MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2016
La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2016 ”
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2016
La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2016 ”
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017
La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”.
https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”. https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
Teramo e il suo territorio: un viaggio di emozioni dal massiccio del Gran Sasso alla Costa Adriatica. La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “GUIDA CULTURALE E TURISTICA 2022/23 .
Teramo e il suo territorio: un viaggio di emozioni dal massiccio del Gran Sasso alla Costa Adriatica. La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “GUIDA CULTURALE E TURISTICA 2021/22 .
https://www.lelcomunicazione.it/blog/guida-culturale-turistica-teramo-2021/
4. Le origini
I
l ciclo dei festeggiamenti legati al Natale non si con-
clude con la fine dell’anno solare, ma il 6 gennaio,
giorno dell’Epifania, che nella saggezza popolare
“tutte le feste porta via”.
La dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il sol-
stizio invernale, era ritenuta una notte speciale dedi-
cata alla luna, di qui il termine “epifania” dal greco
“Tà epiphaneia” cioè apparizione, rivelazione della
divinità e “manifestazione” della luce lunare.
A differenza del Natale che era una festa solare, l’Epi-
fania si viene a connotare come una festa della luna,
un astro, questo, intimamente connesso a Madre Na-
tura ed al suo ciclo di rinnovamento. Anticamente, in-
fatti, si celebrava la morte e la rinascita della natura,
attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte
del 6 gennaio, infatti, essa, stanca
per aver donato tutte le sue
energie durante l’anno,
appariva sotto forma
di una vecchia e be-
nevola strega, che
volava per i cieli con
una scopa. Oramai
secca, Madre Natura
era pronta ad esse-
re bruciata come un
ramo, per far sì che po-
tesse rinascere dalle ceneri
come giovinetta, una luna nuo-
va. Come per le altre tradizioni italiane che si svol-
gono in tutto l’arco dell’anno, molte nostre festività
hanno un’origine rurale, affondando le loro radici nel
nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana.
Nella tradizione popolare il termine Epifania, storpia-
to in Befana, ha assunto un significato diverso, andan-
do a designare la figura di una vecchina particolare.
Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire
doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che
sarebbero nati durante l’anno successivo.
La storia
L
a figura della Befana ha origini antichissime. I
romani celebravano l’inizio dell’anno con le “Si-
gillarie”, feste in cui ci si scambiavano doni in
forma di statuette dette appunto Sigilla. Le Sigillarie
erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano
in dono i sigilla in forma di bamboline e animaletti in
pasta dolce.
Con il passar del tempo l’Epifania divenne una ricor-
renza della tradizione cristiana per designare la prima
LA BEFANA
E LA SUA STORIA
di Elisabetta Mancinelli
manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta
in presenza dei re Magi. Da questo periodo, che vie-
ne dopo la seminagione, dipendeva il raccolto futuro e
quindi la sopravvivenza del nuovo anno. Durante que-
ste notti i contadini credevano di vedere volare sopra
i campi seminati Diana, dea della fertilità. La Chiesa
condannò questa figura pagana e Diana, da dea della
fecondità, diventò una divinità infernale. Da qui nasco-
no i racconti di vere e proprie streghe e dei loro voli e
convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.
Dal XIII al XVI secolo la Befana non è ancora una per-
sona ma solamente una festa, una delle più importan-
ti e gioiose dell’anno. Nel tardo 1500 si comincia a par-
lare di Befane come figure femminili che vanno in giro
di notte a far paura ai bambini. In seguito la Befana
diventa una benefica vecchina che, a cavallo di una
scopa, porta doni nella dodicesima notte. Il suo culto
si ritrova in varie parti del mondo. In Francia si fa un
dolce speciale al cui interno si nasconde una fava. Chi
la trova viene nominato Re o Regina della festa. In
Spagna i bambini pongono davanti la porta di casa un
bicchiere d’acqua e del cibo. In Russia, dove il Natale
viene celebrato il 6 gennaio, i doni vengono portati
da Gelo accompagnato da Babuschka, una simpatica
vecchietta.
In molte regioni italiane in questo periodo, si eseguo-
no diversi riti purificatori
simili a quelli del Carne-
vale, in cui si scaccia il
maligno dai campi gra-
zie a pentoloni che fanno
gran chiasso o si accen-
dono imponenti fuochi, o
si costruiscono dei fan-
tocci di paglia a forma
di vecchia, che vengono
bruciati durante la notte
tra il 5 ed il 6 gennaio. In
Veneto i ragazzi girano
per le case cantando lau-
4
5. di in onore della Sacra Famiglia; in Toscana vi sono
le “befanate” rappresentazioni sacre e profane. Be-
fanate sono anche i canti che gruppi di giovani intona-
no davanti le case per ricevere doni, come accade in
Calabria, Sicilia, Puglia e nel nostro Abruzzo in cui si
pensa che gli animali parlino ma non bisogna udirli,
pena la morte.
Leggende
C
i sono inoltre molte leggende che spiegano la
nascita di questa figura. Una di queste narra che
“Quando i Re Magi partirono per portare doni a
Gesù Bambino, solo una vecchietta, brutta e gobba,
con il naso adunco e il mento aguzzo, vestita di stracci
e coperta di fuliggine si rifiutò di seguirli. Poi pentita,
cercò di raggiungerli, non ci riuscì. Da allora, nella
notte tra il 5 e il 6 gennaio, volando su una scopa con
un sacco sulle spalle, passa per le case a portare
ai bambini i doni che non è riuscita a dare a Gesù
Bambino e attraverso la cappa del camino infila doni
e dolcetti nelle calze appese mentre tutti dormono.
Ai bambini buoni lascia caramelle e dolcetti, a quelli
cattivi lascia pezzi di carbone. Si narra che nell’ultima
notte della sua dimora il mondo è pieno di prodigi: gli
alberi si coprono di frutti, gli animali parlano, le acque
dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini
attendono regali; le fanciulle traggono al focolare gli
oroscopi sulle future nozze, ponendo foglie di ulivo
sulla cenere calda; ragazzi e adulti, in comitiva, vanno
per il villaggio cantando, in alcuni luoghi si prepara
con cenci e stoppa un fantoccio e lo si espone alle
finestre.
Su questa benevola vecchina vi sono varie filastrocche
tra cui:
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte.
Il vestito alla romana
viva viva la Befana.
e ancora
Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca, la circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
(G.Pascoli)
Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli
email: mancinellielisabetta@gmail.com
5
6. 6
Musicale del nostro Paese all’Expo di Dubai, mi riem-
pie davvero di gioia e di grande responsabilità. Porte-
remo oltre sessanta ragazzi ad esibirsi in una vetrina
internazionale molto importante e soprattutto voglia-
mo dare un segnale di ottimismo, fiducia e speranza
al settore musicale, fortemente penalizzato da questi
due anni di pandemia. Sarò di parte, ma a mio avviso
la musica è tra tutte le arti quella a più alto potere di
aggregazione e capacità di far condividere emozioni.
