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curiosità
Visita a Mola S. Maria e Mola Prato
A sud est di Paliano si estende un territorio in aperta campagna,
denominato Mole per la presenza, in tempi passati, di un notevole
numero di mulini.
Questi mulini erano disposti in maniera regolare lungo il corso d’acqua
“Fosso delle Mole”, formato dalla confluenza ,a monte, di due
torrenti, provenienti uno da Piglio e l’altro da Serrone che,
attraversando il territorio di Anagni, si immette nel fiume Sacco.
Oggi rimane ben poco delle strutture originarie e tutte le notizie che
abbiamo su queste costruzioni sono presenti in documenti storici
accuratamente conservati nella biblioteca dei Padri Passionisti di S.
Maria di Pugliano, frazione di Paliano.
Nell’ambito del presente progetto si è ritenuto necessario soffermarsi
sulla conoscenza approfondita del territorio che già nei tempi passati
basava il proprio sviluppo sui corsi d’acqua che lo attraversavano.
Nonostante l’assenza di resti evidenti in alcuni casi e un po’ meno in
altri, i ragazzi con i loro insegnanti, attraverso la consultazione di
fonti storiche scritte, orali e testimonianze, hanno voluto conoscere e
far conoscere la ricchezza della zona in cui vivono.
CARTINA INIZIO
Questa può essere considerata la rifolta principale nella
quale confluivano i torrenti da Piglio e da Serrone; nelle
vicinanze c’erano anche più punti di acqua sorgiva detti
“polle”.
Questo grande deposito era chiamato “Bottaccio”, molto
probabilmente per le sue dimensioni.
Situato in collina o comunque nel punto più alto della zona (ma
non troppo, per permettere ai corsi d’acqua di confluirvi), la
sua riserva di acqua permetteva di far fronte ai periodi di
cosiddetta “secca”: si apriva la saracinesca e l’acqua tornava
ad ingrossare i ruscelli.
CARTINA INIZIO avanti
Il muro a sassi, dallo spessore ampio,
disegna un cerchio ampio e quasi
perfetto. L’altezza, evidente
soprattutto da sotto, fa immaginare
quanta acqua potesse contenere
questa grande cisterna quando era
pienamente funzionante.
Muri di
rinforzo
CARTINA INIZIO avanti
indietro
Qui probabilmente sorgeva il
mulino detto “da capo” perché
era quello edificato più in alto.
Era anche il primo, tra gli otto
mulini che si ergevano lungo
tutto il torrente, che da sopra,
via, via scendeva a valle.
Questo è quanto risulta dai
documenti appartenenti agli
archivi dei Padri Passionisti di Santa
CARTINA INIZIO avanti indietro
Funzionamento del mu
MOLA DA CAPO
Mola detta la Mola da Capo, per essere la prima a macinare con le acque, che di poi da questa scorrono
ad altre sei Mole inferiori spettanti a diversi particolari quale si distingue appresso.
A .Rifolta delle acque che si ricevono dallo scolo di due fossi, uno detto del Piglio, e l’ altro del Serrone.
B. Muraglione di sostegno alle acque di detta Rifolta.
C. Cataratta, e caduta delle acque alla Mola.
D. Cataratta che dà l’ esito alle acque superflue.
E. Ponticello.
F. Fosso che scorre alle moli inferiori de Particolari.
G. Fabbricato della Mola, consistente in una Camera terrena, coperta a tetto di una sola pendenza, con
Porta di due fusti sostenuta da quattro Gangani, e Bandelle, con suo Catenaccio, Serratura, e Chiave.
Nella medesima esiste una Pietra Macinante, con suoi Retrecini ,e Ferramenti, Tramoggia , Cassone,
Argano.
Detta Mola presentemente si ritiene in subaffitto da Michele Avari, e Luigi di Lello per annui scudi 106
(Dal catasto dei beni dell’Eccellentissima Casa Colonna a Paliano – anno 1801)
CARTINA INIZIO
avantiindietro
Tramoggia recipiente a forma di
cono per raccogliere materiali
sciolti dall’alto e scaricarli verso
il basso.
Cassone involucro ligneo intorno
alle pietre macinanti per
raccogliere la farina.
Gangani (italiano ganghero) perno metallico che costituisce una
cerniera, molto usata in edilizia specialmente per porte e
finestre.
