da boscaioli e pastori. La ricchezza di scenari naturali,
i boschi di castagni, la grande quantità di acque (anche
sulfuree), oltre ai ritrovamenti archeologici di epoca pa-
leolitica ne fanno una delle mete privilegiate del turismo
montano abruzzese in ogni stagione. Nel Medioevo il
borgo più popoloso era quello sorto attorno alla chiesa
di S. Maria di Starnazzano, dipendenza dell’ab-
bazia benedettina femminile di S. Giovanni
a Scorzone di Ioanella (Torricella Sicura). Fu feu-
do dei Crescenzi di Roma e degli Acquavi-
va, duchi di Atri.Tra XVII e XVIII secolo il territorio
fu rifugio anche di bande armate di briganti; durante il
Risorgimento contrastò l’annessione al nuovo Regno
d’Italia. E’ patria di Felice Lattanzi, storico, po-
eta e scrittore.
monumenti
S
u una sponda del torrente Castellano si af-
faccia la chiesa della SS. Annunziata, eretta su
una precedente duecentesca e modificata nel XVI
secolo; all’interno tele cinquecentesche e una
piccola cripta con resti di affreschi. A Colle la
chiesa medioevale di S. Maria di Starnazza-
no, con cripta dell’XI secolo e affreschi cinquecenteschi.
Faggi millenari formano la cosiddetta “Ciuffetta Bo-
nifazi”, sul colle S. Sisto, dove sorgeva l’omonima
abbazia benedettina (resti). Sotto il colle il laghetto
Sbraccia (privato); nel piccolo borgo di Collegrato,
l’interessante chiesa di S. Giovanni. A Leofara, di
origine medioevale (forse longobarda), resti del “palazzo
del Governatore” e la trecentesca chiesa di S. Maria
Assunta. Nella disabitata Macchia da Sole abitazio-
ni del XVII secolo e la coeva chiesa di S. Giovanni
Battista. Macchia da Borrea, paesino a poca di-
stanza.A Pietralta,un tempo covo di briganti,la chie-
sa di S. Nicola con ciborio (1512), opera in arenaria
di scultori lombardi, mentre a Villa Franca la chiesa
di S. Rufina (XII-XIII sec.). Inoltre: la località sciistica di
S. Giacomo-Monte Piselli; le frazioni di Vallen-
quina e Valle Pezzata da Borrea; i ruderi di
Castel Manfrino,fatto costruire,secondo la leggenda,
da re Manfredi.E ancora:la grotta-eremo benedettino
(1226) di S. Angelo in Volturino e S. Vito, picco-
lo centro noto per la produzione di ottimo pecorino,con
l’omonima chiesa romanica (monumento nazionale) del
XIII secolo: custodisce una croce processionale in argen-
to.Su una collinetta vicina al paese statua dell’Immacolata.
Per arrivare a Valle Castellana si consiglia di
percorrere la superstrada Ascoli-mare.Chiesa San Vito (Foto di Francesco Mosca)
Santa Maria di Starnazzano
55
Particolari (Foto di Francesco Mosca)
56
Parco Nazionale
Del Gran Sasso e
Monti della Laga
I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (provin-
ce di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (pro-
vincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli
Piceno). Si estende su un territorio prevalen-
temente montuoso, tra il massiccio del Gran
Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è
suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori
la possibilità di interessanti escursioni, immersi
nella bellezza della natura e dell’arte: cascate,
boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine.
Molto frequentate le sue località sciistiche. È ge-
stito dall’omonimo Ente parco con sede ad
Assergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie
di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri,
abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli,
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Guida Culturale Turistica Teramo 2016

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  • 3. Guida CulturaleTuristica 2016/2017 Supplemento a Paese Nostro n. 22 Dic. 2015- AnnoVI Registrazione alTrib. diTeramo N. 625 del 8 marzo 2010 Direttore Responsabile: Giuliano Marsili Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 -Teramo Testi Patrizia Manente,Valerio Negro Foto Massimo Di Dionisio, Patrizia Manente, Stefano Uberti Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati di Patrizia Manente Tel. 339.5653704 · 338.3972169 mail patrizia.marketing@gmail.com guide culturali turistiche brochures cataloghi fotografia campagne pubblicitarie In copertina dall’alto: • Fosso di Nerito • Ceramica Castelli (proprietà privata FondazioneTercas) • Porto di Giulianova • Farfalla (Zygaena oxytropis) fotografata a Civitella delTronto Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzo http://www.lelcomunicazione.it/blog/ guida-culturale-turistica-teramo-2016/ Sommario La guida 3 Patrizia Manente Teramo 4 Magia della tavola 18 Alba adriatica 20 Atri 22 BASCIANo 23 Campli 24 CASTEl CASTAGNA 26 CASTEllalto 28 Castelli 30 CIVITELLA DEL TRONTO 31 COLONNELLA 32 CROGNALETO 33 Giulianova 34 ISOLA DEL GRAN SASSo 39 ROSETO 40 SANT'OMERO 49 Tortoreto 50 VALLE CASTELLANA 55 Parco Nazionale del Gran Sasso 56 e Monti della laga
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  • 5. Uno strumento al servizio degli amici turisti D a sempre ho sentito un profondo attaccamen- to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che offre. La mia città, Teramo, senza essere una grande metropoli, ha però una posizione davvero invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da bellissime colline. Siamo in una posizione strategica. Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma- rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a una pizza di formaggio).Aveva perfettamente ragione. Dunque, la passione e l’amore che ho nei confronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la dife- sa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Questa Guida, perciò, vuole essere una illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper- ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare. Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter- re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte merita la ricchissima tradizione della cucina che vanta piatti davvero prelibati. Per concludere, un grazie va a tutti gli inserzio- nisti che, nonostante il difficile momento, hanno contribuito con il loro preziosissimo sostegno, permettendo la realizzazione del progetto con sensibilità e lungimiranza. la Guida Patrizia Manente 3
  • 6. Teramo Città fra antico e moderno S u uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva- to, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica In- teramnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto- ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neoli- tico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sa- rebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo delle invasioni barbariche, nelVI secolo mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò inTeramum.Annessa al Ducato longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale di stile gotico- romanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di Via V. Veneto Corso San Giorgio 4