Sarà una grande occasione per tutti noi, per valorizzare
ancora una volta le nostre pagine musicali più belle, la
nostra tradizione ed il nostro repertorio. Sono inoltre
particolarmente felice di condividere questa esperien-
za con i giovani talenti dell’Orchestra Sinfonica Nazio-
nale dei Conservatori ed i migliori cantanti selezionati
recentemente presso l’Auditorium Parco della Musica
di Roma per questa grande avventura. Tutti i ragazzi
che parteciperanno sono tra i migliori studenti d’Italia
e porteremo sul palco le voci e le arie che ci sembrava-
no più adeguate all’evento che ci apprestiamo a vivere.
Ci esibiremo davanti a migliaia di persone nel “Jubilee
Park” di Dubai, anche alla presenza del nostro Mini-
stro dell’Università Maria Cristina Messa. Sono stata
coinvolta in questo progetto da diversi mesi e da al-
lora sto dedicando gran parte delle mie energie alla
sua buona riuscita. Colgo l’occasione per ringraziare
sin da ora tutto lo staff organizzativo, la delegazio-
ne del Ministero dell’Università e Ricerca e tutte le
maestranze dispiegate in una operazione molto grande
e complessa come questa. La partecipazione italiana
all’Expo di Dubai ha come titolo “La bellezza unisce le
persone” e per questa occasione mi permetto di mo-
dificarlo in “La bellezza della Musica unisce le per-
sone!”. Con molta probabilità, il concerto potrà essere
seguito con una diretta streaming da parte del Mini-
stero, che conferirà all’evento una visibilità mondiale.
I
l Maestro abruzzese
Luisella Chiarini il 14
dicembre dirigerà,
nella prestigiosa cor-
nice dell’Esposizione
Universale di Dubai, un
concerto lirico-sinfoni-
co organizzato dal Mi-
nistero dell’Università e
Ricerca. L’evento cultu-
rale, che si preannuncia
di grande interesse, ve-
drà come protagonista
l’Orchestra Sinfonica
Nazionale dei Conser-
vatori, che comprende
i migliori studenti pro-
venienti da tutta Italia,
scelti tramite audizioni nazionali e cinque cantanti so-
listi selezionati per l’occasione. Saranno eseguite le
sinfonie e le arie d’opera più significative del nostro pa-
trimonio operistico: le note di Bellini, Donizetti, Ros-
sini, Puccini e Verdi risuoneranno in quella che è una
vetrina mondiale unica per visibilità e lustro. Un tas-
sello molto importante da aggiungere alla carriera del
M° Chiarini, che ha già alle spalle varie collaborazioni
con artisti internazionali come Juan Diego Florez, Ro-
berto Frontali, Nicola Alaimo, Stefano Bollani e Paolo
Fresu (per citarne alcuni). “E’ un grandissimo onore
per me aver ricevuto questo incarico dal Ministero
dell’Università e della Ricerca – dichiara il Maestro
Chiarini. Poter rappresentare la più alta istituzione
LA BACCHETTA
MAGICA DI
LUISELLA CHIARINI
Sbarca a Dubai per dirigere
l’orchestra dei giovani
talenti della musica
di Sara Di Giacomo
8. 8
GLI ZAMPOGNARI
E LA ZAMPOGNA
“ZOPPA” TERAMANA
di Nicolino Farina
U
na mattina di domenica mi sveglio al suono di
una nenia che inconsciamente mi riporta a tempi
remoti ma vissuti. La melodia celestiale si fa più
vicina e le pive della zampogna, prima ancora che dalla
mente, sono riconosciute dal cuore. D’un lampo mi ri-
trovo bambino festante correre per le strette vie, incon-
tro due zampognari che, nel gelo intenso della mattina,
annunciano l’imminenza del Natale a tutta la comunità
del piccolo centro storico.
I musicisti pastori, vestiti come quarant’anni pri-
ma, suscitano lo stesso “quadretto”: persiane che si
aprono lasciando scoprire teste canute o ragazzi col
naso spiaccicato sul vetro, porte e finestre che si soc-
chiudono per lanciare qualche offerta.
In modo inequivocabile gli zampognari per noi abruz-
zesi sono legati alla raffigurazione della Natività. Nel
presepio della cultura contadina abruzzese, vicino alla
Sacra Famiglia, sono sempre posizionati gli zampo-
gnari e il resto dei pastori con i loro armenti. Perso-
naggi misteriosi, gli zampognari rimandano a tradizioni
antiche, a modi arcaici pastorali tipici dell’Abruzzo, del
Molise, della Ciociaria, ma anche del sud della Grecia,
della Scozia, di alcune aree iberiche e francesi e di ogni
altro luogo legato strettamente alla pastorizia. Figure
quasi fuori dal tempo, questi musici transumanti, ve-
stiti con cappello a forma di “pan di Zucchero”, cor-
petto di montone, pesanti mantelli di lana e calzari
(cioce) legati alla caviglia con lacci di cuoio, rimanda-
no a tempi lontani, vissuti con dignità nella povertà e
nell’essenzialità.
L’evento della Natività fu annunciato per primo alle
persone più umili, ai pasto-
ri; per questo la tradizione
abruzzese e delle terre
della transumanza nel
presepe inserisce imman-
cabilmente gli zampognari.
Per molti studiosi la zam-
pogna è uno strumen-
to tipico del Molise e poi
diffusosi sull’Appennino.
Nella realtà l’origine della
zampogna è molto vaga,
perché poche sono le noti-
zie e ancora meno gli stru-
menti antichi conservati,
quali al S. Cecilia di Roma,
a Monaco in Germania, a
Pittsburgh negli Usa e in
Belgio.
La zampogna che è costi-
tuita dall’ancia, dal fusto e
dalla campana che ampli-
fica il suono, in genere si
riconosce tipo logicamen-
te proprio da quest’ultimo
elemento. La zampogna ha tutte le canne o bordoni che
guardano in basso. Le canne sono tre più una divenuta
muta: due sono digitate, rispettivamente, con la mano
sinistra e la mano destra, mentre la terza suona libera.
Le cornamuse, usate anticamente anche in Abruzzo
(costruite a Piva di Mareto di Avezzano), invece hanno
una canna che guarda in basso, digitata con entrambe le
mani, e tre canne che guardano in alto e suonano liberi.
Le zampogne italiane, secondo gli studi più recenti,
sono di tre tipologie: quelle dette “Campagnole” con
la campana aperta; quella detta “Avezzanese” ma
fabbricata a Casellafiume (AQ); quella teramana o
cerquetana detta”Zoppa”.
9. 9
Quest’ultima è stata classificata grazie a quella antica
trovata da don Nicola Iobbi presso uno zampognaro di
Cerqueto, per il museo etnografico, e lo studio con-
dotto, documenti alla mano, da Maurizio Anselmi.
Tale zampogna è detta zoppa perché è priva della chia-
ve (elemento metallico) utile a chiudere un foro così
distante che con il mignolo non si potrebbe. La “Zoppa”
ha un suono più arcaico sia per come è costruita, sia
per la diversa estensione musicale. Essa si costruiva,
almeno a Pretara, Villa Piano, Casale S. Nicola e For-
ca di Valle, paesi dove ancora esistono costruttori e
figli di costruttori.
Per alcuni studiosi e Vito Giovannelli in primis, la zam-
pogna in Abruzzo nasce zoppa e ad Avezzano si evolve
con la chiave.
