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15Finanza & Imprese
L’INTERVISTA
I
l Recovery Plan? «È una grande occa-
sione per la digitalizzazione del Pae-
se. Dall’Europa arriveranno oltre 48
miliardi, più o meno il 20% del fondo.
Sono davvero tanti soldi. Ma è impor-
tantecheneescaunpianodipoliticain-
dustrialeneldigitale.Perchésenonver-
rà creato anche un ecosistema a sup-
portodelleimprese,queimezzirischie-
rannodinonessereefficaci.LePmi,che
valgono i due terzi del Pil italiano —
tante piccolissime —, hanno avuto una
reazione eroica in quest’anno contras-
segnatodall’emergenzamahannoinve-
stitoscommettendosugliincassifuturi.
Hanno bisogno di tutto, soprattutto di
formazione e competenze, uno dei fat-
tori chiave, altrimenti il rischio è che
dopo due anni si esaurisca la spinta».
Roberto Giacchi è l’amministratore de-
legato di Italiaonline, 300 milioni di ri-
cavi attesi a fine anno, che appartiene a
Sunrise Investments della famiglia
Sawiris. Digitalizza le piccole e medie:
sono 200 mila i suoi clienti che fattura-
no fino a 50 milioni. «Quest’anno 25
mila nuove imprese si sono rivolte a noi
per avviare l’ecommerce, un sito o fare
pubblicità digitale», dice Giacchi, arri-
vato al timone quasi due anni fa da Po-
ste Italiane dove è stato cfo, ne ha segui-
to l’Ipo e prima lo sviluppo di Poste mo-
bile.
Iol per le grandi aziende è invece un
partner per l’advertising attraverso la
sua concessionaria. E nel mercato con-
sumer è anche un editore con portali,
sia generalisti come Libero e Virgilio,
sia specializzati come Qui Finanza o Di
Lei. Poi ci sono le directory online a
marchio Pagine Bianche e Gialle, l’ere-
dità degli elenchi telefonici di carta che
oramai sono soprattutto pagine web e
mettono in contatto 14,5 milioni di
clienti con tre milioni di aziende e pro-
fessionisti.
«Abbiamo 9,5 milioni di clienti email,
tra 26 e 27 milioni di visitatori unici al
meseeunapenetrazionedimercatopa-
ri al 62%, 2mila persone lavorano con
noi, 700 distribuite su 47 sedi sul terri-
torio per essere vicini alle imprese dove
possiamo portare partner come Goo-
● Una lunga storia
Dalle Pagine Gialle
al digitale. Italiaonline
nasce con
l’aggregazione di
Libero (spinoff di Wind)
della famiglia Sawiris e
di Matrix. Nel 2016 si
fonde con le attività di
Seat PG e arriva in
Borsa. È controllata
dalla dinastia (con altri
fondi) attraverso
Sunrise che un anno fa
ha deciso il delisting.
Punta a 400 milioni
di ricavi entro il 2024
gle, Facebook o marketplace come Ali-
baba. «Siamo una sorta di portaerei,
ogni azienda può trovare il mezzo di cui
ha bisogno per farsi conoscere sulla no-
stra piattaforma». Che diventa un pun-
to di osservazione sulla sfida digitale».
A che punto siamo?
«Tra febbraio e marzo l’impatto è stato
violento: c’è stato un calo dei consumi e
degli investimenti digitali delle Pmi tra
il 45 e il 50%. Hanno chiuso i rubinetti,
comereazioneallockdownchehacrea-
to di fatto l’azzeramento delle aspettati-
ve di incasso. Qui ci troviamo spesso di
fronte a manager che sono anche im-
prenditori, che spendono i soldi di ta-
sca propria. Dopo di che però, via via
che il contesto ha cominciato a miglio-
rarec’èstatounritornoallaspesasuldi-
gitale.Leaziendehannopresocoraggio
e nell’estate gli investimenti sono stati
superiori rispetto all’anno prima».
Che cosa cercano queste aziende?
«Si parte da lontano perché, pur in-
tuendo la potenzialità della ‘tastiera’ di-
gitale,molteimpresenonhannoalcuna
idea di come farlo. Quando noi parlia-
mo alle aziende in una prima fase, an-
cor prima che di formazione, facciamo
“evangelizzazione”, e la facciamo gra-
tuitamente. Spieghiamo come funzio-
nano Google, Facebook e come si fa a
sviluppare il business, un sito, l’e-com-
merce. Di questo hanno bisogno. Per
dare un’altra dimensione, il numero di
partecipanti ai nostri corsi è esploso
quest’anno, passando da alcune centi-
naia di partecipanti a 10 mila, è un indi-
catore importante. A Torino nell’area
tecnica abbiamo creato una digital
factory con 70 persone che consentono
di sviluppare internamente le soluzioni
checichiedonoiclientimentreaPisaci
occupiamo più di Big Data. Questi com-
petencecentersonoviciniadueUniver-
sità come il Politecnico di Torino e la
Normale. Investiamo intorno ai 25 mi-
lioni l’anno e di questi il 25% in attività
diricercaesviluppolegataainostripro-
dotti».
