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dicibili a priori (complessi e caotici)?
Un aiuto concreto arriva da un frame-
work decisionale, il Cynefin framework
di Dave Snowden, accademico gal-
lese, consulente e ricercatore nel
campo delle scienze cognitive.
DIVERSI TIPI DI SISTEMI
Prima di conoscere e approfondire il
Cynefin framework, è bene capire le
distinzioni dei diversi tipi di sistemi,con-
testi, cui ci relazioniamo giornalmente.
Un aiuto nella loro interpretazione ar-
riva dalla matrice di Stacey, messa a
punto da Ralph Douglas Stacey, pro-
fessore di Management alla Hertfor-
dshire Business School, dell’Università
di Hertfordshire, in Gran Bretagna.
L’asse X della matrice (certainty) rap-
presenta la certezza, ripetibilità di
comportamento del sistema in analisi:
vicino alla certezza (close) nella parte
sinistra, lontana (far) nella parte più
estrema a destra.
L’asse Y (agreement) rappresenta il
grado di accordo che il gruppo di per-
sone, team, organizzazioni coinvolte
nell’analisi, raggiunge rispetto al com-
portamento di quel sistema: forte ac-
cordo nella parte bassa vicino
all’incrocio con l’asse X, debole, se
non inesistente, nella parte opposta.
In un sistema sistema semplice, il rap-
porto tra causa ed effetto è chiaro e
anche a seguito di input diversi, i risul-
tati attesi sono certi, predicibili; c’è
inoltre accordo riguardo al suo funzio-
namento.
Un programma di calcolo delle rate di
un prestito, è un esempio di sistema
semplice.
Se ci si allontana in maniera sensibile
sull’asse della certezza (X) oppure
sull’asse dell’accordo (Y), troviamo
l’area dei sistemi complicati.
Sistemi dei quali non si riesce facilmente
a comprenderne il funzionamento, ma
una volta decomposti in sotto-parti e a
seguito di analisi, comprendendone le
proprietà dei singoli componenti e le
sottostanti regole di relazione,si arriva a
capirne l’obiettivo finale e il suo funzio-
namento complessivo.
Una Ferrari, è un esempio di sistema
complicato.
Quando ci allontaniamo contemporaneamente su
entrambi gli assi X e Y (poca certezza e fragile ac-
cordo), troviamo il regno dei sistemi complessi.
Questo sistema non può essere compreso a se-
guito di scomposizione e analisi delle sotto-parti, in
quanto non si riescono a individuare e circoscrivere
con chiarezza tutte le sue componenti e le relazioni
tra esse. In aggiunta, il comportamento delle sin-
gole parti può non avere sempre lo stesso effetto
sulla rete dei suoi collegamenti: il rapporto tra
causa ed effetto non è chiaro e riconoscibile a
priori.
Le diverse componenti costituenti agiscono e co-
municano in maniera indipendente, autonoma, e
ne influenzano il comportamento finale, in maniera
impredicibile.
Gli obiettivi, la finalità dei comportamenti di quei si-
stemi è interpretabile solo a posteriori, in retrospet-
tiva, a seguito di un’ispezione.
LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 35
LEADERSHIP&
MANAGEMENTML
DECISION
MAKING:
UN FRAMEWORK
A DISPOSIZIONE
DEI LEADER
34 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015
predilige il pensiero lineare e coerente:
ipotizza infatti che il mondo sia gover-
nato da un certo livello di predicibilità
e ordine.
Da qui la sua tendenza a riutilizzare
approcci classici, usuali, conosciuti,
che bene hanno funzionato in pas-
sato: ottimi rimedi per determinate si-
tuazioni, ma pessime scelte in altri
casi.
Il successo delle nostre azioni, quindi,
dipende fortemente dal contesto di ri-
ferimento in cui si sta operando.
Come scegliere, allora, quale stile de-
cisionale utilizzare? Come riconoscere
l’ambito in cui si sta operando e, di
conseguenza, essere in grado di sce-
gliere il giusto approccio?
