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Molteplicità di culture:
 la stessa identità?
   La costruzione sociale
 dell’identità latinoamericana

 Lic. Leticia Carro Zanella
leticiaczanella@gmail.com
Struttura della lezione
            Concetto di cultura.
     Multiculturalismo Vs. Pluralismo.
         Cos’è l’America Latina?
   Identità, organizzazioni, problemi e
     richieste degli indigeni americani.
 Migranti: immigrazione, emigrazione e la
 costruzione di una identità transnazionale.
CULTURA – Clifford Geertz
   Persona determinata dal contesto.
   I concetti (es. Matrimonio, Religione, Politica, ecc.) non sono
    universali. Specificità dei “simboli significativi” (Mead),
    specificità dei contesti.
   La cultura come strumento di controllo. Il controllo come
    ordinamento del comportamento. Il comportamento senza
    controllo come caos. Il caos come opposto alla società.
   La cultura è una condizione essenziale della esistenza
    umana. Non esiste natura umana senza cultura. Senza uomini
    non esiste cultura e senza cultura non esiste l’umanità.
   Il concetto di CULTURA ha un impatto forte sul concetto di
    UOMO.
   Cultura come un sistema di simboli ereditari mediante i quali
    gli uomini si comunicano e sviluppano la conoscenza della vita
    e i loro comportamenti.
Multiculturalismo Vs. Pluralismo
  Stato-nazione – Identità culturale omogenea –
              Politiche di assimilazione
                        VS.
Globalizzazione, sviluppo delle comunicazioni e dei
 mezzi di trasporto, aumento dei flussi migratori

  Diversità, riconoscimento, Stati plurinazionali,
              “Retorno a la Comunidad”
   Che fare con la diversità? Assimilare, Politiche di
    riconoscimento (discriminazione positiva),
    Multiculturalismo, Pluralismo.
   “Lo global se localiza” (Castells, Borja). Città:
    Diversità Vs. Omogeneità.
   Problemi sbagliati: Discriminazione, Ostilità,
    Xenofobia, Razzismo.
   Risposte sbagliate: Segregazione, Ostilità.
   Errore: Risposta locale a un fenomeno globale.
   Due teorie: Multiculturalismo, Pluralismo.
MULTICULTURALISMO
   PNUD (Programma dell’ONU per lo sviluppo).
   L’informativa del 2004 segnala la necessità di costruire democrazie
    multiculturali nonostante le loro difficoltà. Società inclusiva che
    riconosca le differenze culturali e la giustizia sociale.
   Libertà culturale      Sviluppo umano             Scelta dell’identità
   Multiculturalismo Vs. Unità dello Stato (difficoltà per integrare la
    diversità).
   Politiche per eliminare la discriminazione (azione affermativa,
    riconoscimento). Per esempio, in Brasile si adottò un sistema di
    quote per i neri al parlamento, l’università e gli uffici pubblici.
   Nuove identità – Nuovi movimenti nazionalisti: se non c’è
    riconoscimento i movimenti si tornano radicali e anche la
    discriminazione, il razzismo e la xenofobia.
   “Nessun paese ha avuto successo con la chiusura delle frontiere”.
   Riconoscimento a livello costituzionale, istituzionale e legislativo.
    Politiche di multiculturalità:

               3.  Partecipazione politica
                  4. Libertà religiosa
                5. Pluralismo giuridico
                 6. Libertà linguistica
     7.       Redistribuzione socio-economica

   Riconoscimento e sostegno delle differenze
PLURALISMO
   Giovanni Sartori.
   Multiculturalismo come negazione del Pluralismo.
    Persegue una disintegrazione multietnica e non una
    integrazione differenziata (Pluralismo).
   Gli immigrati non sono tutti uguali.
   Quanto aperta può diventare una società?
   Risposta: Nazionalizzare l’immigrato per integrarlo
    (Cittadinanza) e facendo presente che gli immigrati sono
    “utili” e servono. “La prima risposta è falsa e la seconda
    è banale. Sì, è ovvio che gli immigrati servono ma
    servono tutti indiscriminatamente? No”.
   Credere nel valore della diversità                    Pluralismo
                    • Pluralismo come credenza
       Vs.                                              Derivare “Pluralismo” da
Multiculturalismo
                    • Pluralismo sociale
                                                        “Plurale” è semplicista
                    • Pluralismo politico

                                                       Rispetta la molteplicità
  Fabbrica la molteplicità culturale                  culturale che trova (Pace
    (Fomenta ostilità tra culture                           interculturale,
     attraverso le politiche del                     riconoscimento reciproco)
          riconoscimento)


                                              Tolleranza e Reciprocità = Comunità

   Fino a che punto una tolleranza pluralistica si           Pluralismo è vivere
  deve piegare non solo a “stranieri culturali” ma          assieme in differenza;
  anche ad aperti e aggressivi “nemici culturali”?           è un acquisto e un
                                                                 concedere
 Pluralismo e multiculturalismo non sono di
        per sé nozioni antitetiche, nemiche: “Se il
      multiculturalismo è inteso come uno stato di
       fatto, come una dizione che semplicemente
    registra l’esistenza di una molteplicità di culture
       (…) il multiculturalismo è soltanto una delle
     possibili configurazioni storiche del pluralismo”
     Vs. “Ma se il multiculturalismo viene dichiarato
    un valore prioritario allora il discorso cambia e il
        problema c’è. In questo caso, pluralismo e
          multiculturalismo entrano in collisione”.

   Il pluralismo difende la diversità ma anche la
          frena. Combatte la disintegrazione.
        Diversità:

3.       Linguistica                      “Estraneità superabili”
4.       Di costumi (culturale)

6.       Religiosa         “Estraneità radicali”
7.       Etnica

         Integrazione: Di chi?; Come?; Perché?

        “Il come dell’integrazione evidentemente
          dipende dal chi dell’integrando”. Il vero
                   problema è il quanto.
   La verità è che “l’integrazione avviene tra
     integrabili e pertanto che la cittadinanza
      concessa a immigrati inintegrabili non
            porta all’integrazione ma a
         disintegrazione” (Sartori, 2002).

