3. Comunicazione interculturale
“L’Articolazione sociale della diversità è una negoziazione complessa e
continua che punta a conferire autorità a ibridi culturali nati in momenti di
trasformazione storica”
(Bhabha, 2001:13)
4. Ogni articolazione sociale della differenza propone una specifica risposta al
problema di “sapere fino a dove si estende il territorio dell’identità e dove
inizia quello della differenza, e quali relazioni intercorrano esattamente tra
questi due termini” (T odorov:1991:108).
Regola il rapporto tra presunti ‘noi’ e presunti ‘loro’
5. to the whole.
regulation
consumption representation
production identity
Figure 3.1 The Circuit of Culture, Showing the Interrelationships of the
Five Stuart Hall: The circuit of culture
Moments
SOURCE: Graphic courtesy of Dara Curtin.
6. “In part, we give things meaning by how we represent them - the words we use
about them, the stories we tell about them, the image of them we produce,
the emotions we associate with them, the way we classify and conceptualise them,
the value we place to them”
(Stuart Hall, 1997:3)
7. “anche il dominio può essere una forma
di comunicazione interculturale di
successo”
Baraldi, 2004: 34
8. “Toh, un negro!' era uno stimolo
esteriore che mi colpiva secco e
leggero in mezzo alla fronte
mentre passavo. [...] Mi percorrevo
con uno sguardo oggettivo, scoprivo
la mia negritudine,
i miei caratteri etnici, e avevo i timpani
perforati dall'antropofagia,
l'arretratezza mentale,
il feticismo, i negrieri, e soprattutto,
soprattutto 'Y-a-bon banania'”
(Fanon, 1965:135).
9. Identità predatrici
identità “la cui costruzione e
mobilitazione sociale richiede
l’estinzione di altre categorie
sociali prossime, definite come
minacce all’esistenza stessa di
un qualche gruppo, a sua volta
definito come ‘noi’” (2005:139).
Maggioranze minacciate
13. “L’etnocentrista è, per così dire, la naturale caricatura dell’ universalista:
quest’ultimo, nella sua aspirazione all’universale,
parte ovviamente da un particolare, che si impegna a generalizzare in seguito:
questo particolare deve necessariamente essergli familiare, cioè, in pratica,
trovarsi nella sua cultura.
La sola differenza - ma evidentemente decisiva – consiste nel minor sforzo compiuto
dall’etnocentrista che procede con atteggiamento acritico:
egli crede che i suoi valori siano effettivamente i valori
e ciò gli è sufficiente; non cerca mai effettivamente di provarlo”
(Todorov, 1991: 5-6)
14. Hottentot Venus - Saarjite Baartman
• Portata in Inghilterra nel 1819 con la promessa di diventare una ballerina
• Esposta tra Parigi e Londra sia nei freack-show che nelle università
• Dopo la sua morte il suo scheletro, i suoi genitali e il suo cervello sono
stati conservati ed esposti al Musée de L’Homme di Parigi fino al 1974
• Nel 2002 viene accolta la richiesta del Sud Africa di Nelson Mandela di
riportare i resti di Saarhite Baartman nel suo logo natale
15. Desiderio - stupore - distanza
“L’esotismo non è altro che la mescolanza di seduzione e ignoranza,
il rinnovarsi della sensazione grazie alla stranezza” (Todorov,
1991:367)
16. “They took meticulous care,
lifting her delicate skeleton off the stand on which it has been
exhibited for decades, and gently laid her in the foam-lined box,
ensuring that each bone was inserted carefully and didn’t snag the
foam.”
19. Era odio. Ero odiato, detestato, disprezzato
non dallʼinquilino dirimpetto o dal cugino materno,
ma da tutta una razza
F. Fanon
20. “se vi è un complesso di inferiorità,
questo è conseguenza di un duplice
processo: in primo luogo economico;
d’interiorizzazione o, meglio, di
epidermizzazione di questa
inferiorità, in un secondo”
(Fanon, 1965:37)
21. “Non sono prigioniero della Storia.