«Quale quadro emerge dal mercato?
«Siamo indietro. Nel Paese ci sono cir-
ca 5 milioni di imprese, due terzi hanno
unapresenzadigitale,cioèselecercosu
Google trovo qualcosa, dopodiché un
terzo ha un proprio sito-vetrina. Questo
valore si riduce al 10% se consideriamo
chi ha anche un e-commerce. Il fattura-
to delle imprese che arriva dall’online è
inmedial’8%.Ciascunodiquestinume-
rièinferioreallamediadeiUe,comedel
resto lo sono i servizi online della Pa. La
differenza con gli altri paesi è come al
solito una distanza di organizzazione».
A cosa si riferisce?
«Abbiamo visto una crescita sull’anno
del 600% dei ricavi legati alla vendita di
soluzionidie-commerce.Maleaziende
spesso non hanno gli strumenti per af-
frontare la sfida. Tante non si erano mai
posteilproblemadidefinireunacatalo-
go di offerta, di definire una politica di
prezzo e la gestione dei processi ammi-
nistrativi a supporto di un canale di
questo tipo. Noi con i clienti facciamo
una business review per vedere come
sono andate le attività online e cosa
mettere in campo per ottenere di più. È
una sorta di check up trimestrale. Il di-
gitale è un grandissimo meccanismo di
ridistribuzione della ricchezza e delle
opportunità. Chi non partecipa sarà
l’azienda perdente, destinata a morire.
Peraltro, in un momento in cui è que-
stione di sopravvivenza prendere quote
di mercato all’export, il digitale è una
chiave per i nuovi mercati dove c’è una
veraguerratraPaesiperprendereclien-
ti. Ma ci vogliono formazione e compe-
tenze. In Italia i laureati in Ict sono l’1%
contro la media Ue del 3,6%. Anche
aziende come Italiaonline hanno una
lungalistadiposizioniapertechenonsi
riesce a colmare».
Iol mette in rete anche news, giochi e
ora debutta nella settore della salute.
Chi sono i vostri concorrenti?
«Ci sono poche realtà in grado di unire
il nostro know-how, il numero di clien-
ti e utenti digitali e la presenza capillare
per essere vicino alle aziende. Abbiamo
da poco lanciato il marchio ‘Newsonli-
ne’all’internodellanostraconcessiona-
ria dove hanno aderito molti editori na-
tivi digitali che possono così avere ac-
cesso ai budget di comunicazione delle
grandi aziende. Debutteremo presto
anche nella sanità con il portale “Pagi-
nebianche salute” per avere accesso
online alle strutture ospedaliere. Co-
minceremo con il Lazio e subito dopo
arriveremo in Lombardia per poi prose-
guire con il resto del Paese».
Perché l’addio alla Borsa?
«Torneremo al listino più grandi. C’è
un piano industriale che guarda al 2024
e punta a una crescita dei ricavi del 30%
a400milioniedell’ebitdadicircail50%.
I nostri azionisti detenevano il 90%, il
flottanteeracircail10%enessungrande
investitoreèinteressatoauntitolopoco
liquido. Così si è scelta la strada del-
l’Opa e poi sono state acquistate anche
le azioni di risparmio. Sunrise ci sup-
porta, ha una visione industriale di lun-
go termine. Il mio arrivo è coinciso con
la fase di cambio generazionale che ha
visto Onsi Sawiris, figlio di Naguib, af-
fiancarsi nella gestione del family offi-
ce. È il presidente di Iol, un interlocuto-
re di valore con una visione internazio-
nale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Daniela Polizzi
ROBERTO
GIACCHI
L’arrivo della pandemia ha dimezzato
gli investimenti digitali delle pmi. Poi sono
tornati, spiega il ceo, ma c’è bisogno di
alfabetizzare un intero sistema. Un’offerta
che va dall’ecommerce a pubblicità e news
ITALIAONLINE?
UNA PORTAEREI WEB
E I PICCOLI DECOLLANO
Azionista
Onsi Sawiris, figlio di
Naguib, è presidente
di Italiaonline da maggio
2019. Ha guidato oltre
dieci investimenti tra
fintech e digitale