  • 7. in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu- lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS. Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un tempo ad un conven- to francescano, ospita opere settecentesche diVin- cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Fer- dinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sas- so d’Italia e l’Adriatico.Tra i personaggi illustri: An- tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore della Carboneria teramana; Gennaro Della Mo- nica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766- 1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di auto da corsa. monumenti N umerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Tra le chiese: la romanico-gotica Catte- drale di S. Maria Assunta e S. Berar- do (vescovo e patrono diTeramo e diocesi), inizia- ta nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam- panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru- tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky Arco Porta Reale (Porta Madonna) 5 Particolare Palazzo dei Melatino
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  • 10. Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vi- tale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappel- la del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupo- la (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca- terina (privata) è meta di devozione durante il triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe- deli si recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francescano, con artistica statua lignea dellaVergine con il Bambino di Silve- stro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’ar- te in chiesa e nell’intero complesso e cupola affre- scata da Cesare Mariani. La Chiesa della Ma- 8 Palazzo Castelli Borgo medioevale - Castello Della Monica
  • 11.
  • 12. donna del Carmine ospita una statua in stucco dellaVergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An- nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quoti- diana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispira- ta alla romana S.Pantaleo.Al suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maio- lica castellana (Madonna con il Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacre- stia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di culto è caro ai teramani perché custodisce le prege- voli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata por- tate in processione nel pomeriggio del Venerdì San- to. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo annessa ad un ospedale e ad una confrater- nita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento dome- nicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad unPonte a Catena 10
  • 13. convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), prece- duta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berardo; della Madonna della Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512, presso il cimitero, con statua seicentesca della Ver- gine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli); Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egi- dio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa Blandina e il suggestivo falso borgo me- dioevale attorno al Castello Della Monica.An- cora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la 11 Chiesa Madonna del Carmine
  • 14. medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Gio- vanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino tera- mano che in passato era utilizzato per proteste contro i governanti ed il malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Miseri- cordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Co- munale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeo- logici di Torre Bruciata e della Madonna delle Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necro- poli di Ponte Messato. Il Museo Civico Arche- ologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerul- li”. InVia Porta Carrese sono stati rinvenuti nume- rosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abi- tazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati ripor- tati alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco in- coronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giardini Carino Gambacorta) il Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968),opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la sta- tua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in sta- to di abbandono, custodisce un altare ligneo baroc- co del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele 12 Antica Cattedrale S. Anna
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  • 16. seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky (quella centrale del 1630), rappresentanti Scene del- la Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della Scienza; comprende il Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo Ro- domonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’u- niverso. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è 14 Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
  • 17.
  • 18. nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche istituzioni scolastiche della città (in precedenza costi- tuivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dan- te. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva. Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante 16 Chiostro Santuario Madonna delle Grazie Affresco “Cristo vendemmiatore” (Santuario Madonna delle Grazie) Affresco di C. Mariani (Santuario Madonna delle Grazie)
  • 19. 17 S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribi- le sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come protettore universale contro i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare culto dalla famiglia che lo aveva apposto.La Casa dei Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia lo- cale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio diTeramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), cu- stodisce testimonianze del suo glorioso passato me- dioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la cosiddetta Lapide delle“male lingue”(bassorilie- vo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fronteggiano con le lingue trapassate da un grande compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferi- mento ad un episodio relativo ai nemici del casato e serve come monito per chiunque. Ponte Vittorio Emanuele Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
