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VI Convegno nazionale
Società Italiana di Sociologia della Salute (SISS)
“La costruzione della salute nel welfare
socio-sanitario.
Nuovi scenari e pratiche sociologiche”
Pisa, 11-12 Giugno 2015
Sessione : “Cittadini protagonisti di buone pratiche sociali per la
salute”
Processi partecipativi inclusivi
per integrare servizi socio-sanitari
e servizi per le Politiche Attive dei lavori
e del Long Life Learning
Simone Cerrina Feroni
Vite in comune come valore pubblico
e “città vivibili”
Processi partecipativi
sui temi dell'orientamento e learning long-life e long-wide
e delle politiche attive dei lavori
come nuovi strumenti di welfare di community

1. La centralità, per la salute, di questi vecchi e nuovi diritti/doveri
2. che c'entrano i processi partecipativi
3. perchè si fa poco, e perchè servirebbe
4. e perchè welfare “di community” ?
Salute e Lavoro/lavori
“Oggi una parola chiave dei nostri pazienti è Lavoro.
I pazienti parlano in modo angosciato del fatto che non c'è più Lavoro [..]
Lavori diventa la parola chiave per rifondare la parola desiderio.
Si capisce allora che c'è stato uno spostamento radicale
rispetto agli anni Settanta dove il desiderio era un'alternativa al Lavoro,
mentre oggi i lavori
sono la possibilità di dare un senso al desiderio”
(M. Recalcati, modificato)
Lavoro è quello classico.
Lavori sono invece (anche) le attività per sè,
anche volontarie, di vita attiva, in salute
spesso sganciate dal Mercato (del lavoro)
Sono (entrambi) significativo investimento libidico
(di energie organizzate e produttive),
ma anche stili di vita e di convivenza
Il Mercato del Lavoro
Reti di flussi continui di relazioni di scelta,
commodificate,
rapide e complesse,
con informazioni scarse, e scarto di infinite altre opportunità
sotto forma di “noleggi” di tempo di vita
Un servizio al lavoro è una doppia consulenza di marketing
(domanda e offerta) sul mercato delle opportunità in cui valorizzare
idee e competenze, in cui emerge l'aspetto fiduciario e sociale.
La risorsa scarsa è il tempo di vita esperto, professionale:
si cambia allora (spesso forzatamente) vita, impiego, mestiere,
con o senza drammi
è l'era delle multiattività, dell'ibridazione,
di vite in cui tutto è potenziale lavoro e valore
(atteggiamenti, corpi, capacità, relazioni, sentimenti,
hobby, sport, vacanza, gioco)
.
Non c'è confine vita-lavoro,
la vita è luogo di consumo
attento alla produzione e prestazione (prosumer)
Comunicare, essere, creare, emozionarsi
sono fattori di competitività territoriale.
Dagli “human factors” in azienda agli “economics” nei mondi vitali,
anche di gruppi e organizzazioni
Il disagio della precarietà ....
Una diffusa riflessività attentiva finalizzata al miglioramento continuo,
una psicopatologia della qualità della vita quotidiana,
in cui siamo tutti de-differenziati
manager, imprenditori, progettisti, politici
Unsafety più che unsecurity :
salute e sicurezza dai luoghi di lavoro
alle vite intere biopoliticamente “messe al lavoro” ?
Il Lavoro è declinato come malessere psicosociale :
disoccupazione, malaoccupazione, mobbing, in-competenza,
fallimenti, burnout
generano malattia, esclusione sociale e disuguaglianze crescenti
e viceversa
Il lavoro comprende, alla Gorz, e soprattutto in Italia,
anche attività “life-fiendly” un tempo considerate extralavorative,
attività di volontariato o scambi non monetizzati:
dal Lavoro si transita (lentamente)
anche allealle attività e esperienze, alla wikinomics.
Molte però subiscono anch'esse una torsione ipercompetitiva
di “urgenza di vivere” e una venatura economica
.. che può essere empowering
per chi della flessibilità coglie l'opportunità di sviluppo,
le vite attive sono uno straordinario vettore di qualità
anche per sè (vite belle, non mercificate)
e bene comune selfpropelling, capitale umano circolante,
dono per l'intorno sociale, identità collettive
e capabilities territoriali.
Vite – lavori come sviluppo di identità e autostima,
che consumano ma ricostruiscono risorse sociali.
E quindi realizzano desideri di gratitudine,
legittimazione, reputazione, ruolo pubblico.
Anche se con una certa resistenza, soprattutto in Italia,
a mantenerne per sè e I propri gruppi primari
DIRITTO AL LONG LIFE LEARNING
Decreto Lgs 13/13
“Apprendimento informale, anche non intenzionale,
in attività di situazioni di vita quotidiana
nell'ambito del lavoro, familiare e del tempo libero”
Work Life Balance
e lettura di genere?
Le gravemente insufficienti Pari Opportunità
e la scarsa occupazione femminile
pongono in Italia un problema ulteriore per le donne.
Tema su cui non mi addentro,
ma che ci richiama alle differenze di genere nella salute
e al carico dei lavori di cura familiare e dell'oikos
(e anche alla femminilizzazione del lavoro
integrato nelle vite)
LE NUOVE VULNERABILITA':
I SOPRANNUMERARI
SISTEMATICI
tragedia tranquilla”
olpisce meno i classici poveri, abituati a lottare
vo investimento” in capitale sociale che non restituisce valore
a in crisi, aree a “sviluppo ritardato”, aree interne)
sificati, gli helplessness, chi ha poche scelte possibili,
ppolati nella rete
a scarse risorse (anche risorse “umane”, da ressortir = cavarsela)
onoscimento e fronteggiamento dei problemi
da elaborazione/scelta/azione
Key Competences UE 2006
Mancano le competenze organizzative,
che in Europa si danno per scontate
ma da noi son rare,
e ci sono capacità sociali e civiche,
spirito di iniziativa e imprenditorialità,
imparare a imparare
e consapevolezza / espressione culturale
Soggettivazione della povertà:
essere “preso in carico” dai servizi sociali
è vergognoso e umiliante
perchè implica l'inadeguatezza di poter far da sè
Le politiche attive del lavoro
e della formazione
Sviluppano riconoscimento
e validazione di competenze identitarie
emancipanti e socializzanti
Il non riconoscimento è umiliazione,
non rispetto, negazione di ruolo, unlearning.
Sincronizzano istituzioni, mondi vitali e mondi socio-economici
ma sono spesso passive
e paternalistico asssistenziali, ancorate a schemi
(monospecializzazione, bandi o sportelli burocratici)
incapaci di attivare, attrarre e motivare
(come dovrebbe fare una
“Funzione Pubblica delle Risorse Umane” del territorio)
Sono finanziate prevalentemente con fondi di coesione comunitari
(cioè sono sperimentali, non a regime) :
ecco il perchè della mancanza di processi partecipativi e
della scarsa integrazione coi servizi socio-sanitari e il welfare)
Nuovi diritti, nuovi servizi
Nella achieving society, la “spendi-abilità”,
il marketing dei tempi di vita,
impone nuovi servizi all'occupazione e al Long- Life Learning,
leva di sviluppo socio economico,
di preminente interesse civico e pubblico.
Rivediamone perciò, senza paura, modelli, organizzazione e regole,
che peraltro finora, essendo materia regionale,
si sono sviluppati, poco, ma creativamente.
Ma soprattutto rendiamoli più trasparenti,
perchè si tratta, come detto, di “noleggiare vite”.
Occorre favorire, nell'utente/beneficiario,
maggiore riflessione sulle azioni e
possibilit-azione di vite “impoterate”,
ben spese, in salute
Welfare di nuova generazione
Suscitare motivazione e pratiche di automiglioramento continuo
è modello OMS, contraltare alla necessità di sempre più rapida
capacità di “mettere al lavoro” sentimenti, cognizioni e relazioni
(individuali, gruppali, organizzativi e di community)
Queste competenze si accumulano/disperdono nei territori
mediante le pratiche di vita e socio-lavorative,
ma dipendono sempre più da servizi avanzati e locali
di orientamento, formazione e consulenza.
In altre parole ciò che prima era spontaneo
(ad esempio l'accumulo di capacità tecniche microimprenditoriali,
di civicness e di capitale sociale nei distretti industriali)
ora va sostenuto con policy e servizi per le nuove generazioni
e al contempo sostenere
le vecchie generazioni in difficoltà
Reintegrare e riprodurre il capitale sociale consumato
Work in progress e capacit-azione anche sul lato della domanda,
cioè lo sviluppo organizzativo, in particolare del Terzo Settore
Soggetti energizzati
oltre i limiti “naturali”
Da un modello fordista allievatore dei bisogni....
(salute, educazione, sicurezza, mobilità)
che rispondeva alle paure primarie di morte, solitudine, ignoranza, fame, arbitrio
e ai desideri di onnipotenza, onniscienza, immortalità e ubiquità
..si passa a un modello allenatore, allevatore di capacità,
che con-forma e sollecita i desideri di crescita
Incontrare la vita da prosumer riconfigura
il privato (ricerca di lavoro, autoformazione, relazioni, mondi vitali)
in forma di argomento pubblico,
e viceversa l'interesse pubblico in nuovi diritti
di orientamento e learning long life e long wide
Il potenziamento continuo
da 0 a 80 anni:
quali pratiche di cura/aiuto?
Si punta sul coinvolgimento dell'utente nell'automiglioramento
motivazione, coscienziosità (uno dei Big Five), capabilities
ma anche chi aiuta impara (e rivende), applicandole a sè stesso,
le tecniche di miglioramento.
E' il potenziamento del potenziatore
Compassione autentica, vera attenzione, mutuo riconoscimento
e sorpresa dell'incontro (nella differenza dei ruoli)
Sostenere il precario/autonomo a organizzarsi, camminare,
esplorare, giocare, leggere, partecipare
Un welfare che integri
salute e socio-lavorativo
Un welfare per il miglioramento solidale, che non lascia indietro chi ha
minore capacità di cambiamento, chi è poco raggiungibile,
I nuovi vulnerabili “in esodo silente dalla cittadinanza”
che sollecita e interviene, negli spazi, modi e tempi adatti,
caso per caso, nei punti più delicati dei sistemi sociali
che sa affrontare la resistenza passiva al cambiamento,
il “non essere-gettati-del-tutto”,
I prudenti, l'esercito di riserva al contrario: i non-competitivi
Sono precari/autonomi e interi gruppi sociali e associativi, con un
intreccio di livelli di funzionamento sociale e di empowerment
individuale, di gruppo e collettivi
che richiede un analogo intreccio di competenze
Ma welfare e servizi socio-sanitari per salute e benessere
e servizi alla formazione e occupazione
sono mondi separati e non integrati
(Società della Salute / Società dei lavori ?
ASL / Aziende di LongLifeLearning e Occupazione)
Postmoderne Società di Mutuo
Soccorso?
Più che sportelli e servizi, burocratico-amministrativi,
dove ogni PA e ogni cittadino
vedono solo un pezzetto, un job,
luoghi aperti la sera, ospitali, belli, conviviali,
con calendari quotidiani
di eventi formativi, culturali e ricreativi
Servizi di consulenza liquidi , ibridati nelle vite, nei flussi e spazitempi di vita,
centrati su fiducia, riconoscimento e attenzione.
Urban Center, biblioteche o coop di consumo di servizi,
luoghi dove co-abitare, co-lavorare, scambiare idee,
pooling di risorse (banche del tempo e dei lavori),
luoghi di ri-produzione di community
- Il servizio pubblico latita o si limita a scegliere l'associazione che gestisce,
la quale non sempre è all'altezza,
e il singolo cittadino volontario non è chiamato a collaborare
Rimangono le soluzioni clan, le neotribu, o il pallido web,
ma fasce intere di poloazione sono così escluse
I processi partecipativi
Opportunità
- Driver di commitment reciproco di esperti,
cittadini, utenti, diverse PA, privati e Terzo Settore
nella co-ideazione o valutazione
di policy pubbliche
- Sviluppa i temi salute e lavoro da temi sfondo a
temi in primo piano, che entrano più nelle vite
- Rafforzano il ruolo pubblico e la società civile
(sono eventi “civili”e democratici)
- Vanno oltre burocrazie e mercato ma sono anche
di stimolo all'attivazione, coordinata, del Terzo
Settore
- Modalità avanzate di gestione, ben oltre
formazione e concertazione
.. e problemi
- Chi non partecipa, chi è escluso
- Esperienze spot
- Assimilazione “furba” del dissenso
- Gli interessi collusivi e spartitori frenanti
Esempi di contaminazioni benestanti
- Nei servizi al lavoro si può accendere la necessaria (e straordinaria)
sussidiarietà orizzontale e mobilitazione locale,
soprattutto della Società civile e del volontariato,
per estensione dal settore socio-sanitario, dove questo già accade
- Si integrano gli attori locali nelle aree informative, orientative, formative,
culturali, di assistenza sociale, nella sanità e nello sviluppo territoriale,
finora rigidamente separate
- Si confrontano saperi e pratiche dei cittadini
e degli utenti con quelle degli esperti, degli operatori e dei funzionari
- Scuole, Università, Parti Sociali, ASL, Comuni, Agenzie per l'innovazione,
Associazioni e volontariato si possono parlare, ascoltare, confrontare,
condividendo problemi e soluzioni
Prende forma una solidarietà condivisa, un frame comune
finalizzato a rattoppare gli anelli deboli
o gli strappi nelle reti sugli snodi più critici
- Esempi di temi: la buona occupazione dei “social workers”
e delle organizzazioni socio-sanitarie in senso lato,
comprendendo il volontariato,
oppure il tema del sostegno socio-sanitario a disoccupati e mobbizzati,
oltre l'employability
Da questo punto di vista,
un processo partecipativo sui temi
del longlife e longwide learning-
- Include civicness dei cittadini, delle imprese e delle formazioni sociali
- E' community informale e socializzante di social innovation,
dove creare nuova cittadinanza mediante un confronto aperto
- E' spazio di ricerca-azione in cui “sciogliere” le culture
e co-ricostruire vocabolari e modelli condivisi
- Programma nuove partership e servizi di prevenzione integrati
- Ispessisce beni relazionali (conoscenza, fiducia)
e “scambia doni” di mutuo apprendimento laterale,
di community competente e riflessiva
- E' una “prova tecnica” di sottoreti tematiche per utenza
o per segmenti della Qualità della Vita
E mette in trasparenza le resistenze di PA e Terzo Settore
a riorganizzare funzioni e ruoli,
destrutturando e ricostruendo pluriprofessionalità intorno a:
Circuiti virtuosi e viziosi
Buon-essere, vita buona, degna, vitale,
socialmente responsabile
Mala-vita, malessere, vita indegna, irresponsabile
Come trasformare le debolezze e le vulnerabilità in forze?
Nulla d'altronde
produce più benessere ......
(dice Luigino Bruni) quanto partecipare a una azione civile volontaria,
collettiva, libera, democratica, fra pari, senza alto e basso,
dentro e fuori (è una unconference)
Con una immediata review nel contesto microsociale:
partecip-azione è ricerca partecipata lewiniana:
capire una situazione in gruppo, provare a cambiarla,
e l'azione crea learning per le azioni successive,
senza distinguere fra esperti e utenti
Participating è gerundio
come learning, wellbeing, organizing, empowering:
è processo che è già il suo stesso risultato
La community riflette su sè stessa,
come una organizzazione su mercati competitivi
deve essere participating, cioè ascolta clienti, fornitori e personale,
e in fondo I territori competono fra loro.
Un chiaro isomorfismo
fra strumento e obiettivo
Ovvero sia nei processi partecipativi (in generale)
che nei nuovi servizi e nel nuovo welfare sopra delineati:
- abbiamo selfassembly (unlearning e relearning), selfconstitution,
choice e changing (d'altronde le due sfere riguardano le vite)
- si ricostituiscono i giacimenti psicosociali “sfruttati”
(fiducia nell'altro generalizzato, amicalità, lealtà)
- c'è accoglienza, riconoscimento reciproco,
ascolto e condivisione anche e soprattutto degli esclusi
- c'è solidarietà e interesse pubblico vero, fraternità fra diversi ma uguali,
interazione e non omologazione, coabitazione
(cioè cum-vita, vita in comune) e non empatia funzionale
- si rielaborano collettivamente e in modo rassicurante le sconfitte
Circoli di miglioramento autogestiti (Circoli di Studio),
Comunità di pratiche (aiuto fra pari altruistico),
Friendly society
Nuove Agorà in cui pubblico e privato non sono confusi
La ristrutturazione di capacità nei
processi partecipativi è cioè simile
alla ristrutturazione di capacità
degli utenti dei servizi
In altri termini I processi partecipativi producono valore in sè,
anche laddove, come capita, il risultato
in termini di policy, programmazione o miglioramento dei servizi
fosse scarno, o fosse un compromesso al ribasso
Leggiamolo per differenza: un processo partecipato in campo urbanistico
(che sottende però sempre salute e lavoro)
potrebbe, per conflitti di interesse fra gli attori non componibili,
portare a situazioni di stallo.
Ma avrebbe comunque prodotto uno spillover di condivisione
del problema, community empowerment, coping di community
Quando il processo partecipato riguarda proprio questo punto
( e per la salute è uguale)
il processo è quindi già (in parte) la soluzione
esattamente come in un t-group
o in esperienze “hic et nunc” di gruppo avanzate
impari (forse anche di più) anche quando va male,
cioè il gruppo non si coagula.
I processi partecipati sulla salute
Si sono rivelati community empowering e hanno rafforzato
I tradizionali Piani per la salute.
Pur tenendo conto che si partiva da contesti avanzati,
si può notare inaffti una sedimentazione di mutuo rispetto,
riflessione critica, cura e partecipazione di gruppo
(ma con ambito territoriale), anche simbolica,
e soprattutto I soggetti organizzativi
che disponevano di meno risorse o meno capabilities
hanno potuto guadagnare maggiore sentimento di “essere in control”,
cioè benessere.
Voler vedere I problemi, volersi organizzare,
desiderio del cambiamento sono tratti individuali,
ma pare che I processi partecipativi
(anche se apparentemente centrati sui cittadini),
o forse proprio per questo “richiamo di realtà”,
producano effetti, significativi,
soprattutto su quelli organizzativi, anche sociali.
.
Spunti / criticità
Sociologia (critica) dei Processi partecipativi e dei Progetti Finanziati
(non sono tutte rose e fiori)
Biopolitiche del LongLifeLearning?
(“in una prospettiva di crescita personale, civica, sociale e occupazionale”)
Basic income, art. 1 e diritto alla salute minima di cittadinanza
per poter “vivere decentemente”?
Come declinare oggi il dovere “inderogabile” di solidarietà sociale ?
La sharing economy?
Realizzazione della “persona umana” nelle formazioni sociali
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Processi partecipativi per integrare welfare e servizi socio-sanitari con quelli per le politiche attive del lavoro e del long-life learningCerrina feronisimone siss-2015-1

  • 1. VI Convegno nazionale Società Italiana di Sociologia della Salute (SISS) “La costruzione della salute nel welfare socio-sanitario. Nuovi scenari e pratiche sociologiche” Pisa, 11-12 Giugno 2015 Sessione : “Cittadini protagonisti di buone pratiche sociali per la salute” Processi partecipativi inclusivi per integrare servizi socio-sanitari e servizi per le Politiche Attive dei lavori e del Long Life Learning Simone Cerrina Feroni
  • 2. Vite in comune come valore pubblico e “città vivibili” Processi partecipativi sui temi dell'orientamento e learning long-life e long-wide e delle politiche attive dei lavori come nuovi strumenti di welfare di community  1. La centralità, per la salute, di questi vecchi e nuovi diritti/doveri 2. che c'entrano i processi partecipativi 3. perchè si fa poco, e perchè servirebbe 4. e perchè welfare “di community” ?
  • 3. Salute e Lavoro/lavori “Oggi una parola chiave dei nostri pazienti è Lavoro. I pazienti parlano in modo angosciato del fatto che non c'è più Lavoro [..] Lavori diventa la parola chiave per rifondare la parola desiderio. Si capisce allora che c'è stato uno spostamento radicale rispetto agli anni Settanta dove il desiderio era un'alternativa al Lavoro, mentre oggi i lavori sono la possibilità di dare un senso al desiderio” (M. Recalcati, modificato) Lavoro è quello classico. Lavori sono invece (anche) le attività per sè, anche volontarie, di vita attiva, in salute spesso sganciate dal Mercato (del lavoro) Sono (entrambi) significativo investimento libidico (di energie organizzate e produttive), ma anche stili di vita e di convivenza
  • 4. Il Mercato del Lavoro Reti di flussi continui di relazioni di scelta, commodificate, rapide e complesse, con informazioni scarse, e scarto di infinite altre opportunità sotto forma di “noleggi” di tempo di vita Un servizio al lavoro è una doppia consulenza di marketing (domanda e offerta) sul mercato delle opportunità in cui valorizzare idee e competenze, in cui emerge l'aspetto fiduciario e sociale. La risorsa scarsa è il tempo di vita esperto, professionale: si cambia allora (spesso forzatamente) vita, impiego, mestiere, con o senza drammi è l'era delle multiattività, dell'ibridazione, di vite in cui tutto è potenziale lavoro e valore (atteggiamenti, corpi, capacità, relazioni, sentimenti, hobby, sport, vacanza, gioco) . Non c'è confine vita-lavoro, la vita è luogo di consumo attento alla produzione e prestazione (prosumer) Comunicare, essere, creare, emozionarsi sono fattori di competitività territoriale. Dagli “human factors” in azienda agli “economics” nei mondi vitali, anche di gruppi e organizzazioni
  • 5. Il disagio della precarietà .... Una diffusa riflessività attentiva finalizzata al miglioramento continuo, una psicopatologia della qualità della vita quotidiana, in cui siamo tutti de-differenziati manager, imprenditori, progettisti, politici Unsafety più che unsecurity : salute e sicurezza dai luoghi di lavoro alle vite intere biopoliticamente “messe al lavoro” ? Il Lavoro è declinato come malessere psicosociale : disoccupazione, malaoccupazione, mobbing, in-competenza, fallimenti, burnout generano malattia, esclusione sociale e disuguaglianze crescenti e viceversa Il lavoro comprende, alla Gorz, e soprattutto in Italia, anche attività “life-fiendly” un tempo considerate extralavorative, attività di volontariato o scambi non monetizzati: dal Lavoro si transita (lentamente) anche allealle attività e esperienze, alla wikinomics. Molte però subiscono anch'esse una torsione ipercompetitiva di “urgenza di vivere” e una venatura economica
  • 6. .. che può essere empowering per chi della flessibilità coglie l'opportunità di sviluppo, le vite attive sono uno straordinario vettore di qualità anche per sè (vite belle, non mercificate) e bene comune selfpropelling, capitale umano circolante, dono per l'intorno sociale, identità collettive e capabilities territoriali. Vite – lavori come sviluppo di identità e autostima, che consumano ma ricostruiscono risorse sociali. E quindi realizzano desideri di gratitudine, legittimazione, reputazione, ruolo pubblico. Anche se con una certa resistenza, soprattutto in Italia, a mantenerne per sè e I propri gruppi primari DIRITTO AL LONG LIFE LEARNING Decreto Lgs 13/13 “Apprendimento informale, anche non intenzionale, in attività di situazioni di vita quotidiana nell'ambito del lavoro, familiare e del tempo libero”
  • 7. Work Life Balance e lettura di genere? Le gravemente insufficienti Pari Opportunità e la scarsa occupazione femminile pongono in Italia un problema ulteriore per le donne. Tema su cui non mi addentro, ma che ci richiama alle differenze di genere nella salute e al carico dei lavori di cura familiare e dell'oikos (e anche alla femminilizzazione del lavoro integrato nelle vite)
  • 8. LE NUOVE VULNERABILITA': I SOPRANNUMERARI SISTEMATICI
  • 9. tragedia tranquilla” olpisce meno i classici poveri, abituati a lottare vo investimento” in capitale sociale che non restituisce valore a in crisi, aree a “sviluppo ritardato”, aree interne) sificati, gli helplessness, chi ha poche scelte possibili, ppolati nella rete a scarse risorse (anche risorse “umane”, da ressortir = cavarsela) onoscimento e fronteggiamento dei problemi da elaborazione/scelta/azione Key Competences UE 2006 Mancano le competenze organizzative, che in Europa si danno per scontate ma da noi son rare, e ci sono capacità sociali e civiche, spirito di iniziativa e imprenditorialità, imparare a imparare e consapevolezza / espressione culturale Soggettivazione della povertà: essere “preso in carico” dai servizi sociali è vergognoso e umiliante perchè implica l'inadeguatezza di poter far da sè
  • 10. Le politiche attive del lavoro e della formazione Sviluppano riconoscimento e validazione di competenze identitarie emancipanti e socializzanti Il non riconoscimento è umiliazione, non rispetto, negazione di ruolo, unlearning. Sincronizzano istituzioni, mondi vitali e mondi socio-economici ma sono spesso passive e paternalistico asssistenziali, ancorate a schemi (monospecializzazione, bandi o sportelli burocratici) incapaci di attivare, attrarre e motivare (come dovrebbe fare una “Funzione Pubblica delle Risorse Umane” del territorio) Sono finanziate prevalentemente con fondi di coesione comunitari (cioè sono sperimentali, non a regime) : ecco il perchè della mancanza di processi partecipativi e della scarsa integrazione coi servizi socio-sanitari e il welfare)
  • 11. Nuovi diritti, nuovi servizi Nella achieving society, la “spendi-abilità”, il marketing dei tempi di vita, impone nuovi servizi all'occupazione e al Long- Life Learning, leva di sviluppo socio economico, di preminente interesse civico e pubblico. Rivediamone perciò, senza paura, modelli, organizzazione e regole, che peraltro finora, essendo materia regionale, si sono sviluppati, poco, ma creativamente. Ma soprattutto rendiamoli più trasparenti, perchè si tratta, come detto, di “noleggiare vite”. Occorre favorire, nell'utente/beneficiario, maggiore riflessione sulle azioni e possibilit-azione di vite “impoterate”, ben spese, in salute
  • 12. Welfare di nuova generazione Suscitare motivazione e pratiche di automiglioramento continuo è modello OMS, contraltare alla necessità di sempre più rapida capacità di “mettere al lavoro” sentimenti, cognizioni e relazioni (individuali, gruppali, organizzativi e di community) Queste competenze si accumulano/disperdono nei territori mediante le pratiche di vita e socio-lavorative, ma dipendono sempre più da servizi avanzati e locali di orientamento, formazione e consulenza. In altre parole ciò che prima era spontaneo (ad esempio l'accumulo di capacità tecniche microimprenditoriali, di civicness e di capitale sociale nei distretti industriali) ora va sostenuto con policy e servizi per le nuove generazioni e al contempo sostenere le vecchie generazioni in difficoltà Reintegrare e riprodurre il capitale sociale consumato Work in progress e capacit-azione anche sul lato della domanda, cioè lo sviluppo organizzativo, in particolare del Terzo Settore
  • 13. Soggetti energizzati oltre i limiti “naturali” Da un modello fordista allievatore dei bisogni.... (salute, educazione, sicurezza, mobilità) che rispondeva alle paure primarie di morte, solitudine, ignoranza, fame, arbitrio e ai desideri di onnipotenza, onniscienza, immortalità e ubiquità ..si passa a un modello allenatore, allevatore di capacità, che con-forma e sollecita i desideri di crescita Incontrare la vita da prosumer riconfigura il privato (ricerca di lavoro, autoformazione, relazioni, mondi vitali) in forma di argomento pubblico, e viceversa l'interesse pubblico in nuovi diritti di orientamento e learning long life e long wide
  • 14. Il potenziamento continuo da 0 a 80 anni: quali pratiche di cura/aiuto? Si punta sul coinvolgimento dell'utente nell'automiglioramento motivazione, coscienziosità (uno dei Big Five), capabilities ma anche chi aiuta impara (e rivende), applicandole a sè stesso, le tecniche di miglioramento. E' il potenziamento del potenziatore Compassione autentica, vera attenzione, mutuo riconoscimento e sorpresa dell'incontro (nella differenza dei ruoli) Sostenere il precario/autonomo a organizzarsi, camminare, esplorare, giocare, leggere, partecipare
  • 15. Un welfare che integri salute e socio-lavorativo Un welfare per il miglioramento solidale, che non lascia indietro chi ha minore capacità di cambiamento, chi è poco raggiungibile, I nuovi vulnerabili “in esodo silente dalla cittadinanza” che sollecita e interviene, negli spazi, modi e tempi adatti, caso per caso, nei punti più delicati dei sistemi sociali che sa affrontare la resistenza passiva al cambiamento, il “non essere-gettati-del-tutto”, I prudenti, l'esercito di riserva al contrario: i non-competitivi Sono precari/autonomi e interi gruppi sociali e associativi, con un intreccio di livelli di funzionamento sociale e di empowerment individuale, di gruppo e collettivi che richiede un analogo intreccio di competenze Ma welfare e servizi socio-sanitari per salute e benessere e servizi alla formazione e occupazione sono mondi separati e non integrati (Società della Salute / Società dei lavori ? ASL / Aziende di LongLifeLearning e Occupazione)
  • 16. Postmoderne Società di Mutuo Soccorso? Più che sportelli e servizi, burocratico-amministrativi, dove ogni PA e ogni cittadino vedono solo un pezzetto, un job, luoghi aperti la sera, ospitali, belli, conviviali, con calendari quotidiani di eventi formativi, culturali e ricreativi Servizi di consulenza liquidi , ibridati nelle vite, nei flussi e spazitempi di vita, centrati su fiducia, riconoscimento e attenzione. Urban Center, biblioteche o coop di consumo di servizi, luoghi dove co-abitare, co-lavorare, scambiare idee, pooling di risorse (banche del tempo e dei lavori), luoghi di ri-produzione di community - Il servizio pubblico latita o si limita a scegliere l'associazione che gestisce, la quale non sempre è all'altezza, e il singolo cittadino volontario non è chiamato a collaborare Rimangono le soluzioni clan, le neotribu, o il pallido web, ma fasce intere di poloazione sono così escluse
  • 17. I processi partecipativi Opportunità - Driver di commitment reciproco di esperti, cittadini, utenti, diverse PA, privati e Terzo Settore nella co-ideazione o valutazione di policy pubbliche - Sviluppa i temi salute e lavoro da temi sfondo a temi in primo piano, che entrano più nelle vite - Rafforzano il ruolo pubblico e la società civile (sono eventi “civili”e democratici) - Vanno oltre burocrazie e mercato ma sono anche di stimolo all'attivazione, coordinata, del Terzo Settore - Modalità avanzate di gestione, ben oltre formazione e concertazione .. e problemi - Chi non partecipa, chi è escluso - Esperienze spot - Assimilazione “furba” del dissenso - Gli interessi collusivi e spartitori frenanti
  • 18. Esempi di contaminazioni benestanti - Nei servizi al lavoro si può accendere la necessaria (e straordinaria) sussidiarietà orizzontale e mobilitazione locale, soprattutto della Società civile e del volontariato, per estensione dal settore socio-sanitario, dove questo già accade - Si integrano gli attori locali nelle aree informative, orientative, formative, culturali, di assistenza sociale, nella sanità e nello sviluppo territoriale, finora rigidamente separate - Si confrontano saperi e pratiche dei cittadini e degli utenti con quelle degli esperti, degli operatori e dei funzionari - Scuole, Università, Parti Sociali, ASL, Comuni, Agenzie per l'innovazione, Associazioni e volontariato si possono parlare, ascoltare, confrontare, condividendo problemi e soluzioni Prende forma una solidarietà condivisa, un frame comune finalizzato a rattoppare gli anelli deboli o gli strappi nelle reti sugli snodi più critici - Esempi di temi: la buona occupazione dei “social workers” e delle organizzazioni socio-sanitarie in senso lato, comprendendo il volontariato, oppure il tema del sostegno socio-sanitario a disoccupati e mobbizzati, oltre l'employability
  • 19. Da questo punto di vista, un processo partecipativo sui temi del longlife e longwide learning- - Include civicness dei cittadini, delle imprese e delle formazioni sociali - E' community informale e socializzante di social innovation, dove creare nuova cittadinanza mediante un confronto aperto - E' spazio di ricerca-azione in cui “sciogliere” le culture e co-ricostruire vocabolari e modelli condivisi - Programma nuove partership e servizi di prevenzione integrati - Ispessisce beni relazionali (conoscenza, fiducia) e “scambia doni” di mutuo apprendimento laterale, di community competente e riflessiva - E' una “prova tecnica” di sottoreti tematiche per utenza o per segmenti della Qualità della Vita E mette in trasparenza le resistenze di PA e Terzo Settore a riorganizzare funzioni e ruoli, destrutturando e ricostruendo pluriprofessionalità intorno a:
  • 20. Circuiti virtuosi e viziosi Buon-essere, vita buona, degna, vitale, socialmente responsabile Mala-vita, malessere, vita indegna, irresponsabile Come trasformare le debolezze e le vulnerabilità in forze?
  • 21. Nulla d'altronde produce più benessere ...... (dice Luigino Bruni) quanto partecipare a una azione civile volontaria, collettiva, libera, democratica, fra pari, senza alto e basso, dentro e fuori (è una unconference) Con una immediata review nel contesto microsociale: partecip-azione è ricerca partecipata lewiniana: capire una situazione in gruppo, provare a cambiarla, e l'azione crea learning per le azioni successive, senza distinguere fra esperti e utenti Participating è gerundio come learning, wellbeing, organizing, empowering: è processo che è già il suo stesso risultato La community riflette su sè stessa, come una organizzazione su mercati competitivi deve essere participating, cioè ascolta clienti, fornitori e personale, e in fondo I territori competono fra loro.
  • 22. Un chiaro isomorfismo fra strumento e obiettivo Ovvero sia nei processi partecipativi (in generale) che nei nuovi servizi e nel nuovo welfare sopra delineati: - abbiamo selfassembly (unlearning e relearning), selfconstitution, choice e changing (d'altronde le due sfere riguardano le vite) - si ricostituiscono i giacimenti psicosociali “sfruttati” (fiducia nell'altro generalizzato, amicalità, lealtà) - c'è accoglienza, riconoscimento reciproco, ascolto e condivisione anche e soprattutto degli esclusi - c'è solidarietà e interesse pubblico vero, fraternità fra diversi ma uguali, interazione e non omologazione, coabitazione (cioè cum-vita, vita in comune) e non empatia funzionale - si rielaborano collettivamente e in modo rassicurante le sconfitte Circoli di miglioramento autogestiti (Circoli di Studio), Comunità di pratiche (aiuto fra pari altruistico), Friendly society Nuove Agorà in cui pubblico e privato non sono confusi
  • 23. La ristrutturazione di capacità nei processi partecipativi è cioè simile alla ristrutturazione di capacità degli utenti dei servizi In altri termini I processi partecipativi producono valore in sè, anche laddove, come capita, il risultato in termini di policy, programmazione o miglioramento dei servizi fosse scarno, o fosse un compromesso al ribasso Leggiamolo per differenza: un processo partecipato in campo urbanistico (che sottende però sempre salute e lavoro) potrebbe, per conflitti di interesse fra gli attori non componibili, portare a situazioni di stallo. Ma avrebbe comunque prodotto uno spillover di condivisione del problema, community empowerment, coping di community Quando il processo partecipato riguarda proprio questo punto ( e per la salute è uguale) il processo è quindi già (in parte) la soluzione esattamente come in un t-group o in esperienze “hic et nunc” di gruppo avanzate impari (forse anche di più) anche quando va male, cioè il gruppo non si coagula.
  • 24. I processi partecipati sulla salute Si sono rivelati community empowering e hanno rafforzato I tradizionali Piani per la salute. Pur tenendo conto che si partiva da contesti avanzati, si può notare inaffti una sedimentazione di mutuo rispetto, riflessione critica, cura e partecipazione di gruppo (ma con ambito territoriale), anche simbolica, e soprattutto I soggetti organizzativi che disponevano di meno risorse o meno capabilities hanno potuto guadagnare maggiore sentimento di “essere in control”, cioè benessere. Voler vedere I problemi, volersi organizzare, desiderio del cambiamento sono tratti individuali, ma pare che I processi partecipativi (anche se apparentemente centrati sui cittadini), o forse proprio per questo “richiamo di realtà”, producano effetti, significativi, soprattutto su quelli organizzativi, anche sociali. .
  • 25. Spunti / criticità Sociologia (critica) dei Processi partecipativi e dei Progetti Finanziati (non sono tutte rose e fiori) Biopolitiche del LongLifeLearning? (“in una prospettiva di crescita personale, civica, sociale e occupazionale”) Basic income, art. 1 e diritto alla salute minima di cittadinanza per poter “vivere decentemente”? Come declinare oggi il dovere “inderogabile” di solidarietà sociale ? La sharing economy? Realizzazione della “persona umana” nelle formazioni sociali Dalla salute organizzativa alla salute della community, ma il neocomunitarismo è ambiguo, è anche oppressione Esperienze in altri paesi di tradizione partecipativa decennale (USA, Nord Europa)