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AIQUAV 
Associazione Italiana per gli studi sulla qualità della vita 
Primo convegno nazionale 
“Qualità della vita: territorio e 
popolazioni “ 
Firenze 29-31 Luglio 2013 
L'interfaccia C come “zona di 
passaggio” al benessere territoriale 
Simone Cerrina Feroni
Soggetti,benessere e interfacce 
Soggetti (individuo, gruppo, organizzazione, inter-organizzazioni, comunità locale) 
Benessere (dei soggetti = passaggio, riuscito, delle interfacce, o, ancora meglio, 
nel saperci stare) 
Interfacce: passaggio a maggiore densità sociale, da vuoto a pieno 
 Interfaccia A : dall'individuo al gruppo – BENESSERE (Spaltro) 
 Interfaccia B: dal gruppo all'organizzazione – MALESSERE (spesso) 
 Interfaccia C: dall'organizzazione alle reti interorganizzative locali - BENESSERE 
Una sorta di interfaccia A – anzichè individui, sono individui che rappresentano 
organizzazioni 
Non è un passaggio diretto alla comunità locale 
(problematico, chiusura), 
nè un passaggio diretto piccoli gruppi - territorio 
Benessere 
( raggiungibile, osservabile e misurabile) 
dei newtwork inter-organizzativi locali
Modifiche/fedeltà 
al modello di Spaltro 
Per Spaltro l'interfaccia C è quella fra organizzazione e il livello macro 
(o addirittura mega) comunitario. 
Venendo dal mondo “micro” e psicoorganizzativo, ho ricondotto il problema 
a un problema a me più noto, organizzativo, 
sia pure “transorganizzativo”(o “iperorganizzativo”) 
E' un evidente escamotage, evidenzio cosi' solo la “punta dell'iceberg”, 
il continente emerso osservabile e misurabile. 
Però mi pare comunque il modello un po' “tenga” e offra spunti di analisi, 
sia sul lato dell'interfaccia B (sarebbe “B al quadrato”), 
sia sulla difficoltà di analizzare l'interfaccia C. 
Il modello di Spaltro è infatti ciclico, se non si passa l'interfaccia C 
si torna al funzionamento iniziale, di coppia. Sapersi muovere su più livelli. 
Sull'ineliminabilità del livello “organizzazione” nell'interfaccia C, 
penso che il piccolo gruppo sia troppo piccolo, 
e il “mattoncino” di dimensione giusta sia quello organizzativo, 
che è interessante proprio perchè è quello più critico.
PROVA
Dai processi interorganizzativi locali 
ai “territori coraggiosi” 
Reti come sperimentazioni reversibili di sviluppo locale 
verso nuove visioni e superamento del passato (le carovane dei pioneri della frontiera 
americana) 
Accumulo e integrazione di risorse locali (fiducia, investimenti immateriali) 
Committment e responsabilità sociale e per la comunità es. bilancio di comunità o per la 
comunità, responsabilità sociale d'impresa 
Empowerment di comunità ( Rappaport, Zimmermann - Emilia Romagna ) 
Ampliamento di autostima, potere e capabilities delle reti locali più “malestanti”, cioè deboli, 
isolate o in crisi 
Benessere territoriale ( salto qualitativo – qualità della vita delle reti territoriali ) 
 eudaimonico 
 sentimento di autonomia e sviluppo 
 capacità di fronteggiare le crisi e la competizione 
 mobilitazione delle energie desideranti 
 senso di futurità – anche simbolica es. arte e urbanistica 
 stare nelle reti globali da protagonisti 
Policies di miglioramento, ad esempio gestione partnership di progetto
Reti e partnership 
interorganizzative e locali 
Cosa sono, perchè nascono o evolvono 
Da coordinamenti “spot” a alleanze strategiche long term 
Il loro bengoverno: come si rendono benestanti 
Riuso di modelli e tecniche delle scienze sociologiche, 
organizzative, economiche, politiche e psicosociali 
Il “valore” della rete
L'evoluzione delle organizzazioni: 
“siamo un organizzazione 
molto differentista” 
- Autoorganizzazione / autoapprendimento 
- Metafore politiche e teatrali 
- Dall'orchestra sinfonica all'improvvisazione jazz 
- March, Weick: sensemaking e proprietà emergenti 
- Enactment: azione - interpretazione, il contesto è creato dall'attore 
- Organizzazione flessibile, snella, a rete, loosely coupled, a “flussi di risorse” 
- Fallimento mercato e gerarchia 
- Adhocrazia, modelli sistemici, “order from caos” (Atlan) 
- Crescere incorporando devianza e ambiente esterno, approccio 
per contingenze 
- Granovetter: la “forza dei legami deboli” 
- Organizzazioni instabili, a breve, nevrotiche, palestra di ambiguità/incorenze 
: l'evoluzione interorganizzativa è un sano “esame di realtà”
Perchè le inter-organizzazioni 
In origine per Difesa USA e risposta al modello giapponese (side effect: il web) 
Complessità “ecologica” crescente dei sistemi locali 
(pulviscolo di associazioni di volontariato, 
cooperative sociali, associazioni di promozione sociale 
e in genere di gruppi e organizzazioni in ogni settore): 
occorre integrazione con reti di secondo livello, 
anche solo per coordinarsi 
Coinvolgimento del consumatore/cliente/cittadino ( e dei fornitori) – comakership 
Crescere per emulazione, imitazione, gemmazione (invidia sana) , radicare al territorio 
Programmi Europei 2014-20 che puntano, ancor più, 
su partecipazione e partnership locali di sviluppo territoriale - 
Es: Community Led Local Development, Libro Bianco Governance Europea, 
in discussione Codice di Condotta Partnership 
Nota: negli assi compare la QdV ! 