“porta a due fusti” porta a due ante;
Retrecini ( italiano ritrecine) organo motore dei mulini ad
acqua costituito da una ruota di legno con palette
Ferramenti: struttura metallica del mulino
Argano macchina, azionata a manovella, che solleva i pesi grazie alla trazione,
esercitata da una fune.
CARTINA INIZIO avanti
Ogni rifolta aveva due aperture: una grande e una piccola. Quella grande era
utilizzata per far defluire le acque in grande quantità e permettere la fuoriuscita di
detriti, terra, foglie e sassi che con il tempo avrebbero potuto occupare lo spazio
destinato alle acque. Quella piccola convogliava le acque, con apposite incanalature
sotterranee, nell’area sottostante il mulino, dove si trovavano le pale che facevano
muovere in superficie la macina. La rifolta non sorgeva mai troppo distante dal
mulino.
Apertura piccola
Apertura grande
CARTINA INIZIO avanti indietro
In ogni apertura sono evidenti dei solchi laterali attraverso i
quali si lasciavano scorrere assi di legno che servivano ad
aprire o chiudere l’ingresso e regolare il flusso dell’acqua.
CARTINA INIZIO indietro
Mola Landi
Dietro una folta
sterpaglia, si
intravedono i resti del
vecchio mulino.
Non si sa di preciso dove fosse collocato il mulino
dell’Eminentissimo vescovo di cui si parla nei documenti
dell’archivio dei Padri Passionisti
CARTINA INIZIO
Questo è il punto dove sorgeva il mulino.
Le innumerevoli inondazioni, in mancanza di ristrutturazioni, hanno pian
piano eroso e distrutto la costruzioni di pietra trascinandone via i resti.
E’ questa la ragione principale che ha portato alla scomparsa della
maggior parte di questi edifici.
Qui il corso d’ acqua prende il nome di “Fosso delle Mole”.
Mola Prato detta
anche “Moncia”
Ponticello della Mola Prato
CARTINA INIZIO
avanti
Questo mulino possedeva la rifolta più ampia di tutti gli altri (circa 80 metri di
lunghezza)
Attraverso questa grande apertura si faceva entrare nella rifolta l’acqua che proveniva dai due torrenti vicini.
Tale apertura presenta due scanalature laterali nelle quali si facevano scorrere tavole di legno per chiudere e
isolare la rifolta, soprattutto nei periodi di grande piena.
Interno della rifolta oggi
CARTINA INIZIO
indietro
La rifolta
MOLA SANTA MARIA
È l’unica costruzione integra rimasta, grazie
ad una serie di interventi di ristrutturazione
a cui è stata sottoposta nel corso degli anni.
Ha la struttura tipica della casa-torre
Notizie certe della sua esistenza risalgono
già al 1600, come risulta dai documenti di una
Visita Pastorale dell’epoca. Ma è molto
probabile che sia antecedente al 1600 e che
risalga all’epoca medievale, dal tipo di
edificio murario. L’ultimo restauro risale al
1970
CARTINA INIZIO avanti
Un sistema di sicurezza molto usato in
quell’epoca, era la cosiddetta “Bertesca” o
caditoio dal quale il mugnaio spiava
l’esterno. Dalla fessura di questa
sporgenza, il mugnaio lasciava cadere ogni
cosa pur di scacciare l’intruso
malintenzionato. C’era un caditoio sopra
ogni entrata.
Questo sistema difensivo non si riscontra
in altre costruzioni dell’epoca situate nel
territorio di Paliano.
Caditoio dall’interno CARTINA INIZIO indietro
Il mulino non esiste più. Al suo posto sorge un’abitazione e soprattutto
nei periodi più piovosi, i suoi proprietari devono convivere con una
eccessiva presenza di acqua e terreno melmoso nello spazio che la
circonda.
“Mola Arbuccio o di Squarcitto”
CARTINA INIZIO
MOLA DA PIEDI
Si è a conoscenza della sua esistenza
da una visita pastorale del 1660. Si
attribuiva la proprietà per un quarto
ad un privato e per tre quarti alla
Cappella di sant’ Antonio della
Collegiata di Sant’Andrea. È
evidente che la costruzione risale a
due epoche diverse. Si racconta che
il rendimento era di 40 “rubbia” di
grano all’anno, cioè circa 80 quintali
di grano di rendita, oltre a quello
macinato per i clienti. È stato il
mulino che per ultimo ha smesso
l’attività (anni ‘60).