  • 20. T utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Capitale della gastronomia abruzzese” per la varietà e ric- chezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta.Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chi- lometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo per- sino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti. Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle cep- pe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarelle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la ga- lantina, il formaggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pe- patelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’offerta generosa di salumi d’o- gni genere con salsicce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita non possono mancare formaggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline teramane, olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando. magia della tavola di Patrizia Manente Fra piatti rinomati e specialità teramane 18 le peschette Ingredienti Per le pesche: 500 gr di farina per dolci, 200 gr di zucchero, 3 uova 50 gr di burro, 1 bustina di lievito per dolci, succo di 1/2 limone Per la crema: 5 tuorli, 5 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai rasi di farina 500 ml di latte intero, buccia di limone e stecca di cannella Procedimento: preparare l’impasto delle pesche, a mano o in una planetaria, che deve risultare fluido. Formare tante palline della dimensione di una noce. Posizionarle su una teglia con car- ta forno un po’ distanziate per evitare che durante la cottura si attacchino. Cuocere al forno a 180° per circa 25 minuti, senza farle colorire troppo. Una volta sfornate, lasciar raffreddare e poi con un coltello tipo pelucchino scavarle con delicatezza. Quando la crema sarà fredda, riempire le pesche, facendo in modo che un pochino fuoriesca cosi le due metà si attaccano. In una ciotolina versare l’alchermes e mano a mano passare le pesche ripiene, farle sgocciolare, poi passarle nello zucchero. Le peschette e la foto sono state realizzate da Sandra Pica
  • 21. 19 Per preparare le polpettine: impastare gli ingredienti necessari e formare delle palline (della grandezza di un pisello). Cuocerle in una pentola con un filo d’olio, vino bianco. Quindi disporre su un tavolo tutti gli ingredienti pronti avendo l’accortezza di mettere in una ciotola quattro o cinque uova sbattute. Ungere una teglia a sponde alte con burro. Foderarla alla base con le scrippelle. Iniziare gli strati mettendo polpettine, piselli, la mozzarella a dadini, il petto di pollo tagliuzzato minuta- mente,parmigiano e versare le uova sbattute tutt’intorno e infine versare anche un po’ di sugo pronto. Ripetere più volte gli strati farciti come sopra fino ad esaurimento degli ingredienti. Infine, chiudere con uno strato di scrippelle che deve essere il più spes- so di tutti, aggiungere qualche fiocchetto di burro sopra e mette- re il timballo in forno, lasciarlo cuocere a circa 140° per ottanta minuti. Il timballo va servito caldo, ma è ottimo anche freddo. Consiglio della cuoca. Quando si stendono le “scrippelle” sulla teglia, queste non devo- no essere stese perfettamente, ma raggrinzite, incurvate a mo’ di fisarmonica. il timballo “lu timball’ de screppell” Il timballo è un tipico piatto-principe teramano sempre presente sulla tavola delle feste. Ingredienti per otto o dieci persone Per le “scrippelle” o “crespelle”: 10 uova fresche, 10 cucchiai di farina (un uovo e un cucchiaio di farina a persona), acqua, sale q.b. Per le polpettine: 600 gr. di carne macinata di manzo, noce moscata, parmigiano, pizzico di sale. Per il ripieno: 4 mozzarelle grandi e fresche tagliate a dadini, 200 gr. di parmi- giano grattugiato, 300 gr. di piselli, 4 o 5 uova. Per il ragù: 400 gr. di manzo, 300 gr. di “magro” di maiale, un petto di pollo, 1,5 kg. di salsa di pomodoro fatto in casa, 1/2 bicchiere di olio extra vergine di oliva, 1/2 bicchiere di vino bianco, metà cipolla, 2 o 3 chiodi di garofano. Preparazione delle scrippelle: sbattere bene le uova con aggiunta di farina. Dopo un primo impasto versare acqua un po’ alla volta per non formare grumi, e un pizzico di sale. Ottenere una pastella liquida, che andrà versata con un mestolino in un tegame caldo già unto con un pezzettino di lardo. Le sottili scrip- pelle devono asciugarsi un po’ adagiandole su uno strofinaccio da cucina. Si prepara a parte il ragù (con gli ingredienti in- dicati) a lunga cottura e a fuoco lento. Procedere mettendo in un’idonea casseruola prima l’olio e la carne. In- fine, aggiungere gli odori. A carne rosolata sfumare con vino bianco, far eva- porare e successivamente versare il pomodoro. Se- micoprire la pentola. Quando il condimento salirà in superficie, il ragù è pronto. Il timballo è stato realizzato da mia madre Adele Di Franco, esperta in cucina teramana.
  • 22. 20 Alba adriatica Spiaggia d’argento C ittadina moderna e dinamica, è una delle loca- lità adriatiche della costa teramana conosciuta come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Ar- gento”. È attraversata dal CorridoioVerde Adriatico, pi- sta ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto d’Asco- li con Roseto degli Abruzzi.Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa,ospita spesso importanti eventi culturali.Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantena- rio come comune autonomo. Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo significherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Diversi ritrovamenti ar- cheologici neolitici nel territorio circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli, Ranalli, Ricci e Crescenzi.Tra il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali dellaVittoria e Margherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato primo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla“Marina”.Con Decreto Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comu- nale fu trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Prefetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Bambinopoli
  • 23. Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia).Personalità:lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989). monumenti D a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza nel- le vicinanze del Parco Giochi di Bambi- nopoli. In contrada Basciani la Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta costruire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il portale è affiancato da due piccole finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi, di cir- ca 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeggiate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicinaVilla Rosa di Martinsicuro. Inoltre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento ai Caduti della Grande Guerra e la Chiesa parrocchiale della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in con- trada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua diTorre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca Palma;Villa Chiarugi;Villa Zannoni;Villa Mo- scarini e la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa Flaiani, circondata da un parco, ospita la Bibliote- ca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vecchio Forte, così nominata perché forse conduceva alla for- tezza di Civitella delTronto. 21