In origine, infatti, la zampogna è fatta con le sole canne
con un’ancia semplice e priva di campana. Le zampogne
evolute invece hanno il bordone conico e l’ancia doppia.
La zampogna zoppa cerquetana, unica in Europa ha: la
campana aperta; il ceppo (dove si attaccano le canne)
cilindrico e non a tronco di cono; le canne cilindriche
a pezzo unico; le decorazioni non solo sulla campana
ma anche sulle canne a profilo continuo. L’origine della
zampogna cerquetana è sicuramente “lu frecavente”
(il frega vento), simile al flauto di pan (a 4 o 5 canne)
citato anche da Gabriele d’Annunzio.
11. 11
I BORGHI MORENTI
DEL GRAN SASSO
S
apete la lieta novella? La montagna e i pasco-
li del Gran Sasso teramano sono esclusi dal
progetto per valorizzare la transumanza nelle
aree interne, ora deserte e abbandonate. “Il Centro”
conferma che i soldi ci sono e il progetto anche per il
“più grande cammino d’Europa”, comprendente Pu-
glia, Molise e Abruzzo. Ma tassativamente escluso il
Teramano con tutto il suo patrimonio agropastorale. Il
tutto, come sempre, nel silenzio e nella rassegnazione
delle istituzioni e dei politici locali. Solo alcuni sparuti
rappresentanti della categoria si sono fatti avanti in di-
fesa dei pastori di serie B, già abbondantemente igno-
rati e mortificati. Hanno fatto presente il grave torto a
un signore che presiede il consiglio di una Regione di
cui forse ignora persino i confini. E in merito, infatti, ha
fornito generiche assicurazioni, cascando dalle nuvo-
le. Né ci sarebbe da meravigliarsi se la brigata gari-
baldina che sgoverna la Regione dovesse aggiungere
alle già viste (Provincia, collegi elettorali, Camere di
commercio, ecc.), un’altra riforma a modo loro. Quella
dei pastori e dei tratturi.
Per i fondi in arrivo dal
governo Draghi, aveva-
mo persino immaginato
un progetto per arricchi-
re la fitta rete dei cam-
mini per dare una scossa
anche ai borghi morenti
del Gran Sasso. Ma dopo
l’Alta Velocità che passa
altrove, c’è una monta-
gna sfortunata dove ne-
gano persino i tratturi dei
vecchi pastori.
12. 12
ALIMENTAZIONE
E BENESSERE PER
I NOSTRI BAMBINI
di Roberta Guidi
A
dottare uno stile di vita sano ed equilibrato è
fondamentale, soprattutto per i bambini. Cura-
re l’alimentazione fin dalla prima infanzia è
un atto doveroso per qualsiasi genitore. È sbagliato
associare una giusta alimentazione solo a chi ne ha
bisogno perché in sovrappeso o sottopeso, o perché
sportivo; infatti l’alimentazione corretta deve, o do-
vrebbe, essere mantenuta da ognuno ai fini di una mi-
glior vita. L’esempio migliore proviene dalla famiglia
che dovrebbe adottare uno stile alimentare salutare e
genuino. Ovviamente è in età scolare che si imposta-
no e consolidano le abitudini alimentari del bambino,
è in questa fase della vita che la famiglia e la scuola
dovrebbero contribuire allo sviluppo di una alimenta-
zione corretta e mai monotona, che permanga nell’età
adulta. Purtroppo, troppo spesso, nella popolazione in-
fantile troviamo un eccessivo uso di calorie, di sodio,
di grassi animali e di proteine. Una conseguente ca-
renza di vitamine, sali minerali, oligoelementi, fibre,
carboidrati complessi e proteine nobili dei vegetali.
Agli errori nutrizionali si aggregano una colazione
scarsa o insufficiente ricca di zuccheri, pasti inade-
guati intervallati da numerosi spuntini e una monoto-
nia alimentare giornaliera che crea deficit nutrizionali
e, alla lunga, squilibri organici. Risulterebbe urgente
adottare una maggiore attenzione nei confronti della
formulazione dei piani alimentari scolastici ed un con-
tributo fondamentale dovrebbe arrivare da parte dei
genitori e degli educatori per sviluppare nei bambini
una coscienza alimentare consapevole ed autonoma
che permetta loro di fare scelte nutrizionali giuste e
sane. Magari unendo la promozione di una costante e
quotidiana attività fisica.
Un presupposto imprescindibile è che ogni pasto do-
vrebbe essere completo di tutte le componenti nutri-
tive, dovremmo quindi creare dei pasti composti da
proteine, carboidrati (possibilmente complessi), vita-
mine, sali minerali, e grassi (possibilmente “buoni”).
Nessun alimento preso singolarmente può soddisfare
le esigenze nutrizionali di un organismo, per uno stile
alimentare equilibrato è necessario variare gli alimen-
13. 13
ti ogni giorno attingendo ai diversi gruppi
alimentari che devono essere presenti in
modo proporzionale.
Ad esempio, partendo dalla colazione,
essa è indubbiamente il pasto più impor-
tante della giornata, troppo spesso tra-
scurato. È ormai dimostrato che non fare
colazione causa ridotta concentrazione,
ovvia ipoglicemia e si associa spesso ad
una futura obesità.
Alla base di una giusta dieta per bambi-
ni deve esserci, quindi, una buona e nu-
triente prima colazione; uno spuntino
leggero che non comprometta l’appetito
del pranzo; un pranzo equilibrato e ricco
in quanto è il pasto che deve fornire più
calorie; una merenda nutriente ma non
eccessiva ed una cena completa ma non
pesante. Di sera, infatti, è meglio rima-
nere leggeri in quanto la giornata volge
al termine ed il piccolo organismo del bimbo non ri-
uscirebbe a smaltire le calorie assunte a causa dello
scarso tempo materiale. I detti popolari ci aiutano in
questo: “colazione da Re, pranzo da Principi e cena
da poveretti!”
Per concludere, possiamo tenere a mente tre pun-
ti fondamentali da seguire quotidianamente per una
corretta alimentazione per i nostri bambini: varietà,
stagionalità degli alimenti, moderazione e propor-
zionalità.
Roberta Guidi si forma come Naturopata all’Istituto di
Medicina Naturale di Urbino presso la Scuola Italiana
di Naturopatia. Diplomata con il massimo dei voti diven-
ta referente abruzzese dell’IMN e, annualmente, or-
ganizza seminari e conferenze sulla medicina naturale,
sulla salute e sul benessere della persona a 360 gradi.