Le interorganizzazioni locali offrono l'opportunità di un processo 
di monitoraggio/miglioramento che è difficile a livello nazionale.
Ispessimento 
Inclusivita' 
Fiducia 
Sostenibilita' 
Tavolo di coordinamento, comitato, cabina di regia 
Gruppi di lavoro fra organizzazioni simili / complementari 
Progetti 
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Servizi diversi a utenti simili 
Associazioni di secondo livello (CESVOT, coop) 
Partnership 
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Reti di programmazione policy territoriali 
Contratti / semicontratti 
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Co-opetion
Il valore del networking 
di prossimità 
Accedere a finanziamenti 
Economicità - Ridurre costi e economie scala 
Pooling risorse (fisiche, informative, fornitori) – coworking, solidarietà 
Pooling competenze (strategico-innovativo) 
Problem setting, ricerca 
Integrazione 
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Policy 
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Efficienza / performance – evidenziare processi minimi 
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Normale valutazione ? Non tanto, si agisce su più organizzazioni locali 
NON PROPRIE. E' quindi evidente l'ordine di grandezza dell'impatto
L'interfaccia C 
In cosa somiglia all'interfaccia A o B ? 
E' davvero poco critica come sembra a prima vista ?
Un modello dell'interfaccia C
Commenti al modello 
Il modello è ricorsivo perchè è isomorfo a quello dell'interfaccia B 
Evidenzia le contingenze esterne, cioè gli stakeholder 
E' mintzberghiano nella forma, lewiniano nella sostanza, assomiglia 
a un tavolo di negoziato. 
.I 
l valore, cioè l'altezza, è, come visto, molto variabile. 
Di conseguenza l'organizzazione. 
Le forze in campo “remano” in varie direzioni: in particolare 
sia lo stakeholder esterno che quello interno, che appaiono gli attori 
più significativi. 
Ciò conferma la natura politica, adulta e negoziale, di questo campo. 
Inoltre lo stakeholder interno, cioè dell'organizzazione, 
può essere un nodo della rete. 
L'organizzarsi del campo dell'interfaccia, cioè l'organizzarsi della rete, 
il suo passaggio di dimensione qualitativa, 
è anche interpretabile come benessere. 
Più che gerarchia si ha reputazione
“Invece di condannarlo, il conflitto, dovremmo farlo 
lavorare per noi” 
(Mary Parker Follett, 1924) 
Il caso peggiore: una fusione in-differenziata di due 
organizzazioni uguali o opposte (coppia pura) 
Oppure un nodo molto accentratore: siamo in una interfaccia B, 
è una organizzazione. 
In generale occorre declinare un “noi” plurale che contenga 
diverse organizzazioni, anche conflittuali fra loro. 
Integrazione, più che differenziazione, e soprattutto simbolica più 
che reale, dove quindi più che a una palese aggressività 
assistiamo a frenaggi, boicottaggi sottili e una certa inazione.
“Avere due ipotesi conflittuali in testa e, 
ciononostante, 
mantenere la capacità di ragionare e reagire” 
Francis Scott Fitzgerald
Bisogna avere due occhi 
contemporaneamente 
Barriera ma anche scivolo, 
con rallentamenti / accelerazioni. 
Minori riattualizzazioni di difese primitive, perchè, 
finora almeno, non abbiamo anche 
una “matrice” interna interorganizzativa 
o un “net-thinking”. 
Maggiore senso di colpa e depressione 
espiatoria favoriscono in genere in questo livello 
una spirale duale, plurale, adulta, moltiplicatrice. 
In caso contrario si attivano posizioni kleiniane, 
con conseguente possibile polarizzazione, 
rimozione, fantasmatica e regressione 
al livello di coppia e difesa della propria 
organizzazione in cui risiede l'identità 
faticosamente integrata e ora minacciata.
Keats: le “negative capabilities” 
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Sano dissenso nelle riunioni 
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Si tollera anche lo “scroccone” 
Dall'o-o all'e-e: 
dissenso e spirito di corpo 
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( non sei o dentro o fuori) 
Se molte organizzazione 
sono problematiche, il clima peggiora.
Il malessere:maschere, finzioni 
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che protegge e cattura
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Invidia verso il più benestante, e timore degli invidia degli 
altri 
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Sterili minuetti burocratici 
Opacità 
Aggiramento delle regole, pettegolezzo 
Leader mediocri che si illudono sia tutto a posto, senza 
indecisioni, che si parano dalle critica 
Dilettantismo 
Pessimismo 
Disorganizzazione 
Alibi: il falso nemico 
Incoerenza
Il benessere nelle reti locali 
“appetito del futuro, emozione albeggiante” 
(Steinbeck – La Valle dell'Eden) 
Sentimento di: 
- Self-efficacy 
- Padronanza ambientale, potere 
- Fiducia, ottimismo, crescita, fecondità 
- Esserci 
- Perseguire scopi 
- Relazioni positive, credibilita' 
- Soddisfacibilita', percezione del proprio valore 
- Stupore ( inaspettato) 
- Senso di “aver scollinato” 
- E' spesso riappropriazione 
- E' essere organizzati 
- E' Bellessere (bella rete, bel progetto)
Gerundi: empowering, organizing, 
wellbeing. Processo e risultato 
Empowering è sentimento di essere funzionante, agency, possibilitazione 
è ampliare l'orizzonte, capability 
Aree di sovrapposizione al benessere (essere/funzionare), ma anche aspetti 
oggettivi 
Più oggettiva è la qualità della vita, applicata alle reti interorganizzative. 
