Articolo di M.E. Gandolfi dalla rivista: "Il Regno"
Caro papa Francesco, grazie! Si potrebbe sintetizzare così il sentimento
generale e condiviso di chi ha deciso di rispondere al questionario preparatorio per il Sinodo straordinario sulla famiglia che si celebrerà nel
prossimo ottobre, e di farlo avere alla Segreteria vaticana tramite la nostra rivista, che ha lanciato ai lettori l’iniziativa chiamandola «Aiuta il papa ad ascoltare la Chiesa».
Analisi e considerazione sulle differenze dottrinali tra cattolici e protestanti. Dimostrazione che la Chiesa cattolica ha ragione, studi biblici e approfondimenti sulla Parola di Dio.
R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, (Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, Roma maggio 2013);
Analisi e considerazione sulle differenze dottrinali tra cattolici e protestanti. Dimostrazione che la Chiesa cattolica ha ragione, studi biblici e approfondimenti sulla Parola di Dio.
R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, (Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, Roma maggio 2013);
Progetto di Social Media Advertising: “#migliorisipuò”Raffaele Nappi
L’indagine a supporto della campagna “Anche le parole possono uccidere” è stata realizzata da SWG nell’ottobre 2014 attraverso una rilevazione demoscopica con metodo CAWI, su un campione di 706 italiani maggiorenni.
La campagna sarà veicolata in forma di locandine in oltre 10mila parrocchie, oratori e scuole. ‘Le parole possono uccidere’ vuole essere la prima iniziativa di altre, raccolte sotto il concept #migliorisipuò, con l’obiettivo di promuovere una comunicazione sociale di qualità, che possa affrontare nel tempo temi di rilevanza pubblica e per promuovere una nuova cultura e sensibilità sociale, stimolando il cambiamento.
«In fondo l’“amore” è un’unica realtà, seppur con diverse
dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione
può emergere maggiormente. Dove però le due dimensioni
si distaccano completamente l’una dall’altra, si profila una
caricatura o in ogni caso una forma riduttiva dell’amore».
BENEDETTO XVI
Estratto da:
L. Bruni (2006), Reciprocità. Dinamiche di cooperazione, economia e società
civile, Mondadori, Milano.
Santificare la festa - Intervento del card. O'Malley al Family 2012Raffaele Nappi
"Essere un fedele discepolo di Gesu’ Cristo nella Chiesa Cattolica e’ molto di piu’ che un viaggio immaginario. E’un modo di vivere insieme; la persona intera e’ coinvolta nel processo. L’educazione a questo cammino deve essere percio’esperienziale, personale, coinvolgente e vivificante. Impariamo ad essere discepoli come impariamo una lingua, cioe’ facendo parte di una comunita’ che parla quella lingua. I giovani cattolici devono essere guidati dalla fede di chi e’ intorno, coetanei o adulti cattolici che stanno facendo lo stesso cammino."
Questo è il nostro Ideale: Gesù crocefisso e abbandonato in noi e fuori di noi, nel mondo intero, da sollevare e confortare.
La nostra piccola esperienza ci dice che non c’è vita cristiana se non in coloro che si consacrano alla croce, perché la nostra esperienza non è che una delle innumerevoli attuazioni della parola di Gesù: "Chi vuol venire... prenda la sua croce e mi segua".
-- Chiara Lubich - Movimento dei Focolari.
I doni dello spirito santo - Udienze di papa FrancescoRaffaele Nappi
Raccolta dei testi delle udienze generali di papa Francesco dal 9 aprile al 11 giugno 2014, riguardanti le catechesi sui doni dello Spirito Santo
Un ringraziamento a CATECHISTI 2.0
http://www.catechistaduepuntozero.it/
Effectiveness is often referred to as doing the right thing, while efficiency is doing things right. Effectiveness is an external measure of process output or quality.
Recita del Santo Rosario - traccia con meditazioniRaffaele Nappi
Il rosario (dal latino rosārium, "rosaio"; a partire dal XIII secolo acquisì il significato religioso indicante le preghiere che formano come una "corona", nell'accezione latina di corōna ovvero ghirlanda, di rose alla Madonna) è una preghiera devozionale e contemplativa a carattere litanico tipica del rito latino della Chiesa cattolica.
La preghiera consiste in cinque serie (chiamate "poste") di dieci Ave Maria unite alla meditazione dei "misteri" (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria.
Il nome indica la "corona di rose", con riferimento al fiore "mariano" per eccellenza, simbolo della stessa "Ave Maria".
Il decalogo nella catechesi: perché puntare sui dieci comandamenti?Raffaele Nappi
Qual è il primo comandamento? Quello dell’idolatria! Siamo idolatri perché cerchiamo la vita (quindi divinizziamo) esagerando l’importanza di cose e persone che non ci possono dare quello che chiediamo. Questo è fonte di infelicità per noi e di violenza e incomunicabilità nelle relazioni con gli altri. Per tutti gli altri comandamenti si procede con lo stesso tono: si scavalca l’interpretazione semplificata (pur vera) del comandamento di Dio e ne si annuncia il significato profondo, spesso sorprendente. Il secondo comandamento non è solo la proibizione di bestemmiare, è un invito a invocare il nome di Dio con verità, ad entrare in rapporto totalizzante con Lui. Il terzo comandamento non è solo l’imperativo di andare a messa la domenica, ma l’annuncio che esiste il vero riposo che non dipende dalle circostanze favorevoli ma dall’amare e conoscere la volontà di Dio. Il quarto comandamento non impone di credere che i genitori hanno sempre ragione ma l’annuncio che esiste una Paternità divina che dà senso e dignità ad ogni paternità terrena.