All’interno ancora è conservata la
struttura meccanica di lavoro con
due macine, una per il grano e una
per il granturco.
CARTINA INIZIO
Era un mulino senza
rifolta. Al posto di essa
era stata costruita una
diga, sbarrando il corso
d’acqua. Un canale di
“sovrappieno” conduceva
l’acqua al mulino. Non ci
sono resti del mulino.
MOLA BELLAGAMBA detta dei Signori Marsili
CARTINA INIZIO
Funzionamento di un mulino
La Mola da Capo
indietro
Struttura meccanica
di un mulino
LA FUNZIONE DEL
MULINO AD ELICA
Il mulino ad elica
funziona in questo
modo: l’acqua va nei
sotterranei e con la
forza spinge l’elica.
L’elica, tramite un
perno, fa girare una
macina in pietra situata
al piano superiore.
La macina è formata da
due pietre circolari
messe una sull’altra.
Una delle due presenta
delle scanalature dalle
quali passa il grano
macinato, cioè la farina.
ritrecini
Filastrocche e aneddoti sulle “Mole”
Quanti fossi ci sono? Il fosso del Piglio, fosso del
Serrone.
Quanti e quali mulini ci sono? Ci sono 6 mulini e
sono:
La Molaccia (il padrone della Molaccia è Marachioni),
Mola Alta, Mola del Vadolargo, Mola di S. Maria,
Mola di Crescenzo, la Moletta che faceva parte del
comune di Serrone.
Filastrocca
Si dice che a Marachioni gli avevano rubato le
galline, dopo sette giorni è ritornato un gallo con un
biglietto attaccato alla coda dove c’ era scritto:
<< Caro mio padrone mi devi scusare, sono stato ad
accompagnare le mie galline. Se non ero più che
tosto anche a me mi avrebbero fatto arrosto. Metti
la chioccia mettila bene ci vediamo l’ anno che
viene.>>
Il padrone della mola che si trova in via Mole era
Crescenzo e la mola si chiamava Mola di Crescenzo.
Il padrone che aveva la mola in via Mole era prima
Lucio poi “se l’ha venduta e se la comprò Vincenzo”. CARTINA INIZIO
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I mulini della contrda le mole

  • 1. curiosità Visita a Mola S. Maria e Mola Prato
  • 2. A sud est di Paliano si estende un territorio in aperta campagna, denominato Mole per la presenza, in tempi passati, di un notevole numero di mulini. Questi mulini erano disposti in maniera regolare lungo il corso d’acqua “Fosso delle Mole”, formato dalla confluenza ,a monte, di due torrenti, provenienti uno da Piglio e l’altro da Serrone che, attraversando il territorio di Anagni, si immette nel fiume Sacco. Oggi rimane ben poco delle strutture originarie e tutte le notizie che abbiamo su queste costruzioni sono presenti in documenti storici accuratamente conservati nella biblioteca dei Padri Passionisti di S. Maria di Pugliano, frazione di Paliano. Nell’ambito del presente progetto si è ritenuto necessario soffermarsi sulla conoscenza approfondita del territorio che già nei tempi passati basava il proprio sviluppo sui corsi d’acqua che lo attraversavano. Nonostante l’assenza di resti evidenti in alcuni casi e un po’ meno in altri, i ragazzi con i loro insegnanti, attraverso la consultazione di fonti storiche scritte, orali e testimonianze, hanno voluto conoscere e far conoscere la ricchezza della zona in cui vivono. CARTINA INIZIO
  • 3. Questa può essere considerata la rifolta principale nella quale confluivano i torrenti da Piglio e da Serrone; nelle vicinanze c’erano anche più punti di acqua sorgiva detti “polle”. Questo grande deposito era chiamato “Bottaccio”, molto probabilmente per le sue dimensioni. Situato in collina o comunque nel punto più alto della zona (ma non troppo, per permettere ai corsi d’acqua di confluirvi), la sua riserva di acqua permetteva di far fronte ai periodi di cosiddetta “secca”: si apriva la saracinesca e l’acqua tornava ad ingrossare i ruscelli. CARTINA INIZIO avanti
  • 4. Il muro a sassi, dallo spessore ampio, disegna un cerchio ampio e quasi perfetto. L’altezza, evidente soprattutto da sotto, fa immaginare quanta acqua potesse contenere questa grande cisterna quando era pienamente funzionante. Muri di rinforzo CARTINA INIZIO avanti indietro
