Traccia del discorso del presidente UNI Piero Torretta al convegno "Protezione civile: sinergie tra normazione volontaria e nuovo Codice" del 9 maggio 2019
Intervento introduttivo del presidente Piero Torretta
1. 1
“Protezione civile: sinergie tra normazione volontaria e nuovo Codice”
Milano, 9 maggio 2019
INTERVENTO INTRODUTTIVO DEL PRESIDENTE
PIERO TORRETTA
2. 2
Pensare
“Non si può garantire sicurezza se non si rispettano i diritti umani (..). Il successo del cammino europeo in termini
di benessere sociale confermato dal fatto che l’Europa è, prima di tutto, una comunità di valori” 1
“Il 1° maggio è festa della Repubblica e della Costituzione che indica nel lavoro un fondamento di civiltà. Senza
lavoro rimane incompiuto il diritto stesso di cittadinanza, la dignità della persona ne rimane mortificata, la
solidarietà sociale e lo stesso sviluppo della società rimangono compromesse (…). Questo sistema di valori e di diritti
si chiama Europa”2.
Sono affermazioni del Presidente Mattarella in due diverse recenti occasioni, l’ultima la Festa di 1°
maggio della scorsa settimana.
Nulla congiunge la sicurezza con il benessere, la qualità della vita, l’equità, più del lavoro
Sono temi che abbiamo già affrontato in occasione della presentazione della PdR 48:18 sulla
Sicurezza Urbana lo scorso novembre.
Ci riferivamo alloraalla conferenza di Palermo per la stabilizzazione della Libia ed alle dichiarazioni
della prima donna Ministro della Libia che aveva dichiarato: “Se non ci saranno politiche per un’equa
distribuzione delle risorse, la sicurezza, in qualsiasi forma e per qualsiasi persona sarà impossibile”.
L’evoluzione degli avvenimenti, è la conferma che aveva ragione.
Nonminori sono però le preoccupazioninei nostri territori, nelle nostre città. Vulnerabili, insicure,
misere di opportunità per i giovani; che non riescono spesso neppure a proteggere i più piccoli3.
Accrescere le conoscenze, le competenze, la cultura, partecipare alle decisioni, dare un senso al
proprio ruolo nella società, nel proprio Paese nella propria città, nel proprio quartiere, nel proprio
villaggio, nei rapporti di lavoro, nei rapporti sociali, nella comunità e soprattutto nella famiglia, è il
percorso che forma la nostra coscienza, attenua lo spirito ribelle, ci avvicina e fa lievitare il senso
di amicizia, di armonia, di relazione. Il senso di comunità4 ed il desiderio di dare e ricevere amore,
che è in tutti noi.
Un percorso in cui tutti siamo impegnati, qualsiasi, sia il nostro ruolo, nel pubblico e nel privato,
nel lavoro, nella società, nella famiglia.
Condividere,consolidare, trasmettere valoriper relazionarci simpateticamente nella categoria altro,
per affrontare i problemi come cittadini del mondo, per costruire e transitare assieme – in una
direzione e nell’altra - i <Ponti che sorreggono e collegano>.
