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Public Speaking
FORMATORE
RM BORRO
Milano 18 - 21 Marzo 2004
Comunicare in Pubblico
con Sicurezza ed Efficacia
usando la PNL
Public Speaking
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RM BORRO
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Linguistica e Dizione
Le caratteristiche potenzianti della Voce
Articolare le vocali in Apertura - Retrazione - Costruzione
• il ritmo • la respirazione • il tono • le pause •
• i sottovoce • gli alti/bassi • gli accenti • i
sospiri • gli imperativi • i dialoghi interni • la
velocità • lo scandire molto le parole •
articolare le consonanti • proiettare la voce in
avanti • scandire i toni fino alla fine del
dialogo
Public Speaking
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PORSI
DELLE
DOMANDE
MENTALI
COSTRUIRE
DELLE
IMMAGINI
PER
EVIDENZIARE
UN
CONCETTO
RISPONDERE
MENTALMENTE
E ….
Public Speaking
FORMATORE
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TUENG
E’ UNA TECNICA CHE
CONSISTE NELL’USARE
IN MODO PENETRANTE
LA VOCE ALLO SCOPO DI
ATTIRARE L’ATTENZIONE
Public Speaking
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Public Speaking
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La gestione del tempo
Puntualità nell’iniziare
Indicare, subito, e rispettare l’orario di prevista chiusura
Iniziare dagli argomenti più importanti e urgenti
Gestire attivamente il gruppo
Public Speaking
FORMATORE
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Cosa fare se i partecipanti sono tanti
Dare per scontato che la partecipazione sarà inizialmente
più “fredda”
L’impianto logico della relazione deve essere molto chiaro
Usare molto i sussidi visivi
Lasciare le domande dei partecipanti alla fine della
presentazione
Public Speaking
FORMATORE
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Come iniziare?
Elenco degli argomenti (O.D.G.)
Domande a cui si cercherà di rispondere
Presentarsi
Prendere spunto dall’attualità
Usare citazioni, esempi e metafore
Raccontare un aneddoto
Esporre fatti e cifre
Public Speaking
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La presentazione della Relazione
Dinamicità (gestualità, dinamismo vocale, centralità e azione)
Attenzione agli avverbi, ai trascinamenti, alla monotonia
ritmica
Usare le lavagne in modo attivo
Public Speaking
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Accento acuto (o chiuso)
ha la proprietà di restringere (o chiudere appunto) il suono (Es. sogno, vérde…)
Accento grave (o aperto)
indica che il suono è allargato (Es. lèi, uòmo…)
E’ importante saper distinguere immediatamente i due segni di
accento grave e acuto che peraltro, individueranno solo la
pronuncia delle vocali in sillaba tonica: le vocali in sillaba
atona, infatti, si sottindendono sempre chiuse.
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I vocaboli atoni
Enclitici sono quelli che si servono del vocabolo che li precede; essi sono:
le particelle pronominali mi, ti ci, si, vi, lo, la, gli, le
la particella avverbiale ne
Esempi: Prèndine, pòrtalo, chièdigli ...
VOCABOLI ATONI: si tratta di monosillabi non dotati di accento che si
appoggiano all’accento tonico del vocabolo più vicino
Proclitici sono quelli che si servono dell’accento tonico del vocabolo che li segue: sono
l’articolo indeterminativo un
i pronomi personali mi, ti ci, si, vi, lo, la, gli, le
il pronome e congiunzione che
le congiunzioni se, e, o, ma
gli articoli determinativi il, lo, la, i, gli, le
le preposizioni di, a, da, in, con, su, per, tra, fra
l’avverbio non
Esempi: “il lètto” si legge “illetto”
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Le vocali
Dal punto di vista acustico, le vocali sono dei suoni. L’italiano ne possiede
sette, dal momento che i fonemi “e” e “o” possono essere pronunciati sia
chiusi sia aperti
TRIANGOLO VOCALICO
a
è
é
i
ò
o
u
Anteriori o velari Posteriori o palatali
Vocale media di massima apertura
Il grado di diversa elevazione della lingua verso il palato o del suo
arretramento verso il velo palatino, determina la divisione delle vocali in
“velari” (i, è, è) e “palatali” (ò, o, u). La “a”, vocale di massima apertura
media, non partecipa né alla velarizzazione né alla palatalizzazione
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ANTERIORI
VELARI
MEDIA
POSTERIORI
O
PALATALI
i
è é a
ò
o
u
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1. Nel dittongo “ie”
esempi: dièci, ièri, mièi, niènte, pièdi …
eccezioni: suffissi delle derivazioni etniche (pugliése, marsigliése); suffissi dei diminutivi
(magliétta, vecchiétto); in alcune terminazioni (ampiézza, gaiézza)
La lettera “e” ha suono aperto nei seguenti casi
La lettera “e”
2. Quando è seguita da vocale
esempi: idèa, colèi, fèudo, rodèo, dèi (sost.), nèi (sost.)...