Le sue competenze nel settore spaziano dalla florite-
rapia alla fitoterapia, auricoloterapia, moxibustione,
intolleranze alimentari e, non per ultima, alla riflesso-
logia plantare, palmare e del viso che utilizza ormai da
anni durante le sue consulenze individuali e lavori espe-
rienziali di gruppo. Inoltre, sin dagli esordi, si proietta
verso la cura della cucina dando quindi spiccata atten-
zione allo stile di vita alimentare dell’individuo. Di con-
seguenza inizia un percorso personale di cambiamento
che la porterà ad un’evoluzione psicofisica che ha voluto
condividere creando, ormai da 5 anni, corsi ed incontri
pratici e teorici sulla cucina naturale. Perfezionatasi
presso l’Accademia Chefs di San Benedetto cerca di
apportare nozioni utili e creatività in cucina, utilizzando
prodotti salutari con maggiore consapevolezza e com-
petenza. Con tanta passione e, come afferma spesso lei,
“con Tanto Tanto Amore!”, vuole lanciare il messaggio
dell’alimentazione
come fonte prima-
ria di prevenzione
e benessere. Ecco
perché, ormai da
anni, si batte per
informare e lavo-
rare specialmente
con i più piccini,
organizzando se-
minari nelle scuole
e corsi per bambini.
Attualmente Exe-
cutive Chef e con-
sulente naturopata
presso la Digital-
soft Group.
14. 14
J
acopo Di Lazzaro è un giovane con la passione per
la letteratura. Nove anni fa, partecipando all’ottava
edizione di “Tortoreto alla cultura”, ha ricevuto il suo
primo premio letterario e il secondo posto nella sezione
narrativa. Il suo amore per gli animali, dopo la maturità
scientifica nel liceo Marie Curie di Giulianova, lo ha spin-
to a iscriversi alla facoltà di Medicina Veterinaria di Te-
ramo. Nelle pause dallo studio non ha perso la passione
letteraria, distinguendosi in vari concorsi poetici tra cui:
“Concorso Letterario della Città di Grottammare”, “Il
Federiciano”, “Habere Artem”, “Ossi di seppia”, “I colo-
ri dell’anima”, “Maria Virginia Fabroni”, “Premio Dante
Alighieri” ed altri. Jacopo inoltre annovera collaborazioni
nelle antologie poetiche delle riviste “M’illumino d’im-
menso”, “Le tue parole” e “Logos”. Da qualche tempo
pubblica le sue poesie sui vari social-media con lo pseu-
donimo CavalierSettesoli.
JACOPO DI LAZZARO
Tra poesia e amore
per gli animali
di Patrizia Manente
16. 16
porre neppure come commissario alla ricostruzione
a posto del politico di lungo corso Vasco Errani. Uno
sgarbo estremo e una ulteriore disattenzione verso il
noto personaggio prematuramente scomparso, che
in tanti modi aveva saputo dimostrare il suo forte le-
game con la città, della quale conosceva in profondi-
tà la storia passata e presente. Di più: grazie al suo
bagaglio di cultura e operosità, ne aveva anche trac-
ciato la strada maestra verso il futuro, coinvolgendo
l’identità profonda del territorio “per una svolta in
grado di provocare nuovo sviluppo sociale ed econo-
mico”. Eccellente e studiato a puntino il suo progetto
per creare un grande parco archeologico permanen-
te e di rilievo nazionale, per dare avvio ad un futuro
da protagonista. “In parallelo alla implementazione
del progetto, - ha lasciato scritto Mazzitti - la vera
grande sfida sarà dunque quella di restituire ai
cittadini teramani il senso di appartenenza degli
spazi culturali, di sviluppare una società più consa-
pevole, più sensibile e capace di percepire il bello
e l’importanza della cultura e sentirsi parte attiva
in un’azione corale volta a provocare una autentica
svolta della città”. Parole al vento, ma il testamento
di Mazzitti resta ed è meritevole di religiosa attenzio-
ne dalle nuove generazioni, che dall’eredità di una
voce lungimirante, eppure inascoltata, possono rac-
cogliere stimoli e indicazioni per un sicuro riscatto.
Le proposte di
Walter Mazzitti
e Vittorio Sgarbi
IL PARCO
ARCHEOLOGICO
PER TERAMO
TURISTICA
di Marcello Martelli
“L
o scarso interesse culturale della politica,
la gracilità organizzativa, la mancanza di
specifiche professionalità specializzate nel
settore, scelte errate, anche nella utilizzazione delle
risorse finanziarie disponibili, sono solo alcuni dei
fattori che hanno frenato,
ovvero impedito lo sviluppo
di iniziative volte alla valo-
rizzazione del ricco patri-
monio archeologico e sto-
rico artistico detenuto dalla
città. Con la conseguenza
che anche la collettività è
rimasta silente, facendo
mancare il necessario so-
stegno al dibattito, alle ini-
ziative e alle proposte del
mondo culturale e scientifi-
co volte ad esaltare le spe-
cificità e le potenzialità del
patrimonio, quale volano
di crescita e sviluppo della
città, puntualmente disat-
tese dalle amministrazioni
comunali succedutesi negli anni”. Sono penetranti
riflessioni di Walter Mazzitti che, con grande pas-
sione umana e civile, introducono il testamento po-
litico-culturale del rimpianto avvocato-manager, ex
presidente del Parco, stimato ovunque e inascoltato
nella sua città, che Vittorio Sgarbi non riuscì a im-
18. LE USANZE NATALIZIE
TERAMANE A TAVOLA
di Patrizia Manente
P
repariamoci al Natale, la grande festa dell’an-
no, che riscalda il cuore e rilancia il rito della
tradizione. Con al primo posto la tavola e le sue
specialità. Ogni territorio ha i suoi piatti che esaltano
la convivialità delle feste trascorse nell’intimità della
famiglia. Quando tornano puntualmente le tradizioni
e le ricette che si tramandano da una generazione
all’altra. Anche se le mode tentano di cambiare
persino la tavola, ma la tradizione riesce ad avere
sempre i suoi spazi. Anzi, diciamolo: non c’è Na-
tale senza i piatti delle brave cuoche d’un tempo.
Fra questi non mancano quasi mai alla Vigilia o
a Natale, gli antipasti di fritti prevalentemen-
te a base di verdure: finocchio, sedano, ca-
volfiore, zucchine, carciofi ma anche di
baccalà e olive all’ascolana.
19. Fritti e Ceci sono stati
preparati da mia madre
Adele Di Franco
LI FRITTE
LI CAGGIUNITT’ (cagionetti)
S
ono dolci della mensa tradizionale delle feste natalizie, pre-
senti in molte famiglie abruzzesi per onorare le ricette e i se-
greti culinari delle nonne. Specialità tipiche locali che fanno
bella mostra nelle vetrine dei forni e delle pasticcerie di Teramo e
dintorni. Specialmente nel periodo natalizio, quando la caccia ai
dolci della tradizione è aperta e non c’è mensa che non ne sia for-
nita. Li caggiunitt’, per la loro forma,
ricordano i ravioli, ma con un
sapore tutto diverso e
sicuramente
eccellente.
LA ZUPPA
DI CECI
T
enere a bagno i ceci nell’acqua
tiepida e salata per due giorni.
Dopo le ore d’ammollo si mettono
a cuocere. Quando avranno bollito per
circa dieci minuti, aggiungere tre o quat-
tro foglie d’alloro, il sedano un ciuffetto
di prezzemolo, tre spicchi d’aglio, a crudo.
Una volta cotti versare metà bicchiere di
conserva di pomodoro, l’olio e un pizzico di
sale. Far bollire sempre a fuoco lento perché
la zuppa di ceci deve risultare piuttosto densa.