  • 5. Qui probabilmente sorgeva il mulino detto “da capo” perché era quello edificato più in alto. Era anche il primo, tra gli otto mulini che si ergevano lungo tutto il torrente, che da sopra, via, via scendeva a valle. Questo è quanto risulta dai documenti appartenenti agli archivi dei Padri Passionisti di Santa CARTINA INIZIO avanti indietro
  • 6. Funzionamento del mu MOLA DA CAPO Mola detta la Mola da Capo, per essere la prima a macinare con le acque, che di poi da questa scorrono ad altre sei Mole inferiori spettanti a diversi particolari quale si distingue appresso. A .Rifolta delle acque che si ricevono dallo scolo di due fossi, uno detto del Piglio, e l’ altro del Serrone. B. Muraglione di sostegno alle acque di detta Rifolta. C. Cataratta, e caduta delle acque alla Mola. D. Cataratta che dà l’ esito alle acque superflue. E. Ponticello. F. Fosso che scorre alle moli inferiori de Particolari. G. Fabbricato della Mola, consistente in una Camera terrena, coperta a tetto di una sola pendenza, con Porta di due fusti sostenuta da quattro Gangani, e Bandelle, con suo Catenaccio, Serratura, e Chiave. Nella medesima esiste una Pietra Macinante, con suoi Retrecini ,e Ferramenti, Tramoggia , Cassone, Argano. Detta Mola presentemente si ritiene in subaffitto da Michele Avari, e Luigi di Lello per annui scudi 106 (Dal catasto dei beni dell’Eccellentissima Casa Colonna a Paliano – anno 1801) CARTINA INIZIO avantiindietro
  • 7. Tramoggia recipiente a forma di cono per raccogliere materiali sciolti dall’alto e scaricarli verso il basso. Cassone involucro ligneo intorno alle pietre macinanti per raccogliere la farina. Gangani (italiano ganghero) perno metallico che costituisce una cerniera, molto usata in edilizia specialmente per porte e finestre. “porta a due fusti” porta a due ante; Retrecini ( italiano ritrecine) organo motore dei mulini ad acqua costituito da una ruota di legno con palette Ferramenti: struttura metallica del mulino Argano macchina, azionata a manovella, che solleva i pesi grazie alla trazione, esercitata da una fune. CARTINA INIZIO avanti
  • 8. Ogni rifolta aveva due aperture: una grande e una piccola. Quella grande era utilizzata per far defluire le acque in grande quantità e permettere la fuoriuscita di detriti, terra, foglie e sassi che con il tempo avrebbero potuto occupare lo spazio destinato alle acque. Quella piccola convogliava le acque, con apposite incanalature sotterranee, nell’area sottostante il mulino, dove si trovavano le pale che facevano muovere in superficie la macina. La rifolta non sorgeva mai troppo distante dal mulino. Apertura piccola Apertura grande CARTINA INIZIO avanti indietro
  • 9. In ogni apertura sono evidenti dei solchi laterali attraverso i quali si lasciavano scorrere assi di legno che servivano ad aprire o chiudere l’ingresso e regolare il flusso dell’acqua. CARTINA INIZIO indietro
  • 10. Mola Landi Dietro una folta sterpaglia, si intravedono i resti del vecchio mulino. Non si sa di preciso dove fosse collocato il mulino dell’Eminentissimo vescovo di cui si parla nei documenti dell’archivio dei Padri Passionisti CARTINA INIZIO
  • 11. Questo è il punto dove sorgeva il mulino. Le innumerevoli inondazioni, in mancanza di ristrutturazioni, hanno pian piano eroso e distrutto la costruzioni di pietra trascinandone via i resti. E’ questa la ragione principale che ha portato alla scomparsa della maggior parte di questi edifici. Qui il corso d’ acqua prende il nome di “Fosso delle Mole”. Mola Prato detta anche “Moncia” Ponticello della Mola Prato CARTINA INIZIO avanti