Si tratta di un salto di qualità, di un cambio di ordine di grandezza 
( e questo “ti cambia la qualità della vita”). 
La salute organizzativa (salute nell' 
Antica Roma era l'organizzazione del corpo) 
è correlata al benessere organizzativo: 
si può parlare di salute della rete. 
La salute indivìduale è correlata al 
benessere dei gruppi (OMS). 
Empowering e wellbeing sono 
sentimenti, come la paura, 
l'angoscia, l'amore, l'invidia, 
cioè colori di emozioni relativamente 
stabili nel tempo. 
.
Valutare contemporanemente: 
Benesseri individuali (soddisfazione personale dei partecipanti, 
che potrebbe aver influenzato quella “normale”) 
Benesseri gruppali (pluralità nei gruppi di lavoro) 
Benesseri organizzativi (ricadute sulle organizzazioni partner) 
Benessere interorganizzativo 
e, eventualmente, il contributo al benessere sociale/territoriale locale 
Mutua influenza dei benesseri 
(o malesseri)
Salute organizzativa 
e leadership nelle reti 
Chi si dà più da fare sul campo (servant leader)
Il leader (diffuso e di scenario) 
Check.-in: acquisisce risorse e mobilita organizzazioni partner 
(non troppo diversi e magari con storia di progetti comuni) 
Gestisce commitment diversi (affettivi, calcolativi, simbolici) 
Crea ambiente e opportunità, fa crescere 
Stile (in genere) informale/decentrato e solidaristica 
Legittima stakeholder interni (cioè nella rete) e esterni 
Cura i rapporti politici con l'esterno 
Rispetto reciproco, uguaglianza, non lasciare nessuno indietro 
Agisce come se la fiducia ci sia 
Bilancia, riconduce a valore 
Accoglie (host leader)
Salute interorganizzativa 
Capacit-azione 
Sostenibilita' (ad es delle attività e degli obiettivi) e risorse slack 
Livello, frequenza e contenuto delle interazioni nella rete 
Clima, tempi e spazi per “giocare” e patrimonializzare l'esperienza 
Trasparenza e equità 
Umiltà e pazienza, tolleranza alle singole culture, belle relazioni, gruppare 
Coerenza ( decisioni/azioni, impegno/responsabilità, coi valori perseguiti) 
Condivisione norme, cultura, trama (in senso positivo): emerge 
la rete competente (“comunità competente”) 
Steward (supporta, facilita, connette, collega) e tiene traccia 
Convener (animazione, sollecitazione) 
Tecniche: Comunità di pratiche (fra pari ), circoli di ascolto, circoli di studio 
interorganizzativo, orientamento (mobilitare, rimotivare e azionare) , counseling, 
volontariato civico, appreciative inquiry, ri-unioni, riuso progettti e partersrhip passate, 
sociodramma, action learning, Tavistock Conference, project management di reti
Una semplice proposta operativa 
1. Scegliere una interorganizzazione locale significativa 
per rilevanza, numerosità di attori e complessità tecnico-politica 
(o più di una) 
2. Analizzare le sue riunioni, i processi, i ruoli, la cultura che emerge ecc 
3. Sperimentare tecniche di intervento e osservare/misurare il benessere, 
che per l'effetto Hawthorne, dovrebbe essere peraltro automatico 
4. Il modello e i risultati saranno poi disponibili a tutti. 
Nota: ipotesi di lavoro 
Conformismo - influenza sociale 
Forme di categorizzazione ? 
Forme di controllo ? 
Identità interorganizzativa ? 
Stile migliore, ad esempio democratico ? 
Analisi dei sottili giochi di seduzione/manipolazione, doppi giochi, 
interstizi, mezze intensità 
Si tratta di usare i metodi classici scientifici di analisi di gruppi 
e organizzazioni (e di comunità), fare ipotesi e poi verificarle sul campo
Dalla coabitazione 
alla convivenza (inter)organizzativa 
Appartenenza ( se manca, perdita identita') 
Estraneità ( se manca, conservazione, immobilismo ) 
Regole del gioco: confrontare appartente e estraneo 
(se mancano, si crea il falso nemico, o un chiuso localismo 
Il diverso è anche il nostro passato 
Si convive con altre organizzazioni 
Si devono accettare le differenze, anche sfumate 
(denizem) 
Ruolo della prossimità
Le Pubbliche Amministrazioni locali 
Rappresentano all'esterno le reti locali, 
le integrano/governano (sussidiarietà orizzontale) 
e le allineano ai propri obiettivi politici, compatibilmente con: 
- integrazione fra p.a. (locali e non, sussidiarietà verticale, 
enti di governo e autonomie funzionali). 
- processi partecipati/deliberativi 
- interessi delle reti e degli attori locali 
Life Skill UE: manca la capacità organizzativa (data evidentemente per scontata), 
mentre ci sono l'imprenditività e le capacità civico-sociali, sulle quali l'Italia si difendeva bene. 
Questo però segnala la necessità di potenziare le capacità organizzative degli attori locali. 
Bonaretti: passare dall'amministrazione per funzioni/servizi 
a una amministrazione di leadership strategica, 
con compiti quindi di attore paritario ma autorevole in reti locali 
il più possibile stabili di programmazione. 