L
a sera della Vigilia di Natale, ma anche al
pranzo del 25, sulle tavole teramane non
possono mancare “Li fritte”: verdura di
stagione, come cavolfiori, zucchine, carciofi,...e
inoltre baccalà, olive ripiene. Vengono pastellati
e fritti in l’olio extra vergine di oliva. Il risultato
sono deliziosi e succulenti bocconcini, croccanti
fuori e gustosissimi dentro.
Foto e cagionetti di
Erminia Iannetti
Foto di Patrizia Manente
20. 20
“SOGNO LA
PRESIDENZA
DI DRAGHI E
LA SCALATA E’
GIA’ COMINCIATA”
Intervista con la teramana
Michela Cialini, giovane e
brillante collaboratrice
parlamentare al Senato della
Repubblica con il pallino
per la politica
di Patrizia Manente
“I
l mio racconto inizia alla tenera età di tre anni,
quando mia nonna decide di insegnarmi “Bella
Ciao” e l’inno nazionale cominciando così ad in-
stillare in me la passione che poi si trasformerà in os-
sessione per la politica”. Comincia così l’intervista con
Michela Cialini, 27 anni, partita dalla nostra città con
una valigia piena di sogni e oggi, dopo traversie anche
difficili, brillante collaboratrice parlamentare al Senato
della Repubblica.
“A sei anni la svolta, in un tema di prima elementare
metto per iscritto il desiderio di voler diventare “Pre-
sidente del Consiglio”. Quello che a tanti potrebbe
suonare come “arrivismo”, per me è da sempre solo
il tentativo di essere realizzata, nel perimetro del ri-
spetto altrui, e un giorno ricordata per aver aiutato gli
altri e diffuso positività e amore. Per questo decido di
dedicare la mia vita e il mio percorso di studi con ideali,
valori e principi volti alla nobile arte della politica. Il tut-
to senza perdere mai il mio sorriso che, secondo chi mi
circonda, rispecchia
un inno alla vita”.
A questo punto, che
fa?
“Scelgo di frequen-
tare l’Alma Mater
Studiorum e conse-
guo una triennale in
Scienze Internazio-
nali e Diplomatiche.
Senza fermarmi un
attimo, e soddisfatta
di ciò che la teoria
politica mi ha inse-
gnato, mi iscrivo al
corso magistrale di
Mass Media e Politi-
ca. Partendo così da
un percorso di studi
più generale, inter-
nazionale decido di
scendere nel partico-
lare della politica interna”.
Un debutto in grande stile…
“Tuttavia nel 2017, a causa di un brutto incidente qual-
cosa sembra interrompersi… Ad ogni modo, qualche
volta le cose buone vanno in frantumi affinché cose mi-
gliori possano arrivare...”.
Poi cosa succede?
“Post fata resurgo…Dopo la morte torno ad alzarmi!
Nonostante il coma riesco a laurearmi anche in ma-
gistrale e la mia rinascita è già qui… La mia rinascita,
infatti, parte con una voglia immensa di stravolgere il
mondo per tornare ad essere più forte di prima, cer-
to con qualche cicatrice in più ma sicuramente avendo
arricchito la vita di un bagaglio di emozioni, sentimenti,
esperienze e passioni”.
Si gira pagina?
“Intraprendo così una seconda e più entusiasmante
A destra S.E. Salvatore Micalef. A sinistra Cristian
Raponi, Presidente della Nobile Accademia Leonina.
21. 21
vita... E devo dire che il destino, grazie anche alla mia
irrefrenabile tenacia e voglia di cambiare pur solo con
un sorriso, mi ha riservato belle cose...Per aspera ad
astra!”.
E arriviamo al presente.
“Nel 2020 divento Collaboratrice Parlamentare al Se-
nato della Repubblica coprendo via via incarichi quali
consulente legislativa, social media manager, esperta
di comunicazione e moderatrice di conferenze stampa.
D’altronde sono tutto tranne che tranquilla e come di-
ceva la mia amata Frida Kahlo: «sono vita, sono colore,
sono essenza, sono piacere, sono ribellione, sono istin-
to, sono pelle, sono rivoluzione. Posso essere tutto,
tranne tranquilla».
Le novità sono anche altre…
“Nel 2021 conquisto il titolo di Accademico di Merito per
il mio fervido e generoso contributo all’affermazione
dei più alti ideali della vita, della solidarietà sociale,
della cultura in conformità con gli scopi della Nobile
Accademia Leonina. Il tutto durante l’evento culturale
e di aggregazione per la diffusione e la promozione di
messaggi di pace, di amicizia e di cultura tra le diverse
etnie e religioni; in tale circostanza ho avuto l’onore di
conoscere diverse personalità del mondo civile, reli-
gioso, diplomatico, militare, dell’imprenditoria e dello
spettacolo di differenti nazionalità e di appartenenze
religiose, in un clima del tutto amichevole e di fratel-
lanza”.
Ma non finisce qui…
“Il mio obiettivo rimane quello che scrisse la bambi-
na di 6 anni, piena di buoni propositi e forza di volontà.
Conscia che quella politica è una carriera difficile e in
salita, sono soddisfatta di essere già una collaboratri-
ce parlamentare in modo tale da avere un background
dell’ambiente e il contesto nel quale vorrei rimanere”.
Che augurarle?
“Ad maiora, nella speranza di raggiungere pian piano
il traguardo di Presidente del Consiglio senza mai per-
dere la magia di bambina che c’è in me, mossa sem-
pre dalle mie convinzioni ed ideologie. D’altronde come
disse Einstein “solo chi è abbastanza folle da credere di
poter cambiare il mondo, lo cambia davvero”.
22. 22
INVITO A CASA MIA
tra bella musica e
scuola di cucina giapponese
di Chie Yoshida
M
i chiamo Chie Yoshida e sono una musicista
giapponese. Nel 1998, dopo il diploma in violino
a Tokyo, mi sono trasferita in Italia per appro-
fondire gli studi musicali. Nel 2005, diplomata anche in
viola a Livorno, ho iniziato a girare tutta la penisola suo-
nando con varie orchestre e formazioni cameristiche.
Parallelamente ho anche collaborato con numerose
celebrità della musica e del teatro come Ron, Pavarot-
ti, Enrico Rava, Skin, Marco Paolini, Natalino Balasso.
Nel 2010 ho sposato un ragazzo ascolano. Anche lui è
musicista ma autodidatta, suona molti strumenti a fiato
e tastiera, canta ed è anche produttore di musica elet-
tronica. Insieme abbiamo creato un duo elettro acusti-
co che si chiama Kousagi Project (siamo su Fb) con il
quale ci esibiamo dal vivo in Italia e all’estero, collabo-
rando anche con importanti video artisti e compagnie di
danza. La nostra musica è in bilico fra classica, melodie
tradizionali giapponesi, elettronica colta e anche dance.
Dopo una parentesi di due anni in Giappone, dove in-
segnavo musica e mio marito lingua e cucina italiana,
abbiamo deciso di tornare a vivere nel Piceno, perché
nel frattempo è nata nostra figlia e volevamo crescerla
in un contesto più tranquillo e meno frenetico.