  • 12. Questo mulino possedeva la rifolta più ampia di tutti gli altri (circa 80 metri di lunghezza) Attraverso questa grande apertura si faceva entrare nella rifolta l’acqua che proveniva dai due torrenti vicini. Tale apertura presenta due scanalature laterali nelle quali si facevano scorrere tavole di legno per chiudere e isolare la rifolta, soprattutto nei periodi di grande piena. Interno della rifolta oggi CARTINA INIZIO indietro
  • 13. La rifolta MOLA SANTA MARIA È l’unica costruzione integra rimasta, grazie ad una serie di interventi di ristrutturazione a cui è stata sottoposta nel corso degli anni. Ha la struttura tipica della casa-torre Notizie certe della sua esistenza risalgono già al 1600, come risulta dai documenti di una Visita Pastorale dell’epoca. Ma è molto probabile che sia antecedente al 1600 e che risalga all’epoca medievale, dal tipo di edificio murario. L’ultimo restauro risale al 1970 CARTINA INIZIO avanti
  • 14. Un sistema di sicurezza molto usato in quell’epoca, era la cosiddetta “Bertesca” o caditoio dal quale il mugnaio spiava l’esterno. Dalla fessura di questa sporgenza, il mugnaio lasciava cadere ogni cosa pur di scacciare l’intruso malintenzionato. C’era un caditoio sopra ogni entrata. Questo sistema difensivo non si riscontra in altre costruzioni dell’epoca situate nel territorio di Paliano. Caditoio dall’interno CARTINA INIZIO indietro
  • 15. Il mulino non esiste più. Al suo posto sorge un’abitazione e soprattutto nei periodi più piovosi, i suoi proprietari devono convivere con una eccessiva presenza di acqua e terreno melmoso nello spazio che la circonda. “Mola Arbuccio o di Squarcitto” CARTINA INIZIO
  • 16. MOLA DA PIEDI Si è a conoscenza della sua esistenza da una visita pastorale del 1660. Si attribuiva la proprietà per un quarto ad un privato e per tre quarti alla Cappella di sant’ Antonio della Collegiata di Sant’Andrea. È evidente che la costruzione risale a due epoche diverse. Si racconta che il rendimento era di 40 “rubbia” di grano all’anno, cioè circa 80 quintali di grano di rendita, oltre a quello macinato per i clienti. È stato il mulino che per ultimo ha smesso l’attività (anni ‘60). All’interno ancora è conservata la struttura meccanica di lavoro con due macine, una per il grano e una per il granturco. CARTINA INIZIO
  • 17. Era un mulino senza rifolta. Al posto di essa era stata costruita una diga, sbarrando il corso d’acqua. Un canale di “sovrappieno” conduceva l’acqua al mulino. Non ci sono resti del mulino. MOLA BELLAGAMBA detta dei Signori Marsili CARTINA INIZIO
  • 18. Funzionamento di un mulino La Mola da Capo
  • 20. LA FUNZIONE DEL MULINO AD ELICA Il mulino ad elica funziona in questo modo: l’acqua va nei sotterranei e con la forza spinge l’elica. L’elica, tramite un perno, fa girare una macina in pietra situata al piano superiore. La macina è formata da due pietre circolari messe una sull’altra. Una delle due presenta delle scanalature dalle quali passa il grano macinato, cioè la farina. ritrecini
  • 21. Filastrocche e aneddoti sulle “Mole” Quanti fossi ci sono? Il fosso del Piglio, fosso del Serrone. Quanti e quali mulini ci sono? Ci sono 6 mulini e sono: La Molaccia (il padrone della Molaccia è Marachioni), Mola Alta, Mola del Vadolargo, Mola di S. Maria, Mola di Crescenzo, la Moletta che faceva parte del comune di Serrone. Filastrocca Si dice che a Marachioni gli avevano rubato le galline, dopo sette giorni è ritornato un gallo con un biglietto attaccato alla coda dove c’ era scritto: << Caro mio padrone mi devi scusare, sono stato ad accompagnare le mie galline. Se non ero più che tosto anche a me mi avrebbero fatto arrosto. Metti la chioccia mettila bene ci vediamo l’ anno che viene.>> Il padrone della mola che si trova in via Mole era Crescenzo e la mola si chiamava Mola di Crescenzo. Il padrone che aveva la mola in via Mole era prima Lucio poi “se l’ha venduta e se la comprò Vincenzo”. CARTINA INIZIO
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