Slides della lezione "Molteplicità di culture: la stessa identità? La costruzione sociale dell'identità latinoamericana". Università degli Studi di Padova (Italia), Corso di aggiornamento professionale (2011/2012), Studi Latinoamericani. 18/05/2012. Lic. Leticia Carro Zanella
1. Molteplicità di culture:
la stessa identità?
La costruzione sociale
dell’identità latinoamericana
Lic. Leticia Carro Zanella
leticiaczanella@gmail.com
2. Struttura della lezione
Concetto di cultura.
Multiculturalismo Vs. Pluralismo.
Cos’è l’America Latina?
Identità, organizzazioni, problemi e
richieste degli indigeni americani.
Migranti: immigrazione, emigrazione e la
costruzione di una identità transnazionale.
3. CULTURA – Clifford Geertz
Persona determinata dal contesto.
I concetti (es. Matrimonio, Religione, Politica, ecc.) non sono
universali. Specificità dei “simboli significativi” (Mead),
specificità dei contesti.
La cultura come strumento di controllo. Il controllo come
ordinamento del comportamento. Il comportamento senza
controllo come caos. Il caos come opposto alla società.
La cultura è una condizione essenziale della esistenza
umana. Non esiste natura umana senza cultura. Senza uomini
non esiste cultura e senza cultura non esiste l’umanità.
Il concetto di CULTURA ha un impatto forte sul concetto di
UOMO.
Cultura come un sistema di simboli ereditari mediante i quali
gli uomini si comunicano e sviluppano la conoscenza della vita
e i loro comportamenti.
4. Multiculturalismo Vs. Pluralismo
Stato-nazione – Identità culturale omogenea –
Politiche di assimilazione
VS.
Globalizzazione, sviluppo delle comunicazioni e dei
mezzi di trasporto, aumento dei flussi migratori
Diversità, riconoscimento, Stati plurinazionali,
“Retorno a la Comunidad”
5. Che fare con la diversità? Assimilare, Politiche di
riconoscimento (discriminazione positiva),
Multiculturalismo, Pluralismo.
“Lo global se localiza” (Castells, Borja). Città:
Diversità Vs. Omogeneità.
Problemi sbagliati: Discriminazione, Ostilità,
Xenofobia, Razzismo.
Risposte sbagliate: Segregazione, Ostilità.
Errore: Risposta locale a un fenomeno globale.
Due teorie: Multiculturalismo, Pluralismo.
6. MULTICULTURALISMO
PNUD (Programma dell’ONU per lo sviluppo).
L’informativa del 2004 segnala la necessità di costruire democrazie
multiculturali nonostante le loro difficoltà. Società inclusiva che
riconosca le differenze culturali e la giustizia sociale.
Libertà culturale Sviluppo umano Scelta dell’identità
Multiculturalismo Vs. Unità dello Stato (difficoltà per integrare la
diversità).
Politiche per eliminare la discriminazione (azione affermativa,
riconoscimento). Per esempio, in Brasile si adottò un sistema di
quote per i neri al parlamento, l’università e gli uffici pubblici.
Nuove identità – Nuovi movimenti nazionalisti: se non c’è
riconoscimento i movimenti si tornano radicali e anche la
discriminazione, il razzismo e la xenofobia.
“Nessun paese ha avuto successo con la chiusura delle frontiere”.
Riconoscimento a livello costituzionale, istituzionale e legislativo.
7. Politiche di multiculturalità:
3. Partecipazione politica
4. Libertà religiosa
5. Pluralismo giuridico
6. Libertà linguistica
7. Redistribuzione socio-economica
Riconoscimento e sostegno delle differenze
8. PLURALISMO
Giovanni Sartori.
Multiculturalismo come negazione del Pluralismo.
Persegue una disintegrazione multietnica e non una
integrazione differenziata (Pluralismo).
Gli immigrati non sono tutti uguali.
Quanto aperta può diventare una società?