  • 24. Atri Scrigno di tesori e Città Ducale S i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca- lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari, come una serie di picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante. Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno- cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale. monumenti L a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte- ressante complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente- schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope- re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con annessi Museo Capitolare,campanile di Antonio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co- munale con annesso Archivio-Museo “Anto- nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S. Francesco;la rinascimentale Casa Paolini.Palaz- zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa- lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel- vedere con sculture contemporanee; il Complesso Conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato nel 1260;il portale trecente- sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento Domenicano con la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar- cheologico Civico Capitolare “De Galatiis- De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et- nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le acque filtranti;la Fonte Canale;antiche Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma- donna delle Grazie; il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci- mentali; il Parco Comunale (su un precedente convento dei Cappuccini). Teatro Comunale Cattedrale di Santa Maria Assunta Affresco di Andrea De Litio 22
  • 25. E’ situata su di una collina allo sbocco della valle del Mavone, affluente del fiume Vomano. Il toponi- mo farebbe forse riferimento ad un podere det- to Bassius, ma già un fundus Bassianum (te- nuta agricola) pare esistesse quando l’abitato era parte della colonia romana di Hatria (Atri). Il termine Bassanum o Bassianum deriverebbe da una cor- ruzione di Fasiana, appellativo della dea Cibele. Nel territorio, possedimento dei Sabini adriatici, sono state rinvenute tre necropoli italiche dei sec.VII-IV a. C. Nella frazione S. Rustico esisteva un santuario romano dedi- cato ad Ercole.L’antica Bassianum fu feudo benedettino dell’abbazia molisana di S.Vincenzo al Volturno; in età normanna, citata come “castrum”, dominio di Ode- risio di Collepetrano, signore della vicina Penne e dei Pagliara, Conti di Isola del Gran Sasso d’Italia. In seguito proprietà della cattedrale diTeramo, poi degli Acquavi- va, duchi di Atri, fino al 1528. Nel 1843 fu sede di un “Monte Pecuniario”, che elargiva prestiti agli agricoltori. Una sagra estiva è dedicata al suo prelibato prosciutto. monumenti D a Porta Penta, unico ingresso rimasto di ori- gine medioevale, sormontata dalla Torre dell’o- rologio, si accede al nucleo storico. Da visitare: la chiesa parrocchiale del patrono S. Flaviano, già nota dal 1073 (affreschi tardo-rinascimentali); la chie- sa di S. Giacomo (finestre gotiche), documentata dal 1178; la Fontana, con figure simboliche. Nella fra- zione di S. Maria e nel borgo di S. Agostino (un tempo feudo dei Camaldolesi) le interessanti omonime chiese, con decorazioni barocche, altari lignei e soffitto maiolicato. In frazione S. Rustico resti della necro- poli scoperta nel XIX secolo. Basciano Fundus Bassianum 23 Particolari interni Chiesa Santa Maria di Basciano Affresco Chiesa San Flaviano
  • 26. 24 C himble, in dialetto. Insediamenti piceni a Cam- povalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono un unico cen- tro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in dote da Carlo V di Spagna alla figlia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.Nel 1600 con bolla di papa Cle- mente VIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Ortona, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale.Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Ni- cola Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore. Scala Santa Cripta della Collegiata S. Maria in Platea Campli Città dei Farnese e della Scala Santa
  • 27. 25 monumenti C ase Porticate; Palazzo Farnese; Collegiata di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo settecentesco con Storie del patrono S.Pancrazio);Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Battista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec.di Giacomo da Campli).Convento celestino di S. Onofrio (affreschi quattrocenteschi nel refettorio); Madonna della Misericordia; S. Francesco con affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e Casa del Medico. Convento francescano di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polacco Sebastia- no Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Mu- seo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle Piane (affresco della Madonna col Bambino di Giacomo da Campli);S. Pietro e Ne- cropoli picena a Campovalano.A Nocella,Torre dei Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; Santuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.Collegiata S. Maria in Platea
  • 28. 26 Castel Castagna Castrum Castanee monumenti I l paese offre incantevoli panorami sull’Appennino e sulle colline circostanti; il centro storico conserva ancora l’aspetto di piccolo borgo anticamente difeso da mura. Da visitare: i numerosi edifici in pietra (di epoche diverse); il suggestivo belvedere; la chiesa parrocchiale del patrono S. Pietro Martire (porta- le in pietra scolpita con lunetta). Nell’omonima frazio- ne: uno dei gioielli dell’architettura romanica abruzzese l’Abbazia di S. Maria di Ronzano (XII sec.). La chiesa era un tempo annessa ad uno scomparso ceno- bio benedettino. L’edificio mostra chiari influssi d’arte pugliese; l’interno, a tre navate, conserva interessanti affreschi duecenteschi (Nuovo e Vecchio Testa- mento), una stauroteca (reliquiario della S. Cro- ce) del XIII secolo e una bella statua lignea policroma della Vergine. Si segnalano anche: l’antico borgo di Villa Salsa, con chiesa di S. Rocco e i ruderi del vecchio mulino;la chiesa rurale di S. Vincenzo,in contrada Villa Ruzzi, e il cosiddetto “quercione”, quercia ultracentenaria, in contrada Carnevali. In fra- zione Ronzano: la chiesa di S. Maria degli Angeli (statua lignea della Vergine e portale con mosaico). P osta nel versante meridionale della vallata del Vomano (Valle Siciliana), in vista del massiccio del Gran Sasso, è circondata da campi coltivati e vigneti. Testimonianze antiche risalgono alla prei- storia, l’aspetto attuale è medioevale. Nel XII secolo era nota come Castellum Castanee (in seguito Castrum Castanee); nel 1100 era feudo dei fra- telli Trasmondo e Berardo. Passò poi, nel 1270 a Berterajmo de Pugecto, divenendo successi- vamente possesso dei Pagliara, degli Orsini e dei Mendoza. Nel XIX secolo fu spesso saccheggiata dai briganti locali. Abbazia S. Maria di Ronzano
  • 30. 28 F orse di origine pre-romana, situata su una colli- na tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e bellissimo panorama su parte della provincia te- ramana. Nel XII secolo fu feudo del baroneTrasmon- do (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Ca- strum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi i borghi divennero possedimento degli Acquaviva, duchi di Atri. Castellalto Castrum Vetus Trasmondi monumenti C onserva ancora l’aspetto di piccolo borgo forti- ficato (mura del XV sec. con mastio penta- gonale), anticamente diviso in due zone distinte. Si accede da una porta d’ingresso cinquecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S. Giovanni Evan- gelista conserva un bel portale rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del santo. Fuori le mura, in posi- zione isolata, la cinquecentesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa ad un convento francescano.Nella fra- zione di Villa Torre un edificio sormontato da tor- retta merlata. A Castelnuovo Vomano, presso la riva del fiume, si incontra un antico mulino del 1849, recentemente restaurato. Una visita merita anche l’a- bitato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita rassegne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea. Castelbasso Castellalto