Un anno fa, quasi per gioco, ho intrapreso un corso
di cucina tradizionale casereccia giapponese. Fin da
bambina ho infatti sempre affiancato mia madre nella
preparazione di piatti tipici casalinghi. Questa mia pas-
sione è cresciuta negli anni, soprattutto da quando vivo
23. 23
in Italia perché qui è difficile mangiare piatti originali
giapponesi nei ristoranti. La maggior parte degli italia-
ni crede che la nostra cucina sia soltanto pesce crudo
e riso. Allora per divulgare le tante ricette tradizionali
che conosco, ho deciso di intitolare simpaticamente il
mio workshop ‘Non solo Sushi’ (corso di vera cucina
casereccia giapponese).
Le lezioni si svolgono a casa mia, in un ambiente inti-
mo, che può ospitare al massimo sette persone. Tutti
gli amici e i parenti che hanno partecipato sono rimasti
piacevolmente sorpresi e affascinati dalle mie ricet-
te. Cerco di programmare dei menù con ingredienti di
facile reperibilità in Italia in modo tale che chiunque
partecipi possa replicarli. Fra gli ospiti del mio corso
ho avuto anche l’immenso piacere della presenza di
veri e propri chef abruzzesi e marchigiani, i quali sono
rimasti entusiasti delle mie proposte. Su richiesta ho
anche organizzato lezioni in forma di pacchetto regalo
per amici che volevano festeggiare in modo originale
un compleanno.
Insieme a mio marito sto organizzando anche un pro-
getto di aperitivo-cena giapponese in locali e bistrot. In
futuro vorremmo anche abbinare la nostra musica ita-
lo nipponica al cibo, chissà che non ne nasca qualcosa
di davvero originale.
Mi rende felice sapere che sempre nuove persone pos-
sano apprezzare le mie proposte culinarie nipponiche
oltre a quelle della cucina italiana. Cucina quest’ulti-
ma che comunque amo moltissimo e nella quale mi
cimento spesso cercando di recuperare ricette tradi-
zionali, sane e gustose per la gioia della mia famiglia.
24. 24
UN PREMIO AI MAESTRI
DEL CINEMA NEL NOME
DEL TERAMANO
GIANNI DI VENANZO
Importante appuntamento
annuale dal 1996
I
l Premio Internazionale della Fo-
tografia Cinematografica nasce
nel 1996 per volontà dell’As-
sociazione culturale Teramo No-
stra con l’intento di celebrare un
grande teramano del mondo del
cinema sconosciuto praticamente
ai suoi concittadini. Gianni Di Ve-
nanzo, a cui è intitolato il Premio,
nato a Teramo il 18 dicembre 1920
e morto a Roma il 3 febbraio 1966,
è considerato da tutti il più grande
Autore della fotografia cinema-
tografica italiana di tutti i tempi.
Seppure morto giovane, a soli 45 anni, Di Venanzo ebbe
modo di esprimere le sue qualità rendendo immortali i
film dei migliori registi italiani del momento. Collaborò
infatti con i più grandi registi del periodo d’oro del cine-
ma italiano e vinse per ben cinque volte il Nastro d’Ar-
gento quale direttore della fotografia dei film Il Grido
(1957) di Michelangelo Antonioni, I magliari (1959) e
Salvatore Giuliano (1961) di Francesco Rosi, Otto e
mezzo (1963) e Giulietta degli Spiriti (1965) di Federico
Fellini. Come scrive il critico cinematografico e presi-
dente della giuria del Premio Di Venanzo, Stefano Masi,
nel suo Dizionario mondiale dei direttori della fotografia
(2007, Le Mani, realizzato proprio con il contributo del
Premio Internazionale Gianni Di Venanzo organizzato
dall’Associazione Teramo Nostra) “… Nei film di Miche-
langelo Antonioni, Francesco Maselli, Francesco Rosi
e Valerio Zurlini, Di Venanzo cambiò il look del bianco
e nero italiano, rendendolo più aderente alla realtà…”
E dunque nel nome di Gianni Di Venanzo l’associazione
Teramo Nostra, guidata dal Presidente Piero Chiarini e
dal Direttore Artistico Sandro Melarangelo, con il Pre-
mio Internazionale celebra ogni anno a Teramo il ruolo
fondamentale nella realizzazione di un film degli Autori
della Fotografia Cinematografica. La giuria, formata da
esponenti del mondo del cinema e presieduta da Ste-
fano Masi, individua ogni anno quattro vincitori a cui
assegnare l’Esposimetro d’Oro in quattro distinte cate-
gorie: Fotografia per un film straniero, Fotografia per
un film italiano, Carriera e Memoria. Dalle sesta edizio-
ne del 2001 è stato introdotto il riconoscimento “Targa
speciale per la fotografia di una Fiction Tv” intitolata a
Peppe Berardini e dalla 18^ edizione del 2013 la “Tar-
ga speciale della Giuria” intitolata a Marco Onorato.
E ogni anno nel giorno della cerimonia di consegna dei
premi Teramo diventa una sorta di Cinecittà abruzzese
per la presenza di numerosi e qualificati cineasti: autori
della fotografia, registi, produttori, attori, sceneggiatori,
musicisti. Oltre ai grandissimi direttori della fotogra-
fia che sono arrivati a Teramo ogni anno per ritirare
l’Esposimetro d’Oro (citiamo solo Vittorio Storaro, tre
volte Premio Oscar), tantissimi sono stati gli ospiti illu-
stri del mondo del cinema nel corso delle 20 edizioni tra
registi, attori e attrici. Ma il Premio Di Venanzo è anche
molto altro: la kermesse si sviluppa nell’arco di quattro
settimane e oltre alle proiezioni di film e alla cerimo-
nia di premiazione con le stelle del cinema, propone
presentazioni di libri, convegni sul cinema e sull’arte,
mostre di pittura e scultura, mostre fotogra-
fiche, concerti musicali, il tutto coinvolgendo
l’intero territorio provinciale. All’interno del
“Di Venanzo” è nato anche il “Premio Speciale
Istituto G. Caporale”, arrivato alla 6^ edizione:
il concorso premia il miglior video dedicato al
rapporto tra uomo e animale. Il “Di Venanzo”,
prima manifestazione che ha inteso valoriz-
zare e premiare gli Autori della fotografia ci-
nematografica, è punto di riferimento per il
mondo del cinema italiano e internazionale
ed è ovviamente diventato un appuntamento
importante per Teramo e per l’Abruzzo inte-
ro. Tutta l’organizzazione poggia sulle “spalle”
dell’Associazione Culturale Teramo Nostra
che nel corso degli anni ha visto anche ridursi
di molto i contributi degli enti pubblici.
A sinistra, Piero Chiarini Presidente di Teramo Nostra.
A destra, Sandro Melarangelo Direttore Artistico.
26. 26
Bellissima iniziativa
coordinata da Giselda Bruni
SCATTA LA NUOVA
EDIZIONE DI
SCATOLE DI NATALE
CON DENTRO
IL CALORE DELLA
SOLIDARIETÀ
“S
catole di Natale” è un progetto di solidarietà
nato lo scorso anno che ha riscosso un note-
vole successo. Torna in 2^ edizione a grande
richiesta da parte di tanti per donare un piccolo mo-
mento di gioia a chi ne ha più bisogno.