1 “Non si può garantire sicurezzase non si rispettano i diritti umani; per essere più sicuro il mondo ha bisogno di equità e libertà Lo straordinario
successo del cammino europeo in termini di pace benessere e crescita sociale e confermato dal fatto che l’Europa è, prima di tutto, una comunitàdi
valori basata sul rispetto della dignità umana della democrazia, della uguaglianza del diritto” Sergio Mattarella – Incontro Corpo
Diplomatico Dicembre 2018
2 Sergio Mattarella – Festa del 1° maggio 2019
3 Marco Demarco- Corriere della Sera del 4 maggio 2019: <La cittàinsicura che non riesce a proteggere i più piccoli>
4 <La crisi attuale - secondo Fukuyama che gli dà il nome di <isitimia: coloro che si sentono non riconosciuti> -sarebbe una risposta - non
solo in termini di status, ma anche di voice – alla marginalizzazione, al mancato riconoscimento per cui individui e gruppi emarginati
nel mondo occidentale avanzato non hanno visto realizzarsi la loro identità. Una tesi in contrapposizione con la moderna
teoria economica. Le motivazioni dell’agire politico non sarebbero puramente economiche, ma soprattutto psicologiche e
morali. Una sorta di self-interest etico teso all’auto-riconoscimento, darebbe la stura alla protesta diffusa ed in ultima analisi
costituirebbe la causa principale della crisi della democrazia. Una ipotesi senza dubbio interessante, ma deve fare i conti con
la causa più classica, vale a dire quella provocata dal disagio economico sociale che dipende dalla globalizzazione che non è
stato adeguatamente tutelato dai governi occidentali> Sebastiano Maffettone – Il Sole 24 Ore –Il Domenicale – 5 maggio
2019 <Una globalizzazione che aumenta il disagio>
3. 3
“I ponti che caratterizzano il nostro ambiente edificato, ma sono anche il simbolo che rappresenta il superamento dei
divari e delle differenze culturali e la partenza verso altri lidi”, ha detto Papa Francesco nel suo recente
viaggio in Marocco, citando un passo del romanzo5 del premio Nobel Ivo Andric: “Il ponte è fatto
con le ali degli angeli perché gli uomini possano comunicare”.
Ponti per comunicare, dialogare, includere.
Non muri, steccati, trincee di filo spinato, torrette di avvistamento per tenere lontani, per
respingere, per escludere6.
La sicurezza è inclusione, relazione, partecipazione, senso di comunità.
La sicurezza e socialità.
In qualsiasi luogo, in qualsiasi Paese, in qualsiasi civiltà.
Una riflessione dacui non possiamo prescindere quando scegliamo il modello economico e sociale
su cui puntare per uno <sviluppo sostenibile>.
Una idea che ci riporta al <modello di sviluppo> che sta alla base dello straordinario successo del
“cammino europeo in termini di benessere sociale” di cui ha parlato il Presidente Mattarella. Una comunità
di valori basata sul rispetto della vita umana, della democrazia, della cooperazione e della
partecipazione.
Un paradigma che potremmo definire <Capitalismo Sociale> che ha al centro la persona, il
lavoro, la cultura, con il capitale <strumento generativo e non estrattivo del valore>7.
Un modello che si contrappone al <Turbocapitalismo> neoliberista delle grandi Corporation,
con al centro il profitto ed il lavoro e le persone al suo servizio ed al <Capitalismo Autoritario
Cinese> che limita le libertà, i diritti delle persone e pone al centro lo Stato e la sua oligarchia.
Per questo mi piace tornare su una frase del premio Nobel dell’Economia Paul Romer sulla
“importanza di adottare politiche giuste, ma anche il costo di lungo periodo delle decisioni prese con leggerezza, senza
la consapevolezza delle conseguenze”.
Una consapevolezza che è doveroso sia nelle scelte quotidiane di tutti noi, ma è legittimo chiedersi
se vi sia stata nelle decisioni che hanno governato gli anni della crisi, quando i valori <europei> -
5 <Il ponte sulla Drina> - Ivo Andric
6 I rappresentanti delle tre fedi monoteistiche hanno sottoscritto un protocollo deontologico, la <Carta di Assisi>, il primo
manifesto internazionale contro i muri mediatici e l’uso di parole come pietre:
“Quando la politica non sa dare risposte usa la parola in forma di propaganda, di minaccia per generare sentimenti difensivi, per creare odio,
differenze e distinzioni fondate esclusivamente sulla cattiva informazione” - Ruth Dureghello Presidente della Comunità Ebraica di Roma.
“Mi interrogo sempre su cosa significhi fare informazione oggi che la nostra società vive una tensione continua. Eppure i media dovrebbero servire a
costruire e rafforzare la democrazia” - Antonio Spadaro direttore di <La Civiltà Cattolica>.