       “Essere cittadini non significa soltanto
          fruire di beni-diritti soggettivi, ma
          impegnarsi a contribuire alla loro
            produzione” (Rusconi, 1996).
Cos’è l’America Latina?
       Concetto complesso: diverse realtà economiche,
       politiche, storiche, sociali e culturali (“Las Américas
                              Latinas”).
     “Latina”: Rapporto culture originarie e conquistatori
      (Spagna, Portogallo) e colonizzatori (Italia, Spagna,
      Francia, Portogallo). Culture precolombiane escluse,
           marginate e dominate dalla cultura europea.
   Politiche della sintesi culturale (meticcio). Assimilazione.
     Il colonizzato si identifica con il colonizzatore in un
                      rapporto di “amore/odio”.
   Problemi: latifondo, industrializzazione tarda, economia
    dei servizi (terzo settore), mono esportazione, contrasti
     regionali (centro ricco e sviluppato e periferia povera).
Comunità indigene in America
               Latina
          ECUADOR
                                            2010      71,9%       METICCI
• Il movimento indigeno ecuadoriano
                                                                MONTUBIOS
 si oppone alla democrazia razzista          14       7,4%      (CONTADINI)
                                           milioni
che nega la diversità e la storia degli       di
                                           abitanti
              indigeni.                               7,2%    AFRODISCENDENTI


    • Modello omogeneizzatore:                        7,0%        INDIGENI
  distruzione del sistema agrario
 comunale negli anni 80’ provoca il                   6,1%        BIANCHI
   potenziamento del movimento
             indigeno.
                                          • Proteste indigene degli anni 90’ (crisi
• Principale organizzazione indigena:       economica e politica): “Movimiento
    CONAIE (lotta per la terra e il       Plurinacional Pachakutik-Nuevo Paìs”.
           riconoscimento.
• 1995: Trionfo del movimenti sociali contro il progetto di privatizzazione della
previdenza sociale e la penalizzazione dello sciopero nei settore pubblico.
• “La partecipazione elettorale porta con sé una nuova sfida per il movimento
indigena: ci sarà il bisogno di costruire un progetto di paese fondato nello
Stato Plurinazionale e Multietnico” (Larrea Maldonado, 2004).
• Situazioni culturali locali (micro) determinano le situazioni politiche nazionali
(macro).
• Pachakutik: “Ama shwa, ama llulla, ama killa” (Non rubare, non mentire, non
essere pigro). Consenso comunale per risolvere i conflitti e decidere
democraticamente. Firma anticipata delle rinunce.
• 1997: Rovesciamento del governo di Abdala Bucaram. Sebbene il movimento
indigena non raggiunge l’obiettivo di dichiarare l’’Ecuador come uno Stato
Plurinazionale, si riconoscono i diritti dei popoli indigeni e il diritto della loro
autonomia territoriale e culturale.
• 2000: Rovesciamento del governo di Jamil Mahuad grazie alla mobilizzazione
“guidata” dal movimento indigena.
• 2001: Nuove mobilitazione. Unità dei movimenti indigeni, neri e di contadini.
Repressione dal governo: 7 morti. Il motto: “Nada sòlo para los indios”
• Problemi all’interno del movimento indigena Pachakutik: non partecipano
delle elezioni del 2002 ma danno il sostegno al Partido Sociedad Patriòtica
(Colonnello Lucio Gutiérrez).
• Dopo le elezioni, e con il trionfo di Gutiérrez, ci saranno sei mesi in cui il
movimento indigena sarà governo ma non avrà il potere. Fine dell’alleanza di
Pachakutik con il governo e inizio d’una forte opposizione.
• Critiche al governo: Traditore del popolo ecuadoriano e neoliberalista.
Autoritarismo e repressione dell’opposizione (carcere per i dirigenti indigeni,
giornalisti minacciati o uccisi e attentato al dirigente della CONAIE con la sua
famiglia).
• L’autoritarismo del governo inizia nuove mobilitazioni. Dal governo, nuove
repressioni: si assassinano indigeni, si bruciano le loro terre, si da la “caccia”.
Momento critico per il movimento indigena.
• 2007: Trionfo di Rafael Correa (tendenza socialista, partito “Alianza Paìs”).
Primo presidente che parla Kichwa, sostegno della CONAIE, nuova
Costituzione nel 2008. Oggi ci sono dei problemi e il rapporto tra i movimenti
indigeni e il governo sono in crisi.
Costituzione 2008 - Ecuador
       “Nosotras y nosotros, el pueblo soberano de Ecuador,
    reconociendo nuestras raìces milenarias, forjadas por mujeres
    y hombres de distintos pueblos, celebrando a la naturaleza, la
    Pacha Mama, de la que somos parte y que es vital para nuestra
       existencia, invocando el nombre de Dios y reconociendo
     nuestras diversas formas de religiosidad y espiritualidad (…)
         decidimos construir una nueva forma de convivencia
     ciudadana, en diversidad y armonìa con la naturaleza (…) un
      paìs democràtico comprometido con latinoamericana (…)”.

   Art. 1: Stato Plurinazionale e interculturale dove si rispettano i diritti e la
    giustizia sociale, democratico, indipendente e laico.
   Art. 2: Lo spagnolo è la lingua ufficiale dell’Ecuador; lo spagnolo, il kichwa e
    il shuar sono lingue ufficiali per il rapporto interculturale. Tutte le altre lingue
    ancestrali, sono anche loro ufficiali per le zone dove abitano i popoli
    indigeni. Lo stato rispetterà e aiuterà a conservare il loro uso.
   Art. 21: Le persone hanno il diritto a costruire e mantenere la loro identità
    culturale.
   Art. 56: “Las comunidades, pueblos y nacionalidades indìgenas, el pueblo
    afroecuatoriano, el pueblo montubio y las comunas forman parte del Estado
    Ecuatoriano, ùnico e indivisible”.
BRASILE
                                                2000*                     54,0%                 BIANCHI
                                                                          39,0%                 METICCI
  • Ha avuto successo
                                                                           6,0%             AFRODISCENDENTI
 l’integrazione etnica?                                                    1,0%                  ALTRI

• Fino a 1933: I bianchi                       TOTALE              190 Milioni di persone
                             SUR (Rio Grande, Paranà)                               84,0%       BIANCHI
 dovrebbero dominare
                             SUDESTE (Sao Paulo, Rio do Janeiro)                    62,0%       BIANCHI
  gli indigeni, i neri e i   NORTE (Bahìa, Pernambuco)                              30,0%       BIANCHI
   meticci. Loro erano       NORESTE (Amazonas)                                     32,0%       BIANCHI
 incapaci di costruire il
    mondo moderno.           *Autoidentificazione



      • In Brasile non vi è mai stato un movimento nero unificato. I neri sono
                  storicamente poveri e discriminati doppiamente.
   • Censimento 1970: I neri ottenevano il 35% dello stipendio di una persona
  bianca e i meticci il 45%. Oggi soltanto un 4% dei neri studia nell’Università in
 confronto con un 14% dei bianchi (all’Università di Sao Paulo i neri sono il 2%).
          • Sviluppo del Sud davanti alla povertà del Nord (“I due Brasili”).
• I popoli indigeni hanno sofferto uno sterminio sistematico e l’espulsione delle
loro terre, soltanto alcuni sono sopravvissuti. Oggi rappresentano meno del
1% degli abitanti e vivono in piccole comunità.
• Sebbene la storia e le differenze culturali tra neri e indigeni sono diverse, la
situazione di razzismo e discriminazione sono quasi le stesse. Storia di
resistenza e mobilitazione per difendere la loro identità.
•Sfida per il Brasile: trasformarsi in una vera democrazia razziale dove la
diversità culturale sia rispettata assieme a l’unità nazionale.

                 Costituzione 1988 - Brasile
          Riconosce la diversità etnica e culturale.
          
 Il governo s’impegna a proteggere le differenze culturali
              e incorporarli all’identità nazionale.
            Il razzismo è considerato un reato.
  Politiche di azione affermativa (borse di studio per gli
   indigeni e i neri, quotazione all’Università e gli impieghi
                         pubblici, ecc.).
PERU                                       BIANCHI
                                                   METICCI
                                                                         15,0%
                                                                         44,0%
                                              AFRODISCENDENTI            2,0%
• Dal 2011 Ollanta Humala è                        MULATTI               7,0%
il Presidente (Colonnello,                         INDIGENI              31,0%
collaborò con il colpo si Stato                    TOTALE         29 Milioni di persone

contro Fujimori).                 LUNGO LA COSTA DEL PAESE                            54,6%
                                  REGIONE ANDINA                                      32,0%
• 2004: Aymara uccidono a         AMAZZONIA                                           13,4%
Puno al Alcalde Cirilo Robles                      LINGUE

Callomamani (corruzione).         SPAGNOLO                                          83,90%
                                  KICHWA                                            13,21%
• Movimento Pachakutik per        ALTRE LINGUE INDIGENI                               0,91%
la liberazione della comunità     LINGUE STRANIERE                                    0,09%

inca di Tahuantinsuyu.

   • Gli indigeni Aymara e Kichwa non partecipano dal potere politico e abitano
                         soprattutto nella regione andina.
   • Costituzione di 1979: Si riconosce il razzismo e la discriminazione come un
 problema e l’autonomia delle comunità indigene in quanto all’organizzazione e lo
               sfruttamento comunale dei terreni e la loro proprietà.
BOLIVIA
                                       2009       69%   INDIGENI (AYMARA, KICHWA, GUARANI)
 • MIP: Movimiento Indigena
Pachakutik. Dirigente aymara                      23%                METICCI

Felipe Quispe. Collaborò con         10.900.000
                                      abitanti    5%                 BIANCHI
     la caduta degli ultimi
                                                  1%            AFRODISCENDENTI
  presidenti (Losada, Mesa).
Nel 2002: 6% voti (Movimento                      1%     ALTRI (ASIATICI, LATINOAMERICANI)

           radicale).
• MAS: Movimento de Acciòn Socialista. Dirigente Evo Morales (Presidente dal 2005,
primo indigena al governo). Movimento meno radicalizzato che il MIP. Movimento
multiculturale.
• 2009: Nuova Costituzione. Stato plurinazionale. Quota indigena in Parlamento.
• Problema principale: Distribuzione della terra. Il 97% è proprietà del 3% degli
abitanti.
• Il 88,4% degli abitanti parla lo spagnolo (2001). I documenti legali, la Costituzione e
i mass media sono in spagnolo ma gli impiegati pubblici devono conoscere almeno
una delle lingue indigene.
• Lingue indigene principali: 28% kichwa (Inca), 18% aymara, 1% guaranì, 4% altre.
Migranti
        Una persona su trentacinque al mondo oggi è un
         immigrato internazionale. Si pensa che il numero di
       persone che abitano in un Paese diverso da quello di
    origine equivale alla popolazione totale del Brasile: oltre di
                        200 milioni di persone.
   Quasi la totalità dei Paesi sono toccati da questo fenomeno
          di migrazione internazionale, che siano essi Paesi di
    emigranti, di immigrati o semplicemente Paesi di transito per
                             i flussi migratori.
      La migrazione internazionale è una conseguenza
                   inevitabile della globalizzazione.
     Per capire questi fenomeni bisogna prendere in analisi
          quattro fattori fondamentali: le caratteristiche della
      popolazione che migrante, la quantità di persone che la
    costituiscono, il loro tempo di soggiorno e la loro volontà di
       integrazione. Sopra questa base, gli immigrati saranno
        percepiti come un “altro” integrato o un “altro” escluso.
Qual è l’importanza di questo fenomeno?
        La coesistenza di diverse culture nello stesso spazio sociale è un
          fenomeno attuale, complesso e di grande importanza in tutto il
                 mondo (un mondo globalizzato e delocalizzato).

   La diversità e la pluralità marcano la differenza e siamo davanti alla
     nascita e la mobilitazione di nuovi movimenti regionalisti, culturali,
    politici e sociali che vogliono rivendicare i loro diritti come minoranza
      razziale, etnica, sessuale, culturale, politica, religiosa. In questo
     scenario è molto difficile parlare oggi di “Nazione” come si faceva
                            una settantina di anni fa.

