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SEROTINA LUX


Il canto luminoso e trascendente
la vita al mondo senza dove
nel fondo misterioso, mai toccato
e la ruvida, tenera commedia
del giorno che sparisce
come un fiume
tra le rocce arse all’improvviso
come una luna al pozzo dell’inedia
nel buio trasparente del mai più…
Sono Loro, forse
e appuntano il luogo che accresce
puntualmente, separatamente
la linea sempre nuova del rimpianto
per il quanto di quel tanto - se pur poco
che anche nell’acquisto si è perduto.

Ma, tra la pienezza intentata
e la rovina provata
non ha dubbi la scelta
dell’angelo caduto.


Per questo è bello,
è giusto andare avanti.
PORPORA D’ORO


È l’ora che s’infiamma
il sacro dentro l’ultima accensione
fuoco dell’aquila divina
nel volo inesauribile del cielo.
E scema lentamente il suo fulgore
si placa la tempesta
e resta nella quiete l’armonia
qui del comune assieme.
Terrestrità cosciente della vita.
Ci lascia il testimone il giorno andato
si accende limpidissima la sera
mentre l’etere più alto, il buio blu
ingemma di ghirlande le sirene
e aprendo le finestre siderali
rabbrividisce il vuoto, una ad una.
Soli con noi, sperduti quaggiù…

Eppur di noi sappiamo.
CREPUSCOLO


Poi quando le pagliuche della luce
i vertici in corona e l’oro in cresta
nel silenzioso incanto di quell’ora
che trascorrendo resta
la pace sulla terra più divina
ci lasciano vanendo nella sera
e replica un bel trillo che s’invola
dal ramo inargentato
di luna nascitura e nebbiolina
ad annunciar ch’è spenta
ormai - o prossima a morir
la dura fiamma,
nel giorno appena scorso,
e il guardo perso al gran salire
il guizzo di chimere e di falene
adempiere il richiamo che le invoca;
si coglie nel fulgore del tramonto
aperta, libera e serena
possente di sedili incoronati
carnosa di stilemi immacolati
la nazione mistica del cielo:
e vedi i lenti voli
di remiganti angeli dorati
e di profilo un santo bevitore
che si attarda, o annaspa
per l’aria trasparente del chiarore.


E allora sento, dentro e intorno a me
fluire nel silenzio, necessaria
la magica armonia dell’universo.

E mi perdo nella storia di un diverso
attimo infinito.
SERA


Il silenzio fatto della sera
cola dentro e illanguidisce
il sentimento chiaro delle cose:
appanna d’acqua gli occhi
e li addolcisce
avviva fiamme in cuore
spine e rose:
trasforma tutto il mondo in questo mare
largo, calmo, che lambisce
quando arriva l’onda
sullo specchio magico e immortale
i grandi laghi trasparenti.

Il sole è un bel veliero impavesato
di fuochi e di colori
che passa sopra i monti e sopra i tetti
(saluti di bandiere e fazzoletti)
che scorre sopra campi e campanili
oltre gli scogli, lungo i suoi pontili
laggiù, laggiù
quando infine s’inabissa dentro il nero.

Stracci di nubi raminghe
stelle stese a fili e lampadine.
Fughe d’ali per l’aria stanca
fumi prossimi e lontani
guizzi da finestre nel rossore.
Luci che si spengono
luci che si accendono.
Le potenze del giorno
ripongono gli arnesi e gli apparecchi,
i destini tornano dal giro.
Il sacco sta chiudendo l’apertura…
Ecco: oggi ormai è concluso,
e pure se il domani lo raccoglie
è vero, che tornerà mai più.
LA NOTTE


Abita la Notte nelle cose:
ma il cuore più profondo,
il seme è d’oro.

Bruciano le stelle il firmamento
come lo sguardo i vetri alle finestre
che di lontano abbagliano al tramonto
e luce e fonde ignote nel rossore
di un vago fumigare perse e spente
come la mano eterna che le accese.

Fiamme azzurre vibrano lampare
oceaniche, misteriche aporie
multiverse scie di una lettura
che non conclude mai,
come la vita.
TREGENDA

1.

E sferza senza tregua la tempesta
fredda notte che fosca
svelle troni, rade al suolo templi
di scirocchi, nuvole e veleni.

2.

E cola giù dagli occhi dei vulcani
il miele - caldo, nero,
fluorescente
che frusta nei pennacchi
il turbinoso
bombo dei tifoni
sovrumani
la coppa dei poemi
siderali
stelle di liquido cielo
e fuoco azzurro fuso -
grumi di pietre laviche
spruzzi ed abbandoni -
il gemito silente,
vertigine dei mondi
paralleli:
viva, implacabile, scelesta
la veglia furibonda delle tigri
i cavalli a cerchi di fuoco
la febbre verdissima e dorata
l’inebriante aroma dei fiori bolliti
che pista la foresta
che avvampa ciò che resta
impetuosa, rutilante, senza posa
grossa la voragine dischiusa…

3.

Cani a frotte randagi
batiscafi nei lampi
che abboccano spume e
spumano bocche:
rosse, dentro le fauci nere
annusando lampi lontani
verso il mare…

Dove?

Laggiù…
Laggiù dove?

Trova il mare…

4.

Scura, buccina il tuono
gola interminabile del cielo:
esplode
e poi s’attenua,
allunga
e poi si tace.

5.

Via dopo via, corte dopo corte
al limitar degli ultimi palazzi
l’agonia, flebile, che stinge
lo smeraldo vivo giù pei prati.
Non piangere. Pensa.
È solo un’erba pallida che muore
e non rinfresca l’acqua
se ovunque urla il suo perché
in muri di silenzio
senza echi,
senza risposta alcuna.

Lo sanno i pazzi, forse:
lo sa la tonda luna.

6.

La verità.

Blesa, corriva
pluriscintillante
iridata, chitinosa
maiestatica,
supereffante Luce.

Màter-materia: fattrice
nutrice, forma, energia.
Vita, morte, miseria -
musica e poesia.

Di gelide visioni
di aria frantumata
di nebbia saponata
di brividi e lapilli
di tinnuli cristalli
di voce che non sale
di anima sabbiosa
di tuono e di preghiera
di rosa mattinale
di abbraccio nella sera.

Verità, ahi verità…
Per te, tutto si sfa.

Una parola scritta sopra l’acqua…
Corpuscolo di soffio
e bianca scia.

Chi è che può sapere?

Verità.

7.

Tremore per quest’alba che non viene:
nella sua mente viva il nostro cuore.
Ali d’oro fervono nel buio
come farfalle, luci antelucane
che tastano i miei occhi
chiusi e non vogliono vedere.

8.

Un fiore che avvampa
non visto;
stupori di nenie
e maestrali.

9.

Ultimo lampo in questa notte fosca e fredda
del novembre millenovecentosettantacinque.

10.

 Oggi il tuono continua
 nei meandri del cielo
 nel segreto di me.

11.

Cessa la pioggia e geme
il respiro calmo della terra.
Poi, l’assoluto silenzio
del niente.
Il suono della storia.

Il senso del presente.

12.

Tra poco sarà giorno.
BLUE HEARTBEAT


S’infolta d’azzurro esplosivo
campana che soffia leggera
vibrando negli occhi di un uomo
in cerca di fede…

Capisco nel silenzio d’esser vivo.

E così, può forse accadere
nell’argento che scioglie il cammino
al principio dell’alba che ancora la notte
combatte col cristallo del mattino
quando su, nel cielo
e dappertutto intorno
è come un velo
che irrora liquido di luce
e batte martellando la natura
quel soffio di cobalto che conduce
istante dopo istante l’avvenire
e ci fissa all’argine del tempo,
proprio allora improvviso
nel silenzioso incanto delle cose
invola da brume vibranti
frullo d’ali in sepalo di rosa
da carne di zolle fumanti
a letto di maggese.
E ti senti creatura
e l’amore ti travolge
traboccando dai confini
di questo stupido, stupido cuore.