“La parola deve aprire la via ad una maggiore conoscenzache elimina l’ambiguità e la paura dell’altro. Dobbiamo rileggere la storia perché quello
che ci unisce è molto e più profondo di quello che ci divide. Dobbiamo unirci per trasmettere l’onestàdella parola, per creare un mondo pacifico, pere
vivere insieme in pace e rispettare le diversità reciproche> - Saleh Ramadan Elsayed Iman della Moschea di Roma
7 <La logicagenerativa costituisce, dunque, un vero e proprio cambiamento di paradigma utile a traghettare oltre i modelli ormai obsoleti di creazione
di valore che hanno condotto alladrammatica crisi del 2008. Nei paesi occidentali, i decenni che hanno preceduto lacrisi, hanno
visto l’affermarsi di un’idea di valore schiacciato sulla sola componente economico finanziaria derivante da un
approccio più “estrattivo che generativo” di valore. Un percorso che ha segnato la separazione tra economia e
società.
Gli impatti di tale deriva sono evidenti (basti pensare alle crescenti polarizzazioni sociali, ai danni ambientali, al tema del debito) ed è sempre più
chiaro che l’unicastrada possibile sia ora quella di ristrutturare questo rapporto a favore di una riconciliazione delle due sfere. Non può esistere vera
crescita economicasenza sviluppo sociale. Da qui la necessitàdi identificare e diffondere logiche, pratiche, modelli teorici, strategie, policy, capaci di
garantire la generazione di una nuova idea di valore, più ampia e composita che intrecci nuovamente la dimensione economica con quella sociale”
Mauro Magatti <Sociale e generativa. L’era della nuova economia felice>: Avvenire 10.10.18
4. 4
per il nostro paese anche valori Costituzionali8 - sono stati rimodulati - spesso dimenticati - al servizio delle
forze del mercato e della finanza9.
L’auspicio, la speranza - anche con gli occhi di chi ha avuto la fortuna di assistere e vivere i momenti migliori
della nostra Europa - è che chiunque sia a decidere sul futuro dei nostri figli, oltre ad enunciare
l’adesione ai principi della Agenda ONU 2030 sullo <sviluppo sostenibile>, abbia ben presente “il
costo delle decisioni prese con leggerezza, senza la consapevolezza delle conseguenze” sui diritti umani, la libertà,
l’equità, senza i quali non ci può essere - per nessuno - sviluppo sostenibile e quindi, sicurezza.
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“La nostra Costituzione riconosce il lavoro come bene sociale ed impone alle Istituzioni, a tutti livelli, di compiere
ogni sforzo per ampliare le opportunità occupazionali, per rimuovere gli squilibri tra territori, per accrescere le
conoscenze, le competenze, gli investimenti necessari per uno sviluppo sostenibile” ha detto sempre il Presidente
Mattarella in occasione del 1° maggio.
Nonè perpresunzione, maper responsabile coscienza del ruolo e dei compitiche la Leggeassegna
alla Normazione nello svolgimento delle <funzioni istituzionali>, che UNI -Organismo Nazionale
Italiano di Normazione- è impegnato a svolgere in quest’ottica <l’attività della normazione tecnica, in
particolare per la sicurezza degli impianti, dei prodotti, dei processi e dei servizi; un adeguata partecipazione alla
attività di cooperazione europea ed internazionale in materia; la promozione della cultura normativa>(art.8 D.lgs
223:2017)
Un compito che UNI sviluppa all’interno delle linee politiche approvate dal Consiglio Direttivo
che trovano una conferma strutturale - una fondamenta - nel nuovo Statuto (la nostra Costituzione) che
pone i principi della <dignità della persona e la tutela dei Diritti Umani Universali>, tra gli
scopi della Organizzazione.10
Un archetipo che è il risultato della evoluzione naturale della storia centenaria della Normazione
UNI che ha visto la centralità della sua attività avanzare, dalla inter-operatività del prodotto, alla
efficienza del processo, ai diritti ed alla dignità della persona, nel lavoro,nel consumo, nella società.