Capacity building – capacitare il proprio territorio e I suoi attori. 
Difficile una attuazione immediata 
(per una riconversione quasi totale di competenze), 
ma in linea con quanto fin qui affermato. 
.
I processi partecipativi e deliberativi 
Il “partner” è il singolo cittadino, che però spesso fa 
riferimento a gruppi, comitati o associazioni locali. 
Sviluppano la civicness e la fiducia, e, diffuse 
competenze utili per gruppi, organizzazioni e reti locali. 
Sono molto strutturati e gestiti da esperti, aspetto 
paradossale perchè ciò non accade in ugual misura 
nelle reti. 
Ciò dipende dall'essere organizzati “top-down”. 
C'è comunque una integrazione di metodologie 
utilizzabili (es. openspace, forum ibridi, setting, criteri di 
decisione algoritmici, bilanci partecipati). 
Anche il concetto di “deliberazione”, cioè di vera 
discussione, richiama la gestione dei conflitti e della 
diversità.
Il capitale sociale e la comunità 
Differenti culture locali, ad es. collettivista, individualista, familista, 
distrettuale, formale/non formale,protestante /cattolica / confuciana 
ecc 
Espressioni diverse di risorse di consenso, cioè è capitale 
relazionale (“buon senso” comune, coesione, fiducia, speranza, 
amicalità) stratificato nei secoli. 
Capitale psicologico: disponibilità a essere coinvolto. 
Capitale organizzativo: è il contesto che emerge nelle reti. 
Facilitano innovazione / cooperazione (es. il bar post terremoto 
citato da Lanzara) ma possono essere una chiusura collusiva al 
diverso 
E' un bene comune: pur essendo abbondante, va anche rinnovato: 
non si può sfruttarlo e basta (“tragedia dei commons”) 
Fonda la comunità 
Comunità gruccia ? 
Stabilità e assenza conflitto 
Grande Gruppo 
Appartenenza e connessione forte
Cooperazione e fiducia 
A e B devono scegliere una mela. 
A: Scegli pure te. 
B sceglie la più grossa. 
A: Non vale! 
B: Quale avresti scelto? 
A: La più piccola 
B: E' quella che hai avuto 
Asimmetria della valutazione / specificità delle 
risorse 
Equità seriale: storia passata 
Conguenza dei fini: we-reasoning 
Rispondenza fiduciaria (segnali di fiducia) 
Avversione all'iniquità 
Reciprocità forte / debole 
Reputazione 
Negoziati multipli 
Nota: la rete interorg.va è cooperazione fra attori 
(nelle zone di indifferenza di Barnard (1938) 
Ampliare la zona di cooperazione/condivisione 
(culturale e simbolica) è interfaccia C/benessere
Strani modelli globali : il bazar .. 
Il “bazar” (Demil e Lecocq) ad es. il modello Opensource o Wikipedia. 
- non ci sono barriere all'ingresso, quindi non c'è estraneo 
- la regola è il dono, che, validato, crea valore per tutti 
- non è una organizzazione, non è un clan, né una comunità, è una rete minima 
- non c'è identità, né long term, né reciprocità 
- non è locale 
- ha minimi costi di produzione e transazione 
- ha regole scarne e quasi nessun controllo né incentivi 
- il consumatore è il produttore 
- c'è massima incertezza 
Quali applicazioni nelle reti locali o sul territorio ? 
In questo modello chi vuole, volontariamente, migliora 
un bene comune, che lo diventa a posteriori.
..e il biocapitalismo 
Nel bazar produttore e è consumatore 
coincidono e il lavoro è volontario. 
E' un modello biopolitico. 
Nel modello biocapitalista (Bazzicalupo, 
Aubert) c'è una forma di controllo e 
omologazione sottile. 
Si passa dalla forza-lavoro alla forza-valore. 
Al lavoro sono le vite intere (cioè i saperi 
relazionali, cognitivi e le emozioni e i 
sentimenti, anche locali), 
incorporate in prodotti o servizi. 
Non c'è confine fra vita e lavoro, siamo 
continuamente produttori, 
anche se non lavoriamo. 
E' un capitalismo “personale”. 
Il modo di comunicare, sentirsi, creare, 
emozionarsi sono fattori 
di competitività e business. 
E chi rimane indietro? 
Quale welfare minimo da garantire a tutti ?
L'ipermoderno: l'eccesso 
Lo sgradevole retrogusto, 
intossicante, 
dell'iperstimolante catalogo 
delle meraviglie del paese degli 
iperdesideri, degli iperbalocchi. 
Eccesso di “juissance” narcisista 
Eccesso di stimoli, pressione, 
rischio 
Eccesso di ansia, euforia 
e frenesia 
Breveperiodismo 
Fitness, sforzo infinito 
Biocapitalismo + ipermoderno + benessere/QdV: 
benessere e qualità della vita “al lavoro”, “forzati” ?
Problemi e questioni 
Aree interne: manca l'interfaccia C, manca la massa critica, circuito vizioso 
di eslusione sociale, il pericolo è che diventino nodi di reti globali 
Qual'è il territorio “giusto” ? E le comunicazioni, le relazioni ? Come attirare risorse ? 
Cooperazione fra territori, anche esteri – GAL programmi Leader 
Roberto Esposito: la natura ambigua della “comunità” 
(cum-munus obbligato) 
Le reti e i player globali e gli attori non locali 
(ma con uno “stake” locale) che remano contro 
Italia: la scarsissima cultura organizzativa 
(e dunque interorganizzativa), 
la scarsa fiducia nell'altro generalizzato, nel collega di lavoro, 
nella politica.
Arrivederci 
Il tema è un immenso campo da arare, 
quindi sarò felice di condividere con tutti 
queste scarse e confuse idee. 
simonecerrina@libero.it

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benessere interorganizzativo

  • 1. AIQUAV Associazione Italiana per gli studi sulla qualità della vita Primo convegno nazionale “Qualità della vita: territorio e popolazioni “ Firenze 29-31 Luglio 2013 L'interfaccia C come “zona di passaggio” al benessere territoriale Simone Cerrina Feroni
  • 2. Soggetti,benessere e interfacce Soggetti (individuo, gruppo, organizzazione, inter-organizzazioni, comunità locale) Benessere (dei soggetti = passaggio, riuscito, delle interfacce, o, ancora meglio, nel saperci stare) Interfacce: passaggio a maggiore densità sociale, da vuoto a pieno Interfaccia A : dall'individuo al gruppo – BENESSERE (Spaltro) Interfaccia B: dal gruppo all'organizzazione – MALESSERE (spesso) Interfaccia C: dall'organizzazione alle reti interorganizzative locali - BENESSERE Una sorta di interfaccia A – anzichè individui, sono individui che rappresentano organizzazioni Non è un passaggio diretto alla comunità locale (problematico, chiusura), nè un passaggio diretto piccoli gruppi - territorio Benessere ( raggiungibile, osservabile e misurabile) dei newtwork inter-organizzativi locali
  • 3. Modifiche/fedeltà al modello di Spaltro Per Spaltro l'interfaccia C è quella fra organizzazione e il livello macro (o addirittura mega) comunitario. Venendo dal mondo “micro” e psicoorganizzativo, ho ricondotto il problema a un problema a me più noto, organizzativo, sia pure “transorganizzativo”(o “iperorganizzativo”) E' un evidente escamotage, evidenzio cosi' solo la “punta dell'iceberg”, il continente emerso osservabile e misurabile. Però mi pare comunque il modello un po' “tenga” e offra spunti di analisi, sia sul lato dell'interfaccia B (sarebbe “B al quadrato”), sia sulla difficoltà di analizzare l'interfaccia C. Il modello di Spaltro è infatti ciclico, se non si passa l'interfaccia C si torna al funzionamento iniziale, di coppia. Sapersi muovere su più livelli. Sull'ineliminabilità del livello “organizzazione” nell'interfaccia C, penso che il piccolo gruppo sia troppo piccolo, e il “mattoncino” di dimensione giusta sia quello organizzativo, che è interessante proprio perchè è quello più critico.
  • 5.
  • 6. Dai processi interorganizzativi locali ai “territori coraggiosi” Reti come sperimentazioni reversibili di sviluppo locale verso nuove visioni e superamento del passato (le carovane dei pioneri della frontiera americana) Accumulo e integrazione di risorse locali (fiducia, investimenti immateriali) Committment e responsabilità sociale e per la comunità es. bilancio di comunità o per la comunità, responsabilità sociale d'impresa Empowerment di comunità ( Rappaport, Zimmermann - Emilia Romagna ) Ampliamento di autostima, potere e capabilities delle reti locali più “malestanti”, cioè deboli, isolate o in crisi Benessere territoriale ( salto qualitativo – qualità della vita delle reti territoriali ) eudaimonico sentimento di autonomia e sviluppo capacità di fronteggiare le crisi e la competizione mobilitazione delle energie desideranti senso di futurità – anche simbolica es. arte e urbanistica stare nelle reti globali da protagonisti Policies di miglioramento, ad esempio gestione partnership di progetto
  • 7. Reti e partnership interorganizzative e locali Cosa sono, perchè nascono o evolvono Da coordinamenti “spot” a alleanze strategiche long term Il loro bengoverno: come si rendono benestanti Riuso di modelli e tecniche delle scienze sociologiche, organizzative, economiche, politiche e psicosociali Il “valore” della rete
  • 8. L'evoluzione delle organizzazioni: “siamo un organizzazione molto differentista” - Autoorganizzazione / autoapprendimento - Metafore politiche e teatrali - Dall'orchestra sinfonica all'improvvisazione jazz - March, Weick: sensemaking e proprietà emergenti - Enactment: azione - interpretazione, il contesto è creato dall'attore - Organizzazione flessibile, snella, a rete, loosely coupled, a “flussi di risorse” - Fallimento mercato e gerarchia - Adhocrazia, modelli sistemici, “order from caos” (Atlan) - Crescere incorporando devianza e ambiente esterno, approccio per contingenze - Granovetter: la “forza dei legami deboli” - Organizzazioni instabili, a breve, nevrotiche, palestra di ambiguità/incorenze : l'evoluzione interorganizzativa è un sano “esame di realtà”
  • 9. Perchè le inter-organizzazioni In origine per Difesa USA e risposta al modello giapponese (side effect: il web) Complessità “ecologica” crescente dei sistemi locali (pulviscolo di associazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale e in genere di gruppi e organizzazioni in ogni settore): occorre integrazione con reti di secondo livello, anche solo per coordinarsi Coinvolgimento del consumatore/cliente/cittadino ( e dei fornitori) – comakership Crescere per emulazione, imitazione, gemmazione (invidia sana) , radicare al territorio Programmi Europei 2014-20 che puntano, ancor più, su partecipazione e partnership locali di sviluppo territoriale - Es: Community Led Local Development, Libro Bianco Governance Europea, in discussione Codice di Condotta Partnership Nota: negli assi compare la QdV ! Le interorganizzazioni locali offrono l'opportunità di un processo di monitoraggio/miglioramento che è difficile a livello nazionale.
  • 10. Ispessimento Inclusivita' Fiducia Sostenibilita' Tavolo di coordinamento, comitato, cabina di regia Gruppi di lavoro fra organizzazioni simili / complementari Progetti Servizi simili a utenti diversi Servizi diversi a utenti simili Associazioni di secondo livello (CESVOT, coop) Partnership Partenariati pubblici – privati - sociali Reti di ricerca Reti di programmazione policy territoriali Contratti / semicontratti Alleanze strategiche (Distretti, Unione-fusione di Comuni) Partecipazioni incrociate Co-opetion
  • 11. Il valore del networking di prossimità Accedere a finanziamenti Economicità - Ridurre costi e economie scala Pooling risorse (fisiche, informative, fornitori) – coworking, solidarietà Pooling competenze (strategico-innovativo) Problem setting, ricerca Integrazione Soluzioni Piani (PIT, piani locali, accordi di programma) Policy Marketing territoriale
  • 12. Sviluppo organizzativo della rete Valutazione Garante esterno (terzo differenziatore neutrale Linking pins Nuove reti, sottoreti, nuovi partner, ridurre o ampliare, chiudere, “exit” Nuovi valori Crescita (o decrescita) fiducia e impegno Efficienza / performance – evidenziare processi minimi Accountability Formazione Miglioramento benessere Sistema di miglioramento del benessere Normale valutazione ? Non tanto, si agisce su più organizzazioni locali NON PROPRIE. E' quindi evidente l'ordine di grandezza dell'impatto
  • 13. L'interfaccia C In cosa somiglia all'interfaccia A o B ? E' davvero poco critica come sembra a prima vista ?
  • 15.
  • 16.
  • 17. Commenti al modello Il modello è ricorsivo perchè è isomorfo a quello dell'interfaccia B Evidenzia le contingenze esterne, cioè gli stakeholder E' mintzberghiano nella forma, lewiniano nella sostanza, assomiglia a un tavolo di negoziato. .I l valore, cioè l'altezza, è, come visto, molto variabile. Di conseguenza l'organizzazione. Le forze in campo “remano” in varie direzioni: in particolare sia lo stakeholder esterno che quello interno, che appaiono gli attori più significativi. Ciò conferma la natura politica, adulta e negoziale, di questo campo. Inoltre lo stakeholder interno, cioè dell'organizzazione, può essere un nodo della rete. L'organizzarsi del campo dell'interfaccia, cioè l'organizzarsi della rete, il suo passaggio di dimensione qualitativa, è anche interpretabile come benessere. Più che gerarchia si ha reputazione
  • 18. “Invece di condannarlo, il conflitto, dovremmo farlo lavorare per noi” (Mary Parker Follett, 1924) Il caso peggiore: una fusione in-differenziata di due organizzazioni uguali o opposte (coppia pura) Oppure un nodo molto accentratore: siamo in una interfaccia B, è una organizzazione. In generale occorre declinare un “noi” plurale che contenga diverse organizzazioni, anche conflittuali fra loro. Integrazione, più che differenziazione, e soprattutto simbolica più che reale, dove quindi più che a una palese aggressività assistiamo a frenaggi, boicottaggi sottili e una certa inazione.
  • 19. “Avere due ipotesi conflittuali in testa e, ciononostante, mantenere la capacità di ragionare e reagire” Francis Scott Fitzgerald
  • 20. Bisogna avere due occhi contemporaneamente Barriera ma anche scivolo, con rallentamenti / accelerazioni. Minori riattualizzazioni di difese primitive, perchè, finora almeno, non abbiamo anche una “matrice” interna interorganizzativa o un “net-thinking”. Maggiore senso di colpa e depressione espiatoria favoriscono in genere in questo livello una spirale duale, plurale, adulta, moltiplicatrice. In caso contrario si attivano posizioni kleiniane, con conseguente possibile polarizzazione, rimozione, fantasmatica e regressione al livello di coppia e difesa della propria organizzazione in cui risiede l'identità faticosamente integrata e ora minacciata.
  • 21. Keats: le “negative capabilities” Abitare le incertezze Sano dissenso nelle riunioni (in una organizzazione è raro) Antagonismo energetico Si tollera anche lo “scroccone” Dall'o-o all'e-e: dissenso e spirito di corpo Emozioni da far circolare, ampliare Inventare soluzioni Clima in genere disteso ( non sei o dentro o fuori) Se molte organizzazione sono problematiche, il clima peggiora.
  • 22. Il malessere:maschere, finzioni Corporativismo Familismo Trame e pressioni politiche Paura del diverso, del futuro Riunioni-stazioni Cum-fusione La rete del ragno, invisibile, che protegge e cattura
  • 23. Il malessere nelle reti di prossimità Invidia verso il più benestante, e timore degli invidia degli altri Isolamento, allontanamento del diverso Sterili minuetti burocratici Opacità Aggiramento delle regole, pettegolezzo Leader mediocri che si illudono sia tutto a posto, senza indecisioni, che si parano dalle critica Dilettantismo Pessimismo Disorganizzazione Alibi: il falso nemico Incoerenza
  • 24. Il benessere nelle reti locali “appetito del futuro, emozione albeggiante” (Steinbeck – La Valle dell'Eden) Sentimento di: - Self-efficacy - Padronanza ambientale, potere - Fiducia, ottimismo, crescita, fecondità - Esserci - Perseguire scopi - Relazioni positive, credibilita' - Soddisfacibilita', percezione del proprio valore - Stupore ( inaspettato) - Senso di “aver scollinato” - E' spesso riappropriazione - E' essere organizzati - E' Bellessere (bella rete, bel progetto)
  • 25. Gerundi: empowering, organizing, wellbeing. Processo e risultato Empowering è sentimento di essere funzionante, agency, possibilitazione è ampliare l'orizzonte, capability Aree di sovrapposizione al benessere (essere/funzionare), ma anche aspetti oggettivi Più oggettiva è la qualità della vita, applicata alle reti interorganizzative. Si tratta di un salto di qualità, di un cambio di ordine di grandezza ( e questo “ti cambia la qualità della vita”). La salute organizzativa (salute nell' Antica Roma era l'organizzazione del corpo) è correlata al benessere organizzativo: si può parlare di salute della rete. La salute indivìduale è correlata al benessere dei gruppi (OMS). Empowering e wellbeing sono sentimenti, come la paura, l'angoscia, l'amore, l'invidia, cioè colori di emozioni relativamente stabili nel tempo. .
  • 26. Valutare contemporanemente: Benesseri individuali (soddisfazione personale dei partecipanti, che potrebbe aver influenzato quella “normale”) Benesseri gruppali (pluralità nei gruppi di lavoro) Benesseri organizzativi (ricadute sulle organizzazioni partner) Benessere interorganizzativo e, eventualmente, il contributo al benessere sociale/territoriale locale Mutua influenza dei benesseri (o malesseri)
  • 27. Salute organizzativa e leadership nelle reti Chi si dà più da fare sul campo (servant leader)
  • 28. Il leader (diffuso e di scenario) Check.-in: acquisisce risorse e mobilita organizzazioni partner (non troppo diversi e magari con storia di progetti comuni) Gestisce commitment diversi (affettivi, calcolativi, simbolici) Crea ambiente e opportunità, fa crescere Stile (in genere) informale/decentrato e solidaristica Legittima stakeholder interni (cioè nella rete) e esterni Cura i rapporti politici con l'esterno Rispetto reciproco, uguaglianza, non lasciare nessuno indietro Agisce come se la fiducia ci sia Bilancia, riconduce a valore Accoglie (host leader)
  • 29. Salute interorganizzativa Capacit-azione Sostenibilita' (ad es delle attività e degli obiettivi) e risorse slack Livello, frequenza e contenuto delle interazioni nella rete Clima, tempi e spazi per “giocare” e patrimonializzare l'esperienza Trasparenza e equità Umiltà e pazienza, tolleranza alle singole culture, belle relazioni, gruppare Coerenza ( decisioni/azioni, impegno/responsabilità, coi valori perseguiti) Condivisione norme, cultura, trama (in senso positivo): emerge la rete competente (“comunità competente”) Steward (supporta, facilita, connette, collega) e tiene traccia Convener (animazione, sollecitazione) Tecniche: Comunità di pratiche (fra pari ), circoli di ascolto, circoli di studio interorganizzativo, orientamento (mobilitare, rimotivare e azionare) , counseling, volontariato civico, appreciative inquiry, ri-unioni, riuso progettti e partersrhip passate, sociodramma, action learning, Tavistock Conference, project management di reti
  • 30. Una semplice proposta operativa 1. Scegliere una interorganizzazione locale significativa per rilevanza, numerosità di attori e complessità tecnico-politica (o più di una) 2. Analizzare le sue riunioni, i processi, i ruoli, la cultura che emerge ecc 3. Sperimentare tecniche di intervento e osservare/misurare il benessere, che per l'effetto Hawthorne, dovrebbe essere peraltro automatico 4. Il modello e i risultati saranno poi disponibili a tutti. Nota: ipotesi di lavoro Conformismo - influenza sociale Forme di categorizzazione ? Forme di controllo ? Identità interorganizzativa ? Stile migliore, ad esempio democratico ? Analisi dei sottili giochi di seduzione/manipolazione, doppi giochi, interstizi, mezze intensità Si tratta di usare i metodi classici scientifici di analisi di gruppi e organizzazioni (e di comunità), fare ipotesi e poi verificarle sul campo
  • 31. Dalla coabitazione alla convivenza (inter)organizzativa Appartenenza ( se manca, perdita identita') Estraneità ( se manca, conservazione, immobilismo ) Regole del gioco: confrontare appartente e estraneo (se mancano, si crea il falso nemico, o un chiuso localismo Il diverso è anche il nostro passato Si convive con altre organizzazioni Si devono accettare le differenze, anche sfumate (denizem) Ruolo della prossimità
  • 32. Le Pubbliche Amministrazioni locali Rappresentano all'esterno le reti locali, le integrano/governano (sussidiarietà orizzontale) e le allineano ai propri obiettivi politici, compatibilmente con: - integrazione fra p.a. (locali e non, sussidiarietà verticale, enti di governo e autonomie funzionali). - processi partecipati/deliberativi - interessi delle reti e degli attori locali Life Skill UE: manca la capacità organizzativa (data evidentemente per scontata), mentre ci sono l'imprenditività e le capacità civico-sociali, sulle quali l'Italia si difendeva bene. Questo però segnala la necessità di potenziare le capacità organizzative degli attori locali. Bonaretti: passare dall'amministrazione per funzioni/servizi a una amministrazione di leadership strategica, con compiti quindi di attore paritario ma autorevole in reti locali il più possibile stabili di programmazione. Capacity building – capacitare il proprio territorio e I suoi attori. Difficile una attuazione immediata (per una riconversione quasi totale di competenze), ma in linea con quanto fin qui affermato. .
  • 33. I processi partecipativi e deliberativi Il “partner” è il singolo cittadino, che però spesso fa riferimento a gruppi, comitati o associazioni locali. Sviluppano la civicness e la fiducia, e, diffuse competenze utili per gruppi, organizzazioni e reti locali. Sono molto strutturati e gestiti da esperti, aspetto paradossale perchè ciò non accade in ugual misura nelle reti. Ciò dipende dall'essere organizzati “top-down”. C'è comunque una integrazione di metodologie utilizzabili (es. openspace, forum ibridi, setting, criteri di decisione algoritmici, bilanci partecipati). Anche il concetto di “deliberazione”, cioè di vera discussione, richiama la gestione dei conflitti e della diversità.
  • 34. Il capitale sociale e la comunità Differenti culture locali, ad es. collettivista, individualista, familista, distrettuale, formale/non formale,protestante /cattolica / confuciana ecc Espressioni diverse di risorse di consenso, cioè è capitale relazionale (“buon senso” comune, coesione, fiducia, speranza, amicalità) stratificato nei secoli. Capitale psicologico: disponibilità a essere coinvolto. Capitale organizzativo: è il contesto che emerge nelle reti. Facilitano innovazione / cooperazione (es. il bar post terremoto citato da Lanzara) ma possono essere una chiusura collusiva al diverso E' un bene comune: pur essendo abbondante, va anche rinnovato: non si può sfruttarlo e basta (“tragedia dei commons”) Fonda la comunità Comunità gruccia ? Stabilità e assenza conflitto Grande Gruppo Appartenenza e connessione forte
  • 35. Cooperazione e fiducia A e B devono scegliere una mela. A: Scegli pure te. B sceglie la più grossa. A: Non vale! B: Quale avresti scelto? A: La più piccola B: E' quella che hai avuto Asimmetria della valutazione / specificità delle risorse Equità seriale: storia passata Conguenza dei fini: we-reasoning Rispondenza fiduciaria (segnali di fiducia) Avversione all'iniquità Reciprocità forte / debole Reputazione Negoziati multipli Nota: la rete interorg.va è cooperazione fra attori (nelle zone di indifferenza di Barnard (1938) Ampliare la zona di cooperazione/condivisione (culturale e simbolica) è interfaccia C/benessere
  • 36. Strani modelli globali : il bazar .. Il “bazar” (Demil e Lecocq) ad es. il modello Opensource o Wikipedia. - non ci sono barriere all'ingresso, quindi non c'è estraneo - la regola è il dono, che, validato, crea valore per tutti - non è una organizzazione, non è un clan, né una comunità, è una rete minima - non c'è identità, né long term, né reciprocità - non è locale - ha minimi costi di produzione e transazione - ha regole scarne e quasi nessun controllo né incentivi - il consumatore è il produttore - c'è massima incertezza Quali applicazioni nelle reti locali o sul territorio ? In questo modello chi vuole, volontariamente, migliora un bene comune, che lo diventa a posteriori.
  • 37. ..e il biocapitalismo Nel bazar produttore e è consumatore coincidono e il lavoro è volontario. E' un modello biopolitico. Nel modello biocapitalista (Bazzicalupo, Aubert) c'è una forma di controllo e omologazione sottile. Si passa dalla forza-lavoro alla forza-valore. Al lavoro sono le vite intere (cioè i saperi relazionali, cognitivi e le emozioni e i sentimenti, anche locali), incorporate in prodotti o servizi. Non c'è confine fra vita e lavoro, siamo continuamente produttori, anche se non lavoriamo. E' un capitalismo “personale”. Il modo di comunicare, sentirsi, creare, emozionarsi sono fattori di competitività e business. E chi rimane indietro? Quale welfare minimo da garantire a tutti ?
  • 38. L'ipermoderno: l'eccesso Lo sgradevole retrogusto, intossicante, dell'iperstimolante catalogo delle meraviglie del paese degli iperdesideri, degli iperbalocchi. Eccesso di “juissance” narcisista Eccesso di stimoli, pressione, rischio Eccesso di ansia, euforia e frenesia Breveperiodismo Fitness, sforzo infinito Biocapitalismo + ipermoderno + benessere/QdV: benessere e qualità della vita “al lavoro”, “forzati” ?
  • 39. Problemi e questioni Aree interne: manca l'interfaccia C, manca la massa critica, circuito vizioso di eslusione sociale, il pericolo è che diventino nodi di reti globali Qual'è il territorio “giusto” ? E le comunicazioni, le relazioni ? Come attirare risorse ? Cooperazione fra territori, anche esteri – GAL programmi Leader Roberto Esposito: la natura ambigua della “comunità” (cum-munus obbligato) Le reti e i player globali e gli attori non locali (ma con uno “stake” locale) che remano contro Italia: la scarsissima cultura organizzativa (e dunque interorganizzativa), la scarsa fiducia nell'altro generalizzato, nel collega di lavoro, nella politica.
  • 40. Arrivederci Il tema è un immenso campo da arare, quindi sarò felice di condividere con tutti queste scarse e confuse idee. simonecerrina@libero.it