Il quinto comandamento è la descrizione dell’essenza di una nuova vita, descrive quali sono gli atti tipici di questa nuova natura: gli atti dell’amore. Non uccidere quindi non si riferisce solo al togliere la vita fisica ma, secondo l’esegesi di Gesù, a quel santo debito di amore che tutti abbiamo nei confronti di tutti, compresi i nostri nemici. Poi il decalogo insegna come questo amore si concretizza: si tratta di amare con il corpo (sesto comandamento) e di amare con beni (settimo comandamento). L’ottavo comandamento invita, in questa prospettiva, a considerare in modo più completo ed esistenziale il problema della verità: non si tratta solo di dire la verità ma di essere veri, dare testimonianza con tutto ciò che siamo e facciamo a favore della bontà e dell’amore di Dio Padre. Gli ultimi due comandamenti, che a molti sembrano una specie di appendice trascurabile, diventano la chiave di volta di tutto il percorso, unificandosi nel comandamento non desiderare. Esso ci inchioda tutti ad un problema insormontabile: anche qualora riuscissimo a controllare i nostri comportamenti per conformarci alla legge, il nostro cuore smetterebbe di desiderare il male? Ma apre gli ascoltatori all’opera santificatrice dello Spirito, al desiderio nuovo di una vita santa.
analisi di tre documenti del dialogo ecumenico: Unico mediatore, i santi e Maria (1990); Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), Maria grazia e speranza in Cristo (2004)
Cardinal Bertone al Salone di Torino: Offerta cristiana alla società contempo...DailyFocusNews
“Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. (…) La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo”. Sono alcuni passaggi della speciale lettera che il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto al cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato, e che fa da introduzione al suo nuovo volume "La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Progetto di Social Media Advertising: “#migliorisipuò”Raffaele Nappi
L’indagine a supporto della campagna “Anche le parole possono uccidere” è stata realizzata da SWG nell’ottobre 2014 attraverso una rilevazione demoscopica con metodo CAWI, su un campione di 706 italiani maggiorenni.
La campagna sarà veicolata in forma di locandine in oltre 10mila parrocchie, oratori e scuole. ‘Le parole possono uccidere’ vuole essere la prima iniziativa di altre, raccolte sotto il concept #migliorisipuò, con l’obiettivo di promuovere una comunicazione sociale di qualità, che possa affrontare nel tempo temi di rilevanza pubblica e per promuovere una nuova cultura e sensibilità sociale, stimolando il cambiamento.
«In fondo l’“amore” è un’unica realtà, seppur con diverse
dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione
può emergere maggiormente. Dove però le due dimensioni
si distaccano completamente l’una dall’altra, si profila una
caricatura o in ogni caso una forma riduttiva dell’amore».
BENEDETTO XVI
Estratto da:
L. Bruni (2006), Reciprocità. Dinamiche di cooperazione, economia e società
civile, Mondadori, Milano.
Santificare la festa - Intervento del card. O'Malley al Family 2012Raffaele Nappi
"Essere un fedele discepolo di Gesu’ Cristo nella Chiesa Cattolica e’ molto di piu’ che un viaggio immaginario. E’un modo di vivere insieme; la persona intera e’ coinvolta nel processo. L’educazione a questo cammino deve essere percio’esperienziale, personale, coinvolgente e vivificante. Impariamo ad essere discepoli come impariamo una lingua, cioe’ facendo parte di una comunita’ che parla quella lingua. I giovani cattolici devono essere guidati dalla fede di chi e’ intorno, coetanei o adulti cattolici che stanno facendo lo stesso cammino."
Questo è il nostro Ideale: Gesù crocefisso e abbandonato in noi e fuori di noi, nel mondo intero, da sollevare e confortare.
La nostra piccola esperienza ci dice che non c’è vita cristiana se non in coloro che si consacrano alla croce, perché la nostra esperienza non è che una delle innumerevoli attuazioni della parola di Gesù: "Chi vuol venire... prenda la sua croce e mi segua".
-- Chiara Lubich - Movimento dei Focolari.
I doni dello spirito santo - Udienze di papa FrancescoRaffaele Nappi
Raccolta dei testi delle udienze generali di papa Francesco dal 9 aprile al 11 giugno 2014, riguardanti le catechesi sui doni dello Spirito Santo
Un ringraziamento a CATECHISTI 2.0
http://www.catechistaduepuntozero.it/
Effectiveness is often referred to as doing the right thing, while efficiency is doing things right. Effectiveness is an external measure of process output or quality.
Recita del Santo Rosario - traccia con meditazioniRaffaele Nappi
Il rosario (dal latino rosārium, "rosaio"; a partire dal XIII secolo acquisì il significato religioso indicante le preghiere che formano come una "corona", nell'accezione latina di corōna ovvero ghirlanda, di rose alla Madonna) è una preghiera devozionale e contemplativa a carattere litanico tipica del rito latino della Chiesa cattolica.
La preghiera consiste in cinque serie (chiamate "poste") di dieci Ave Maria unite alla meditazione dei "misteri" (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria.
Il nome indica la "corona di rose", con riferimento al fiore "mariano" per eccellenza, simbolo della stessa "Ave Maria".
Il decalogo nella catechesi: perché puntare sui dieci comandamenti?Raffaele Nappi
Qual è il primo comandamento? Quello dell’idolatria! Siamo idolatri perché cerchiamo la vita (quindi divinizziamo) esagerando l’importanza di cose e persone che non ci possono dare quello che chiediamo. Questo è fonte di infelicità per noi e di violenza e incomunicabilità nelle relazioni con gli altri. Per tutti gli altri comandamenti si procede con lo stesso tono: si scavalca l’interpretazione semplificata (pur vera) del comandamento di Dio e ne si annuncia il significato profondo, spesso sorprendente. Il secondo comandamento non è solo la proibizione di bestemmiare, è un invito a invocare il nome di Dio con verità, ad entrare in rapporto totalizzante con Lui. Il terzo comandamento non è solo l’imperativo di andare a messa la domenica, ma l’annuncio che esiste il vero riposo che non dipende dalle circostanze favorevoli ma dall’amare e conoscere la volontà di Dio. Il quarto comandamento non impone di credere che i genitori hanno sempre ragione ma l’annuncio che esiste una Paternità divina che dà senso e dignità ad ogni paternità terrena.
Il quinto comandamento è la descrizione dell’essenza di una nuova vita, descrive quali sono gli atti tipici di questa nuova natura: gli atti dell’amore. Non uccidere quindi non si riferisce solo al togliere la vita fisica ma, secondo l’esegesi di Gesù, a quel santo debito di amore che tutti abbiamo nei confronti di tutti, compresi i nostri nemici. Poi il decalogo insegna come questo amore si concretizza: si tratta di amare con il corpo (sesto comandamento) e di amare con beni (settimo comandamento). L’ottavo comandamento invita, in questa prospettiva, a considerare in modo più completo ed esistenziale il problema della verità: non si tratta solo di dire la verità ma di essere veri, dare testimonianza con tutto ciò che siamo e facciamo a favore della bontà e dell’amore di Dio Padre. Gli ultimi due comandamenti, che a molti sembrano una specie di appendice trascurabile, diventano la chiave di volta di tutto il percorso, unificandosi nel comandamento non desiderare. Esso ci inchioda tutti ad un problema insormontabile: anche qualora riuscissimo a controllare i nostri comportamenti per conformarci alla legge, il nostro cuore smetterebbe di desiderare il male? Ma apre gli ascoltatori all’opera santificatrice dello Spirito, al desiderio nuovo di una vita santa.
analisi di tre documenti del dialogo ecumenico: Unico mediatore, i santi e Maria (1990); Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), Maria grazia e speranza in Cristo (2004)
Cardinal Bertone al Salone di Torino: Offerta cristiana alla società contempo...DailyFocusNews
“Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. (…) La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo”. Sono alcuni passaggi della speciale lettera che il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto al cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato, e che fa da introduzione al suo nuovo volume "La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Anno pastorale 2011-12
Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA)
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo
Incontro su Carlo Maria Martini
R. Villano “Riflessioni e talune implicazioni sulle strutture dell’essere cristiano nell’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger” - Lavoro realizzato nell’ambito del Seminario teologico di Lettura (corrispondente a 3 crediti universitari CFU/ECTS) su “Strutture dell’essere cristiano” di Joseph Ratzinger tenutosi a Città del Vaticano, presso la Cattedra Teologia del Popolo di Dio della Pontificia Università Lateranense, (Chiron, CDD 230 VIL rif 2013, LCC BX1746-1755, pp. 82, Roma maggio 2013);
Le organizzazioni giornalistiche sono tenute a svolgere un ruolo decisivo nella trasmissione di notizie precise e di qualità
all’interno della società.
È una compito divenuto ancora più difficile a causa della grande quantità di falsi, informazioni errate e altri tipi di contenuti imprecisi che circolano costantemente tra le piattaforme digitali.
E i giornalisti oggi hanno l’obbligo – e l’opportunità – di setacciare la massa di contenuti che vengono creati e condivisi per separare il vero dal falso e per aiutare la diffusione della verità.
Noi e l'Islam (Discorso di S. Ambrogio - Milano, 6.12.1990)Raffaele Nappi
Anche se i musulmani nel mondo sono oggi diversi per origine etnica e correnti religiose interne e sono cittadini di diversi Stati indipendenti, rimane però vero che la fede musulmana è di per se stessa un universalismo che oltrepassa le frontiere e rimane sensibile a grandi appelli al ritorno alle origini, così come avviene oggi nei movimenti fondamentalisti. Se non è facile parlare di islam in generale, in conseguenza della storia molto complessa e ricca di questa religione, più difficile ancora è definire il fenomeno dell'islam tra noi, dell'islam in Europa.
Di recente, Crema è salita alla ribalta per le controversie legate alla presenza di profughi in una struttura diocesana e per la lettera scritta al riguardo dal vescovo Oscar Cantoni. Per completare il quadro di questa realtà, vale la pena di leggere la lettera di uno degli ospiti della casa di accoglienza della Caritas.
Leonardo è uno degli ospiti della casa di accoglienza Giovanni Paolo II, ai Sabbioni. Pochi giorni fa ha raccolto i suoi pensieri in una lettera (qui il testo integrale), in cui racconta la sua “vera presa di coscienza”: il momento in cui presso la struttura di via Toffetti sono arrivati i profughi e rifugiati sbarcati a Lampedusa. “Voglio riportare l’esperienza di un egiziano con cui condivisi in seguito la stanza – scrive Leonardo – un sedicenne, di religione cristiano-ortodossa”.
I prodotti Herbalife sono noti per la loro qualità ed efficacia. Per mantenere la nostra posizione di leader nel mondo nel campo della nutrizione, continuiamo a realizzare prodotti innovativi e formulati scientificamente in conformità con le normative più rigorose in materia di ricerca, sviluppo e produzione.