Talvolta, sai, basterebbe già solo
accogliere le spalle
traboccando di gioia le mani
per trovare un senso a questa vita.
Allargare le mani e abbracciarci di nuovo
inesausti
per saperci qui,
sebbene nulla
al di là di tutto
tutti
compagni di strada.
AURORA


Dissero i fiori della notte
che la freschezza del vento
e il profumo largo del silenzio
cullarono, nell’insonne cura
di mani invisibili
chiome di soffi e di veli
arruffate piume
e bianchi malli
e le stelle sorgendo dal mare
sbriciolandosi addolcivano
dinamiche di gelide armonie
liberando nel palpito del cuore
il canto delle anime sommerse
inaudite parole di luce
il fuoco, lo spendore dei cristalli
che il mattino effonde a piene voci
come le gocce d’acqua il temporale
come i sorrisi generosi della vita
una ragazza bella
dagli occhi di carbone, vivi e accesi
gli sguardi fuggitivi e ridarelli
come libri da sfogliare
e bei poemi
le pagine di onde e di fragore
le spume chiare, fredde, oceaniche
gli amori sconfinati e l’ardua scia
di un aquilone a filo, tremulo
che sulla spiaggia muove
un dio bambino
mentre il suono lentamente si consuma
nell’eco delle nuove vibrazioni
muta le soglie, e bacia caldo il sole
che scioglie il cielo azzurro in sinfonia
e bagna la facciata multiversa
il cuore del silenzio nelle cose:
è allora che sale e viene e sorge
e sboccia e splende e infine pende
l’alba, sul punto più importante
del cammino.
JOSAFAT


Schiuse le porte, ormai
cateratte aperte.

È risorta la luce
oggi come ieri
e ancor domani
forse
siamo della vita
apparteniamo
al giorno che rinasce
dalla notte
al mondo che finisce
dall’inizio
e senza fine ricomincia
dalla morte
istante dopo istante
sempre nuovo -
come un vecchio vizio -
perché il suo esistere consiste
nella Forma
informe che lo tiene
e ininterrottamente
lo trasforma
come e quando viene.

È un apostolo di gioia e santa pace
che in un vangelo apocrifo d’amore
scrive questo angolo di mondo
destando dalla notte le creature.

La polvere dell’oro nell’azzurro
accende le sue gocciole di bruma
innumeri milioni
divampano, nuvole di luce
e sbocciano reami
fulgenti rovi mattutini
astri liquidi e tremanti
zaffiri e rubini.


Da remoti canti all’improvviso
il clamoroso gallo
è la tromba che discioglie la malia
il silenzio della valle
il fermo immagine
è l’angelo dell’opera novella
la vita che sta per ritornare
dall’infinita origine immortale
istante dopo istante
più bella e magica di ieri.
E brilla lo smeraldo in mezzo ai prati.
Macchie, bagliori nell’ombra.
Fumo di pulviscolo a raggiera.

Ferve nuovamente la natura.
Come occhi si riaprono
i colori
nei rugiadosi petali
dei fiori.
Trilli dolci tremuli e sentori
schiocchi che trasalgono fruscii
frulli e pigolii:
sono le ombre misteriose dei rumori.

Scoppia dentro l’aria
un grande amore
e non conosce storia,
se non quella della vita
e del suo tempo:
urge in ogni punto
la vittoria.

Languida, suadente nostalgia
punge piano piano dentro al cuore:
è il silenzioso essere del cielo.

Allora come il sole che si accende
splende chiaro che
Fratello è il mio segreto
nome e quello tuo.
EDEN


Annuso il fiore e piovo nel silenzio
che si fa
e con la luce sorge dall’oriente
anima mia.
Dilegua la mugghiante oscurità.
Io piango in un sorriso di speranza
vibrando nostalgia
e sento stelle che s’internano nel cielo
oblioso, stanco del mattino
e avverto le profonde verità
il delizioso incanto della vita
che mi chiama, ovunque, e che sta qua
aprendo all’universo la mia voce
come un calice che sboccia
da una roccia
prodigioso stelo
farneticante rosso in mezzo al nero
e capisco il privilegio d’essere
nel mondo, unico, diverso,
irripetibile
un respiro che palpita
e che ama.

