"Essere un fedele discepolo di Gesu’ Cristo nella Chiesa Cattolica e’ molto di piu’ che un viaggio immaginario. E’un modo di vivere insieme; la persona intera e’ coinvolta nel processo. L’educazione a questo cammino deve essere percio’esperienziale, personale, coinvolgente e vivificante. Impariamo ad essere discepoli come impariamo una lingua, cioe’ facendo parte di una comunita’ che parla quella lingua. I giovani cattolici devono essere guidati dalla fede di chi e’ intorno, coetanei o adulti cattolici che stanno facendo lo stesso cammino."
Carmen Hernandez - la vittoria certa - shema.it - rassegna stampaGiovanni Nocera
Rassegna stampa degli articoli pubblicati in occasione sella nascita al cielo di Carmen Hernandez, iniziatrice del Cammino Neocatecumenale con Kiko Arguello, avvenuta il 19 luglio 2016.
Carmen Hernandez - la vittoria certa - shema.it - rassegna stampaGiovanni Nocera
Rassegna stampa degli articoli pubblicati in occasione sella nascita al cielo di Carmen Hernandez, iniziatrice del Cammino Neocatecumenale con Kiko Arguello, avvenuta il 19 luglio 2016.
Cardinale,François Xavier,Nguyên,Van,Thuân.
Tu hai una patria, il Vietnam un paese tanto amato, lungo i secoli.
È la tua fierezza, la tua gioia:
ama le sue montagne e i suoi fiumi …
F. X. Nguyên Van Thuân.
Slide pensate e realizzate da Luisa Melo.
Anno pastorale 2011-12
Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA)
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo
Incontro su Carlo Maria Martini
Progetto di Social Media Advertising: “#migliorisipuò”Raffaele Nappi
L’indagine a supporto della campagna “Anche le parole possono uccidere” è stata realizzata da SWG nell’ottobre 2014 attraverso una rilevazione demoscopica con metodo CAWI, su un campione di 706 italiani maggiorenni.
La campagna sarà veicolata in forma di locandine in oltre 10mila parrocchie, oratori e scuole. ‘Le parole possono uccidere’ vuole essere la prima iniziativa di altre, raccolte sotto il concept #migliorisipuò, con l’obiettivo di promuovere una comunicazione sociale di qualità, che possa affrontare nel tempo temi di rilevanza pubblica e per promuovere una nuova cultura e sensibilità sociale, stimolando il cambiamento.
Cardinale,François Xavier,Nguyên,Van,Thuân.
Tu hai una patria, il Vietnam un paese tanto amato, lungo i secoli.
È la tua fierezza, la tua gioia:
ama le sue montagne e i suoi fiumi …
F. X. Nguyên Van Thuân.
Slide pensate e realizzate da Luisa Melo.
Anno pastorale 2011-12
Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA)
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo
Incontro su Carlo Maria Martini
Progetto di Social Media Advertising: “#migliorisipuò”Raffaele Nappi
L’indagine a supporto della campagna “Anche le parole possono uccidere” è stata realizzata da SWG nell’ottobre 2014 attraverso una rilevazione demoscopica con metodo CAWI, su un campione di 706 italiani maggiorenni.
La campagna sarà veicolata in forma di locandine in oltre 10mila parrocchie, oratori e scuole. ‘Le parole possono uccidere’ vuole essere la prima iniziativa di altre, raccolte sotto il concept #migliorisipuò, con l’obiettivo di promuovere una comunicazione sociale di qualità, che possa affrontare nel tempo temi di rilevanza pubblica e per promuovere una nuova cultura e sensibilità sociale, stimolando il cambiamento.
Effectiveness is often referred to as doing the right thing, while efficiency is doing things right. Effectiveness is an external measure of process output or quality.
Le organizzazioni giornalistiche sono tenute a svolgere un ruolo decisivo nella trasmissione di notizie precise e di qualità
all’interno della società.
È una compito divenuto ancora più difficile a causa della grande quantità di falsi, informazioni errate e altri tipi di contenuti imprecisi che circolano costantemente tra le piattaforme digitali.
E i giornalisti oggi hanno l’obbligo – e l’opportunità – di setacciare la massa di contenuti che vengono creati e condivisi per separare il vero dal falso e per aiutare la diffusione della verità.
Noi e l'Islam (Discorso di S. Ambrogio - Milano, 6.12.1990)Raffaele Nappi
Anche se i musulmani nel mondo sono oggi diversi per origine etnica e correnti religiose interne e sono cittadini di diversi Stati indipendenti, rimane però vero che la fede musulmana è di per se stessa un universalismo che oltrepassa le frontiere e rimane sensibile a grandi appelli al ritorno alle origini, così come avviene oggi nei movimenti fondamentalisti. Se non è facile parlare di islam in generale, in conseguenza della storia molto complessa e ricca di questa religione, più difficile ancora è definire il fenomeno dell'islam tra noi, dell'islam in Europa.
Di recente, Crema è salita alla ribalta per le controversie legate alla presenza di profughi in una struttura diocesana e per la lettera scritta al riguardo dal vescovo Oscar Cantoni. Per completare il quadro di questa realtà, vale la pena di leggere la lettera di uno degli ospiti della casa di accoglienza della Caritas.
Leonardo è uno degli ospiti della casa di accoglienza Giovanni Paolo II, ai Sabbioni. Pochi giorni fa ha raccolto i suoi pensieri in una lettera (qui il testo integrale), in cui racconta la sua “vera presa di coscienza”: il momento in cui presso la struttura di via Toffetti sono arrivati i profughi e rifugiati sbarcati a Lampedusa. “Voglio riportare l’esperienza di un egiziano con cui condivisi in seguito la stanza – scrive Leonardo – un sedicenne, di religione cristiano-ortodossa”.
Recita del Santo Rosario - traccia con meditazioniRaffaele Nappi
Il rosario (dal latino rosārium, "rosaio"; a partire dal XIII secolo acquisì il significato religioso indicante le preghiere che formano come una "corona", nell'accezione latina di corōna ovvero ghirlanda, di rose alla Madonna) è una preghiera devozionale e contemplativa a carattere litanico tipica del rito latino della Chiesa cattolica.
La preghiera consiste in cinque serie (chiamate "poste") di dieci Ave Maria unite alla meditazione dei "misteri" (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria.
Il nome indica la "corona di rose", con riferimento al fiore "mariano" per eccellenza, simbolo della stessa "Ave Maria".