        Nel mondo attuale gli Stati multietnici sono la base della nazione
           (Sartori 2001; Tapia 2002). La definizione dello Stato nazione
         tradizionale (una stessa nazione, una stessa identità, uno stesso
          territorio) non può essere considerata oggi come la base di uno
        Stato perché la globalizzazione ha come principale conseguenza la
        massiva circolazione di persone tra diversi paesi (Vono de Vilhena
                                       2006).
 Gli immigrati si relazionano con la popolazione locale
    attraverso diverse strategie: assimilazione della cultura o
    isolamento della stessa; autoesclusione dell'immigrato o
                        alla sua integrazione.
   “L’altro” (inteso come persona diversa da quelle che si è
    abituati a vedere e che consideriamo nostri concittadini)
       deve essere considerato diverso, inferiore: “Questa
    negazione o mancanza di riconoscimento dell’altro ha la
        base in pregiudizi, stereotipi su di quella persona o
         gruppo di persone, gli stessi che si trasmettono
     culturalmente dentro di una logica di mantenimento del
       potere intesso come dominazione” (Salgado 2001).
     Esclusione sociale, rifiuto della diversità, pluralità e
                            multiculturalità.
   Migranti come “Chivo expiatorio” (Capro espiatorio) della
       società: insicurezza, delinquenza, disoccupazione.
In Europa, quasi tutti i Paesi prendono misure per
        fermare o almeno rallentare il fenomeno
dell’immigrazione, ad esempio aumentando i requisiti
  per entrare nel Paese, perché si percepisce questo
     fenomeno come causa di tensione sociale: “La
crescente diversità etnica di un’Europa che non vuole
 assumere la diversità e che ancora parla d’immigrati
quando si tratta, ogni volta di più, di cittadini nazionali
    di origine etnico no europeo (…) Però il costo di
  questa difesa della nazionalità è la creazione di una
    casta permanente di no cittadini, sviluppando un
  meccanismo infernale di ostilità sociale (…) La ‘città
multiculturale’ è una città arricchita per la loro diversità
   (…) la ‘città segregata’ è la città della rottura della
solidarietà sociale e dell’impero della violenza urbana”
              (Borja & Castells 1997).
Argentina
   Diversamente dalle altre nazioni latinoamericane, i cittadini di origine europea
    costituiscono la grande maggioranza della popolazione. In alcune province
    argentine (fra cui quelle di Buenos Aires e di Santa Fe), il substrato indigeno e
    creolo è praticamente scomparso, sommerso dalle varie ondate immigratorie,
    mentre in altre costituisce una componente demografica assolutamente
    irrilevante.
   Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Argentina tra la
    fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Una grandissima parte degli
    immigrati arrivò dall'Italia, dalla Spagna e dalla Francia.
   Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e
    Svizzera, Scandinavia (Danimarca, Norvegia e Svezia), Grecia, Libano, Regno
    Unito ed Irlanda e Portogallo. Anche dall'est-Europa gli immigrati furono
    numerosi: da Polonia, Ungheria, Russia, Ucraina, Croazia e Lituania, così
    come dai paesi balcanici (Romania e Montenegro, particolarmente in Chaco).
    C'è anche una grande comunità armena.
   Il censimento del 2001 registrò i gruppi etnici seguenti (Popolazione
    totale 40 milioni di persone): 35.678.044 (88,9%) con antenati europei,
    2.914.115 (6,9%) di altri paesi latinoamericani (es. 233.464 immigrati
    boliviani, 212.429 cileni e 325.000 paraguaiani); 1.491.171 (3,8%) arabi;
    402.921 (0,6%) amerindi.
   Esistenza di 35 popoli indigeni, circa 600.000 persone (2005).
Uruguay
   Nel XIX e prima metà del XX secolo: massiccio arrivo di immigrati
    europei (1860 il 35% erano immigrati; 1908 il 17%).
   Si propone un programma di paese unificatore: nazionalità
    “uruguaya” come ugualità, senza distinguere il paese di nascita.
   L’importante era creare integrazione e assimilare gli immigrati.
   Oggi l’Uruguay non percepisce immigrazioni massicce da più di
    sessanta anni ma arrivano dal resto dei paesi sudamericani: Il
    Censimento di 1996 (quasi tre milioni di abitanti) contabilizzò per
    esempio 576 peruviani che vivevano in Uruguay mentre oggi si
    parla di più di 3.000 (Consolato del Perù in Uruguay).
   153.000 discendenti indigeni (4,5% della popolazione); 309.000
    afro discendenti (9,1%).
   Cambio di politica: riconoscimento della diversità.
   Problema: Emigrazione, “Fuga de cerebros”. Politiche di
    “collegamento” tra uruguayani residenti all’estero e il paese
    (principali motivi: economici).
   Riconoscimento della doppia cittadinanza ma non si riconosce il
    voto dall’estero: nel 2009 gli uruguayani non hanno voluto
    accettare il voto consolare.
Politiche sull’emigrati latinoamericani

 Brasile: Poco interesse agli emigrati. Negli
anni 90’ si creano il Consiglio dei cittadini nel
 contesto del programma di aiuto ai brasiliani
residenti all’estero. L’interesse principale e la
       promozione del paese al estero e la
     cooperazione internazionale. Interesse
    economico. Dal 1965 si riconosce il voto
all’estero e la doppia cittadinanza. Gli emigrati
   chiedono la cittadinanza per i loro figli e la
      rappresentanza politica ma purtroppo
       l’organizzazione all’estero è scarsa.
     Cile: Nel 2000 si crea la DICOTEX (Direcciòn
     para la Comunidad de Chilenos en el Exterior)
     con l’obiettivo di conoscere la quantità di cileni
     residenti all’estero. Non si riconosce la doppia
     cittadinanza (soltanto con Spagna) e neanche
    il voto dall’estero. Gli emigrati chiedono il diritto
        al voto e la protezione dei diritti sociali nei
       paesi di residenza soprattutto la previdenza
            sociale, la sanità, la istruzione e la
       partecipazione professionale e culturale nel
                           paese.
  Colombia: Negli 1996 si crea il “Plan
    Colombia para todos” con l’obiettivo di
          vincolare politica, culturale ed
 economicamente i residenti all’estero con il
      paese. Offriva assistenza giuridica e
sviluppava il ruolo dei consolati all’estero. Dal
1961 si riconosce il voto all’estero e dal 2000 i
  residenti all’estero hanno rappresentanza
politica nel Congresso nazionale . Nel 1991 si
        legalizza la doppia cittadinanza.
   Ecuador: Forte rivendicazione delle
     organizzazioni all’estero, soprattutto in
Spagna. Richieste: protezione dei diritti e aiuto
  per migliorare la qualità di vita dei residenti
  all’estero. La principale preoccupazione del
 governo è stata quella dei diritti umani: “Plan
    nacional de polìtica exterior 2006-2020”
 (migranti come sfida principale; interesse dei
governi locali nella partecipazione dei emigrati
  nel processo di sviluppo locale). Nel 1998 si
riconosce il diritto alla doppia cittadinanza e al
                  voto all’estero.
   El Salvador: Buon rapporto tra il governo e gli
        emigrati. Nel 2000 si crea la “Direcciòn
      General de Atenciòn a Comunidades en el
       Exterior” con l’obiettivo di creare politiche
     economiche e d’integrazione della comunità
     all’estero nello sviluppo locale. Purtroppo le
     richieste dei cittadini residenti all’estero non
        hanno avuto tanto successo. La doppia
     cittadinanza infatti è riconosciuta solamente
    per alcuni paesi mentre il voto all’estero non è
            stato ancora messo in pratica.
   Haiti: Nell’elezioni del 1990 i cittadini residenti
        all’estero sono stati di prima importanza
          politica e durante le elezioni sono stati
        promossi i vincoli all’estero. Purtroppo, è
    rimasto tutto a parole. La richiesta dei cittadini
        all’estero è soprattutto la partecipazione
    politica nel paese e l’accettazione della doppia
                         cittadinanza.
     Perù: Interesse economico del governo: i
    cittadini all’estero contribuiscono allo sviluppo
         locale. Nel 1995 si riconosce la doppia
      cittadinanza e dal 2001 i peruviani residenti
                 all’estero possono votare.
 Messico: Importanza dei cittadini residenti
  all’estero soprattutto negli Stati Uniti. Negli
 anni 90’ il governo riconosce esplicitamente
  l’importanza degli emigrati nel processo di
costruzione e sviluppo del paese (soprattutto
economico). Il governo moltiplicò i programmi
vincolati ai rapporti con i residenti all’estero e
      si crea il “Plan nacional de desarrollo
   1995-2000” (La “Naciòn Mexicana” oltre i
     confini). Nel 1998 si concede la doppia
 cittadinanza e nel 2000 il voto all’estero (ma
non si abilita fino all’elezioni del 2005, quando
    vota soltanto il 1% delle persone iscritte
                     all’estero).
 Repubblica Dominicana: La politica si concentra
soprattutto nei cittadini residenti negli Stati Uniti (come
 nel Messico e El Salvador) ma non solo dal punto di
        vista economico, bensì si riconosce anche
   l’importanza del capitale umano strategico per lo
 sviluppo e la cooperazione internazionale. Il governo
    cerca di proteggere la sanità, la rappresentanza
    politica, l’identità e l’organizzazione dei residenti
  all’estero. I servizi consolari sono ben organizzati e
 attuano come intermediari tra lo Stato e la comunità
  all’estero. Nel 1997 si stabilisce il voto dei cittadini
   all’estero (si abilita nelle elezioni del 2004: votano
   50.000 residenti all’estero) e si accetta la doppia
                         cittadinanza.
Identità transnazionale
          Spazio sociale transnazionale
                                                           Movimento,
                                                              flusso
      Rapporto tra Stato e       Nuove tecnologie,         migratorio,
       residenti all’estero   comunicazioni e trasporto   vincoli sociali




“Il transnazionalismo migrante è soltanto importante dal momento che
  affetta (o ha il potenziale di farlo) lo sviluppo locale o nazionale del
         paese di nascita e di attirare l’attenzione dei governi”
                    (Daniela Vono de Vilhena, 2006)
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Molteplicità di culture

  • 1. Molteplicità di culture: la stessa identità? La costruzione sociale dell’identità latinoamericana Lic. Leticia Carro Zanella leticiaczanella@gmail.com
  • 2. Struttura della lezione  Concetto di cultura.  Multiculturalismo Vs. Pluralismo.  Cos’è l’America Latina?  Identità, organizzazioni, problemi e richieste degli indigeni americani.  Migranti: immigrazione, emigrazione e la costruzione di una identità transnazionale.
  • 3. CULTURA – Clifford Geertz  Persona determinata dal contesto.  I concetti (es. Matrimonio, Religione, Politica, ecc.) non sono universali. Specificità dei “simboli significativi” (Mead), specificità dei contesti.  La cultura come strumento di controllo. Il controllo come ordinamento del comportamento. Il comportamento senza controllo come caos. Il caos come opposto alla società.  La cultura è una condizione essenziale della esistenza umana. Non esiste natura umana senza cultura. Senza uomini non esiste cultura e senza cultura non esiste l’umanità.  Il concetto di CULTURA ha un impatto forte sul concetto di UOMO.  Cultura come un sistema di simboli ereditari mediante i quali gli uomini si comunicano e sviluppano la conoscenza della vita e i loro comportamenti.
  • 4. Multiculturalismo Vs. Pluralismo Stato-nazione – Identità culturale omogenea – Politiche di assimilazione VS. Globalizzazione, sviluppo delle comunicazioni e dei mezzi di trasporto, aumento dei flussi migratori Diversità, riconoscimento, Stati plurinazionali, “Retorno a la Comunidad”
  • 5. Che fare con la diversità? Assimilare, Politiche di riconoscimento (discriminazione positiva), Multiculturalismo, Pluralismo.  “Lo global se localiza” (Castells, Borja). Città: Diversità Vs. Omogeneità.  Problemi sbagliati: Discriminazione, Ostilità, Xenofobia, Razzismo.  Risposte sbagliate: Segregazione, Ostilità.  Errore: Risposta locale a un fenomeno globale.  Due teorie: Multiculturalismo, Pluralismo.
  • 6. MULTICULTURALISMO  PNUD (Programma dell’ONU per lo sviluppo).  L’informativa del 2004 segnala la necessità di costruire democrazie multiculturali nonostante le loro difficoltà. Società inclusiva che riconosca le differenze culturali e la giustizia sociale.  Libertà culturale Sviluppo umano Scelta dell’identità  Multiculturalismo Vs. Unità dello Stato (difficoltà per integrare la diversità).  Politiche per eliminare la discriminazione (azione affermativa, riconoscimento). Per esempio, in Brasile si adottò un sistema di quote per i neri al parlamento, l’università e gli uffici pubblici.  Nuove identità – Nuovi movimenti nazionalisti: se non c’è riconoscimento i movimenti si tornano radicali e anche la discriminazione, il razzismo e la xenofobia.  “Nessun paese ha avuto successo con la chiusura delle frontiere”.  Riconoscimento a livello costituzionale, istituzionale e legislativo.
  • 7. Politiche di multiculturalità: 3. Partecipazione politica 4. Libertà religiosa 5. Pluralismo giuridico 6. Libertà linguistica 7. Redistribuzione socio-economica  Riconoscimento e sostegno delle differenze
  • 8. PLURALISMO  Giovanni Sartori.  Multiculturalismo come negazione del Pluralismo. Persegue una disintegrazione multietnica e non una integrazione differenziata (Pluralismo).  Gli immigrati non sono tutti uguali.  Quanto aperta può diventare una società?  Risposta: Nazionalizzare l’immigrato per integrarlo (Cittadinanza) e facendo presente che gli immigrati sono “utili” e servono. “La prima risposta è falsa e la seconda è banale. Sì, è ovvio che gli immigrati servono ma servono tutti indiscriminatamente? No”.
  • 9. Credere nel valore della diversità Pluralismo • Pluralismo come credenza Vs. Derivare “Pluralismo” da Multiculturalismo • Pluralismo sociale “Plurale” è semplicista • Pluralismo politico Rispetta la molteplicità Fabbrica la molteplicità culturale culturale che trova (Pace (Fomenta ostilità tra culture interculturale, attraverso le politiche del riconoscimento reciproco) riconoscimento) Tolleranza e Reciprocità = Comunità Fino a che punto una tolleranza pluralistica si Pluralismo è vivere deve piegare non solo a “stranieri culturali” ma assieme in differenza; anche ad aperti e aggressivi “nemici culturali”? è un acquisto e un concedere
  • 10.  Pluralismo e multiculturalismo non sono di per sé nozioni antitetiche, nemiche: “Se il multiculturalismo è inteso come uno stato di fatto, come una dizione che semplicemente registra l’esistenza di una molteplicità di culture (…) il multiculturalismo è soltanto una delle possibili configurazioni storiche del pluralismo” Vs. “Ma se il multiculturalismo viene dichiarato un valore prioritario allora il discorso cambia e il problema c’è. In questo caso, pluralismo e multiculturalismo entrano in collisione”.  Il pluralismo difende la diversità ma anche la frena. Combatte la disintegrazione.
  • 11. Diversità: 3. Linguistica “Estraneità superabili” 4. Di costumi (culturale) 6. Religiosa “Estraneità radicali” 7. Etnica  Integrazione: Di chi?; Come?; Perché?  “Il come dell’integrazione evidentemente dipende dal chi dell’integrando”. Il vero problema è il quanto.
  • 12. La verità è che “l’integrazione avviene tra integrabili e pertanto che la cittadinanza concessa a immigrati inintegrabili non porta all’integrazione ma a disintegrazione” (Sartori, 2002).  “Essere cittadini non significa soltanto fruire di beni-diritti soggettivi, ma impegnarsi a contribuire alla loro produzione” (Rusconi, 1996).
  • 13. Cos’è l’America Latina?  Concetto complesso: diverse realtà economiche, politiche, storiche, sociali e culturali (“Las Américas Latinas”).  “Latina”: Rapporto culture originarie e conquistatori (Spagna, Portogallo) e colonizzatori (Italia, Spagna, Francia, Portogallo). Culture precolombiane escluse, marginate e dominate dalla cultura europea.  Politiche della sintesi culturale (meticcio). Assimilazione.  Il colonizzato si identifica con il colonizzatore in un rapporto di “amore/odio”.  Problemi: latifondo, industrializzazione tarda, economia dei servizi (terzo settore), mono esportazione, contrasti regionali (centro ricco e sviluppato e periferia povera).
  • 14. Comunità indigene in America Latina ECUADOR 2010 71,9% METICCI • Il movimento indigeno ecuadoriano MONTUBIOS si oppone alla democrazia razzista 14 7,4% (CONTADINI) milioni che nega la diversità e la storia degli di abitanti indigeni. 7,2% AFRODISCENDENTI • Modello omogeneizzatore: 7,0% INDIGENI distruzione del sistema agrario comunale negli anni 80’ provoca il 6,1% BIANCHI potenziamento del movimento indigeno. • Proteste indigene degli anni 90’ (crisi • Principale organizzazione indigena: economica e politica): “Movimiento CONAIE (lotta per la terra e il Plurinacional Pachakutik-Nuevo Paìs”. riconoscimento.
  • 15. • 1995: Trionfo del movimenti sociali contro il progetto di privatizzazione della previdenza sociale e la penalizzazione dello sciopero nei settore pubblico. • “La partecipazione elettorale porta con sé una nuova sfida per il movimento indigena: ci sarà il bisogno di costruire un progetto di paese fondato nello Stato Plurinazionale e Multietnico” (Larrea Maldonado, 2004). • Situazioni culturali locali (micro) determinano le situazioni politiche nazionali (macro). • Pachakutik: “Ama shwa, ama llulla, ama killa” (Non rubare, non mentire, non essere pigro). Consenso comunale per risolvere i conflitti e decidere democraticamente. Firma anticipata delle rinunce. • 1997: Rovesciamento del governo di Abdala Bucaram. Sebbene il movimento indigena non raggiunge l’obiettivo di dichiarare l’’Ecuador come uno Stato Plurinazionale, si riconoscono i diritti dei popoli indigeni e il diritto della loro autonomia territoriale e culturale. • 2000: Rovesciamento del governo di Jamil Mahuad grazie alla mobilizzazione “guidata” dal movimento indigena. • 2001: Nuove mobilitazione. Unità dei movimenti indigeni, neri e di contadini. Repressione dal governo: 7 morti. Il motto: “Nada sòlo para los indios”
  • 16. • Problemi all’interno del movimento indigena Pachakutik: non partecipano delle elezioni del 2002 ma danno il sostegno al Partido Sociedad Patriòtica (Colonnello Lucio Gutiérrez). • Dopo le elezioni, e con il trionfo di Gutiérrez, ci saranno sei mesi in cui il movimento indigena sarà governo ma non avrà il potere. Fine dell’alleanza di Pachakutik con il governo e inizio d’una forte opposizione. • Critiche al governo: Traditore del popolo ecuadoriano e neoliberalista. Autoritarismo e repressione dell’opposizione (carcere per i dirigenti indigeni, giornalisti minacciati o uccisi e attentato al dirigente della CONAIE con la sua famiglia). • L’autoritarismo del governo inizia nuove mobilitazioni. Dal governo, nuove repressioni: si assassinano indigeni, si bruciano le loro terre, si da la “caccia”. Momento critico per il movimento indigena. • 2007: Trionfo di Rafael Correa (tendenza socialista, partito “Alianza Paìs”). Primo presidente che parla Kichwa, sostegno della CONAIE, nuova Costituzione nel 2008. Oggi ci sono dei problemi e il rapporto tra i movimenti indigeni e il governo sono in crisi.
  • 17. Costituzione 2008 - Ecuador  “Nosotras y nosotros, el pueblo soberano de Ecuador, reconociendo nuestras raìces milenarias, forjadas por mujeres y hombres de distintos pueblos, celebrando a la naturaleza, la Pacha Mama, de la que somos parte y que es vital para nuestra existencia, invocando el nombre de Dios y reconociendo nuestras diversas formas de religiosidad y espiritualidad (…) decidimos construir una nueva forma de convivencia ciudadana, en diversidad y armonìa con la naturaleza (…) un paìs democràtico comprometido con latinoamericana (…)”.  Art. 1: Stato Plurinazionale e interculturale dove si rispettano i diritti e la giustizia sociale, democratico, indipendente e laico.  Art. 2: Lo spagnolo è la lingua ufficiale dell’Ecuador; lo spagnolo, il kichwa e il shuar sono lingue ufficiali per il rapporto interculturale. Tutte le altre lingue ancestrali, sono anche loro ufficiali per le zone dove abitano i popoli indigeni. Lo stato rispetterà e aiuterà a conservare il loro uso.  Art. 21: Le persone hanno il diritto a costruire e mantenere la loro identità culturale.  Art. 56: “Las comunidades, pueblos y nacionalidades indìgenas, el pueblo afroecuatoriano, el pueblo montubio y las comunas forman parte del Estado Ecuatoriano, ùnico e indivisible”.
  • 18. BRASILE 2000* 54,0% BIANCHI 39,0% METICCI • Ha avuto successo 6,0% AFRODISCENDENTI l’integrazione etnica? 1,0% ALTRI • Fino a 1933: I bianchi TOTALE 190 Milioni di persone SUR (Rio Grande, Paranà) 84,0% BIANCHI dovrebbero dominare SUDESTE (Sao Paulo, Rio do Janeiro) 62,0% BIANCHI gli indigeni, i neri e i NORTE (Bahìa, Pernambuco) 30,0% BIANCHI meticci. Loro erano NORESTE (Amazonas) 32,0% BIANCHI incapaci di costruire il mondo moderno. *Autoidentificazione • In Brasile non vi è mai stato un movimento nero unificato. I neri sono storicamente poveri e discriminati doppiamente. • Censimento 1970: I neri ottenevano il 35% dello stipendio di una persona bianca e i meticci il 45%. Oggi soltanto un 4% dei neri studia nell’Università in confronto con un 14% dei bianchi (all’Università di Sao Paulo i neri sono il 2%). • Sviluppo del Sud davanti alla povertà del Nord (“I due Brasili”).
  • 19. • I popoli indigeni hanno sofferto uno sterminio sistematico e l’espulsione delle loro terre, soltanto alcuni sono sopravvissuti. Oggi rappresentano meno del 1% degli abitanti e vivono in piccole comunità. • Sebbene la storia e le differenze culturali tra neri e indigeni sono diverse, la situazione di razzismo e discriminazione sono quasi le stesse. Storia di resistenza e mobilitazione per difendere la loro identità. •Sfida per il Brasile: trasformarsi in una vera democrazia razziale dove la diversità culturale sia rispettata assieme a l’unità nazionale. Costituzione 1988 - Brasile Riconosce la diversità etnica e culturale.   Il governo s’impegna a proteggere le differenze culturali e incorporarli all’identità nazionale.  Il razzismo è considerato un reato.  Politiche di azione affermativa (borse di studio per gli indigeni e i neri, quotazione all’Università e gli impieghi pubblici, ecc.).