E ancora, come permettere ai deci-
sion maker di vedere le cose da nuovi
punti di vista? Come aiutarli a muo-
versi opportunamente in contesti re-
golati da un ordine (semplici e
complicati) così come in altri non pre-
V
iviamo una realtà complessa. Molteplici
fattori impattano sulla nostra vita e ne con-
dizionano giornalmente scelte e decisioni.
Su alcuni di quei fattori siamo in grado di
esercitare un’influenza diretta, altre volte indiretta, in
altri casi ancora non li percepiamo neppure e ne
vediamo solo gli effetti.
Nel campo degli affari, del business, dove gli inte-
ressi si intrecciano, si sovrappongono e creano in-
terconnessioni spazio-temporali a noi spesso
sconosciute e dove i rapporti di competizione tra
organizzazioni si moltiplicano e vincoli di costi,
tempi e qualità, pongono barriere e limiti impor-
tanti, si è spesso esposti a quel tipo di effetti: essere
in grado di prendere le giuste decisioni, in tempi ra-
pidi, fa la differenza tra il successo e il fallimento.
Di fronte a una tale molteplicità di circostanze, non
tutti i leader a capo di quelle organizzazioni, rie-
scono a raggiungere i risultati attesi, in quanto è
loro richiesta una capacità decisionale poliedrica,
articolata, che non tutti possiedono.
E’ richiesta straordinaria varietà di pensiero, di com-
portamento, di leadership, di comunicazione.
L’essere umano, partendo da un’assunzione errata,
Emiliano Soldi
Agile & Lean
Coach @
Inspearit
http://it.linkedin.com
/in/emilianosoldi
Figura 1 - Matrice di Stacey
LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 37
cità di ingranaggi e relazioni.
Solo un’attenta analisi può svelarne i
segreti ed aiutare a prendere le giuste
decisioni. E’ il campo degli esperti, i
quali possono esaminarne le compo-
nenti e fornire indicazioni precise.
In questi ambiti è possibile applicare le
GOOD PRACTICES, (buone pratiche), che
offrono meno certezze rispetto alle pre-
cedenti e non sempre assicurano risul-
tati eccellenti.
Il pattern decisionale di riferimento è
SENSE > ANALYSE > RESPOND (percepire/sen-
tire, analizzare, rispondere), che ha
tempi più lunghi a causa della fase di
analisi,ma che una volta assestata por-
terà comunque a buona predicibilità e
stabilità decisionale.
E’ necessario però fare attenzione ai ri-
schi derivanti dal dipendere dal giudi-
zio degli esperti che,come tali,tendono
ad avere un pensiero condizionato da
anni di applicazione e studio e non
sempre disposti ad ascoltare obiettiva-
mente il parere degli altri.
Questo potrebbe portare ad ignorare
intuizioni di persone meno esperte,
chiudendo le porte a innovazione e no-
vità.E’necessario quindi creare spazi in
cui queste persone possano libera-
mente,e magari anonimamente,fornire
idee, soluzioni (forum, caselle di posta
elettronica dedicate, ecc.).
SISTEMI COMPLESSI
I contesti in cui si esprime la comples-
sità, sono ambiti in continuo movi-
mento, flusso, dinamismo.
Stimoli e sollecitazioni remoti,per esem-
pio, potrebbero scatenare anche im-
portanti locali reazioni. E’ in quest’area
che ruotano molti degli affari dei nostri
giorni ed è quindi rilevante, per un lea-
der, conoscere come operarvi.
Non esiste predicibilità di comporta-
mento alcuna, neanche a seguito di
un’analisi della situazione, in quanto
non si è in grado di circoscrivere il si-
stema, data la molteplicità di agenti, li-
velli, relazioni che vi ci operano.
Si deve agire adottando il modello
PROBE > SENSE > RESPOND (sondare/inda-
gare, percepire/sentire, rispondere).
E’necessario scomporre la complessità
in parti più piccole, e su ognuna fare
delle ipotesi,lavorare per iterazioni,spe-
rimentare, sondare.
I risultati, poi, potranno essere ispezio-
nati per validarne le ipotesi di partenza e procedere
oltre.
Per i leader è essenziale l’agilità e buone doti di
adattabilità comportamentale.
E’ necessaria pazienza, permettere alle realtà di rive-
larsi, alle soluzioni di emergere.
Dovranno, inoltre, decentralizzare parte delle deci-
sioni, le più frequenti, che richiedono velocità e che
non hanno influenze su economie di scala. Do-
vranno delegare quelle decisioni a team, gruppi di
lavoro, esperti, che meglio possono carpire l’emer-
gente, rispondendo celermente e approntando so-
luzioni efficaci, anche prototipali, ma in tempi rapidi.
Dovranno invece continuare a centralizzare tutte le
altre decisioni, quelle che hanno importanti econo-
mie di scala.
In questi ambiti i rischi maggiori derivano dall’impa-
zienza, dalla decisione di utilizzare approcci, qui, ste-
rili di comando e controllo, nella speranza di
sbloccare la situazione.
Inoltre,data la forte necessità di sperimentazione,un
grosso limite è dato dall’incapacità di quei leader di
accettare l’errore dei collaboratori, bloccandone
creatività e pro-attività.
SISTEMI CAOTICI
Infine l’ultimo dei sistemi da tenere in considerazione
è quello caotico.
E’un contesto in cui regna la turbolenza,un costante
cambiamento di status,eventi,dove non esiste un or-
dine, nessuna relazione tra causa ed effetto.
In questi casi è necessario innanzitutto stabilizzare la
situazione, dovranno essere prese molte decisioni e
in tempi rapidissimi, cercando di passare dal caos
alla complessità.
Sono necessarie forte leadership,capacità di azione,
capacità di comunicare in maniera chiara e diretta.
E’ bene ricordare che in questo ambito si celano le
migliori opportunità di innovazione.E’quindi indicato
creare team che lavorino parallelamente alla stabi-
lizzazione della crisi, per cercare nuove soluzioni, op-
portunità e alternative.
Tornando ad osservare la matrice del Cynefin frame-
work, Snowden fa riflettere su due ulteriori aree.
La prima è rappresentata come un ricciolo che di-
vide il quadrante in basso a destra (obvious, sem-
plice) da quello in basso a sinistra (caotico).
Quel segno grafico è come un promemoria che
vuole ricordare che anche in presenza di sistemi
semplici e qualora si sotto-stimassero le situazioni, si
desse troppo spazio al compiacimento o si proce-
desse ad eccessiva semplificazione, si potrebbe fa-
cilmente “scivolare” nel regno del caos.
E, infine, per tutto quello che non è inquadrabile in
nessuna delle aree sopra descritte,Snowden ha pre-
visto l’area centrale, del disordine, nella quale sem-
brano non esistere pattern decisionali, bensì solo
l’imperativo della sopravvivenza. I
36 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015
IL FRAMEWORK CYNEFIN
La parola gallese Cynefin vuole signifi-
care l’impatto che molteplici fattori
hanno sui contesti e le esperienze che
viviamo.Tali fattori influenzano le nostre
vite in modalità che possiamo anche
non capire.
Snowden, rilanciando quanto predi-
cato da Stacey, ha sintetizzato per quei
sistemi approcci e strumenti opportuni.
SISTEMI SEMPLICI
Come descritto precedentemente que-
sti sistemi sono caratterizzati da un rap-
porto diretto tra causa ed effetto.
Sono domini stabili, nei quali il ripetersi
di eventi simili tra loro, limita l’impatto
dei cambiamenti che sono comunque
ridotti e non ne alterano l’equilibrio so-
stanziale.
Sono contesti in cui è possibile appli-
care BEST PRACTICES: approcci, metodolo-
gie,strumenti maturati nel tempo e che
portano sempre a risultati ottimali.
L’approccio decisionale migliore da uti-
lizzare è sintetizzabile in SENSE > CATEGO-
RISE > RESPOND (percepire/sentire,
categorizzare e rispondere).
La presenza di un problema in questi
contesti, è facilmente indirizzabile dai
decision maker, in quanto è facile ca-
pire la situazione, identificarne la sua
natura, scegliere il miglior approccio e
infine agire in accordo ad esso.
Approcci COMMAND AND CONTROL sono
validi,non è necessaria grossa comuni-
cazione e la delega è molto efficace
grazie alla chiarezza e linearità dei
compiti da svolgere e alla disponibilità
di strumenti dedicati.
Attenzione però agli eccessi di semplifi-
cazione che potrebbero portare ad un
errata categorizzazione del problema.
Inoltre, data la facilità nell’operare in
questi contesti è da evitare la tendenza
al compiacimento, all’appagamento,
che potrebbero portare ad un calo di
attenzione e ad un possibile ritardo di
reazione.
SISTEMI COMPLICATI
Approcciare a sistemi di questo tipo è
più arduo data la varietà delle compo-
nenti che ne fanno parte e alla possibi-
lità che esistano molteplici “giuste”
soluzioni.Siamo comunque in presenza
di un sistema statico ma che cela il suo
funzionamento dietro ad una moltepli-
La foresta Amazzonica, è un esempio di sistema
complesso. Un ecosistema, dove la comunità di
piante,animali,microbi,in relazione tra loro e agli ele-
menti terra,aria e acqua,si condizionano reciproca-
mente in ogni istante, attraverso comportamenti e
feedback reciproci.
Infine, in presenza di grossa incertezza e forte disac-
cordo nel comprendere il funzionamento di un si-
stema, quando cioè non esiste alcuna relazione tra
causa ed effetto,nemmeno in retrospettiva,ci si trova
di fronte ad un sistema caotico.
Un sistema in cui è necessaria una stabilizzazione dei
fattori critici,prima di poter comprendere quali azioni,
comportamenti e approcci siano opportuni.
E’necessario,però,sottolineare che un aspetto deci-
samente positivo di questi sistemi,è il fatto che stimo-
lino la nascita di intuizioni, soluzioni, nuove pratiche.
New York City, a seguito dell’attacco delle torri ge-
melle dell’11 Settembre 2001, è un esempio di si-
stema caotico.
Figura 2 - Cynefin Framework

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Agile e Risk Management
 

Decision making: the Cynefin Framework

  • 1. dicibili a priori (complessi e caotici)? Un aiuto concreto arriva da un frame- work decisionale, il Cynefin framework di Dave Snowden, accademico gal- lese, consulente e ricercatore nel campo delle scienze cognitive. DIVERSI TIPI DI SISTEMI Prima di conoscere e approfondire il Cynefin framework, è bene capire le distinzioni dei diversi tipi di sistemi,con- testi, cui ci relazioniamo giornalmente. Un aiuto nella loro interpretazione ar- riva dalla matrice di Stacey, messa a punto da Ralph Douglas Stacey, pro- fessore di Management alla Hertfor- dshire Business School, dell’Università di Hertfordshire, in Gran Bretagna. L’asse X della matrice (certainty) rap- presenta la certezza, ripetibilità di comportamento del sistema in analisi: vicino alla certezza (close) nella parte sinistra, lontana (far) nella parte più estrema a destra. L’asse Y (agreement) rappresenta il grado di accordo che il gruppo di per- sone, team, organizzazioni coinvolte nell’analisi, raggiunge rispetto al com- portamento di quel sistema: forte ac- cordo nella parte bassa vicino all’incrocio con l’asse X, debole, se non inesistente, nella parte opposta. In un sistema sistema semplice, il rap- porto tra causa ed effetto è chiaro e anche a seguito di input diversi, i risul- tati attesi sono certi, predicibili; c’è inoltre accordo riguardo al suo funzio- namento. Un programma di calcolo delle rate di un prestito, è un esempio di sistema semplice. Se ci si allontana in maniera sensibile sull’asse della certezza (X) oppure sull’asse dell’accordo (Y), troviamo l’area dei sistemi complicati. Sistemi dei quali non si riesce facilmente