2 febbraio 2016: due anni esatti di Governo Renzi.
Il Presidente del Consiglio ha presentato #ventiquattro, ovvero delle slide con i principali risultati raggiunti durante la sua Presidenza. Noi proviamoa capire, in #dodici slide, cosa effettivamente sia stato fatto e quali siano i reali meriti del Governo: dalle riforme politico-istituzionali a quelle del lavoro e della scuola; dalle novità in tema di tasse, imposte e tributi, alla difesa dell'ambiente e del territorio, fino ai rapporti tra Italia e Unione Europea.
2. 22 febbraio 2016: due anni esatti di Governo Renzi.
Con la puntualità comunicativa che lo contraddistingue, il Presidente
del Consiglio ha presentato #ventiquattro, ovvero delle slide (solito
tocco autocelebrativo) con i principali risultati raggiunti durante la sua
Presidenza.
#ventiquattro contiene una serie di raffronti tra l’Italia di oggi e
quella di due anni fa, mettendo a paragone alcuni dati considerati
rilevanti (disoccupazione giovanile, andamento del PIL eccetera)
secondo il classico metodo prima/dopo.
Le slide hanno il dono della sintesi, ma fornire dei numeri secchi
senza alcun dettaglio sui dati non aiuta a capire cosa effettivamente
sia stato fatto e quali siano i reali meriti del Governo. Noi ci proviamo,
in #dodici slide!
PUNTUALISSIMO, QUASI SCONTATO
3. LE RIFORME DELL’ASSETTO
POLITICO-ISTITUZIONALE
IlGovernoRenzièquellocuisidevonolepiùprofondetrasformazioni
del quadro politico e istituzionale degli ultimi anni. Non è un’eresia dire,
come molti sostengono, che si tratti di una nuova “fase costituente”
del nostro Paese.
Due le riforme principali, strettamente connesse tra loro: la nuova
legge elettorale, l’Italicum, e la revisione costituzionale, il cui iter
parlamentare è ancora in corso. Il Presidente del Consiglio ha giocato
d’azzardo: la nuova legge disciplina le sole elezioni della Camera
dei Deputati ed entrerà in vigore a luglio 2016.
L’Italicum ignora il Senato perché, secondo la riforma costituzionale
voluta dal duo Renzi-Boschi, i senatori non potranno più votare la
fiduciaalGovernoenonsarannosceltidaglielettori.Sesiandasseal
votoprimadelvialiberaallariformadelSenato,insomma,voteremmo
con due leggi elettorali diverse: davvero un bel rischio!
4. Italicum e revisione costituzionale perseguono, nelle intenzioni del
Governo, lo stesso obiettivo: semplificare il quadro politico, garantire
maggiore governabilità del Paese e accorciare i tempi di decisione
del Parlamento.
L’Italicum prevede un premio di maggioranza per la lista che ottiene
il 40% delle preferenze, oppure un doppio turno in caso di mancato
raggiungimento della soglia. Sbarramento per le liste al 3%. In estrema
sintesi: l’obiettivo della maggiore governabilità sembra raggiungibile;
il rischio di una rappresentatività parlamentare altamente distorta,
però, è alto.
La revisione costituzionale, tra le altre cose, trasformerebbe il
Senato: da 315 a 100 senatori provenienti da Comuni e Consigli
Regionali. Ruolo marginale nell’approvazione delle leggi e niente
partecipazione all’elezione del Presidente della Repubblica. Ma siamo
sicuri che non sarebbe bastato modificare i regolamenti di Camera
e Senato anziché scomodare la Costituzione?
FINE DEL BICAMERALISMO PERFETTO.
NE VALEVA LA PENA?
5. Il Governo ha messo mano anche a Province, Città Metropolitane e
Comuni con la cosidetta “legge Delrio”: revisione delle funzioni senza
modifiche al Titolo V della Costituzione, che saranno apportate con
la revisione costituzionale.
Le Province continuano a esistere ma sono quasi del tutto svuotate
delle proprie funzioni: avranno solo compiti di pianificazione su
trasporti, ambiente e mobilità, cui va aggiunta la gestione dell’edilizia
scolastica. I rappresentanti della Provincia, che non saranno più eletti,
non percepiranno alcuna indennità. Il risparmio complessivo,
però, è inferiore agli annunci governativi.