I prodotti Herbalife sono noti per la loro qualità ed efficacia. Per mantenere la nostra posizione di leader nel mondo nel campo della nutrizione, continuiamo a realizzare prodotti innovativi e formulati scientificamente in conformità con le normative più rigorose in materia di ricerca, sviluppo e produzione.
Per una consulenza nutrizionale con relativa valutazione del benessere, o semplicemente per ricevere ulteriori chiarimenti sul tema, il contatto mail è: cristina.saponaro@gmail.com
I doni dello spirito santo - Udienze di papa FrancescoRaffaele Nappi
Raccolta dei testi delle udienze generali di papa Francesco dal 9 aprile al 11 giugno 2014, riguardanti le catechesi sui doni dello Spirito Santo
Un ringraziamento a CATECHISTI 2.0
http://www.catechistaduepuntozero.it/
«Venite a vedere questo spettacolo» Milano piazza Duomo, 8 maggio 2014 ore 21Raffaele Nappi
Musica, teatro, danza, testimonianze e preghiere si uniranno per dare vita a un moderno sacro dramma nel cuore di Milano. Un grande evento di arte e di fede con la partecipazione dell 'Arcivescovo, cardinale Angelo Scola e animato da protagonisti della cultura e dello spettacolo.
Giovedì 8 maggio alle ore 21, in piazza Duomo, andrà in scena “Venite a vedere questo spettacolo”. Sul palco montato sul sagrato della Cattedrale, diretti dalla regia di Andrea Chiodi, si alterneranno il critico d 'arte Philippe Daverio, lo scrittore Luca Doninelli, gli attori Massimo Popolizio, Pamela Villoresi e Giacomo Poretti, il cantautore Davide Van de Sfroos , il tenore Vittorio Grigòlo e il busker Marco Sbarbati. E poi ancora l 'orchestra giovanile Futurorchestra e il coro Song voluti da Claudio Abbado. Gemma Capra Calabresi, intervistata dal giornalista Michele Brambilla, porterà la sua testimonianza di fede e perdono.
Questo è il nostro Ideale: Gesù crocefisso e abbandonato in noi e fuori di noi, nel mondo intero, da sollevare e confortare.
La nostra piccola esperienza ci dice che non c’è vita cristiana se non in coloro che si consacrano alla croce, perché la nostra esperienza non è che una delle innumerevoli attuazioni della parola di Gesù: "Chi vuol venire... prenda la sua croce e mi segua".
-- Chiara Lubich - Movimento dei Focolari.
La povertà oggi: sintomo, metodo, profeziaRaffaele Nappi
di Chiara Giaccardi
Custodire e coltivare i beni di comunità
Superare la frammentazione e la passività, produrre 'valore contestuale': rimettere in relazione moneta, servizi, legami, significati.
Valorizzare elementi di 'capacitazione', attivare riconoscimento e partecipazione.
Ripensare il welfare uscendo da impasse pubblico/privato per un
modello a tre pilastri: pubblico, privato e civile. Potenziare il civile
come luogo di apporto contributivo (per fronteggiare i nuovi bisogni,
vedi rapporto Caritas)
Prime riflessioni dai questionari del Sinodo sulla famigliaRaffaele Nappi
Articolo di M.E. Gandolfi dalla rivista: "Il Regno"
Caro papa Francesco, grazie! Si potrebbe sintetizzare così il sentimento
generale e condiviso di chi ha deciso di rispondere al questionario preparatorio per il Sinodo straordinario sulla famiglia che si celebrerà nel
prossimo ottobre, e di farlo avere alla Segreteria vaticana tramite la nostra rivista, che ha lanciato ai lettori l’iniziativa chiamandola «Aiuta il papa ad ascoltare la Chiesa».
La recezione del concilio vaticano ii nei movimenti ecclesialiRaffaele Nappi
di Miguel Delgado Galindo
Sottosegretario del Pontificio
Consiglio per i Laici
---------------------------
Durante il Pontificio Consiglio
per i Laici nel 2008, Benedetto XVI
pronunciò queste parole:
«I movimenti ecclesiali e le nuove
comunità sono una delle novità più
importanti suscitate dallo Spirito Santo
nella Chiesa per l’attuazione del Concilio
Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso
dell’assise conciliare, soprattutto negli
anni immediatamente successivi, in
un periodo carico di entusiasmanti
promesse, ma segnato anche da difficili
prove. Paolo VI e Giovanni
Paolo II seppero accogliere e
discernere, incoraggiare e promuovere
l’imprevista irruzione delle nuove realtà
laicali che, in forme varie e sorprendenti,
ridonavano vitalità, fede e speranza a
tutta la Chiesa»
Alcune pagine su Chiara Amirante estratte dal numero di gennaio della rivista: "Credere" ed il primo capitolo del libro: "E gioia Sia" con prefazione di Lorella Cuccarini.
Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante – da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere – ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società[...]
Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante – da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere – ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere.In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore – ricco di condivisioni personali – l’autrice invita a intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme nocive di dipendenza dal giudizio altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro Paese e dell’intero Occidente.In ognuno di noi c’è un potenziale inespresso – ci confida Chiara – e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.
Quando si ha l'opportunità di accorgersi veramente del valore assoluto di un figlio, difficilmente si riesce a dimenticare il valore di ogni persona.
Quando si ha la possibilità di vivere l'alleanza con Dio, il far coppia con Lui, allora si riconosce ogni vita umana, e non solo quella dei nostri familiari, come scaturita dal progetto di Dio: «Domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, ad ognuno di suo fratello» (Gn 9,5).
Ogni persona viene affidata da Dio non solo ai propri genitori, ma anche alla paternità spirituale di tutti coloro che avranno modo di entrare in contatto con lei.
Coloro che incontro nella mia vita mi sono affidate. Le persone con cui ho l’occasione di stabilire relazioni, Dio vuole che le consideri in un certo senso «miei figli».
E non solo coloro che per la giovane età potrebbero essere veramente figli, ma anche chi è coetaneo o addirittura anziano, bisognoso però della nostra paternità spirituale per crescere nella sua pienezza di figli di Dio.