  • 20. PERU BIANCHI METICCI 15,0% 44,0% AFRODISCENDENTI 2,0% • Dal 2011 Ollanta Humala è MULATTI 7,0% il Presidente (Colonnello, INDIGENI 31,0% collaborò con il colpo si Stato TOTALE 29 Milioni di persone contro Fujimori). LUNGO LA COSTA DEL PAESE 54,6% REGIONE ANDINA 32,0% • 2004: Aymara uccidono a AMAZZONIA 13,4% Puno al Alcalde Cirilo Robles LINGUE Callomamani (corruzione). SPAGNOLO 83,90% KICHWA 13,21% • Movimento Pachakutik per ALTRE LINGUE INDIGENI 0,91% la liberazione della comunità LINGUE STRANIERE 0,09% inca di Tahuantinsuyu. • Gli indigeni Aymara e Kichwa non partecipano dal potere politico e abitano soprattutto nella regione andina. • Costituzione di 1979: Si riconosce il razzismo e la discriminazione come un problema e l’autonomia delle comunità indigene in quanto all’organizzazione e lo sfruttamento comunale dei terreni e la loro proprietà.
  • 21. BOLIVIA 2009 69% INDIGENI (AYMARA, KICHWA, GUARANI) • MIP: Movimiento Indigena Pachakutik. Dirigente aymara 23% METICCI Felipe Quispe. Collaborò con 10.900.000 abitanti 5% BIANCHI la caduta degli ultimi 1% AFRODISCENDENTI presidenti (Losada, Mesa). Nel 2002: 6% voti (Movimento 1% ALTRI (ASIATICI, LATINOAMERICANI) radicale). • MAS: Movimento de Acciòn Socialista. Dirigente Evo Morales (Presidente dal 2005, primo indigena al governo). Movimento meno radicalizzato che il MIP. Movimento multiculturale. • 2009: Nuova Costituzione. Stato plurinazionale. Quota indigena in Parlamento. • Problema principale: Distribuzione della terra. Il 97% è proprietà del 3% degli abitanti. • Il 88,4% degli abitanti parla lo spagnolo (2001). I documenti legali, la Costituzione e i mass media sono in spagnolo ma gli impiegati pubblici devono conoscere almeno una delle lingue indigene. • Lingue indigene principali: 28% kichwa (Inca), 18% aymara, 1% guaranì, 4% altre.
  • 22. Migranti  Una persona su trentacinque al mondo oggi è un immigrato internazionale. Si pensa che il numero di persone che abitano in un Paese diverso da quello di origine equivale alla popolazione totale del Brasile: oltre di 200 milioni di persone.  Quasi la totalità dei Paesi sono toccati da questo fenomeno di migrazione internazionale, che siano essi Paesi di emigranti, di immigrati o semplicemente Paesi di transito per i flussi migratori.  La migrazione internazionale è una conseguenza inevitabile della globalizzazione.  Per capire questi fenomeni bisogna prendere in analisi quattro fattori fondamentali: le caratteristiche della popolazione che migrante, la quantità di persone che la costituiscono, il loro tempo di soggiorno e la loro volontà di integrazione. Sopra questa base, gli immigrati saranno percepiti come un “altro” integrato o un “altro” escluso.
  • 23. Qual è l’importanza di questo fenomeno?  La coesistenza di diverse culture nello stesso spazio sociale è un fenomeno attuale, complesso e di grande importanza in tutto il mondo (un mondo globalizzato e delocalizzato).  La diversità e la pluralità marcano la differenza e siamo davanti alla nascita e la mobilitazione di nuovi movimenti regionalisti, culturali, politici e sociali che vogliono rivendicare i loro diritti come minoranza razziale, etnica, sessuale, culturale, politica, religiosa. In questo scenario è molto difficile parlare oggi di “Nazione” come si faceva una settantina di anni fa.  Nel mondo attuale gli Stati multietnici sono la base della nazione (Sartori 2001; Tapia 2002). La definizione dello Stato nazione tradizionale (una stessa nazione, una stessa identità, uno stesso territorio) non può essere considerata oggi come la base di uno Stato perché la globalizzazione ha come principale conseguenza la massiva circolazione di persone tra diversi paesi (Vono de Vilhena 2006).
  • 24.  Gli immigrati si relazionano con la popolazione locale attraverso diverse strategie: assimilazione della cultura o isolamento della stessa; autoesclusione dell'immigrato o alla sua integrazione.  “L’altro” (inteso come persona diversa da quelle che si è abituati a vedere e che consideriamo nostri concittadini) deve essere considerato diverso, inferiore: “Questa negazione o mancanza di riconoscimento dell’altro ha la base in pregiudizi, stereotipi su di quella persona o gruppo di persone, gli stessi che si trasmettono culturalmente dentro di una logica di mantenimento del potere intesso come dominazione” (Salgado 2001).  Esclusione sociale, rifiuto della diversità, pluralità e multiculturalità.  Migranti come “Chivo expiatorio” (Capro espiatorio) della società: insicurezza, delinquenza, disoccupazione.
  • 25. In Europa, quasi tutti i Paesi prendono misure per fermare o almeno rallentare il fenomeno dell’immigrazione, ad esempio aumentando i requisiti per entrare nel Paese, perché si percepisce questo fenomeno come causa di tensione sociale: “La crescente diversità etnica di un’Europa che non vuole assumere la diversità e che ancora parla d’immigrati quando si tratta, ogni volta di più, di cittadini nazionali di origine etnico no europeo (…) Però il costo di questa difesa della nazionalità è la creazione di una casta permanente di no cittadini, sviluppando un meccanismo infernale di ostilità sociale (…) La ‘città multiculturale’ è una città arricchita per la loro diversità (…) la ‘città segregata’ è la città della rottura della solidarietà sociale e dell’impero della violenza urbana” (Borja & Castells 1997).
  • 26.
  • 27.
  • 28.
  • 29. Argentina  Diversamente dalle altre nazioni latinoamericane, i cittadini di origine europea costituiscono la grande maggioranza della popolazione. In alcune province argentine (fra cui quelle di Buenos Aires e di Santa Fe), il substrato indigeno e creolo è praticamente scomparso, sommerso dalle varie ondate immigratorie, mentre in altre costituisce una componente demografica assolutamente irrilevante.  Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Argentina tra la fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Una grandissima parte degli immigrati arrivò dall'Italia, dalla Spagna e dalla Francia.  Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e Svizzera, Scandinavia (Danimarca, Norvegia e Svezia), Grecia, Libano, Regno Unito ed Irlanda e Portogallo. Anche dall'est-Europa gli immigrati furono numerosi: da Polonia, Ungheria, Russia, Ucraina, Croazia e Lituania, così come dai paesi balcanici (Romania e Montenegro, particolarmente in Chaco). C'è anche una grande comunità armena.  Il censimento del 2001 registrò i gruppi etnici seguenti (Popolazione totale 40 milioni di persone): 35.678.044 (88,9%) con antenati europei, 2.914.115 (6,9%) di altri paesi latinoamericani (es. 233.464 immigrati boliviani, 212.429 cileni e 325.000 paraguaiani); 1.491.171 (3,8%) arabi; 402.921 (0,6%) amerindi.  Esistenza di 35 popoli indigeni, circa 600.000 persone (2005).
