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Introduzione




Questo lavoro di tesi si pone come obiettivo quello di dare risalto e importanza

all‟attività della casa editrice milanese Marcos y Marcos fondata da Marco

Zapparoli, e da Claudia Tarolo poi, all‟inizio degli anni Ottanta. Con i suoi trent‟anni

di esperienza la coppia di editori è riuscita a distinguersi all‟interno del mercato

editoriale italiano, per la scelta di strategie controcorrente, per la produzione di una

narrativa giovane, originale e innovativa, ma non per questo priva di riferimenti

culturali, e per la riscoperta di classici del passato ormai dimenticati dal grande

pubblico.

Nella prima sezione si fornisce una breve storia della casa editrice suddivisa per i

suoi tre decenni di vita, che mira a sottolineare i cambiamenti di cui è stata oggetto e

l‟evoluzione dei libri, sia stranieri che italiani, editi dai due editori. All‟inizio Marco

Zapparoli era affiancato dall‟amico Marco Franza, quando negli anni Novanta

quest‟ultimo lascia la casa editrice, Zapparoli prosegue il suo cammino da solo,

senza farsi scoraggiare. Il passaggio verso il nuovo Millennio coincide invece

l‟arrivo della Tarolo e del grafico Lorenzo Lanzi che danno una svolta decisiva

all‟immagine della Marcos y Marcos. Nonostante i mutamenti intercorsi in questo


                                            1
periodo la coppia milanese mantiene salda l‟idea di affiancare ad una narrativa

insolita e geniale la realizzazione di una solida poesia. I primi anni sono caratterizzati

da una riscoperta di classici del passato come Italo Svevo, Iginio Ugo Tarchetti,

Mario Luzi, Novalis, Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, mentre la

produzione in versi si avvale di figure come George Heym, Dino Campana, Arturo

Onofri, e Giovanni Orelli. Tali autori sono inseriti nella collana Biblioteca germanica

e nella serie Le foglie. Prima dell‟avvento di Lanzi le edizioni si caratterizzavano per

uno stile ricercato e dalle tirature limitate, che Zapparoli definirà successivamente

come Vintage.

Dopo queste pubblicazioni e con l‟aiuto della Tarolo il catalogo della casa editrice si

arricchisce di una nuova collezione intitolata Gli alianti. Quest‟ultima diventa la

vetrina fondamentale della MyM nella quale sono inseriti nuovi scrittori inediti come

Cristiano Cavina, Fulvio Ervas, Michael Zadoorian, Jasper Fforde, Ángeles Caso e

tanti altri. Compaiono anche poeti emergenti come Fabio Pusterla e Umberto Fiori.

Gli alianti, grazie alla mano del disegnatore Lanzi, appaiono colorati, spiritosi, dalle

copertina accattivanti e ben distinguibili dalle altre case editrici.

La seconda parte del lavoro fornisce una panoramica della narrativa proposta dagli

editori della Marcos y Marcos. Come si potrà notare, la nostra attenzione si è

focalizzata esclusivamente sulla presentazione degli autori italiani, in quanto ci è

sembrato che, nell‟ambito degli studi di cultura editoriale, avesse più importanza per

noi realizzare un quadro esaustivo dei libri nazionali.

Tale panoramica è stata delineata attraverso la strategia editoriale adottata da

Zapparoli e Tarolo, fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile

nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet. Tuttavia la



                                             2
rassegna tenta di seguire la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva

consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della MyM lungo l‟asse

diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine sulla

politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle idee

di letteratura portate avanti dalla casa editrice.

Infine, la terza sezione di questa tesi delinea nel dettaglio le caratteristiche che

rendono la casa editrice milanese degna di una maggiore attenzione. Inizialmente

viene descritto il rapporto con gli scrittori, con i lettori e i librai, per poi analizzare

l‟intera fase del lavoro editoriale. Essa è realizzata da tutti gli addetti della Marcos y

Marcos senza che vi siano differenze di ruoli, creando un ambiente in cui si sviluppa

uno scambio proficuo di idee e contributi atti a migliorare ogni edizione. Qualche

accenno è poi fornito sul progetto grafico voluto da Zapparoli e Tarolo, poiché

anch‟esso concorre a tratteggiare l‟immagine fedele e particolare della loro attività.

Infine, nonostante avessimo cercato di rivelare l‟unicità della casa editrice milanese,

si è tentato comunque di trovare delle affinità tra la coppia di editori e quelli che

sono gli editori protagonisti artefici delle politiche editoriali più importanti dello

scorso secolo. Le ultime pagine sono invece dedicate ad un‟espisiozione, seppur

riassuntiva, della letteratura straniera pubblicata dalla MyM e al rapporto che

Zapparoli e Tarolo hanno instaurato con la città di Milano, sede e ambiente in cui

cresce la loro attività.




                                             3
Trent’anni di storie




1.1. L’inizio della casa editrice



La Marcos y Marcos nasce nel 1981 dalla travolgente passione per i libri nutrita da

due studenti dell‟Università Statale di Milano poco più che ventenni, Marco Franza e

Marco Zapparoli, che sognavano di fondare una casa editrice di nicchia.

Il suo bizzarro nome trae origine dall‟amicizia che intrattennero con un poeta cileno,

di quelli che vendono oggettini in via Festa del Perdono, il quale, intenerito

dall‟ambizioso progetto dei due ragazzi, quando riuscì a pubblicare la sua prima

raccolta in versi la dedicò proprio a loro: «para Marcos y Marcos con todo cariño».

In principio la MyM più che una casa editrice è una piccola mansarda, trasformata in

un instancabile laboratorio in via Settala, a due passi da Porta Venezia. All‟epoca

non esisteva il computer e il lavoro era fatto tutto su carta e giri di bozze. Il clima

editoriale era in fermento, nascevano dibattiti ad ogni decisione di pubblicare un

titolo o un autore e la politica era un aspetto molto rilevante.

Qui i due amici inventano, assemblano e spediscono nel mondo edizioni numerate

che sembrano uscite dal ciclostile di un gruppo scout. I titoli della prima collana


                                            4
Biblioteca germanica sono un‟alternanza di poesia e narrativa tedesca, le due

passioni di Zapparoli. Non a caso il volume iniziale è una collezione di poesie

surrealiste di George Heym. Subito dopo arriva la serie Le foglie in cui l‟occhio è

rivolto ad autori classici come Leonardo da Vinci, Italo Svevo, Mario Luzi, Novalis,

Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, e tra i poeti italiani, Alessandro Ceni e

Arturo Onofri. Le edizioni sono di 16 o 32 pagine con carta fabbricata a mano e

splendidi caratteri Garamond. Le tirature iniziali consistono di 500-1.000 copie.

Quella di testa riporta illustrazioni ad acquaforte per i trenta amici che al costo di

50.000 £, comprano in abbonamento i primi libri, mentre le altre recano stampe

d‟artista o riproduzioni del manoscritto originale. Come ammette lo stesso Zapparoli:

      L‟idea originale era quella di inseguire, chiaramente nella debita proporzione, il

      catalogo di editori come Guanda o Franco Maria Ricci: stampare dei volumi che

      coniugassero l‟eleganza delle edizioni, magari numerate, a tiratura limitata e

      impreziositi da riproduzione iconografiche, di grandi piccoli classici purtroppo

      dimenticati.1


Ben presto gli editori, forti dell‟entusiasmo mostrato dalla piccola cerchia di lettori

alla quale si erano rivolti inizialmente, cercano di ampliare il loro pubblico. Il lettore

a cui si indirizza la MyM è un “ricercatore” che ama la letteratura straniera e si affida

alla curiosità, apprezza sia la qualità di una veste grafica ben curata che il contenuto

di un libro dallo stile originale. Non ha infatti paura di esplorare nuovi territori

letterari e si lascia incantare dalle piacevoli riscoperte di classici del passato. Il

lettore MyM è dunque molto simile ai due editori: condivide con loro una

consolidata e sfrenata passione per i libri.


1
    G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 12.


                                                   5
Nei primi tre anni, dall‟1981 all‟1983, sono gli stessi Zapparoli e Franza a piegare i

quarti sciolti e a distribuirli personalmente presso librerie e librai che, piuttosto

incuriositi, offrono loro qualche spazio ospitando alcune copie.

    C‟era molta militanza -anche come semplice comportamento- all‟interno della

    macchina editoriale e nella vendita […] Il mio punto di partenza di allora è stato

    quello di guardare come lavoravano queste persone, far loro delle domande […]

    Lunghe telefonate con editori e puntate dai librai, in particolare due: Fausta Bizozzero

    di Utopia e Amilcare Di Francesco della Feltrinelli Santa Tecla.2


Fuori Milano Zapparoli e Franza affidano la distribuzione ad alcuni amici e nelle

altre regioni firmano i primi piccoli contratti con distributori locali. «Marcos y

Marcos è nata un po‟ alla volta. Per qualche anno è stata piccolissima, poco più che

un sogno, poi si è evoluta pian piano, sempre più intenta a mettere radici piuttosto

che a crescere troppo rapidamente in altezza».3

Nel 1983 nuovi titoli arricchiscono la collana Le foglie, il filo rosso dedicato al

rilancio di grandi autori raccoglie testi di poesia e narrativa contemporanea in cui

sono inseriti, tra gli altri, Chester Himes, Walker Percy, e Thompons Carlene. La

veste grafica muta in un motivo molto semplice, spesso di un pittore celebre del

Novecento: Arp, Braque,o Kleen, e le copertine si colorano di tinte pastello.

L‟ambiente in cui cerca di farsi spazio la MyM è una città degli anni Ottanta il cui

stile può essere riassunto nel famoso slogan “Milano da bere”.4 Nel capoluogo

lombardo converge il potere socialista del periodo craxiano, caratterizzato dal

2
  G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 74.
3
  G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 31.
4
  “Milano da bere” era lo slogan di una campagna finalizzata alla ricostruzione dell‟immagine
dell‟amaro Ramazzotti di Marco Mignani del 1987. In realtà finì per delineare l‟ambiente socialista
della città, e nei primi anni Novanta venne usato con connotazioni negative per descrivere gli
esponenti politici e imprenditoriali coinvolti nell‟inchiesta Mani pulite.


                                                 6
benessere diffuso, dal rampantismo di ceti sociali emergenti e influenzato dal mondo

della moda. Ciononostante tale periodo coincide con una pesante crisi finanziaria e la

conseguente recessione economica. Per rendersene conto basta guardare al settore

dell‟editoria libraria che vive un momento di paralisi e soffocamento causato

dall‟alto costo del denaro e dal ritmo dell‟inflazione. Il “best seller all‟italiana”5,

modello narrativo degli anni Sessanta, subisce un brusco calo: i titoli di narrativa

scendono dal 25% al 13% insieme alla saggistica, mentre incrementano i consensi la

manualistica pratica e il romanzo “rosa”6 con il lancio di serie come Harmony, nata

dall‟accordo tra Mondadori e la società Harlequin che possedeva i diritti sui volumi

tradotti, o Blue Moon di Curcio. Per risanare le perdite le case editrici ripensano ai

loro assetti in termini imprenditoriali e spesso si riorganizzano attraverso l‟afflusso di

capitali e progetti esterni, puntando a un‟ottimizzazione dei processi produttivi e a un

progressivo ampliamento del mercato. Tuttavia fanno il loro ingresso nel settore

svariate iniziative come Piemme e la Marcos y Marcos. «Siamo nati nell‟81 quando a

corso Manzoni sfilavano i dipendenti della Feltrinelli in crisi -ricorda Zapparoli in

un‟intervista- ma la crisi faceva venire voglia di fare. Ed era un‟epoca di dibattito

politico e culturale».7

Ciò che in principio sembra solo un‟avventura inizia a concretizzarsi seriamente, ma

a questo punto Marco Franza lascia il progetto perché, essendo più che altro un




5
  Il “best seller all‟italiana” è quel tipo di romanzo che coniuga, negli anni Sessanta e Settanta, qualità
letteraria con elementi accattivanti per il consumo e la vendita del libro stesso. Cfr. G. C. Ferretti, Il
best seller all’italiana, Laterza, Bari 1983.
6
  «Il romanzo “rosa” è un tipo di romanzo seriale e ripetitivo in cui l‟attenzione è focalizzata sulle
vicende amorose di eroi e eroine travolti dal destino del proprio sentimento. Rispetto al classico
romanzo sentimentale è più anonimo e standardizzato». Cfr. M. Rak, Rosa: la letteratura del
divertimento amoroso, Donzelli editore, Roma 1999, pagg. 44-46.
7
  M. S. Palieri, Marcos, correva l’anno…, in «L‟Unità», 4 marzo 2011, pag. 37.


                                                    7
teorico e un intellettuale, non voleva veder contaminato il suo amore per i libri dal

commercio e dalle leggi di mercato. Comincia così un lungo periodo mono-marcos8.

Nel 1985 l‟editoria ottiene un sostanziale recupero puntando sulla tecnologia,

l‟innovazione e la promozione. Scomparsa ormai la figura dell‟ “editore

protagonista”9, «l‟idea di cultura si concretizza nella formazione del “catalogo”, vale

a dire nel complesso degli autori che costituiscono nel tempo il vero patrimonio della

casa editrice».10

Sebbene il mercato tenda a creare molte comunità di lettori diversi, marginalizzati da

una collettività che punta all‟omogeneizzazione di ogni esperienza culturale,

compresa la lettura, Zapparoli sembra voler seguire la diversa strada inaugurata negli

anni Settanta da Calvino con Centopagine e conclusa proprio in questo periodo:

ovvero una riabilitazione del romanzesco, attraverso la lettura di vecchie e nuove

opere in chiave moderna e attualizzante.

Nel 1986 Zapparoli riceve il suo primo successo con Storie per bambini di Peter

Bichsel che sfiora le 10.000 copie vendute. E alla fine del decennio la collana Le

foglie si arricchisce dei titoli di Giovanni Galdini, Dino Campana, Gaetano Neri e

Ludovico Geymonat. Viene pubblicato anche il primo libro in versi di Fabio

Pusterla, considerato dalla critica uno dei migliori poeti italiani contemporanei, che

sancisce l‟esordio di una lunga e intensa collaborazione con l‟editore. A differenza

dell‟ambiente circostante la Marcos y Marcos decide di proseguire senza rinunciare

a un progetto editoriale preciso e ben delineato, tentando di fornire al lettore sia una

8
  Cfr. http://www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html.
9
  L‟editore protagonista è «un editore capace di imprimere una forte personalizzazione al suo progetto
e all‟intero processo che va dalla scelta del testo alla veicolazione del prodotto». Sono da considerare
tali tutti i personaggi che dagli anni Trenta fondano le più grandi case editrici del secolo, Valentino
Bompiani, Giulio Einaudi, Arnoldo Mondadori, Angelo Rizzoli e Aldo Garzanti. Cfr. G. C. Ferretti,
Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Einaudi, Torino 2003, pagg. 4-5.
10
   A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, Editrice Bibliografica, Milano 2004, pag 139.


                                                   8
lettura di intrattenimento gradevole che una ricezione consapevole dei contenuti e dei

valori trasmessi dai testi pubblicati.

In particolare, qui l‟editore si pone in risalto poiché è riuscito, facendo propria la

“filosofia del catalogo”, a creare una casa editrice che seleziona i propri titoli

basandosi sull‟istinto di chi «esce a caccia e si fa guidare dal fiuto»11 compiendo

scelte temerarie, originali e controcorrente. Tale modo di operare all‟interno

dell‟editoria sembra richiamare alla mente alcune delle caratteristiche degli “editori

protagonisti” artefici delle politiche editoriali dei decenni precedenti. L‟elemento

rilevante che rende l‟attività della MyM oggetto di un‟attenzione più approfondita

risiede dunque nel fatto che questa maniera di “sentire” il mestiere dell‟editore da

parte di Zapparoli coincide ormai con l‟immagine stessa della casa editrice,

influenzando non solo la produzione ma anche la promozione e la vendita dei libri.




1.2. Gli anni Novanta



Il secondo periodo di vita della Marcos y Marcos è caratterizzato da un riassesto

della casa stessa. Una produzione di libri più corposa coincide con il trasferimento

della sede negli ampi locali di via Padova, redazione e magazzino insieme, con

colonne di libri molto suggestive sparse dappertutto. Nel 1990 Zapparoli affida la

distribuzione dei suoi volumi alla Garzanti e nel 1995, quando questa viene




11
  G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32.


                                                 9
smembrata e acquisita da altri, la MyM passa alle Messaggerie libri instaurando la

collaborazione con Promedi12 per quanto concerne la promozione.

Nel contempo la frammentazione del pubblico attuata nello scorso decennio si rende

ancor più evidente attraverso la moltiplicazione di richieste. Per far fronte a tale

diversificazione, nonostante il calo dei libri e la crisi in corso, si assiste ad un

allargamento del settore dei tascabili.

Nel 1992 esplode il fenomeno dei Millelire di Stampa Alternativa e nel 1995 della

sottocollana I miti di Mondadori. Scorgendo nel loro successo una via d‟uscita, molte

sigle iniziano così un massiccio processo di “tascabilizzazione” dell‟editoria:

     Uno sbilanciamento inconsapevole di tutta l‟editoria verso il tascabile, inteso più come

     espressione di un concetto e di una funzione che non come tipologia di formati e

     livelli di tiratura. Essendo infatti diventato il tascabile un punto di riferimento primario

     per un pubblico sempre più vasto, e trovandosi tutto il resto quasi a girargli intorno

     come se fosse una produzione di nicchia, si era arrivati in pochi anni a “tascabilizzare”

     gran parte dell‟editoria.13


Tuttavia il mercato stenta a risalire e le esperienze dei Millelire e de I miti rimangono

episodi che nel giro di poco tempo esauriscono le proprie fortune.

Alla Marcos y Marcos si lavora, invece, puntando su tutt‟altra direzione. Dopo il

contratto con la Garzanti nasce la collana Gli alianti. Essendo più forte, l‟editore può

ora permettersi di tentare con titoli e scrittori più impegnativi e moderni. Il fiuto dello

Zapparoli si dirige verso lo stesso pluralismo di lettori a cui mira il settore degli

economici ma con esiti totalmente diversi. Sperimenta una narrativa contemporanea
12
   Nata nel 1983, la Promedi promuove presso librerie indipendenti e di catena, un gruppo scelto di
case editrici tra le più rappresentative dell‟editoria nazionale attraverso una capillare rete di agenti sul
territorio. Tutti gli editori rappresentati da Promedi vengono poi distribuiti da Messaggerie italiane.
Cfr. www.promedi.it.
13
   A. Cadioli, G. Vigini, op. cit., pag. 148.


                                                    10
che include molti scrittori d‟oltreoceano e la produzione italiana si avvale di alcune

fra le sue collaborazioni più durature. Difatti questi anni portano la firma dei già

citati Ceni e Pusterla, oltre a Umberto Fiori, Luca Giachi e Giovanni Orelli, racchiusi

ora nella nuova serie Poesia, interamente dedicata ai libri in versi. La forte presenza

di questo genere letterario diviene uno dei capisaldi del catalogo, come testimonia

l‟uscita di un titolo di poesie inserito, da circa una decina d‟anni ne Gli alianti. Nella

raccolta Le foglie compare ancora Gaetano Neri e una serie di racconti di Roberto

Cazzola. Due generi letterari, la poesia e il romanzo, segregati all‟ombra del

tascabile, prendono vita nel catalogo della casa editrice milanese per chi non sa

rinunciare alle buone letture e si accosta con gusti e stili diversi alla loro scoperta.

Gli anni Novanta vedono un po‟ tutto il panorama editoriale cambiare paesaggio. Per

affrontare la crisi nei paesi europei crescono il numero di acquisizioni e fusioni di

case editrici. Si creano nuovi scenari in cui aziende di notevoli dimensioni con

contributi provenienti da nuovi colossi della comunicazione e dell‟industria

elettronica sostengono un futuro realizzato sull‟armonica unione di vari progetti

integrati. L‟Italia dal canto suo, cerca di consolidare il proprio mercato interno non

solo attraverso le acquisizioni di sigle editoriali ma puntando anche su un notevole

investimento nella riorganizzazione dei punti vendita, nell‟ampliamento dei canali e

nell‟incremento di risorse umane.

L‟editore quindi deve reinventarsi il mestiere operando su nuovi fronti con maggiore

flessibilità, come dimostrano i progetti “fuori e dentro al libro” ideati in questo

periodo dallo stesso Zapparoli.

Dal 1991 infatti, la sua produzione di libri è affiancata dalla presenza della rivista

«Riga», (poi trasformata in collana), diretta da Marco Belpoliti e Elio Grazioli, e



                                            11
dedicata ai protagonisti del Novecento, i grandi personaggi della letteratura, dell‟arte

e della musica che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra cultura, «per usare

le parole dei creatori di Riga, il taglio monografico risponde al desiderio di costruire

una biblioteca del contemporaneo. Non è una rivista, o meglio: lo è formalmente; dal

punto di vista culturale, sono in realtà dei volumi tematici di vari autori».14

A quest‟ultima si aggiunge poi la pubblicazione di «Testo a Fronte», un semestrale

che trae origine dall‟esigenza dell‟editore di puntare sulla qualità e sulla

valorizzazione della traduzione dei testi. Diretto da Franco Buffoni, Paolo Proietti e

Gianni Puglisi, presenta al pubblico italiano le maggiori teorizzazioni del campo

traduttologico, affiancando alla teoria la dimostrazione pratica con le versioni inedite

di alcuni poeti traduttori, da Luzi a Fortini, da Caproni a D‟Elia, da Magrelli a

Cucchi. Ogni uscita di «Testo a fronte» si conclude con il «Quaderno di Traduzioni»,

dove molto spazio è destinato a giovani poeti e studiosi del settore. L‟obbiettivo è

quello di distinguere la traduzione letteraria da quella di tipo tecnico e «togliere ogni

rigidità all‟atto traduttivo, mirando a configurarlo come un incontro tra poetiche: la

poetica del tradotto che incontra quella del traduttore e, nel caso di incontro felice,

produce un testo provvisto di valore estetico autonomo».15

L‟editore comincia a farsi notare anche attraverso l‟assidua presenza alle svariate

iniziative nazionali di Fiere e Saloni del libro16 sparsi in tutta Italia che mettono in

stretto contatto editori, librai e lettori. In questo modo la Marcos y Marcos instaura

sin dall‟inizio, un intenso rapporto tra la casa editrice e i librari, nella convinzione


14
   G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 13.
15
   Cfr. www.marcosymarcos.com/testo_a_fronte.html.
16
   Il primo Salone del Libro viene inaugurato nel maggio del 1988 a Torino, per grandezza ed
esposizioni è il secondo in Europa, mentre il primo è la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte,
fondata nel 1949. A questa si aggiungono numerose Fiere del Libro sparse in tutta Italia, come quella
di Roma per i piccoli e medi imprenditori o quella di Bologna dedicata all‟editoria per ragazzi.


                                                  12
che per la promozione del libro, fungano un ruolo essenziale anche «i consigli

elargiti da un buon libraio o da un commesso coscienzioso».17 Inoltre i lettori

apprezzano e sostengono incuriositi tutte le proposte che Zapparoli e i suoi

collaboratori propongono durante le grandi esposizioni.

Il momento che rappresenta la svolta e il successo della casa editrice milanese si

colloca però al tramonto dei complicati anni Novanta. «Siamo entrati, infatti, nella

fase matura della società dei consumi, e dunque anche dei consumi letterari. Gli stili

si moltiplicano e ogni lettore se ne costruisce uno più o meno complesso»18 al quale

Zapparoli cerca di rispondere con la pubblicazione di autori stranieri dall‟impronta

espressiva molto originale. La vampata di notorietà non tarda a farsi vedere: nel

1997-98 arrivano i primi successi con scrittori come Boris Vian, Woody Guthrie e

Jonh Fante. È proprio grazie alla MyM che i lettori italiani possono riscoprire la

scrittura di quest‟ultimo ennesimo esempio di autore strappato alla polvere. Sempre

nel 1997, esce Una banda di idioti di John Kennedy Toole che con 140.000 copie

rappresenta il primato di vendite in assoluto della casa editrice. Tutti questi titoli

descrivono bene la strada intrapresa da Gli alianti: partita da un America classica

anni Trenta-Sessanta segue poi un excursus letterario che intende incrociare lingue e

paesi con l‟ambizione di «costruire un mappamondo letterario con voci di popoli e

nazioni disparate».19

A tale biennio risale anche l‟arrivo nel 1997 del grafico Lorenzo Lanzi e nel 1998 di

Claudia Tarolo. Lo stile di Lanzi rende i libri della MyM inconfondibili, con

copertine spensierate dai colori accessi e un‟immagine che solitamente richiama


17
   N. Cavazzuti, Piccoli editori crescono, in «E Polis Milano», 6 dicembre 2006, pag. 42.
18
   G. Ragone,Tascabili e nuovi lettori, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di, G.
Turi, Giunti Editore, Firenze 1997, pag. 472.
19
   R. Folatti, Fare gli editori a Milano, in «viveremilano.it», 2006.


                                                  13
elementi significativi del testo. Il suo lavoro li trasforma in volumi divertenti, giocosi

e capaci di catturare l‟attenzione del lettore. La Tarolo invece, attua una svolta

significativa nella linea editoriale. Dato il suo impiego all‟Oracle Italia come

direttore legale, possiede un‟eccellente capacità organizzativa e avendo alle spalle

importanti esperienze di traduzione e revisione di testi, condiziona fortemente tutto il

lavoro di editing dando una sferzata di aria fresca e innovativa alla casa editrice.

Pur mantenendo come capi saldi il rilancio di grandi autori dimenticati e il piacere

della poesia, la Tarolo e Zapparoli si lasciano guidare dall‟intuito lanciandosi con

temerarietà e coraggio verso nuove prospettive. La coppia scommette da un lato su

scrittori poco conosciuti nel nostro Paese e dall‟altro si rivolge, in maniera molto

cauta, agli esordienti italiani, ampliando di fatto il catalogo di narrativa, con quelli

che di lì a poco diverranno autori simbolo della Marcos y Marcos.

Tanti cambianti dunque in pochi frenetici anni. Ciononostante possiamo individuare

nello stile della casa editrice alcuni elementi ricorrenti. In primo luogo, la ricerca di

autori e visioni originali si intensifica grazie all‟intervento della Tarolo, unito alla

passione e all‟istinto di chi vuole scommettere puntando sul diverso. In secondo

luogo, la MyM continua ad apparire come un “laboratorio di idee e libri”, rafforzato

dalla proposta di riviste alternative e dallo stretto rapporto instaurato con librai e

lettori nelle fiere ed eventi. Infine, la costante attenzione dedicata all‟oggetto libro

che lavorato e pensato come un oggetto artigianale si arricchisce del tocco artistico di

Lanzi.




                                           14
1.3. Verso il nuovo Millennio



Nel 2000 Claudia Tarolo decide di abbandonare definitivamente il suo lavoro

all‟interno della multinazionale scegliendo di unirsi a Zapparoli nella vita e

nell‟avventura editoriale. «Non rinnego le mie scelte, ma vedendo che la casa

editrice aveva bisogno di un cambiamento ho pensato di accettare il rischio. Così mi

sono licenziata da una situazione privilegiata. Ho fatto diversi passi indietro

(l‟editoria è un ambiente maschilista), ma non me ne sono mai pentita. Mi piace

quello che facciamo e come lo facciamo. Insieme».20 Da questo momento in poi la

Marcos y Marcos torna così ad avere due anime:

     Abbiamo unito forze, competenze e responsabilità su tutti i fronti. La co-progettazione

     è diventata una risorsa peculiare della nostra storia editoriale e personale: scelta dei

     libri, invenzione di copertina, gestione, e gli altri mille aspetti creativi che convivono

     in una casa editrice.21


Tra di loro non esistono zone di frizione, la Tarolo si occupa di talent scouting e di

editing mentre Zapparoli cura gli aspetti esterni promozionali e commerciali infatti in

un‟intervista confida «da ragazzino mi interessavo di Borsa. Mi piace l‟aritmetica, mi

piacciono le statistiche, proiezioni e calcoli, ad esempio mai vendere meno di 1.4000

copie!».22 Tutto ciò che riguarda la produzione, la grafica e il testo viene invece

deciso insieme.




20
   R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in
«Elle», 2006, pag. 508.
21
   G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75.
22
   R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in
«Elle», 2006, pag. 508.


                                                15
Alla nuova organizzazione della MyM corrisponde il trasloco in via Ozanam, a due

passi dal centro, separando così la redazione dal magazzino. L‟ufficio ricorda molto

la mansarda iniziale per l‟assidua presenza di libri sparpagliati un po‟ ovunque e per

un silenzio quasi surreale, tanto che ci si dimentica di essere in una delle zone più

movimentate di Milano.

Con il sopraggiungere del nuovo Millennio l‟editoria italiana mostra «il passaggio da

una politica di formazione e di collana a una politica di titolo e di mercato»23 che

vede arrivare in testa alle classifiche solo le novità di stagione, che insignite dei

maggiori premi letterari raramente però riescono a superare quattro settimane di

successo. La mobilità del mercato attuale fa sì che ci sia sovrabbondanza di best

seller quasi tutti rigorosamente pubblicati dai maggiori gruppi editoriali.

Parallelamente crescono i protagonisti editoriali che tentano di far aumentare i propri

bilanci con titoli selezionati in base al modo di ricezione del lettore, offrendo testi di

scarsa qualità vissuti all‟interno di diversi livelli di “consumabilità”: dalla pubblicità

su periodici e quotidiani nazionali alle trasmissioni televisive che dedicano uno

spazio alla promozione dei libri, dalla diffusione di informazioni su internet ai

commenti personali che ogni utente lascia sui social network o sui canali di vendita

on-line. Tutto ciò determina una spettacolarizzazione di scrittori e titoli mediante la

circolarità su segmenti multimediali diversi che non si preoccupa della formazione

culturale dell‟acquirente perché l‟obiettivo principale è quello di catturare

l‟attenzione del lettore occasionale, protagonista delle spese librarie di questi ultimi

vent‟anni.




23
     G. C. Ferretti, op. cit., pag. 311.


                                           16
In tal modo le case editrici più piccole, anche se non mutuano di molto le logiche

imperanti, non possono far altro che intraprendere scelte alternative puntando

sull‟originalità dei propri contenuti e delle proprie iniziative.

È questo il caso di Zapparoli e della Tarolo che nell‟estate del 2000 inaugurano per la

prima volta in Italia, un corso di editoria firmato Marcos y Marcos, con lo scopo di

fornire ai lettori curiosi, agli addetti ai lavori nel settore, agli aspiranti editori,

redattori, traduttori, librai e scrittori, le basi che permettono di lavorare nel fantastico

mondo dei libri. Le lezioni illustrano come cercare e portare al successo un autore,

come impostare collane e progetti grafici, e un metodo per gestire contratti,

tipografia e distribuzione. Dopo dieci anni dall‟inaugurazione il corso si rinnova ogni

anno con molto successo, tanto che molti hanno chiesto alla casa editrice di esportare

la loro testimonianza diretta anche all‟estero.

Nel frattempo si intensificano le ricerche su scrittori d‟oltre confine. Rovistando tra

le librerie europee e non solo, i due editori scovano Jumpha Lahiri, premio Pulizer

del 2000, autrice sulla quale nessun “grande” dell‟editoria osava scommettere, gli

inglesi Jasper Forde, Michael Zadoorian e Miriam Toews, gli spagnoli Ricardo

Menéndez Salmon, Angeles Caso e Maria Barbal, l‟olandese Leo De Winter, il

tedesco Jakob Arjouni, e gli statunitensi Thompson Carlene, Fante Dan, William

Goldman e Furutani Dale, infine il cileno Pedro Lemebel.

Nel primo periodo da editore la Tarolo, sempre sostenuta dal parere del compagno,

inizia a puntare su alcuni esordienti del nostro Paese. Fanno la loro prima

apparizione autori come Davide Longo, Cristiano Cavina e i fratelli Ervas Fulvio e

Luisa Carnielli. L‟idea della coppia è quella di aggiungere al catalogo titoli italiani,




                                            17
operando in maniera molto cauta. La scommessa è che si impongano sulla lunga

distanza creando con la casa editrice un forte legame di fedeltà.

A tali anni corrisponde anche la messa a punto del sito internet della MyM,

caratterizzato da un costante aggiornamento dei contenuti e da una grafica sempre

accattivante che ricorda i libri stampati. Nel 2005 le vendite online rappresentavano

il 5% del fatturato e la crescita continua a salire nei tre anni successivi al 30%.

Nel 2006 la Marcos y Marcos compie venticinque anni di attività con un catalogo

che comprende 380 titoli, 130 autori di 20 nazioni diverse, e 750 mila euro di

fatturato annuo. Nonostante gli obiettivi raggiunti, la Tarolo e Zapparoli decidono di

cambiare strategia attuando la politica “meno tre” libri all‟anno. Da quest‟anno

infatti pubblicano 14 libri (13 di narrativa, più uno di poesia) anziché 18. Questo

perché nel nostro Paese, è ormai chiaro a tutti come il mercato del libro sia

costantemente invaso dalle novità. Con circa 60 mila libri in uscita ogni anno, da una

parte si pubblica in modo disordinato e frettoloso, e dall‟altra i librai non hanno il

tempo di seguire a pieno tutti i volumi, quindi molti cadono nel dimenticatoio. Per

tale motivo i due editori hanno scelto di muoversi controcorrente con una decisione

molto coraggiosa.

      Ecco perché abbiamo deciso di festeggiare i primi venticinque anni della casa editrice

      –come si legge nel comunicato stampa di allora- proponendo qualche libro in meno

      (nella fattispecie, tre), siglando una sorta di contratto con i librai: meno libri, più

      tempo per conoscerli e farli conoscere. Per impegnarci a promuovere la lettura. Per

      promuovere ciò che si può sostenere. Per contribuire in piccolo, a evitare che il caos, e

      il deserto, guadagnino terreno.24



24
     E. Camurri, L’aereoplanino di carta, in «Il Foglio Quotidiano», 18 marzo 2006, pag. 10.


                                                   18
La politica del “meno tre” porta la casa editrice a una “decrescita felice”25: a fronte

del 15% di novità tagliate, le altre pubblicazioni restano sugli scaffali dei librai il

15% di tempo in più: «È una scelta precisa e i numeri ci hanno dato ragione. Per fare

un esempio, basti pensare che il libro meno venduto dell‟anno scorso è arrivato a 600

copie. Quest‟anno, con soli 14 autori, il meno venduto ne ha totalizzate 1000».26

Aumentando dunque il tempo del turnover, i libri vendono di più, prova ne è il fatto

che, già nello stesso anno, le vendite sono cresciute.

     Preferiamo offrire pochi libri, curarli al massimo e soprattutto investire tempo e

     risorse per farli conoscere. A distanza di dieci mesi, possiamo dire che i risultati hanno

     superato le nostre più rosee aspettative. Rispetto all‟anno scorso, abbiamo venduto più

     libri producendone di meno. I librai hanno apprezzato il tentativo di allentare la

     pressione numerica e di migliorare il dialogo sui contenuti.27


Tale crescita non è però solo un momento passeggero poiché, nonostante l‟attuale

crisi della carta stampata i due editori hanno visto, nel 2010, aumentare il proprio

fatturato del 25%. Inoltre, questa scelta non solo aiuta i librai ma permette alla casa

editrice di instaurare un rapporto più fedele con gli autori, di seguire al meglio le

campagne promozionali dei libri e, cosa da non sottovalutare, regala al lettore il

tempo di assimilare e gustare al meglio il testo, facendolo proprio.

La politica del “meno tre” è accompagnata dalla volontà, cara alla coppia Tarolo-

Zapparoli, di usare nella stampa dei propri volumi solo carta riciclata: «troppi libri

troppo in fretta creano solamente una giostra confusa, e il meglio spesso va perduto.

Anche la carta, a furia di essere riciclata, si stanca: va usata con parsimonia, è un


25
   Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html.
26
   F. Madrigali, Le strategie “salva-libro”, in «Il Sardegna», ottobre 2006.
27
   P. Lala, Venticinque anni di Marcos y Marcos, in «coolclub.it», 2006, pag. 34.


                                                  19
bene prezioso da utilizzare, e al meglio, quando ne vale la pena».28 E a Milano, due

fan del velocipede come loro, non potevano far altro che affidare le spedizioni che ai

postini in bicicletta. Iniziative dunque, che evidenziano uno stile lavorativo mirato al

rispetto dell‟ambiente.

A contribuire alla crescita della casa editrice è anche il semestrale «The Spicer», una

newsletter cartacea, in abbonamento gratuito sul sito, che propone le novità del

catalogo, ma che è allo stesso tempo ben lontana dall‟essere soltanto un mero

supporto di marketing.

     Con «The Spicer» vogliamo raccogliere idee e progetti che nascono intorno alla MyM:

     chiaramente essendo una pubblicazione dedicata ai nostri lettori, le anticipazioni

     hanno un ampio spazio, ma non mancano approfondimenti e “assaggi” che rendono

     questo semestrale una rivista con una propria dignità.29


Il 2009 è l‟anno di nascita di due nuove collane. La prima, i MiniMarcos, sono i

tascabili della Marcos y Marcos che, con un formato più piccolo e un prezzo ridotto,

raccolgono gli autori più longevi e i libri più rappresentativi del catalogo. La seconda

invece, la MarcosUltra, unisce alle tematiche forti trattate la firma tutta italiana di

scrittori come Lello Gurrado, Quaglia Stefano, il già citato Fulvio Ervas, e Franco

Buffoni, traduttore-direttore di «Testo a Fronte», il semestrale della casa.

«Paradossale, estrema, sovversiva - questa collana - nasce dal desiderio di far

circolare idee forti».30

La schiera degli autori nazionali si è inoltre arricchita convergendo anche nella

vetrina d‟eccellenze Gli alianti, attraverso le recenti pubblicazioni di Maurizio


28
   Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html.
29
   G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 14.
30
   M. Appiotti, Marcos fa il giro del mondo, in «lastampa.it», 13 marzo 2009.


                                                20
Matrone, Osimo Bruno e Paolo Nori, nonché le raccolte in versi di Fabio Pusterla e il

nuovo libro di Cristina Alziati che rendono i titoli di poesia della casa editrice perle

di letteratura uniche e sorprendenti.

Come tutte le aziende del settore editoriale moderne anche l‟attività dei due editori

milanesi ha trasformato alcuni volumi del proprio catalogo in ebook, sceglie però di

non mettere in competizione il nuovo formato con il libro, nonostante sia la pratica

più diffusa, e di proporre qualcosa che sia complementare ad esso, non per forza una

sua alternativa. Al Salone Internazionale del Libro 2011 di Torino presentano infatti

un ebook che “accompagna” la lettura del testo vero e proprio in cui sono inseriti

soltanto approfondimenti e curiosità sull‟autore e sul titolo scelto. Partendo dal

presupposto che l‟Italia si dimostra un paese lento nell‟acquisire novità del genere,

vogliono creare un prodotto “lettibile”, un oggetto ben curato da poggiare sul

comodino, che aspetta per essere goduto e sfogliato i momenti di relax che ogni

lettore si crea durante la giornata.

La MyM vanta 600 titoli in catalogo e un fatturato che come si diceva è cresciuto del

25% in più nonostante la crisi. Il suo organico si compone di sole otto persone che si

occupano di tutta la fase di editing, curano gli autori, la promozione dei libri e la

dimensione commerciale. Dunque siamo di fronte ad un piccolo organico che lavora

il doppio per sostenere l‟intera produzione e ogni aspetto del lavoro editoriale.

Tuttavia ciò che assume maggiore importanza, soprattutto in un ambiente

caratterizzato da enormi colossi editoriali, è che a tutt‟oggi, la Marcos y Marcos

riesce a sostenersi con la sola vendita dei libri rimanendo una delle poche aziende

ancora totalmente indipendente. Tutto questo le conferisce ancora più prestigio se




                                          21
pensiamo che la città in cui si fonda e cresce, Milano, è per antonomasia la capitale e

l‟immagine di quasi tutti i grandi gruppi editoriali italiani.

Nel 2011 la Marcos y Marcos festeggia trent‟anni e i due editori celebrano tale

avvenimento con una collana in serie limitata a cui sono legate svariate iniziative, e

un nuovo entusiasmante progetto per chi ama scrivere e leggere libri. La collana

Tredici (come le novità di narrativa proposte ogni anno), riunisce in una spiritosa

veste grafica i romanzi cult del catalogo. L‟originale copertina di Lanzi è sdoppiata

in due creando un simpatico effetto “carta da gioco” mentre Franco Matticchio firma

il marchio dei volumi a tiratura limitata con una cicogna che vola accompagnata

dalla scritta “ trent‟anni di storie”. Un mazzo di carte è anche l‟edizione speciale del

catalogo. Al posto delle tradizionali figure si trovano i volti degli autori e le copertine

più celebri, perché come affermano gli editori stessi: «per festeggiare, insomma, ci

giochiamo tutte le carte!».31 Ogni libro è accompagnato dall‟introduzione di alcuni

noti intellettuali dei nostri tempi che lo hanno amato di più, ad esempio Massimo

Cirri, Stefano Benni, Ivano Fossati, Paolo Giordano e Cristiano Cavina.

Prolungamento della collana Tredici è la mostra itinerante di 24 maxi-copertine della

casa editrice che hanno fatto il giro delle principali librerie Feltrinelli di tutta Italia, al

ritmo di una al mese. Nell‟estate scorsa una piccola mostra che celebra queste tre

decadi di attività è stata esposta presso la Biblioteca Sormani di Milano.

Quest‟ultima rassegna in particolare, non testimonia solo l‟evoluzione della grafica e

della stampa: propone una selezione di locandine, cartoline, notiziari che segnano le

tappe della storia della casa editrice e accompagnano il lancio nel mondo dei libri più

importanti.


31
     Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html.


                                                22
L‟altro progetto nato sotto il segno dei festeggiamenti è la Piccola Scuola di Arti

Narrative, inaugurata a marzo 2011, che si propone come un corso di scrittura

creativa di nuova concezione in cui editori, scrittori e lettori si mettono in gioco

seguendo un copione davvero innovativo. La Marcos y Marcos dimostra la sua

esperienza in tal senso e le sue iniziative per coinvolgere lettori e appassionati del

settore si riflettono anche in idee dal respiro più ampio. È questo il caso di Route 45,

un corso di scrittura locale di sette giorni per talenti italiani dedicato alle meraviglie

della cittadina di Bobbio e della Val Trebbia o di Letteratura rinnovabile e Libri a

Teatro. Questi ultimi due, lanciati tra il 2009 e il 2010, hanno lo scopo di

promuovere soprattutto la lettura. Letteratura rinnovabile unisce infatti, la riscrittura

creativa di un brano tratto da un classico con il piacere della lettura, e le sue prime

iniziative sono il BookJockeyday svoltosi nel novembre 2009 e Parole Illuminanti,

un premio letterario sponsorizzato da Eni. Libri a Teatro nasce dalla collaborazione

con la storica compagnia teatrale milanese “Quelli di Grock” e consiste in un ciclo di

letture basate su una messa in scena dei romanzi pubblicati dalla casa editrice,

iniziando dai classici intramontabili come Boris Vian per passare poi agli autori più

contemporanei.




1.4. Una storia da raccontare



Come abbiamo notato nelle pagine precedenti i trent‟anni della Marcos y Marcos

simboleggiano l‟esistenza di una casa editrice che, sebbene sia nata nel moderno

contesto editoriale italiano, si configura come un‟azienda che non segue le politiche



                                           23
imperanti bensì le volontà letterarie e i gusti dei due editori Marco Zapparoli e

Claudia Tarolo.

Tale coppia ha infatti speso tutte le proprie energie su scelte particolari e sempre

controcorrente. Lo si nota fin dall‟inizio quando Zapparoli e Franza decidono di

fondare una casa editrice di nicchia con edizioni ben curate e opere spesso

emarginate di autori classici dimenticati. Negli anni Novanta avviene la spinta verso

nuovi orizzonti, eppure mentre aleggia il mito dei volumi tascabili, la MyM

concentra il proprio sforzo nella poesia e in una narrativa più contemporanea che non

dimentica però la riscoperta di scrittori del passato. Infine gli editori operano la teoria

del “meno tre” proprio nel momento in cui l‟editoria si delinea come il campo di

battaglia di un‟infinita produzione di novità stagionali e best seller. Scelgono quindi

di agire nel mercato attraverso una filosofia che da sempre si pone in direzione

opposta al presente in cui operano. Sfruttando la stessa pluralità di stili e gusti che i

lettori creano in questi ultimi anni, la Tarolo e Zapparoli riescono però a giungere ad

esiti completamente diversi rispetto agli altri colleghi del settore.

Questo modus operandi li ripaga in pieno, non solo perché le vendite e il fatturato

della casa editrice continuano a crescere nonostante la crisi, ma soprattutto perché

sono riusciti a crearsi un gruppo di lettori “forti” che, identificandosi con loro, segue

fedelmente ogni nuovo titolo proposto. Inoltre il rapporto instaurato nel tempo con i

librai e la politica del “meno tre” che cerca seppur in minima parte di alleggerirgli il

lavoro, ha l‟effetto di fidelizzare anche quest‟ultimi. Tutto ciò è riscontrabile negli

eventi promozionali ideati dai due editori: i librai sono sempre disponibili ad aprirgli

le porte e i lettori arrivano numerosi e incuriositi. «Il mestiere, Claudia e Marco, lo




                                            24
hanno imparato strada facendo, misurandosi di volta in volta con problemi nuovi e

affinando gli strumenti per superarli».32

Possiamo dunque riassumere i trent‟anni del lavoro editoriale della Marcos y Marcos

all‟insegna di tre parole chiave: indipendenza, innovazione e originalità.

In primo luogo, come abbiamo già detto, l‟indipendenza di tale casa editrice appare

oggi come una caratteristica rara e importante.

     Queste tre decadi vorranno pur dire qualcosa. Si tratta di un tempo troppo dilatato nel

     tempo per considerare l‟indipendenza come qualcosa che si va perdendo, una sorta di

     adolescenza delle case editrici che lavorano nell‟attesa di essere comprate e/o

     inglobate. Non è così.33


Zapparoli e Tarolo vogliono trasmettere l‟idea potente che essere piccoli e flessibili

ha i suoi vantaggi: l‟editore indipendente può concentrarsi maggiormente sul

contenuto dei titoli che pubblica; ha tempo e risorse umane per poter curare ogni

aspetto dell‟edizione e del rapporto con l‟autore; riesce a seguire al meglio le

campagne promozionali, gli incontri con i lettori, e gli eventi nazionali e stranieri;

trova i momenti per “far sentire la propria voce” durante i dibattiti riservati al

mercato e alla situazione editoriale italiana; e in ultimo, non deve garantire per forza

tirature dai numeri elevati che lo obblighino poi a rientrare di costi esorbitanti.

L‟autonomia dei creatori della MyM nasce dalla convinzione che «il mercato non va

assecondato ma creato, che a volte la domanda non necessita di risposte ma di offerte

differenti, che è possibile educarla senza costringerla».34



32
   D. Pirrera, Un incontro con Marcos y Marcos, in «Sul romanzo», 9 settembre 2010, pag. 5.
33
    F. Camilli, Più libri più liberi 2010: di fiera d’indipendenza, di indipendente fierezza, in
«fuorilemura.com», 7 novembre 2011.
34
   Ibidem.


                                               25
L‟altro elemento che distingue la Marcos y Marcos è l‟aver puntato su

un‟innovazione guidata dal “buon senso”. La carta stampata riciclata; l‟uso dei

postini in bicicletta; la sensibilità per il paesaggio mostrata durante i corsi locali,

costituiscono solo alcuni esempi di un modo di concepire il mestiere dell‟editore nel

pieno rispetto dell‟ambiente. Il buon senso è riscontrabile per di più nelle scelte tese

al futuro: un sito facile da utilizzare e sempre ben aggiornato; ebook concepiti come

aiuto e approfondimento del libro; corsi che aprono le porte del mondo editoriale e

svariate iniziative che coinvolgono diversi campi culturali dimostrano come si può

sopravvivere alla crisi senza rinunciare alla propria identità. Innovazione vuol dire

anche trattare il libro “artigianalmente” come una creazione d‟artista che prende luce

da più mani per essere regalata ad un pubblico che sa apprezzarne i più piccoli

dettagli.

Infine l‟originalità è il punto essenziale su cui si basa l‟intero progetto di Zapparoli e

Tarolo. Come ammette quest‟ultima in un‟intervista:

   I piccoli e medi editori dispongono di un‟arma micidiale, il suo nome è originalità.

   Tale originalità se la giocano in tanti modi. A partire dalle scelte editoriali: possono

   scommettere su nuovi autori o su quelli rifiutati o del passato che tutti hanno ormai

   dimenticato, poiché è un terreno su cui i “grandi” si muovono molto più guardinghi.

   Nella grafica: la scelta delle carte, delle copertine o dei caratteri più particolari arriva

   soprattutto dagli editori piccoli e medi. Nella comunicazione: anche qui i piccoli

   inventano formule innovative, promuovendo in generale una visione più gioiosa e

   meno doveristica della lettura. […] Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo,

   una sorta di piacevole complicità. Un patto. L‟editore non tradisce le aspettative dei

   lettori che seguono libro dopo libro quel che l‟editore propone. E il lettore gli resta




                                               26
fedele. Questo è assolutamente vincente. Tenere il filo del discorso in modo corretto,

     senza tradire le aspettative.35


L‟originalità di cui parliamo si rivela anche nei contenuti dei titoli pubblicati

«Pubblichiamo solo testi che amiamo e che offrono un punto di vista forte sul

mondo».36 Inoltre risulta particolare e piuttosto singolare l‟intera schiera degli autori

che compongono il catalogo della casa editrice, gli stessi editori confidano «spesso i

nostri autori ci assomigliano, inutile negarlo: avventurosi e folli, capaci di

entusiasmo, e di non mettere il successo, o l‟illusione del successo, davanti a tutto».37

Attraverso l‟indipendenza, l‟innovazione e l‟originalità, la MyM si pone come

obiettivo quello di pubblicare titoli che forniscono al lettore accorto un tipo di

intrattenimento diverso, non condizionato dalle mode, attento agli stimoli di

provenienza estera, e che sappia proporre temi audaci e inediti. Il proposito con cui

lavorano i due editori è innescare scintille nei lettori, promuovere incontri e

riconoscimenti che li avvicinino il più possibile al mondo del libro e dell‟editoria in

maniera tale da creare un proficuo rapporto d‟intesa. Nel capitolo successivo

noteremo come questi tre elementi influiscano nella scelta dei titoli e quindi nella

produzione della casa editrice.




35
   D. Agrosì, Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo, una sorta di piacevole complicità, in
«La Nota del traduttore», dicembre 2009.
36
   G. P. Serino, L’avventura di Marcos y Marcos gli studenti che diventarono editori, in «La
Repubblica», 4 ottobre 2005, pag. 15.
37
   G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32.


                                                   27
La produzione italiana della Marcos y Marcos




2.1. Indipendenza, innovazione e originalità



In questo capitolo cercheremo di vedere come la personalità e lo stile dell‟editore

Zapparoli e della Tarolo poi, hanno influenzato la produzione italiana della Marcos y

Marcos. Appare chiaro che la loro azione unita ai tre punti di forza di cui abbiamo

accennato precedentemente costituiscono il suo successo. Attraverso tale lavoro la

casa editrice è riuscita a proporre un modello di narrativa valido e ben delineato che

spicca rispetto alle innumerevoli pubblicazioni di bestseller lanciate nel nostro

mercato. Infatti ciascun titolo pubblicato, sebbene cambino i contenuti e gli autori,

rispecchia una sola e unica immagine della MyM. Questo non è dovuto soltanto al

fatto che il pubblico riconosce i volumi negli scaffali delle librerie grazie alle

simpatiche copertine, si tratta piuttosto di un criterio di scelte preciso: ogni volta che

il lettore prende in mano un libro di Zapparoli e Tarolo sa che lo aspetta una lettura

“fuori dal comune” perché ogni testo veicola un messaggio forte mediante uno stile

linguistico che non è mai causale. «In un mondo caratterizzato da una massiccia

presenza di grandi case editrici, con grandi mezzi e molto potere, per la piccola




                                           28
Marcos y Marcos, specializzata in narrativa, è una condizione di esistenza proporre

un‟impostazione differente».38

La formula vincente della coppia di editori coniuga tre caratteristiche: indipendenza

innovazione e originalità per sviluppare non solo una narrativa dal gusto folle e

tenace ma anche un modello di poesia squisitamente letterario.

L‟autonomia finanziaria gli permette innanzitutto di scegliere scrittori con stili anche

molto diversi fra loro e di instaurare uno stretto rapporto basato sullo scambio

efficace di idee e pareri. L‟autore non si sente così solo un dettaglio all‟interno di un

meccanismo, ma la componente di un organismo dall‟ambiente familiare e proficuo.

Tarolo e Zapparoli si configurano come “cercatori di storie solitarie”che non si

pongono confini né di genere né di territorio, secondo un criterio che è sempre lo

stesso: tendere occhi e orecchie per concentrare l‟attenzione sulla qualità dei testi,

aiutati da una vantaggiosa riduzione delle novità in uscita.

I libri descritti nelle pagine di questa sezione danno una panoramica dell‟innovativa

evoluzione della MyM. Durante un‟intervista la Tarolo, rivendicando la propria cifra

stilistica, ricorda «noi siamo stati i primi a usare l‟illustrazione grafica, aprendo una

strada che poi hanno copiato in tanti».39 Il concetto di “artigianalità” si concretizza

pure

     nella scelta di testi che abbaino un valore in sé, che non vengono selezionati in virtù

     del loro potenziale di vendibilità ma per il loro significato. Con Marco, poi, seguiamo

     personalmente tutte le fasi della pubblicazione. Ecco: in tutte le fasi e le attività noi

     editori della Marcos y Marcos interveniamo proprio come fa un artigiano che cura il


38
   M. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del
Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19.
39
   A. Bonetti, Se il successo da bestseller è questione di copertina, in «Il Sole 24 Ore», 17 gennaio
2011, pag. 22.


                                                 29
suo prodotto, sin dalla materia prima. Un‟impostazione aziendale cui è estraneo il

     concetto di elevata specializzazione.40


L‟originalità è una caratteristica fondamentale della narrativa della casa editrice e

persino della sua immagine. Tutti gli autori scelti hanno in comune la volontà di

trasmettere un punto di vista della realtà “altro” che non si unisce alle logiche

imperanti o alle tendenze di moda nel nostro Paese. I temi sono potenti e insoliti,

variano toccando spesso punte di ironia che a volte, vogliono schernire giocosamente

e altre, celano verità da svelare o vizi tipici del genere umano. Soprattutto negli

ultimi anni, i due editori si sono potuti permettere di pubblicare testi in cui sono

presenti tematiche a loro molto care, come quelle legate al rispetto dell‟ambiente,

alla sicurezza nell‟ambiente di lavoro e all‟attenzione verso il sistema di istruzione.

L‟intera produzione italiana della casa editrice offre una miscellanea visione

d‟insieme che unisce modelli di narrativa intramontabili con scrittori moderni e

attuali, e un percorso poetico teso a trovare le proprie radici nella tradizione per poi

individuare esempi più contemporanei. Ciò che ne viene fuori è che la MyM non è

disposta a scindere i due generi letterari perché li considera gemelli diversi nati dalla

stessa madre, ai quali bisogna dare carattere e attenzione senza rinunciare però al

loro comune denominatore: lo stile e il gusto letterario inconfondibile dei due editori.

È bene precisare che Zapparoli e Tarolo hanno adottato per la loro casa editrice una

strategia editoriale fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile

nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet (quest‟ultimo

organizzato, appunto, per autore).41 Tuttavia, in questa sede, si è preferito analizzare


40
    N. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del
Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19.
41
   Cfr. http://www.marcosymarcos.com.


                                               30
la produzione seguendo la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva

consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della Marcos y Marcos

lungo l‟asse diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine

sulla politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle

idee di letteratura portate avanti dalla casa editrice.




2.2. I Marcos Vintage



I primi titoli della MyM sono delle edizioni a tiratura limitata assemblate dagli stessi

editori e pubblicate tra il 1983 e il 1989 per le storiche collane Biblioteca germanica

e Le Foglie e oggi simpaticamente denominate i Marcos Vintage: «Libri d‟annata.

Come il vino, più invecchiano più diventano buoni».42 Tale periodo corrisponde

all‟iniziale direzione editoriale di Zapparoli e dell‟amico Marco Franza.

I volumetti da poche pagine annoverano, tra autori stranieri e due testi classici come I

giovani e Teseo di Bacchilide e Il rapimento di Proserpina di Claudiano, una breve

prosa del grande poeta e scrittore italiano Mario Luzi Arnia edita nel 1938 sulla

rivista letteraria «Campo di Marte»43. In essa riscontriamo i temi cari al giovane

Luzi, uno stile “orfico” appartenente alla lirica moderna di Mallarmé con cenni di un

romanticismo visionario legato alla tradizione italiana di Arturo Onofri e Dino

Campana. La sua poesia si configura da subito come un‟“impresa” dominata e


42
  Cfr. http://www.marcosymarcos.com/Vintage/Marcos_vintage.html.
43
   La rivista «Campo di Marte» nasce nel 1938 per opera di Vallecchi, in realtà fu animata dai
redattori Alfonso Gatto e Vasco Pratolini. Proponeva tendenze letterarie controcorrente rispetto alla
cultura imperante fascista, per tale motivo venne chiusa della censura del regime dopo solo un anno di
vita con l‟inizio della Seconda Guerra mondiale. Oltre a Luzi figurano gli scritti di Sereni, Landolfi e
Montale e molti altri autori stranieri come Paul Valéry.


                                                  31
animata dalla ricerca dell‟amore, e per il poeta cercare l‟amore significa trovare il

luogo in cui si è perso. Il buio e il sonno, come in Campana sono le condizioni da

accettare affinché abbia inizio. Il porto sicuro in cui si arriva, il luogo della quiete

ultima, non segna tuttavia una stasi beata, ma l‟apertura verso un nuovo viaggio nel

centro oscuro della terra: nell‟attimo stesso dell‟approdo si apre una dimensione

“altra”, inesplorata e terribile, verticale e centripeta.

     L‟impresa di Luzi si configura già nelle sue linee fondamentali: la ricerca dell‟amore

     significa l‟ingresso nel buio della perdita, l‟azzeramento di ogni luce o suono che lo

     distolga; la fedeltà al mondo esterno e all‟invocazione del mondo interno. […] Il poeta

     che ha accettato l‟impresa non pensa a scrivere poesia, ma sta nella poesia per

     scrivere.44


Successivamente i versi di Luzi si faranno più cupi e inquietanti tesi a sciogliere il

nodo tra essere e divenire, per alleggerire la penosa insensatezza del vivere. Con

questi il poeta tenta di esprimere la “povertà” e la “miseria” umana mediante un

monolinguismo che non è più quello petrarchesco-leopardiano bensì un altro

tentativo di “volgare illustre”: una lingua quasi smorta, non espressionistica, mediana

eppure mai quotidiana.

     Luzi è l‟immagine di un uomo che si ottiene, per così dire, prolungando questo

     linguaggio. Nella situazione dell‟Italia di oggi, quell‟ideale linguistico, quella proposta

     umana si oppongono così radicalmente al mondo del neocapitalismo da diventare una

     proposta che mira al di là delle illusioni riformiste, scommette su di una integrità

     umana. Il piccolo borghese impoverito, umiliato, schernito, ideologicamente ancorato




44
  R. Mussapi, Il centro e l’orizzonte. La poesia in Campana, Onofri, Luzi, Caproni, Bigongiari, Jaca
Book, Milano 1985, pagg. 50-51.


                                                 32
al suo onore spiritualistico, è testimone, nella lingua che lo porta, di qualcosa di

     essenziale al domani.45


La tiratura di Arnia è di 500 esemplari, di cui 300 su carta Manuzia e 200 su carta

Rusticus risalenti all‟ottobre del 1982, e le prime trentatré copie, riservate agli amici,

sono state impresse a torchio.

Dopo due anni i ragazzi scelgono di donare nuova luce a un testo poco conosciuto di

Leonardo da Vinci Il diluvio con 1.500 copie di cui 50 stampate su carta Ventura

Affresco e 12 segnate in corsivo a mano con rivestimento in mezza pelle. Il diluvio è

un tema che l‟artista ha descritto in molti scritti e fogli sciolti, influenzato dal clima

culturale dell‟epoca che al suo arrivo prospettava l‟Apocalisse o la fine del mondo.

Quello che però ha interessato di più la critica novecentesca sono due descrizioni

presenti nel Codice Windsor46 e seguite da una serie di disegni, i quali

«rappresentano la congiunzione ultima fra scienza, scrittura e pittura». 47 Con una

prosa di altissima qualità Leonardo tenta di restituire un‟immagine artistica del

diluvio che sintetizzi il caos primordiale e le variegate reazioni psicologiche

provocate dall‟evento.

Altro classico intramontabile della cultura italiana con cui decidono di cimentarsi è

La novella del buon vecchio di Italo Svevo uscito nel 1985 per soli 500 volumi. Un

racconto postumo che narra la storia di un vecchio che compra i favori di una bella

fanciulla mantenendola e scopre il piacere della scrittura nella senilità, metafora

autobiografica dell‟autore, cominciando una monografia sui rapporti tra giovani e

45
   F. Fortini, Saggi italiani, De Donato Editore, Bari 1974, pag. 114.
46
   Disegni e fogli sparsi di Leonardo da Vinci sono raccolti in vari codici, che presentano i manoscritti
scientifici dell‟artista, sparsi oggi in svariate biblioteche europee e italiane. Il Codice Windsor, in
particolare, è conservato presso il Castello di Windsor nel Berkshire e raccoglie scritti dal 1478 al
1518 e circa seicento illustrazioni.
47
   C. Scarpati, Leonardo scrittore, Vita e pensiero, Milano 2001, pag. 159.


                                                   33
anziani. Il suo carattere quasi favolistico e bonario non deve tuttavia trarre in inganno

perché dietro il sorriso ironico Svevo cela, con acume e nettezza psicologica, la

natura dei rapporti umani senza smorzare la negatività della realtà. L‟autore sfugge a

una lettura moralistica mediante la stratificazione di temi e motivi: la vecchiaia,

l‟amore tardivo, la scoperta della scrittura. Continua in questa breve opera il lavoro

di correlazione tra arte romanzata e psicoanalisi elaborato nella Coscienza di Zeno.

Se in quest‟ultimo è essenzialmente la persona ad essere impossibilitata a vivere,

spettatrice di un sé che non riesce ad affermarsi, qui invece l‟estro del singolo genera

estri creativi, bisogni che partono dall‟appagamento emozionale per giungere a

quello dell‟intelletto. Tuttavia la parabola della soddisfazione non è mai così

semplice, si evince infatti il carattere corrompente e disgregante della pulsioni, che

non risultano mai pacificanti e tranquille, nemmeno quando vengono dirette a mire

culturali. Un affresco dell‟insanabile sete di sapere e di sperimentare dell‟uomo, che

non ottiene la serenità neanche nella condiscendenza con i propri desideri.

Emblematica resta dunque la fine, segno di uno “scacco matto” giocato dal destino:

«lo trovarono stecchito con la penna in bocca sulla quale era passato l‟ultimo anelito

suo».48

Nelle edizioni limitate molto spazio è dato anche alla poesia per mezzo della

pubblicazione di Arturo Onofri, uno tra i maggiori poeti metafisici italiani e

collaboratore di riviste storiche come la «Voce» e «Lirica», e dello scrittore-

traduttore Alessandro Ceni. Per vivere, soltanto edito con 1000 esemplari, racchiude

alcun versi scelti di Onofri.