8Costituzione Italiana:
Art 3 (..) E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto lalibertà e l’eguaglianzadei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettivapartecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economicae
sociale del Paese;
Art 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritt o (..); Art35 La
Repubblica tutelail lavoro in tutte le sue forme. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori (..);
Art 36 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionataalla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a
sé ed alla famiglia una esistenzalibera e dignitosa
9 <Ai giovani non piace l’Europa che pone come priorità i parametri finanziari ed i vincoli burocratici. Non hanno trovato convincente il modo con
cui è stata affrontata la crisi economica > Ciononostante <è interessante notare come tra i giovani il dato di fiducia verso l’Europa sia più
favorevole (44,3%) rispetto alla popolazione complessiva (33,2%). Ma la fiducia scende molto soprattutto trai giovani con titolo di studio più basso
e in condizioni economiche più svantaggiate>. I dati del rapporto giovani dell’Istituto Toniolo <ci dicono che per i giovani italiani l’identità
europea è soprattutto una combinazione di cultura, libertà e centralità data alla persona. Ma questi valori devono poter essere declinati in modo
vincente nei confronti delle sfide che pone questo secolo su come cambiano le forme di partecipazione democratica, sul governo dei flussi migratori, sulle
nuove diseguaglianze, sull’impatto della rivoluzione digitale, sulla cura del pianeta e sullo sviluppo sostenibile> Alessandro Rosina – Volti e
voti dei giovani – Avvenire – 5 maggio 2019
10 Statuto UNI Scopo e Principi: <La missione di UNI è di riunire l’insieme degli attori economici e sociali, di diritto pubblico o privato,
interessati ad elaborare, promuovere e diffondere la normazione tecnicaquale strumento di supporto per la crescitaeconomica, il progresso sociale, il
miglioramento della qualità, la valorizzazione dell’innovazione nel rispetto degli obiettivi dello sviluppo sostenibile (…) Scopo dell’UNI è svolgere
attivitàdi normazione (…) al fine di coordinare gli sforzi per migliorare e standardizzare i prodotti, processi, servizi a supporto delle organizzazioni
e dei diritti delle persone al fine di semplificare gli adempimenti e migliorare la progettazione, laproduzione, la distribuzione nel mercato nazionale,
europeo, internazionale e garantire prestazioni di sicurezzae qualità, rispetto per l’ambiente in tutti i settori economici, produttivi, finanziari, sociali”
5. 5
Una attività svolta secondo i principi della <trasparenza, apertura, inclusione, terzietà, consensualità>
anche con una funzione culturale per la condivisione ed il trasferimento della conoscenza che è
proprio della partecipazione e della cooperazione nella elaborazione delle Norme.
Un ruolo che UNI ha svolto e svolge secondo il principio di sussidiarietà del <nuovo approccio>,
a supporto, integrazione e semplificazione applicativa della Legislazione. 11
Alla Normazione è cioè affidato il compito di completare il quadro legislativo con la definizione
delle caratteristiche degli impianti, prodotti, processi, servizi, al fine della sicurezza e della
conformità all’uso.
Un compito per cui la Legge riconosce alle Norme UNI la natura di <regole dell’arte> per
l’esecuzione di determinati interventi (DM Mise 64/2008); la condizione di ammissibilità alle
agevolazioni pubbliche finalizzate alla economia circolare (Legge di Bilancio 2019 comma 73 prodotti
compostabili UNI En 13432); l’accesso ed il merito negli Appalti Pubblici (UNI EN ISO
9001/14001), il supporto per l’accertamento dei CAM – criteri ambientali minimi - negli Appalti
Green.
Una funzione che è riconosciuta dalla stessa Giurisprudenza che qualifica le Norme UNI <Regole
tecniche di utilizzazione diffusa> e come tali li ritiene esimenti per le azioni e le scelte compiute in
conformità alle stesse (Corte di Cassazione n.19513/18).
Spesso è la stessa Legge che richiama e rinvia alla Normazione. Come nel caso del D.lgs 81/2008
in materia di sicurezza del lavoro (UNI ISO 45001; PdR/2; PdR 22 sui SGSL), o la Legge 4/2013
sulle professioni non regolamentate che assegna ad Uni un preciso mandato, anche ai fini della
<tutela del consumatore> (sono oltre 60 le norme adottate in materia).
La tutela del consumatore, la tutela del cittadino (una attività in cui mi piace ricordare la UNI PdR 5
2013 sugli indicatori delle prestazioni delle amministrazioni locali pensata e voluta dal compianto Mario Angelo
Parma fondatore della associazione Qualità Comuni) sono l’ottica in cui si muove oggi la Normazione
UNI.