L’iniziativa, che ha scaldato i cuori di numerose perso-
ne, è partita lo scorso anno ed è divenuta virale in tutta
Italia, grazie ai promotori di ciascuna città. A Teramo
cura l’iniziativa la dott.ssa Giselda Bruni, che ha per-
sonalizzato il progetto rendendolo più vicino ai fabbiso-
gni delle persone destinatarie delle “scatole” residenti
in città e dintorni. Natale arriva a grande velocità e le
Scatole di Natale Teramo 2021 si confermano con suc-
cesso anche in 2^ edizione. “In questo periodo difficile
-sottolinea Giselda Bruni- ma pur sempre natalizio,
con un piccolo gesto, un semplice dono fatto con tanto
amore si può portare felicita’ e sorrisi ai più bisognosi,
grandi e piccini. I gesti discreti e gentili non sono mai
piccoli, sono preziosi e straordinari”. L’idea è sempli-
ce, ma significativa: preparare una scatola regalo per
una persona in difficoltà. In ognuna vanno inseriti pre-
cisi oggetti che scaldano il corpo e il cuore. Le “scato-
le” sono distribuite a tante associazioni di volontariato,
alle persone in quarantena e anche alle persone che
stanno attraversando importanti problemi economici
dovuti al contingente periodo economico. Tutte le per-
sone alle quali saranno consegnati i doni sono tutelate
da privacy. Il motto caro a Giselda Bruni è: “A Natale si
può… Natale è per tutti!”.
Per donare le “Scatole di Natale” occorre prendere una
scatola di scarpe e mettere dentro UNA COSA CALDA
(guanti, sciarpa, cappellino, maglione, coperta ecc.);
• CIBO IN SCATOLA a lunga conservazione (pasta, sca-
tola di tonno, barattolo di pomodori, barattolo di piselli,
barattolo di fagioli, barattolo di fagiolini, va bene tutto il
cibo non deperibile e in contenitori NON FRAGILI)
• COSA GOLOSA (caramelle, torroncini, lecca lecca,
piccoli pandori, cioccolata)
• PASSATEMPO (libro, rivista, sudoku, matite ecc.)
• PRODOTTO DI BELLEZZA (shampoo, dentifricio, cre-
ma, bagno schiuma, profumo ecc.)
• BIGLIETTO GENTILE, un augurio in forma anonima
(chi riceve non deve sapere da chi proviene il dono) per-
ché le parole valgono anche più degli oggetti!
Qualche precisazione:
SCATOLA UOMO/DONNA:
• La COSA CALDA e il PASSATEMPO possono essere
“usati” ma in buono stato;
• Il CIBO IN SCATOLA e la COSA GOLOSA: cibo non de-
peribile e nuovo;
• Il PRODOTTO DI BELLEZZA: deve essere nuovo, solo
27. 27
prodotti mai aperti!
• Il BIGLIETTO GENTILE in forma ANONIMA: forse la
cosa che scalderà di più il cuore di chi aprirà la vostra
scatola!
SCATOLA BIMBO/BIMBA/RAGAZZO/RAGAZZA:
• La COSA CALDA e il PASSATEMPO possono essere
“usati” ma in buono stato, No matite a metà, No penna-
relli scarichi, No dido’ (o altre paste modellabili) aperte
e secche – indicare sempre età e sesso sulla scatola;
• La COSA GOLOSA: caramelle, Chupa Chups, torronci-
ni sarebbero apprezzatissimi.
• Il PRODOTTO DI BELLEZZA: dentifricio o spazzolino
per bambini, gioiellini per bambini ecc.
• Il BIGLIETTO GENTILE in forma anonima: bigliettino
di auguri con un disegno/decorazione fatto dal vostro
bambino/a o ragazzo/a potrebbe essere un bellissimo
pensiero. In questo i bambini/ragazzi sono meraviglio-
si!!!
È un regalo di Natale, quindi per incartare la “scato-
la” si può usare una bella carta, nastro, fiocchi, dise-
gni fatti da bimbi o qualunque cosa possa abbellirla
e scrivi in un angolo a chi è destinato il dono: donna,
uomo o bambino/a, ragazzo/a (aggiungere fascia età).
Ogni famiglia può preparare anche più di una scatola.
Giselda, promotrice dell’iniziativa a Teramo, avverte:
“Ve lo assicuro, è un’attività bellissima da fare insieme
in famiglia, coinvolgendo anche i bambini per renderli
partecipi dell’azione e dare consapevolezza di essere
bambini fortunati”.
L’iniziativa di solidarietà è elaborata, studiata e perso-
nalizzata da Giselda Bruni riguarda la provincia tera-
mana.
LA RACCOLTA CI SARÀ FINO AL 15 DICEMBRE 2021
Presso i seguenti punti:
AMFORA - Ente di Formazione della Regione Abruzzo
- Via Panfilo Gammelli n. 8 - Teramo. Centro di Raccol-
ta Ufficiale “Scatole di Natale Teramo”.
Tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica,
dalle 09:00 alle 19:00 orario continuato.
SCATOLE DI NATALE TERAMO, è una iniziativa protetta
dalla registrazione del marchio e da copyright.
Giselda Bruni e suo figlio Gianfilippo
28. 28
QUEL GRANDE
MAESTRO
DELL’OBIETTIVO
E DELL’ALTA MODA
DIMENTICATO
NELLA SUA CITTÀ
Sandro Morriconi, eccellente
fotografo, giornalista ed estroso
imprenditore, protagonista
nella Roma di Fellini
e della “Dolce vita”
di Marcello Martelli
G
iornalista di ta-
lento, eccel-
lente fotografo
alla corte dei Grandi
dell’alta moda, dimen-
ticato dalla sua cit-
tà. Un protagonista,
tanto la sua intensa e
straordinaria vicenda
umana e professionale
si presenta costellata
e intrecciata di inte-
ressi, eventi e rapporti
con alcuni dei più im-
portanti protagonisti del
nostro tempo. La figura di
Sandro Morriconi riconduce ai magnifici anni ’60 e alla
stagione esaltante dei sogni giovanili. Tempi di passio-
ne per il giornalismo, anche in una piccola città, lontana
dal mondo con le autostrade neppure immaginate. Dove
un ristretto gruppo di amici alimentava progetti e spe-
ranze. Tutti legati a Sandro e Giam-
mario Sgattoni, che da compagni di
liceo avevano cominciato nei giornali
studenteschi, pubblicando il periodico
“Il cavolo a merenda”. Ragazzo che
sapeva apprendere in fretta, appena
16nne, Sandro era diventato corri-
spondente provinciale de “Il Tempo”.
“Fu una splendida esperienza - così
ricordava quel periodo- La redazio-
ne province del giornale di Angiolillo
era diventata un vivaio di giornalisti di
classe, sotto la guida di Egidio Ster-
pa, eletto in seguito senatore libera-
le”. Più giovane di tutti, ebbi la fortuna
di entrare in quel gruppetto di privilegiati, che a Roma
frequentava la scuola di Palazzo Wedekind, sede de “Il
Tempo” in Piazza Colonna, con le firme più illustri del
giornalismo dell’epoca (oltre al mitico direttore Angio-
lillo, Enrico Mattei, Ilario Fiore, Sandro Paternostro,
Alberto Consiglio, Enrico Falqui, ecc.). E Pino Rauti,
Gianni Letta, Bruno Vespa, Mino D’Amato con altri nella
redazione province. Era toccato proprio a me, nell’ufficio
corrispondenza del grande quotidiano romano, sostituire
Sandro Morriconi, che da giornalista di razza “in pec-
tore” e, prima di tutto, “battitore libero”, aveva deciso
di fare il grande salto verso la metropoli. Allora un mi-
raggio difficile per noi tutti. Ricordo le serate trascorse
insieme, parlando di rischi e prospettive del “salto nel
buio” verso la Capitale. Da una provincia, quella di allo-
ra, blindata dentro confini rigidi e angusti. Lontanissima
dagli ambienti dove si faceva cultura e grande giornali-
smo. Alla fine, Sandro trovò la forza necessaria e partì
con la sua valigia piena di speranze. E al resto del nostro
gruppo impartì una formidabile lezione di coraggio. L’ex
corrispondente di provincia, si trovò subito immerso nel-
la Roma di Fellini e Flaiano, negli anni memorabili della
“Dolce vita”. E a Sandro capitò nella vita reale l’identica
esperienza che il giornalista Marcello Mastroianni del-
la finzione cinematografica interpretava da protagonista
nel celebre film felliniano. Con ammirazione (e un pizzico
d’invidia) di noi rimasti in provincia.
Furono subito in tanti a credere nelle qualità del ragazzo
arrivato da Teramo, intraprendente e professionalmente
attrezzato. Gaetano Baldacci, direttore de Il Giorno, gli
affidò alcuni importanti servizi da inviato speciale. Arrigo
Benedetti, fondatore dell’Espresso formato lenzuolo e
mostro sacro del giornalismo del dopoguerra, gli pub-
blicò alcune inchieste e servizi che lo proiettarono sulla
ribalta nazionale. Specie quando si trovò a Belgrado e
Tito si staccava dal blocco orientale; poco dopo, in Alge-
ria, spettatore della rivolta per l’indipendenza. Da quelle
esperienze, vennero fuori reportages e articoli eccezio-
nali, che collocarono il giovane Sandro Morriconi in pri-
mo piano. Giornalista, ma prima di tutto “battitore libero”
e di questo occorre sempre tener conto, raccontando il
personaggio. Dopo il giornalismo d’assalto, Sandro co-
minciò ad occuparsi di cinema e durante la lavorazione
dei film di Sergio Leone, ebbe la sorpresa di incontrare
l’assistente del regista, Tonino Valerii, altro teramano
inurbato nella Capitale. Ma fu solo un passaggio per poi
Sandro Morriconi e
Elizabeth Taylor
Marcello Mastroianni e Anita Ekberg
29. 29
approdare alla fotografia. Quando scoprì che
“fotografare era più divertente, ma soprattutto
molto più redditizio”.
Negli anni ‘60’ quella della foto di moda era
un campo ricco di possibilità e segnarono la
nascita del made in Italy. Bravo in tutto ciò
che faceva, Sandro non si accontentava senza
primeggiare, nel giornalismo come nella fo-
tografia. Fino ad essere conteso dagli editori
delle più importanti riviste internazionali di
alta moda. Molto lo aiutò l’incontro con Til-
ly Tizzani, raffinata compagna di scuola, che
ritrovò a Roma apprezzata ed affascinante
top-model di Schuberth. Un sodalizio senti-
mentale e professionale che fece da base al
successo della giovane indossatrice, divenuta
celebre in tutto il mondo, e del suo fotogra-
fo-fidanzato. Ma il “battitore libero” non sapeva fermarsi,
e determinò il lanciò e l’affermazione di altri volti femmi-
nili, divenuti famosi nel mondo rutilante dell’alta moda.
Dieci anni intensi dedicati alla fotografia di moda e un
bilancio davvero sorprendente: migliaia di foto pubblica-
te, oltre mille copertine sulle riviste più importanti. Il pri-
mo servizio sulla minigonna pubblicato dal settimanale
“Gioia” di Rusconi portava la firma del maestro terama-
no dell’obiettivo, che in Italia aveva fotografato modelli di
Valentino, Irene Galitzine, Schuberth, Balestra, Sorelle
Fontana. Fotografo e amico personale di Emilio Pucci,
il celebre personaggio gli svelò la vicenda clamorosa
dei suoi rapporti con Edda Ciano.
Nella fotografia di moda, in quegli anni, c’era tutto da
inventare, e Sandro Morriconi nel campo si rivelò innova-
tivo e rivoluzionario. Quanto bastava per chiudere ancora
una volta capitolo e girare pagina, passando a nuovi in-
teressi. All’amore per la campagna toscana, dove andò a
vivere con la sua nuova fidanzata e poi moglie, notissima
modella pure lei. Nella sua tenuta scoprì la passione per
i prodotti naturali, rivelando eccezionali capacità mana-
geriali, con la creazione del “Club delle Fattorie” e poi
di “Bottega verde”. Aziende d’avanguardia, con almeno
30 anni di anticipo, nella ricerca di prodotti alimenta-
ri e cosmetici naturali selezionati. Idee e iniziative nate
e lanciate dall’esilio verde fra Pienza e Montepulciano.
Dove Sandro ha vissuto per il resto della vita, sempre più
isolato e lontano dagli amici di un tempo. Scovato anni
fa dalla rivista “Capital”, che pubblicò un articolo su im-
portanti personaggi che avevano cambiato vita. Gli era ri-
masta tuttavia un po’ di nostalgia del suo Abruzzo e della
città natale, Teramo. Ma c’era qualcosa che Sandro non
sapeva fare: tornare indietro, innovativo e creativo come
sapeva essere. Più che il passato, amava conoscere e
anticipare il futuro. Una ricerca che forse lo ha tormen-
tato fino all’ultimo, andandosene in silenzio. Come non si
addice forse ad un protagonista del suo calibro, che ha
saputo confermarsi unico e straordinario fino all’ultimo.
30. 30
MARCELLO MATTIOLI
E LA SUA RELAX ART
ANTIDEPRESSIVA
di Patrizia Manente
M
arcello Mattioli e il suo percorso artistico (relax
art). Nato ad Hagen (Germania) il 24/01/64. Figlio
di emigranti ma attualmente vive a San Benedet-
to del Tronto. “Nel 1997 -racconta- mi sono dedicato a
un’arte rilassante, antidepressiva e disintossicante. At-
traverso colori accesi intreccio fili in viscosa e materiali marcellino_mattioli
riciclati. Mi aiutano a esprimere emozioni e stati d’ani-
mo che all’inizio erano nascosti o che non volevano ma-
nifestarsi. Anzi, mi logoravano all’interno. Questo mi ha
portato ad approfondire con schizzi di colori accesi, che
hanno accentuato il mio stato d’animo, dandomi una cari-
ca quasi elettrica di massima positività. Con un riciclag-
gio dei materiali che dona positività anche all’ambiente”.