a comprenderne il funzionamento, ma una volta decomposti in sotto-parti e a seguito di analisi, comprendendone le proprietà dei singoli componenti e le sottostanti regole di relazione,si arriva a capirne l’obiettivo finale e il suo funzio- namento complessivo. Una Ferrari, è un esempio di sistema complicato. Quando ci allontaniamo contemporaneamente su entrambi gli assi X e Y (poca certezza e fragile ac- cordo), troviamo il regno dei sistemi complessi. Questo sistema non può essere compreso a se- guito di scomposizione e analisi delle sotto-parti, in quanto non si riescono a individuare e circoscrivere con chiarezza tutte le sue componenti e le relazioni tra esse. In aggiunta, il comportamento delle sin- gole parti può non avere sempre lo stesso effetto sulla rete dei suoi collegamenti: il rapporto tra causa ed effetto non è chiaro e riconoscibile a priori. Le diverse componenti costituenti agiscono e co- municano in maniera indipendente, autonoma, e ne influenzano il comportamento finale, in maniera impredicibile. Gli obiettivi, la finalità dei comportamenti di quei si- stemi è interpretabile solo a posteriori, in retrospet- tiva, a seguito di un’ispezione. LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 35 LEADERSHIP& MANAGEMENTML DECISION MAKING: UN FRAMEWORK A DISPOSIZIONE DEI LEADER 34 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 predilige il pensiero lineare e coerente: ipotizza infatti che il mondo sia gover- nato da un certo livello di predicibilità e ordine. Da qui la sua tendenza a riutilizzare approcci classici, usuali, conosciuti, che bene hanno funzionato in pas- sato: ottimi rimedi per determinate si- tuazioni, ma pessime scelte in altri casi. Il successo delle nostre azioni, quindi, dipende fortemente dal contesto di ri- ferimento in cui si sta operando. Come scegliere, allora, quale stile de- cisionale utilizzare? Come riconoscere l’ambito in cui si sta operando e, di conseguenza, essere in grado di sce- gliere il giusto approccio? E ancora, come permettere ai deci- sion maker di vedere le cose da nuovi punti di vista? Come aiutarli a muo- versi opportunamente in contesti re- golati da un ordine (semplici e complicati) così come in altri non pre- V iviamo una realtà complessa. Molteplici fattori impattano sulla nostra vita e ne con- dizionano giornalmente scelte e decisioni. Su alcuni di quei fattori siamo in grado di esercitare un’influenza diretta, altre volte indiretta, in altri casi ancora non li percepiamo neppure e ne vediamo solo gli effetti. Nel campo degli affari, del business, dove gli inte- ressi si intrecciano, si sovrappongono e creano in- terconnessioni spazio-temporali a noi spesso sconosciute e dove i rapporti di competizione tra organizzazioni si moltiplicano e vincoli di costi, tempi e qualità, pongono barriere e limiti impor- tanti, si è spesso esposti a quel tipo di effetti: essere in grado di prendere le giuste decisioni, in tempi ra- pidi, fa la differenza tra il successo e il fallimento. Di fronte a una tale molteplicità di circostanze, non tutti i leader a capo di quelle organizzazioni, rie- scono a raggiungere i risultati attesi, in quanto è loro richiesta una capacità decisionale poliedrica, articolata, che non tutti possiedono. E’ richiesta straordinaria varietà di pensiero, di com- portamento, di leadership, di comunicazione. L’essere umano, partendo da un’assunzione errata, Emiliano Soldi Agile & Lean Coach @ Inspearit http://it.linkedin.com /in/emilianosoldi Figura 1 - Matrice di Stacey
  • 2. LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 37 cità di ingranaggi e relazioni. Solo un’attenta analisi può svelarne i segreti ed aiutare a prendere le giuste decisioni. E’ il campo degli esperti, i quali possono esaminarne le compo- nenti e fornire indicazioni precise. In questi ambiti è possibile applicare le GOOD PRACTICES, (buone pratiche), che offrono meno certezze rispetto alle pre- cedenti e non sempre assicurano risul- tati eccellenti. Il pattern decisionale di riferimento è SENSE > ANALYSE > RESPOND (percepire/sen- tire, analizzare, rispondere), che ha tempi più lunghi a causa della fase di analisi,ma che una volta assestata por- terà comunque a buona predicibilità e stabilità decisionale. E’ necessario però fare attenzione ai ri- schi derivanti dal dipendere dal giudi- zio degli esperti che,come tali,tendono ad avere un pensiero condizionato da anni di applicazione e studio e non sempre disposti ad ascoltare obiettiva- mente il parere degli altri. Questo potrebbe portare ad ignorare intuizioni di persone meno esperte, chiudendo le porte a innovazione e no- vità.E’necessario quindi creare spazi in cui queste persone possano libera- mente,e magari anonimamente,fornire idee, soluzioni (forum, caselle di posta elettronica dedicate, ecc.). SISTEMI COMPLESSI I contesti in cui si esprime la comples- sità, sono ambiti in continuo movi- mento, flusso, dinamismo. Stimoli e sollecitazioni remoti,per esem- pio, potrebbero scatenare anche im- portanti locali reazioni. E’ in quest’area che ruotano molti degli affari dei nostri giorni ed è quindi rilevante, per un lea- der, conoscere come operarvi. Non esiste predicibilità di comporta- mento alcuna, neanche a seguito di un’analisi della situazione, in quanto non si è in grado di circoscrivere il si- stema, data la molteplicità di agenti, li- velli, relazioni che vi ci operano. Si deve agire adottando il modello PROBE > SENSE > RESPOND (sondare/inda- gare, percepire/sentire, rispondere). E’necessario scomporre la complessità in parti più piccole, e su ognuna fare delle ipotesi,lavorare per iterazioni,spe- rimentare, sondare. I risultati, poi, potranno essere ispezio- nati per validarne le ipotesi di partenza e procedere oltre. Per i leader è essenziale l’agilità e buone doti di adattabilità comportamentale. E’ necessaria pazienza, permettere alle realtà di rive- larsi, alle soluzioni di emergere. Dovranno, inoltre, decentralizzare parte delle deci- sioni, le più frequenti, che richiedono velocità e che non hanno influenze su economie di scala. Do- vranno delegare quelle decisioni a team, gruppi di lavoro, esperti, che meglio possono carpire l’emer- gente, rispondendo celermente e approntando so- luzioni efficaci, anche prototipali, ma in tempi rapidi. Dovranno invece continuare a centralizzare tutte le altre decisioni, quelle che hanno importanti econo- mie di scala. In questi ambiti i rischi maggiori derivano dall’impa- zienza, dalla decisione di utilizzare approcci, qui, ste- rili di comando e controllo, nella speranza di sbloccare la situazione. Inoltre,data la forte necessità di sperimentazione,un grosso limite è dato dall’incapacità di quei leader di accettare l’errore dei collaboratori, bloccandone creatività e pro-attività. SISTEMI CAOTICI Infine l’ultimo dei sistemi da tenere in considerazione è quello caotico. E’un contesto in cui regna la turbolenza,un costante cambiamento di status,eventi,dove non esiste un or- dine, nessuna relazione tra causa ed effetto. In questi casi è necessario innanzitutto stabilizzare la situazione, dovranno essere prese molte decisioni e in tempi rapidissimi, cercando di passare dal caos alla complessità. Sono necessarie forte leadership,capacità di azione, capacità di comunicare in maniera chiara e diretta. E’ bene ricordare che in questo ambito si celano le migliori opportunità di innovazione.E’quindi indicato creare team che lavorino parallelamente alla stabi- lizzazione della crisi, per cercare nuove soluzioni, op- portunità e alternative. Tornando ad osservare la matrice del Cynefin