Non devo cercare il senso
del mio destino.
Devo ricordarmi in ogni momento
che il vero salto consiste nell’introdurre
l’invenzione
nell’esistenza”
22. “Domando che mi sii consideri a
partire dal mio desiderio. Non sono
soltanto qui e ora rinchiuso nel regno
delle cose. Sono per altrove e per
altra cosa. Devo ricordarmi in ogni
momento che il vero salto consiste
nellʼintrodurre lʼinvenzione
nellʼesistenza”
Fanon, 1952
23. “Reclamo che si tenga conto
della mia attività negatrice nel
senso che perseguo cose che
non sono la vita, nel senso che
lotto per la nascita di un mondo
umano, vale a dire un mondo
di riconoscimento reciproco”
27. I primi movimenti per i diritti civili
“We can never be satisfied as long as our bodies, heavy with the
fatigue of travel, cannot gain lodging in the motels of the
highways and the hotels of the cities. [...] We cannot be satisfied
as long as the negro's basic mobility is from a smaller ghetto to a
larger one. We can never be satisfied as long as our children are
stripped of their self-hood and robbed of their dignity by a sign
stating: ‘For Whites Only.’ We cannot be satisfied as long as a
Negro in Mississippi cannot vote and a Negro in New York
believes he has nothing for which to vote. No, no, we are not
satisfied, and we will not be satisfied until ‘justice rolls down like
waters, and righteousness like a mighty stream’.
And so even though we face the difficulties of today and
tomorrow, I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the
American dream. [...]
I have a dream that one day this nation will rise up and live out the
true meaning of its creed: ‘We hold these truths to be self-evident,
that all men are created equal”.
(Martin Luter King, 1963).
28. La tolleranza è la peggiore delle
repressioni…
La tolleranza smussa gli estremi e
riporta tutto nel mezzo,
Omologando.
Certi fatti e certi uomini non
possono essere ridotti
alla normalità?
Ebbene, cataloghiamoli, facciamo
un dialogo, comprendiamoli
Dice il potere tollerante.
Così facendo crea dei ghetti
diversi, nominali e dà loro
Il permesso di esistere!
Cosa c’è di più umiliante?
P.Pasolini
29. Una nuova fase della lotta per i diritti civili: la
differenza come valore
e
nd
Inversione dello stigma Tommie Smith and John Carlos
Olimpiadi 1968, Messico
Black power- Black is beautiful!
32. “noi siamo stati i primi a insistere su alcune
cose: che il mondo non si divideva in pio e
superstizioso; che vi sono sculture nella giungla
e dipinti nei deserti; che l’ordine politico è
possibile senza un potere centralizzato e che la
giustizia strutturata in base a principi è possibile
senza regole codificate; che le norme di ragione
non furono stabilite in Grecia, l’evoluzione della
moralità non terminò in Inghilterra. Cosa
soprattutto importante, noi fummo i primi a
insistere sul fatto che noi vediamo le vite degli
altri tramite lenti fatte da noi stessi, e che essi
osservano a loro volta le nostre con lenti fatte da
loro stessi. Che questo abbiamo condotto
certuni a pensare che il cielo cadeva, il
solipsismo incombeva e l’intelletto, il giudizio,
perfino la stessa possibilità di comunicazione
erano tutti svaniti non è sorprendente. [...] Se
volevamo verità familiari, dovevamo starcene a
casa”
(Geertz, 2001:83).
33. Equivoci del multiculturalismo ingenuo:
- esistono delle culture intese come sfere autosufficienti,
chiaramente determinate;
- gli individui sono portatori di una e una sola cultura;
- le culture che si rendono compresenti nella situazione
multiculturale sono le culture di presunti “altri”.
34. Ibrida invisibilità
“il cittadino a pieno titolo è privo di
cultura e più dotati culturalmente
sono senza una cittadinanza
pienamente riconosciuta […]
In questa scala pseudoevolutiva i
popoli iniziano privi di cultura, ne
acquistano via via che si risale nella
gerarchia quando raggiungono un
punto in cui diventano postculturali,
dunque trasparenti per noi”
(Rosaldo, 2001:279)
35. “L’idea, probabilmente nutrita sia dagli antropologi dopo Malinowski sia dai filosofi dopo
Wittgenstein, che gli sciiti, per esempio, essendo “altri”, presentino un problema, ma i tifosi di
calcio, essendo parte di noi, non presentino problema, o almeno non uno dello stesso tipo, è
semplicemente sbagliata. Il mondo sociale non si articola in perspicui ‘noi’ da un lato, con cui
possiamo empatizzare per quanto grande sia la differenza fra noi, e enigmatici ‘loro’ dall’altro,
con cui non possiamo empatizzare per quanto ci si sforzi di difendere fino alla fine il loro diritto di
essere diversi da noi” (Geertz, 2001:93).
“L’estraneità non comincia alla sponda del fiume, ma dalla pelle”
39. “Culture come fenomeni in perenne movimento,
come il prodotto, mai finito, di contatti,
di incontri e fusioni,
ma anche di conflitti e di resistenze
originati dall’interazione tra ciò che ‘risiede’ o
è ‘dentro’ (locale) e ciò che viene da ‘fuori’ e
‘passa attraverso’ (globale): media, merci, immagini,
turisti, funzionari, eserciti, capitali”
Clifford, 1999:118
40. The social life of things (Appaduari, 1986)
Tre dimensioni dello studio degli oggetti:
- La fase di vita (biografia) nella quale si trovano
- La capacità di passare dallo stato di “cosa” allo stato di
“merce”
- Il contesto di merci nel quale si collocano
A queste dimensioni si aggiunge la possibilità dell’oggetto di muoversi
nel globalscapes
42. Il batik trasculturale
Dall’Indonesia all’Olanda, dall’Inghilterra
all’Africa
“..the fabrics are not authentically
Scramble for Africa (2003)
African – they were produced by the
Dutch in the 19th century and then
subsequently by the English for sales to
the African market” Shonibare
Dad, dad and sons
43. Batik:
Da ogetto
coloniale a simbolo
della lotta anti-
coloniale
44. "The alien is the colonial figure
par excellence. Remember The
War of the Worlds by H. G.
Wells? It was about the fear of
aliens taking over the world. In
the United States for a long
‘Disfunctional Family” time, the fear of communism
prevailed. There is a lot of talk
about 'bogus' asylum-seekers in
Britain now. The alien work is
an attempt to explore racial
prejudice in a humorous way,
using an image of popular
American cinema."
‘Alien Obsessives; Mum Dad and the Kids
46. Krating Deang
Red Bull è la traduzione letteraria di
Krating DEang sia in termini di marca, che
di logo.
La vesione Thay è precedente alla REd Bull
e si orienta verso un target adulto, coloro
che svologono lavori usaranti
47. “e mentre il sole sorgeva in tutto il suo splendore
su quelle piatte distese di terra, tagliammo le innumerevoli anse del
fiume, passammo sotto l’ombra della grande pagoda dorata e
giungemmo alla periferia della città. Davanti a noi, adagiata sulle due
rive, la capitale orientale che non aveva ancora subito il conquistatore
bianco: una distesa di brune case di bambù, di stuoie, di foglie, di uno
stile architettonico fatto di vegetali”
(Conrad, 2000: 50)
54. “Il primo impulso commerciale delle
popolazioni non è quello di diventare
come noi, ma di essere ancor più se
stessi: rovesciano l’uso delle merci
straniere e lo pongono al servizio di
idee domestiche, sino
all’oggettivazione dei loro stessi
rapporto e delle concezioni di cosa
sia una ‘bella vita’”
Dominazione senza egemonia
(Sahlins, 2000)