L’aria è una vestaglia sopraffina
di seta rosa che si muove e gira
e fruscia più leggera
una bambina
che strilla di voli felici
inseguendo punti, strane luci
che solo lei e il suo cane
forse
sono capaci il giorno di vedere.

Il cielo è un occhio aperto
e un po’ assonnato.
Le ciglia gocciano cristalli
infinite strisce di pensiero.
Limpide cascate luminose
veli in buio fuso
spume che spulciano fumi
nebulose astrali
vetri di riflessi smerigliati
soffi dentro aurore boreali
come fiori di pannocchie e di capelli
dentro fulgide matasse spettinate
chiome degli zuccheri filati
passano gli arcani superiori
fiumi in ghiaccio azzurro
che crocchia mentre scioglie i bei
sospiri.

Chi sono?

Un croco che goccia nel sole
di fuoco azzurro lacrima
di sangue, distillato oro
accende su per l’anima il pensiero
la nuvola del giorno dentro il nero
la bolla del silenzio
alba dell’eden
sconfinati oceani, luce
aperta stesa immensa chiarità
si scioglie dal viluppo
onda possente
misteriosa sillaba del mondo
parola mai di troppo -
tutto e niente.
È GIORNO

Un cespuglio misterioso di silenzi
è caduto proprio ora dai miei occhi,
e non ricordo le parole
che voleva.

Sono solo di me
sul ponte senza arcate dei respiri
adorato fratellino di me stesso
laico frate
che ha perduto in ogni tempo la sua via
abbandonato uomo in mezzo al mare
di notte e non più rotte
da seguire
il sangue che rallenta nelle vene
il gorgo in immersione
bianca scia
bolle, buio immenso
e l’acqua che zavorra non sostiene
e si va a fondo
salso
inesorabilmente
giù nel mondo
scafandro corazzato batiscafo
ingombrante sottopasso, verità
falsa ombra di una bugia
che non voleva mentire
notte di un’aurora che non sorse
morte di una vita che non nasce
per non morire, un giorno
di troppo vivere ed amare
nonostante tutto
ancora te.


Eccomi, sì.
E mi rimetto a te.
Io sono pronto…

Che stiamo diventando di contorno.

Perché la vita è qua
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Basta parole, adesso.

È giorno.

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  • 1. SEROTINA LUX Il canto luminoso e trascendente la vita al mondo senza dove nel fondo misterioso, mai toccato e la ruvida, tenera commedia del giorno che sparisce come un fiume tra le rocce arse all’improvviso come una luna al pozzo dell’inedia nel buio trasparente del mai più… Sono Loro, forse e appuntano il luogo che accresce puntualmente, separatamente la linea sempre nuova del rimpianto per il quanto di quel tanto - se pur poco che anche nell’acquisto si è perduto. Ma, tra la pienezza intentata e la rovina provata non ha dubbi la scelta dell’angelo caduto. Per questo è bello, è giusto andare avanti.
  • 2. PORPORA D’ORO È l’ora che s’infiamma il sacro dentro l’ultima accensione fuoco dell’aquila divina nel volo inesauribile del cielo. E scema lentamente il suo fulgore si placa la tempesta e resta nella quiete l’armonia qui del comune assieme. Terrestrità cosciente della vita. Ci lascia il testimone il giorno andato si accende limpidissima la sera mentre l’etere più alto, il buio blu ingemma di ghirlande le sirene e aprendo le finestre siderali rabbrividisce il vuoto, una ad una. Soli con noi, sperduti quaggiù… Eppur di noi sappiamo.
  • 3. CREPUSCOLO Poi quando le pagliuche della luce i vertici in corona e l’oro in cresta nel silenzioso incanto di quell’ora che trascorrendo resta la pace sulla terra più divina ci lasciano vanendo nella sera e replica un bel trillo che s’invola dal ramo inargentato di luna nascitura e nebbiolina ad annunciar ch’è spenta ormai - o prossima a morir la dura fiamma, nel giorno appena scorso, e il guardo perso al gran salire il guizzo di chimere e di falene adempiere il richiamo che le invoca; si coglie nel fulgore del tramonto aperta, libera e serena possente di sedili incoronati carnosa di stilemi immacolati la nazione mistica del cielo: e vedi i lenti voli di remiganti angeli dorati e di profilo un santo bevitore che si attarda, o annaspa per l’aria trasparente del chiarore. E allora sento, dentro e intorno a me fluire nel silenzio, necessaria la magica armonia dell’universo. E mi perdo nella storia di un diverso attimo infinito.
  • 4. SERA Il silenzio fatto della sera cola dentro e illanguidisce il sentimento chiaro delle cose: appanna d’acqua gli occhi e li addolcisce avviva fiamme in cuore spine e rose: trasforma tutto il mondo in questo mare largo, calmo, che lambisce quando arriva l’onda sullo specchio magico e immortale i grandi laghi trasparenti. Il sole è un bel veliero impavesato di fuochi e di colori che passa sopra i monti e sopra i tetti (saluti di bandiere e fazzoletti) che scorre sopra campi e campanili oltre gli scogli, lungo i suoi pontili laggiù, laggiù quando infine s’inabissa dentro il nero. Stracci di nubi raminghe stelle stese a fili e lampadine. Fughe d’ali per l’aria stanca fumi prossimi e lontani guizzi da finestre nel rossore. Luci che si spengono luci che si accendono. Le potenze del giorno ripongono gli arnesi e gli apparecchi, i destini tornano dal giro. Il sacco sta chiudendo l’apertura… Ecco: oggi ormai è concluso, e pure se il domani lo raccoglie è vero, che tornerà mai più.
  • 5. LA NOTTE Abita la Notte nelle cose: ma il cuore più profondo, il seme è d’oro. Bruciano le stelle il firmamento come lo sguardo i vetri alle finestre che di lontano abbagliano al tramonto e luce e fonde ignote nel rossore di un vago fumigare perse e spente come la mano eterna che le accese. Fiamme azzurre vibrano lampare oceaniche, misteriche aporie multiverse scie di una lettura che non conclude mai, come la vita.
  • 6. TREGENDA 1. E sferza senza tregua la tempesta fredda notte che fosca svelle troni, rade al suolo templi di scirocchi, nuvole e veleni. 2. E cola giù dagli occhi dei vulcani il miele - caldo, nero, fluorescente che frusta nei pennacchi il turbinoso bombo dei tifoni sovrumani la coppa dei poemi siderali stelle di liquido cielo e fuoco azzurro fuso - grumi di pietre laviche spruzzi ed abbandoni - il gemito silente, vertigine dei mondi paralleli: viva, implacabile, scelesta la veglia furibonda delle tigri i cavalli a cerchi di fuoco la febbre verdissima e dorata l’inebriante aroma dei fiori bolliti che pista la foresta che avvampa ciò che resta impetuosa, rutilante, senza posa grossa la voragine dischiusa… 3. Cani a frotte randagi batiscafi nei lampi che abboccano spume e spumano bocche: rosse, dentro le fauci nere annusando lampi lontani verso il mare… Dove? Laggiù…
  • 7. Laggiù dove? Trova il mare… 4. Scura, buccina il tuono gola interminabile del cielo: esplode e poi s’attenua, allunga e poi si tace. 5. Via dopo via, corte dopo corte al limitar degli ultimi palazzi l’agonia, flebile, che stinge lo smeraldo vivo giù pei prati. Non piangere. Pensa. È solo un’erba pallida che muore e non rinfresca l’acqua se ovunque urla il suo perché in muri di silenzio senza echi, senza risposta alcuna. Lo sanno i pazzi, forse: lo sa la tonda luna. 6. La verità. Blesa, corriva pluriscintillante iridata, chitinosa maiestatica, supereffante Luce. Màter-materia: fattrice nutrice, forma, energia. Vita, morte, miseria - musica e poesia. Di gelide visioni di aria frantumata di nebbia saponata di brividi e lapilli di tinnuli cristalli
  • 8. di voce che non sale di anima sabbiosa di tuono e di preghiera di rosa mattinale di abbraccio nella sera. Verità, ahi verità… Per te, tutto si sfa. Una parola scritta sopra l’acqua… Corpuscolo di soffio e bianca scia. Chi è che può sapere? Verità. 7. Tremore per quest’alba che non viene: nella sua mente viva il nostro cuore. Ali d’oro fervono nel buio come farfalle, luci antelucane che tastano i miei occhi chiusi e non vogliono vedere. 8. Un fiore che avvampa non visto; stupori di nenie e maestrali. 9. Ultimo lampo in questa notte fosca e fredda del novembre millenovecentosettantacinque. 10. Oggi il tuono continua nei meandri del cielo nel segreto di me. 11. Cessa la pioggia e geme il respiro calmo della terra. Poi, l’assoluto silenzio del niente.
  • 9. Il suono della storia. Il senso del presente. 12. Tra poco sarà giorno.
  • 10. BLUE HEARTBEAT S’infolta d’azzurro esplosivo campana che soffia leggera vibrando negli occhi di un uomo in cerca di fede… Capisco nel silenzio d’esser vivo. E così, può forse accadere nell’argento che scioglie il cammino al principio dell’alba che ancora la notte combatte col cristallo del mattino quando su, nel cielo e dappertutto intorno è come un velo che irrora liquido di luce e batte martellando la natura quel soffio di cobalto che conduce istante dopo istante l’avvenire e ci fissa all’argine del tempo, proprio allora improvviso nel silenzioso incanto delle cose invola da brume vibranti frullo d’ali in sepalo di rosa da carne di zolle fumanti a letto di maggese. E ti senti creatura e l’amore ti travolge traboccando dai confini di questo stupido, stupido cuore. Talvolta, sai, basterebbe già solo accogliere le spalle traboccando di gioia le mani per trovare un senso a questa vita. Allargare le mani e abbracciarci di nuovo inesausti per saperci qui, sebbene nulla al di là di tutto tutti compagni di strada.
  • 11. AURORA Dissero i fiori della notte che la freschezza del vento e il profumo largo del silenzio cullarono, nell’insonne cura di mani invisibili chiome di soffi e di veli arruffate piume e bianchi malli e le stelle sorgendo dal mare sbriciolandosi addolcivano dinamiche di gelide armonie liberando nel palpito del cuore il canto delle anime sommerse inaudite parole di luce il fuoco, lo spendore dei cristalli che il mattino effonde a piene voci come le gocce d’acqua il temporale come i sorrisi generosi della vita una ragazza bella dagli occhi di carbone, vivi e accesi gli sguardi fuggitivi e ridarelli come libri da sfogliare e bei poemi le pagine di onde e di fragore le spume chiare, fredde, oceaniche gli amori sconfinati e l’ardua scia di un aquilone a filo, tremulo che sulla spiaggia muove un dio bambino mentre il suono lentamente si consuma nell’eco delle nuove vibrazioni muta le soglie, e bacia caldo il sole che scioglie il cielo azzurro in sinfonia e bagna la facciata multiversa il cuore del silenzio nelle cose: è allora che sale e viene e sorge e sboccia e splende e infine pende l’alba, sul punto più importante del cammino.
  • 12. JOSAFAT Schiuse le porte, ormai cateratte aperte. È risorta la luce oggi come ieri e ancor domani forse siamo della vita apparteniamo al giorno che rinasce dalla notte al mondo che finisce dall’inizio e senza fine ricomincia dalla morte istante dopo istante sempre nuovo - come un vecchio vizio - perché il suo esistere consiste nella Forma informe che lo tiene e ininterrottamente lo trasforma come e quando viene. È un apostolo di gioia e santa pace che in un vangelo apocrifo d’amore scrive questo angolo di mondo destando dalla notte le creature. La polvere dell’oro nell’azzurro accende le sue gocciole di bruma innumeri milioni divampano, nuvole di luce e sbocciano reami fulgenti rovi mattutini astri liquidi e tremanti zaffiri e rubini. Da remoti canti all’improvviso il clamoroso gallo è la tromba che discioglie la malia il silenzio della valle il fermo immagine è l’angelo dell’opera novella
  • 13. la vita che sta per ritornare dall’infinita origine immortale istante dopo istante più bella e magica di ieri. E brilla lo smeraldo in mezzo ai prati. Macchie, bagliori nell’ombra. Fumo di pulviscolo a raggiera. Ferve nuovamente la natura. Come occhi si riaprono i colori nei rugiadosi petali dei fiori. Trilli dolci tremuli e sentori schiocchi che trasalgono fruscii frulli e pigolii: sono le ombre misteriose dei rumori. Scoppia dentro l’aria un grande amore e non conosce storia, se non quella della vita e del suo tempo: urge in ogni punto la vittoria. Languida, suadente nostalgia punge piano piano dentro al cuore: è il silenzioso essere del cielo. Allora come il sole che si accende splende chiaro che Fratello è il mio segreto nome e quello tuo.
  • 14. EDEN Annuso il fiore e piovo nel silenzio che si fa e con la luce sorge dall’oriente anima mia. Dilegua la mugghiante oscurità. Io piango in un sorriso di speranza vibrando nostalgia e sento stelle che s’internano nel cielo oblioso, stanco del mattino e avverto le profonde verità il delizioso incanto della vita che mi chiama, ovunque, e che sta qua aprendo all’universo la mia voce come un calice che sboccia da una roccia prodigioso stelo farneticante rosso in mezzo al nero e capisco il privilegio d’essere nel mondo, unico, diverso, irripetibile un respiro che palpita e che ama. L’aria è una vestaglia sopraffina di seta rosa che si muove e gira e fruscia più leggera una bambina che strilla di voli felici inseguendo punti, strane luci che solo lei e il suo cane forse sono capaci il giorno di vedere. Il cielo è un occhio aperto e un po’ assonnato. Le ciglia gocciano cristalli infinite strisce di pensiero. Limpide cascate luminose veli in buio fuso spume che spulciano fumi nebulose astrali vetri di riflessi smerigliati soffi dentro aurore boreali
  • 15. come fiori di pannocchie e di capelli dentro fulgide matasse spettinate chiome degli zuccheri filati passano gli arcani superiori fiumi in ghiaccio azzurro che crocchia mentre scioglie i bei sospiri. Chi sono? Un croco che goccia nel sole di fuoco azzurro lacrima di sangue, distillato oro accende su per l’anima il pensiero la nuvola del giorno dentro il nero la bolla del silenzio alba dell’eden sconfinati oceani, luce aperta stesa immensa chiarità si scioglie dal viluppo onda possente misteriosa sillaba del mondo parola mai di troppo - tutto e niente.
  • 16. È GIORNO Un cespuglio misterioso di silenzi è caduto proprio ora dai miei occhi, e non ricordo le parole che voleva. Sono solo di me sul ponte senza arcate dei respiri adorato fratellino di me stesso laico frate che ha perduto in ogni tempo la sua via abbandonato uomo in mezzo al mare di notte e non più rotte da seguire il sangue che rallenta nelle vene il gorgo in immersione bianca scia bolle, buio immenso e l’acqua che zavorra non sostiene e si va a fondo salso inesorabilmente giù nel mondo scafandro corazzato batiscafo ingombrante sottopasso, verità falsa ombra di una bugia che non voleva mentire notte di un’aurora che non sorse morte di una vita che non nasce per non morire, un giorno di troppo vivere ed amare nonostante tutto ancora te. Eccomi, sì. E mi rimetto a te. Io sono pronto… Che stiamo diventando di contorno. Perché la vita è qua meravigliosa bella cosa buona sei grande di bellezza e santità. Basta parole, adesso. È giorno.