frame- work, Snowden fa riflettere su due ulteriori aree. La prima è rappresentata come un ricciolo che di- vide il quadrante in basso a destra (obvious, sem- plice) da quello in basso a sinistra (caotico). Quel segno grafico è come un promemoria che vuole ricordare che anche in presenza di sistemi semplici e qualora si sotto-stimassero le situazioni, si desse troppo spazio al compiacimento o si proce- desse ad eccessiva semplificazione, si potrebbe fa- cilmente “scivolare” nel regno del caos. E, infine, per tutto quello che non è inquadrabile in nessuna delle aree sopra descritte,Snowden ha pre- visto l’area centrale, del disordine, nella quale sem- brano non esistere pattern decisionali, bensì solo l’imperativo della sopravvivenza. I 36 LEADERSHIP&MANAGEMENT • Gennaio/Febbraio 2015 IL FRAMEWORK CYNEFIN La parola gallese Cynefin vuole signifi- care l’impatto che molteplici fattori hanno sui contesti e le esperienze che viviamo.Tali fattori influenzano le nostre vite in modalità che possiamo anche non capire. Snowden, rilanciando quanto predi- cato da Stacey, ha sintetizzato per quei sistemi approcci e strumenti opportuni. SISTEMI SEMPLICI Come descritto precedentemente que- sti sistemi sono caratterizzati da un rap- porto diretto tra causa ed effetto. Sono domini stabili, nei quali il ripetersi di eventi simili tra loro, limita l’impatto dei cambiamenti che sono comunque ridotti e non ne alterano l’equilibrio so- stanziale. Sono contesti in cui è possibile appli- care BEST PRACTICES: approcci, metodolo- gie,strumenti maturati nel tempo e che portano sempre a risultati ottimali. L’approccio decisionale migliore da uti- lizzare è sintetizzabile in SENSE > CATEGO- RISE > RESPOND (percepire/sentire, categorizzare e rispondere). La presenza di un problema in questi contesti, è facilmente indirizzabile dai decision maker, in quanto è facile ca- pire la situazione, identificarne la sua natura, scegliere il miglior approccio e infine agire in accordo ad esso. Approcci COMMAND AND CONTROL sono validi,non è necessaria grossa comuni- cazione e la delega è molto efficace grazie alla chiarezza e linearità dei compiti da svolgere e alla disponibilità di strumenti dedicati. Attenzione però agli eccessi di semplifi- cazione che potrebbero portare ad un errata categorizzazione del problema. Inoltre, data la facilità nell’operare in questi contesti è da evitare la tendenza al compiacimento, all’appagamento, che potrebbero portare ad un calo di attenzione e ad un possibile ritardo di reazione. SISTEMI COMPLICATI Approcciare a sistemi di questo tipo è più arduo data la varietà delle compo- nenti che ne fanno parte e alla possibi- lità che esistano molteplici “giuste” soluzioni.Siamo comunque in presenza di un sistema statico ma che cela il suo funzionamento dietro ad una moltepli- La foresta Amazzonica, è un esempio di sistema complesso. Un ecosistema, dove la comunità di piante,animali,microbi,in relazione tra loro e agli ele- menti terra,aria e acqua,si condizionano reciproca- mente in ogni istante, attraverso comportamenti e feedback reciproci. Infine, in presenza di grossa incertezza e forte disac- cordo nel comprendere il funzionamento di un si- stema, quando cioè non esiste alcuna relazione tra causa ed effetto,nemmeno in retrospettiva,ci si trova di fronte ad un sistema caotico. Un sistema in cui è necessaria una stabilizzazione dei fattori critici,prima di poter comprendere quali azioni, comportamenti e approcci siano opportuni. E’necessario,però,sottolineare che un aspetto deci- samente positivo di questi sistemi,è il fatto che stimo- lino la nascita di intuizioni, soluzioni, nuove pratiche. New York City, a seguito dell’attacco delle torri ge- melle dell’11 Settembre 2001, è un esempio di si- stema caotico. Figura 2 - Cynefin Framework