  • 31. 29 Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici vi- coli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed Andrea risale al 1338 (portale in pietra e ricco interno barocco). Inoltre: la Porta della Marina; Casa Costanti- ni (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S. Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di affreschi e portale ri- nascimentale). Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)
  • 32. 30 Castelli Patria dei ceramisti “C ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa- mosi i maestri ceramisti che servirono le più importanti famiglie principesche romane e i sovrani del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte cerami- ca agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e let- terato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia; Fedele Cappel- letti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Car- lantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), cerami- sta; Orazio Pompei, ceramista. monumenti I l Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento Francescano di S. Maria di Costantinopoli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche ma- ioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Ab- bazia benedettina di S. Salvatore; Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta inter- nazionale di Ceramica d’Arte moderna; Pre- sepe Monumentale in ceramica (1965-1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvato- re; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sulmonese. “Cona” della Madonna delle Lacrime (1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio. Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo An- toniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617). Volta maiolicata (Chiesa San Donato) Ceramiche Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas)
  • 33. Civitella del tronto Dove abita la storia C onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti- bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Mandatum de Riparacione Castrorum Impe- rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale. monumenti P asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze” del medioevale e rinascimentale centro storico,si sco- prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Anto- nio, Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Loren- zo (antico protettore del paese), di origini duecentesche e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile ba- rocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Palazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. France- sco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edificata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per- corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia- como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi- ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche. In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il Santuario della Madonna dei Lumi con annesso convento francescano (1466) è così denominato per le varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba- zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita: la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle Scalelle, S. Marco e Salomone). 31 Santuario S. Maria dei Lumi
  • 34. 32 Colonnella Antica signora S orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re- perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello). monumenti S i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe- vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio- so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia- no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa- lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat- terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui- ta probabilmente su un sito romano.
  • 35. S orge sui Monti della Laga, nell’alta valle del fiume Vomano. Il territorio è ricco di boschi e bellezze naturalistiche.Di origine medioevale era situata un tempo nell’attuale località Fonte S. Salva- tore. Il nome deriverebbe da “crognale” (“cornio- lo”), albero una volta molto diffuso nella zona. I Pre- tuzi, popolo italico, si stabilirono in questi luoghi tra IV e III sec. a. C., come testimoniato da reperti ar- cheologici. Fece parte dello Stato di Roseto con vari paesi dei dintorni. Ottenne il comune nel 1813. Una delle sue frazioni, Senarica, fu trasformata in repub- blica autonoma fino al periodo napoleonico per la sua fedeltà ai sovrani di Napoli e intrattenne rapporti diplomatici e militari conVenezia.A Crognaleto nac- que don Michelangelo Forti (XIX sec.), letterato e patriota risorgimentale. Si produce un ottimo peco- rino di montagna. monumenti N umerose sono le frazioni con possibilità di escur- sioni. La Chiesa della Madonna della Tibia, meta di pellegrinaggio in agosto, fu costruita per grazia ricevuta da un certo Bernardo Paolini di Amatrice dove anticamente esisteva un villaggio di epo- ca romana, poi abbandonato:Tibbia. L’edificio sacro risale al XVII secolo conserva una bella statua lignea dellaVergi- ne e un altare barocco dipinto. Nell’abitato di Crognaleto la Chiesa di S. Caterina. Interessante il piccolo borgo di Cervaro con diversi edifici rinascimentali in pietra, la Chiesa di S. Andrea (soffitto ligneo settecentesco) e un mulino lungo il torrente Zincano. A Cesacastina la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (altare ligneo settecen- tesco, calice d’argento quattrocentesco di Bartolomeo da Teramo e croce processionale argentea). A Frattoli: la Chiesa di S. Giovanni Battista, con portichetto e in- terno barocco.A Nerito, sede municipale, produzione di oggetti in ferro battuto e castagneti. A Piano Vomano: la Chiesa del Carmelo, quella barocca di S. Nicola e la grande quercia “Cerqua Mazzucche” (in dialetto), plurisecolare. A Colle del Vento scavi archeologici di varie epoche e la “Muraglia dei Paladini”, di origine leggendaria.Piano Roseto,antico covo di briganti.Pog- Crognaleto Nell’alta valle del Vomano Madonna della Tibia a Crognaleto gio Umbricchio ospita palazzi in pietra rinascimentali,la Chiesa di S. Michele Arcangelo e quella cinquecen- tesca di S. Maria Lauretana (altari barocchi, soffitto ligneo a cassettoni del XVII secolo e fonte battesimale ricavato da pietra miliare). Si consigliano visite alle frazioni di Paladini,Tottea,Alvi,S. Giorgio e Senarica,ricca di storia. Chiesa San Giovanni Battista di Frattoli (Crognaleto) Particolare soffitto ligneo (Chiesa San Giovanni Battista) 33
  • 36. Giulianova la “Posillipo degli Abruzzi” tra cultura e turismo 34 C ittadina rivierasca con forte vocazione com- merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più co- nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Castrum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo patrono. Annessa prima al Duca- to longobardo di Spoleto, al Regno di Napoli dopo, nella seconda metà del XIV secolo divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino alla distruzione nel luglio 1460, durante la sanguinosa battaglia tra Arago- nesi ed Angioini. Nel 1471 il duca Giulio Antonio d’Acquaviva volle ricostruirla non più nel vecchio sito, ma sulla collina, cinta da mura fortificate ed otto torrioni. Da lui: Giulia (o Julia) Nova; nel XIX secolo quello attuale. Il paese rimase pressoché intatto fino a metà Ottocento, subendo poi varie modifiche. Subì saccheggi nel XVI secolo dai Lanzichenecchi e dalle milizie napoleoniche. Con l’abbattimento delle mura (1860) si estese sulla collina e verso l’Adriatico, primo centro visitato da Vittorio Emanuele II dopo l’Unità d’Italia. Il nucleo abitato lungo il mare prese il nome di Borgo Marina. All’inizio del ‘900 nacquero numerosi ed eleganti villini in stile liberty nella parte bassa e in Viale dello Splendore, residenze estive delle famiglie facoltose. La bellezza dell’esteso litorale sabbioso, l’a- menità del luogo le valsero il soprannome di “Po-
  • 38. sillipo degli Abruzzi”. Dopo la II guerra mondiale ha acquistato l’attuale aspetto con nuovi impianti bal- neari e moderne attrezzature. Attività principale è il turismo estivo; numerose le aziende artigianali di pel- letteria, oreficeria e“ddù botte”, tradizionale organet- to abruzzese della famiglia Janni.Il porto con l’annesso mercato ittico è tra i più importanti della costa adria- tica.Tra le varie personalità: Giovanni Girolamo II d’Acquaviva (1663-1709), uomo d’armi e duca; Vin- cenzo Bindi (1852-1928),letterato;Gaetano Bra- ga (1829-1907), grande violoncellista e compositore; Giuseppe Braga (1839-1878), fratello di Gaetano e musicista; Vincenzo Cermignani (1902-1971), pittore; Raffaello Pagliaccetti (1839-1900), scul- tore; Venanzio Crocetti, scultore; Riccardo Ce- rulli, avvocato e storico. monumenti I n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinasci- mentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato del- la Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Barto- lomeis. La Chiesa della Madonna della Mi- sericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Li- bertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incan- tevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Monte- bello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’arti- sta giuliese, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessan- ti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed 36 Villa Castelli-Montano
  • 39. arredamento del XIX secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortificazioni cinque- centesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi originari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeo- logico, con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. InViale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Francesco” e la Pi- nacoteca (opere d’arte contemporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuc- cino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocenteschi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Mo- nastero del Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lun- goViale dello Splendore sorgono due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis (1923- 1928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa collina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splendore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato luogo di cul- to mariano. L’origine è legata all’apparizione della 37 Porto di Giulianova
  • 40. Vergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa in suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sa- crestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Faz- zini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Can- dido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contempo- ranea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta cro- ce sormontata dalla statua della Vergine ed il bel Portico del Rosario della Scuo- la del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che porta al mare il Monumento a Gaetano Braga.A Giulianova Lido: la Chiesa della Na- tività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chie- sa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Rimembranza (giardini pubblici); l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile li- berty (1904), con ampio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), ope- ra dell’ingegnere teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungomare Monumen- tale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (1936- 1937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulia- nova da Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corridoio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruz- zi. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi (casupole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Ma- ria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni al- legoriche, scene simboliche, animali, statua del- la Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858. Mosaici Santuario Maria SS. dello Splendore Cappella gentilizia De Bartolomeis
  • 41. Isola del Gran Sasso Paese dei Motti I n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Pa- gliara, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 CarloV di Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon. Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di bri- gantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome.Tra le perso- nalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vesco- vo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesau- ri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284). monumenti S oprannominata “Paese dei Motti”: diversi architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da vi- sitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quat- trocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S. Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio; resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De Angelis;ruderi della Chiesa di S.Antonio.Nei dintorni: Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi cinquecenteschi;mulini della Marchesa,Pranzella e S. Valentino.A Casale S. Nicola, Eremo di S. Ni- cola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chie- sa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di 39 Santuario S. Gabriele dell’Addolorata Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.); S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14 campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele;Via Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basi- lica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo “Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea. Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.
  • 42. 40 Roseto Da Montepagano a Rosburgo I mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo- mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal- neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30 km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab- bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento demografico, specialmente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S. Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume- rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi documenti medioevali, in relazione con il monastero be- nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni Scorcio di Montepagano Lungomare Roseto
  • 43. di chierici che si occupavano della cura delle anime e del culto divino, con patrimonio comune e senza prebende) possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito- si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget- to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto- stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no- taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con- trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose- ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che Opera Pasquale CelommiOpera Raffaello Celommi Approdo turistico “Portorose”
  • 44. mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica- zione di numerose ville e case.Il 12 luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta- dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero fece convocare con urgen- za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen- da.Finalmente,il 14 ottobre dello stesso anno,considerato il notevole incremento della popolazione della borgata marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo- nimo in“Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca- li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’Adriatico,ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913, per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del Vomano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920 ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado- glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì la sede municipale da Montepagano alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera- mista Giuseppe Di Blasio.Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor- gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”, trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon- tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro- seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons Paganus”). monumenti Di origini recenti,la cittadina non ha monumenti di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota. La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patro- na di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. FilomenaV. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera Approdo turistico “Portorose”
  • 45. degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da af- freschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si tro- va la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovan- ni Battista Piamarta, è internamente decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cap- pella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso; possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civi- ca, Regionale dello Spettacolo, Dialettologi- ca e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri arti- sti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im- bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap- prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato Italiano.Montepagano, su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci sull’Adriatico e dintorni.Ricca di storia,conserva l’aspetto di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman- gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse- duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi- cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo,molto simile ad altre torri costruite nel XV se- colo inAbruzzo dal Maestro Antonio da Lodi.Co- munemente detto “Torre di Sisto V” per via della suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo del paese,rimaneggiato nella parte superiore nel periodo barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag- giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par- rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione 43
  • 46. SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co- struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674) rappresentante la Madonna con il Bambino ed i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo. Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi- de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo- no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S. Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel- la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen- ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del Riserva Naturale del Borsacchio (foto Giovanna Di Sante)
  • 47. orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti; in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota- gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”. È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV se- 45 colo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stem- ma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Mise- ricordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-
  • 48. getto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspi- dato con un’unica campana. Si presenta a navata unica, con una cappella laterale dove sono esposte le statue dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decora- ta e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entram- bi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice (XIX sec.).È sede della Confraternita del SS.Sacramento, composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fonda- ta subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera- 46 tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recente- mente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dal- le donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo rag- giunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplomati nei conservatori abruzzesi.
  • 49.
  • 50.
  • 51. Sant’Omero Terra di antica cultura A lcune famiglie nobiliari romane decisero di edificare due grossi centri urbani: Castrum Rufi (Garrufo), sui possedimenti di LucioTa- rio Rufo (dal quale prese il nome) tra il 268 e il 476 a.C. eVicus Stramentarius (dove trovasi l’antica chiesa di S. Maria a Vico). Il borgo fu fortificato tra il IX e il X secolo. Dal 1154 fu feudo di Gualtiero di Rinaldo, poi agli Acquaviva, duchi di Atri, dal 1528 al 1639. Al- cuni storici ipotizzano che l’attuale cittadina sarebbe stata edificata dai Normanni intorno al XII secolo: in Normandia e nel Passo di Calais si trovano due pa- esi di nome Saint Omer. Nel 1644, con la frazione di Poggio Morello, fu donata al marchese Alvaro de Mendoza y Alarçon; nel 1860 fu annessa al Regno d’I- talia.Negli ultimi decenni si sono sviluppate numerose aziende vinicole, artigianali, abbigliamento, metalliche e pelletteria. Personaggi illustri: Mario Melarangeli; Vincenzo Monti, industriale; Tresy Taddei Ta- kimiri, attrice e circense; Franco Franchi, ciclista che corse con Bartali e Coppi; Pasquale Iachini, ex calciatore e Giammario Sgattoni (1931-2007), giornalista, scrittore e poeta. monumenti L a cittadina è ricca di stretti vicoli in discesa, chiusi o incrociati tra loro. Da visitare: la Parrocchiale di S. Antonio Abate (XVII sec.), annessa ad un ex Convento Francescano; il Palazzo Munici- pale; il “Guerriero loricato” (forse coperchio di una tomba del XV secolo); i murales; il Palazzo Marchesale; l’ex Chiesa Marchesale della SS. Annunziata del XVII secolo (auditorium). Nei din- torni: il Frantoio oleario (XIX sec.), in contrada Metella; le “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite con paglia e terra, tipiche dellaValVibrata; le cisterne dette “Grotte dei Saraceni”, utilizzate in passato per la raccolta delle acque; la Chiesetta di S. Angelo Abbamano, in località Case Alte, edificata forse sui resti di un serbatoio romano (S. Angelo ad Puteum). L’antica Chiesa di S. Ma- ria a Vico (X sec.), nell’omonima frazione, eretta sui ruderi di un tempio di Eracle. In frazione Villa Ricci la piccola Chiesa dell’Immacolata Concezione (1893).Infine,il borgo fortificato di Poggio Morello: la Parrocchiale di S. Lucia (XVII sec.);resti dell’an- tica cinta muraria; antica porta di accesso all’abitato; Palazzo Striglioni (fine ‘800-primi ‘900) e Fonte “Battistò”. 49 Chiesa Sant’Angelo Abbamano Santa Maria a Vico - particolari affreschi
  • 52. 50 Tortoreto Il mare e la collina I l paese si articola in due zone distinte tra loro: una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor- go medioevale fortificato, con tre quartieri (Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al- tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor- rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe- riodo romano il territorio era compreso nell’a- ger Palmensis (dal nome della città di Palma, importante centro piceno). In collina sorgeva Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser- vium e di Salinum. I superstiti della devasta- zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor- toreto venne donata dall’imperatore Ludovico II a Bertario abate di Montecassino, citata in un documento col nome di “Turturitus”. L’at- tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello stemma comunale), zona un tempo ricca di bo- schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
  • 53. secolo ci furono i primi insediamenti nella zona costiera con la costruzione della ferrovia (1863). Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi- luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista e composi- tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore, il più grande epigrammista del’900, secondo il giu- dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta; Alberto Capanna, direttore generale della Finsider e poi presidente. 51
  • 54. monumenti T ortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor- go medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicen- tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi- gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata dal 2007 nella sua sede antica splendidamente restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic- colo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in origine antico ma- stio difensivo e porta di Terravecchia. La Cap- pella della Madonna della Misericor- dia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passio- ne di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da 52 Cappella Madonna della Misericordia
  • 55. 53 Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pin- toricchio; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese. A poca distanza la Chiesa del patrono S. Nicola di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vin- cenzo Paci, statua argentea della Madonna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madon- na del Carmine; la porta urbana set- tentrionale; la cinta muraria; il settecente- sco Palazzo Comunale (De Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo por- ticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’av- vallamento che separava originariamente i tre quartieri antichi. Nel territorio c’erano nume- rose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in lo- calità “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica romana con pavimento musivo e vasche per il deposito dell’olio o del mosto. Scendendo dal paese verso nord l’O- asi Naturalistica delle Fonti del Va- scello, in località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A Cavatassi un interessante Museo dell’Arte Contadina. Al Lido: Museo della Cultu- ra Marinara, la moderna Chiesa parroc- chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al Lungomare Sirena il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli.
  • 57. Valle Castellana Nell’alta valle del Castellano V alle Castellana (“i Piana” in dialetto) è circondata da un paesaggio di notevole bellezza,tra i Monti della Laga e l’alta valle del torrente Ca- stellano. Le origini sembrerebbero risalire al III secolo. Nel VI secolo i contadini marchigiani di Castel Tro- sino vi sarebbero emigrati per procacciarsi il sostenta- mento, disboscando la zona. Esistevano all’epoca sette comunità (alcune corrispondenti alle odierne frazioni). Le prime quattro decisero nel 1285 di formare un unico abitato con l’attuale nome; fu annessa al Teramano nel XIV secolo. Un tempo questi luoghi erano abitati solo da boscaioli e pastori. La ricchezza di scenari naturali, i boschi di castagni, la grande quantità di acque (anche sulfuree), oltre ai ritrovamenti archeologici di epoca pa- leolitica ne fanno una delle mete privilegiate del turismo montano abruzzese in ogni stagione. Nel Medioevo il borgo più popoloso era quello sorto attorno alla chiesa di S. Maria di Starnazzano, dipendenza dell’ab- bazia benedettina femminile di S. Giovanni a Scorzone di Ioanella (Torricella Sicura). Fu feu- do dei Crescenzi di Roma e degli Acquavi- va, duchi di Atri.Tra XVII e XVIII secolo il territorio fu rifugio anche di bande armate di briganti; durante il Risorgimento contrastò l’annessione al nuovo Regno d’Italia. E’ patria di Felice Lattanzi, storico, po- eta e scrittore. monumenti S u una sponda del torrente Castellano si af- faccia la chiesa della SS. Annunziata, eretta su una precedente duecentesca e modificata nel XVI secolo; all’interno tele cinquecentesche e una piccola cripta con resti di affreschi. A Colle la chiesa medioevale di S. Maria di Starnazza- no, con cripta dell’XI secolo e affreschi cinquecenteschi. Faggi millenari formano la cosiddetta “Ciuffetta Bo- nifazi”, sul colle S. Sisto, dove sorgeva l’omonima abbazia benedettina (resti). Sotto il colle il laghetto Sbraccia (privato); nel piccolo borgo di Collegrato, l’interessante chiesa di S. Giovanni. A Leofara, di origine medioevale (forse longobarda), resti del “palazzo del Governatore” e la trecentesca chiesa di S. Maria Assunta. Nella disabitata Macchia da Sole abitazio- ni del XVII secolo e la coeva chiesa di S. Giovanni Battista. Macchia da Borrea, paesino a poca di- stanza.A Pietralta,un tempo covo di briganti,la chie- sa di S. Nicola con ciborio (1512), opera in arenaria di scultori lombardi, mentre a Villa Franca la chiesa di S. Rufina (XII-XIII sec.). Inoltre: la località sciistica di S. Giacomo-Monte Piselli; le frazioni di Vallen- quina e Valle Pezzata da Borrea; i ruderi di Castel Manfrino,fatto costruire,secondo la leggenda, da re Manfredi.E ancora:la grotta-eremo benedettino (1226) di S. Angelo in Volturino e S. Vito, picco- lo centro noto per la produzione di ottimo pecorino,con l’omonima chiesa romanica (monumento nazionale) del XIII secolo: custodisce una croce processionale in argen- to.Su una collinetta vicina al paese statua dell’Immacolata. Per arrivare a Valle Castellana si consiglia di percorrere la superstrada Ascoli-mare.Chiesa San Vito (Foto di Francesco Mosca) Santa Maria di Starnazzano 55 Particolari (Foto di Francesco Mosca)
  • 58. 56 Parco Nazionale Del Gran Sasso e Monti della Laga I stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (provin- ce di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (pro- vincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un territorio prevalen- temente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della natura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È ge- stito dall’omonimo Ente parco con sede ad Assergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno marsica- no, aquila reale. I comuni del Teramano che ne fanno parte sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’I- talia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tos- sicia e Valle Castellana. La caciara