  • 30. Uruguay  Nel XIX e prima metà del XX secolo: massiccio arrivo di immigrati europei (1860 il 35% erano immigrati; 1908 il 17%).  Si propone un programma di paese unificatore: nazionalità “uruguaya” come ugualità, senza distinguere il paese di nascita.  L’importante era creare integrazione e assimilare gli immigrati.  Oggi l’Uruguay non percepisce immigrazioni massicce da più di sessanta anni ma arrivano dal resto dei paesi sudamericani: Il Censimento di 1996 (quasi tre milioni di abitanti) contabilizzò per esempio 576 peruviani che vivevano in Uruguay mentre oggi si parla di più di 3.000 (Consolato del Perù in Uruguay).  153.000 discendenti indigeni (4,5% della popolazione); 309.000 afro discendenti (9,1%).  Cambio di politica: riconoscimento della diversità.  Problema: Emigrazione, “Fuga de cerebros”. Politiche di “collegamento” tra uruguayani residenti all’estero e il paese (principali motivi: economici).  Riconoscimento della doppia cittadinanza ma non si riconosce il voto dall’estero: nel 2009 gli uruguayani non hanno voluto accettare il voto consolare.
  • 31.
  • 32. Politiche sull’emigrati latinoamericani  Brasile: Poco interesse agli emigrati. Negli anni 90’ si creano il Consiglio dei cittadini nel contesto del programma di aiuto ai brasiliani residenti all’estero. L’interesse principale e la promozione del paese al estero e la cooperazione internazionale. Interesse economico. Dal 1965 si riconosce il voto all’estero e la doppia cittadinanza. Gli emigrati chiedono la cittadinanza per i loro figli e la rappresentanza politica ma purtroppo l’organizzazione all’estero è scarsa.
  • 33. Cile: Nel 2000 si crea la DICOTEX (Direcciòn para la Comunidad de Chilenos en el Exterior) con l’obiettivo di conoscere la quantità di cileni residenti all’estero. Non si riconosce la doppia cittadinanza (soltanto con Spagna) e neanche il voto dall’estero. Gli emigrati chiedono il diritto al voto e la protezione dei diritti sociali nei paesi di residenza soprattutto la previdenza sociale, la sanità, la istruzione e la partecipazione professionale e culturale nel paese.
  • 34.  Colombia: Negli 1996 si crea il “Plan Colombia para todos” con l’obiettivo di vincolare politica, culturale ed economicamente i residenti all’estero con il paese. Offriva assistenza giuridica e sviluppava il ruolo dei consolati all’estero. Dal 1961 si riconosce il voto all’estero e dal 2000 i residenti all’estero hanno rappresentanza politica nel Congresso nazionale . Nel 1991 si legalizza la doppia cittadinanza.
  • 35. Ecuador: Forte rivendicazione delle organizzazioni all’estero, soprattutto in Spagna. Richieste: protezione dei diritti e aiuto per migliorare la qualità di vita dei residenti all’estero. La principale preoccupazione del governo è stata quella dei diritti umani: “Plan nacional de polìtica exterior 2006-2020” (migranti come sfida principale; interesse dei governi locali nella partecipazione dei emigrati nel processo di sviluppo locale). Nel 1998 si riconosce il diritto alla doppia cittadinanza e al voto all’estero.
  • 36. El Salvador: Buon rapporto tra il governo e gli emigrati. Nel 2000 si crea la “Direcciòn General de Atenciòn a Comunidades en el Exterior” con l’obiettivo di creare politiche economiche e d’integrazione della comunità all’estero nello sviluppo locale. Purtroppo le richieste dei cittadini residenti all’estero non hanno avuto tanto successo. La doppia cittadinanza infatti è riconosciuta solamente per alcuni paesi mentre il voto all’estero non è stato ancora messo in pratica.
  • 37. Haiti: Nell’elezioni del 1990 i cittadini residenti all’estero sono stati di prima importanza politica e durante le elezioni sono stati promossi i vincoli all’estero. Purtroppo, è rimasto tutto a parole. La richiesta dei cittadini all’estero è soprattutto la partecipazione politica nel paese e l’accettazione della doppia cittadinanza.  Perù: Interesse economico del governo: i cittadini all’estero contribuiscono allo sviluppo locale. Nel 1995 si riconosce la doppia cittadinanza e dal 2001 i peruviani residenti all’estero possono votare.
  • 38.  Messico: Importanza dei cittadini residenti all’estero soprattutto negli Stati Uniti. Negli anni 90’ il governo riconosce esplicitamente l’importanza degli emigrati nel processo di costruzione e sviluppo del paese (soprattutto economico). Il governo moltiplicò i programmi vincolati ai rapporti con i residenti all’estero e si crea il “Plan nacional de desarrollo 1995-2000” (La “Naciòn Mexicana” oltre i confini). Nel 1998 si concede la doppia cittadinanza e nel 2000 il voto all’estero (ma non si abilita fino all’elezioni del 2005, quando vota soltanto il 1% delle persone iscritte all’estero).
  • 39.  Repubblica Dominicana: La politica si concentra soprattutto nei cittadini residenti negli Stati Uniti (come nel Messico e El Salvador) ma non solo dal punto di vista economico, bensì si riconosce anche l’importanza del capitale umano strategico per lo sviluppo e la cooperazione internazionale. Il governo cerca di proteggere la sanità, la rappresentanza politica, l’identità e l’organizzazione dei residenti all’estero. I servizi consolari sono ben organizzati e attuano come intermediari tra lo Stato e la comunità all’estero. Nel 1997 si stabilisce il voto dei cittadini all’estero (si abilita nelle elezioni del 2004: votano 50.000 residenti all’estero) e si accetta la doppia cittadinanza.
  • 40. Identità transnazionale Spazio sociale transnazionale Movimento, flusso Rapporto tra Stato e Nuove tecnologie, migratorio, residenti all’estero comunicazioni e trasporto vincoli sociali “Il transnazionalismo migrante è soltanto importante dal momento che affetta (o ha il potenziale di farlo) lo sviluppo locale o nazionale del paese di nascita e di attirare l’attenzione dei governi” (Daniela Vono de Vilhena, 2006)