Per una consulenza nutrizionale con relativa valutazione del benessere, o semplicemente per ricevere ulteriori chiarimenti sul tema, il contatto mail è: cristina.saponaro@gmail.com
«Venite a vedere questo spettacolo» Milano piazza Duomo, 8 maggio 2014 ore 21Raffaele Nappi
Musica, teatro, danza, testimonianze e preghiere si uniranno per dare vita a un moderno sacro dramma nel cuore di Milano. Un grande evento di arte e di fede con la partecipazione dell 'Arcivescovo, cardinale Angelo Scola e animato da protagonisti della cultura e dello spettacolo.
Giovedì 8 maggio alle ore 21, in piazza Duomo, andrà in scena “Venite a vedere questo spettacolo”. Sul palco montato sul sagrato della Cattedrale, diretti dalla regia di Andrea Chiodi, si alterneranno il critico d 'arte Philippe Daverio, lo scrittore Luca Doninelli, gli attori Massimo Popolizio, Pamela Villoresi e Giacomo Poretti, il cantautore Davide Van de Sfroos , il tenore Vittorio Grigòlo e il busker Marco Sbarbati. E poi ancora l 'orchestra giovanile Futurorchestra e il coro Song voluti da Claudio Abbado. Gemma Capra Calabresi, intervistata dal giornalista Michele Brambilla, porterà la sua testimonianza di fede e perdono.
La povertà oggi: sintomo, metodo, profeziaRaffaele Nappi
di Chiara Giaccardi
Custodire e coltivare i beni di comunità
Superare la frammentazione e la passività, produrre 'valore contestuale': rimettere in relazione moneta, servizi, legami, significati.
Valorizzare elementi di 'capacitazione', attivare riconoscimento e partecipazione.
Ripensare il welfare uscendo da impasse pubblico/privato per un
modello a tre pilastri: pubblico, privato e civile. Potenziare il civile
come luogo di apporto contributivo (per fronteggiare i nuovi bisogni,
vedi rapporto Caritas)
La recezione del concilio vaticano ii nei movimenti ecclesialiRaffaele Nappi
di Miguel Delgado Galindo
Sottosegretario del Pontificio
Consiglio per i Laici
---------------------------
Durante il Pontificio Consiglio
per i Laici nel 2008, Benedetto XVI
pronunciò queste parole:
«I movimenti ecclesiali e le nuove
comunità sono una delle novità più
importanti suscitate dallo Spirito Santo
nella Chiesa per l’attuazione del Concilio
Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso
dell’assise conciliare, soprattutto negli
anni immediatamente successivi, in
un periodo carico di entusiasmanti
promesse, ma segnato anche da difficili
prove. Paolo VI e Giovanni
Paolo II seppero accogliere e
discernere, incoraggiare e promuovere
l’imprevista irruzione delle nuove realtà
laicali che, in forme varie e sorprendenti,
ridonavano vitalità, fede e speranza a
tutta la Chiesa»
Alcune pagine su Chiara Amirante estratte dal numero di gennaio della rivista: "Credere" ed il primo capitolo del libro: "E gioia Sia" con prefazione di Lorella Cuccarini.
Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante – da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere – ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società[...]
Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante – da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere – ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere.In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore – ricco di condivisioni personali – l’autrice invita a intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme nocive di dipendenza dal giudizio altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro Paese e dell’intero Occidente.In ognuno di noi c’è un potenziale inespresso – ci confida Chiara – e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.
Quando si ha l'opportunità di accorgersi veramente del valore assoluto di un figlio, difficilmente si riesce a dimenticare il valore di ogni persona.
Quando si ha la possibilità di vivere l'alleanza con Dio, il far coppia con Lui, allora si riconosce ogni vita umana, e non solo quella dei nostri familiari, come scaturita dal progetto di Dio: «Domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, ad ognuno di suo fratello» (Gn 9,5).
Ogni persona viene affidata da Dio non solo ai propri genitori, ma anche alla paternità spirituale di tutti coloro che avranno modo di entrare in contatto con lei.
Coloro che incontro nella mia vita mi sono affidate. Le persone con cui ho l’occasione di stabilire relazioni, Dio vuole che le consideri in un certo senso «miei figli».
E non solo coloro che per la giovane età potrebbero essere veramente figli, ma anche chi è coetaneo o addirittura anziano, bisognoso però della nostra paternità spirituale per crescere nella sua pienezza di figli di Dio.
(da "La fecondità degli sposi oltre la fertilità", di Renzo Bonetti, ed. San Paolo)
Il Decanato di Cesano Boscone (MI) apre il suo percorso "Famiglia: dalle ferite alla speranza" con la la conferenza dal titolo:
Famiglia e Lavoro: quale speranza?
16 ottobre 2013, ore 18.30
Sala "La Pianta"
Via Leopardi 7
20094 Corsico (MI)
Relatore: Luigino Bruni
“Non si esce da nessuna crisi se non ci si esercita nell’arte dell’attesa di una salvezza, arte gioiosa e dolorosa assieme. Per chiedere “ quanto manca al giorno?“ è necessario il desiderio dell’alba, e saperne riconoscere i segni” (L.Bruni)
FAMIGLIA, VIVI LA GIOIA DELLA FEDE! Roma, 26-27 ottobre 2013Raffaele Nappi
Le famiglie di tutto il mondo si recheranno in Pellegrinaggio a Roma sulla Tomba di San Pietro, il prossimo 26 e 27 Ottobre . Questo evento, promosso dal nostro Dicastero, si inserisce nel quadro delle iniziative proposte per l’Anno della Fede, indetto dal Papa Emerito Benedetto XVI.
Lo stesso titolo dell’evento, "FAMIGLIA, VIVI LA GIOIA DELLA FEDE! Pellegrinaggio delle Famiglie alla Tomba di San Pietro per l’Anno della Fede", ci fa comprendere come questo pellegrinaggio sarà un’occasione di condivisione gioiosa per le famiglie del mondo. Così, accompagnate anche dai figli e dai nonni, le famiglie sono invitate a testimoniare la loro fede con gioia e fiducia proprio sulla Tomba di San Pietro, primo confessore di Cristo.
L’importanza della famiglia come luogo privilegiato di trasmissione della fede, infatti, ci spinge a pregare e riflettere sul valore stesso della famiglia e ad essere testimoni in tutto il mondo della nostra fede
Tratto da Avvenire del 18 aprile:
"Si assiste così al paradosso di un esibizionismo narcisistico da un lato e di un richiamo a costruirci porte blindate digitali dall’altro, per poter fare liberamente quello che ci pare nel perimetro del nostro nascondimento. Personalmente, concordo con chi identifica nell’«epoca delle passioni tristi» l’esito di questa pedagogia implicita della cultura contemporanea. Questo 'dualismo morale' – terzo elemento di perplessità – si combina perfettamente, rafforzandolo, con il 'dualismo digitale' che vede la rete come una dimensione separata e minacciosa, densa di pericoli per la nostra incolumità e reputazione. Altro è insegnare ai giovani che niente di ciò che fanno è senza conseguenze, sulla rete così come nella vita offline"
Lamento e mugugno. Al lavoro, a scuola, a casa, per i soldi, per i figli, per gli altri.Oltre il lamento quotidiano, l'autore ha scritto un decalogo laico, brillante e convincente per imparare a vivere bene. Ecco i titoli: accogli la realtà, soffri con coraggio e con senso della realtà, affronta la situazione come una sfida e come un'opportunità, impara a perdere senza perdere te stesso, combatti con decisione e con intelligenza, riconosci e apprezza quello che possiedi, guarda gli altri e ama i tuoi fratelli, aspetta con pazienza e con speranza, perdona, se li conosci, quelli che ti hanno fatto del male, prega il tuo Dio, se sei credente
Prime riflessioni dai questionari del Sinodo sulla famiglia
1. Sinodo sulla famiglia
S A N TA S E D E
i
n ascolto
C
aro papa Francesco, grazie! Si potrebbe sintetizzare così il sentimento
generale e condiviso di
chi ha deciso di rispondere al questionario preparatorio per il
Sinodo straordinario sulla famiglia (Regno-doc. 21,2013,695, cf. anche Regnoatt. 20,2013,627) che si celebrerà nel
prossimo ottobre, e di farlo avere alla
Segreteria vaticana tramite la nostra rivista, che ha lanciato ai lettori l’iniziativa chiamandola «Aiuta il papa ad ascoltare la Chiesa». Un titolo che riassumeva l’intenzione del papa e del Sinodo dei
vescovi di mettere mano a una delle sfide pastorali su cui la Chiesa – non solo
cattolica – oggi si trova più fortemente
in discussione.
Sono state 320 le persone, dai 20 agli
87 anni, che sentendosi coinvolte dall’invito del papa hanno scelto Il Regno per rispondere, prevalentemente a gruppi o in
coppia, alle 38 domande, rinviandoci 76
questionari. L’obiettivo della consultazione era infatti quello di suscitare, attingendo anche direttamente alla base ecclesiale, un ampio indice delle questioni da
mettere in cantiere per l’instrumentum laboris. Cifre che impallidiscono a confronto di quelle di altre realtà geograficamente
non troppo distanti da noi: come i 30.000
questionari compilati in Austria o i 23.000
in Svizzera. Al momento un dato complessivo italiano non è noto (e difficilmente sarà calcolabile); tuttavia vi sono segnali che l’azione di promozione sia avvenuta
molto a macchia di leopardo.
È vero anche però che questa ricognizione non voleva avere e non avrà valore statistico – anche se qualche sociologo
Prime sintesi e riflessioni
a partire dai questionari arrivati in redazione
del mestiere si sarebbe volentieri prestato – e pertanto le cifre della partecipazione non sono un fattore decisivo. Anche
le affermazioni che di seguito discuteremo rispecchiano solo coloro che le hanno espresse, che per lo più risiedono in
Emilia Romagna (23), in Triveneto e in
Toscana (13 ciascuna regione), in Lombardia (10) e in Liguria (5), con una partecipazione prevalente dei laici. Ai sociologi rimane quindi il compito d’indagare
il perché tanti non si sono sentiti interpellati e che cosa pensano al riguardo. Comune a tutti è l’apprezzamento dell’occasione «da non perdere» offerta da papa Francesco di «farci sentire non solo gregge ma anche popolo di Dio» (Venezia), parte di una Chiesa «coraggiosa»
(Parma) nell’interrogarsi e desiderosa di
manifestare la misericordia del Padre nel
quotidiano. Attorno al papa e al Sinodo
c’è attesa e consenso nell’aver individuato la famiglia come priorità.
Da qui in poi, le strade si dividono.
Sul linguaggio, innanzitutto. L’esempio
della franchezza di parola di papa Francesco, la possibilità insita nella forma del
questionario (anonimo, su temi sensibili,
a risposta aperta) e un’abbondante dose
di risentimento per vissuti che si sentono a disagio o feriti sfociano in molti casi in risposte arrabbiate. Innanzitutto per
una tempistica molto incalzante che non
ovunque è stata accompagnata da strumenti adatti a una rapida diffusione. Ma
soprattutto per la formulazione del questionario stesso, che tradisce in più punti
l’essere stato almeno in parte – o forse in
un primo tempo – pensato per i pastori e
non per il popolo di Dio, il quale, su alcune domande non si sente di rispondere
o non ne capisce la formulazione. «Chiediamo scusa, ma percepiamo [le domande] totalmente distanti dalla realtà» – dice una coppia attiva in parrocchia – e,
ancora, «siamo entrambi laureati ma il
linguaggio di questi quesiti ci è parso difficile e in alcuni casi per addetti ai lavori e “lontano” dal mondo che il questionario vorrebbe andare a interrogare per
mettersi davvero in ascolto».
La Babele delle lingue
Un esempio per tutti. Viene segnalato con una certa frequenza che la definizione di «regolare» o «irregolare» per i
matrimoni (n. 6) rispetto al metro della
misericordia è ritenuta inadeguata. È come se – scrive un marito di Campobasso – Cristo dicesse «a qualche peccatore:
“Sei irregolare”».
È chiaro che non si tratta di una critica meramente stilistica e formale, anche se c’è chi coglie l’occasione per dire
che i testi della Chiesa sono «lunghissimi e con una sintassi ottocentesca» (Ferrara). Tocca il contenuto. A partire proprio dalle domande al n. 1 sulla «diffusione della sacra Scrittura e del magistero della Chiesa riguardante la famiglia».
Ci sono due estremi che si toccano: da
un lato il secco e maggioritario «no» sulla «reale conoscenza» sia dei documenti
conciliari e del magistero in generale sia
della sacra Scrittura, che va di pari passo
con una massiccia richiesta di formazione. Dall’altro il rifiuto degli insegnamenti della «morale cattolica» che sono «ben
noti a tutti», colti come un insieme indistinto del patrimonio magisteriale della
Chiesa: Scrittura, documenti conciliari e
postconciliari.
Il Regno -
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attualItà
2/2014
5
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2. E su questo «magistero» è stata
espressa una critica senza appello. Cito alcuni degli aggettivi usati con abbondanza nei questionari: arcigno, arrogante, burocratico, chiuso, clericale, distante, disumano, essenzialista, freddo, incoerente, irragionevole, lontano, maldestro, rigido… Un gruppo parrocchiale di
Torino conclude: «Mentre la sacra Scrittura è interpretata, il magistero non s’interpreta». La critica al magistero diventa frattura a motivo delle battaglie politiche che hanno visto alcuni episcopati
schierarsi in prima linea più per i «principi non negoziabili» (Genova, Saronno)
della morale personale e meno per quelli della morale sociale. E impedire che
nascesse una legislazione per le coppie
di fatto (Trento), naturalmente – affermazione ampiamente condivisa da tutti i questionari – distinta da quella per
la famiglia. Parimenti, si stigmatizzano i
provvedimenti delle amministrazioni locali che cancellano la dicitura «madre e
padre» dalla propria modulistica in favore di «genitore 1 e genitore 2» (Firenze,
Prato).
Va detto però che tra le persone e i
gruppi – e non sono pochi – che hanno
vissuto e conosciuto il Concilio è chiaro che c’è una «gerarchia delle verità»,
e che «questo vale tanto per i dogmi di
fede quanto per l’insieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso l’insegnamento morale» (come spiega Francesco nell’Evangelii gaudium, nn. 36ss).
Invece il peso che è stato dato alle singole e dettagliate norme morali ha gettato un cono d’ombra complessivo sul patrimonio teologico e pedagogico che stava a monte. Un caso esemplare è quello
dell’Humanae vitae, identificata come il
testo del «no alla contraccezione» e sconosciuta ai più nella ricchezza di quanto
precede e segue quel «no» (Bologna).
La distanza – per semplificare – tra
fedeli e magistero ha travolto la Bibbia
in generale, a detta di molti ancora poco conosciuta, se si eccettuano le letture domenicali ascoltate da chi frequenta la messa regolarmente o alcuni piccoli gruppi all’interno dei quali si continua a privilegiare un approccio diretto al testo. C’è chi lamenta il fatto (Bologna) che nella pastorale vi sia un eccesso d’attenzione a temi sociologici, che va
a discapito della conoscenza della Scrittura. Quanto a gruppi e associazioni, se
da un lato sono visti come un’occasio-
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attualità
ne di sostegno reciproco, vengono ritenuti «chiusi» (Bologna, Ferrara), addirittura rischiosi per la maturità personale
dei membri, e comunque poco in grado
d’incidere sul rapporto tra recezione del
magistero e realtà quotidiana.
La Babele delle lingue si rispecchia
anche nei vissuti: ciascuno procede e
s’aggiusta come può, frequenta a seconda della propria situazione personale i confessori più comprensivi – ben sapendo che altrove il metro di giudizio
potrebbe essere diverso –, le comunità
o diventano molto omogenee rispetto a
particolari situazioni famigliari o fingono d’ignorarle: questo è particolarmente vero quando va in crisi il vincolo matrimoniale.
Misericordia e matrimonio
La riammissione al sacramento dell’eucaristia di coloro che sono separati e conviventi, o divorziati e risposati è
da tutti auspicata e per lo più ritenuta un
passo necessario. Se non altro perché –
ritorna nuovamente e con insistenza la
misericordia predicata da papa Francesco – il sacramento è interpretato sia come partecipazione alla comunità sia come sostegno alla propria debolezza nel
cammino di fede.
Semmai il tema è il «come». In un solo caso (Trento) – tra quelli che ci hanno
inviato il questionario – si approva esplicitamente la norma che chiede di non vivere more uxorio un nuovo legame; in tutti gli altri questionari viene invece stigmatizzato il rifiuto dell’eucaristia legato all’esercizio della sessualità, perché è un segno che sembra squalificare la sessualità
tout court. In nessun caso si parla di «diritto» a ricevere il sacramento, anche se
non mancano punte di sentimentalismo
quando si afferma: «Se Dio è amore non
c’è regolare o irregolare» (Milano). Molti richiamano la prassi ortodossa che prevede la possibilità delle seconde nozze (cf.
anche Regno-att. 6,2008,189) dopo un
percorso penitenziale (Bologna, Firenze,
Fossano-Cuneo, Genova, Vicenza), insistendo sull’idea che attualmente la Chiesa perdona ladri e assassini (Cagliari) ma
non i divorziati, che invece potrebbero
trarre giovamento da un perdono specifico per i sentimenti negativi provati nei
confronti del coniuge da cui ci si separa.
Un coro unanime di voci si leva contro la soluzione del problema tramite la
semplificazione dell’iter previsto per la
nullità, ritenuta una via «ipocrita» (Firenze) per tre motivi: dal punto di vista
legale, si rischia di non tutelare il coniuge debole nel momento della recezione
o meno della sentenza da parte dell’ordinamento civile qualora non si preveda lo status di separato con il diritto agli
alimenti (Bologna, Ferrara); dal punto
di vista delle conseguenze anche psicologiche che ricadono ad esempio sui figli, che si sentono dire che il matrimonio
dei propri genitori «non è mai esistito»
(Fossano-Cuneo: diocesi che ha istituito
nel 2009 il progetto «L’anello perduto»);
e infine perché i motivi di nullità tendono ad allargarsi a dismisura… Qualcuno
continua a pensare che sia un percorso
riservato ai ricchi (Campobasso, Parma,
Vicenza).
È meglio – si dice – agire sui corsi di
preparazione al matrimonio, mirandoli
alle caratteristiche degli interlocutori. Visti da alcuni come un «pedaggio da pagare» (Bologna), la maggioranza delle persone ne riconosce invece le potenzialità,
che tuttavia dipendono molto da chi concretamente li gestisce e dall’impostazione
che si propone da un lato verso il sacramento e dall’altro verso il magistero.
C’è chi propone maggiori restrizioni nel concedere alle coppie il matrimonio religioso se prevalgono motivazioni
di «tradizione», «pressioni dei familiari», desiderio di «una bella cerimonia»,
soprattutto se a questo s’accompagna la
fede di una sola delle due parti. È poi necessario insistere e vigilare sulla sobrietà
delle cerimonie – «ogni matrimonio sontuoso è una sconfitta per il matrimonio
cristiano» (Torino; in questo senso anche Venezia) –, proporre un cammino
più catecumenale verso il sacramento e
parallelamente fornire occasioni di confronto post-sacramento in un accompagnamento che prosegua oltre la celebrazione.
Il nodo della sessualità
L’idea del percorso catecumenale
comprende l’eventualità (Genova, Padova, Saronno, Trento, Vicenza) che
la coppia possa frattanto convivere, accedendo prima al matrimonio civile –
ormai lontani sono i tempi dei «pubblici concubini»… (Trento) – e poi a quello sacramentale. S’insiste sul dato dell’experimentum, suggerito dallo stesso questionario alla domanda 4.a, inserendo la
convivenza entro un cammino formati-
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3. vo per i giovani, che spesso si frequentano nei weekend e nelle vacanze, ma continuano a vivere ciascuno con i propri genitori. I dati statistici, aggiungiamo noi,
hanno smentito che la durata del matrimonio sia correlata positivamente alla
convivenza, ma se la convivenza venisse
inserita in un cammino ecclesiale?
Ritorna il problema dei sacramenti
della confessione e dell’eucaristia. E della disciplina ecclesiastica che riconduce la sessualità all’interno del matrimonio; ma più in generale ritorna una domanda di ripensamento complessivo della sessualità e del piacere (Firenze, Lecco), dal punto di vista sia biblico sia teologico. Questo anche per superare l’impasse della «legge naturale», sulla quale
tutti i questionari rivelano un imbarazzo:
è un concetto che non riesce più a dare risposte ai cosiddetti studi sul «genere»
che non siano di rifiuto; che è discutibile
sul piano scientifico (Bologna, Piacenza,
Saronno); che è insufficiente a salvaguardare la ricchezza della differenza sessuale (Modena).
Una prospettiva interessante è quella
che avvicina sessualità ed eucaristia: «Per
la Bibbia l’amore umano, anche in chiave sessuale, diventa il luogo reale dell’incarnazione di Dio nella nostra umanità.
Non è un caso che l’atto eucaristico supremo di Gesù si esprima con la stessa
frase che un marito e una moglie vivono
nell’atto d’amore: “Questo è il mio corpo dato per te”. Mentre nella traduzione
teologica abbiamo fatto di tutto per “spiritualizzare” l’amore di Dio, ampliando
di molto la distanza tra questo e l’amore
umano» (Ravenna).
Vi sono anche motivi contingenti che
rendono urgente tale ripensamento: si
tratta del fatto che i giovani vivono la sessualità in maniera sempre più precoce e
priva d’ogni progettualità – come si diceva sopra – all’insegna del «tutto e subito» (Genova, Milano, Modena); si tratta del tema della genitorialità responsabile e della contraccezione; si tratta di come si vive nel matrimonio la sessualità se
è vero che ancora la donna subisce forme di violenza non solo fisica (Parma), e
se è vero che i clienti abituali delle prostitute – dicono due questionari – sono
uomini sposati; si tratta dell’omosessualità e di come inquadrarla all’interno della
Rivelazione; si tratta della sessualità nelle
persone consacrate: vengono citati (Modena) i casi di alcuni preti che praticano
la sessualità (eterosessuale e omosessuale) senza alcuna assunzione d’impegno e
a fronte di censure da parte dei superiori molto blande.
Una leggerezza, quest’ultima, che
agli occhi dei credenti diventa insopportabile se paragonata ai dettagliati fardelli caricati sulle spalle degli sposi quanto
a «procreazione responsabile», non solo
perché gli stili di vita oggi sono «frenetici» (Modena) e vogliono risposte semplici e rapide su temi delicati e complessi, ma perché sono precetti che mortificano la soggettività e la responsabilità degli sposi. I quali da tempo «si arrangiano come possono» e hanno tentato una
propria strada chiudendo la discussione
sull’aggettivo «artificiale» anche quando
si potrebbe ragionevolmente temere una
deriva abortiva. Il non aver dato spazio
nei fatti al primato della coscienza (Padova) ha reso le famiglie più sole, più fragili e più secolarizzate a fronte di trasformazioni sociali cui la Chiesa ha guardato
sin qui in maniera difensiva (Firenze, Milano).
Linee di fondo
Una cartina al tornasole di questo
ambiguo posizionarsi delle famiglie tra libertà e fragilità, tra impegno nella Chiesa e progressivo allontanamento è quella
delle domande relative alla preghiera in
famiglia (3.b) e alla coscienza della famiglia come «Chiesa domestica» (3.a). Alla
prima domanda i questionari hanno risposto che la preghiera, eccettuata talora
quella ai pasti – per chi può consumarli
assieme – non c’è, anche perché i modelli che sono stati trasmessi alle famiglie sono di tipo clericale (Savona).
Alla seconda, una metà risponde senza riconoscere il lessico conciliare e intende l’espressione assimilabile a «luogo
di preghiera», come se la domanda chiedesse conto di pratiche liturgiche «da
chiesa». L’altra metà – per lo più gruppi o persone a cui è familiare il Vaticano
II – comprende la domanda e va al punto: la mancanza di un effettivo riconoscimento di soggettività dei laici ha attratto
la famiglia, naturale luogo di vita d’ogni
uomo o donna, facendone una «Chiesa
di riserva» – parafrasando una celebre
locuzione.
In parte si è clericalizzata accedendo a definizioni di «famiglia cattolica» –
che secondo un paio di questionari sono
di stile «Mulino bianco» (Ferrara, Mila-
no), cioè inesistenti –; utile «forza lavoro per la catechesi e l’evangelizzazione»
(Bologna, Milano, Modena) che poi non
è adeguatamente sostenuta nei momenti di crisi (i gruppi diocesani per separati o divorziati vivono perlopiù nel passaparola; ancor più quelli che sostengono
le persone omosessuali e i loro famigliari)
o sul piano spirituale: viene citato il caso
di una diocesi dove, dopo una breve sperimentazione conciliare, le celebrazioni
eucaristiche nelle case sono state messe
al bando. In parte oggi la famiglia chiede un’effettiva valorizzazione della propria dignità battesimale nell’affrontare temi complessi che un gruppo di soli
«maschi celibi» non può affrontare (Genova, Firenze): valorizzando le donne –
anche con il diaconato permanente (Firenze, Saronno) – e praticando uno stile di popolo di Dio che, riconoscendo i
molteplici carismi, accompagni ciascuno
nel custodirli nei diversi stati di vita.
Al Sinodo, in definitiva, questo gruppo di credenti chiede che «prospetti linee
metodologiche ampie» (Piacenza), che
ridisegni «una dottrina non massimalistica del matrimonio che sappia salvaguardare l’annuncio del Vangelo secondo il
desiderio e il dovere degli uomini» (Savona); che inserisca la vocazione alla fecondità delle famiglie e di ogni battezzato e battezzata (Bologna) in una più ampia prospettiva sociale, come accade con
l’affido e l’adozione, e non l’intenda semplicemente come promozione di una risposta alla «crisi della natalità»; che valorizzi le famiglie nella cura della vita nascente, malata, morente ma anche presente, inventando nuove forme di socialità e di vicinato; che rifletta sui mutamenti radicali avvenuti all’interno delle famiglie (cf. l’ampia riflessione del gruppo di
Saronno), sui rapporti tra uomo e donna e tra lavoro di cura e vita professionale fuori dalle pareti domestiche. Che
proponga l’annuncio del Vangelo non
alle famiglie ma con le famiglie.
Grazie al questionario e al percorso verso il prossimo Sinodo dei vescovi,
a quello che era stato definito lo «scisma
sommerso» (Pietro Prini) è stata offerta
la possibilità di venire a galla e mostrarsi per quello che è: un arcipelago di isole e isolotti al quale occorrono ponti per
mappare in quali di essi ci siano forme
nuove di vita.
Maria Elisabetta Gandolfi
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