Sono state istituite le dieci Città Metropolitane (Torino, Milano,
Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma Capitale, Bari, Napoli e
Reggio Calabria), che prendono il posto delle rispettive Province.
Funzioni d’area vasta per governare meglio territori omogenei. Un
punto per Renzi, ma un grande neo: mancano ancora risorse
sufficienti per farle funzionare.
PROVINCE ADIEU.
CITTÀ METROPOLITANE WELCOME.
6. LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
La riforma del mercato del lavoro, il cosiddetto Jobs Act, è uno dei
cavalli di battaglia del Governo Renzi: contratto unico a tempo
indeterminato a tutele crescenti e revisione dell’Articolo 18 tra
le novità principali. Per il 2015, con un provvedimento specifico, vi è
anche la decontribuzione per i neo-assunti.
Questi provvedimenti si sono tradotti in un calo del tasso di
disoccupazione dello 0,6% dall’insediamento di Renzi, e in un
incremento di circa 606mila nuovi rapporti di lavoro instaurati nel
2015 rispetto all’anno precedente (dati INPS).
Secondo l’Istat, però, i nuovi posti di lavoro netti sono circa 112
mila: l’INPS conteggia ogni contratto di lavoro stipulato in Italia (quindi,
se una persona ha tre contratti con tre aziende l’INPS li somma tutti).
L’Istituto di Statistica, invece, considera il numero netto di lavoratori.
Nessun miglioramento, invece, sul fronte della riduzione del divario
occupazionale tra uomini e donne.
7. UN COLPO ASSESTATO ALLA PRECARIETÀ?
Sebbene non nelle proporzioni annunciate, il Jobs Act ha di certo
creato occupazione. Con la modifica all’Articolo 18, di fatto, viene
sdoganato il licenziamento per motivi economici: sarà sufficiente
un indennizzo al lavoratore.
Il contratto a tutele crescenti ha indubbi pregi: ha eliminato la
giungla di contratti e ridotto fortemente la precarietà dopo un
certo numero di anni di lavoro. Durante i primi tre anni di lavoro,
però, il dipendente è considerato in prova e può essere licenziato
senza diritto al reintegro.
La decontribuzione per le aziende che assumono ha avuto un
effetto balsamico nel 2015: la nuova legge di Stabilità l’ha prorogata
al 2016, riducendone però significativamente l’ammontare.
8. LA “BUONA SCUOLA”. UNA BUONA RIFORMA?
Ogni Governo porta in dote la propria idea di scuola, con annessa
riforma e proteste degli studenti. Il Governo Renzi non fa eccezione:
approvazione de la “Buona scuola” e studenti in piazza!
La riforma presenta diverse luci: investimenti in edilizia scolastica,
aumento delle risorse destinate alla cultura, assunzione di circa
150mila precari entro il 2016. Molto contestata la possibilità concessa
ai Presidi di scegliere i docenti tramite nomina: prerogativa più
adatta a un manager del settore privato che al responsabile di un
istituto di istruzione pubblica.
Ampliate le funzioni degli istituti scolastici, ma per il funzionamento
a pieno regime — e per potere quindi valutare — occorrerà qualche
anno: per i sostenitori della riforma, si tratta di un passo avanti verso
modernizzazione e autonomia. I detrattori vedono la “Buona scuola”
come un’aziendalizzazione dell’istituzione pubblica per eccellenza:
chi vivrà vedrà!
9. TASSE, IMPOSTE, TRIBUTI: COSA È CAMBIATO
I soldi per finanziare il taglio sono stati
in parte reperiti da altre tasse.
Ridotto il cuneo fiscale: oltre alle
decontribuzioni per i neo assunti, il
costo del lavoro è uscito dalla base
imponibile dell’IRAP. E poi, gli 80 euro
mensili sull’IRPEF per i dipendenti a
basso reddito.
Operazione da circa 10 miliardi: sono
mancati incassi, ma che non fosse
possibile avere botte piena e moglie
ubriaca era chiaro dall’inizio!
Il sistema fiscale/tributario
italiano necessitava di sem-
plificazione, i cittadini di un
alleggerimento della pressio-
ne fiscale. Renzi l’ha capito e
qualcosa è stato fatto, anche
se la pressione fiscale in Ita-
liarimanelapiùaltadellaUE:
per le imprese è oltre il 64%.