Un ottica che si pone l’obiettivo di fornire informazioni <chiare> per scelte consapevoli sulla
sicurezza dei prodotti al consumo (mobili, giocattoli, sicurezza alimentare), sulla sicurezza degli impianti
(incendio, gas, efficienza energetica e isolamento acustico), sulla sicurezza finanziaria (UNI ISO 22222; UNI
11402), sulla sicurezza urbana e del cittadino (UNI PdR 48; UNI PdR 42 bullismo; UNI 10891 -
servizi istituti di vigilanza; UNI PdR 54 - operatori della vigilanza/sicurezza complementare/sussidiaria), sulla
prevenzione e gestione delle emergenze (Eurocodice 8 progettazione antisismica; UNI PdR 47 protezione
civile; UNI 11656 – disaster manager).
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La protezione civile, le sinergie tra la normazione volontaria ed il nuovo codice è l’argomento di
oggi.
Una integrazione che nella UNI PdR 47 sviluppata con la città di Lissone vuole definire le buone
pratiche (le regole dell’arte quando diventerà norma) al fine di offrire un riferimento a tutte le
Organizzazioni che erogano servizi di prevenzione e protezione per la tutela della vita, l’integrità
fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali e l’ambiente, dai danni o dal pericolo dei danni derivanti
da eventi calamitosi di origine naturale o causati dall’uomo.
11 COM (2018) 26 “La nuova visione della Normazione supera le modalità tradizionali di gestione delle norme a livello UE,
limitate in passato al sostegno tecnico per rispondere alle esigenze di armonizzazione dell'UE. La nuova visione è incentrata
sul contributo della normazione alle <sfide sociali e alle politiche europee>, quali promuovere l'innovazione, rafforzare la
qualità e la sicurezza, rilanciare la crescita e l'occupazione, sostenere le catene di valore globali e lo sviluppo del mercato unico”.
6. 6
La sicurezza in senso generale.
Buone pratiche con lo scopo di delineare <una cornice metodologica uniforme> un
<linguaggio>12 (una funzione primaria della normazione anche quando tratta lafilettaturadei dadi e dei bulloni)
per favorire la compatibilità e il coordinamento, la collaborazione, il dialogo delle diverse attività,
il ponte per i diversi soggetti che li gestiscono.
Aspetti che attengono alla organizzazione, alle metodologie, alle risorse, alle procedure, alle
responsabilità e che, per la complessità delle situazioni, possono assumere anche valenze di natura
etica, con decisioni ad alto contenuto dilemmatico per gli impatti che possono avere sulle persone.
Una considerazione che ci riporta alle riflessioni introduttive, alla sicurezza dei territori, alla
educazione ed alla cultura, al lavoro, alle scelte di ognuno di noi ed alle scelte politiche ed
istituzionali per il loro impatto sulla dignità, sui bisogni e sulle aspettative delle persone.
Ad ogni ruolo una responsabilità.
Chi opera per delega politica o associativa, chi decide nell’interesse di altri, ha una più marcata
responsabilità etica: deve sempre confrontarsi con decisioni dilemmatiche.
In questo c’è un solo indirizzo inderogabile.
I valori della nostra <Costituzione> la dignità delle persone, i diritti umani universali, un’equa
distribuzione delle risorse, la formazione, la cultura, il lavoro e la sicurezza.
Per questo prima di tutto ha la responsabilità di osservare e di pensare:
“Pensare è pesare: è usare la ragione come bilancia per valutare la consistenza delle idee. È verificare la tesi opposta
alla mia perché può contenere una inaspettata verità, è esercitare il dialogo con la complessità della vita. Pensare è
un lungo lavoro, un esercizio faticoso ma esaltante” (Gianfranco Ravasi)
12 “Il linguaggio è indispensabile per la cooperazione e il dialogo, è lo strumento che ci rende creature etiche, è il modo con cui ci
relazioniamo e leghiamo agli altri, con cui ci impegniamo, diamo la nostraparola, la manteniamo. Il linguaggio ci rende capaci di
rispondere alle aspettative, ci rende affidabili”. Noam Chomsky – scienziato delle scienze linguistiche: