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Principi di Economia N. Gregory Mankiw
Parte X Denaro e Prezzi nel lungo periodo
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Parte X Denaro e Prezzi nel lungo
periodo / Contenuti
• Capitolo 29
• IL SISTEMA MONETARIO
• Capitolo 30
• CRESCITA DELLA MONETA E INFLAZIONE
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Cap 29 Il Sistema Monetario
• Se nel sistema economico non ci fosse alcun oggetto
universalmente accettato in cambio di beni e servizi, si dovrebbe
contare esclusivamente sul baratto (lo scambio di un bene o di un
servizio per un altro bene o servizio) per poter ottenere ciò di cui
si ha bisogno
• Un sistema economico che si affidi esclusivamente al baratto ha
gravi difficoltà nell’allocare in maniera efficiente le proprie risorse
scarse: in tale contesto ogni scambio richiederebbe una doppia
coincidenza dei bisogni, ovvero uno scambio nel quale due
individui hanno ciascuno da offrire proprio il bene che l’altro
desidera
• L’esistenza del denaro facilita la produzione e il commercio,
agevolando la specializzazione di ogni individuo in ciò che si sa
far meglio e migliorando lo standar di vita di tutti
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Il significato della moneta
• Gli economisti usano il termine moneta in un’accezione
molto specifica: in un sistema economico la moneta è
l’insieme dei valori che vengono utilizzati regolarmente dagli
individui per acquistare beni e servizi da altri individui
• Le banconote sono moneta perché si possono utilizzare per
pagare beni e servizi
• Secondo la definizione che ne danno gli economisti, la
moneta comprende solo quelle specifiche forme di ricchezza
che vengono regolarmente accettate dai venditori in cambio
di beni e servizi
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Le funzioni della moneta
• Mezzo di scambio: si dice mezzo di scambio ciò che i venditori sono
disposti ad accettare in cambio di un bene o servizio ➔ il trasferimento di
denaro dal compratore al venditore è ciò rende possibile lo scambio
• Unità di conto: unità di conto è il parametro rispetto al quale si
determinano i prezzi e si valutano i debiti
• Riserva di valore: riserva di valore è ciò che gli individui possono
utilizzare per trasferire potere d’acquisto dal presente al futuro ➔ Un
venditore che riceva oggi del denaro in cambio di un bene o di un servizio
può spenderlo immediatamente o conservarlo per acquistare altri beni o
servizi in futuro /// Ovviamente la moneta non è l’unica riserva di valore
nel sistema economico: si può trasferire potere d’acquisto dal presente al
futuro anche detenendo azioni, obbligazioni, immobili, opere d’arte e
francobolli ➔ Il termine ricchezza di solito si riferisce al complesso delle
riserve di valore, monetarie e non monetarie
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La liquidità
• Gli economisti usano il termine liquidità per indicare la facilità con la
quale un valore patrimoniale può essere convertito nel mezzo di
scambio dell’economia
• La moneta è il valore più liquido che esista, perché il mezzo di scambio
dell’economia; la liquidità degli altri valori è assai variabile
• Azioni e obbligazioni sono di solito facilmente vendibili nel mercato, e
quindi sono valori patrimoniali relativamente liquidi
• La moneta è il valore patrimoniale più liquido, ma se i prezzi
aumentano, il potere d’acquisto della moneta diminuisce, quindi non è
una buona riserva di valore
• Generalmente la liquidità di un asset è inversamente correlata alla sua
capacità di fungere da riserva di valore
• Quindi la moneta, asset liquido per eccellenza, è quasi sempre una
cattiva riserva di valore
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Le forme della moneta
• Moneta merce: la moneta può assumere la forma di un bene dotato di valore
intrinseco e, in tal caso, viene detta moneta-merce
• Valore intrinseco è il valore del bene in sé, a prescindere dal fatto che venga utilizzato come
moneta
• Un esempio di moneta-merce è l’oro che ha un valore intrinseco perché viene utilizzato
nell’industria e nella produzione di gioielli
• Oggi non si utilizza più l’oro come moneta, ma storicamente tale metallo è stato una forma
comune di moneta perché è facile da trasportare, misurare e saggiare
• Quando un sistema economico utilizza l’oro come moneta (o utilizza moneta cartacea che può
essere convertita in oro su richiesta) si dice che opera in regime aureo, o gold standard
• La moneta merce è una forma di moneta dotata di valore intrinseco, cioè un bene che ha
valore anche per usi non monetari (p.e. l’oro o l’argento)
• Moneta fiat: la moneta priva di valore intrinseco è detta moneta a corso legale
• I più dotti la definiscono anche moneta-fiat: nella lingua latina, un fiat è un ordine o un
decreto, e la moneta-fiat è qualcosa che diventa moneta per decreto dello Stato
• L’accettazione della moneta-fiat dipende sia dalle aspettative e dalle convenzioni sociali, sia
dalle disposizioni di legge
• La moneta a corso legale moneta priva di valore intrinseco, che viene considerato moneta
per decreto dello Stato (p.e. banconote)
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La Quantità di Moneta nell’Economia
• La quantità di moneta che circola in un sistema economico, detta stock di moneta, ha una forte
influenza su molte variabili economiche
• La prima cosa da prendere in considerazione è il circolante: le banconote e le monete metalliche
nelle mani del pubblico
• Il circolante è chiaramente il mezzo di scambio più diffusamente accettato nell’economia e senza
alcun dubbio deve entrare a far parte dello stock di moneta
• Ma il denaro contante non è l’unico strumento che si può utilizzare per acquistare beni o servizi
• La maggior parte delle imprese accetta pagamenti con carte di debito, che consentono il
trasferimento elettronico di somme di denaro dal conto corrente di chi acquista a quello di chi
vende
• In termini di convenienza per gli acquisti, la ricchezza detenuta in un conto corrente è quasi
equivalente a quella conservata direttamente nel portamonete
• Una misura dello stock di moneta, o aggregato monetario, deve quindi comprendere anche i
depositi a vista, ovvero i saldi dei depositi bancari liberamente e immediatamente disponibili
usando una carta di debito o compilando un assegno
• Una volta inclusi i depositi a vista nello stock di moneta, si è indotti a prendere in
considerazione anche l’ampia gamma di depositi di diversa natura che gli individui detengono
presso le banche e altre istituzioni finanziarie
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Gli Aggregati Monetari
• M1 (un aggregato «ristretto»), comprende:
• Circolante
• Assegni circolari
• Depositi a vista
• Altri depositi con assegni
• M2 (un aggregato «intermedio»), comprende:
• Tutto M1
• Depositi di risparmio e vincolanti a breve Libretti postali
• Certificati di deposito bancari
• M3 (un aggregato «ampio»), comprende:
• Tutto M2
• Somme investite in pronti contro termine BOT e buoni postali fruttiferi
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Il ruolo delle banche centrali
• Quando un sistema economico adotta un sistema di moneta a corso legale
– come avviene in tutti i paesi economicamente sviluppati – deve esistere
un’istituzione incaricata di regolamentare il sistema
• Questo ruolo è svolto di norma dalla banca centrale, un’istituzione pensata
per vigilare sul sistema bancario e regolamentare la quantità di moneta
nell’economia, detta offerta di moneta
• Le due banche centrali più importanti d’Europa sono la Banca centrale
europea (BCE) e la Bank of England
• Tra le principali banche centrali nel mondo troviamo la banca centrale degli
Stati Uniti – la Federal Reserve – e quella del Giappone
• In un sistema economico, la banca centrale ha il potere di incrementare o
ridurre la quantità di moneta nell’economia
• L’insieme di azioni intraprese dalla banca centrale per influenzare l’offerta
di moneta è detta politica monetaria
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Le funzioni della Banca Centrale
• Politica monetaria: Insieme di azioni volte a determinare
l’offerta di moneta = OFFERTA MONETARIA
• Vigilanza: Regola e controlla l’attività delle banche per
promuovere il funzionamento del sistema monetario
• Gestione del sistema dei pagamenti: Agisce da stanza di
compensazione dei rapporti tra banche
• Prestatore di ultima istanza: È la banca delle banche ➔
The Lender of Last Resort ➔ The Last Resort Lender
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Offerta Monetaria
• L’offerta di moneta è la quantità di moneta disponibile nel sistema economico
• Il processo con cui determina l’offerta di moneta si chiama creazione e
distruzione di base monetaria
• La base monetaria è il totale di banconote e monete in circolazione + quelle
che vengono trattenute dalle banche
• La banca centrale per modificare l’offerta di moneta ha un importante
strumento a sua disposizione: le operazioni di mercato aperto, ossia la
compravendita di attività finanziarie non monetarie con il settore bancario
• Per esempio, la banca centrale può incrementare l’offerta di moneta creando
circolante e utilizzandolo per acquistare obbligazioni dal pubblico nel mercato
obbligazionario; a seguito dell’acquisto, il circolante addizionale rimane nelle mani
del pubblico
• Quindi, l’acquisto di obbligazioni da parte della banca centrale mediante
un’operazione di mercato aperto ha l’effetto di accrescere l’offerta di moneta
• Viceversa, se vuole ridurre l’offerta di moneta, la banca centrale può vendere
al pubblico obbligazioni che detiene in portafoglio
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Le banche e l’offerta di moneta
• Un caso semplificato: il sistema bancario a riserva totale
• Per stabilire come le banche influenzino l’offerta di moneta, è utile immaginare un
mondo senza banche, nel quale il circolante è l’unica forma di moneta: per essere
concreti, ipotizziamo che la quantità totale di circolante sia di 100€ e che l’offerta
monetaria sia di 100€
• Supponiamo ora che qualcuno apra una banca, la Prima Eurobanca, dedita
esclusivamente a raccolta e deposito, cioè che accetti depositi ma non conceda
prestiti
• In altre parole, lo scopo di questa banca è offrire ai depositanti un luogo sicuro dove
custodire il proprio contante
• Se qualcuno deposita denaro, la banca lo chiude in cassaforte e lo conserva finché il
depositante si presenta a reclamarlo o emette un assegno a fronte del proprio saldo
• I depositi che le banche raccolgono ma non impiegano sono detti riserve
• In questa economia immaginaria, tutti i depositi vanno a riserva, e un tale sistema
economico è detto sistema bancario a riserva totale
• Ogni euro depositato in banca riduce la quantità circolante e aumenta quella dei
depositi a vista
• Dunque se la banca detiene in forma di riserva tutta la propria raccolta, non influenza
l’offerta di monet. info@matteomarcantognini.it
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Le banche e l’offerta di moneta
• Il sistema bancario a riserva frazionaria è un sistema bancario in cui le
banche detengono come riserve solo una frazione dei depositi In modo che
le Banche creino moneta e aumentino liquidità del sistema:
• La quota del totale dei depositi che la banca trattiene come riserve è detto tasso di
riserva
• Il tasso di riserva è determinato dalla regolamentazione bancaria e dalla strategia della
banca stessa
• La creazione di moneta:
• Una banca può utilizzare in due modi un deposito ricevuto da un cliente: può tenerlo a riserva
oppure darlo in prestito
• Tanto le riserve quanto i prestiti sono attività della banca
• Il processo di moltiplicazione della moneta presuppone che chi riceve il prestito in genere
sceglie di depositare almeno una parte nella stessa o in un'altra banca
• Si crea così nuovo deposito e quindi una nuova possibilità di prestito
• Il meccanismo va avanti in funzione di due parametri cruciali: quanta moneta le banche
mantengono come riserva e quanta moneta gli agenti detengono in forma di deposito
• Il moltiplicatore monetario esprime la capacità del sistema bancario di generare moneta a
partire dai depositi e dipende proprio da tali parametri
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Il moltiplicatore monetario
• Il processo di creazione di moneta non si ferma a First Bank
• Ipotizziamo che i prenditori di First Bank usino gli 800 euro ottenuti a prestito per
acquistare beni e servizi da qualcuno che deposita il circolante presso Second Bank
• Dopo il deposito Second Bank ha passività per 800 euro; se anche questa banca ha un
tasso di riserva del 20%, trattiene a riserva 160 euro e impiega i restanti 640 euro per
concedere prestiti
• In tal modo Second Bank crea un’ulteriore offerta di moneta di 640 euro
• Se i 640 euro fossero depositati presso Third Bank, e anche questa avesse un tasso di
riserva del 20%, il suo bilancio presenterebbe attività pari a 128 euro di riserve e 512 euro
di crediti
• Il processo continua
• Si scopre dunque che questo processo, pur potendo protrarsi all’infinito, non può creare
una quantità infinita di moneta
• Se si sommasse coscienziosamente la sequenza di numeri dell’esempio, si otterrebbe che
da un deposito originale di 800 euro si ottiene un’offerta di moneta di 1600 euro
• La quantità di moneta che un sistema bancario genera a partire da ogni euro di depositi è
detto moltiplicatore monetario info@matteomarcantognini.it
Il moltiplicatore monetario
• Cosa determina il valore del moltiplicatore monetario?
• La risposta è semplice: nella sua concezione più semplificata il moltiplicatore monetario è pari al
reciproco del tasso di riserva
• Se il tasso di riserva del sistema bancario è R, ogni euro di depositi genera 1/R euro di moneta
• Nel caso estremo di riserva totale con un tasso di riserva del 100%, il moltiplicatore ha valore 1 e
le banche non erogano prestiti né creano moneta
• Nel nostro esempio a riserva frazionata del 20% ➔ R = 0,2, quindi il moltiplicatore monetario
semplificato è m = 1 / R = 5 per cui la quantità totale di moneta M = 800*5 = 4000
• Questa formula dimostra che la quantità di moneta creata dal sistema bancario dipende dal tasso
di riserva
• Dunque, quanto più elevato è il tasso di riserva, tanto minore è la quota di depositi che la banca
impiega, e tanto più basso è il moltiplicatore monetario
• In realtà la formula completa del moltiplicatore monetario è data dal coefficiente di deposito
= currency-deposit ratio = cr e dal coefficiente di riserva obbligatoria = reserve ratio = rr
stabilito dalla banca centrale, nel nostro esempio:
𝒎 =
𝒄𝒓+𝟏
𝒄𝒓+𝒓𝒓
=
𝟎,𝟖+𝟏
𝟎,𝟖+𝟎,𝟏
=
𝟏,𝟖
𝟎,𝟗
= 𝟐 ⟹ 𝑴 = 𝟐 ∗ 𝟖𝟎𝟎 = 𝟏𝟔𝟎𝟎
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Gli strumenti di controllo monetario
della banca centrale
• La banca centrale è responsabile del controllo dell’offerta di moneta
nell’economia
• Dopo aver analizzato il funzionamento del sistema bancario a riserva
frazionaria e il suo effetto sull’offerta di moneta, siamo nelle condizioni di
poter comprendere come la banca centrale porti a termine questo compito
• Dato che in un sistema a riserva frazionaria le banche creano moneta, la
banca centrale può esercitare solo un controllo indiretto sull’offerta di
moneta
• Quando la banca centrale decide di intervenire sull’offerta di moneta, deve
valutare l’effetto delle proprie decisioni sul sistema bancario
• La banca centrale dispone di tra strumenti per gestire la moneta:
• Le operazioni di mercato aperto
• Il tasso di rifinanziamento
• La riserva obbligatoria
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Le operazioni di mercato aperto
• Se desidera aumentare l’offerta di moneta, la banca centrale crea circolante e lo
utilizza per acquistare titoli di stato dal pubblico nel mercato obbligazionario
• Dopo l’acquisto, il nuovo circolante è nelle mani del pubblico, pertanto l’acquisto
di titoli di stato mediante un’operazione di mercato aperto accresce l’offerta di
moneta
• Se invece desidera ridurre l’offerta di moneta, la banca centrale può vendere al
pubblico i titoli di stato che detiene in portafoglio
• Dopo la vendita, il circolante ricevuto in contropartita non è più nelle mani del
pubblico
• Di conseguenza, la vendita di titoli mediante le operazioni di mercato aperto
riduce l’effetto di moneta
• Per la precisione, le operazioni di mercato aperto discusse ora sono dette
operazioni di mercato aperto definitive, perché ciascuna comporta l’acquisto o
la vendita definitive di attività non monetaria dal o al settore bancario, senza un
accordo corrispondente a effettuare una transazione di segno opposto a una
data successiva
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Il tasso di rifinanziamento
• La banca centrale fissa un tasso di interesse al quale è disposta ad erogare prestiti a
breve termine alle banche
• Per erogare prestiti al settore bancario, la banca centrale si avvale di una specifica forma
di operazione di mercato aperto
• La banca centrale stila un elenco delle attività che è disposta ad accettare come
collaterale: si tratta generalmente di attività sicure, come titoli di stato o obbligazioni
emesse da grandi imprese, per le quali il rischio di insolvenza dell’emittente è
generalmente trascurabile
• Il tasso di interesse applicato dalla banca centrale a questi prestiti è detto tasso di
rifinanziamento
• Dato che la banca centrale acquista le attività a condizione che chi le vendi accetti di
riacquistarle in un momento successivo a un prezzo prestabilito, questo tipo di
operazione di mercato aperto è spesso detta pronti contro termine o repo
• Per capire come la banca centrale utilizzi le operazioni di pronti contro termine per
controllare l’ offerta di moneta e come tali operazioni siano influenzate dal tasso di
finanziamento, dobbiamo analizzare più attentamente il modo in cui le banche si
erogano credito a vicenda e si indebitano presso la banca centrale
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Il Mercato Monetario
• Le banche devono accantonare riserve a sufficienza per coprire i propri prestiti erogati e, di norma, mirano a
mantenere un rapporto prestabilito tra riserve e depositi, detto tasso di riserva
• Il tasso di riserva minimo obbligatorio può essere fissato dalle banche centrali, ma anche qualora ciò non
avvenga le banche stesse stabiliscono autonomamente un tasso di riserva che considerano prudente
• Dal momento che i depositi e i prelievi possono variare in maniera casuale, in ogni dato giorno alcune
banche potrebbero trovarsi con riserve in eccesso, mentre altre potrebbero trovarsi a corto di riserve e
dunque con un tasso di riserva troppo basso
• Pertanto le banche tendono ad erogare prestiti a breve scadenza ad altre banche
• In tal modo, le riserve in eccesso di una banca sono messe a disposizione degli istituti che hanno una penuria
di riserve rispetto agli impieghi
• Questo mercato delle riserve a breve termine è detta Mercato Monetario
• Qualora nel mercato monetario vi sia una generale carenza di liquidità, il tasso di interesse a breve termine
sui prestiti interbancari aumenta, mentre diminuisce nel caso in cui nel mercato monetario sia presente
liquidità in eccesso
• Una banca può cercare di ottenere liquidità vendendo attività non monetarie alla banca centrale e
accettando contestualmente di riacquistarle dopo breve tempo = Pronti contro Termine
• Il tasso di rifinanziamento è il tasso al quale la BCE eroga prestiti al settore bancario all’area dell’euro,
mentre il tasso repo è il tasso al quale la Bank of England concede prestiti a breve termine alle banche
britanniche
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La riserva obbligatoria
• La banca centrale può influenzare l’offerta di moneta modificando
la riserva obbligatoria, ovvero la percentuale minima dei depositi
che le banche devono detenere a titolo di riserva
• La riserva obbligatoria determina la quantità di moneta che il
sistema bancario può creare per ogni euro di deposito
• Un aumento del tasso di riserva obbligatoria costringe le banche a
incrementare le riserve detenute a fronte di ogni euro raccolto e,
quindi, a impiegarne una porzione inferiore per concedere prestiti
• L’aumento del tasso di riserva perciò riduce il moltiplicatore
monetario e l’offerta di moneta
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Il Quantitative Easing
• Durante la crisi finanziaria del 2007-2009 le banche centrali hanno adottato
nuove tattiche per cercare di sostenere l’economia
• Uno di questi metodi è stato l’adozione di una Asset Purchasing Facility (APF),
cioè di misure di allentamento monetario, note anche come quantitative easing
(QE).
• Dopo aver tagliato i tassi di interesse, le banche centrali avevano esaurito la
possibilità di manipolare il costo del denaro nell’economia, e sono così passate
ad azioni tese a stimolare l’attività economica attraverso l’aumento dell’offerta di
moneta
• Nel processo di QE la banca centrale acquista diversi tipi di attività finanziarie, il
corrispettivo di queste operazioni di acquisto va ad accrescere le riserve
depositate presso la banca centrale stessa
• Acquistando attività finanziarie, la banca centrale di fatto provoca un aumento
del saldo dei conti degli operatori che le vendono, con la finalità di incoraggiare
le banche e le altre istituzioni finanziarie che beneficiano dell’iniezione di
liquidità a erogare prestiti a consumatori e imprese, in modo da stimolare la
domanda
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OLIVIER BLANCHARD et Al
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OLIVIER BLANCHARD et Al
I problemi nel controllo dell’offerta di
moneta
• Il controllo della banca centrale sull’offerta di moneta non è completo dovuto a due problemi
• Il primo problema è che la banca centrale non controlla la quantità di moneta che gli individui
decidono di depositare presso le banche: quanto più aumentano i depositi bancari, tanto più
aumentano le riserve bancarie e, di conseguenza, la quantità di moneta che il sistema bancario
può creare
• Questo fatto costituisce un problema perché se tutti gli individui perdessero la fiducia nelle
banche e prelevassero tutti i soldi, il sistema bancario creerebbe meno moneta perché perderebbe
le riserve
• Il secondo problema del controllo monetario è che la banca centrale non può determinare la
quantità di denaro che le banche decidono di impiegare
• Il denaro depositato in banca contribuisce alla creazione di moneta in cui viene impiegato; se la
banca decide di costituire riserve in eccesso rispetto all’obbligo disposto dalla banca centrale,
controllare l’offerta di moneta diventa più problematico
• Supponiamo che i banchieri diventino più pessimisti circa le condizioni generali del sistema
economico e decidano di ridurre gli impieghi a favore di una maggiore accumulazione di riserve:
l’offerta di moneta diminuirebbe senza che la banca centrale possa farci nulla
• Dunque, in un sistema a riserva frazionaria la quantità di moneta nell’economia dipende, almeno in
parte, dai comportamenti dei banchieri e degli individui; dato che la banca centrale non può ne
controllare né prevedere con esattezza tali comportamenti, il suo controllo sull’offerta di moneta
non è perfetto info@matteomarcantognini.it
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Cap 30 Crescita della Moneta e
Inflazione
• Nelle economie avanzate i prezzi tendono generalmente ad aumentare nel tempo
• L’aumento del livello generale dei prezzi è detto inflazione
• Gli economisti misurano l’inflazione come variazione percentuale dell’indice dei prezzi al
consumo (IPC), del deflatore del PIL o di un altro indice del livello generale dei prezzi
• L’inflazione può sembrare naturale e inevitabile ma in realtà non lo è affatto: in alcune
economie nel diciannovesimo secolo ci sono stati lunghi periodi durante i quali i prezzi
sono generalmente diminuiti: un fenomeno detto deflazione
• Quindi con inflazione si intende il fenomeno di aumento nel livello generale dei prezzi
• Il tasso di inflazione esprime la velocità di incremento del livello generale dei prezzi in
un certo periodo
• Un tasso di inflazione straordinariamente elevato di due, tre, quattro e anche cinque
digiti viene detto iperinflazione (fenomeno monetario caratteristico di molti paesi
sottosviluppati negli anni 80, di recente in Zimbabwe e attualmente in Venezuela)
• Con il termine deflazione, invece, si indica la diminuzione del livello generale dei prezzi
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La teoria classica dell’inflazione
• Inizieremo lo studio dell’inflazione sviluppando la teoria quantitativa della moneta
• Questa teoria è detta classica perché è stata formulata nel XVIII secolo dai primi economisti,
come Hume, ai quali spesso ci si riferisce con l’appellativo di economisti classici
• Gli economisti ricorrono a tale teoria per spiegare le determinanti di lungo periodo del livello dei
prezzi e del tasso di inflazione
• L’inflazione è un fenomeno monetario che riguarda il valore della moneta, più che quello dei beni
• Infatti P, il livello generale dei prezzi, è anche una misura del valore della moneta (pari a 1/P): se P
cresce (=inflazione), il valore della moneta diminuisce perché con un’unità di moneta si possono
comprare meno beni
• Potrebbe essere utile esprimere questo concetto in forma matematica
• Supponiamo che P sia il livello generale dei prezzi misurato, per esempio, dall’indice dei prezzi al
consumo o dal deflatore del PIL
• Questo significa che P misura la quantità di euro necessaria per acquistare un dato paniere di
beni e servizi
• Proviamo ora a rovesciare il concetto: la quantità di beni che si può acquistare con 1 euro è
pari a 1/P; in altre parole, se P è il prezzo dei beni e dei servizi espresso in termini di moneta,
1/P è il valore della moneta misurato in termini di beni e servizi
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L’offerta di moneta
• La banca centrale, insieme al sistema bancario, determina l’offerta di
moneta
• Se la banca centrale vende titoli di Stato con operazioni di mercato
aperto, provoca una contrazione dell’offerta di moneta; se li acquista
provoca un’espansione dell’offerta di moneta
• Inoltre, se una parte di questo denaro viene depositato in banche
che ne accantonano solo una parte a riserva, il moltiplicatore
monetario amplifica l’effetto delle operazioni di mercato aperto
sull’offerta di moneta
• In questo capitolo ignoreremo gran parte delle complicazioni
introdotte dalla presenza del sistema bancario e considereremo
l’offerta di moneta come una variabile sotto il diretto controllo della
banca centrale info@matteomarcantognini.it
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La domanda di moneta
• Come accade per qualsiasi bene o servizio, la quantità domandata di moneta è determinata da
molte variabili
• La quantità di moneta che gli individui decidono di detenere dipende, per esempio, dalla
diffusione delle carte di credito e dalla disponibilità di sportelli bancari automatici
• La quantità domandata di moneta dipende dal tasso di interesse che si può ottenere utilizzando i
fondi disponibili per acquistare obbligazioni anziché lasciarli depositati su un conto corrente
infruttifero
• Gli individui detengono moneta perché è il mezzo di scambio
• La quantità di moneta che gli individui decidono di detenere per effettuare transazioni dipende
dal prezzo dei beni e dei servizi che desiderano acquistare: quanto più alti sono i prezzi dei beni
e dei servizi, tanta più moneta è necessaria in media per concludere una transazione e tanto
maggiore è, quindi, la quantità di moneta che gli individui detengono in forma di circolante o
depositi a vista
• Questo significa che se il livello dei prezzi è elevato (cioè se il valore della moneta è basso) la
quantità domandata di moneta è maggiore
• La domanda di moneta dipende dalle due funzioni della moneta: mezzo di scambio e riserva di
valore
• Considerando la sola funzione mezzo di scambio, la domanda di moneta dipende dal prezzo dei
beni: se P cresce, serve più moneta per comprare un dato paniere di beni
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L’equilibrio sul mercato monetario
• Come tutti i mercati, anche il mercato monetario trova, nel lungo periodo un equilibrio in
cui l’offerta uguaglia la domanda attraverso l’aggiustamento del valore della moneta,
ovvero del livello generale dei prezzi
• L’asse orizzontale del grafico riporta la quantità di moneta
• L’asse verticale sinistra riporta il valore della moneta, 1/P, mentre quello destro mostra il
livello dei prezzi, P
• Si può osservare che l’asse destro è invertito rispetto a quello di sinistra: infatti, se il
valore della moneta (asse sinistro) è alto, il livello dei prezzi (asse destro) è basso, e
viceversa
• Le due curve tracciate nel grafico rappresentano la domanda e l’offerta di moneta
• La curva di offerta è verticale, perché abbiamo ipotizzato che la banca centrale determini
direttamente la quantità offerta di moneta; la curva di domanda ha invece pendenza
negativa, a indicare che quando il valore della moneta diminuisce, il pubblico desidera
detenerne una quantità maggiore per poter soddisfare i propri bisogni di acquisto di beni
e servizi.
• In condizione di equilibrio (nel punto A del grafico) la quantità domandata di moneta è
uguale alla quantità offerta, e l’equilibrio di domanda e offerta di moneta determina il
livello generale dei prezzi e l’offerta di moneta
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L’effetto di un aumento dell’Offerta
Monetaria
• La Banca centrale aumenta l’Offerta Monetaria attraverso
un’operazione di mercato aperto
• L’offerta di moneta si sposta a destra ma non cambia la sua
pendenza
• Il valore di equilibrio della moneta diminuisce, e quindi il
livello generale dei prezzi aumenta
• L’aumento dell’offerta di moneta (e più in generale qualsiasi
politica monetaria espansiva come p.e. la riduzione del Tasso
Ufficiale di Sconto) ha un effetto inflazionistico nel lungo
periodo
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La teoria quantitativa della moneta
• La teoria quantitativa (TQM) è la teoria tradizionalmente usata per spiegare
il livello generale dei prezzi e l’inflazione
• Secondo la teoria quantitativa della moneta, la quantità di moneta
disponibile nell’economia determina il valore della moneta stessa, sicché la
crescita della quantità di moneta è la causa primaria dell’inflazione
• E’ una teoria valida nel lungo periodo e si fonda su due tesi:
• Il valore della moneta dipende nel lungo periodo dalla quantità di moneta
presente nell’economia
• La causa principale dell’inflazione è l’aumento della quantità di moneta
• Uno dei cardini della TQM è la tesi secondo cui l’andamento delle
variazioni dell’offerta di moneta conducono a variazioni del livello generale
dei prezzi
• Ma in quale modo questi cambiamenti monetari influenzano altre variabili
macroeconomiche importanti come la produzione, l’occupazione, i salari
reali e i tassi di interesse reali?info@matteomarcantognini.it
La dicotomia classica e la neutralità
della moneta
• Hume e i suoi contemporanei ipotizzarono che tutte le variabili economiche possano essere
divise in due classi: le variabili nominali, ovvero le variabili misurate in unità monetarie; e le
variabili reali, ovvero le variabili misurate in unità fisiche
• La suddivisione delle variabili economiche nelle due classi è detta dicotomia classica dato che
si riferisce ai primi economisti
• Le variazioni dell’offerta di moneta, secondo l’analisi classica, condizionano le variabili nominali e
non quelle reali
• Le variabili reali, come la produzione, i salari reali e i tassi di interesse reali rimangono invece
invariate
• Questa irrilevanza dei cambiamenti monetari per la determinazione delle variabili reali è
detta neutralità della moneta
• Se la banca centrale raddoppia l’offerta di moneta, il livello dei prezzi raddoppia, i salari nominali
raddoppiano e tutti i valori espressi in unità monetarie raddoppiano
• Se la banca centrale raddoppia l’offerta di moneta, tutti i prezzi raddoppiano e il valore dell’unità di
conto si dimezza
• In virtù della nuova unità di conto, tutte le misure delle variabili nominali raddoppierebbero, ma le
variabili reali rimarrebbero inalterate
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La Velocità e l’Equazione Quantitativa
• In Economia la Velocità del Denaro è il tasso con cui il denaro viene scambiato nelle transazioni
cambiando di mani
• Per calcolare la velocità della moneta si divide il valore nominale del prodotto (il PIL nominale)
per la quantità di moneta
• Se P è il livello dei prezzi (il deflatore del PIL), Y la quantità di prodotto (PIL reale) e M la quantità
di moneta, la velocità della moneta si calcola con la formula: V = (P x Y)/M
• Con una semplice manipolazione algebrica l’equazione può essere riscritta come: MV=PY
• Viene detta equazione dello scambio perché mette in relazione la quantità di moneta (M) con il
valore nominale del prodotto (P x Y) con il quale viene scambiata
• Un aumento della quantità di moneta in un sistema economico può avere tre tipi di conseguenze:
1. un aumento del livello dei prezzi
2. un aumento della quantità di prodotto oppure
3. una diminuzione della velocità di circolazione della moneta
• In genere, si osserva che la velocità di circolazione della moneta è stabile
• Tale equazione (dovuta a Fisher 1892) è alla base della moderna TQM che propone due tesi:
1. P dipende da M
2. ΔP (variazione dei prezzi) è proporzionale a ΔM
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TQM in 5 passaggi
1. La velocità di circolazione della moneta è relativamente costante nel tempo
2. Dato che la velocità è stabile, quando la banca centrale modifica la quantità di
moneta (M), provoca una variazione proporzionale del valore nominale della
produzione (P x Y)
3. La quantità di beni e servizi (Y) prodotta nell’economia è determinata
prevalentemente dall’offerta di fattori di produzione e dalla tecnologia
disponibile ➔ In particolare, in base all’ipotesi di neutralità, la moneta non
influenza la quantità di prodotto
4. Se la produzione (Y) viene determinata dall’offerta dei fattori di produzione e
dalla tecnologia disponibile, allorché la banca centrale modifica l’offerta di
moneta (M) e provoca variazioni proporzionali del valore nominale del prodotto
(P Y), tali variazioni non possono che essere provocate da cambiamenti del
livello dei prezzi (P)
5. Perciò, quando la banca centrale aumenta rapidamente l’offerta di moneta, la
conseguenza è un elevato tasso di inflazione
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L’imposta da inflazione
• Stampare moneta è un modo con cui un governo può finanziare la propria spesa, in alternativa alle
imposte vere e proprie ed al debito pubblico
• Tale metodo di finanziamento prende il nome di Signoraggio
• In pratica il signoraggio è pari all’emissione di nuova moneta
• Inoltre, aumentando l’offerta monetaria il governo riscuote una specie di tassa da chiunque
detiene moneta, perché la moneta perde valore in termini de beni che si possono comprare con
essa
• Tale tassa prende il nome di imposta da inflazione
• Il signoraggio e l’imposta da inflazione come metodi di finanziamento della spesa pubblica erano
molto diffusi in passato
• Oggi sono rilevanti solo per i governi dei paesi con elevata inflazione e sistema fiscale inefficiente
• L’imposta da inflazione rappresenta le entrate che lo Stato ricava attraverso la creazione di
moneta
• Uno Stato che aumenta le proprie entrate stampando moneta preleva un’imposta da inflazione
• L’imposta da inflazione non è esattamente come gli altri tributi, perché nessuno riceve cartelle
esattoriali da pagare, ma agisce più subdolamente attraverso la crescita del livello generale dei
prezzi e la perdita di potere d’acquisto della moneta detenuta dal pubblico
• Dunque, l’imposta da inflazione è un’imposta sul possesso di moneta
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Crescita della Moneta e Iperinflazione
• La causa delle iperinflazione è la crescita incontrollabile dell’offerta monetaria
• La domanda di denaro cresce a causa dell’aumento dei prezzi
• L’aumento dei prezzi obbliga a stampare moneta
• La banca centrale non è capace di ridurre la crescita monetaria per che deve soddisfare una
domanda crescente di denaro a scopo transazionale
• Il bilancio dello stato diviene altamente deficitario per che la riscossione impositiva in termini reali è
inferiore dovuto al ritardo = delay che si ha in termini di perdita di valore della moneta
• Quindi la banca centrale non è capace di ridurre la crescita del denaro e deve fare una politica
monetaria accomodante affinché il deficit primario ➔G – T sia coperto con il Signoraggio ovvero
l’imposta dell’inflazione
• Il risultato è una veloce crescita della moneta e iperinflazione
• Essendoci un delay nella riscossione delle tasse, le entrate fiscali reali non coprono la spesa del
governo, ragion per cui il governo ricorre al signoraggio
• Spirale dell’Inflazione = rapida creazione di moneta conduce a iperinflazione, iperinflazione conduce
ad un enorme deficit fiscale, un enorme deficit fiscale conduce ad una ancora più rapida crescita
della moneta in circolazione
• Il fenomeno si ferma solo con una profonda riforma fiscale che riduce la spesa G e aumenta le tasse
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La TQM e l’effetto Fisher
• Per comprendere la relazione che intercorre tra moneta, inflazione e tasso
di interesse, si deve rammentare la distinzione tra tasso di interesse
nominale e tasso di interesse reale
• Tasso di interesse reale = tasso di interesse nominale - tasso di inflazione
• Tasso di interesse nominale = tasso di interesse reale + tasso di inflazione
• Questo significa che quando la banca centrale aumenta l’offerta di moneta,
nel lungo periodo aumentano sia il tasso di inflazione sia il tasso di
interesse nominale
• Questo adattamento del tasso di interesse nominale al tasso di inflazione è
detto effetto Fisher, dal nome dell’economista Irving Fisher (1867-1947),
che fu il primo a studiarlo
• Quindi l’effetto Fisher è la relazione diretta e unitaria tra il tasso di
inflazione e il tasso di interesse nominale e rappresenta il fenomeno per cui
al crescere del tasso di inflazione aumenta anche l’interesse nominale
(mentre a causa della dicotomia classica il tasso reale rimane invariato)
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Il costo di detenere moneta se
l’inflazione attesa è positiva
• Tenere liquidità in eccesso ha il costo opportunità del mancato interesse nominale non
percepito se 𝜋 > 0% 𝑒 𝑖 = 𝑟 + 𝜋
• Questa liquidità eccedente perde valore con l’inflazione e quindi fa perdere potere
d’acquisto per che il valore di detta liquidità dopo un anno è: 𝑳𝒕+𝟏 = 𝑳𝒕/(𝟏 + 𝝅)
• Più esattamente, il costo opportunità è dato dall’interesse nominale che si lascia di
percepire detenendo liquidità eccedente non investita per lo meno in un asset libero di
rischio o a rischio controllato come una obbligazione governativa indicizzata
all’inflazione o un conto di risparmio
• Infatti dall’Equazione di Fischer se investiamo la liquidità eccedente avremo mantenuto
potere d’acquisto per che:
𝑳𝒕+𝟏 = 𝑳𝒕 ∗ (𝟏 + 𝒓 + 𝝅)
• Invece se non investiamo perdiamo potere d’acquisto per che il valore della liquidità
detenuta senza investire nell’asset a rischio controllato è:
𝑳𝒕+𝟏 = ൗ
𝑳𝒕
(𝟏 + 𝒓 + 𝝅)
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I costi dell’inflazione
• Gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da inflazione contenuta, ma questa
variabile macroeconomica rimane sotto stretta osservazione
• Uno studio recente ha dimostrato che la parola inflazione è il termine economico
che ricorre con maggiore frequenza sui quotidiani statunitensi; il secondo posto
è occupato da disoccupazione, il terzo da produttività
• L’inflazione è analizzata e discussa con tanta attenzione e intensità perché è
considerata uno dei problemi più seri dell’economia
• In genere si ritiene che l’inflazione riduca il potere di acquisto dei redditi nominali
e quindi abbassi il tenore di vita
• In realtà l’inflazione dei prezzi di acquisto di beni e servizi significa anche
l’inflazione dei redditi dei venditori (inclusi i venditori di servizi di lavoro)
• Quindi se tutti i prezzi aumentano contemporaneamente e in pari misura i redditi
nominali varierebbero allo stesso ritmo del livello generale dei prezzi: non vi
sarebbe alcun effetto reale e nessuno perderebbe nulla
• Tuttavia, anche se questo fosse vero l’inflazione sarebbe comunque da evitare
perché provoca dei costi rilevanti (e allora essa ha anche un effetto reale)
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Perdita di potere d’acquisto? Un errore
comune
• Se domandaste all’uomo della strada perché considera l’infrazione un male, direbbe che la risposta
è ovvia: l’inflazione riduce il potere d’acquisto del reddito che si è guadagnato con il duro lavoro
• All’aumentare dei prezzi, con ogni unità monetaria si possono acquistare meno beni e servizi ed è
perciò immediato supporre che l’inflazione faccia diminuire direttamente il tenore di vita
• Ma questa risposta non regge a un’analisi più approfondita
• Se tutti prezzi aumentano, i compratori pagano un prezzo maggiore per beni e servizi che
acquistano ma, allo stesso tempo, anche i venditori di beni servizi vengono pagati di più perciò
che vendono.
• Dato che la maggior parte degli individui si guadagna da vivere vendendo un servizio, l’inflazione
del reddito va di pari passo con quella dei prezzi
• Pertanto l’inflazione in se stessa non riduce il potere d’acquisto reale degli individui
• Ma se il reddito nominale tende a tenere il passo dell’aumento dei prezzi, perché l’inflazione è un
problema?
• A questa domanda non è possibile dare un’unica risposta: gli economisti hanno individuato diversi
costi dell’inflazione, alcuni dei quali dimostrano che, nella realtà, la crescita dell’offerta di moneta
ha qualche effetto sulle variabili economiche reali
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Inflazione Attesa: Il costo delle suole
• Il costo di ridurre la quantità di moneta detenuta in forma liquida è
detto costo delle suole, perché recarsi più frequentemente in banca
fa consumare più rapidamente le suole delle scarpe
• Naturalmente né il termine né l’analogia vanno presi troppo alla
lettera: il costo effettivo della riduzione della quantità di moneta
detenuta in forma direttamente liquida non è rappresentato dal
logoramento delle suole delle scarpe, ma dal tempo e dalle
opportunità che vengono sacrificati allo scopo di minimizzare la
quantità di denaro contante detenuto.
• Quindi il costo delle suole sono le risorse sprecate quando
l’inflazione incentiva gli individui a ridurre la quantità di moneta
detenuta in forma direttamente liquida
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Inflazione Attesa: Il costo dei listini
• La maggior parte delle imprese non aggiorna quotidianamente il prezzo dei propri
prodotti; di solito i prezzi vengono resi pubblici e lasciati invariati per settimane, mesi o
perfino anni
• Questo accade perché cambiare i prezzi comporta un costo
• Il costo di modificare i prezzi e detto, nel gergo degli economisti, costo dei listini, un
termine che deriva dei costi sostenuti dalle imprese per cambiare i listini dei prezzi
• Il costo dei listini comprende costi sostenuti per determinare il nuovo livello dei prezzi,
per stampare i nuovi listini e nuovi cataloghi e inviarli a rivenditori e consumatori, per
pubblicizzare i nuovi prezzi e persino per gestire le lamentele della clientela causate
dalla variazione dei prezzi
• L’inflazione cresce il costo dei listini sopportato dalle imprese
• In un sistema economico con un tasso di inflazione molto contenuto, una revisione
annuale dei listini è una strategia adeguata; ma con un tasso di inflazione elevata, la
revisione annuale potrebbe rivelarsi insufficiente
• Durante gli episodi di iperinflazione, per esempio, le imprese devono cambiare i listini
quotidianamente, o perfino più volte al giorno, per mantenere i propri prezzi allineati
agli altri.
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La distorsione dei prezzi relativi e la
cattiva allocazione delle risorse
• Supponiamo che ogni anno a gennaio una trattoria stampi un nuovo menu con i
nuovi prezzi e che lasci i prezzi inalterati per tutto l’anno
• In assenza di inflazione i prezzi relativi della trattoria – ovvero i prezzi delle sue
pietanze in rapporto agli altri prezzi dell’economia – resterebbero costanti per
tutto l’anno
• Ma se l’inflazione fosse del 12% all’anno, i prezzi relativi della trattoria
diminuirebbero automaticamente dell’1% al mese
• I prezzi dei piatti serviti in trattoria sarebbero relativamente più elevati all’inizio
dell’anno che alla fine; e quanto maggiore è il tasso di inflazione, tanto maggiore
è questa variazione automatica
• Quindi, dato che i prezzi cambiano solo una volta all’anno, l’inflazione provoca
variazioni dei prezzi relativi più pronunciate di quanto sarebbero altrimenti
• Quando l’inflazione distorce i prezzi relativi, le decisioni dei consumatori ne
vengono influenzate e i mercati non sono più in grado di allocare le risorse in
maniera efficiente
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Il drenaggio fiscale
• La maggior parte delle imposte provoca distorsioni del sistema degli incentivi, causa cambiamenti
nel comportamento degli individui e conduce a una allocazione inefficiente delle risorse
dell’economia
• Molte imposte, tuttavia, diventano ancora più problematiche in presenza di inflazione
• La ragione risiede nel fatto che il legislatore, nel formulare le norme tributarie, spesso omette di
prendere in considerazione l’inflazione
• Gli economisti che si sono dedicati allo studio dei sistemi tributari sono giunti alla conclusione che
l’inflazione tende ad aggravare l’onere fiscale sui redditi derivanti dal risparmio
• Il sistema fiscale non è indicizzato quindi l’inflazione aumentando i redditi nominali dei contribuenti,
fa crescere il carico fiscale, distorcendo così l’allocazione delle risorse
• Infatti, se aumentano i prezzi delle azioni il soggetto deve pagare le imposte sui guadagni in conto
capitale (anche se l’aumento dei prezzi delle azioni è solo il riflesso dell’aumento generalizzato di
tutti i prezzi)
• Lo stesso avviene per le imposte che gravano sull’aumento degli interessi nominali percepiti dai
credito
• Si ha una distorsione indotta dall’inflazione in presenza di imposte sul reddito progressive:
l’inflazione fa approdare il contribuendo ad uno scaglione di reddito nominale più alto, su cui grava
un’aliquota di imposta più elevata
• A parità di reddito reale, si pagano quindi più imposte
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Inflazione Inattesa: la redistribuzione
arbitraria della ricchezza
• Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato
• Il debitore infatti, si impegna contrattualmente a pagare un dato interesse
nominale che in assenza di perfetta indicizzazione, corrisponde però ad un
minore interesse reale (equazione di Fisher)
• Più in generale l’inflazione impoverisce in termini di potere di acquisto reale
tutti coloro che, in assenza di indicizzazione, non hanno la possibilità di
aggiustare il proprio prezzo perché godono di un reddito fisso (p.e. i pensionati)
• Ma l’inflazione ha anche un costo aggiuntivo nel caso in cui giunga inaspettata
• L’inflazione inattesa ridistribuisce la ricchezza tra i soggetti economici secondo
un criterio che nulla ha a che vedere con il merito e il bisogno
• Variazioni inattese dei prezzi ridistribuiscano la ricchezza tra debitori e creditori
• L’iperinflazione arricchisce lo studente a spese della banca, perché il valore
reale del debito diminuisce e lo studente può rimborsare il prestito con una
moneta che ha un valore inferiore a quello che aveva previsto
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L’incertezza indotta dalla variabilità
dell’inflazione
• Il costo dell’inflazione inattesa è importante da considerare,
soprattutto in associazione con un altro fatto: la variabilità e
l’incertezza dell’inflazione sono particolarmente elevate quando il
tasso di inflazione è alto
• La presenza di inflazione inattesa rende più difficile operare le
scelte economiche perché il sistema dei prezzi relativi diviene
inaffidabile
• Si dice quindi che l’inflazione aumenta l’incertezza
• In particolare, un’inflazione molto elevata è anche più variabile
(cioè può oscillare maggiormente attorno al valore medio)
• Ciò induce ulteriori difficoltà ed incertezze nelle decisioni
economiche degli agenti
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L’inflazione è cattiva ma la deflazione è
peggio
• Se in una economia i prezzi cadono e i saldi monetari M/P si valorizzano nel tempo,
si verifica la deflazione attesa
• Detenere denaro anziché avere un costo ha un beneficio per che
𝜋 è 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑒 𝑙′
𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑖 < 𝑎𝑙𝑙′
𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒 𝑟 ⇒ 𝑖 = 𝑟 − 𝜋
• L’offerta monetaria si contrae e come il caso del Giappone in anni passati recenti
che il livello generale dei prezzi tende a cadere
• Se il fenomeno non è contrastato da una giusta combinazione di politica monetaria
e fiscale si ha deflazione, e quindi gli agenti rimandano le loro spese in attesa che i
prezzi cadano data la deflazione attesa
• I redditi nominali diminuiscono e quindi la spesa e il PIL decrescono
• Il sistema economico può entrare in una lunga recessione per la caduta della
domanda e quindi della spesa e della produzione
• Il fenomeno della deflazione è molto negativo per che è deflazione attesa che
genera recessione e disoccupazione
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Un Beneficio dell’inflazione
• La BCE, la FED e le banche centrali dei paesi che hanno politiche economiche
monetarie e fiscali coerenti , cercano di mantenere la stabilità del livello generale
dei prezzi
• Ma questa stabilità non significa inflazione zero ma un livello compreso fra il 2%
e il 4% annuo, in modo tale di mantenere il livello di occupazione e non causare
recessione
• Se il livello generale dei prezzi diminuisce ci sono attese negative, recessione e
disoccupazione
• Inoltre la politica della scala mobile richiede che ogni anno i lavoratori abbiano
un salario aggiustato all’inflazione attesa, ragion per cui se l’inflazione attesa è
zero o negativa si può generare scontento nella massa di lavoratori
• Come vedremo più avanti la legge di Okun stabilisce che un’inflazione attesa
moderata genere attese positive sul PIL e inoltre per la legge di Philips una
variazione positiva moderata nel livello dell’inflazione implica un basso livello
naturale = strutturale di disoccupazione
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  • 1. Ripetizioni Economia Politica Principi di Economia N. Gregory Mankiw Parte X Denaro e Prezzi nel lungo periodo Highlight Slides Per Corsi di Laurea Triennale Livello Base / Primo Livello / Laurea info@matteomarcantognini.it
  • 2. Parte X Denaro e Prezzi nel lungo periodo / Contenuti • Capitolo 29 • IL SISTEMA MONETARIO • Capitolo 30 • CRESCITA DELLA MONETA E INFLAZIONE info@matteomarcantognini.it
  • 4. Cap 29 Il Sistema Monetario • Se nel sistema economico non ci fosse alcun oggetto universalmente accettato in cambio di beni e servizi, si dovrebbe contare esclusivamente sul baratto (lo scambio di un bene o di un servizio per un altro bene o servizio) per poter ottenere ciò di cui si ha bisogno • Un sistema economico che si affidi esclusivamente al baratto ha gravi difficoltà nell’allocare in maniera efficiente le proprie risorse scarse: in tale contesto ogni scambio richiederebbe una doppia coincidenza dei bisogni, ovvero uno scambio nel quale due individui hanno ciascuno da offrire proprio il bene che l’altro desidera • L’esistenza del denaro facilita la produzione e il commercio, agevolando la specializzazione di ogni individuo in ciò che si sa far meglio e migliorando lo standar di vita di tutti info@matteomarcantognini.it
  • 5. Il significato della moneta • Gli economisti usano il termine moneta in un’accezione molto specifica: in un sistema economico la moneta è l’insieme dei valori che vengono utilizzati regolarmente dagli individui per acquistare beni e servizi da altri individui • Le banconote sono moneta perché si possono utilizzare per pagare beni e servizi • Secondo la definizione che ne danno gli economisti, la moneta comprende solo quelle specifiche forme di ricchezza che vengono regolarmente accettate dai venditori in cambio di beni e servizi info@matteomarcantognini.it
  • 6. Le funzioni della moneta • Mezzo di scambio: si dice mezzo di scambio ciò che i venditori sono disposti ad accettare in cambio di un bene o servizio ➔ il trasferimento di denaro dal compratore al venditore è ciò rende possibile lo scambio • Unità di conto: unità di conto è il parametro rispetto al quale si determinano i prezzi e si valutano i debiti • Riserva di valore: riserva di valore è ciò che gli individui possono utilizzare per trasferire potere d’acquisto dal presente al futuro ➔ Un venditore che riceva oggi del denaro in cambio di un bene o di un servizio può spenderlo immediatamente o conservarlo per acquistare altri beni o servizi in futuro /// Ovviamente la moneta non è l’unica riserva di valore nel sistema economico: si può trasferire potere d’acquisto dal presente al futuro anche detenendo azioni, obbligazioni, immobili, opere d’arte e francobolli ➔ Il termine ricchezza di solito si riferisce al complesso delle riserve di valore, monetarie e non monetarie info@matteomarcantognini.it
  • 7. La liquidità • Gli economisti usano il termine liquidità per indicare la facilità con la quale un valore patrimoniale può essere convertito nel mezzo di scambio dell’economia • La moneta è il valore più liquido che esista, perché il mezzo di scambio dell’economia; la liquidità degli altri valori è assai variabile • Azioni e obbligazioni sono di solito facilmente vendibili nel mercato, e quindi sono valori patrimoniali relativamente liquidi • La moneta è il valore patrimoniale più liquido, ma se i prezzi aumentano, il potere d’acquisto della moneta diminuisce, quindi non è una buona riserva di valore • Generalmente la liquidità di un asset è inversamente correlata alla sua capacità di fungere da riserva di valore • Quindi la moneta, asset liquido per eccellenza, è quasi sempre una cattiva riserva di valore info@matteomarcantognini.it
  • 9. Le forme della moneta • Moneta merce: la moneta può assumere la forma di un bene dotato di valore intrinseco e, in tal caso, viene detta moneta-merce • Valore intrinseco è il valore del bene in sé, a prescindere dal fatto che venga utilizzato come moneta • Un esempio di moneta-merce è l’oro che ha un valore intrinseco perché viene utilizzato nell’industria e nella produzione di gioielli • Oggi non si utilizza più l’oro come moneta, ma storicamente tale metallo è stato una forma comune di moneta perché è facile da trasportare, misurare e saggiare • Quando un sistema economico utilizza l’oro come moneta (o utilizza moneta cartacea che può essere convertita in oro su richiesta) si dice che opera in regime aureo, o gold standard • La moneta merce è una forma di moneta dotata di valore intrinseco, cioè un bene che ha valore anche per usi non monetari (p.e. l’oro o l’argento) • Moneta fiat: la moneta priva di valore intrinseco è detta moneta a corso legale • I più dotti la definiscono anche moneta-fiat: nella lingua latina, un fiat è un ordine o un decreto, e la moneta-fiat è qualcosa che diventa moneta per decreto dello Stato • L’accettazione della moneta-fiat dipende sia dalle aspettative e dalle convenzioni sociali, sia dalle disposizioni di legge • La moneta a corso legale moneta priva di valore intrinseco, che viene considerato moneta per decreto dello Stato (p.e. banconote) info@matteomarcantognini.it
  • 11. La Quantità di Moneta nell’Economia • La quantità di moneta che circola in un sistema economico, detta stock di moneta, ha una forte influenza su molte variabili economiche • La prima cosa da prendere in considerazione è il circolante: le banconote e le monete metalliche nelle mani del pubblico • Il circolante è chiaramente il mezzo di scambio più diffusamente accettato nell’economia e senza alcun dubbio deve entrare a far parte dello stock di moneta • Ma il denaro contante non è l’unico strumento che si può utilizzare per acquistare beni o servizi • La maggior parte delle imprese accetta pagamenti con carte di debito, che consentono il trasferimento elettronico di somme di denaro dal conto corrente di chi acquista a quello di chi vende • In termini di convenienza per gli acquisti, la ricchezza detenuta in un conto corrente è quasi equivalente a quella conservata direttamente nel portamonete • Una misura dello stock di moneta, o aggregato monetario, deve quindi comprendere anche i depositi a vista, ovvero i saldi dei depositi bancari liberamente e immediatamente disponibili usando una carta di debito o compilando un assegno • Una volta inclusi i depositi a vista nello stock di moneta, si è indotti a prendere in considerazione anche l’ampia gamma di depositi di diversa natura che gli individui detengono presso le banche e altre istituzioni finanziarie info@matteomarcantognini.it
  • 14. Gli Aggregati Monetari • M1 (un aggregato «ristretto»), comprende: • Circolante • Assegni circolari • Depositi a vista • Altri depositi con assegni • M2 (un aggregato «intermedio»), comprende: • Tutto M1 • Depositi di risparmio e vincolanti a breve Libretti postali • Certificati di deposito bancari • M3 (un aggregato «ampio»), comprende: • Tutto M2 • Somme investite in pronti contro termine BOT e buoni postali fruttiferi info@matteomarcantognini.it
  • 19. Il ruolo delle banche centrali • Quando un sistema economico adotta un sistema di moneta a corso legale – come avviene in tutti i paesi economicamente sviluppati – deve esistere un’istituzione incaricata di regolamentare il sistema • Questo ruolo è svolto di norma dalla banca centrale, un’istituzione pensata per vigilare sul sistema bancario e regolamentare la quantità di moneta nell’economia, detta offerta di moneta • Le due banche centrali più importanti d’Europa sono la Banca centrale europea (BCE) e la Bank of England • Tra le principali banche centrali nel mondo troviamo la banca centrale degli Stati Uniti – la Federal Reserve – e quella del Giappone • In un sistema economico, la banca centrale ha il potere di incrementare o ridurre la quantità di moneta nell’economia • L’insieme di azioni intraprese dalla banca centrale per influenzare l’offerta di moneta è detta politica monetaria info@matteomarcantognini.it
  • 20. Le funzioni della Banca Centrale • Politica monetaria: Insieme di azioni volte a determinare l’offerta di moneta = OFFERTA MONETARIA • Vigilanza: Regola e controlla l’attività delle banche per promuovere il funzionamento del sistema monetario • Gestione del sistema dei pagamenti: Agisce da stanza di compensazione dei rapporti tra banche • Prestatore di ultima istanza: È la banca delle banche ➔ The Lender of Last Resort ➔ The Last Resort Lender info@matteomarcantognini.it
  • 21. Offerta Monetaria • L’offerta di moneta è la quantità di moneta disponibile nel sistema economico • Il processo con cui determina l’offerta di moneta si chiama creazione e distruzione di base monetaria • La base monetaria è il totale di banconote e monete in circolazione + quelle che vengono trattenute dalle banche • La banca centrale per modificare l’offerta di moneta ha un importante strumento a sua disposizione: le operazioni di mercato aperto, ossia la compravendita di attività finanziarie non monetarie con il settore bancario • Per esempio, la banca centrale può incrementare l’offerta di moneta creando circolante e utilizzandolo per acquistare obbligazioni dal pubblico nel mercato obbligazionario; a seguito dell’acquisto, il circolante addizionale rimane nelle mani del pubblico • Quindi, l’acquisto di obbligazioni da parte della banca centrale mediante un’operazione di mercato aperto ha l’effetto di accrescere l’offerta di moneta • Viceversa, se vuole ridurre l’offerta di moneta, la banca centrale può vendere al pubblico obbligazioni che detiene in portafoglio info@matteomarcantognini.it
  • 24. Le banche e l’offerta di moneta • Un caso semplificato: il sistema bancario a riserva totale • Per stabilire come le banche influenzino l’offerta di moneta, è utile immaginare un mondo senza banche, nel quale il circolante è l’unica forma di moneta: per essere concreti, ipotizziamo che la quantità totale di circolante sia di 100€ e che l’offerta monetaria sia di 100€ • Supponiamo ora che qualcuno apra una banca, la Prima Eurobanca, dedita esclusivamente a raccolta e deposito, cioè che accetti depositi ma non conceda prestiti • In altre parole, lo scopo di questa banca è offrire ai depositanti un luogo sicuro dove custodire il proprio contante • Se qualcuno deposita denaro, la banca lo chiude in cassaforte e lo conserva finché il depositante si presenta a reclamarlo o emette un assegno a fronte del proprio saldo • I depositi che le banche raccolgono ma non impiegano sono detti riserve • In questa economia immaginaria, tutti i depositi vanno a riserva, e un tale sistema economico è detto sistema bancario a riserva totale • Ogni euro depositato in banca riduce la quantità circolante e aumenta quella dei depositi a vista • Dunque se la banca detiene in forma di riserva tutta la propria raccolta, non influenza l’offerta di monet. info@matteomarcantognini.it
  • 27. Le banche e l’offerta di moneta • Il sistema bancario a riserva frazionaria è un sistema bancario in cui le banche detengono come riserve solo una frazione dei depositi In modo che le Banche creino moneta e aumentino liquidità del sistema: • La quota del totale dei depositi che la banca trattiene come riserve è detto tasso di riserva • Il tasso di riserva è determinato dalla regolamentazione bancaria e dalla strategia della banca stessa • La creazione di moneta: • Una banca può utilizzare in due modi un deposito ricevuto da un cliente: può tenerlo a riserva oppure darlo in prestito • Tanto le riserve quanto i prestiti sono attività della banca • Il processo di moltiplicazione della moneta presuppone che chi riceve il prestito in genere sceglie di depositare almeno una parte nella stessa o in un'altra banca • Si crea così nuovo deposito e quindi una nuova possibilità di prestito • Il meccanismo va avanti in funzione di due parametri cruciali: quanta moneta le banche mantengono come riserva e quanta moneta gli agenti detengono in forma di deposito • Il moltiplicatore monetario esprime la capacità del sistema bancario di generare moneta a partire dai depositi e dipende proprio da tali parametri info@matteomarcantognini.it
  • 33. Il moltiplicatore monetario • Il processo di creazione di moneta non si ferma a First Bank • Ipotizziamo che i prenditori di First Bank usino gli 800 euro ottenuti a prestito per acquistare beni e servizi da qualcuno che deposita il circolante presso Second Bank • Dopo il deposito Second Bank ha passività per 800 euro; se anche questa banca ha un tasso di riserva del 20%, trattiene a riserva 160 euro e impiega i restanti 640 euro per concedere prestiti • In tal modo Second Bank crea un’ulteriore offerta di moneta di 640 euro • Se i 640 euro fossero depositati presso Third Bank, e anche questa avesse un tasso di riserva del 20%, il suo bilancio presenterebbe attività pari a 128 euro di riserve e 512 euro di crediti • Il processo continua • Si scopre dunque che questo processo, pur potendo protrarsi all’infinito, non può creare una quantità infinita di moneta • Se si sommasse coscienziosamente la sequenza di numeri dell’esempio, si otterrebbe che da un deposito originale di 800 euro si ottiene un’offerta di moneta di 1600 euro • La quantità di moneta che un sistema bancario genera a partire da ogni euro di depositi è detto moltiplicatore monetario info@matteomarcantognini.it
  • 34. Il moltiplicatore monetario • Cosa determina il valore del moltiplicatore monetario? • La risposta è semplice: nella sua concezione più semplificata il moltiplicatore monetario è pari al reciproco del tasso di riserva • Se il tasso di riserva del sistema bancario è R, ogni euro di depositi genera 1/R euro di moneta • Nel caso estremo di riserva totale con un tasso di riserva del 100%, il moltiplicatore ha valore 1 e le banche non erogano prestiti né creano moneta • Nel nostro esempio a riserva frazionata del 20% ➔ R = 0,2, quindi il moltiplicatore monetario semplificato è m = 1 / R = 5 per cui la quantità totale di moneta M = 800*5 = 4000 • Questa formula dimostra che la quantità di moneta creata dal sistema bancario dipende dal tasso di riserva • Dunque, quanto più elevato è il tasso di riserva, tanto minore è la quota di depositi che la banca impiega, e tanto più basso è il moltiplicatore monetario • In realtà la formula completa del moltiplicatore monetario è data dal coefficiente di deposito = currency-deposit ratio = cr e dal coefficiente di riserva obbligatoria = reserve ratio = rr stabilito dalla banca centrale, nel nostro esempio: 𝒎 = 𝒄𝒓+𝟏 𝒄𝒓+𝒓𝒓 = 𝟎,𝟖+𝟏 𝟎,𝟖+𝟎,𝟏 = 𝟏,𝟖 𝟎,𝟗 = 𝟐 ⟹ 𝑴 = 𝟐 ∗ 𝟖𝟎𝟎 = 𝟏𝟔𝟎𝟎 info@matteomarcantognini.it
  • 40. Gli strumenti di controllo monetario della banca centrale • La banca centrale è responsabile del controllo dell’offerta di moneta nell’economia • Dopo aver analizzato il funzionamento del sistema bancario a riserva frazionaria e il suo effetto sull’offerta di moneta, siamo nelle condizioni di poter comprendere come la banca centrale porti a termine questo compito • Dato che in un sistema a riserva frazionaria le banche creano moneta, la banca centrale può esercitare solo un controllo indiretto sull’offerta di moneta • Quando la banca centrale decide di intervenire sull’offerta di moneta, deve valutare l’effetto delle proprie decisioni sul sistema bancario • La banca centrale dispone di tra strumenti per gestire la moneta: • Le operazioni di mercato aperto • Il tasso di rifinanziamento • La riserva obbligatoria info@matteomarcantognini.it
  • 44. Le operazioni di mercato aperto • Se desidera aumentare l’offerta di moneta, la banca centrale crea circolante e lo utilizza per acquistare titoli di stato dal pubblico nel mercato obbligazionario • Dopo l’acquisto, il nuovo circolante è nelle mani del pubblico, pertanto l’acquisto di titoli di stato mediante un’operazione di mercato aperto accresce l’offerta di moneta • Se invece desidera ridurre l’offerta di moneta, la banca centrale può vendere al pubblico i titoli di stato che detiene in portafoglio • Dopo la vendita, il circolante ricevuto in contropartita non è più nelle mani del pubblico • Di conseguenza, la vendita di titoli mediante le operazioni di mercato aperto riduce l’effetto di moneta • Per la precisione, le operazioni di mercato aperto discusse ora sono dette operazioni di mercato aperto definitive, perché ciascuna comporta l’acquisto o la vendita definitive di attività non monetaria dal o al settore bancario, senza un accordo corrispondente a effettuare una transazione di segno opposto a una data successiva info@matteomarcantognini.it
  • 47. Il tasso di rifinanziamento • La banca centrale fissa un tasso di interesse al quale è disposta ad erogare prestiti a breve termine alle banche • Per erogare prestiti al settore bancario, la banca centrale si avvale di una specifica forma di operazione di mercato aperto • La banca centrale stila un elenco delle attività che è disposta ad accettare come collaterale: si tratta generalmente di attività sicure, come titoli di stato o obbligazioni emesse da grandi imprese, per le quali il rischio di insolvenza dell’emittente è generalmente trascurabile • Il tasso di interesse applicato dalla banca centrale a questi prestiti è detto tasso di rifinanziamento • Dato che la banca centrale acquista le attività a condizione che chi le vendi accetti di riacquistarle in un momento successivo a un prezzo prestabilito, questo tipo di operazione di mercato aperto è spesso detta pronti contro termine o repo • Per capire come la banca centrale utilizzi le operazioni di pronti contro termine per controllare l’ offerta di moneta e come tali operazioni siano influenzate dal tasso di finanziamento, dobbiamo analizzare più attentamente il modo in cui le banche si erogano credito a vicenda e si indebitano presso la banca centrale info@matteomarcantognini.it
  • 48. Il Mercato Monetario • Le banche devono accantonare riserve a sufficienza per coprire i propri prestiti erogati e, di norma, mirano a mantenere un rapporto prestabilito tra riserve e depositi, detto tasso di riserva • Il tasso di riserva minimo obbligatorio può essere fissato dalle banche centrali, ma anche qualora ciò non avvenga le banche stesse stabiliscono autonomamente un tasso di riserva che considerano prudente • Dal momento che i depositi e i prelievi possono variare in maniera casuale, in ogni dato giorno alcune banche potrebbero trovarsi con riserve in eccesso, mentre altre potrebbero trovarsi a corto di riserve e dunque con un tasso di riserva troppo basso • Pertanto le banche tendono ad erogare prestiti a breve scadenza ad altre banche • In tal modo, le riserve in eccesso di una banca sono messe a disposizione degli istituti che hanno una penuria di riserve rispetto agli impieghi • Questo mercato delle riserve a breve termine è detta Mercato Monetario • Qualora nel mercato monetario vi sia una generale carenza di liquidità, il tasso di interesse a breve termine sui prestiti interbancari aumenta, mentre diminuisce nel caso in cui nel mercato monetario sia presente liquidità in eccesso • Una banca può cercare di ottenere liquidità vendendo attività non monetarie alla banca centrale e accettando contestualmente di riacquistarle dopo breve tempo = Pronti contro Termine • Il tasso di rifinanziamento è il tasso al quale la BCE eroga prestiti al settore bancario all’area dell’euro, mentre il tasso repo è il tasso al quale la Bank of England concede prestiti a breve termine alle banche britanniche info@matteomarcantognini.it
  • 51. La riserva obbligatoria • La banca centrale può influenzare l’offerta di moneta modificando la riserva obbligatoria, ovvero la percentuale minima dei depositi che le banche devono detenere a titolo di riserva • La riserva obbligatoria determina la quantità di moneta che il sistema bancario può creare per ogni euro di deposito • Un aumento del tasso di riserva obbligatoria costringe le banche a incrementare le riserve detenute a fronte di ogni euro raccolto e, quindi, a impiegarne una porzione inferiore per concedere prestiti • L’aumento del tasso di riserva perciò riduce il moltiplicatore monetario e l’offerta di moneta info@matteomarcantognini.it
  • 54. Il Quantitative Easing • Durante la crisi finanziaria del 2007-2009 le banche centrali hanno adottato nuove tattiche per cercare di sostenere l’economia • Uno di questi metodi è stato l’adozione di una Asset Purchasing Facility (APF), cioè di misure di allentamento monetario, note anche come quantitative easing (QE). • Dopo aver tagliato i tassi di interesse, le banche centrali avevano esaurito la possibilità di manipolare il costo del denaro nell’economia, e sono così passate ad azioni tese a stimolare l’attività economica attraverso l’aumento dell’offerta di moneta • Nel processo di QE la banca centrale acquista diversi tipi di attività finanziarie, il corrispettivo di queste operazioni di acquisto va ad accrescere le riserve depositate presso la banca centrale stessa • Acquistando attività finanziarie, la banca centrale di fatto provoca un aumento del saldo dei conti degli operatori che le vendono, con la finalità di incoraggiare le banche e le altre istituzioni finanziarie che beneficiano dell’iniezione di liquidità a erogare prestiti a consumatori e imprese, in modo da stimolare la domanda info@matteomarcantognini.it
  • 58. I problemi nel controllo dell’offerta di moneta • Il controllo della banca centrale sull’offerta di moneta non è completo dovuto a due problemi • Il primo problema è che la banca centrale non controlla la quantità di moneta che gli individui decidono di depositare presso le banche: quanto più aumentano i depositi bancari, tanto più aumentano le riserve bancarie e, di conseguenza, la quantità di moneta che il sistema bancario può creare • Questo fatto costituisce un problema perché se tutti gli individui perdessero la fiducia nelle banche e prelevassero tutti i soldi, il sistema bancario creerebbe meno moneta perché perderebbe le riserve • Il secondo problema del controllo monetario è che la banca centrale non può determinare la quantità di denaro che le banche decidono di impiegare • Il denaro depositato in banca contribuisce alla creazione di moneta in cui viene impiegato; se la banca decide di costituire riserve in eccesso rispetto all’obbligo disposto dalla banca centrale, controllare l’offerta di moneta diventa più problematico • Supponiamo che i banchieri diventino più pessimisti circa le condizioni generali del sistema economico e decidano di ridurre gli impieghi a favore di una maggiore accumulazione di riserve: l’offerta di moneta diminuirebbe senza che la banca centrale possa farci nulla • Dunque, in un sistema a riserva frazionaria la quantità di moneta nell’economia dipende, almeno in parte, dai comportamenti dei banchieri e degli individui; dato che la banca centrale non può ne controllare né prevedere con esattezza tali comportamenti, il suo controllo sull’offerta di moneta non è perfetto info@matteomarcantognini.it
  • 66. Cap 30 Crescita della Moneta e Inflazione • Nelle economie avanzate i prezzi tendono generalmente ad aumentare nel tempo • L’aumento del livello generale dei prezzi è detto inflazione • Gli economisti misurano l’inflazione come variazione percentuale dell’indice dei prezzi al consumo (IPC), del deflatore del PIL o di un altro indice del livello generale dei prezzi • L’inflazione può sembrare naturale e inevitabile ma in realtà non lo è affatto: in alcune economie nel diciannovesimo secolo ci sono stati lunghi periodi durante i quali i prezzi sono generalmente diminuiti: un fenomeno detto deflazione • Quindi con inflazione si intende il fenomeno di aumento nel livello generale dei prezzi • Il tasso di inflazione esprime la velocità di incremento del livello generale dei prezzi in un certo periodo • Un tasso di inflazione straordinariamente elevato di due, tre, quattro e anche cinque digiti viene detto iperinflazione (fenomeno monetario caratteristico di molti paesi sottosviluppati negli anni 80, di recente in Zimbabwe e attualmente in Venezuela) • Con il termine deflazione, invece, si indica la diminuzione del livello generale dei prezzi info@matteomarcantognini.it
  • 67. La teoria classica dell’inflazione • Inizieremo lo studio dell’inflazione sviluppando la teoria quantitativa della moneta • Questa teoria è detta classica perché è stata formulata nel XVIII secolo dai primi economisti, come Hume, ai quali spesso ci si riferisce con l’appellativo di economisti classici • Gli economisti ricorrono a tale teoria per spiegare le determinanti di lungo periodo del livello dei prezzi e del tasso di inflazione • L’inflazione è un fenomeno monetario che riguarda il valore della moneta, più che quello dei beni • Infatti P, il livello generale dei prezzi, è anche una misura del valore della moneta (pari a 1/P): se P cresce (=inflazione), il valore della moneta diminuisce perché con un’unità di moneta si possono comprare meno beni • Potrebbe essere utile esprimere questo concetto in forma matematica • Supponiamo che P sia il livello generale dei prezzi misurato, per esempio, dall’indice dei prezzi al consumo o dal deflatore del PIL • Questo significa che P misura la quantità di euro necessaria per acquistare un dato paniere di beni e servizi • Proviamo ora a rovesciare il concetto: la quantità di beni che si può acquistare con 1 euro è pari a 1/P; in altre parole, se P è il prezzo dei beni e dei servizi espresso in termini di moneta, 1/P è il valore della moneta misurato in termini di beni e servizi info@matteomarcantognini.it
  • 68. L’offerta di moneta • La banca centrale, insieme al sistema bancario, determina l’offerta di moneta • Se la banca centrale vende titoli di Stato con operazioni di mercato aperto, provoca una contrazione dell’offerta di moneta; se li acquista provoca un’espansione dell’offerta di moneta • Inoltre, se una parte di questo denaro viene depositato in banche che ne accantonano solo una parte a riserva, il moltiplicatore monetario amplifica l’effetto delle operazioni di mercato aperto sull’offerta di moneta • In questo capitolo ignoreremo gran parte delle complicazioni introdotte dalla presenza del sistema bancario e considereremo l’offerta di moneta come una variabile sotto il diretto controllo della banca centrale info@matteomarcantognini.it
  • 70. La domanda di moneta • Come accade per qualsiasi bene o servizio, la quantità domandata di moneta è determinata da molte variabili • La quantità di moneta che gli individui decidono di detenere dipende, per esempio, dalla diffusione delle carte di credito e dalla disponibilità di sportelli bancari automatici • La quantità domandata di moneta dipende dal tasso di interesse che si può ottenere utilizzando i fondi disponibili per acquistare obbligazioni anziché lasciarli depositati su un conto corrente infruttifero • Gli individui detengono moneta perché è il mezzo di scambio • La quantità di moneta che gli individui decidono di detenere per effettuare transazioni dipende dal prezzo dei beni e dei servizi che desiderano acquistare: quanto più alti sono i prezzi dei beni e dei servizi, tanta più moneta è necessaria in media per concludere una transazione e tanto maggiore è, quindi, la quantità di moneta che gli individui detengono in forma di circolante o depositi a vista • Questo significa che se il livello dei prezzi è elevato (cioè se il valore della moneta è basso) la quantità domandata di moneta è maggiore • La domanda di moneta dipende dalle due funzioni della moneta: mezzo di scambio e riserva di valore • Considerando la sola funzione mezzo di scambio, la domanda di moneta dipende dal prezzo dei beni: se P cresce, serve più moneta per comprare un dato paniere di beni info@matteomarcantognini.it
  • 72. L’equilibrio sul mercato monetario • Come tutti i mercati, anche il mercato monetario trova, nel lungo periodo un equilibrio in cui l’offerta uguaglia la domanda attraverso l’aggiustamento del valore della moneta, ovvero del livello generale dei prezzi • L’asse orizzontale del grafico riporta la quantità di moneta • L’asse verticale sinistra riporta il valore della moneta, 1/P, mentre quello destro mostra il livello dei prezzi, P • Si può osservare che l’asse destro è invertito rispetto a quello di sinistra: infatti, se il valore della moneta (asse sinistro) è alto, il livello dei prezzi (asse destro) è basso, e viceversa • Le due curve tracciate nel grafico rappresentano la domanda e l’offerta di moneta • La curva di offerta è verticale, perché abbiamo ipotizzato che la banca centrale determini direttamente la quantità offerta di moneta; la curva di domanda ha invece pendenza negativa, a indicare che quando il valore della moneta diminuisce, il pubblico desidera detenerne una quantità maggiore per poter soddisfare i propri bisogni di acquisto di beni e servizi. • In condizione di equilibrio (nel punto A del grafico) la quantità domandata di moneta è uguale alla quantità offerta, e l’equilibrio di domanda e offerta di moneta determina il livello generale dei prezzi e l’offerta di moneta info@matteomarcantognini.it
  • 75. L’effetto di un aumento dell’Offerta Monetaria • La Banca centrale aumenta l’Offerta Monetaria attraverso un’operazione di mercato aperto • L’offerta di moneta si sposta a destra ma non cambia la sua pendenza • Il valore di equilibrio della moneta diminuisce, e quindi il livello generale dei prezzi aumenta • L’aumento dell’offerta di moneta (e più in generale qualsiasi politica monetaria espansiva come p.e. la riduzione del Tasso Ufficiale di Sconto) ha un effetto inflazionistico nel lungo periodo info@matteomarcantognini.it
  • 78. La teoria quantitativa della moneta • La teoria quantitativa (TQM) è la teoria tradizionalmente usata per spiegare il livello generale dei prezzi e l’inflazione • Secondo la teoria quantitativa della moneta, la quantità di moneta disponibile nell’economia determina il valore della moneta stessa, sicché la crescita della quantità di moneta è la causa primaria dell’inflazione • E’ una teoria valida nel lungo periodo e si fonda su due tesi: • Il valore della moneta dipende nel lungo periodo dalla quantità di moneta presente nell’economia • La causa principale dell’inflazione è l’aumento della quantità di moneta • Uno dei cardini della TQM è la tesi secondo cui l’andamento delle variazioni dell’offerta di moneta conducono a variazioni del livello generale dei prezzi • Ma in quale modo questi cambiamenti monetari influenzano altre variabili macroeconomiche importanti come la produzione, l’occupazione, i salari reali e i tassi di interesse reali?info@matteomarcantognini.it
  • 79. La dicotomia classica e la neutralità della moneta • Hume e i suoi contemporanei ipotizzarono che tutte le variabili economiche possano essere divise in due classi: le variabili nominali, ovvero le variabili misurate in unità monetarie; e le variabili reali, ovvero le variabili misurate in unità fisiche • La suddivisione delle variabili economiche nelle due classi è detta dicotomia classica dato che si riferisce ai primi economisti • Le variazioni dell’offerta di moneta, secondo l’analisi classica, condizionano le variabili nominali e non quelle reali • Le variabili reali, come la produzione, i salari reali e i tassi di interesse reali rimangono invece invariate • Questa irrilevanza dei cambiamenti monetari per la determinazione delle variabili reali è detta neutralità della moneta • Se la banca centrale raddoppia l’offerta di moneta, il livello dei prezzi raddoppia, i salari nominali raddoppiano e tutti i valori espressi in unità monetarie raddoppiano • Se la banca centrale raddoppia l’offerta di moneta, tutti i prezzi raddoppiano e il valore dell’unità di conto si dimezza • In virtù della nuova unità di conto, tutte le misure delle variabili nominali raddoppierebbero, ma le variabili reali rimarrebbero inalterate info@matteomarcantognini.it
  • 80. La Velocità e l’Equazione Quantitativa • In Economia la Velocità del Denaro è il tasso con cui il denaro viene scambiato nelle transazioni cambiando di mani • Per calcolare la velocità della moneta si divide il valore nominale del prodotto (il PIL nominale) per la quantità di moneta • Se P è il livello dei prezzi (il deflatore del PIL), Y la quantità di prodotto (PIL reale) e M la quantità di moneta, la velocità della moneta si calcola con la formula: V = (P x Y)/M • Con una semplice manipolazione algebrica l’equazione può essere riscritta come: MV=PY • Viene detta equazione dello scambio perché mette in relazione la quantità di moneta (M) con il valore nominale del prodotto (P x Y) con il quale viene scambiata • Un aumento della quantità di moneta in un sistema economico può avere tre tipi di conseguenze: 1. un aumento del livello dei prezzi 2. un aumento della quantità di prodotto oppure 3. una diminuzione della velocità di circolazione della moneta • In genere, si osserva che la velocità di circolazione della moneta è stabile • Tale equazione (dovuta a Fisher 1892) è alla base della moderna TQM che propone due tesi: 1. P dipende da M 2. ΔP (variazione dei prezzi) è proporzionale a ΔM info@matteomarcantognini.it
  • 85. TQM in 5 passaggi 1. La velocità di circolazione della moneta è relativamente costante nel tempo 2. Dato che la velocità è stabile, quando la banca centrale modifica la quantità di moneta (M), provoca una variazione proporzionale del valore nominale della produzione (P x Y) 3. La quantità di beni e servizi (Y) prodotta nell’economia è determinata prevalentemente dall’offerta di fattori di produzione e dalla tecnologia disponibile ➔ In particolare, in base all’ipotesi di neutralità, la moneta non influenza la quantità di prodotto 4. Se la produzione (Y) viene determinata dall’offerta dei fattori di produzione e dalla tecnologia disponibile, allorché la banca centrale modifica l’offerta di moneta (M) e provoca variazioni proporzionali del valore nominale del prodotto (P Y), tali variazioni non possono che essere provocate da cambiamenti del livello dei prezzi (P) 5. Perciò, quando la banca centrale aumenta rapidamente l’offerta di moneta, la conseguenza è un elevato tasso di inflazione info@matteomarcantognini.it
  • 89. L’imposta da inflazione • Stampare moneta è un modo con cui un governo può finanziare la propria spesa, in alternativa alle imposte vere e proprie ed al debito pubblico • Tale metodo di finanziamento prende il nome di Signoraggio • In pratica il signoraggio è pari all’emissione di nuova moneta • Inoltre, aumentando l’offerta monetaria il governo riscuote una specie di tassa da chiunque detiene moneta, perché la moneta perde valore in termini de beni che si possono comprare con essa • Tale tassa prende il nome di imposta da inflazione • Il signoraggio e l’imposta da inflazione come metodi di finanziamento della spesa pubblica erano molto diffusi in passato • Oggi sono rilevanti solo per i governi dei paesi con elevata inflazione e sistema fiscale inefficiente • L’imposta da inflazione rappresenta le entrate che lo Stato ricava attraverso la creazione di moneta • Uno Stato che aumenta le proprie entrate stampando moneta preleva un’imposta da inflazione • L’imposta da inflazione non è esattamente come gli altri tributi, perché nessuno riceve cartelle esattoriali da pagare, ma agisce più subdolamente attraverso la crescita del livello generale dei prezzi e la perdita di potere d’acquisto della moneta detenuta dal pubblico • Dunque, l’imposta da inflazione è un’imposta sul possesso di moneta info@matteomarcantognini.it
  • 94. Crescita della Moneta e Iperinflazione • La causa delle iperinflazione è la crescita incontrollabile dell’offerta monetaria • La domanda di denaro cresce a causa dell’aumento dei prezzi • L’aumento dei prezzi obbliga a stampare moneta • La banca centrale non è capace di ridurre la crescita monetaria per che deve soddisfare una domanda crescente di denaro a scopo transazionale • Il bilancio dello stato diviene altamente deficitario per che la riscossione impositiva in termini reali è inferiore dovuto al ritardo = delay che si ha in termini di perdita di valore della moneta • Quindi la banca centrale non è capace di ridurre la crescita del denaro e deve fare una politica monetaria accomodante affinché il deficit primario ➔G – T sia coperto con il Signoraggio ovvero l’imposta dell’inflazione • Il risultato è una veloce crescita della moneta e iperinflazione • Essendoci un delay nella riscossione delle tasse, le entrate fiscali reali non coprono la spesa del governo, ragion per cui il governo ricorre al signoraggio • Spirale dell’Inflazione = rapida creazione di moneta conduce a iperinflazione, iperinflazione conduce ad un enorme deficit fiscale, un enorme deficit fiscale conduce ad una ancora più rapida crescita della moneta in circolazione • Il fenomeno si ferma solo con una profonda riforma fiscale che riduce la spesa G e aumenta le tasse T info@matteomarcantognini.it
  • 97. La TQM e l’effetto Fisher • Per comprendere la relazione che intercorre tra moneta, inflazione e tasso di interesse, si deve rammentare la distinzione tra tasso di interesse nominale e tasso di interesse reale • Tasso di interesse reale = tasso di interesse nominale - tasso di inflazione • Tasso di interesse nominale = tasso di interesse reale + tasso di inflazione • Questo significa che quando la banca centrale aumenta l’offerta di moneta, nel lungo periodo aumentano sia il tasso di inflazione sia il tasso di interesse nominale • Questo adattamento del tasso di interesse nominale al tasso di inflazione è detto effetto Fisher, dal nome dell’economista Irving Fisher (1867-1947), che fu il primo a studiarlo • Quindi l’effetto Fisher è la relazione diretta e unitaria tra il tasso di inflazione e il tasso di interesse nominale e rappresenta il fenomeno per cui al crescere del tasso di inflazione aumenta anche l’interesse nominale (mentre a causa della dicotomia classica il tasso reale rimane invariato) info@matteomarcantognini.it
  • 102. Il costo di detenere moneta se l’inflazione attesa è positiva • Tenere liquidità in eccesso ha il costo opportunità del mancato interesse nominale non percepito se 𝜋 > 0% 𝑒 𝑖 = 𝑟 + 𝜋 • Questa liquidità eccedente perde valore con l’inflazione e quindi fa perdere potere d’acquisto per che il valore di detta liquidità dopo un anno è: 𝑳𝒕+𝟏 = 𝑳𝒕/(𝟏 + 𝝅) • Più esattamente, il costo opportunità è dato dall’interesse nominale che si lascia di percepire detenendo liquidità eccedente non investita per lo meno in un asset libero di rischio o a rischio controllato come una obbligazione governativa indicizzata all’inflazione o un conto di risparmio • Infatti dall’Equazione di Fischer se investiamo la liquidità eccedente avremo mantenuto potere d’acquisto per che: 𝑳𝒕+𝟏 = 𝑳𝒕 ∗ (𝟏 + 𝒓 + 𝝅) • Invece se non investiamo perdiamo potere d’acquisto per che il valore della liquidità detenuta senza investire nell’asset a rischio controllato è: 𝑳𝒕+𝟏 = ൗ 𝑳𝒕 (𝟏 + 𝒓 + 𝝅) info@matteomarcantognini.it
  • 104. I costi dell’inflazione • Gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da inflazione contenuta, ma questa variabile macroeconomica rimane sotto stretta osservazione • Uno studio recente ha dimostrato che la parola inflazione è il termine economico che ricorre con maggiore frequenza sui quotidiani statunitensi; il secondo posto è occupato da disoccupazione, il terzo da produttività • L’inflazione è analizzata e discussa con tanta attenzione e intensità perché è considerata uno dei problemi più seri dell’economia • In genere si ritiene che l’inflazione riduca il potere di acquisto dei redditi nominali e quindi abbassi il tenore di vita • In realtà l’inflazione dei prezzi di acquisto di beni e servizi significa anche l’inflazione dei redditi dei venditori (inclusi i venditori di servizi di lavoro) • Quindi se tutti i prezzi aumentano contemporaneamente e in pari misura i redditi nominali varierebbero allo stesso ritmo del livello generale dei prezzi: non vi sarebbe alcun effetto reale e nessuno perderebbe nulla • Tuttavia, anche se questo fosse vero l’inflazione sarebbe comunque da evitare perché provoca dei costi rilevanti (e allora essa ha anche un effetto reale) info@matteomarcantognini.it
  • 105. Perdita di potere d’acquisto? Un errore comune • Se domandaste all’uomo della strada perché considera l’infrazione un male, direbbe che la risposta è ovvia: l’inflazione riduce il potere d’acquisto del reddito che si è guadagnato con il duro lavoro • All’aumentare dei prezzi, con ogni unità monetaria si possono acquistare meno beni e servizi ed è perciò immediato supporre che l’inflazione faccia diminuire direttamente il tenore di vita • Ma questa risposta non regge a un’analisi più approfondita • Se tutti prezzi aumentano, i compratori pagano un prezzo maggiore per beni e servizi che acquistano ma, allo stesso tempo, anche i venditori di beni servizi vengono pagati di più perciò che vendono. • Dato che la maggior parte degli individui si guadagna da vivere vendendo un servizio, l’inflazione del reddito va di pari passo con quella dei prezzi • Pertanto l’inflazione in se stessa non riduce il potere d’acquisto reale degli individui • Ma se il reddito nominale tende a tenere il passo dell’aumento dei prezzi, perché l’inflazione è un problema? • A questa domanda non è possibile dare un’unica risposta: gli economisti hanno individuato diversi costi dell’inflazione, alcuni dei quali dimostrano che, nella realtà, la crescita dell’offerta di moneta ha qualche effetto sulle variabili economiche reali info@matteomarcantognini.it
  • 106. Inflazione Attesa: Il costo delle suole • Il costo di ridurre la quantità di moneta detenuta in forma liquida è detto costo delle suole, perché recarsi più frequentemente in banca fa consumare più rapidamente le suole delle scarpe • Naturalmente né il termine né l’analogia vanno presi troppo alla lettera: il costo effettivo della riduzione della quantità di moneta detenuta in forma direttamente liquida non è rappresentato dal logoramento delle suole delle scarpe, ma dal tempo e dalle opportunità che vengono sacrificati allo scopo di minimizzare la quantità di denaro contante detenuto. • Quindi il costo delle suole sono le risorse sprecate quando l’inflazione incentiva gli individui a ridurre la quantità di moneta detenuta in forma direttamente liquida info@matteomarcantognini.it
  • 107. Inflazione Attesa: Il costo dei listini • La maggior parte delle imprese non aggiorna quotidianamente il prezzo dei propri prodotti; di solito i prezzi vengono resi pubblici e lasciati invariati per settimane, mesi o perfino anni • Questo accade perché cambiare i prezzi comporta un costo • Il costo di modificare i prezzi e detto, nel gergo degli economisti, costo dei listini, un termine che deriva dei costi sostenuti dalle imprese per cambiare i listini dei prezzi • Il costo dei listini comprende costi sostenuti per determinare il nuovo livello dei prezzi, per stampare i nuovi listini e nuovi cataloghi e inviarli a rivenditori e consumatori, per pubblicizzare i nuovi prezzi e persino per gestire le lamentele della clientela causate dalla variazione dei prezzi • L’inflazione cresce il costo dei listini sopportato dalle imprese • In un sistema economico con un tasso di inflazione molto contenuto, una revisione annuale dei listini è una strategia adeguata; ma con un tasso di inflazione elevata, la revisione annuale potrebbe rivelarsi insufficiente • Durante gli episodi di iperinflazione, per esempio, le imprese devono cambiare i listini quotidianamente, o perfino più volte al giorno, per mantenere i propri prezzi allineati agli altri. info@matteomarcantognini.it
  • 108. La distorsione dei prezzi relativi e la cattiva allocazione delle risorse • Supponiamo che ogni anno a gennaio una trattoria stampi un nuovo menu con i nuovi prezzi e che lasci i prezzi inalterati per tutto l’anno • In assenza di inflazione i prezzi relativi della trattoria – ovvero i prezzi delle sue pietanze in rapporto agli altri prezzi dell’economia – resterebbero costanti per tutto l’anno • Ma se l’inflazione fosse del 12% all’anno, i prezzi relativi della trattoria diminuirebbero automaticamente dell’1% al mese • I prezzi dei piatti serviti in trattoria sarebbero relativamente più elevati all’inizio dell’anno che alla fine; e quanto maggiore è il tasso di inflazione, tanto maggiore è questa variazione automatica • Quindi, dato che i prezzi cambiano solo una volta all’anno, l’inflazione provoca variazioni dei prezzi relativi più pronunciate di quanto sarebbero altrimenti • Quando l’inflazione distorce i prezzi relativi, le decisioni dei consumatori ne vengono influenzate e i mercati non sono più in grado di allocare le risorse in maniera efficiente info@matteomarcantognini.it
  • 109. Il drenaggio fiscale • La maggior parte delle imposte provoca distorsioni del sistema degli incentivi, causa cambiamenti nel comportamento degli individui e conduce a una allocazione inefficiente delle risorse dell’economia • Molte imposte, tuttavia, diventano ancora più problematiche in presenza di inflazione • La ragione risiede nel fatto che il legislatore, nel formulare le norme tributarie, spesso omette di prendere in considerazione l’inflazione • Gli economisti che si sono dedicati allo studio dei sistemi tributari sono giunti alla conclusione che l’inflazione tende ad aggravare l’onere fiscale sui redditi derivanti dal risparmio • Il sistema fiscale non è indicizzato quindi l’inflazione aumentando i redditi nominali dei contribuenti, fa crescere il carico fiscale, distorcendo così l’allocazione delle risorse • Infatti, se aumentano i prezzi delle azioni il soggetto deve pagare le imposte sui guadagni in conto capitale (anche se l’aumento dei prezzi delle azioni è solo il riflesso dell’aumento generalizzato di tutti i prezzi) • Lo stesso avviene per le imposte che gravano sull’aumento degli interessi nominali percepiti dai credito • Si ha una distorsione indotta dall’inflazione in presenza di imposte sul reddito progressive: l’inflazione fa approdare il contribuendo ad uno scaglione di reddito nominale più alto, su cui grava un’aliquota di imposta più elevata • A parità di reddito reale, si pagano quindi più imposte info@matteomarcantognini.it
  • 112. Inflazione Inattesa: la redistribuzione arbitraria della ricchezza • Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato • Il debitore infatti, si impegna contrattualmente a pagare un dato interesse nominale che in assenza di perfetta indicizzazione, corrisponde però ad un minore interesse reale (equazione di Fisher) • Più in generale l’inflazione impoverisce in termini di potere di acquisto reale tutti coloro che, in assenza di indicizzazione, non hanno la possibilità di aggiustare il proprio prezzo perché godono di un reddito fisso (p.e. i pensionati) • Ma l’inflazione ha anche un costo aggiuntivo nel caso in cui giunga inaspettata • L’inflazione inattesa ridistribuisce la ricchezza tra i soggetti economici secondo un criterio che nulla ha a che vedere con il merito e il bisogno • Variazioni inattese dei prezzi ridistribuiscano la ricchezza tra debitori e creditori • L’iperinflazione arricchisce lo studente a spese della banca, perché il valore reale del debito diminuisce e lo studente può rimborsare il prestito con una moneta che ha un valore inferiore a quello che aveva previsto info@matteomarcantognini.it
  • 116. L’incertezza indotta dalla variabilità dell’inflazione • Il costo dell’inflazione inattesa è importante da considerare, soprattutto in associazione con un altro fatto: la variabilità e l’incertezza dell’inflazione sono particolarmente elevate quando il tasso di inflazione è alto • La presenza di inflazione inattesa rende più difficile operare le scelte economiche perché il sistema dei prezzi relativi diviene inaffidabile • Si dice quindi che l’inflazione aumenta l’incertezza • In particolare, un’inflazione molto elevata è anche più variabile (cioè può oscillare maggiormente attorno al valore medio) • Ciò induce ulteriori difficoltà ed incertezze nelle decisioni economiche degli agenti info@matteomarcantognini.it
  • 118. L’inflazione è cattiva ma la deflazione è peggio • Se in una economia i prezzi cadono e i saldi monetari M/P si valorizzano nel tempo, si verifica la deflazione attesa • Detenere denaro anziché avere un costo ha un beneficio per che 𝜋 è 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑒 𝑙′ 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑖 < 𝑎𝑙𝑙′ 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒 𝑟 ⇒ 𝑖 = 𝑟 − 𝜋 • L’offerta monetaria si contrae e come il caso del Giappone in anni passati recenti che il livello generale dei prezzi tende a cadere • Se il fenomeno non è contrastato da una giusta combinazione di politica monetaria e fiscale si ha deflazione, e quindi gli agenti rimandano le loro spese in attesa che i prezzi cadano data la deflazione attesa • I redditi nominali diminuiscono e quindi la spesa e il PIL decrescono • Il sistema economico può entrare in una lunga recessione per la caduta della domanda e quindi della spesa e della produzione • Il fenomeno della deflazione è molto negativo per che è deflazione attesa che genera recessione e disoccupazione info@matteomarcantognini.it
  • 120. Un Beneficio dell’inflazione • La BCE, la FED e le banche centrali dei paesi che hanno politiche economiche monetarie e fiscali coerenti , cercano di mantenere la stabilità del livello generale dei prezzi • Ma questa stabilità non significa inflazione zero ma un livello compreso fra il 2% e il 4% annuo, in modo tale di mantenere il livello di occupazione e non causare recessione • Se il livello generale dei prezzi diminuisce ci sono attese negative, recessione e disoccupazione • Inoltre la politica della scala mobile richiede che ogni anno i lavoratori abbiano un salario aggiustato all’inflazione attesa, ragion per cui se l’inflazione attesa è zero o negativa si può generare scontento nella massa di lavoratori • Come vedremo più avanti la legge di Okun stabilisce che un’inflazione attesa moderata genere attese positive sul PIL e inoltre per la legge di Philips una variazione positiva moderata nel livello dell’inflazione implica un basso livello naturale = strutturale di disoccupazione info@matteomarcantognini.it