(da "La fecondità degli sposi oltre la fertilità", di Renzo Bonetti, ed. San Paolo)
Il decalogo nella catechesi: perché puntare sui dieci comandamenti?Raffaele Nappi
Qual è il primo comandamento? Quello dell’idolatria! Siamo idolatri perché cerchiamo la vita (quindi divinizziamo) esagerando l’importanza di cose e persone che non ci possono dare quello che chiediamo. Questo è fonte di infelicità per noi e di violenza e incomunicabilità nelle relazioni con gli altri. Per tutti gli altri comandamenti si procede con lo stesso tono: si scavalca l’interpretazione semplificata (pur vera) del comandamento di Dio e ne si annuncia il significato profondo, spesso sorprendente. Il secondo comandamento non è solo la proibizione di bestemmiare, è un invito a invocare il nome di Dio con verità, ad entrare in rapporto totalizzante con Lui. Il terzo comandamento non è solo l’imperativo di andare a messa la domenica, ma l’annuncio che esiste il vero riposo che non dipende dalle circostanze favorevoli ma dall’amare e conoscere la volontà di Dio. Il quarto comandamento non impone di credere che i genitori hanno sempre ragione ma l’annuncio che esiste una Paternità divina che dà senso e dignità ad ogni paternità terrena.
Il quinto comandamento è la descrizione dell’essenza di una nuova vita, descrive quali sono gli atti tipici di questa nuova natura: gli atti dell’amore. Non uccidere quindi non si riferisce solo al togliere la vita fisica ma, secondo l’esegesi di Gesù, a quel santo debito di amore che tutti abbiamo nei confronti di tutti, compresi i nostri nemici. Poi il decalogo insegna come questo amore si concretizza: si tratta di amare con il corpo (sesto comandamento) e di amare con beni (settimo comandamento). L’ottavo comandamento invita, in questa prospettiva, a considerare in modo più completo ed esistenziale il problema della verità: non si tratta solo di dire la verità ma di essere veri, dare testimonianza con tutto ciò che siamo e facciamo a favore della bontà e dell’amore di Dio Padre. Gli ultimi due comandamenti, che a molti sembrano una specie di appendice trascurabile, diventano la chiave di volta di tutto il percorso, unificandosi nel comandamento non desiderare. Esso ci inchioda tutti ad un problema insormontabile: anche qualora riuscissimo a controllare i nostri comportamenti per conformarci alla legge, il nostro cuore smetterebbe di desiderare il male? Ma apre gli ascoltatori all’opera santificatrice dello Spirito, al desiderio nuovo di una vita santa.
«In fondo l’“amore” è un’unica realtà, seppur con diverse
dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione
può emergere maggiormente. Dove però le due dimensioni
si distaccano completamente l’una dall’altra, si profila una
caricatura o in ogni caso una forma riduttiva dell’amore».
BENEDETTO XVI
Estratto da:
L. Bruni (2006), Reciprocità. Dinamiche di cooperazione, economia e società
civile, Mondadori, Milano.
Il Decanato di Cesano Boscone (MI) apre il suo percorso "Famiglia: dalle ferite alla speranza" con la la conferenza dal titolo:
Famiglia e Lavoro: quale speranza?
16 ottobre 2013, ore 18.30
Sala "La Pianta"
Via Leopardi 7
20094 Corsico (MI)
Relatore: Luigino Bruni
“Non si esce da nessuna crisi se non ci si esercita nell’arte dell’attesa di una salvezza, arte gioiosa e dolorosa assieme. Per chiedere “ quanto manca al giorno?“ è necessario il desiderio dell’alba, e saperne riconoscere i segni” (L.Bruni)
FAMIGLIA, VIVI LA GIOIA DELLA FEDE! Roma, 26-27 ottobre 2013Raffaele Nappi
Le famiglie di tutto il mondo si recheranno in Pellegrinaggio a Roma sulla Tomba di San Pietro, il prossimo 26 e 27 Ottobre . Questo evento, promosso dal nostro Dicastero, si inserisce nel quadro delle iniziative proposte per l’Anno della Fede, indetto dal Papa Emerito Benedetto XVI.
Lo stesso titolo dell’evento, "FAMIGLIA, VIVI LA GIOIA DELLA FEDE! Pellegrinaggio delle Famiglie alla Tomba di San Pietro per l’Anno della Fede", ci fa comprendere come questo pellegrinaggio sarà un’occasione di condivisione gioiosa per le famiglie del mondo. Così, accompagnate anche dai figli e dai nonni, le famiglie sono invitate a testimoniare la loro fede con gioia e fiducia proprio sulla Tomba di San Pietro, primo confessore di Cristo.
L’importanza della famiglia come luogo privilegiato di trasmissione della fede, infatti, ci spinge a pregare e riflettere sul valore stesso della famiglia e ad essere testimoni in tutto il mondo della nostra fede
Tratto da Avvenire del 18 aprile:
"Si assiste così al paradosso di un esibizionismo narcisistico da un lato e di un richiamo a costruirci porte blindate digitali dall’altro, per poter fare liberamente quello che ci pare nel perimetro del nostro nascondimento. Personalmente, concordo con chi identifica nell’«epoca delle passioni tristi» l’esito di questa pedagogia implicita della cultura contemporanea. Questo 'dualismo morale' – terzo elemento di perplessità – si combina perfettamente, rafforzandolo, con il 'dualismo digitale' che vede la rete come una dimensione separata e minacciosa, densa di pericoli per la nostra incolumità e reputazione. Altro è insegnare ai giovani che niente di ciò che fanno è senza conseguenze, sulla rete così come nella vita offline"
Lamento e mugugno. Al lavoro, a scuola, a casa, per i soldi, per i figli, per gli altri.Oltre il lamento quotidiano, l'autore ha scritto un decalogo laico, brillante e convincente per imparare a vivere bene. Ecco i titoli: accogli la realtà, soffri con coraggio e con senso della realtà, affronta la situazione come una sfida e come un'opportunità, impara a perdere senza perdere te stesso, combatti con decisione e con intelligenza, riconosci e apprezza quello che possiedi, guarda gli altri e ama i tuoi fratelli, aspetta con pazienza e con speranza, perdona, se li conosci, quelli che ti hanno fatto del male, prega il tuo Dio, se sei credente
Santificare la festa - Intervento del card. O'Malley al Family 2012
1. Milano 2012
Santificare la Festa: la Famiglia nel Giorno del Signore
Nel periodo in cui frequentavo il seminario, il nostro Provinciale, Padre Victor, scrisse una lettera a Roma
nella quale annunciava che la nostra missione in Portorico stava fiorendo e che la nostra Provincia era
pronta ad assumersi una seconda missione e di volere la piu’ difficile missione del mondo. La risposta
arrivo’ alla velocita’ di un fulmine: ci venne comunicato che avremmo dovuto aprire una missione nelle
Terre Alte di Papua Nuova Guinea. Il Padre Guardiano, Fermin Schmidt, del Collegio dei Cappuccini di
Washington, divenne il primo vescovo ed alcuni frati lo raggiunsero fra cui tre dei miei compagni di
classe. Quando i nostri frati arrivarono in aereo, atterrando nel mezzo di un campo, vennero
immediatamente circondati dalla curiosita’ degli indigeni – che non avevano mai visto un europeo o un
aeroplano. La prima domanda rivolta loro fu se l’aeroplano era maschio o femmina. Nel caso fosse
femmina se era possibile avere un uovo.
Molti anni dopo, un giovane frate, che io avevo ordinato e che lavorava in Papua Nuova Guinea, venne a
visitarmi mentre trascorreva un periodo di riposo in patria. Aveva bellissime fotografie di indigeni
sorridenti, con ossi nel naso, piume nei capelli e poco altro indosso. Orgogliosamente il frate annuncio’:
“Questo e’ il mio consiglio parrocchiale.” Ne fui particolarmente colpito perche’ ero reduce da un
incontro con uno dei miei parroci in cui mi era stato riferito che i parrocchiani non erano pronti per un
consiglio parrocchiale. Sono certo che se il Padre Provinciale mandasse oggi la lettera a Roma chiedendo
la missione piu’ difficile, la risposta sarebbe non Papua Nuova Guinea, ma Stati Uniti D’America.
Pensiamo alla Giornata della Gioventu’, a Colonia, dove Papa Benedetto si e` rivolto ai Vescovi tedeschi
riuniti nel seminario parlando della sua terra natale, la Germania, come “terra di missione”. La stessa
cosa ugualmente accade in molti paesi dell’occidente dove il secolarismo e la decristianizzazione stanno
guadagnando terreno.
Dobbiamo trovare nuovi modi di annunciare il vangelo al mondo contemporaneo, proclamando
nuovamente Cristo e ponendo le basi della fede. Come ha detto Papa Benedetto: “Non siamo qui solo
per il ‘gregge esistente.’ Dobbiamo essere una chiesa missionaria.”
Il nostro compito e’ di trasformare “consumatori” in discepoli e maestri. Abbiamo bisogno di formare
uomini e donne che diano testimonianza di fede, non di programmi di protezione dei testimoni. Come
hanno scritto i vescovi americani nel documento Go Make Disciples (Andate e formate discepoli): “Ogni
cattolico puo’ essere un ministro di accoglienza, riconciliazione e comprensione per coloro che hanno
smesso di praticare la fede.”
Nel nuovo millennio, l’ordinaria amministrazione non e’ piu’ sufficiente. Dobbiamo diventare una
squadra di missionari, passando dalla semplice amministrazione alla missione. Dobbiamo chiederci:
“Cosa significa vivere in una cultura non-credente; una cultura che non e’nemmeno cosciente della
propria incredulita’ perche’ ancora vive dei residui della civilta’ cristiana?” Come Hauerwas ha ben
espresso: “La chiesa esiste oggi come una straniera, una colonia di avventurosi in una
societa’miscredente. In quanto societa’ miscredente, la cultura occidentale e’ priva del senso del
cammino, dell’avventura perche’ le manca molto piu’ che la fiducia in un orizzonte sempre piu’ ridotto
all’autoconservazione e all’espressione di sé.”
Essere un fedele discepolo di Gesu’ Cristo nella Chiesa Cattolica e’ molto di piu’ che un viaggio
immaginario. E’un modo di vivere insieme; la persona intera e’ coinvolta nel processo. L’educazione a
questo cammino deve essere percio’esperienziale, personale, coinvolgente e vivificante. Impariamo ad
essere discepoli come impariamo una lingua, cioe’ facendo parte di una comunita’ che parla quella
lingua. I giovani cattolici devono essere guidati dalla fede di chi e’ intorno, coetanei o adulti cattolici che
stanno facendo lo stesso cammino.
2. Il Terzo Comandamento
Quando ero vescovo nelle West Indies, sull’isola dove io vivevo, esisteva la piu’ antica sinagoga
dell’emisfero occidentale. Era stata costruita da ebrei sefarditi in quelle che allora erano le Indie
Occidentali danesi. Sono stato invitato dal rabbino a visitare la sinagoga. Era una bella costruzione, tipica
delle vecchie Indie Occidentali, con il pavimento di sabbia bianca. Nell’arca c’era un antico e magnifico
rotolo della Torah. Mentre camminavo nella sinagoga mi sono imbattuto in un libro di preghiere che
casualmente si apri’ su un’antica e bellissima preghiera ebraica che inizia con le parole “Piu’ di quanto
Israele abbia conservato il Sabato, il Sabato ha conservato Israele.” Sono rimasto stupito e mi sono
detto: lo stesso e’ vero per noi della Nuova Alleanza. Piu’ di quanto noi abbiamo mantenuto l’obbligo
della messa domenicale, essa ha mantenuto noi come popolo focalizzato su Dio, unito agli altri, con un
senso di missione.
Ho partecipato di recente ad una cena di beneficienza, cosa che i vescovi fanno abbastanza
regolarmente, e che contribuisce abbondantemente alla nostra circonferenza. In questa particolare
occasione, il preside di una delle scuole superiori cattoliche locali riceveva una onorificienza. Nel suo
discorso di accettazione ci disse: “Sono cresciuto in una famiglia dove andare a messa la domenica era
piu’ o meno un’opzione come il respirare.” La dichiarazione trovo’ immediatamente riscontro fra i
partecipanti perche’ credo che molti tra noi potessero identificarsi in quelle parole. Non si trattava di
una questione di genitori autoritari o di pressione sociale, era piuttosto la convinzione di quanto
importante fosse l’eucarestia domenicale per la nostra identita’ e la nostra sopravvivenza. Nella sua
prima apologia rivolta all’Imperatore Antonino e al Senato di Roma, San Giustino descrive
orgogliosamente la pratica cristiana dell’assemblea domenicale. Quando durante la persecuzione di
Diocleziano le assemblee eucaristiche erano bandite con il massimo rigore, molti hanno trovato il
coraggio di sfidare il decreto imperiale accettando di morire piuttosto che rinunciare al banchetto
eucaristico. Uno di questi cristiani coraggiosi ci ha lasciato una risposta che e’ stata frequentemente
citata. Fu chiesto ad Emerito, che aveva confessato che i cristiani si erano riuniti in casa sua, perche’
avesse violato il comando dell’imperatore. Egli rispose: “Sine Dominico non possumus.” In altre parole,
“Non possiamo vivere senza domenica.” Perdere la messa e’ come smettere di respirare, e’ la strada
sicura per l’asfissia spirituale.
Quando ero in seminario, ricordo di aver letto in un giornale un’intervista a Flannery O’Connor su cosa
significasse essere cattolici nel sud degli Stati Uniti. C’erano pochi cattolici a quel tempo in quela zona,
forse il tre per cento della popolazione, e c’erano molti pregiudizi contro di essi. In questa intervista
Flannery O’Connor parla della sua migliore amica che era una ragazzina battista. Flannery la invitava
spesso ad andare a messa con lei. Finalmente la ragazzina ebbe il permesso dalla madre di
accompagnare Flannery alla messa della domenica. Flannery non vedeva l’ora che finisse la messa per
poter chiedere all’amica: “Ti e’ piaciuta? ti e’ piaciuta?” Al che la ragazzina rispose: “WOW. Voi cattolici
avete veramente qualcosa di speciale. La predica era cosi’ noiosa, la musica faceva schifo, il prete
balbettava le preghiere in una lingua che nessuno poteva capire, e tutta quella gente era li’!”
Evidentemente non erano li’per divertirsi. Sono sicuro che la maggior parte erano li’ perche’ “sine
Dominico non potuerunt.” E perche’ Dio scrisse sulle tavole che diede a Mose’: “Ricordati di santificare il
giorno del Signore.”
L’Eucarestia
La verita’ e’ che la Chiesa Cattolica e’ sorta intorno all’Eucarestia. Cristo ci ha comandato: “Fate questo
in memoria di me.” E da allora l’abbiamo fatto: celebrando l’Eucarestia, cambiando il pane e il vino nel
3. Corpo e Sangue cosi’ che il Buon Pastore possa continuare a nutrire il suo gregge. Mi ha fatto piacere
che quest’anno la Giornata per le Missioni, abbia avuto, per caso, il Vangelo del grande comandamento
dell’amore. Temo che spesso, quando pensiamo alla carita’ cristiana, pensiamo solo agli affamati, alla
cura dei malati e anziani, al prendersi cura dei senza casa e dei poveri. Ma se veramente amiamo il
nostro vicino, allo stesso modo ci dovremmo preoccupare di tutte quelle persone che sono
spiritualmente senza una casa, spiritualmente affamate, spiritualmente in carcere e spiritualmente
malate. La Chiesa esiste per evangelizzare, per annunciare la Buona Novella dell’amore di Dio e il
desiderio di Dio che noi lo seguiamo come parte del suo popolo. Essere discepoli non e’ mai un “volo in
solitaria” ma piuttosto un’avventura da vivere insieme. E al cuore di questa avventura c’e’ il banchetto
eucaristico dove il Calvario e l’Ultima Cena diventano parte delle nostre vite e della nostra storia.
Ero un giovane sacerdote quando il Kennedy Center fu inaugurato a Washington. Jackie Kennedy invito’
Leonard Bernstein a comporre una messa per l’inaugurazione. (Era una messa suonata e recitata dove il
celebrante e’ il personaggio principale). Una scena in particolare fu motivo di molti commenti in quei
giorni. Ad un certo punto il clima nella rappresentazione diventa molto emotivo e la crescente cacofonia
dei cori interrompe l’elevazione del Corpo e del Sangue. Il celebrante, in una rabbia furiosa, scaglia il
calice sul pavimento.
Questa immagine della messa di Bernstein mi venne in mente quando stavo preparando un discorso per
un raduno dei nostri giovani nel North End perche’ uno dei testi che stavo usando era il racconto del
Vecchio Testamento quando Mose’ sale per la seconda volta sul Monte Sinai per ricevere i
Comandamenti. Stava salendo per la seconda volta perche’ quando era sceso dal monte la prima volta e
aveva trovato il popolo che adorava il vitello d’oro, Mose’ aveva scagliato le Tavole al suolo e le aveva
rotte. Capii che Bernstein, un ebreo, aveva inserito questa immagine nella sua messa, e il celebrante,
scagliando il calice al suolo era come Mose’ che scaglia le Tavole della Legge sul luogo dove il popolo di
Dio sta adorando il vitello. Quando la gente non adora Dio, comincia ad adorare il vitello d’oro; comincia
a trovare falsi dei, quali il denaro, il potere, il piacere. Se noi amiamo Dio con tutta la nostra mente, con
tutto il nostro cuore, con tutta la nostra forza, e’ impensabile che voltiamo le spalle al suo
comandamento: “Ricordati di santificare le feste.”
In una societa’ cosi’ altamente individualistica, descritta nel libro del Prof. Putnam, Bowling Alone, dove
generazione dopo generazione gli americani trascorrono sempre piu’ tempo da soli, mangiando da soli,
vivendo soli, spendendo ore da soli di fronte alla televisione o al computer, in questo clima sociale, noi
dobbiamo comunicare che discepolanza significa essere parte della famiglia di Gesu’, parte della
comunita’. In una cultura che e’ assuefatta al divertimento, alcune chiese cristiane si sono trasformate in
centri di divertimento. Nell’Eucarestia abbiamo qualcosa di ben piu’ importante del divertimento.
Abbiamo l’amore portato agli estremi. Il nostro Dio ha fatto dono di se’ stesso a noi quando ci invita a
lavare i piedi gli uni degli altri e a donare la nostra vita a Dio e agli altri.
Ci preme molto avere le migliori prediche e la miglior musica per la liturgia. Tutti vogliamo che la messa
sia celebrata con dignita’ e bellezza. Ci preme molto che la gente capisca il significato dei riti e la ricca
storia della nostra tradizione. Ma tutto questo non e’ sufficiente. Abbiamo bisogno di insegnare alla
gente come pregare, allora la messa avra’ senso. Allora cominceremo a penetrare il mistero. Senza
l’Eucarestia della Domenica noi perdiamo la nostra identita’.
Un metro per misurare il successo della nostra evangelizzazione e la formazione di nuove generazioni di
discepoli, deve essere la fedelta’ dei nostri parrocchiani all’Eucarestia domenicale. Senza la forza che
deriva dalla Parola di Dio, proclamata durante la messa, e la comunita’ derivante dall’Eucarestia e dalla
testimonianza dei nostri fratelli e sorelle, e’difficile immaginare come uno possa perseverare in una vita
4. di discepolanza. La metafora della vite e dei tralci e’ molto adatta. Un tralcio tagliato dalla vite non
sopravvive molto a lungo. Ed e’cosi’ nel mondo odierno dove i valori del Vangelo sono spesso respinti,
dove la religione e’ trivializzata e l’essere politicamente corretti prevale persino sulla supremazia della
coscienza. In una societa’ del genere solo quei cattolici che pregano e vanno a messa persevereranno
nella loro vocazione quali discepoli di Gesu’ nella Chiesa Cattolica.
Nell’imminente Anno della Fede ci auguriamo che le nostre parrocchie, cosi’ come altre comunita’ quali
scuole e universita’, prendano seriamente in considerazione quale sia il modo migliore per auitare
coloro che si sono allontanati dall’Eucarestia domenicale.
Da giovane prete ho sempre sottolineato l’importanza del mangiare in famiglia. Guardo indietro alla mia
infanzia e ricordo come ogni sera ci ritrovavamo, noi bambini, i miei genitori e mia nonna, che viveva
con noi, per la cena serale. Era un momento di dare e ricevere. Ci si raccontava cose tristi e allegre
successe durante il giorno, si condividevano idee e aspirazioni, ma sprattutto si condivideva l’un l’altro.
La preghiera era sempre parte dell’equazione, rendere grazie prima di mangiare e spesso il rosario dopo
cena. Come bambino c’erano molti posti dove avrei preferito essere: all’aperto a giocare, visitare un
amico, o qualsiasi altra cosa. E come si dice, il libro piu’ corto e’ il libro delle ricette irlandesi: fai bollire
tutto e servi le patate di contorno. Tuttavia, guardando indietro, capisco che quelle cene con il clan degli
O’Malley e’ dove abbiamo imparato la nostra identita’ e forgiato legami per la vita. Li’ abbiamo
condiviso le nostre storie e le nostre storie personali erano intessute dentro la storia che stavamo
condividendo insieme.
Per la stessa ragione, la nostra celebrazione dell’Eucarestia, il sacrificio della Messa, e’, per noi cattolici,
un pasto familiare. E’ li’ che noi facciamo esperienza dell’amore di Dio e impariamo la nostra identita’;
chi siamo, perche’ siamo al mondo e che cosa fare della nostra vita. Non andare a messa e’ come
smettere di respirare, respirare la vita del Corpo di Cristo. Nel vangelo, Gesu’ racconta la parabola
dell’uomo che manda i suoi servi a chiamare gli invitati al banchetto di nozze. Non e` un compito facile;
alcuni di loro vengono picchiati piuttosto rudemente. A volte dobbiamo vincere la nostra vanita’ e il
rispetto umano e trovare il coraggio di dire a un amico o un conoscente: “Vuoi venire a messa con me
domenica?” Credeteci o no, ci sono molte persone che aspettano solo un invito e non ti colpiscono sulla
testa con un corpo contundente se li inviti. (Esempio Mark D.)
La grande verita’ e’ che l’Eucarestia e’ il centro della nostra vita in quanto cattolici. Tutti noi dobbiamo
fare di piu’ nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole affinche’ la gente si senta bene accolta, invitata
e sostenuta nella fede. Dobbiamo aiutare la nostra gente a scoprire il grande tesoro dell’Eucarestia
domenicale. Il nostro ideale e’ di rendere l’Eucarestia domenicale il nostro Sabato, una grande scuola di
carita’, giustizia e pace. Come leggiamo nell’enciclica Dies Domini: “La presenza del Risorto in mezzo ai
suoi si fa progetto di solidarietà, urgenza di rinnovamento interiore, spinta a cambiare le strutture di
peccato in cui i singoli, le comunità, talvolta i popoli interi sono irretiti. Lungi dall'essere evasione, la
domenica cristiana è piuttosto « profezia » inscritta nel tempo, profezia che obbliga i credenti a seguire
le orme di Colui che è venuto «per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri
la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del
Signore.»
Sappiamo che alcuni hanno scelto di non andare piu’ in chiesa perche’ sono stati feriti dalle azioni di
qualcuno nella chiesa o per difficolta’ con l’insegnamento della Chiesa. Dal primo giorno come
Arcivescovo e forse per il resto della mia vita, ho chiesto sempre perdono a tutti coloro che sono stati
feriti dall’azione o dalla inerzia della gente e dai capi della chiesa. Non vogliamo che quelle esperienze
5. diventino motivo di separazione dall’amore di Cristo e dalla nostra famiglia cattolica, o impedire ad
alcuno di ricevere la grazia dei Sacramenti.
L’Eucarestia e la Famiglia
La celebrazione della messa, come la vita, ha dimensioni verticali e orizzontali. Questo affianca il grande
comandamento che ci chiede di amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi.
La vita cristiana e’ un pellegrinaggio che compiamo con i nostri fratelli e sorelle in Cristo. Gesu’ ha dato
l’esempio riunendo tutti gli Apostoli all’Ultima Cena invece di cenare sigolarmente con ciascuno di loro.
Dio ha previsto dall’eternita’ che saremmo stati collocati in una particolare comunita’, in questo
particolare momento e che la discepolanza fosse vissuta nell’amicizia e nella fraternita’ con coloro per
cui e con cui preghiamo ogni domenica a Messa. La nostra presenza uno per l’altro e’ un simbolo della
solidarieta’ e unita’ con Dio e con ciascuno di noi. E’ l’espressione piu’ completa della nostra identita’
cristiana.
“Liturgia” significa “servizio da parte del/e in favore del popolo”. Il piu’ grande servizio che possiamo
fare ogni domenica e’ adorare Dio e pregare per e con la nostra famiglia parrocchiale.
Padre Patrick Peyton, il grande “Prete del Rosario”, ci istruisce dicendo che “La famiglia che prega
insieme, sta insieme.” Egli chiedeva di pregare il rosario in famiglia ogni giorno. Allo stesso modo, io
raccomando di partecipare e pregare alla messa domenicale insieme: questo rafforzera’ la vostra
famiglia e vi fara’ affrontare le molte sfide del nostro tempo che spesso la lacerano. Durante il
sacramento del Battesimo, ai genitori viene ricordato che essi sono chiamati ad essere i primi e migliori
maestri dei loro figli nella fede. Sapendo che la messa e’ la preghiera centrale del cattolicesimo e che
essa e’ la sorgente e il vertice della vita cristiana, quando partecipiamo alla messa con loro, insegnamo ai
nostra figli e nipoti una delle lezioni piu’ importanti.
La nostra fede: un patrimonio vivente per i nostri figli e nipoti
I bambini guardano sempre i loro genitori e i loro nonni. Noi formiamo i nostri giovani nel modo in cui
partecipiamo alla messa. I bambini che vedono i loro genitori arrivare in chiesa prima dell’inizio della
messa per pregare , vorranno imitarli. I bambini che osservano i genitori e altri adulti ricevere
l’Eucarestia con reverenza, realizzeranno piu’ facilmente che l’Eucarestia e’ veramente il Corpo e Sangue
di Cristo. L’esempio dei genitori e’ una parte essenziale della preparazione per ricevere la Prima
Comunione. I bambini che sentono dai loro genitori quanto e perche’ essi amano la messa saranno
meno portati a paragonare la messa con la televisione e considerarla “noiosa”.
Un grande tributo durante una liturgia funebre e’ quando si descrive il defunto come qualcuno che non
ha mai perso la messa domenicale e aveva un grande desiderio di ricevere l’Eucarestia ed essere parte
della famiglia parrocchiale. Durante la mia adolescenza, la mia e altre famiglie della parrocchia andavano
insieme a confessarsi il sabato e alla messa la domenica mattina. Dopo la messa, le famiglie allargate si
trovavano insieme per un grande pranzo domenicale e per un po’ di relax. La celebrazione della
domenica, il Giorno del Signore, era un’eredita’ tramandata di generazione in generazione. Era il tempo
per costruire la famiglia di Cristo, la Chiesa, come pure la nostra famiglia.
Oggi il ritmo della vita si e’ accelerato. La tecnologia permette al lavoro e altre responsiabilita’ di
intromettersi nel tempo familiare. Sport giovanili, che un tempo si svolgevano in una preciso periodo
dell’anno e non prevedevano nessuna gara di domenica, ora sono attivita’ che durano tutto l’anno, con
6. giochi che cominciano fin dalle 7 del mattino della domenica.
Veramente molte famiglie hanno un calendario piu’ pieno, piu’ febbrile di domenica che durante i giorni
della settimana perche’ la domenica e’ diventata semplicemente parte di un fine settimana. Il Beato
Papa Giovanni Paolo II ha scritto nella sua lettera pastorale sul Giorno del Signore: “La pratica del
«week-end», inteso come tempo settimanale di sollievo, da trascorrere magari lontano dalla dimora
abituale, e’ spesso caratterizzato dalla partecipazione ad attività culturali, politiche, sportive, il cui
svolgimento coincide in genere proprio coi giorni festivi. Si tratta di un fenomeno sociale e culturale che
non manca certo di elementi positivi nella misura in cui può contribuire, nel rispetto di valori autentici,
allo sviluppo umano e al progresso della vita sociale nel suo insieme. Esso risponde non solo alla
necessità del riposo, ma anche all'esigenza di «far festa» che è insita nell'essere umano. Purtroppo,
quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro «fine settimana», può capitare che
l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il «cielo».
Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di «far festa». Ai discepoli di Cristo è
comunque chiesto di non confondere la celebrazione della domenica, che dev'essere una vera
santificazione del giorno del Signore, col «fine settimana», inteso fondamentalmente come tempo di
semplice riposo o di evasione.”
Sant’Ignazio chiama i cristiani, gente che “vive secondo il Giorno del Signore” perche’ si riuniscono nel
primo giorno della settimana, dopo il sabato ebraico, a celebrate la resurrezione di Cristo. Le loro vite
sono rinnovate da questa sacra adorazione. Come Papa Benedetto dice: “La domenica non e’ solo una
sospensione dalle attivita’ ordinarie, ma un tempo in cui i cristiani scoprono la forma eucaristica che la
loro vita e’ chiamata ad avere.” Il modo con cui celebriamo la domenica determinera’ il modo con cui
vivremo il resto della settimana ed e’ il marchio dell’identita’ cristiana di generazione in generazione.
L’Eucarestia non e’ solamente qualcosa di simbolico. Gesu’ dice: “Io sono il pane disceso dal cielo; chi
mangia di questo pane vivra’ in eterno; ...chi mangia il mio pane a beve il mio sangue avra’la vita eterna
e... abitera’ in me e io in lui.” Udendo queste parole molti discepoli abbandonarono Gesu’, ma egli non li
chiamo’ indietro dicendo “stavo scherzando” o “sono delle espressioni figurative.” Invece chiede agli
apostoli se anche loro vogliono andarsene. San Pietro risponde a nome di tutti i discepoli fedeli:
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.” Le grazie e le intuizioni che Dio dona in ogni
celebrazione della messa ci aiutano a vivere una vita piu’ felice, una vita piu’santa. Mentre ci prepariamo
per la messa, abbiamo l’opportunita’ di pregare con confidenza che Cristo ci doni la grazia santificante.
Quando arriviamo, possiamo chiedere a Dio di parlarci attraverso le letture, la musica, l’omelia e le
preghiere e di mostrarci il modo con cui crescere per diventare di piu’ la persona che Dio aveva in mente
quando ci ha creato. Una volta raggiunta quell’intuizione, possiamo pregare per il restante della messa
chiedendo la grazia di metterla in pratica nel corso della settimana.
L’Eucarestia ci da’ la forza di affrontare le sfide della vita e di essere consapevoli dell’amore di Dio per
noi. Ogni domenica e’ una “piccola Pasqua” perche’ ribadisce la resurrezione, la vittoria di Gesu’ sulla
morte. Questa e’ la vittoria piu’ significativa nella storia del mondo perche’ apre la posssibilita’ della vita
eterna.
Pensiamo per un momento al fatto che Dio ha amato ognuno di noi cosi’ tanto che si e’ incarnato - un
essere umano – cosi’ che ha subito la morte sulla croce come sacrificio per i nostri peccati. Il nostro Dio
ha fatto questo perche’ ha voluto che noi vivessimo con lui eternamente in cielo. La sua vittoria,
attraverso il suo amore, e’ destinata a diventare anche la nostra vittoria.
Negli ultimi dieci anni, i tifosi di Boston hanno avuto la buona sorte di celebrare la vittoria di molti
7. campionati. Le parate per le vittorie sono stati delle adunate incredibili. Nessun tifoso americano puo’
negare che Boston sappia come celebrare una vittoria. Non sarebbe bellissimo se si potesse dire lo
stesso di noi per il modo con cui celebriamo la piu’ grande vittoria, la vittoria di Gesu’ sulla morte?
Voi siete i primi maestri della fede per i vostri figli. La vostra piu’ profonda eredita’ nella vita sara’ di
aiutare i vostri figli a conoscere Dio e, con la Sua grazia, andare in paradiso. Non e’ mai troppo tardi per
rendere questo una priorita’ e chiedere l’aiuto di Dio. Il vostro esempio di fedelta’ alla messa
domenicale, la preghiera e la moralita’ parlano piu’ eloquentemente dell’omelia di qualsiasi sacerdote.
Quando dei bambini vedono che i genitori amano la messa domenicale anche loro crescerano amandola.
Troppo spesso i genitori “vanno a messa per i bambini” e i bambini vanno perche’ “il papa’ e la mamma
mi portano”. Esprimete ai vostri figli il vostro amore per Gesu’; la ragione per cui partecipate alla messa
domenicale come famiglia e la ragione della loro istruzione nella fede a scuola o al catechismo e’ uno dei
doni piu’ importanti che potete fare loro. Vi chiedo di vivere la domenica come Il Giorno del Signore, un
giorno che include la Santa Messa, l’istruzione religiosa, attivita’ ricreative, la mensa famigliare, letture
spirituali e opere di carita’.
Vi raccomando di avere un ruolo atttivo nell’insegnamento della cetechesi per i vostri figli. E’ una grande
occasione per manifestare la vostra fede e raccontare episodi di come i vostri genitori, membri della
famiglia e amici vi hanno trasmesso la fede. Ai bambini piacciono i racconti e queste conversazioni
possono essere parte della tradizione trasmessa alla prossima generazione. Introduceteli alla vita dei
santi. In un tempo in cui la societa’ eleva velocemente uomini di spettacolo e campioni sportivi allo
stato di “eroi”, farete un grande favore ai vostri figli condividendo con loro le storie di coloro che sono
entrati nell’”eterno albo d’oro”. Rendete la preghiera parte naturale e regolare della vita famigliare.
Pregate prima di andare a dormire, prima dei pasti e in situazioni difficili, per una malattia o per
problemi famigliari. Chiedete ai vostri figli di pregare per voi, spiegate loro che Dio ama la preghiera dei
bambini in modo speciale. L’educatore cattolico Jim Stenson, scrive che i bambini spesso hanno la
percezione di non poter contribuire con grandi cose nella vita della famiglia, ma posssono imparare che
le loro preghiere sono potenti davanti a Dio. Quando i vostri figli vedono che voi vivete la fede
gioiosamente imparano un’importante lezione per la vita: che la preghiera e’ parte della vita adulta.
Mostrate ai vostri figli, con il vostro esempio, il bisogno della misericordia di Dio, del perdono e
dell’amore nel sacramento della penitenza. L’amore di Dio supera qualsiasi peccato abbiamo commesso.
La confessione ci da’ la possibilita’ di premere il pulsante ed “azzerare” il conto nel nostro rapporto con
Dio. E’ un sacramento particolarmente utile per gli adolescenti che attraversano anni molto difficili.
Quando gli adolescenti vedono la confessione come un gesto normale per genitori e compagni, diventa
un passo normale e utile nelle loro vite.
Vorrei aggiungere una breve nota per i papa’. Studi di ricerca indicano che i bambini praticano la loro
fede piu’ regolarmente quando vedono che il papa’ e la mamma la praticano insieme. Questi stessi studi
indicano anche che e’ la pratica di fede del papa’ che aiuta di piu’ sia i ragazzi che le ragazze nel vedere
la pratica della fede come un’attivita’ importante per gli adulti. Percio’, in modo particolare, chiedo a
tutti i papa’ di essere fortemente impegnati nella formazione della fede e di prendere in considerazione
di offrirsi come catechisti nei programmi di educazione religiosa.
So bene che la fedelta’ alla visione della Chiesa sulla famiglia e’ difficile, particolarmente nella nostra
cultura sempre piu’ secolarizzata. Voi e le vostre famiglie potete offrire alla societa’ una testimonianza
potente del primato di Dio nella vostra vita. Gesu’ non ha promesso che le Sue vie sarebbero facili, ma
ha promesso che avrebbe supplito della grazia necessaria per vivere la vostra vocazione. Domando a voi,
padri e madri di giovani famiglie, di imitare Giosue’ e il popolo di Israele quando alla domanda se essi
avrebbero servito il Signore o gli dei pagani, risposero: “...ma per me e la mia casa serviremo il Signore.”.
8. L’Eucarestia ci prepara alla missione
Per noi, ogni domenica e’ il Giorno della Resurrezione. In quella prima Pasqua, Gesu’ apparve a due
discepoli sulla strada per Emmaus. I discepoli erano confusi, feriti, pieni di paura e di dubbi. Cercavano di
capire cosa pensare della morte di Gesu’ e della tomba vuota. Parlavano di questi sviluppi con Gesu’ che
loro non riconoscevano. Una volta raggiunto il villaggio hanno chiesto a Gesu’ di rimanere con loro. San
Luca dice che quando arrivarono a Emmaus Gesu’ fece cenno di voler continuare il suo viaggio. Fu solo
l’insistente invito dei due discepoli che porto’ Gesu’ al loro tavolo. Penso che questo sia un dettaglio
importante di questo vangelo. Il Signore non si impone a noi; gli piace essere invitato nella nostre vite.
Quando si sedettero per la cena, Gesu’ prese il pane, lo benedisse, lo spezzo’ e comincio’ a distribuirlo. A
quel punto i discepoli riconobbero Gesu’. Improvvisamente Gesu’ sparisce, ma il pane resta. Allora i
discepoli immediatamente ritornano a Gerusalemme per dire agli apostoli che Gesu’ e’ veramente
risorto ed e’ apparso loro.
Anche noi viviamo in un tempo in cui la gente e’ confusa, ferita e piena di paura. Gesu’ vuole incontrarci
nello stesso modo con cui ha incontrato i discepoli sulla via di Emmaus. Come loro, noi riconosceremo
Gesu’ e lo incontreremo piu’ profondamente nello spezzare del pane alla Messa. L’Eucarestia e’ il
compimento della promessa di Gesu’ di essere con noi fino alla fine del tempo. Prego perche’ il nostro
amore per la Messa e lo stupore per l’Eucarestia aumentino cosi’ che i nostri cuori ardano in noi quando
ascoltiamo la proclamazione delle Sacre Scritture e osserviamo lo spezzare del pane. Facciamo quello
che i due discepoli sulla via di Emmaus hanno fatto. Affrettiamoci a dire al mondo che Cristo e’ vivo e
che la nostra famiglia deve radunarsi alla tavola del Signore per fare esperienza dell’amore di Dio, per
imparare la nostra identita’ e per compiere la nostra missione insieme, per dire al mondo: “Abbiamo
visto il Signore e lo abbiamo riconosciuto allo spezzare del pane.”