Risposta: Nazionalizzare l’immigrato per integrarlo
(Cittadinanza) e facendo presente che gli immigrati sono
“utili” e servono. “La prima risposta è falsa e la seconda
è banale. Sì, è ovvio che gli immigrati servono ma
servono tutti indiscriminatamente? No”.
9. Credere nel valore della diversità Pluralismo
• Pluralismo come credenza
Vs. Derivare “Pluralismo” da
Multiculturalismo
• Pluralismo sociale
“Plurale” è semplicista
• Pluralismo politico
Rispetta la molteplicità
Fabbrica la molteplicità culturale culturale che trova (Pace
(Fomenta ostilità tra culture interculturale,
attraverso le politiche del riconoscimento reciproco)
riconoscimento)
Tolleranza e Reciprocità = Comunità
Fino a che punto una tolleranza pluralistica si Pluralismo è vivere
deve piegare non solo a “stranieri culturali” ma assieme in differenza;
anche ad aperti e aggressivi “nemici culturali”? è un acquisto e un
concedere
10. Pluralismo e multiculturalismo non sono di
per sé nozioni antitetiche, nemiche: “Se il
multiculturalismo è inteso come uno stato di
fatto, come una dizione che semplicemente
registra l’esistenza di una molteplicità di culture
(…) il multiculturalismo è soltanto una delle
possibili configurazioni storiche del pluralismo”
Vs. “Ma se il multiculturalismo viene dichiarato
un valore prioritario allora il discorso cambia e il
problema c’è. In questo caso, pluralismo e
multiculturalismo entrano in collisione”.
Il pluralismo difende la diversità ma anche la
frena. Combatte la disintegrazione.
11. Diversità:
3. Linguistica “Estraneità superabili”
4. Di costumi (culturale)
6. Religiosa “Estraneità radicali”
7. Etnica
Integrazione: Di chi?; Come?; Perché?
“Il come dell’integrazione evidentemente
dipende dal chi dell’integrando”. Il vero
problema è il quanto.
12. La verità è che “l’integrazione avviene tra
integrabili e pertanto che la cittadinanza
concessa a immigrati inintegrabili non
porta all’integrazione ma a
disintegrazione” (Sartori, 2002).
“Essere cittadini non significa soltanto
fruire di beni-diritti soggettivi, ma
impegnarsi a contribuire alla loro
produzione” (Rusconi, 1996).
13. Cos’è l’America Latina?
Concetto complesso: diverse realtà economiche,
politiche, storiche, sociali e culturali (“Las Américas
Latinas”).
“Latina”: Rapporto culture originarie e conquistatori
(Spagna, Portogallo) e colonizzatori (Italia, Spagna,
Francia, Portogallo). Culture precolombiane escluse,
marginate e dominate dalla cultura europea.
Politiche della sintesi culturale (meticcio). Assimilazione.
Il colonizzato si identifica con il colonizzatore in un
rapporto di “amore/odio”.
Problemi: latifondo, industrializzazione tarda, economia
dei servizi (terzo settore), mono esportazione, contrasti
regionali (centro ricco e sviluppato e periferia povera).
14. Comunità indigene in America
Latina
ECUADOR
2010 71,9% METICCI
• Il movimento indigeno ecuadoriano
MONTUBIOS
si oppone alla democrazia razzista 14 7,4% (CONTADINI)
milioni
che nega la diversità e la storia degli di
abitanti
indigeni. 7,2% AFRODISCENDENTI
• Modello omogeneizzatore: 7,0% INDIGENI
distruzione del sistema agrario
comunale negli anni 80’ provoca il 6,1% BIANCHI
potenziamento del movimento
indigeno.
• Proteste indigene degli anni 90’ (crisi
• Principale organizzazione indigena: economica e politica): “Movimiento
CONAIE (lotta per la terra e il Plurinacional Pachakutik-Nuevo Paìs”.
riconoscimento.
15. • 1995: Trionfo del movimenti sociali contro il progetto di privatizzazione della
previdenza sociale e la penalizzazione dello sciopero nei settore pubblico.
• “La partecipazione elettorale porta con sé una nuova sfida per il movimento
indigena: ci sarà il bisogno di costruire un progetto di paese fondato nello
Stato Plurinazionale e Multietnico” (Larrea Maldonado, 2004).
• Situazioni culturali locali (micro) determinano le situazioni politiche nazionali
(macro).
• Pachakutik: “Ama shwa, ama llulla, ama killa” (Non rubare, non mentire, non
essere pigro). Consenso comunale per risolvere i conflitti e decidere
democraticamente. Firma anticipata delle rinunce.
• 1997: Rovesciamento del governo di Abdala Bucaram. Sebbene il movimento
indigena non raggiunge l’obiettivo di dichiarare l’’Ecuador come uno Stato
Plurinazionale, si riconoscono i diritti dei popoli indigeni e il diritto della loro
autonomia territoriale e culturale.
• 2000: Rovesciamento del governo di Jamil Mahuad grazie alla mobilizzazione
“guidata” dal movimento indigena.
• 2001: Nuove mobilitazione. Unità dei movimenti indigeni, neri e di contadini.
Repressione dal governo: 7 morti. Il motto: “Nada sòlo para los indios”
16. • Problemi all’interno del movimento indigena Pachakutik: non partecipano
delle elezioni del 2002 ma danno il sostegno al Partido Sociedad Patriòtica
(Colonnello Lucio Gutiérrez).
• Dopo le elezioni, e con il trionfo di Gutiérrez, ci saranno sei mesi in cui il
movimento indigena sarà governo ma non avrà il potere. Fine dell’alleanza di
Pachakutik con il governo e inizio d’una forte opposizione.
• Critiche al governo: Traditore del popolo ecuadoriano e neoliberalista.
Autoritarismo e repressione dell’opposizione (carcere per i dirigenti indigeni,
giornalisti minacciati o uccisi e attentato al dirigente della CONAIE con la sua
famiglia).
• L’autoritarismo del governo inizia nuove mobilitazioni. Dal governo, nuove
repressioni: si assassinano indigeni, si bruciano le loro terre, si da la “caccia”.
Momento critico per il movimento indigena.
• 2007: Trionfo di Rafael Correa (tendenza socialista, partito “Alianza Paìs”).
Primo presidente che parla Kichwa, sostegno della CONAIE, nuova
Costituzione nel 2008. Oggi ci sono dei problemi e il rapporto tra i movimenti
indigeni e il governo sono in crisi.
17. Costituzione 2008 - Ecuador
“Nosotras y nosotros, el pueblo soberano de Ecuador,
reconociendo nuestras raìces milenarias, forjadas por mujeres
y hombres de distintos pueblos, celebrando a la naturaleza, la
Pacha Mama, de la que somos parte y que es vital para nuestra
existencia, invocando el nombre de Dios y reconociendo
nuestras diversas formas de religiosidad y espiritualidad (…)
decidimos construir una nueva forma de convivencia
ciudadana, en diversidad y armonìa con la naturaleza (…) un
paìs democràtico comprometido con latinoamericana (…)”.
Art. 1: Stato Plurinazionale e interculturale dove si rispettano i diritti e la
giustizia sociale, democratico, indipendente e laico.
Art. 2: Lo spagnolo è la lingua ufficiale dell’Ecuador; lo spagnolo, il kichwa e
il shuar sono lingue ufficiali per il rapporto interculturale. Tutte le altre lingue
ancestrali, sono anche loro ufficiali per le zone dove abitano i popoli
indigeni. Lo stato rispetterà e aiuterà a conservare il loro uso.
Art. 21: Le persone hanno il diritto a costruire e mantenere la loro identità
culturale.
Art. 56: “Las comunidades, pueblos y nacionalidades indìgenas, el pueblo
afroecuatoriano, el pueblo montubio y las comunas forman parte del Estado
Ecuatoriano, ùnico e indivisible”.
18. BRASILE
2000* 54,0% BIANCHI
39,0% METICCI
• Ha avuto successo
6,0% AFRODISCENDENTI
l’integrazione etnica? 1,0% ALTRI
• Fino a 1933: I bianchi TOTALE 190 Milioni di persone
SUR (Rio Grande, Paranà) 84,0% BIANCHI
dovrebbero dominare
SUDESTE (Sao Paulo, Rio do Janeiro) 62,0% BIANCHI
gli indigeni, i neri e i NORTE (Bahìa, Pernambuco) 30,0% BIANCHI
meticci. Loro erano NORESTE (Amazonas) 32,0% BIANCHI
incapaci di costruire il
mondo moderno. *Autoidentificazione
• In Brasile non vi è mai stato un movimento nero unificato. I neri sono
storicamente poveri e discriminati doppiamente.
• Censimento 1970: I neri ottenevano il 35% dello stipendio di una persona
bianca e i meticci il 45%. Oggi soltanto un 4% dei neri studia nell’Università in
confronto con un 14% dei bianchi (all’Università di Sao Paulo i neri sono il 2%).
• Sviluppo del Sud davanti alla povertà del Nord (“I due Brasili”).
19. • I popoli indigeni hanno sofferto uno sterminio sistematico e l’espulsione delle
loro terre, soltanto alcuni sono sopravvissuti. Oggi rappresentano meno del
1% degli abitanti e vivono in piccole comunità.
• Sebbene la storia e le differenze culturali tra neri e indigeni sono diverse, la
situazione di razzismo e discriminazione sono quasi le stesse. Storia di
resistenza e mobilitazione per difendere la loro identità.
•Sfida per il Brasile: trasformarsi in una vera democrazia razziale dove la
diversità culturale sia rispettata assieme a l’unità nazionale.
Costituzione 1988 - Brasile
Riconosce la diversità etnica e culturale.
Il governo s’impegna a proteggere le differenze culturali
e incorporarli all’identità nazionale.
Il razzismo è considerato un reato.
Politiche di azione affermativa (borse di studio per gli
indigeni e i neri, quotazione all’Università e gli impieghi
pubblici, ecc.).
20. PERU BIANCHI
METICCI
15,0%
44,0%
AFRODISCENDENTI 2,0%
• Dal 2011 Ollanta Humala è MULATTI 7,0%
il Presidente (Colonnello, INDIGENI 31,0%
collaborò con il colpo si Stato TOTALE 29 Milioni di persone
contro Fujimori). LUNGO LA COSTA DEL PAESE 54,6%
REGIONE ANDINA 32,0%
• 2004: Aymara uccidono a AMAZZONIA 13,4%
Puno al Alcalde Cirilo Robles LINGUE
Callomamani (corruzione). SPAGNOLO 83,90%
KICHWA 13,21%
• Movimento Pachakutik per ALTRE LINGUE INDIGENI 0,91%
la liberazione della comunità LINGUE STRANIERE 0,09%
inca di Tahuantinsuyu.
• Gli indigeni Aymara e Kichwa non partecipano dal potere politico e abitano
soprattutto nella regione andina.
• Costituzione di 1979: Si riconosce il razzismo e la discriminazione come un
problema e l’autonomia delle comunità indigene in quanto all’organizzazione e lo
sfruttamento comunale dei terreni e la loro proprietà.
21. BOLIVIA
2009 69% INDIGENI (AYMARA, KICHWA, GUARANI)
• MIP: Movimiento Indigena
Pachakutik. Dirigente aymara 23% METICCI
Felipe Quispe. Collaborò con 10.900.000
abitanti 5% BIANCHI
la caduta degli ultimi
1% AFRODISCENDENTI
presidenti (Losada, Mesa).
Nel 2002: 6% voti (Movimento 1% ALTRI (ASIATICI, LATINOAMERICANI)
radicale).
• MAS: Movimento de Acciòn Socialista. Dirigente Evo Morales (Presidente dal 2005,
primo indigena al governo). Movimento meno radicalizzato che il MIP. Movimento
multiculturale.
• 2009: Nuova Costituzione. Stato plurinazionale. Quota indigena in Parlamento.
• Problema principale: Distribuzione della terra. Il 97% è proprietà del 3% degli
abitanti.
• Il 88,4% degli abitanti parla lo spagnolo (2001). I documenti legali, la Costituzione e
i mass media sono in spagnolo ma gli impiegati pubblici devono conoscere almeno
una delle lingue indigene.
• Lingue indigene principali: 28% kichwa (Inca), 18% aymara, 1% guaranì, 4% altre.
22. Migranti
Una persona su trentacinque al mondo oggi è un
immigrato internazionale. Si pensa che il numero di
persone che abitano in un Paese diverso da quello di
origine equivale alla popolazione totale del Brasile: oltre di
200 milioni di persone.
Quasi la totalità dei Paesi sono toccati da questo fenomeno
di migrazione internazionale, che siano essi Paesi di
emigranti, di immigrati o semplicemente Paesi di transito per
i flussi migratori.
La migrazione internazionale è una conseguenza
inevitabile della globalizzazione.
Per capire questi fenomeni bisogna prendere in analisi
quattro fattori fondamentali: le caratteristiche della
popolazione che migrante, la quantità di persone che la
costituiscono, il loro tempo di soggiorno e la loro volontà di
integrazione. Sopra questa base, gli immigrati saranno
percepiti come un “altro” integrato o un “altro” escluso.
23. Qual è l’importanza di questo fenomeno?
La coesistenza di diverse culture nello stesso spazio sociale è un
fenomeno attuale, complesso e di grande importanza in tutto il
mondo (un mondo globalizzato e delocalizzato).
La diversità e la pluralità marcano la differenza e siamo davanti alla
nascita e la mobilitazione di nuovi movimenti regionalisti, culturali,
politici e sociali che vogliono rivendicare i loro diritti come minoranza
razziale, etnica, sessuale, culturale, politica, religiosa. In questo
scenario è molto difficile parlare oggi di “Nazione” come si faceva
una settantina di anni fa.
Nel mondo attuale gli Stati multietnici sono la base della nazione
(Sartori 2001; Tapia 2002). La definizione dello Stato nazione
tradizionale (una stessa nazione, una stessa identità, uno stesso
territorio) non può essere considerata oggi come la base di uno
Stato perché la globalizzazione ha come principale conseguenza la
massiva circolazione di persone tra diversi paesi (Vono de Vilhena
2006).
24. Gli immigrati si relazionano con la popolazione locale
attraverso diverse strategie: assimilazione della cultura o
isolamento della stessa; autoesclusione dell'immigrato o
alla sua integrazione.
“L’altro” (inteso come persona diversa da quelle che si è
abituati a vedere e che consideriamo nostri concittadini)
deve essere considerato diverso, inferiore: “Questa
negazione o mancanza di riconoscimento dell’altro ha la
base in pregiudizi, stereotipi su di quella persona o
gruppo di persone, gli stessi che si trasmettono
culturalmente dentro di una logica di mantenimento del
potere intesso come dominazione” (Salgado 2001).
Esclusione sociale, rifiuto della diversità, pluralità e
multiculturalità.
Migranti come “Chivo expiatorio” (Capro espiatorio) della
società: insicurezza, delinquenza, disoccupazione.
25. In Europa, quasi tutti i Paesi prendono misure per
fermare o almeno rallentare il fenomeno
dell’immigrazione, ad esempio aumentando i requisiti
per entrare nel Paese, perché si percepisce questo
fenomeno come causa di tensione sociale: “La
crescente diversità etnica di un’Europa che non vuole
assumere la diversità e che ancora parla d’immigrati
quando si tratta, ogni volta di più, di cittadini nazionali
di origine etnico no europeo (…) Però il costo di
questa difesa della nazionalità è la creazione di una
casta permanente di no cittadini, sviluppando un
meccanismo infernale di ostilità sociale (…) La ‘città
multiculturale’ è una città arricchita per la loro diversità
(…) la ‘città segregata’ è la città della rottura della
solidarietà sociale e dell’impero della violenza urbana”
(Borja & Castells 1997).
26.
27.
28.
29. Argentina
Diversamente dalle altre nazioni latinoamericane, i cittadini di origine europea
costituiscono la grande maggioranza della popolazione. In alcune province
argentine (fra cui quelle di Buenos Aires e di Santa Fe), il substrato indigeno e
creolo è praticamente scomparso, sommerso dalle varie ondate immigratorie,
mentre in altre costituisce una componente demografica assolutamente
irrilevante.
Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Argentina tra la
fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Una grandissima parte degli
immigrati arrivò dall'Italia, dalla Spagna e dalla Francia.
Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e
Svizzera, Scandinavia (Danimarca, Norvegia e Svezia), Grecia, Libano, Regno
Unito ed Irlanda e Portogallo. Anche dall'est-Europa gli immigrati furono
numerosi: da Polonia, Ungheria, Russia, Ucraina, Croazia e Lituania, così
come dai paesi balcanici (Romania e Montenegro, particolarmente in Chaco).
C'è anche una grande comunità armena.
Il censimento del 2001 registrò i gruppi etnici seguenti (Popolazione
totale 40 milioni di persone): 35.678.044 (88,9%) con antenati europei,
2.914.115 (6,9%) di altri paesi latinoamericani (es. 233.464 immigrati
boliviani, 212.429 cileni e 325.000 paraguaiani); 1.491.171 (3,8%) arabi;
402.921 (0,6%) amerindi.
Esistenza di 35 popoli indigeni, circa 600.000 persone (2005).
30. Uruguay
Nel XIX e prima metà del XX secolo: massiccio arrivo di immigrati
europei (1860 il 35% erano immigrati; 1908 il 17%).
Si propone un programma di paese unificatore: nazionalità
“uruguaya” come ugualità, senza distinguere il paese di nascita.
L’importante era creare integrazione e assimilare gli immigrati.
Oggi l’Uruguay non percepisce immigrazioni massicce da più di
sessanta anni ma arrivano dal resto dei paesi sudamericani: Il
Censimento di 1996 (quasi tre milioni di abitanti) contabilizzò per
esempio 576 peruviani che vivevano in Uruguay mentre oggi si
parla di più di 3.000 (Consolato del Perù in Uruguay).
153.000 discendenti indigeni (4,5% della popolazione); 309.000
afro discendenti (9,1%).
Cambio di politica: riconoscimento della diversità.
Problema: Emigrazione, “Fuga de cerebros”. Politiche di
“collegamento” tra uruguayani residenti all’estero e il paese
(principali motivi: economici).
Riconoscimento della doppia cittadinanza ma non si riconosce il
voto dall’estero: nel 2009 gli uruguayani non hanno voluto
accettare il voto consolare.
31.
32. Politiche sull’emigrati latinoamericani
Brasile: Poco interesse agli emigrati. Negli
anni 90’ si creano il Consiglio dei cittadini nel
contesto del programma di aiuto ai brasiliani
residenti all’estero. L’interesse principale e la
promozione del paese al estero e la
cooperazione internazionale. Interesse
economico. Dal 1965 si riconosce il voto
all’estero e la doppia cittadinanza. Gli emigrati
chiedono la cittadinanza per i loro figli e la
rappresentanza politica ma purtroppo
l’organizzazione all’estero è scarsa.
33. Cile: Nel 2000 si crea la DICOTEX (Direcciòn
para la Comunidad de Chilenos en el Exterior)
con l’obiettivo di conoscere la quantità di cileni
residenti all’estero. Non si riconosce la doppia
cittadinanza (soltanto con Spagna) e neanche
il voto dall’estero. Gli emigrati chiedono il diritto
al voto e la protezione dei diritti sociali nei
paesi di residenza soprattutto la previdenza
sociale, la sanità, la istruzione e la
partecipazione professionale e culturale nel
paese.
34. Colombia: Negli 1996 si crea il “Plan
Colombia para todos” con l’obiettivo di
vincolare politica, culturale ed
economicamente i residenti all’estero con il
paese. Offriva assistenza giuridica e
sviluppava il ruolo dei consolati all’estero. Dal
1961 si riconosce il voto all’estero e dal 2000 i
residenti all’estero hanno rappresentanza
politica nel Congresso nazionale . Nel 1991 si
legalizza la doppia cittadinanza.
35. Ecuador: Forte rivendicazione delle
organizzazioni all’estero, soprattutto in
Spagna. Richieste: protezione dei diritti e aiuto
per migliorare la qualità di vita dei residenti
all’estero. La principale preoccupazione del
governo è stata quella dei diritti umani: “Plan
nacional de polìtica exterior 2006-2020”
(migranti come sfida principale; interesse dei
governi locali nella partecipazione dei emigrati
nel processo di sviluppo locale). Nel 1998 si
riconosce il diritto alla doppia cittadinanza e al
voto all’estero.
36. El Salvador: Buon rapporto tra il governo e gli
emigrati. Nel 2000 si crea la “Direcciòn
General de Atenciòn a Comunidades en el
Exterior” con l’obiettivo di creare politiche
economiche e d’integrazione della comunità
all’estero nello sviluppo locale. Purtroppo le
richieste dei cittadini residenti all’estero non
hanno avuto tanto successo. La doppia
cittadinanza infatti è riconosciuta solamente
per alcuni paesi mentre il voto all’estero non è
stato ancora messo in pratica.
37. Haiti: Nell’elezioni del 1990 i cittadini residenti
all’estero sono stati di prima importanza
politica e durante le elezioni sono stati
promossi i vincoli all’estero. Purtroppo, è
rimasto tutto a parole. La richiesta dei cittadini
all’estero è soprattutto la partecipazione
politica nel paese e l’accettazione della doppia
cittadinanza.
Perù: Interesse economico del governo: i
cittadini all’estero contribuiscono allo sviluppo
locale. Nel 1995 si riconosce la doppia
cittadinanza e dal 2001 i peruviani residenti
all’estero possono votare.
38. Messico: Importanza dei cittadini residenti
all’estero soprattutto negli Stati Uniti. Negli
anni 90’ il governo riconosce esplicitamente
l’importanza degli emigrati nel processo di
costruzione e sviluppo del paese (soprattutto
economico). Il governo moltiplicò i programmi
vincolati ai rapporti con i residenti all’estero e
si crea il “Plan nacional de desarrollo
1995-2000” (La “Naciòn Mexicana” oltre i
confini). Nel 1998 si concede la doppia
cittadinanza e nel 2000 il voto all’estero (ma
non si abilita fino all’elezioni del 2005, quando
vota soltanto il 1% delle persone iscritte
all’estero).
39. Repubblica Dominicana: La politica si concentra
soprattutto nei cittadini residenti negli Stati Uniti (come
nel Messico e El Salvador) ma non solo dal punto di
vista economico, bensì si riconosce anche
l’importanza del capitale umano strategico per lo
sviluppo e la cooperazione internazionale. Il governo
cerca di proteggere la sanità, la rappresentanza
politica, l’identità e l’organizzazione dei residenti
all’estero. I servizi consolari sono ben organizzati e
attuano come intermediari tra lo Stato e la comunità
all’estero. Nel 1997 si stabilisce il voto dei cittadini
all’estero (si abilita nelle elezioni del 2004: votano
50.000 residenti all’estero) e si accetta la doppia
cittadinanza.
40. Identità transnazionale
Spazio sociale transnazionale
Movimento,
flusso
Rapporto tra Stato e Nuove tecnologie, migratorio,
residenti all’estero comunicazioni e trasporto vincoli sociali
“Il transnazionalismo migrante è soltanto importante dal momento che
affetta (o ha il potenziale di farlo) lo sviluppo locale o nazionale del
paese di nascita e di attirare l’attenzione dei governi”
(Daniela Vono de Vilhena, 2006)