Via l’IMU sulla prima casa,
da giugno 2016 abolita la
TASI sull’abitazione principa-
le:beneficioeconomicoperle
famiglie, ma poca incidenza
sulla pressione fiscale.
10. Tra le diverse riforme del Governo Ren-
zi, ed alcuni innegabili successi, ecco
quella finora meno riuscita (è anche
la più difficile, certo): il rilancio dell’e-
conomia. Il PIL nel 2015 è cresciuto di
un anemico 0,6%, siamo l’ultimo vago-
ne del treno europeo in cui la ripresa è
ovunque più sostenuta.
Alcune riforme apprezzabili come il Pa-
tent Box o lo Sblocca Italia sembrano
non avere inciso più di tanto: i livelli di
consumi e di produzione industria-
le sono sostanzialmente identici a due
anni fa. Sull’attrazione di investimenti
esteri, invece, Renzi è stato molto più
abile: promosso!
RILANCIO DELLA CRESCITA: QUANDO?
Il cambio di passo nell’eco-
nomia dipende anche da
variabili esterne, come il
prezzo del petrolio, il co-
sto dell’energia, la concor-
renza dei Paesi extra-UE:
un po’ più di coraggio per
stimolare, ad esempio, la
domanda interna, però, è
innegabilmente mancato.
11. AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO
Il dissesto idrogeologico è uno dei principali problemi del nostro
Paese: a ogni pioggia abbondante, ovunque si rischiano frane, crolli
e vittime. Il Governo Renzi ha promesso investimenti di 9 miliardi
in 7 anni per curare un territorio malato.
Il primo Piano è da 1,3 miliardi, di cui oltre 700 già stanziati: bene. Il
problema risiede nelle lungaggini e nelle lentezze burocratiche (gran
parte delle risorse spettano a Regioni e Commissari): allo stato at-
tuale, solo una piccola parte di questi fondi ha dato vita a cantieri
già operativi.
Con lo Sblocca Italia, il Governo Renzi ha definito strategica l’attivi-
tà di “ricerca e coltivazione di idrocarburi”, che in soldoni significa via
libera all’uso delle trivelle in cambio di più petrolio: una scelta felice?
Di certo, il 17 aprile gli italiani potranno dire la loro nel Referendum
abrogativo!
12. Nei confronti della UE, Matteo Renzi ha
adottato un approccio a due fasi: molto
allineato all’establishement fino al non
entusiasmante Semestre Italiano di
Presidenza, ha iniziato ad alzare deci-
samente i toni durante il secondo anno
del proprio mandato.
Dopo avere in sostanza fatto fronte
comune, seppur con i dovuti distinguo,
con Angela Merkel durante i giorni della
trattativa con la Grecia del primo Go-
verno Tsipras, Renzi ha iniziato a chie-
dere all’Europa maggiore flessibilità
sui conti pubblici.
RENZI E L’EUROPA: SE QUESTO È AMORE...
D’altronde, quasi tutte le
manovre del Governo Ita-
liano sono fatte in deficit e
la loro buona riuscita non
può che dipendere da un
allentamento delle maglie
europee, specie in mancan-
za della tanto attesa e mai
varata spending review: in
primavera l’UE ci farà sape-
re se le proposte di Renzi
saranno accolte.
Aspettiamo fiduciosi!
13. DOVE C’È FUMO C’È ARROSTO?
Due anni di Governo Renzi, dunque: tantissime le cose annunciate,
tante quelle fatte. Alcune di queste ci sembrano dei passi avanti,
altre invece misure più di comunicazione che di sostanza. Nel
complesso però, il giudizio può essere positivo in attesa che ven-
gano risolti alcuni nodi imprescindibili.
Qualche esempio? La gestione dei flussi di migranti; un maggiore
impegno per la crescita economica; la maggiore flessibilità in-
cassata dall’UE; la riforma del catasto; il completamento (quale?) del
percorso già avviato su unioni civili e adozioni. Occorre poi portare
a termine la revisione costituzionale, altrimenti il corto circuito con
la legge elettorale e il nuovo assetto degli enti locali sarà inevitabile.
Il 2016 sarà un anno cruciale per il Governo Renzi: attendiamo fidu-
ciosi di vedere, tra 12 mesi, se alcune delle priorità elencate saran-
no inserite in #trentasei, il prossimo pacchetto di slide che, siamo
certissimi, potremo consultare nel prossimo febbraio! A meno che...
14. Telos Analisi & Strategie
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