eccezioni: desinenza “ei” del passato remoto (credéi); forme sincopate (péi, quéi, déi,
néi); forme poetiche (vedéa, soléa)
3. Quando è seguita da una consonante più due vocali
esempi: assèdio, critèrio, commédia, presépio
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La “e” tonica chiusa italiana, é , deriva spesso dalla “e” lunga (e-) e dalla “i” breve
del latino classico:
esempi: ce-ra= céra; se-men= séme; vitrum= vétro
La vocale E con accento acuto: “E’”
La lettera “e”
La lettera “e” ha suono chiuso in quasi tutti i monosillabi
esempi: è(congiunz.), mé, cé, né, tè, vé, ché, ré, tré, lé
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La “o” tonica aperta italiana, ò , deriva spesso dalla “o” breve (o) e dal dittongo“au”
del latino classico:
esempi: bonum= buòno; locus = luògo; aurum = òro
La vocale O con accento grave: “ò”
La lettera “o”
La lettera “o” ha suono aperto
nel dittongo “uo”
esempi: uòmo, tuòno, scuòla, suòi, tuòi …
quando è seguita da consonante più due vocali
esempi: stòria, sòcio, petròlio, orològio
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La “o” tonica chiusa italiana, o , deriva dalla “o” lunga (o-) e dalla “u” breve del
latino classico:
esempi: no-men= nome; supra=sopra; tussis=tosse
La vocale O con accento acuto: “O’”
La lettera “o”
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I vocaboli omògrafi si possono differenziare nel significato sia a causa
dell’accento fonico (aperto o chiuso), sia per la diversa posizione
dell’accento tonico; riportiamo qui quelli di uso più comune, anche
perché sarebbe difficile elencarli e memorizzarli tutti.
Gli omografi
OMOGRAFI che si differenziano nell’accento fonico sulla vocale “e”
Accètta (verbo)
arèna (luogo)
collèga (compagno di lavoro)
crèdo (preghiera)
crèta (isola)
èsca (v. uscire)
lègge (v. leggere)
nèi (della pelle)
pèsca (frutto)
pèste (malattia)
rè (nota)
tè (bevanda)
tèma (argomento)
vènti (pl. di vènto)
Accétta (scure)
aréna (sabbia)
colléga (v. collegare)
crédo (v. credere)
créta (terra)
ésca (per pesci)
légge (regola)
néi (prep. articolata)
pésca (v. pescare)
péste (orme)
ré (sovrano)
té (pronome)
téma (v. temere)
vénti (numero)
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Una volta individuate le pause, si tratta di regolare, con una giusta
velocità, la successione delle sillabe e delle parole: una frase
pronunciata con un ritmo troppo veloce non darà il tempo a chi ascolta
di organizzare nella propria mente la successione dei suoni e quindi di
comprenderne il significato.
Ecco perché una lettura in pubblico deve seguire dei ritmi molto più lenti
di quelli di una normale conversazione, inoltre il ritmo dipenderà molto
dalle esigenze del messaggio che si vuole trasmettere.
Infine non va dimenticato che, più l’ambiente di lettura è grande, più la
lettura dev’essere lenta per dar modo alla voce di raggiungere tutto il
pubblico.
Il ritmo
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Normalmente si fa un uso istintivo di un certo numero di toni che si
estendono per circa un’ottava e mezza, modulando la propria voce dai
toni più bassi a quelli più alti.
Per una buona lettura in pubblico, i toni da usare dovranno essere
stabiliti, durante la pre-lettura, in base all’argomento trattato, al senso
delle frasi, e, naturalmente, alla propria capacità interpretativa, con cui si
dovrà cercare di catturare l’attenzione degli ascoltatori.
E’ evidente, ad esempio, che se l’esigenza è quella di “arringare” una
folla, il tono dovrà essere decisamente più alto, mentre nel caso della
lettura di un racconto, moduleremo al nostra voce su una gamma di toni
che possono variare dal basso, al medio, al medio alto. Naturalmente è
indispensabile evitare la “cantilena” (e cioè il susseguirsi monotono
degli stessi toni in uno schema fisso), e lo sbalzo di toni troppo brusco,
altrettanto difficile da accettare da parte di chi ascolta.
Il tono
Public Speaking
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Chi non conosce il testo, può comprenderne l’esatto senso solo se chi
legge rispetta sia le pause sintattiche (punteggiatura), sia quelle
interpretative. Le pause, infatti, consentono al lettore di attribuire l’esatta
efficacia ad ogni proposizione, e all’ascoltatore di riflettere e
comprendere il significato del testo.
Durante la lettura di preparazione o pre-lettura, si possono segnare le
pause indicandole semplicemente con delle barrette.
Una barretta / = pausa breve
Due barrette // = pausa lunga
I momenti di interruzione del suono potranno essere utilizzati anche per
la respirazione. Va detto inoltre che è consigliabile una breve pausa in
corrispondenza di:
Una quantità (es. “scaricarono/trentasei vagoni”)
Un verbo importante (es. “ed egli/dichiarò”)
Un incontro di vocali (es. “una/aiuola”)
Un avverbio di tempo (es. “adesso/èimportante”)
Le pause
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FORMATORE
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Compito del lettore è di trasmettere a chi ascolta, attraverso l’uso della
voce, l’immagine ideale di ciò che il testo vuole esprimere. Le emozioni
che il lettore deve trasmettere arriveranno soltanto se questi ha saputo
comprendere fino in fondo il vero messaggio del testo e se, calandosi
nella parte dell’autore, sa comunicarne con partecipazione il contenuto.
Si dovrà quindi evitare di essere “piatti” e di leggere come se il
contenuto non ci interessasse, ma anche di non esagerare per il timore
di essere noiosi. Non si può fare a meno di dar colore alla lettura, ma
bisogna farlo nel modo più naturale, senza retorica, con equilibrio e
misura.
Sarebbe bene, nella lettura di preparazione, evidenziare in margine i
momenti più significativi del brano, cercando poi, con l’aiuto di tutti gli
elementi espressivi (la pausa, il ritmo, il tono ed il colore) di rendere
efficace e suggestiva la nostra esposizione.
Il colore
Public Speaking
FORMATORE
RM BORRO
Milano 18 - 21 Marzo 2004
La Voce Depotenziata
Public Speaking
FORMATORE
RM BORRO
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Public Speaking
FORMATORE
RM BORRO
Milano 18 - 21 Marzo 2004
STATO RISORSA
V. A. K.
POSTURA
V.
A.
K.
K. A.
V.
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  • 1. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Comunicare in Pubblico con Sicurezza ed Efficacia usando la PNL
  • 2. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Linguistica e Dizione Le caratteristiche potenzianti della Voce Articolare le vocali in Apertura - Retrazione - Costruzione • il ritmo • la respirazione • il tono • le pause • • i sottovoce • gli alti/bassi • gli accenti • i sospiri • gli imperativi • i dialoghi interni • la velocità • lo scandire molto le parole • articolare le consonanti • proiettare la voce in avanti • scandire i toni fino alla fine del dialogo
  • 3. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 PORSI DELLE DOMANDE MENTALI COSTRUIRE DELLE IMMAGINI PER EVIDENZIARE UN CONCETTO RISPONDERE MENTALMENTE E ….
  • 4. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 TUENG E’ UNA TECNICA CHE CONSISTE NELL’USARE IN MODO PENETRANTE LA VOCE ALLO SCOPO DI ATTIRARE L’ATTENZIONE
  • 6. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La gestione del tempo Puntualità nell’iniziare Indicare, subito, e rispettare l’orario di prevista chiusura Iniziare dagli argomenti più importanti e urgenti Gestire attivamente il gruppo
  • 7. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Cosa fare se i partecipanti sono tanti Dare per scontato che la partecipazione sarà inizialmente più “fredda” L’impianto logico della relazione deve essere molto chiaro Usare molto i sussidi visivi Lasciare le domande dei partecipanti alla fine della presentazione
  • 8. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Come iniziare? Elenco degli argomenti (O.D.G.) Domande a cui si cercherà di rispondere Presentarsi Prendere spunto dall’attualità Usare citazioni, esempi e metafore Raccontare un aneddoto Esporre fatti e cifre
  • 9. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La presentazione della Relazione Dinamicità (gestualità, dinamismo vocale, centralità e azione) Attenzione agli avverbi, ai trascinamenti, alla monotonia ritmica Usare le lavagne in modo attivo
  • 10. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Accento acuto (o chiuso) ha la proprietà di restringere (o chiudere appunto) il suono (Es. sogno, vérde…) Accento grave (o aperto) indica che il suono è allargato (Es. lèi, uòmo…) E’ importante saper distinguere immediatamente i due segni di accento grave e acuto che peraltro, individueranno solo la pronuncia delle vocali in sillaba tonica: le vocali in sillaba atona, infatti, si sottindendono sempre chiuse.
  • 11. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 I vocaboli atoni Enclitici sono quelli che si servono del vocabolo che li precede; essi sono: le particelle pronominali mi, ti ci, si, vi, lo, la, gli, le la particella avverbiale ne Esempi: Prèndine, pòrtalo, chièdigli ... VOCABOLI ATONI: si tratta di monosillabi non dotati di accento che si appoggiano all’accento tonico del vocabolo più vicino Proclitici sono quelli che si servono dell’accento tonico del vocabolo che li segue: sono l’articolo indeterminativo un i pronomi personali mi, ti ci, si, vi, lo, la, gli, le il pronome e congiunzione che le congiunzioni se, e, o, ma gli articoli determinativi il, lo, la, i, gli, le le preposizioni di, a, da, in, con, su, per, tra, fra l’avverbio non Esempi: “il lètto” si legge “illetto”
  • 12. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Le vocali Dal punto di vista acustico, le vocali sono dei suoni. L’italiano ne possiede sette, dal momento che i fonemi “e” e “o” possono essere pronunciati sia chiusi sia aperti TRIANGOLO VOCALICO a è é i ò o u Anteriori o velari Posteriori o palatali Vocale media di massima apertura Il grado di diversa elevazione della lingua verso il palato o del suo arretramento verso il velo palatino, determina la divisione delle vocali in “velari” (i, è, è) e “palatali” (ò, o, u). La “a”, vocale di massima apertura media, non partecipa né alla velarizzazione né alla palatalizzazione
  • 13. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 ANTERIORI VELARI MEDIA POSTERIORI O PALATALI i è é a ò o u
  • 14. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 1. Nel dittongo “ie” esempi: dièci, ièri, mièi, niènte, pièdi … eccezioni: suffissi delle derivazioni etniche (pugliése, marsigliése); suffissi dei diminutivi (magliétta, vecchiétto); in alcune terminazioni (ampiézza, gaiézza) La lettera “e” ha suono aperto nei seguenti casi La lettera “e” 2. Quando è seguita da vocale esempi: idèa, colèi, fèudo, rodèo, dèi (sost.), nèi (sost.)... eccezioni: desinenza “ei” del passato remoto (credéi); forme sincopate (péi, quéi, déi, néi); forme poetiche (vedéa, soléa) 3. Quando è seguita da una consonante più due vocali esempi: assèdio, critèrio, commédia, presépio
  • 15. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La “e” tonica chiusa italiana, é , deriva spesso dalla “e” lunga (e-) e dalla “i” breve del latino classico: esempi: ce-ra= céra; se-men= séme; vitrum= vétro La vocale E con accento acuto: “E’” La lettera “e” La lettera “e” ha suono chiuso in quasi tutti i monosillabi esempi: è(congiunz.), mé, cé, né, tè, vé, ché, ré, tré, lé
  • 16. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La “o” tonica aperta italiana, ò , deriva spesso dalla “o” breve (o) e dal dittongo“au” del latino classico: esempi: bonum= buòno; locus = luògo; aurum = òro La vocale O con accento grave: “ò” La lettera “o” La lettera “o” ha suono aperto nel dittongo “uo” esempi: uòmo, tuòno, scuòla, suòi, tuòi … quando è seguita da consonante più due vocali esempi: stòria, sòcio, petròlio, orològio
  • 17. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La “o” tonica chiusa italiana, o , deriva dalla “o” lunga (o-) e dalla “u” breve del latino classico: esempi: no-men= nome; supra=sopra; tussis=tosse La vocale O con accento acuto: “O’” La lettera “o”
  • 18. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 I vocaboli omògrafi si possono differenziare nel significato sia a causa dell’accento fonico (aperto o chiuso), sia per la diversa posizione dell’accento tonico; riportiamo qui quelli di uso più comune, anche perché sarebbe difficile elencarli e memorizzarli tutti. Gli omografi OMOGRAFI che si differenziano nell’accento fonico sulla vocale “e” Accètta (verbo) arèna (luogo) collèga (compagno di lavoro) crèdo (preghiera) crèta (isola) èsca (v. uscire) lègge (v. leggere) nèi (della pelle) pèsca (frutto) pèste (malattia) rè (nota) tè (bevanda) tèma (argomento) vènti (pl. di vènto) Accétta (scure) aréna (sabbia) colléga (v. collegare) crédo (v. credere) créta (terra) ésca (per pesci) légge (regola) néi (prep. articolata) pésca (v. pescare) péste (orme) ré (sovrano) té (pronome) téma (v. temere) vénti (numero)
  • 19. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Una volta individuate le pause, si tratta di regolare, con una giusta velocità, la successione delle sillabe e delle parole: una frase pronunciata con un ritmo troppo veloce non darà il tempo a chi ascolta di organizzare nella propria mente la successione dei suoni e quindi di comprenderne il significato. Ecco perché una lettura in pubblico deve seguire dei ritmi molto più lenti di quelli di una normale conversazione, inoltre il ritmo dipenderà molto dalle esigenze del messaggio che si vuole trasmettere. Infine non va dimenticato che, più l’ambiente di lettura è grande, più la lettura dev’essere lenta per dar modo alla voce di raggiungere tutto il pubblico. Il ritmo
  • 20. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Normalmente si fa un uso istintivo di un certo numero di toni che si estendono per circa un’ottava e mezza, modulando la propria voce dai toni più bassi a quelli più alti. Per una buona lettura in pubblico, i toni da usare dovranno essere stabiliti, durante la pre-lettura, in base all’argomento trattato, al senso delle frasi, e, naturalmente, alla propria capacità interpretativa, con cui si dovrà cercare di catturare l’attenzione degli ascoltatori. E’ evidente, ad esempio, che se l’esigenza è quella di “arringare” una folla, il tono dovrà essere decisamente più alto, mentre nel caso della lettura di un racconto, moduleremo al nostra voce su una gamma di toni che possono variare dal basso, al medio, al medio alto. Naturalmente è indispensabile evitare la “cantilena” (e cioè il susseguirsi monotono degli stessi toni in uno schema fisso), e lo sbalzo di toni troppo brusco, altrettanto difficile da accettare da parte di chi ascolta. Il tono
  • 21. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Chi non conosce il testo, può comprenderne l’esatto senso solo se chi legge rispetta sia le pause sintattiche (punteggiatura), sia quelle interpretative. Le pause, infatti, consentono al lettore di attribuire l’esatta efficacia ad ogni proposizione, e all’ascoltatore di riflettere e comprendere il significato del testo. Durante la lettura di preparazione o pre-lettura, si possono segnare le pause indicandole semplicemente con delle barrette. Una barretta / = pausa breve Due barrette // = pausa lunga I momenti di interruzione del suono potranno essere utilizzati anche per la respirazione. Va detto inoltre che è consigliabile una breve pausa in corrispondenza di: Una quantità (es. “scaricarono/trentasei vagoni”) Un verbo importante (es. “ed egli/dichiarò”) Un incontro di vocali (es. “una/aiuola”) Un avverbio di tempo (es. “adesso/èimportante”) Le pause
  • 22. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 Compito del lettore è di trasmettere a chi ascolta, attraverso l’uso della voce, l’immagine ideale di ciò che il testo vuole esprimere. Le emozioni che il lettore deve trasmettere arriveranno soltanto se questi ha saputo comprendere fino in fondo il vero messaggio del testo e se, calandosi nella parte dell’autore, sa comunicarne con partecipazione il contenuto. Si dovrà quindi evitare di essere “piatti” e di leggere come se il contenuto non ci interessasse, ma anche di non esagerare per il timore di essere noiosi. Non si può fare a meno di dar colore alla lettura, ma bisogna farlo nel modo più naturale, senza retorica, con equilibrio e misura. Sarebbe bene, nella lettura di preparazione, evidenziare in margine i momenti più significativi del brano, cercando poi, con l’aiuto di tutti gli elementi espressivi (la pausa, il ritmo, il tono ed il colore) di rendere efficace e suggestiva la nostra esposizione. Il colore
  • 23. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 La Voce Depotenziata
  • 25. Public Speaking FORMATORE RM BORRO Milano 18 - 21 Marzo 2004 STATO RISORSA V. A. K. POSTURA V. A. K. K. A. V. La Rappresentazione dei Leader PENSARE