48
     I. Svevo, La novella del buon vecchio, Marcos y Marcos, Milano 1985, pag. 59.


                                                   34
O Terra, o Madre, fa ch‟io più non riesca a pensare / ma ch‟io viva soltanto; viva

     come, d‟agosto, / i nidi delle rondini partite verso il mare: / i nidi dove al vento

     tremano ancora, nascoste, / tenere piume dei nati che per la prima volta / le madri

     spinsero al volo […] Ch‟io dimentichi tutte ma tutte le parole, / ch‟io senta i polmoni

     gonfiarsi del tuo fresco respiro / e ch‟io non lo sappia lodare che in un lungo respiro.49


L‟idea principale che muove la lirica di questo poeta è quella di ritrovare una

centralità dell‟essere attraverso e nella parola poetica. Rappresenta il tentativo più

rigoroso e coerente di affermazione dell‟assoluto poetico vitale che il nostro

Novecento abbia mai visto. Onofri aspira ad una poesia capace di riconciliare

l‟interno con l‟esterno, penetrando l‟origine dell‟atto vitale e divenendo essa stessa

origine di vita. Per realizzare tale obiettivo, che sente e vive come una vocazione,

svolge una ricerca poetica e teorica costante. Tale atteggiamento, sempre teso verso

le altre culture, per una parte della critica è stato il pretesto per incatenarlo nello

stereotipo del letterato affascinato da letture esoteriche. In realtà Onofri è molto di

più di questo, lo si percepisce nelle opere mature quando si scorge l‟ossessione sul

problema del tempo e della metamorfosi, e nasce una centralità organica di temi per

cui nella sua immobilità si svolge un perenne moto cellulare.

     Onofri voleva raggiungere una parola poetica in grado di rilevare l‟istante,

     dilatandolo, penetrare l‟essenza del vivente, proiettare fuori dall‟individuo il suo

     spirito ricongiungendolo alla vita cosmica, atemporale. Nel pensiero di autori così

     distanti coglieva il comune interesse per questo rapporto essenziale tra vita e tempo,

     tra esterno e interno, tra dissoluzione e rinascita.50



49
   Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento al
volume di A. Dolfi, Arturo Onofri, La Nuova Italia, Firenze 1979, pag. 47.
50
   R. Mussapi, op. cit., pag. 39.


                                                  35
Mentre la raccolta I fiumi (1983-1986), in 600 copie, è il simbolo della realtà poetica

di Ceni. Essa appare senza orpelli inutili, capace di costruire visioni complesse in cui

ricercare costantemente la verità. Gli elementi naturali rendono vive le sue forme

mentali guidando il lettore oltre le barriere di una banale visione. Ogni lirica

costituisce così un universo parallelo descritto con una sensibilità pungente

mantenendo un particolare contatto con i riferimenti che circondano il nostro

ambiente. Oltre a scrivere Ceni è un noto traduttore di classici della letteratura

inglese e americana quali Stevenson, Coleridge, Conrad, Poe, Milton e molti altri.

Nel 1986 compare la piccola narrazione Lorenzo Alviati inserita nella raccolta

L’Amore nell’arte di Iginio Ugo Tarchetti. Lo scrittore-giornalista, esponente della

Scapigliatura milanese, dà vita a tre musicisti Lorenzo Alviati, Riccardo Waitzen e

Bouvard uniti dal marchio del genio creativo. La loro arte, però, inestricabilmente

connessa ai sentimenti, li condurrà fatalmente alla pazzia o alla morte secondo il

modello d‟amore tipico degli Scapigliati, visto nei suoi risvolti morbosi e patologici.

La musica sembra essere l‟espressione che maggiormente si avvicina alle passioni

ma per Tarchetti si trasforma in un pretesto per caratterizzare l‟anormalità dei suoi

personaggi, come ad esempio la necrofilia del nostro protagonista Lorenzo Alviati.

L‟incipit del racconto ben introduce la sua personalità eccentrica:

     Lo conobbi nel collegio di Valenza. Io aveva allora quattordici anni, egli ne aveva

     diciassette compiuti, ma il suo corpo erasi già sviluppato come a venti; in quella

     scolaresca di fanciulli egli rappresentava colla sua statura elevata, colla sua testa di

     Apollo, un personaggio assai più imponente del maestro.51




51
   Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento
all‟edizione di I.U. Tarchetti, Amore nell’arte: tre racconti, E. Treves, Milano 1869, pag. 5.


                                                36
Le pagine di una scrittura ardita si concentrano sull‟ossessivo rapporto metafisico

esistente tra la vita e la morte e sull‟eccezionalità del genio, in un‟analisi lucida e

spietata della follia che conduce l‟uomo ad estraniarsi dalla realtà.




2.3. Le foglie



La seconda metà del decennio vede i Marcos Vintage editi nei primi titoli della

collana Le foglie, un filone dedicato alla riscoperta di molti autori contemporanei

dimenticati e di testi di poesie dall‟alto contenuto letterario. I due editori non si

lasciano affatto intimidire dall‟instabile mercato italiano, certi di poter contare sui

lettori figli degli anni Settanta, che si sono iniziati attraverso le letture dei volumi

della   BUR   Rizzoli o dell‟Universale Economica Einaudi e ora desiderano scoprire

visioni diverse, più mirate e particolari.

Lo dimostra nel 1988 il successo della pubblicazione inedita dei racconti L’orso buco

di Giovanni Gandini, storico fondatore della rivista «Linus»52. L‟autore scherza sui

vizi, comportamenti, costumi e abitudini dei suoi simili. Sottoponendoli volentieri a

processi di metamorfosi che ne fanno degli animali o della creature più o meno

umane, aiutato dalla padronanza totale del fumetto e dalle illustrazioni di Frank

Dickens. L'orso buco appartiene a una specie non protetta. Vive nella città di

Traverso, nel paese di Li Muri, dove è inutile pensare in grande, nelle fabbriche per

gatti, dove si vendono topi d'Africa. Suoi amici e compagni di avventura sono il

califfo canterino, il gatto dai capelli turchini e l'uomo con gli stivali.

52
  Celebre rivista di fumetti fondata da Gandini nel 1965. Linus van Pelt è uno dei protagonisti dei
Peanuts, una delle più famose e importanti strisce presentate sulle pagine del periodico.


                                                37
L‟orso fece tsk coi denti. Si sentì tutto consolato: orso buco sì, ma non più di dentro,

     solo di fuori, come capita a tutti. Gongolando come fanno gli orsi attraversò a zampe

     nude lo stagno, raggiunse l‟autogrill e chiese un rum e una ciambella di miele. “Col

     buco, per favore” aggiunse, e se la mangiò beato, senza nemmeno guardarci dentro.

     Poi tornò nel risotto e si addormentò.53


Come ricorda Zapparoli in un‟intervista di Giovanni Peresson questo libro significa

anche la «svolta distributiva che colloco con L’orso buco di Giovanni Gandini.

Belloni dell‟ALI54 per un anno e mezzo, dal 1989 al 1991, ci distribuì attraverso i

suoi distributori italiani».55

Nel 1989 compare uno dei più grandi poeti del Novecento, una riedizione di Dino

Campana, che con una sola opera riuscì a ispirare personaggi come Mario Luzi, Pier

Paolo Pasolini e Andrea Zanzotto. Il manoscritto di cui parliamo, Canti Orfici, ha

una storia singolare e tribolata che rispecchia a pieno la travagliata vita del suo

autore. Campana nasce a Mallardi e sin dai primi anni di scuola soffre di crisi

nervose che peggiorano col tempo. Il suo “male oscuro” si esprime in un

irrefrenabile bisogno di fuggire che lo porta a scappare da vari manicomi per scoprire

l‟Europa e l‟America. Nel 1913 si reca a Firenze presso la sede della rivista

«Lacerba» di Papini e Soffici, suo lontano parente, a cui consegna l‟unica copia della

sua opera Il più lungo giorno con l‟intento di farla pubblicare da Vallecchi o sulla

rivista. Dopo mesi di attesa scopre che Soffici ha perduto il manoscritto. Campana

però non si lascia scoraggiare e, nonostante l‟amarezza, riscrive tutto affidandosi alla

memoria. Il libro viene finalmente pubblicato a pagamento presso l‟editore Bruno

53
   G. Gandini, L’orso buco, Marcos y Marcos, Milano 1988, pag. 20.
54
   Associazione Librai Italiana o ALI, promuove gli interessi di oltre 3.600 librerie e aziende
commissionarie di tutta Italia attraverso le Confcommercio provinciali. Cfr. www.libraitaliani.it.
55
   G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75.


                                                38
Ravagli nell‟estate del 1914 con l‟attuale titolo. I Canti in onore alla tradizione di

Leopardi e Dante di cui si l‟autore si sente l‟erede diretto, e orfici in riferimento a

una scrittura “orfica” ovvero ignota e oscura, adatta ad esprimere la natura divina e

misteriosa della poesia. In realtà, con la stampa del manoscritto, Campana imbocca la

strada senza ritorno della follia. Dal 1918 viene internato presso un ospedale

psichiatrico dove si spegne precocemente nel 1932. A dare luce ai versi di questa

poeta saranno poi il critico Emilio Cecchi e Mario Luzi che il 17 giugno 1971 scrive

nel «Corriere della Sera» un bellissimo articolo intitolato Un eccezionale

ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana in cui spiega che

la figlia di Soffici, dopo la morte del padre, aveva ritrovato tra i suoi scritti privati

l‟originale copia Il più lungo giorno.

In effetti si trattò di una scoperta per i postumi dal grande valore letterario che

permise di ridimensionare la figura del Campana “poeta pazzo”, esempio di una

specie di Rimbaud italiano, per sottolineare invece i magnifici versi del “poeta

visionario” di Marradi. Zapparoli, come il resto della critica italiana, preferisce

ripubblicare non il manoscritto Il più lungo giorno bensì la seconda versione.

L‟editore si muove in tale direzione in quanto Canti orfici oltre ad essere

incredibilmente simile nei contenuti alla prima versione, presenta poesie e versi in

prosa scritti successivamente che non possono essere tralasciati poiché mostrano

l‟evoluzione poetica di Campana.

Nonostante ciò nell‟edizione Vintage de Le foglie Zapparoli inserisce una copia del

frontespizio della prima edizione di Bruno Ravagli del 1914 e l‟attacco manoscritto

de La notte da Il più lungo giorno, quasi a voler sottolineare il filo di continuità che

lega le due opere del poeta di Marradi.



                                           39
Curato da Gianni Turchetta, Canti Orfici è una raccolta di ventinove componimenti

letterari scritti in prosimetro, secondo la lunga tradizione greca e medievale. I due

temi su cui si svolge l‟opera sono la notte e il viaggio. La prima è per il poeta la

protagonista di ogni forma di esistenza, dove si celebra o si chiarisce ogni mistero

«Chi le taciturna porte / Guarda che la Notte / ha aperte sull‟infinito? / Chinan l‟ore:

col sogno vanito / China la pallida Sorte…».56 Gli aggettivi e gli avverbi ritornano

con insistenza come chi parla durante un sogno «E tremola la sera fatua: è fatua la

sera e tremola ma c‟è / Nel cuore della sera c‟è / Sempre una piaga rossa

languente».57 Tuttavia i versi di Campana possiedono anche la promessa di un

viaggio, onirico e reale, lontano e vicino, in cui appaiono tutti i suoi miti

fondamentali: la matrona barbarica, le città portuali, le enormi prostitute, la schiava

adolescente e le pianure ventose. Mediante l‟uso dell‟interazione e delle elissi,

l‟impiego drammatico dei superlativi e il ricorrere delle parole chiave, il poeta crea

versi scenografici nei quali si mescolano suoni e colori in un‟architettura musicale

che dona alla sua poesia una potenza visionaria.

     Nel viola della notte odo canzoni bronzee. La cella è bianca, il giaciglio è bianco. La

     cella è bianca, piena di un torrente di voci che muoiono nelle angeliche cune, delle

     voci angeliche bronzee è piena la cella bianca. Silenzio: il viola della notte: in

     arabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno.58


Nel 1937 Giovanni Contini scrisse su di lui: «Campana non è un veggente o un

visionario: è un visivo, che è quasi la cosa inversa».59



56
   D. Campana, Canti orfici, Marcos y Marcos, Milano 1984, pag. 23.
57
   Ivi, pag. 24.
58
   Ivi, pag. 43.
59
   G. Contini, Esercizi di lettura sopra autori contemporanei, Le Monnier, Firenze 1947, pag. 18.


                                                 40
Il 1989 coincide anche con la stampa di Ludovico Geymonat La società come milizia

a cura di Fabio Minazzi. In tale volume, il grande filosofo della scienza, propone la

tesi provocatoria secondo la quale malgrado la Resistenza, il fascismo è riuscito a

salvarsi dalle sue stesse rovine, condizionando l‟intera vita dell‟Italia repubblicana.

Geymonat ci pone di fronte a una limpida testimonianza nella quale l‟amarezza del

partigiano si intreccia alla lucidità di analisi.

Dopo la riscoperta dell‟opera di Campana, nello stesso periodo, Zapparoli e Franza

sono abbastanza maturi da pubblicare un poeta inedito. Fabio Pusterla con Bocksten

conquista il gusto degli editori e diventa un amico e collaboratore stabile della casa

editrice. Il titolo si riferisce al ritrovamento intorno agli anni Trenta di un uomo del

Medioevo che venne ucciso e abbandonato in una palude nei pressi della fattoria

svedese Bocksten, regolarmente svuotata durante l‟estrazione della torba. L‟ottimo

stato del cadavere riaffiorato dalla melma svela che indossava una mantella

dell‟epoca e fu ucciso con tre pioli conficcati nel cuore e nella schiena. La voce che

parla in questo libro viene dunque da molto lontano. Il Bockstenmannen riemerge dal

nulla, con le sue parole secche e taglienti; lo accompagna una natura primordiale,

franosa e selvaggia.

      La mia gente è di un popolo che parte, / non lascia tracce o resti dentro il tempo / degli

      altri. Solo, su certi massi, / paure, animali, barche, / il poco che abbiamo avuto. Fatti

      nostri. / Poi un giorno un cane abbaia, tamburi e chiodi / battono all‟orizzonte: torna il

      male, / rinserra, forza il vento, s‟allontana / la vela.60




60
     F. Pusterla, Bocksten, Marcos y Marcos, Milano 1989, pag. 65.


                                                    41
Una poesia essenziale, violenta e meditativa che conclude degnamente i Marcos

Vintage. Successivamente Bocksten ritorna ne Gli alianti nel 2003, sotto una veste

grafica più moderna.

Alla fine degli anni Ottanta inizia per la Marcos y Marcos la proficua collaborazione

con lo scrittore surrealista Gaetano Neri. Dimenticarsi della nonna, riunisce

trentasette rapidi racconti di stampo grottesco e insolito, popolati da strani animali,

uomini che cadono a pezzi ma non sanguinano, poeti cocciuti che si ritrovano a

vivere nell'armadio tra giacche di tweed e cravatte, mogli oppressive che vegetano a

cavalcioni del marito. Brani di quotidiana follia, dove la realtà è deformata del gusto

del bizzarro e dall'anticonformismo e l'atmosfera elegiaca è corretta da una certa dose

di distaccata ironia. Costituiscono delle piccole illuminazioni sull‟avventurosa vita

negli appartamenti dell‟anonimato cittadino. Una prosa colloquiale, tersa, in grado di

dare compimento a testi anche brevissimi: veri e propri flash narrativi che si

consumano nello spazio di poche pagine, a volte di poche righe.

Nel 1990 Neri propone il racconto lungo Conversazioni con un branzino, una storia

fatta anch‟essa di tante ossessioni inoffensive, comiche e terribili. Il protagonista è

Tito, esperto in nastri perforati. Le sue giornate di silenzio sono disturbate da un mal

di pancia incessante tanto che non gli resta altra scelta se non quella di andare in

ospedale. In realtà l‟edificio si rivela un labirinto, e i dottori sono gli artefici di un

sistema ben architettato per impedire qualsiasi guarigione. In un sottoscala Tito

incontra Nenia, lei pure prigioniera dei camici bianchi per via di un foruncolo.

Scappano insieme e si rifugiano in una collina sul mare, allontanando

progressivamente il mondo dalle loro vite. Eppure una sera Tito scende in paese a

fare la spesa e si ritrova talmente solo da conversare con un branzino morto.



                                           42
Dopo una breve pausa la MyM edita nel 1996 un altro titolo di Neri, Un momento

delicato, finalista del Premio letterario Piero Chiara di Varese. Invocare la poesia

sdraiato sul tavolo, discutere con le proprie tibie, cercare in un garage il perché della

vita, trascinare la moglie in un “giallo” universale, per Giano è arrivato il momento

delicato, quando tutto cambia e bisogna opporsi al declino, almeno con l‟ironia. Tutti

momenti scabrosi e cruciali per una piccola schiera di personaggi a fargli compagnia,

che sembrano soggetti a una Musa stravagante: due occhi maliziosi spiano

l‟abbandono a un piacere proibito, mentre c‟è chi sopravvive rubacchiando sulla

spesa dopo essere stata una piccola regina della mala o chi prepara trappole mortali

per chi ha insultato e deriso gli altri. Neri narra con la scrittura limpida che i suoi

lettori conoscono bene, lo scrittore-burattinaio scava nel cuore di un mondo crudo e

tenero, divertito e malinconico. Infine nel 2000 viene pubblicato Centro buon umore.

     C‟è, nel primo racconto di questa nuova raccolta, un signore che, quando va a dormire,

     stacca dal muro i trentadue quadri che possiede e l‟orologio elettrico della cucina, in

     modo che, almeno durante la notte, i chiodi non siano sottoposti a sforzi e tutta la casa

     riposi con lui. Allo stesso modo, la letteratura di Neri sembra voler alleggerire il peso

     della vita, descrivendo i nostri quotidiani disagi e tic in una chiave fantastica e spesso

     irresistibilmente comica. Di Neri nessuno parla, nonostante qualche recensione

     autorevole (Almansi, Pampaloni, Cherchi); eppure i microracconti di questo

     acquarellista dell‟assurdo hanno un‟originalità infinitamente superiore a quella di tanti

     autori che si autocandidano alla grandezza. Gaetano Neri è un “piccolo grande

     scrittore”.61




61
  G. Mariotti, Gaetano Neri, il piccolo grande surrealista, in «Corriere della Sera», 31 gennaio 2001,
pag. 33.


                                                 43
Questo narratore ha la mano aggraziata di un gentleman ancora capace di apprezzare

il bello delle cose semplici, paladino nostalgico di verità che non vede più nessuno. È

lirico e leggero, a volte un po‟ ossessivo, quasi maniacale, come i suoi scritti. Centro

buon umore raccoglie storie inedite e il meglio degli ultimi dieci anni.

Il volume di Neri del 1996, Un momento delicato, segna il cambiamento della

collana Le foglie: la copertina si trasforma dando ai testi l‟aspetto di un libro giovane

eppure rigoroso, accompagnato da tonalità chiare e una raffigurazione molto

semplice, spesso di un pittore del Novecento. Così infatti appare nel 1999 l‟insieme

di racconti di Roberto Cazzola La fedeltà. Una donna fa ritorno alla sua baita nella

valle, dove ha vissuto momenti felici con il marito. L‟età d‟oro è alle spalle, Leo è

ormai una figura assente. Juliane lo cerca negli oggetti e nei luoghi della passione,

nella memoria, dove incalzano immagini nostalgiche, quasi allucinate: tra i tetti di

una Vienna aurorale e una casa di montagna in cui si intrecciano molteplici storie e

destini con distese innevate e vele battute dal vento nelle acque di un lago assolato.

Hans è partito per il fronte e Barbara non rivedrà più il padre che la portava in

bicicletta lungo il Danubio, sotto gli albicocchi in fiore. Fra l‟arido autoritarismo

della madre e l‟amorevole pietas della figlia, Barbara scivolerà lungo le derive della

mente. Alma, esule argentina, adotta Alvaro. Ma Luca, il padre che quel figlio non ha

mai voluto, si trova ben presto solo con il piccino. E il bambino malato diviene

progressivamente il “nemico fragile”. Tre storie sulla forza della debolezza e

dell‟assenza, sull‟importanza estrema di un rapporto fedele con gli oggetti, il passato

e le scelte autentiche. Cazzola è un noto germanista italiano che lavora presso

l‟Adelphi, coordinando insieme a Rusconi la Storia della letteratura tedesca dal

Settecento ad oggi per l‟Einaudi. Uscendo fuori dall‟attività editoriale che gli è più



                                           44
congeniale, Cazzola compone una riflessione sul valore della memoria quale forma

estrema di fedeltà:

      […] La memoria si rivela alla fine la vera sostanza umana dei personaggi, la forma

      etica della loro inconsapevole resistenza alla morte che spazza via tutto. Questo basso

      continuo filosofico, che modula l‟intreccio dei racconti, si accorda a uno stile che, pur

      nella diversità delle tre voci, mantiene invariato il suo rigore: nostalgia e rabbia,

      spensieratezza e spavento scandiscono la narrazione senza alcuna sbavatura di phatos.

      E mentre l‟esperienza vissuta si placa nella memoria dei protagonisti, le loro parole si

      depositano sulla pagina e vi trovano catarsi.62


I titoli italiani di tale serie si concludono nello stesso modo in cui si erano aperti: al

posto dello scienziato-artista del passato Leonardo, troviamo uno studioso del

presente, Enzo Tiezzi con l‟edizione del 2006 Di terra, di aria, di mare. Come in un

quaderno di viaggio fissa nella memoria e nel tempo le immagini e i colori e li

arricchisce di riflessioni, poesie e citazioni. Enzo Tiezzi è un chimico fisico di fama

internazionale. La sua ricerca è stata un succedersi di avventure intraprese con lo

spirito di un appassionato pioniere. Dagli anni di studio sulla risonanza magnetica

alle ricerche nei settori delle scienze evolutive e dell‟ecologia, è stato un autentico

precursore delle scienze e delle nuove discipline dell‟ambiente, fino agli studi recenti

sulle proprietà complesse dell‟acqua. Il suo sapere si è espresso in mille forme, con

grande coerenza, sia nelle sue fotografie, più volte esposte in mostre in giro per

l‟Italia, che nelle sue poesie. Insieme testimoniano il suo essere un meticoloso

scienziato e un creativo passionale.




62
     Cfr. http://lindiceonline.com.


                                                 45
2.4. La Poesia



Il decennio degli anni Novanta porta la firma di un lungo periodo editoriale

monomarcos: Franza abbandona la nave e Zapparoli tenta di inseguire il suo sogno

impegnandosi nella realizzazione di due collane nuove: da una parte, Gli alianti,

dedicata alla narrativa più contemporanea, e dall‟altra Poesia che raccoglie testi in

versi particolarmente amati dall‟editore.

In quest‟ultima serie, in particolare, il primo titolo italiano scelto è Esempi di

Umberto Fiori. Cantante e autore degli Stormy six, storico gruppo rock degli anni

Settanta. Fiori scrive poesie da qualche anno e con questo libro segna l‟inizio di un

legame con la Marcos y Marcos solido e duraturo. Illuminazioni intermittenti,

apparizioni come quelle che tra una galleria e l‟altra si offrono a chi viaggia in treno:

finestre, ponti, capannoni. Il paesaggio urbano è la scena, il terreno e il movente di

queste poesie. Un paesaggio familiare, sono «i posti che ci reggono / e ci

risparmiano»63. Ma al pedone che li ripercorre, seguito dallo «sguardo buono / di un

muro cieco o di un cavalcavia»64 può spalancarsi sotto, tra due palazzi, uno scavo.

Chi spia dalle fessure tra le tavole vede bene quanto poco somigli, quel cratere, alla

casa che verrà. Il fondo delle cose, il loro oscuro fondamento, minaccia in ogni

esempio di rivelarsi, come al passante la strada: «la terra sotto i piedi / sentire com‟è

dura, com‟è solida, / ci fa paura»65. I versi di Fiori hanno le movenze del discorso più

chiaro, più quotidiano, loro chimerico modello è la “frase normale” evocata in una

poesia. Non si tratta dunque solo di una scelta di stile, la ricerca di una parola

comune, per «dire le cose / con gli occhi e con la bocca, da pari a pari» e imparare
63
   U. Fiori, Esempi, Marcos y Marcos, Milano 1992, pag. 22.
64
   Ivi, pag. 83.
65
   Ivi, pag. 42.


                                                46
infine «a stare al mondo», «a parlare al muro […] a sentire / nel chiaro dei discorsi /

la luce di questo muro».66 è l‟altro filo conduttore di questo libro. Il talento poetico di

Fiori riscuote molto successo tanto che nel 2004, Esempi viene ripubblicato nella

collana principale Gli alianti.

Intanto nel 1995 viene alla luce il suo secondo libro Chiarimenti. Una raccolta di

poesie dove l‟urgenza di chiarimenti, nelle relazioni quotidiane, diventa quasi una

passione carnale. Guardando nella ricerca lirica di Fiori ciò che colpisce

immediatamente è la volontà di raggiungere una piena trasparenza comunicativa e

una relazione diretta, quasi fisica, con il lettore. I suoi versi riescono a mantenere un

dettato colloquiale, quasi rasoterra, e a cogliere allo stesso tempo, senza livellanti

semplificazioni, tutti i grumi irrisolti del reale.

     Ero stanco della poesia scritta per gli iniziati, per i critici -racconta Fiori in

     un‟intervista- se non per i poeti stessi. Se la poesia è questo esercizio di stile, di

     finezza letteraria, mi dicevo, allora non mi interessa; o ci sono delle cose da dire, un

     senso da mettere in gioco, oppure tanto vale lasciar perdere. Così mi sono messo sulle

     tracce di quella che chiamavo la mia “parola normale”. Pensavo a una poesia il più

     possibile chiara, che non bara, che si sforza di essere fedele al mondo, alle cose. Il mio

     lettore ideale non era (non è) uno che di poesia se ne intende: era (è) una persona

     capace di ascoltare quello che un altro ha da dirle, di confrontare con la sua la propria

     esperienza, senza troppi filtri estetico-letterari.67

L‟anno seguente vengono pubblicate sedici poesie dello stesso Fiori accompagnate

da otto immagini del pittore Marco Petrus, in 500 esemplari numerati, come omaggio

alle case di città: Parlare al muro è il titolo del bel volume, arricchito da riproduzioni

a colori o in bianco e nero che ricordano i quadri di Sironi, di Boccioni, le loro

66
 Ivi, pag. 88.
67
  F. Giaretta, Intervista a Umberto Fiori, in «eternosplendore.blogspot.com», 8 luglio 2006.


                                                   47
periferie milanesi, gli edifici grigi e fascisteggianti, incombenti, squadrati, qui ancora

più lugubri e angosciosi, nel segno severo di Marco Petrus, che non concede nulla

alla fantasia o alla levità di un'eventuale, futura primavera. Altrettanto fattuali,

scomode, per nulla consolanti sono le poesie di Fiori, “recitate al muro” e da esso

respinte al lettore in un pingpong scandito in versi secchi, oggettivamente disillusi.

Un gusto metropolitano, fatto di cantieri e scavi, brutture edilizie e lavori in corso,

dove chi guarda e descrive è estraniato, a disagio, pare non capire cosa sta a farci,

proprio lì in quel posto, davanti a quel muro, da cui sembra aspettarsi una parola, una

rivelazione. In qualsiasi posto si trovi il poeta attende sempre la salvezza dall'esterno,

spera in un riconoscimento altrui che lo faccia sentire vivo e vero. Narratore dello

squallore quotidiano, del grigiofumo di strade e marciapiedi, Umberto Fiori sa

raccontarci di asciugamani sventolanti nell'aria, di scavi come torrenti di montagna,

di caseggiati affioranti da albe nebbiose, e offrirci un'ancora, un respiro che ci

riempia il pensiero e per un attimo ci pulisca dentro: «La sera sull‟angolo / davanti ai

davanzali illuminati / senti il pensiero che si dilata, / che cresce, come sulle guance /

il boccone al bambino che non mangia, / come in chiesa cresce la faccia / sotto le

mani dei comunicandi».68 Il contributo di Fiori in Poesia si conclude infine con

l‟uscita di Tutti nel 1998.

Dopo Bocksten anche Pusterla rinnova la sua partecipazione al progetto editoriale di

Zapparoli affidandogli ogni cinque anni la pubblicazione di una nuova raccolta.

Nasce così nel 1994 Le cose senza storia che ottiene l‟approvazione di critici e

colleghi, e soprattutto conquista il pubblico. Versi selvatici, luminosi e comprensibili

che combinano tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Cose infinitesime e


68
     U. Fiori, Parlare al muro, Marcos y Marcos, Milano 1996, pag. 23.


                                                  48
gigantesche paure. Lampi lirici ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni.

Pusterla vive tra Albogasio e Lugano, dove insegna, dedicandosi agli studi di

linguistica e tradizione locale, inoltre fonda la celebre associazione di intellettuali

svizzeri il Gruppo di Olten; anima per un decennio la rivista letteraria «Idra» e si

occupa di traduzioni letterarie come ad esempio, i testi di Philippe Jaccottet, famoso

poeta francese con il quale instaura una proficua e significativa amicizia. «Dicevi che

di giorno / il buio sta negli armadi, / o dietro i monti, / e viene fuori solo verso sera

…».69 Gli oggetti dimenticati nel giardino attirano a scavare, a scoprire. E mentre

qualcuno se ne va, perché non ha più senso rimanere, perché le cose non hanno più

senso né storia, allora qualcuno si aggrappa alle parole, alla loro forza immane,

perché sono uniche e non si possono rubare. C‟è sempre un rumore cupo di fondo,

nel racconto di queste poesie, ma accanto a esso ci sono suoni, colori positivi, aria,

mare e molti bambini che giocano. Bambini che escono dalla preistoria e cercano un

senso trovandosi di fronte a loro solo le cose che li osservano. Vogliono essere,

fortemente. Con la grande limpidezza di sempre, Pusterla attraversa dramma e

speranza con pensieri ed immagini forti, alternando denuncia, sogno, infanzia,

assurdità.

L‟anno seguente Zapparoli edita un altro poeta svizzero di lingua italiana, la raccolta

di poesie Né di timo né di maggiorana di Giovanni Orelli, considerato, insieme ad

altri scrittori come Vittorio Sereni e Piero Chiara, uno dei membri della cosiddetta

“Linea Lombarda”, nella quale si tende a includere anche il già citato Fabio Pusterla.

Questo filone letterario prende il nome da un‟antologia di Anceschi del 1952 che

riunisce autori non rappresentabili da un‟unità stilistica analoga ma piuttosto da una


69
     F. Pusterla, Le cose senza storia, Marcos y Marcos, Milano 1994, pag. 7.


                                                    49
visione del mondo tipicamente lombarda espressa attraverso una comunanza di

tematiche, idee e ambientazioni molto legate alla tradizione.

Al 1996 risalgono altri due titoli della collana: Il respiro di Luca Giachi e Il pieno e il

vuoto di Alessandro Ceni. Quest‟ultimo volume, in particolare, raccoglie una vasta

scelta di poesie uscite in un arco di tempo quasi ventennale. La preziosa prefazione

di Piero Bigongiari e l'attenta cura di Roberto Carifi fanno il punto sul lavoro fin qui

condotto da Ceni, che ancor giovane e caparbiamente fuori dal coro - già dagli esordi

la sua è stata una voce riconoscibile, particolarmente autonoma e, pertanto, solitaria -

rappresenta con la sua opera un sicuro esempio della poesia più significativa apparsa

nel nostro Paese negli ultimi anni. Gli esempi a cui si appoggiano i suoi versi sono

molteplici fonti della letteratura: dallo Stilnovo ai metafisici inglesi, dai romantici

anglo-tedeschi al pensiero orientale, ma non posso mancare Dante, Leopardi e

Petrarca. Come ammette egli stesso:

     Nella sostanza fonti e materiali che descrivono l‟assoluta realtà. Cerco di scrivere il

     “reale”. Può sembrare un‟affermazione paradossale o almeno difficile da accettare da

     parte di coloro che parlano della mia poesia in termini di “oscurità” […] se il poeta ha

     una pretesa è quella di vedere, egli vede le cose per quello che mostrano e per quello

     che non mostrano, nella loro lucida verità (che è esattamente il contrario del realismo

     o del surrealismo) sottratta dal velo (di tessuto assai pesante, pare) della quotidianità.70


Alla fine degli anni Novanta l‟editore decide di pubblicare l‟ultima collezione del

poliedrico insegnante e critico letterario Giorgio Manacorda, ovvero Soldato segreto

in cui sono inserite le liriche scritte fra il 1981 e il 1995. Questi ventidue

componimenti, dal taglio breve e decisamente autobiografico, sono intrisi dal ricordo

70
   D. Fasoli, Tra la prosa di Stevenson, Il vento e l’acqua. Conversazione con Alessandro Ceni, in
«riflessioni.it», giugno 2005, pag. 2.


                                                 50
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Tesi Hilla

  • 1. Introduzione Questo lavoro di tesi si pone come obiettivo quello di dare risalto e importanza all‟attività della casa editrice milanese Marcos y Marcos fondata da Marco Zapparoli, e da Claudia Tarolo poi, all‟inizio degli anni Ottanta. Con i suoi trent‟anni di esperienza la coppia di editori è riuscita a distinguersi all‟interno del mercato editoriale italiano, per la scelta di strategie controcorrente, per la produzione di una narrativa giovane, originale e innovativa, ma non per questo priva di riferimenti culturali, e per la riscoperta di classici del passato ormai dimenticati dal grande pubblico. Nella prima sezione si fornisce una breve storia della casa editrice suddivisa per i suoi tre decenni di vita, che mira a sottolineare i cambiamenti di cui è stata oggetto e l‟evoluzione dei libri, sia stranieri che italiani, editi dai due editori. All‟inizio Marco Zapparoli era affiancato dall‟amico Marco Franza, quando negli anni Novanta quest‟ultimo lascia la casa editrice, Zapparoli prosegue il suo cammino da solo, senza farsi scoraggiare. Il passaggio verso il nuovo Millennio coincide invece l‟arrivo della Tarolo e del grafico Lorenzo Lanzi che danno una svolta decisiva all‟immagine della Marcos y Marcos. Nonostante i mutamenti intercorsi in questo 1
  • 2. periodo la coppia milanese mantiene salda l‟idea di affiancare ad una narrativa insolita e geniale la realizzazione di una solida poesia. I primi anni sono caratterizzati da una riscoperta di classici del passato come Italo Svevo, Iginio Ugo Tarchetti, Mario Luzi, Novalis, Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, mentre la produzione in versi si avvale di figure come George Heym, Dino Campana, Arturo Onofri, e Giovanni Orelli. Tali autori sono inseriti nella collana Biblioteca germanica e nella serie Le foglie. Prima dell‟avvento di Lanzi le edizioni si caratterizzavano per uno stile ricercato e dalle tirature limitate, che Zapparoli definirà successivamente come Vintage. Dopo queste pubblicazioni e con l‟aiuto della Tarolo il catalogo della casa editrice si arricchisce di una nuova collezione intitolata Gli alianti. Quest‟ultima diventa la vetrina fondamentale della MyM nella quale sono inseriti nuovi scrittori inediti come Cristiano Cavina, Fulvio Ervas, Michael Zadoorian, Jasper Fforde, Ángeles Caso e tanti altri. Compaiono anche poeti emergenti come Fabio Pusterla e Umberto Fiori. Gli alianti, grazie alla mano del disegnatore Lanzi, appaiono colorati, spiritosi, dalle copertina accattivanti e ben distinguibili dalle altre case editrici. La seconda parte del lavoro fornisce una panoramica della narrativa proposta dagli editori della Marcos y Marcos. Come si potrà notare, la nostra attenzione si è focalizzata esclusivamente sulla presentazione degli autori italiani, in quanto ci è sembrato che, nell‟ambito degli studi di cultura editoriale, avesse più importanza per noi realizzare un quadro esaustivo dei libri nazionali. Tale panoramica è stata delineata attraverso la strategia editoriale adottata da Zapparoli e Tarolo, fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet. Tuttavia la 2
  • 3. rassegna tenta di seguire la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della MyM lungo l‟asse diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine sulla politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle idee di letteratura portate avanti dalla casa editrice. Infine, la terza sezione di questa tesi delinea nel dettaglio le caratteristiche che rendono la casa editrice milanese degna di una maggiore attenzione. Inizialmente viene descritto il rapporto con gli scrittori, con i lettori e i librai, per poi analizzare l‟intera fase del lavoro editoriale. Essa è realizzata da tutti gli addetti della Marcos y Marcos senza che vi siano differenze di ruoli, creando un ambiente in cui si sviluppa uno scambio proficuo di idee e contributi atti a migliorare ogni edizione. Qualche accenno è poi fornito sul progetto grafico voluto da Zapparoli e Tarolo, poiché anch‟esso concorre a tratteggiare l‟immagine fedele e particolare della loro attività. Infine, nonostante avessimo cercato di rivelare l‟unicità della casa editrice milanese, si è tentato comunque di trovare delle affinità tra la coppia di editori e quelli che sono gli editori protagonisti artefici delle politiche editoriali più importanti dello scorso secolo. Le ultime pagine sono invece dedicate ad un‟espisiozione, seppur riassuntiva, della letteratura straniera pubblicata dalla MyM e al rapporto che Zapparoli e Tarolo hanno instaurato con la città di Milano, sede e ambiente in cui cresce la loro attività. 3
  • 4. Trent’anni di storie 1.1. L’inizio della casa editrice La Marcos y Marcos nasce nel 1981 dalla travolgente passione per i libri nutrita da due studenti dell‟Università Statale di Milano poco più che ventenni, Marco Franza e Marco Zapparoli, che sognavano di fondare una casa editrice di nicchia. Il suo bizzarro nome trae origine dall‟amicizia che intrattennero con un poeta cileno, di quelli che vendono oggettini in via Festa del Perdono, il quale, intenerito dall‟ambizioso progetto dei due ragazzi, quando riuscì a pubblicare la sua prima raccolta in versi la dedicò proprio a loro: «para Marcos y Marcos con todo cariño». In principio la MyM più che una casa editrice è una piccola mansarda, trasformata in un instancabile laboratorio in via Settala, a due passi da Porta Venezia. All‟epoca non esisteva il computer e il lavoro era fatto tutto su carta e giri di bozze. Il clima editoriale era in fermento, nascevano dibattiti ad ogni decisione di pubblicare un titolo o un autore e la politica era un aspetto molto rilevante. Qui i due amici inventano, assemblano e spediscono nel mondo edizioni numerate che sembrano uscite dal ciclostile di un gruppo scout. I titoli della prima collana 4
  • 5. Biblioteca germanica sono un‟alternanza di poesia e narrativa tedesca, le due passioni di Zapparoli. Non a caso il volume iniziale è una collezione di poesie surrealiste di George Heym. Subito dopo arriva la serie Le foglie in cui l‟occhio è rivolto ad autori classici come Leonardo da Vinci, Italo Svevo, Mario Luzi, Novalis, Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, e tra i poeti italiani, Alessandro Ceni e Arturo Onofri. Le edizioni sono di 16 o 32 pagine con carta fabbricata a mano e splendidi caratteri Garamond. Le tirature iniziali consistono di 500-1.000 copie. Quella di testa riporta illustrazioni ad acquaforte per i trenta amici che al costo di 50.000 £, comprano in abbonamento i primi libri, mentre le altre recano stampe d‟artista o riproduzioni del manoscritto originale. Come ammette lo stesso Zapparoli: L‟idea originale era quella di inseguire, chiaramente nella debita proporzione, il catalogo di editori come Guanda o Franco Maria Ricci: stampare dei volumi che coniugassero l‟eleganza delle edizioni, magari numerate, a tiratura limitata e impreziositi da riproduzione iconografiche, di grandi piccoli classici purtroppo dimenticati.1 Ben presto gli editori, forti dell‟entusiasmo mostrato dalla piccola cerchia di lettori alla quale si erano rivolti inizialmente, cercano di ampliare il loro pubblico. Il lettore a cui si indirizza la MyM è un “ricercatore” che ama la letteratura straniera e si affida alla curiosità, apprezza sia la qualità di una veste grafica ben curata che il contenuto di un libro dallo stile originale. Non ha infatti paura di esplorare nuovi territori letterari e si lascia incantare dalle piacevoli riscoperte di classici del passato. Il lettore MyM è dunque molto simile ai due editori: condivide con loro una consolidata e sfrenata passione per i libri. 1 G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 12. 5
  • 6. Nei primi tre anni, dall‟1981 all‟1983, sono gli stessi Zapparoli e Franza a piegare i quarti sciolti e a distribuirli personalmente presso librerie e librai che, piuttosto incuriositi, offrono loro qualche spazio ospitando alcune copie. C‟era molta militanza -anche come semplice comportamento- all‟interno della macchina editoriale e nella vendita […] Il mio punto di partenza di allora è stato quello di guardare come lavoravano queste persone, far loro delle domande […] Lunghe telefonate con editori e puntate dai librai, in particolare due: Fausta Bizozzero di Utopia e Amilcare Di Francesco della Feltrinelli Santa Tecla.2 Fuori Milano Zapparoli e Franza affidano la distribuzione ad alcuni amici e nelle altre regioni firmano i primi piccoli contratti con distributori locali. «Marcos y Marcos è nata un po‟ alla volta. Per qualche anno è stata piccolissima, poco più che un sogno, poi si è evoluta pian piano, sempre più intenta a mettere radici piuttosto che a crescere troppo rapidamente in altezza».3 Nel 1983 nuovi titoli arricchiscono la collana Le foglie, il filo rosso dedicato al rilancio di grandi autori raccoglie testi di poesia e narrativa contemporanea in cui sono inseriti, tra gli altri, Chester Himes, Walker Percy, e Thompons Carlene. La veste grafica muta in un motivo molto semplice, spesso di un pittore celebre del Novecento: Arp, Braque,o Kleen, e le copertine si colorano di tinte pastello. L‟ambiente in cui cerca di farsi spazio la MyM è una città degli anni Ottanta il cui stile può essere riassunto nel famoso slogan “Milano da bere”.4 Nel capoluogo lombardo converge il potere socialista del periodo craxiano, caratterizzato dal 2 G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 74. 3 G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La luna di traverso», dicembre 2009, pag. 31. 4 “Milano da bere” era lo slogan di una campagna finalizzata alla ricostruzione dell‟immagine dell‟amaro Ramazzotti di Marco Mignani del 1987. In realtà finì per delineare l‟ambiente socialista della città, e nei primi anni Novanta venne usato con connotazioni negative per descrivere gli esponenti politici e imprenditoriali coinvolti nell‟inchiesta Mani pulite. 6
  • 7. benessere diffuso, dal rampantismo di ceti sociali emergenti e influenzato dal mondo della moda. Ciononostante tale periodo coincide con una pesante crisi finanziaria e la conseguente recessione economica. Per rendersene conto basta guardare al settore dell‟editoria libraria che vive un momento di paralisi e soffocamento causato dall‟alto costo del denaro e dal ritmo dell‟inflazione. Il “best seller all‟italiana”5, modello narrativo degli anni Sessanta, subisce un brusco calo: i titoli di narrativa scendono dal 25% al 13% insieme alla saggistica, mentre incrementano i consensi la manualistica pratica e il romanzo “rosa”6 con il lancio di serie come Harmony, nata dall‟accordo tra Mondadori e la società Harlequin che possedeva i diritti sui volumi tradotti, o Blue Moon di Curcio. Per risanare le perdite le case editrici ripensano ai loro assetti in termini imprenditoriali e spesso si riorganizzano attraverso l‟afflusso di capitali e progetti esterni, puntando a un‟ottimizzazione dei processi produttivi e a un progressivo ampliamento del mercato. Tuttavia fanno il loro ingresso nel settore svariate iniziative come Piemme e la Marcos y Marcos. «Siamo nati nell‟81 quando a corso Manzoni sfilavano i dipendenti della Feltrinelli in crisi -ricorda Zapparoli in un‟intervista- ma la crisi faceva venire voglia di fare. Ed era un‟epoca di dibattito politico e culturale».7 Ciò che in principio sembra solo un‟avventura inizia a concretizzarsi seriamente, ma a questo punto Marco Franza lascia il progetto perché, essendo più che altro un 5 Il “best seller all‟italiana” è quel tipo di romanzo che coniuga, negli anni Sessanta e Settanta, qualità letteraria con elementi accattivanti per il consumo e la vendita del libro stesso. Cfr. G. C. Ferretti, Il best seller all’italiana, Laterza, Bari 1983. 6 «Il romanzo “rosa” è un tipo di romanzo seriale e ripetitivo in cui l‟attenzione è focalizzata sulle vicende amorose di eroi e eroine travolti dal destino del proprio sentimento. Rispetto al classico romanzo sentimentale è più anonimo e standardizzato». Cfr. M. Rak, Rosa: la letteratura del divertimento amoroso, Donzelli editore, Roma 1999, pagg. 44-46. 7 M. S. Palieri, Marcos, correva l’anno…, in «L‟Unità», 4 marzo 2011, pag. 37. 7
  • 8. teorico e un intellettuale, non voleva veder contaminato il suo amore per i libri dal commercio e dalle leggi di mercato. Comincia così un lungo periodo mono-marcos8. Nel 1985 l‟editoria ottiene un sostanziale recupero puntando sulla tecnologia, l‟innovazione e la promozione. Scomparsa ormai la figura dell‟ “editore protagonista”9, «l‟idea di cultura si concretizza nella formazione del “catalogo”, vale a dire nel complesso degli autori che costituiscono nel tempo il vero patrimonio della casa editrice».10 Sebbene il mercato tenda a creare molte comunità di lettori diversi, marginalizzati da una collettività che punta all‟omogeneizzazione di ogni esperienza culturale, compresa la lettura, Zapparoli sembra voler seguire la diversa strada inaugurata negli anni Settanta da Calvino con Centopagine e conclusa proprio in questo periodo: ovvero una riabilitazione del romanzesco, attraverso la lettura di vecchie e nuove opere in chiave moderna e attualizzante. Nel 1986 Zapparoli riceve il suo primo successo con Storie per bambini di Peter Bichsel che sfiora le 10.000 copie vendute. E alla fine del decennio la collana Le foglie si arricchisce dei titoli di Giovanni Galdini, Dino Campana, Gaetano Neri e Ludovico Geymonat. Viene pubblicato anche il primo libro in versi di Fabio Pusterla, considerato dalla critica uno dei migliori poeti italiani contemporanei, che sancisce l‟esordio di una lunga e intensa collaborazione con l‟editore. A differenza dell‟ambiente circostante la Marcos y Marcos decide di proseguire senza rinunciare a un progetto editoriale preciso e ben delineato, tentando di fornire al lettore sia una 8 Cfr. http://www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html. 9 L‟editore protagonista è «un editore capace di imprimere una forte personalizzazione al suo progetto e all‟intero processo che va dalla scelta del testo alla veicolazione del prodotto». Sono da considerare tali tutti i personaggi che dagli anni Trenta fondano le più grandi case editrici del secolo, Valentino Bompiani, Giulio Einaudi, Arnoldo Mondadori, Angelo Rizzoli e Aldo Garzanti. Cfr. G. C. Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Einaudi, Torino 2003, pagg. 4-5. 10 A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, Editrice Bibliografica, Milano 2004, pag 139. 8
  • 9. lettura di intrattenimento gradevole che una ricezione consapevole dei contenuti e dei valori trasmessi dai testi pubblicati. In particolare, qui l‟editore si pone in risalto poiché è riuscito, facendo propria la “filosofia del catalogo”, a creare una casa editrice che seleziona i propri titoli basandosi sull‟istinto di chi «esce a caccia e si fa guidare dal fiuto»11 compiendo scelte temerarie, originali e controcorrente. Tale modo di operare all‟interno dell‟editoria sembra richiamare alla mente alcune delle caratteristiche degli “editori protagonisti” artefici delle politiche editoriali dei decenni precedenti. L‟elemento rilevante che rende l‟attività della MyM oggetto di un‟attenzione più approfondita risiede dunque nel fatto che questa maniera di “sentire” il mestiere dell‟editore da parte di Zapparoli coincide ormai con l‟immagine stessa della casa editrice, influenzando non solo la produzione ma anche la promozione e la vendita dei libri. 1.2. Gli anni Novanta Il secondo periodo di vita della Marcos y Marcos è caratterizzato da un riassesto della casa stessa. Una produzione di libri più corposa coincide con il trasferimento della sede negli ampi locali di via Padova, redazione e magazzino insieme, con colonne di libri molto suggestive sparse dappertutto. Nel 1990 Zapparoli affida la distribuzione dei suoi volumi alla Garzanti e nel 1995, quando questa viene 11 G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32. 9
  • 10. smembrata e acquisita da altri, la MyM passa alle Messaggerie libri instaurando la collaborazione con Promedi12 per quanto concerne la promozione. Nel contempo la frammentazione del pubblico attuata nello scorso decennio si rende ancor più evidente attraverso la moltiplicazione di richieste. Per far fronte a tale diversificazione, nonostante il calo dei libri e la crisi in corso, si assiste ad un allargamento del settore dei tascabili. Nel 1992 esplode il fenomeno dei Millelire di Stampa Alternativa e nel 1995 della sottocollana I miti di Mondadori. Scorgendo nel loro successo una via d‟uscita, molte sigle iniziano così un massiccio processo di “tascabilizzazione” dell‟editoria: Uno sbilanciamento inconsapevole di tutta l‟editoria verso il tascabile, inteso più come espressione di un concetto e di una funzione che non come tipologia di formati e livelli di tiratura. Essendo infatti diventato il tascabile un punto di riferimento primario per un pubblico sempre più vasto, e trovandosi tutto il resto quasi a girargli intorno come se fosse una produzione di nicchia, si era arrivati in pochi anni a “tascabilizzare” gran parte dell‟editoria.13 Tuttavia il mercato stenta a risalire e le esperienze dei Millelire e de I miti rimangono episodi che nel giro di poco tempo esauriscono le proprie fortune. Alla Marcos y Marcos si lavora, invece, puntando su tutt‟altra direzione. Dopo il contratto con la Garzanti nasce la collana Gli alianti. Essendo più forte, l‟editore può ora permettersi di tentare con titoli e scrittori più impegnativi e moderni. Il fiuto dello Zapparoli si dirige verso lo stesso pluralismo di lettori a cui mira il settore degli economici ma con esiti totalmente diversi. Sperimenta una narrativa contemporanea 12 Nata nel 1983, la Promedi promuove presso librerie indipendenti e di catena, un gruppo scelto di case editrici tra le più rappresentative dell‟editoria nazionale attraverso una capillare rete di agenti sul territorio. Tutti gli editori rappresentati da Promedi vengono poi distribuiti da Messaggerie italiane. Cfr. www.promedi.it. 13 A. Cadioli, G. Vigini, op. cit., pag. 148. 10
  • 11. che include molti scrittori d‟oltreoceano e la produzione italiana si avvale di alcune fra le sue collaborazioni più durature. Difatti questi anni portano la firma dei già citati Ceni e Pusterla, oltre a Umberto Fiori, Luca Giachi e Giovanni Orelli, racchiusi ora nella nuova serie Poesia, interamente dedicata ai libri in versi. La forte presenza di questo genere letterario diviene uno dei capisaldi del catalogo, come testimonia l‟uscita di un titolo di poesie inserito, da circa una decina d‟anni ne Gli alianti. Nella raccolta Le foglie compare ancora Gaetano Neri e una serie di racconti di Roberto Cazzola. Due generi letterari, la poesia e il romanzo, segregati all‟ombra del tascabile, prendono vita nel catalogo della casa editrice milanese per chi non sa rinunciare alle buone letture e si accosta con gusti e stili diversi alla loro scoperta. Gli anni Novanta vedono un po‟ tutto il panorama editoriale cambiare paesaggio. Per affrontare la crisi nei paesi europei crescono il numero di acquisizioni e fusioni di case editrici. Si creano nuovi scenari in cui aziende di notevoli dimensioni con contributi provenienti da nuovi colossi della comunicazione e dell‟industria elettronica sostengono un futuro realizzato sull‟armonica unione di vari progetti integrati. L‟Italia dal canto suo, cerca di consolidare il proprio mercato interno non solo attraverso le acquisizioni di sigle editoriali ma puntando anche su un notevole investimento nella riorganizzazione dei punti vendita, nell‟ampliamento dei canali e nell‟incremento di risorse umane. L‟editore quindi deve reinventarsi il mestiere operando su nuovi fronti con maggiore flessibilità, come dimostrano i progetti “fuori e dentro al libro” ideati in questo periodo dallo stesso Zapparoli. Dal 1991 infatti, la sua produzione di libri è affiancata dalla presenza della rivista «Riga», (poi trasformata in collana), diretta da Marco Belpoliti e Elio Grazioli, e 11
  • 12. dedicata ai protagonisti del Novecento, i grandi personaggi della letteratura, dell‟arte e della musica che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra cultura, «per usare le parole dei creatori di Riga, il taglio monografico risponde al desiderio di costruire una biblioteca del contemporaneo. Non è una rivista, o meglio: lo è formalmente; dal punto di vista culturale, sono in realtà dei volumi tematici di vari autori».14 A quest‟ultima si aggiunge poi la pubblicazione di «Testo a Fronte», un semestrale che trae origine dall‟esigenza dell‟editore di puntare sulla qualità e sulla valorizzazione della traduzione dei testi. Diretto da Franco Buffoni, Paolo Proietti e Gianni Puglisi, presenta al pubblico italiano le maggiori teorizzazioni del campo traduttologico, affiancando alla teoria la dimostrazione pratica con le versioni inedite di alcuni poeti traduttori, da Luzi a Fortini, da Caproni a D‟Elia, da Magrelli a Cucchi. Ogni uscita di «Testo a fronte» si conclude con il «Quaderno di Traduzioni», dove molto spazio è destinato a giovani poeti e studiosi del settore. L‟obbiettivo è quello di distinguere la traduzione letteraria da quella di tipo tecnico e «togliere ogni rigidità all‟atto traduttivo, mirando a configurarlo come un incontro tra poetiche: la poetica del tradotto che incontra quella del traduttore e, nel caso di incontro felice, produce un testo provvisto di valore estetico autonomo».15 L‟editore comincia a farsi notare anche attraverso l‟assidua presenza alle svariate iniziative nazionali di Fiere e Saloni del libro16 sparsi in tutta Italia che mettono in stretto contatto editori, librai e lettori. In questo modo la Marcos y Marcos instaura sin dall‟inizio, un intenso rapporto tra la casa editrice e i librari, nella convinzione 14 G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 13. 15 Cfr. www.marcosymarcos.com/testo_a_fronte.html. 16 Il primo Salone del Libro viene inaugurato nel maggio del 1988 a Torino, per grandezza ed esposizioni è il secondo in Europa, mentre il primo è la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte, fondata nel 1949. A questa si aggiungono numerose Fiere del Libro sparse in tutta Italia, come quella di Roma per i piccoli e medi imprenditori o quella di Bologna dedicata all‟editoria per ragazzi. 12
  • 13. che per la promozione del libro, fungano un ruolo essenziale anche «i consigli elargiti da un buon libraio o da un commesso coscienzioso».17 Inoltre i lettori apprezzano e sostengono incuriositi tutte le proposte che Zapparoli e i suoi collaboratori propongono durante le grandi esposizioni. Il momento che rappresenta la svolta e il successo della casa editrice milanese si colloca però al tramonto dei complicati anni Novanta. «Siamo entrati, infatti, nella fase matura della società dei consumi, e dunque anche dei consumi letterari. Gli stili si moltiplicano e ogni lettore se ne costruisce uno più o meno complesso»18 al quale Zapparoli cerca di rispondere con la pubblicazione di autori stranieri dall‟impronta espressiva molto originale. La vampata di notorietà non tarda a farsi vedere: nel 1997-98 arrivano i primi successi con scrittori come Boris Vian, Woody Guthrie e Jonh Fante. È proprio grazie alla MyM che i lettori italiani possono riscoprire la scrittura di quest‟ultimo ennesimo esempio di autore strappato alla polvere. Sempre nel 1997, esce Una banda di idioti di John Kennedy Toole che con 140.000 copie rappresenta il primato di vendite in assoluto della casa editrice. Tutti questi titoli descrivono bene la strada intrapresa da Gli alianti: partita da un America classica anni Trenta-Sessanta segue poi un excursus letterario che intende incrociare lingue e paesi con l‟ambizione di «costruire un mappamondo letterario con voci di popoli e nazioni disparate».19 A tale biennio risale anche l‟arrivo nel 1997 del grafico Lorenzo Lanzi e nel 1998 di Claudia Tarolo. Lo stile di Lanzi rende i libri della MyM inconfondibili, con copertine spensierate dai colori accessi e un‟immagine che solitamente richiama 17 N. Cavazzuti, Piccoli editori crescono, in «E Polis Milano», 6 dicembre 2006, pag. 42. 18 G. Ragone,Tascabili e nuovi lettori, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di, G. Turi, Giunti Editore, Firenze 1997, pag. 472. 19 R. Folatti, Fare gli editori a Milano, in «viveremilano.it», 2006. 13
  • 14. elementi significativi del testo. Il suo lavoro li trasforma in volumi divertenti, giocosi e capaci di catturare l‟attenzione del lettore. La Tarolo invece, attua una svolta significativa nella linea editoriale. Dato il suo impiego all‟Oracle Italia come direttore legale, possiede un‟eccellente capacità organizzativa e avendo alle spalle importanti esperienze di traduzione e revisione di testi, condiziona fortemente tutto il lavoro di editing dando una sferzata di aria fresca e innovativa alla casa editrice. Pur mantenendo come capi saldi il rilancio di grandi autori dimenticati e il piacere della poesia, la Tarolo e Zapparoli si lasciano guidare dall‟intuito lanciandosi con temerarietà e coraggio verso nuove prospettive. La coppia scommette da un lato su scrittori poco conosciuti nel nostro Paese e dall‟altro si rivolge, in maniera molto cauta, agli esordienti italiani, ampliando di fatto il catalogo di narrativa, con quelli che di lì a poco diverranno autori simbolo della Marcos y Marcos. Tanti cambianti dunque in pochi frenetici anni. Ciononostante possiamo individuare nello stile della casa editrice alcuni elementi ricorrenti. In primo luogo, la ricerca di autori e visioni originali si intensifica grazie all‟intervento della Tarolo, unito alla passione e all‟istinto di chi vuole scommettere puntando sul diverso. In secondo luogo, la MyM continua ad apparire come un “laboratorio di idee e libri”, rafforzato dalla proposta di riviste alternative e dallo stretto rapporto instaurato con librai e lettori nelle fiere ed eventi. Infine, la costante attenzione dedicata all‟oggetto libro che lavorato e pensato come un oggetto artigianale si arricchisce del tocco artistico di Lanzi. 14
  • 15. 1.3. Verso il nuovo Millennio Nel 2000 Claudia Tarolo decide di abbandonare definitivamente il suo lavoro all‟interno della multinazionale scegliendo di unirsi a Zapparoli nella vita e nell‟avventura editoriale. «Non rinnego le mie scelte, ma vedendo che la casa editrice aveva bisogno di un cambiamento ho pensato di accettare il rischio. Così mi sono licenziata da una situazione privilegiata. Ho fatto diversi passi indietro (l‟editoria è un ambiente maschilista), ma non me ne sono mai pentita. Mi piace quello che facciamo e come lo facciamo. Insieme».20 Da questo momento in poi la Marcos y Marcos torna così ad avere due anime: Abbiamo unito forze, competenze e responsabilità su tutti i fronti. La co-progettazione è diventata una risorsa peculiare della nostra storia editoriale e personale: scelta dei libri, invenzione di copertina, gestione, e gli altri mille aspetti creativi che convivono in una casa editrice.21 Tra di loro non esistono zone di frizione, la Tarolo si occupa di talent scouting e di editing mentre Zapparoli cura gli aspetti esterni promozionali e commerciali infatti in un‟intervista confida «da ragazzino mi interessavo di Borsa. Mi piace l‟aritmetica, mi piacciono le statistiche, proiezioni e calcoli, ad esempio mai vendere meno di 1.4000 copie!».22 Tutto ciò che riguarda la produzione, la grafica e il testo viene invece deciso insieme. 20 R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in «Elle», 2006, pag. 508. 21 G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75. 22 R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in «Elle», 2006, pag. 508. 15
  • 16. Alla nuova organizzazione della MyM corrisponde il trasloco in via Ozanam, a due passi dal centro, separando così la redazione dal magazzino. L‟ufficio ricorda molto la mansarda iniziale per l‟assidua presenza di libri sparpagliati un po‟ ovunque e per un silenzio quasi surreale, tanto che ci si dimentica di essere in una delle zone più movimentate di Milano. Con il sopraggiungere del nuovo Millennio l‟editoria italiana mostra «il passaggio da una politica di formazione e di collana a una politica di titolo e di mercato»23 che vede arrivare in testa alle classifiche solo le novità di stagione, che insignite dei maggiori premi letterari raramente però riescono a superare quattro settimane di successo. La mobilità del mercato attuale fa sì che ci sia sovrabbondanza di best seller quasi tutti rigorosamente pubblicati dai maggiori gruppi editoriali. Parallelamente crescono i protagonisti editoriali che tentano di far aumentare i propri bilanci con titoli selezionati in base al modo di ricezione del lettore, offrendo testi di scarsa qualità vissuti all‟interno di diversi livelli di “consumabilità”: dalla pubblicità su periodici e quotidiani nazionali alle trasmissioni televisive che dedicano uno spazio alla promozione dei libri, dalla diffusione di informazioni su internet ai commenti personali che ogni utente lascia sui social network o sui canali di vendita on-line. Tutto ciò determina una spettacolarizzazione di scrittori e titoli mediante la circolarità su segmenti multimediali diversi che non si preoccupa della formazione culturale dell‟acquirente perché l‟obiettivo principale è quello di catturare l‟attenzione del lettore occasionale, protagonista delle spese librarie di questi ultimi vent‟anni. 23 G. C. Ferretti, op. cit., pag. 311. 16
  • 17. In tal modo le case editrici più piccole, anche se non mutuano di molto le logiche imperanti, non possono far altro che intraprendere scelte alternative puntando sull‟originalità dei propri contenuti e delle proprie iniziative. È questo il caso di Zapparoli e della Tarolo che nell‟estate del 2000 inaugurano per la prima volta in Italia, un corso di editoria firmato Marcos y Marcos, con lo scopo di fornire ai lettori curiosi, agli addetti ai lavori nel settore, agli aspiranti editori, redattori, traduttori, librai e scrittori, le basi che permettono di lavorare nel fantastico mondo dei libri. Le lezioni illustrano come cercare e portare al successo un autore, come impostare collane e progetti grafici, e un metodo per gestire contratti, tipografia e distribuzione. Dopo dieci anni dall‟inaugurazione il corso si rinnova ogni anno con molto successo, tanto che molti hanno chiesto alla casa editrice di esportare la loro testimonianza diretta anche all‟estero. Nel frattempo si intensificano le ricerche su scrittori d‟oltre confine. Rovistando tra le librerie europee e non solo, i due editori scovano Jumpha Lahiri, premio Pulizer del 2000, autrice sulla quale nessun “grande” dell‟editoria osava scommettere, gli inglesi Jasper Forde, Michael Zadoorian e Miriam Toews, gli spagnoli Ricardo Menéndez Salmon, Angeles Caso e Maria Barbal, l‟olandese Leo De Winter, il tedesco Jakob Arjouni, e gli statunitensi Thompson Carlene, Fante Dan, William Goldman e Furutani Dale, infine il cileno Pedro Lemebel. Nel primo periodo da editore la Tarolo, sempre sostenuta dal parere del compagno, inizia a puntare su alcuni esordienti del nostro Paese. Fanno la loro prima apparizione autori come Davide Longo, Cristiano Cavina e i fratelli Ervas Fulvio e Luisa Carnielli. L‟idea della coppia è quella di aggiungere al catalogo titoli italiani, 17
  • 18. operando in maniera molto cauta. La scommessa è che si impongano sulla lunga distanza creando con la casa editrice un forte legame di fedeltà. A tali anni corrisponde anche la messa a punto del sito internet della MyM, caratterizzato da un costante aggiornamento dei contenuti e da una grafica sempre accattivante che ricorda i libri stampati. Nel 2005 le vendite online rappresentavano il 5% del fatturato e la crescita continua a salire nei tre anni successivi al 30%. Nel 2006 la Marcos y Marcos compie venticinque anni di attività con un catalogo che comprende 380 titoli, 130 autori di 20 nazioni diverse, e 750 mila euro di fatturato annuo. Nonostante gli obiettivi raggiunti, la Tarolo e Zapparoli decidono di cambiare strategia attuando la politica “meno tre” libri all‟anno. Da quest‟anno infatti pubblicano 14 libri (13 di narrativa, più uno di poesia) anziché 18. Questo perché nel nostro Paese, è ormai chiaro a tutti come il mercato del libro sia costantemente invaso dalle novità. Con circa 60 mila libri in uscita ogni anno, da una parte si pubblica in modo disordinato e frettoloso, e dall‟altra i librai non hanno il tempo di seguire a pieno tutti i volumi, quindi molti cadono nel dimenticatoio. Per tale motivo i due editori hanno scelto di muoversi controcorrente con una decisione molto coraggiosa. Ecco perché abbiamo deciso di festeggiare i primi venticinque anni della casa editrice –come si legge nel comunicato stampa di allora- proponendo qualche libro in meno (nella fattispecie, tre), siglando una sorta di contratto con i librai: meno libri, più tempo per conoscerli e farli conoscere. Per impegnarci a promuovere la lettura. Per promuovere ciò che si può sostenere. Per contribuire in piccolo, a evitare che il caos, e il deserto, guadagnino terreno.24 24 E. Camurri, L’aereoplanino di carta, in «Il Foglio Quotidiano», 18 marzo 2006, pag. 10. 18
  • 19. La politica del “meno tre” porta la casa editrice a una “decrescita felice”25: a fronte del 15% di novità tagliate, le altre pubblicazioni restano sugli scaffali dei librai il 15% di tempo in più: «È una scelta precisa e i numeri ci hanno dato ragione. Per fare un esempio, basti pensare che il libro meno venduto dell‟anno scorso è arrivato a 600 copie. Quest‟anno, con soli 14 autori, il meno venduto ne ha totalizzate 1000».26 Aumentando dunque il tempo del turnover, i libri vendono di più, prova ne è il fatto che, già nello stesso anno, le vendite sono cresciute. Preferiamo offrire pochi libri, curarli al massimo e soprattutto investire tempo e risorse per farli conoscere. A distanza di dieci mesi, possiamo dire che i risultati hanno superato le nostre più rosee aspettative. Rispetto all‟anno scorso, abbiamo venduto più libri producendone di meno. I librai hanno apprezzato il tentativo di allentare la pressione numerica e di migliorare il dialogo sui contenuti.27 Tale crescita non è però solo un momento passeggero poiché, nonostante l‟attuale crisi della carta stampata i due editori hanno visto, nel 2010, aumentare il proprio fatturato del 25%. Inoltre, questa scelta non solo aiuta i librai ma permette alla casa editrice di instaurare un rapporto più fedele con gli autori, di seguire al meglio le campagne promozionali dei libri e, cosa da non sottovalutare, regala al lettore il tempo di assimilare e gustare al meglio il testo, facendolo proprio. La politica del “meno tre” è accompagnata dalla volontà, cara alla coppia Tarolo- Zapparoli, di usare nella stampa dei propri volumi solo carta riciclata: «troppi libri troppo in fretta creano solamente una giostra confusa, e il meglio spesso va perduto. Anche la carta, a furia di essere riciclata, si stanca: va usata con parsimonia, è un 25 Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html. 26 F. Madrigali, Le strategie “salva-libro”, in «Il Sardegna», ottobre 2006. 27 P. Lala, Venticinque anni di Marcos y Marcos, in «coolclub.it», 2006, pag. 34. 19
  • 20. bene prezioso da utilizzare, e al meglio, quando ne vale la pena».28 E a Milano, due fan del velocipede come loro, non potevano far altro che affidare le spedizioni che ai postini in bicicletta. Iniziative dunque, che evidenziano uno stile lavorativo mirato al rispetto dell‟ambiente. A contribuire alla crescita della casa editrice è anche il semestrale «The Spicer», una newsletter cartacea, in abbonamento gratuito sul sito, che propone le novità del catalogo, ma che è allo stesso tempo ben lontana dall‟essere soltanto un mero supporto di marketing. Con «The Spicer» vogliamo raccogliere idee e progetti che nascono intorno alla MyM: chiaramente essendo una pubblicazione dedicata ai nostri lettori, le anticipazioni hanno un ampio spazio, ma non mancano approfondimenti e “assaggi” che rendono questo semestrale una rivista con una propria dignità.29 Il 2009 è l‟anno di nascita di due nuove collane. La prima, i MiniMarcos, sono i tascabili della Marcos y Marcos che, con un formato più piccolo e un prezzo ridotto, raccolgono gli autori più longevi e i libri più rappresentativi del catalogo. La seconda invece, la MarcosUltra, unisce alle tematiche forti trattate la firma tutta italiana di scrittori come Lello Gurrado, Quaglia Stefano, il già citato Fulvio Ervas, e Franco Buffoni, traduttore-direttore di «Testo a Fronte», il semestrale della casa. «Paradossale, estrema, sovversiva - questa collana - nasce dal desiderio di far circolare idee forti».30 La schiera degli autori nazionali si è inoltre arricchita convergendo anche nella vetrina d‟eccellenze Gli alianti, attraverso le recenti pubblicazioni di Maurizio 28 Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html. 29 G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 14. 30 M. Appiotti, Marcos fa il giro del mondo, in «lastampa.it», 13 marzo 2009. 20
  • 21. Matrone, Osimo Bruno e Paolo Nori, nonché le raccolte in versi di Fabio Pusterla e il nuovo libro di Cristina Alziati che rendono i titoli di poesia della casa editrice perle di letteratura uniche e sorprendenti. Come tutte le aziende del settore editoriale moderne anche l‟attività dei due editori milanesi ha trasformato alcuni volumi del proprio catalogo in ebook, sceglie però di non mettere in competizione il nuovo formato con il libro, nonostante sia la pratica più diffusa, e di proporre qualcosa che sia complementare ad esso, non per forza una sua alternativa. Al Salone Internazionale del Libro 2011 di Torino presentano infatti un ebook che “accompagna” la lettura del testo vero e proprio in cui sono inseriti soltanto approfondimenti e curiosità sull‟autore e sul titolo scelto. Partendo dal presupposto che l‟Italia si dimostra un paese lento nell‟acquisire novità del genere, vogliono creare un prodotto “lettibile”, un oggetto ben curato da poggiare sul comodino, che aspetta per essere goduto e sfogliato i momenti di relax che ogni lettore si crea durante la giornata. La MyM vanta 600 titoli in catalogo e un fatturato che come si diceva è cresciuto del 25% in più nonostante la crisi. Il suo organico si compone di sole otto persone che si occupano di tutta la fase di editing, curano gli autori, la promozione dei libri e la dimensione commerciale. Dunque siamo di fronte ad un piccolo organico che lavora il doppio per sostenere l‟intera produzione e ogni aspetto del lavoro editoriale. Tuttavia ciò che assume maggiore importanza, soprattutto in un ambiente caratterizzato da enormi colossi editoriali, è che a tutt‟oggi, la Marcos y Marcos riesce a sostenersi con la sola vendita dei libri rimanendo una delle poche aziende ancora totalmente indipendente. Tutto questo le conferisce ancora più prestigio se 21
  • 22. pensiamo che la città in cui si fonda e cresce, Milano, è per antonomasia la capitale e l‟immagine di quasi tutti i grandi gruppi editoriali italiani. Nel 2011 la Marcos y Marcos festeggia trent‟anni e i due editori celebrano tale avvenimento con una collana in serie limitata a cui sono legate svariate iniziative, e un nuovo entusiasmante progetto per chi ama scrivere e leggere libri. La collana Tredici (come le novità di narrativa proposte ogni anno), riunisce in una spiritosa veste grafica i romanzi cult del catalogo. L‟originale copertina di Lanzi è sdoppiata in due creando un simpatico effetto “carta da gioco” mentre Franco Matticchio firma il marchio dei volumi a tiratura limitata con una cicogna che vola accompagnata dalla scritta “ trent‟anni di storie”. Un mazzo di carte è anche l‟edizione speciale del catalogo. Al posto delle tradizionali figure si trovano i volti degli autori e le copertine più celebri, perché come affermano gli editori stessi: «per festeggiare, insomma, ci giochiamo tutte le carte!».31 Ogni libro è accompagnato dall‟introduzione di alcuni noti intellettuali dei nostri tempi che lo hanno amato di più, ad esempio Massimo Cirri, Stefano Benni, Ivano Fossati, Paolo Giordano e Cristiano Cavina. Prolungamento della collana Tredici è la mostra itinerante di 24 maxi-copertine della casa editrice che hanno fatto il giro delle principali librerie Feltrinelli di tutta Italia, al ritmo di una al mese. Nell‟estate scorsa una piccola mostra che celebra queste tre decadi di attività è stata esposta presso la Biblioteca Sormani di Milano. Quest‟ultima rassegna in particolare, non testimonia solo l‟evoluzione della grafica e della stampa: propone una selezione di locandine, cartoline, notiziari che segnano le tappe della storia della casa editrice e accompagnano il lancio nel mondo dei libri più importanti. 31 Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html. 22
  • 23. L‟altro progetto nato sotto il segno dei festeggiamenti è la Piccola Scuola di Arti Narrative, inaugurata a marzo 2011, che si propone come un corso di scrittura creativa di nuova concezione in cui editori, scrittori e lettori si mettono in gioco seguendo un copione davvero innovativo. La Marcos y Marcos dimostra la sua esperienza in tal senso e le sue iniziative per coinvolgere lettori e appassionati del settore si riflettono anche in idee dal respiro più ampio. È questo il caso di Route 45, un corso di scrittura locale di sette giorni per talenti italiani dedicato alle meraviglie della cittadina di Bobbio e della Val Trebbia o di Letteratura rinnovabile e Libri a Teatro. Questi ultimi due, lanciati tra il 2009 e il 2010, hanno lo scopo di promuovere soprattutto la lettura. Letteratura rinnovabile unisce infatti, la riscrittura creativa di un brano tratto da un classico con il piacere della lettura, e le sue prime iniziative sono il BookJockeyday svoltosi nel novembre 2009 e Parole Illuminanti, un premio letterario sponsorizzato da Eni. Libri a Teatro nasce dalla collaborazione con la storica compagnia teatrale milanese “Quelli di Grock” e consiste in un ciclo di letture basate su una messa in scena dei romanzi pubblicati dalla casa editrice, iniziando dai classici intramontabili come Boris Vian per passare poi agli autori più contemporanei. 1.4. Una storia da raccontare Come abbiamo notato nelle pagine precedenti i trent‟anni della Marcos y Marcos simboleggiano l‟esistenza di una casa editrice che, sebbene sia nata nel moderno contesto editoriale italiano, si configura come un‟azienda che non segue le politiche 23
  • 24. imperanti bensì le volontà letterarie e i gusti dei due editori Marco Zapparoli e Claudia Tarolo. Tale coppia ha infatti speso tutte le proprie energie su scelte particolari e sempre controcorrente. Lo si nota fin dall‟inizio quando Zapparoli e Franza decidono di fondare una casa editrice di nicchia con edizioni ben curate e opere spesso emarginate di autori classici dimenticati. Negli anni Novanta avviene la spinta verso nuovi orizzonti, eppure mentre aleggia il mito dei volumi tascabili, la MyM concentra il proprio sforzo nella poesia e in una narrativa più contemporanea che non dimentica però la riscoperta di scrittori del passato. Infine gli editori operano la teoria del “meno tre” proprio nel momento in cui l‟editoria si delinea come il campo di battaglia di un‟infinita produzione di novità stagionali e best seller. Scelgono quindi di agire nel mercato attraverso una filosofia che da sempre si pone in direzione opposta al presente in cui operano. Sfruttando la stessa pluralità di stili e gusti che i lettori creano in questi ultimi anni, la Tarolo e Zapparoli riescono però a giungere ad esiti completamente diversi rispetto agli altri colleghi del settore. Questo modus operandi li ripaga in pieno, non solo perché le vendite e il fatturato della casa editrice continuano a crescere nonostante la crisi, ma soprattutto perché sono riusciti a crearsi un gruppo di lettori “forti” che, identificandosi con loro, segue fedelmente ogni nuovo titolo proposto. Inoltre il rapporto instaurato nel tempo con i librai e la politica del “meno tre” che cerca seppur in minima parte di alleggerirgli il lavoro, ha l‟effetto di fidelizzare anche quest‟ultimi. Tutto ciò è riscontrabile negli eventi promozionali ideati dai due editori: i librai sono sempre disponibili ad aprirgli le porte e i lettori arrivano numerosi e incuriositi. «Il mestiere, Claudia e Marco, lo 24
  • 25. hanno imparato strada facendo, misurandosi di volta in volta con problemi nuovi e affinando gli strumenti per superarli».32 Possiamo dunque riassumere i trent‟anni del lavoro editoriale della Marcos y Marcos all‟insegna di tre parole chiave: indipendenza, innovazione e originalità. In primo luogo, come abbiamo già detto, l‟indipendenza di tale casa editrice appare oggi come una caratteristica rara e importante. Queste tre decadi vorranno pur dire qualcosa. Si tratta di un tempo troppo dilatato nel tempo per considerare l‟indipendenza come qualcosa che si va perdendo, una sorta di adolescenza delle case editrici che lavorano nell‟attesa di essere comprate e/o inglobate. Non è così.33 Zapparoli e Tarolo vogliono trasmettere l‟idea potente che essere piccoli e flessibili ha i suoi vantaggi: l‟editore indipendente può concentrarsi maggiormente sul contenuto dei titoli che pubblica; ha tempo e risorse umane per poter curare ogni aspetto dell‟edizione e del rapporto con l‟autore; riesce a seguire al meglio le campagne promozionali, gli incontri con i lettori, e gli eventi nazionali e stranieri; trova i momenti per “far sentire la propria voce” durante i dibattiti riservati al mercato e alla situazione editoriale italiana; e in ultimo, non deve garantire per forza tirature dai numeri elevati che lo obblighino poi a rientrare di costi esorbitanti. L‟autonomia dei creatori della MyM nasce dalla convinzione che «il mercato non va assecondato ma creato, che a volte la domanda non necessita di risposte ma di offerte differenti, che è possibile educarla senza costringerla».34 32 D. Pirrera, Un incontro con Marcos y Marcos, in «Sul romanzo», 9 settembre 2010, pag. 5. 33 F. Camilli, Più libri più liberi 2010: di fiera d’indipendenza, di indipendente fierezza, in «fuorilemura.com», 7 novembre 2011. 34 Ibidem. 25
  • 26. L‟altro elemento che distingue la Marcos y Marcos è l‟aver puntato su un‟innovazione guidata dal “buon senso”. La carta stampata riciclata; l‟uso dei postini in bicicletta; la sensibilità per il paesaggio mostrata durante i corsi locali, costituiscono solo alcuni esempi di un modo di concepire il mestiere dell‟editore nel pieno rispetto dell‟ambiente. Il buon senso è riscontrabile per di più nelle scelte tese al futuro: un sito facile da utilizzare e sempre ben aggiornato; ebook concepiti come aiuto e approfondimento del libro; corsi che aprono le porte del mondo editoriale e svariate iniziative che coinvolgono diversi campi culturali dimostrano come si può sopravvivere alla crisi senza rinunciare alla propria identità. Innovazione vuol dire anche trattare il libro “artigianalmente” come una creazione d‟artista che prende luce da più mani per essere regalata ad un pubblico che sa apprezzarne i più piccoli dettagli. Infine l‟originalità è il punto essenziale su cui si basa l‟intero progetto di Zapparoli e Tarolo. Come ammette quest‟ultima in un‟intervista: I piccoli e medi editori dispongono di un‟arma micidiale, il suo nome è originalità. Tale originalità se la giocano in tanti modi. A partire dalle scelte editoriali: possono scommettere su nuovi autori o su quelli rifiutati o del passato che tutti hanno ormai dimenticato, poiché è un terreno su cui i “grandi” si muovono molto più guardinghi. Nella grafica: la scelta delle carte, delle copertine o dei caratteri più particolari arriva soprattutto dagli editori piccoli e medi. Nella comunicazione: anche qui i piccoli inventano formule innovative, promuovendo in generale una visione più gioiosa e meno doveristica della lettura. […] Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo, una sorta di piacevole complicità. Un patto. L‟editore non tradisce le aspettative dei lettori che seguono libro dopo libro quel che l‟editore propone. E il lettore gli resta 26
  • 27. fedele. Questo è assolutamente vincente. Tenere il filo del discorso in modo corretto, senza tradire le aspettative.35 L‟originalità di cui parliamo si rivela anche nei contenuti dei titoli pubblicati «Pubblichiamo solo testi che amiamo e che offrono un punto di vista forte sul mondo».36 Inoltre risulta particolare e piuttosto singolare l‟intera schiera degli autori che compongono il catalogo della casa editrice, gli stessi editori confidano «spesso i nostri autori ci assomigliano, inutile negarlo: avventurosi e folli, capaci di entusiasmo, e di non mettere il successo, o l‟illusione del successo, davanti a tutto».37 Attraverso l‟indipendenza, l‟innovazione e l‟originalità, la MyM si pone come obiettivo quello di pubblicare titoli che forniscono al lettore accorto un tipo di intrattenimento diverso, non condizionato dalle mode, attento agli stimoli di provenienza estera, e che sappia proporre temi audaci e inediti. Il proposito con cui lavorano i due editori è innescare scintille nei lettori, promuovere incontri e riconoscimenti che li avvicinino il più possibile al mondo del libro e dell‟editoria in maniera tale da creare un proficuo rapporto d‟intesa. Nel capitolo successivo noteremo come questi tre elementi influiscano nella scelta dei titoli e quindi nella produzione della casa editrice. 35 D. Agrosì, Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo, una sorta di piacevole complicità, in «La Nota del traduttore», dicembre 2009. 36 G. P. Serino, L’avventura di Marcos y Marcos gli studenti che diventarono editori, in «La Repubblica», 4 ottobre 2005, pag. 15. 37 G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32. 27
  • 28. La produzione italiana della Marcos y Marcos 2.1. Indipendenza, innovazione e originalità In questo capitolo cercheremo di vedere come la personalità e lo stile dell‟editore Zapparoli e della Tarolo poi, hanno influenzato la produzione italiana della Marcos y Marcos. Appare chiaro che la loro azione unita ai tre punti di forza di cui abbiamo accennato precedentemente costituiscono il suo successo. Attraverso tale lavoro la casa editrice è riuscita a proporre un modello di narrativa valido e ben delineato che spicca rispetto alle innumerevoli pubblicazioni di bestseller lanciate nel nostro mercato. Infatti ciascun titolo pubblicato, sebbene cambino i contenuti e gli autori, rispecchia una sola e unica immagine della MyM. Questo non è dovuto soltanto al fatto che il pubblico riconosce i volumi negli scaffali delle librerie grazie alle simpatiche copertine, si tratta piuttosto di un criterio di scelte preciso: ogni volta che il lettore prende in mano un libro di Zapparoli e Tarolo sa che lo aspetta una lettura “fuori dal comune” perché ogni testo veicola un messaggio forte mediante uno stile linguistico che non è mai causale. «In un mondo caratterizzato da una massiccia presenza di grandi case editrici, con grandi mezzi e molto potere, per la piccola 28
  • 29. Marcos y Marcos, specializzata in narrativa, è una condizione di esistenza proporre un‟impostazione differente».38 La formula vincente della coppia di editori coniuga tre caratteristiche: indipendenza innovazione e originalità per sviluppare non solo una narrativa dal gusto folle e tenace ma anche un modello di poesia squisitamente letterario. L‟autonomia finanziaria gli permette innanzitutto di scegliere scrittori con stili anche molto diversi fra loro e di instaurare uno stretto rapporto basato sullo scambio efficace di idee e pareri. L‟autore non si sente così solo un dettaglio all‟interno di un meccanismo, ma la componente di un organismo dall‟ambiente familiare e proficuo. Tarolo e Zapparoli si configurano come “cercatori di storie solitarie”che non si pongono confini né di genere né di territorio, secondo un criterio che è sempre lo stesso: tendere occhi e orecchie per concentrare l‟attenzione sulla qualità dei testi, aiutati da una vantaggiosa riduzione delle novità in uscita. I libri descritti nelle pagine di questa sezione danno una panoramica dell‟innovativa evoluzione della MyM. Durante un‟intervista la Tarolo, rivendicando la propria cifra stilistica, ricorda «noi siamo stati i primi a usare l‟illustrazione grafica, aprendo una strada che poi hanno copiato in tanti».39 Il concetto di “artigianalità” si concretizza pure nella scelta di testi che abbaino un valore in sé, che non vengono selezionati in virtù del loro potenziale di vendibilità ma per il loro significato. Con Marco, poi, seguiamo personalmente tutte le fasi della pubblicazione. Ecco: in tutte le fasi e le attività noi editori della Marcos y Marcos interveniamo proprio come fa un artigiano che cura il 38 M. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19. 39 A. Bonetti, Se il successo da bestseller è questione di copertina, in «Il Sole 24 Ore», 17 gennaio 2011, pag. 22. 29
  • 30. suo prodotto, sin dalla materia prima. Un‟impostazione aziendale cui è estraneo il concetto di elevata specializzazione.40 L‟originalità è una caratteristica fondamentale della narrativa della casa editrice e persino della sua immagine. Tutti gli autori scelti hanno in comune la volontà di trasmettere un punto di vista della realtà “altro” che non si unisce alle logiche imperanti o alle tendenze di moda nel nostro Paese. I temi sono potenti e insoliti, variano toccando spesso punte di ironia che a volte, vogliono schernire giocosamente e altre, celano verità da svelare o vizi tipici del genere umano. Soprattutto negli ultimi anni, i due editori si sono potuti permettere di pubblicare testi in cui sono presenti tematiche a loro molto care, come quelle legate al rispetto dell‟ambiente, alla sicurezza nell‟ambiente di lavoro e all‟attenzione verso il sistema di istruzione. L‟intera produzione italiana della casa editrice offre una miscellanea visione d‟insieme che unisce modelli di narrativa intramontabili con scrittori moderni e attuali, e un percorso poetico teso a trovare le proprie radici nella tradizione per poi individuare esempi più contemporanei. Ciò che ne viene fuori è che la MyM non è disposta a scindere i due generi letterari perché li considera gemelli diversi nati dalla stessa madre, ai quali bisogna dare carattere e attenzione senza rinunciare però al loro comune denominatore: lo stile e il gusto letterario inconfondibile dei due editori. È bene precisare che Zapparoli e Tarolo hanno adottato per la loro casa editrice una strategia editoriale fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet (quest‟ultimo organizzato, appunto, per autore).41 Tuttavia, in questa sede, si è preferito analizzare 40 N. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19. 41 Cfr. http://www.marcosymarcos.com. 30
  • 31. la produzione seguendo la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della Marcos y Marcos lungo l‟asse diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine sulla politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle idee di letteratura portate avanti dalla casa editrice. 2.2. I Marcos Vintage I primi titoli della MyM sono delle edizioni a tiratura limitata assemblate dagli stessi editori e pubblicate tra il 1983 e il 1989 per le storiche collane Biblioteca germanica e Le Foglie e oggi simpaticamente denominate i Marcos Vintage: «Libri d‟annata. Come il vino, più invecchiano più diventano buoni».42 Tale periodo corrisponde all‟iniziale direzione editoriale di Zapparoli e dell‟amico Marco Franza. I volumetti da poche pagine annoverano, tra autori stranieri e due testi classici come I giovani e Teseo di Bacchilide e Il rapimento di Proserpina di Claudiano, una breve prosa del grande poeta e scrittore italiano Mario Luzi Arnia edita nel 1938 sulla rivista letteraria «Campo di Marte»43. In essa riscontriamo i temi cari al giovane Luzi, uno stile “orfico” appartenente alla lirica moderna di Mallarmé con cenni di un romanticismo visionario legato alla tradizione italiana di Arturo Onofri e Dino Campana. La sua poesia si configura da subito come un‟“impresa” dominata e 42 Cfr. http://www.marcosymarcos.com/Vintage/Marcos_vintage.html. 43 La rivista «Campo di Marte» nasce nel 1938 per opera di Vallecchi, in realtà fu animata dai redattori Alfonso Gatto e Vasco Pratolini. Proponeva tendenze letterarie controcorrente rispetto alla cultura imperante fascista, per tale motivo venne chiusa della censura del regime dopo solo un anno di vita con l‟inizio della Seconda Guerra mondiale. Oltre a Luzi figurano gli scritti di Sereni, Landolfi e Montale e molti altri autori stranieri come Paul Valéry. 31
  • 32. animata dalla ricerca dell‟amore, e per il poeta cercare l‟amore significa trovare il luogo in cui si è perso. Il buio e il sonno, come in Campana sono le condizioni da accettare affinché abbia inizio. Il porto sicuro in cui si arriva, il luogo della quiete ultima, non segna tuttavia una stasi beata, ma l‟apertura verso un nuovo viaggio nel centro oscuro della terra: nell‟attimo stesso dell‟approdo si apre una dimensione “altra”, inesplorata e terribile, verticale e centripeta. L‟impresa di Luzi si configura già nelle sue linee fondamentali: la ricerca dell‟amore significa l‟ingresso nel buio della perdita, l‟azzeramento di ogni luce o suono che lo distolga; la fedeltà al mondo esterno e all‟invocazione del mondo interno. […] Il poeta che ha accettato l‟impresa non pensa a scrivere poesia, ma sta nella poesia per scrivere.44 Successivamente i versi di Luzi si faranno più cupi e inquietanti tesi a sciogliere il nodo tra essere e divenire, per alleggerire la penosa insensatezza del vivere. Con questi il poeta tenta di esprimere la “povertà” e la “miseria” umana mediante un monolinguismo che non è più quello petrarchesco-leopardiano bensì un altro tentativo di “volgare illustre”: una lingua quasi smorta, non espressionistica, mediana eppure mai quotidiana. Luzi è l‟immagine di un uomo che si ottiene, per così dire, prolungando questo linguaggio. Nella situazione dell‟Italia di oggi, quell‟ideale linguistico, quella proposta umana si oppongono così radicalmente al mondo del neocapitalismo da diventare una proposta che mira al di là delle illusioni riformiste, scommette su di una integrità umana. Il piccolo borghese impoverito, umiliato, schernito, ideologicamente ancorato 44 R. Mussapi, Il centro e l’orizzonte. La poesia in Campana, Onofri, Luzi, Caproni, Bigongiari, Jaca Book, Milano 1985, pagg. 50-51. 32
  • 33. al suo onore spiritualistico, è testimone, nella lingua che lo porta, di qualcosa di essenziale al domani.45 La tiratura di Arnia è di 500 esemplari, di cui 300 su carta Manuzia e 200 su carta Rusticus risalenti all‟ottobre del 1982, e le prime trentatré copie, riservate agli amici, sono state impresse a torchio. Dopo due anni i ragazzi scelgono di donare nuova luce a un testo poco conosciuto di Leonardo da Vinci Il diluvio con 1.500 copie di cui 50 stampate su carta Ventura Affresco e 12 segnate in corsivo a mano con rivestimento in mezza pelle. Il diluvio è un tema che l‟artista ha descritto in molti scritti e fogli sciolti, influenzato dal clima culturale dell‟epoca che al suo arrivo prospettava l‟Apocalisse o la fine del mondo. Quello che però ha interessato di più la critica novecentesca sono due descrizioni presenti nel Codice Windsor46 e seguite da una serie di disegni, i quali «rappresentano la congiunzione ultima fra scienza, scrittura e pittura». 47 Con una prosa di altissima qualità Leonardo tenta di restituire un‟immagine artistica del diluvio che sintetizzi il caos primordiale e le variegate reazioni psicologiche provocate dall‟evento. Altro classico intramontabile della cultura italiana con cui decidono di cimentarsi è La novella del buon vecchio di Italo Svevo uscito nel 1985 per soli 500 volumi. Un racconto postumo che narra la storia di un vecchio che compra i favori di una bella fanciulla mantenendola e scopre il piacere della scrittura nella senilità, metafora autobiografica dell‟autore, cominciando una monografia sui rapporti tra giovani e 45 F. Fortini, Saggi italiani, De Donato Editore, Bari 1974, pag. 114. 46 Disegni e fogli sparsi di Leonardo da Vinci sono raccolti in vari codici, che presentano i manoscritti scientifici dell‟artista, sparsi oggi in svariate biblioteche europee e italiane. Il Codice Windsor, in particolare, è conservato presso il Castello di Windsor nel Berkshire e raccoglie scritti dal 1478 al 1518 e circa seicento illustrazioni. 47 C. Scarpati, Leonardo scrittore, Vita e pensiero, Milano 2001, pag. 159. 33
  • 34. anziani. Il suo carattere quasi favolistico e bonario non deve tuttavia trarre in inganno perché dietro il sorriso ironico Svevo cela, con acume e nettezza psicologica, la natura dei rapporti umani senza smorzare la negatività della realtà. L‟autore sfugge a una lettura moralistica mediante la stratificazione di temi e motivi: la vecchiaia, l‟amore tardivo, la scoperta della scrittura. Continua in questa breve opera il lavoro di correlazione tra arte romanzata e psicoanalisi elaborato nella Coscienza di Zeno. Se in quest‟ultimo è essenzialmente la persona ad essere impossibilitata a vivere, spettatrice di un sé che non riesce ad affermarsi, qui invece l‟estro del singolo genera estri creativi, bisogni che partono dall‟appagamento emozionale per giungere a quello dell‟intelletto. Tuttavia la parabola della soddisfazione non è mai così semplice, si evince infatti il carattere corrompente e disgregante della pulsioni, che non risultano mai pacificanti e tranquille, nemmeno quando vengono dirette a mire culturali. Un affresco dell‟insanabile sete di sapere e di sperimentare dell‟uomo, che non ottiene la serenità neanche nella condiscendenza con i propri desideri. Emblematica resta dunque la fine, segno di uno “scacco matto” giocato dal destino: «lo trovarono stecchito con la penna in bocca sulla quale era passato l‟ultimo anelito suo».48 Nelle edizioni limitate molto spazio è dato anche alla poesia per mezzo della pubblicazione di Arturo Onofri, uno tra i maggiori poeti metafisici italiani e collaboratore di riviste storiche come la «Voce» e «Lirica», e dello scrittore- traduttore Alessandro Ceni. Per vivere, soltanto edito con 1000 esemplari, racchiude alcun versi scelti di Onofri. 48 I. Svevo, La novella del buon vecchio, Marcos y Marcos, Milano 1985, pag. 59. 34
  • 35. O Terra, o Madre, fa ch‟io più non riesca a pensare / ma ch‟io viva soltanto; viva come, d‟agosto, / i nidi delle rondini partite verso il mare: / i nidi dove al vento tremano ancora, nascoste, / tenere piume dei nati che per la prima volta / le madri spinsero al volo […] Ch‟io dimentichi tutte ma tutte le parole, / ch‟io senta i polmoni gonfiarsi del tuo fresco respiro / e ch‟io non lo sappia lodare che in un lungo respiro.49 L‟idea principale che muove la lirica di questo poeta è quella di ritrovare una centralità dell‟essere attraverso e nella parola poetica. Rappresenta il tentativo più rigoroso e coerente di affermazione dell‟assoluto poetico vitale che il nostro Novecento abbia mai visto. Onofri aspira ad una poesia capace di riconciliare l‟interno con l‟esterno, penetrando l‟origine dell‟atto vitale e divenendo essa stessa origine di vita. Per realizzare tale obiettivo, che sente e vive come una vocazione, svolge una ricerca poetica e teorica costante. Tale atteggiamento, sempre teso verso le altre culture, per una parte della critica è stato il pretesto per incatenarlo nello stereotipo del letterato affascinato da letture esoteriche. In realtà Onofri è molto di più di questo, lo si percepisce nelle opere mature quando si scorge l‟ossessione sul problema del tempo e della metamorfosi, e nasce una centralità organica di temi per cui nella sua immobilità si svolge un perenne moto cellulare. Onofri voleva raggiungere una parola poetica in grado di rilevare l‟istante, dilatandolo, penetrare l‟essenza del vivente, proiettare fuori dall‟individuo il suo spirito ricongiungendolo alla vita cosmica, atemporale. Nel pensiero di autori così distanti coglieva il comune interesse per questo rapporto essenziale tra vita e tempo, tra esterno e interno, tra dissoluzione e rinascita.50 49 Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento al volume di A. Dolfi, Arturo Onofri, La Nuova Italia, Firenze 1979, pag. 47. 50 R. Mussapi, op. cit., pag. 39. 35
  • 36. Mentre la raccolta I fiumi (1983-1986), in 600 copie, è il simbolo della realtà poetica di Ceni. Essa appare senza orpelli inutili, capace di costruire visioni complesse in cui ricercare costantemente la verità. Gli elementi naturali rendono vive le sue forme mentali guidando il lettore oltre le barriere di una banale visione. Ogni lirica costituisce così un universo parallelo descritto con una sensibilità pungente mantenendo un particolare contatto con i riferimenti che circondano il nostro ambiente. Oltre a scrivere Ceni è un noto traduttore di classici della letteratura inglese e americana quali Stevenson, Coleridge, Conrad, Poe, Milton e molti altri. Nel 1986 compare la piccola narrazione Lorenzo Alviati inserita nella raccolta L’Amore nell’arte di Iginio Ugo Tarchetti. Lo scrittore-giornalista, esponente della Scapigliatura milanese, dà vita a tre musicisti Lorenzo Alviati, Riccardo Waitzen e Bouvard uniti dal marchio del genio creativo. La loro arte, però, inestricabilmente connessa ai sentimenti, li condurrà fatalmente alla pazzia o alla morte secondo il modello d‟amore tipico degli Scapigliati, visto nei suoi risvolti morbosi e patologici. La musica sembra essere l‟espressione che maggiormente si avvicina alle passioni ma per Tarchetti si trasforma in un pretesto per caratterizzare l‟anormalità dei suoi personaggi, come ad esempio la necrofilia del nostro protagonista Lorenzo Alviati. L‟incipit del racconto ben introduce la sua personalità eccentrica: Lo conobbi nel collegio di Valenza. Io aveva allora quattordici anni, egli ne aveva diciassette compiuti, ma il suo corpo erasi già sviluppato come a venti; in quella scolaresca di fanciulli egli rappresentava colla sua statura elevata, colla sua testa di Apollo, un personaggio assai più imponente del maestro.51 51 Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento all‟edizione di I.U. Tarchetti, Amore nell’arte: tre racconti, E. Treves, Milano 1869, pag. 5. 36
  • 37. Le pagine di una scrittura ardita si concentrano sull‟ossessivo rapporto metafisico esistente tra la vita e la morte e sull‟eccezionalità del genio, in un‟analisi lucida e spietata della follia che conduce l‟uomo ad estraniarsi dalla realtà. 2.3. Le foglie La seconda metà del decennio vede i Marcos Vintage editi nei primi titoli della collana Le foglie, un filone dedicato alla riscoperta di molti autori contemporanei dimenticati e di testi di poesie dall‟alto contenuto letterario. I due editori non si lasciano affatto intimidire dall‟instabile mercato italiano, certi di poter contare sui lettori figli degli anni Settanta, che si sono iniziati attraverso le letture dei volumi della BUR Rizzoli o dell‟Universale Economica Einaudi e ora desiderano scoprire visioni diverse, più mirate e particolari. Lo dimostra nel 1988 il successo della pubblicazione inedita dei racconti L’orso buco di Giovanni Gandini, storico fondatore della rivista «Linus»52. L‟autore scherza sui vizi, comportamenti, costumi e abitudini dei suoi simili. Sottoponendoli volentieri a processi di metamorfosi che ne fanno degli animali o della creature più o meno umane, aiutato dalla padronanza totale del fumetto e dalle illustrazioni di Frank Dickens. L'orso buco appartiene a una specie non protetta. Vive nella città di Traverso, nel paese di Li Muri, dove è inutile pensare in grande, nelle fabbriche per gatti, dove si vendono topi d'Africa. Suoi amici e compagni di avventura sono il califfo canterino, il gatto dai capelli turchini e l'uomo con gli stivali. 52 Celebre rivista di fumetti fondata da Gandini nel 1965. Linus van Pelt è uno dei protagonisti dei Peanuts, una delle più famose e importanti strisce presentate sulle pagine del periodico. 37
  • 38. L‟orso fece tsk coi denti. Si sentì tutto consolato: orso buco sì, ma non più di dentro, solo di fuori, come capita a tutti. Gongolando come fanno gli orsi attraversò a zampe nude lo stagno, raggiunse l‟autogrill e chiese un rum e una ciambella di miele. “Col buco, per favore” aggiunse, e se la mangiò beato, senza nemmeno guardarci dentro. Poi tornò nel risotto e si addormentò.53 Come ricorda Zapparoli in un‟intervista di Giovanni Peresson questo libro significa anche la «svolta distributiva che colloco con L’orso buco di Giovanni Gandini. Belloni dell‟ALI54 per un anno e mezzo, dal 1989 al 1991, ci distribuì attraverso i suoi distributori italiani».55 Nel 1989 compare uno dei più grandi poeti del Novecento, una riedizione di Dino Campana, che con una sola opera riuscì a ispirare personaggi come Mario Luzi, Pier Paolo Pasolini e Andrea Zanzotto. Il manoscritto di cui parliamo, Canti Orfici, ha una storia singolare e tribolata che rispecchia a pieno la travagliata vita del suo autore. Campana nasce a Mallardi e sin dai primi anni di scuola soffre di crisi nervose che peggiorano col tempo. Il suo “male oscuro” si esprime in un irrefrenabile bisogno di fuggire che lo porta a scappare da vari manicomi per scoprire l‟Europa e l‟America. Nel 1913 si reca a Firenze presso la sede della rivista «Lacerba» di Papini e Soffici, suo lontano parente, a cui consegna l‟unica copia della sua opera Il più lungo giorno con l‟intento di farla pubblicare da Vallecchi o sulla rivista. Dopo mesi di attesa scopre che Soffici ha perduto il manoscritto. Campana però non si lascia scoraggiare e, nonostante l‟amarezza, riscrive tutto affidandosi alla memoria. Il libro viene finalmente pubblicato a pagamento presso l‟editore Bruno 53 G. Gandini, L’orso buco, Marcos y Marcos, Milano 1988, pag. 20. 54 Associazione Librai Italiana o ALI, promuove gli interessi di oltre 3.600 librerie e aziende commissionarie di tutta Italia attraverso le Confcommercio provinciali. Cfr. www.libraitaliani.it. 55 G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75. 38
  • 39. Ravagli nell‟estate del 1914 con l‟attuale titolo. I Canti in onore alla tradizione di Leopardi e Dante di cui si l‟autore si sente l‟erede diretto, e orfici in riferimento a una scrittura “orfica” ovvero ignota e oscura, adatta ad esprimere la natura divina e misteriosa della poesia. In realtà, con la stampa del manoscritto, Campana imbocca la strada senza ritorno della follia. Dal 1918 viene internato presso un ospedale psichiatrico dove si spegne precocemente nel 1932. A dare luce ai versi di questa poeta saranno poi il critico Emilio Cecchi e Mario Luzi che il 17 giugno 1971 scrive nel «Corriere della Sera» un bellissimo articolo intitolato Un eccezionale ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana in cui spiega che la figlia di Soffici, dopo la morte del padre, aveva ritrovato tra i suoi scritti privati l‟originale copia Il più lungo giorno. In effetti si trattò di una scoperta per i postumi dal grande valore letterario che permise di ridimensionare la figura del Campana “poeta pazzo”, esempio di una specie di Rimbaud italiano, per sottolineare invece i magnifici versi del “poeta visionario” di Marradi. Zapparoli, come il resto della critica italiana, preferisce ripubblicare non il manoscritto Il più lungo giorno bensì la seconda versione. L‟editore si muove in tale direzione in quanto Canti orfici oltre ad essere incredibilmente simile nei contenuti alla prima versione, presenta poesie e versi in prosa scritti successivamente che non possono essere tralasciati poiché mostrano l‟evoluzione poetica di Campana. Nonostante ciò nell‟edizione Vintage de Le foglie Zapparoli inserisce una copia del frontespizio della prima edizione di Bruno Ravagli del 1914 e l‟attacco manoscritto de La notte da Il più lungo giorno, quasi a voler sottolineare il filo di continuità che lega le due opere del poeta di Marradi. 39
  • 40. Curato da Gianni Turchetta, Canti Orfici è una raccolta di ventinove componimenti letterari scritti in prosimetro, secondo la lunga tradizione greca e medievale. I due temi su cui si svolge l‟opera sono la notte e il viaggio. La prima è per il poeta la protagonista di ogni forma di esistenza, dove si celebra o si chiarisce ogni mistero «Chi le taciturna porte / Guarda che la Notte / ha aperte sull‟infinito? / Chinan l‟ore: col sogno vanito / China la pallida Sorte…».56 Gli aggettivi e gli avverbi ritornano con insistenza come chi parla durante un sogno «E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c‟è / Nel cuore della sera c‟è / Sempre una piaga rossa languente».57 Tuttavia i versi di Campana possiedono anche la promessa di un viaggio, onirico e reale, lontano e vicino, in cui appaiono tutti i suoi miti fondamentali: la matrona barbarica, le città portuali, le enormi prostitute, la schiava adolescente e le pianure ventose. Mediante l‟uso dell‟interazione e delle elissi, l‟impiego drammatico dei superlativi e il ricorrere delle parole chiave, il poeta crea versi scenografici nei quali si mescolano suoni e colori in un‟architettura musicale che dona alla sua poesia una potenza visionaria. Nel viola della notte odo canzoni bronzee. La cella è bianca, il giaciglio è bianco. La cella è bianca, piena di un torrente di voci che muoiono nelle angeliche cune, delle voci angeliche bronzee è piena la cella bianca. Silenzio: il viola della notte: in arabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno.58 Nel 1937 Giovanni Contini scrisse su di lui: «Campana non è un veggente o un visionario: è un visivo, che è quasi la cosa inversa».59 56 D. Campana, Canti orfici, Marcos y Marcos, Milano 1984, pag. 23. 57 Ivi, pag. 24. 58 Ivi, pag. 43. 59 G. Contini, Esercizi di lettura sopra autori contemporanei, Le Monnier, Firenze 1947, pag. 18. 40
  • 41. Il 1989 coincide anche con la stampa di Ludovico Geymonat La società come milizia a cura di Fabio Minazzi. In tale volume, il grande filosofo della scienza, propone la tesi provocatoria secondo la quale malgrado la Resistenza, il fascismo è riuscito a salvarsi dalle sue stesse rovine, condizionando l‟intera vita dell‟Italia repubblicana. Geymonat ci pone di fronte a una limpida testimonianza nella quale l‟amarezza del partigiano si intreccia alla lucidità di analisi. Dopo la riscoperta dell‟opera di Campana, nello stesso periodo, Zapparoli e Franza sono abbastanza maturi da pubblicare un poeta inedito. Fabio Pusterla con Bocksten conquista il gusto degli editori e diventa un amico e collaboratore stabile della casa editrice. Il titolo si riferisce al ritrovamento intorno agli anni Trenta di un uomo del Medioevo che venne ucciso e abbandonato in una palude nei pressi della fattoria svedese Bocksten, regolarmente svuotata durante l‟estrazione della torba. L‟ottimo stato del cadavere riaffiorato dalla melma svela che indossava una mantella dell‟epoca e fu ucciso con tre pioli conficcati nel cuore e nella schiena. La voce che parla in questo libro viene dunque da molto lontano. Il Bockstenmannen riemerge dal nulla, con le sue parole secche e taglienti; lo accompagna una natura primordiale, franosa e selvaggia. La mia gente è di un popolo che parte, / non lascia tracce o resti dentro il tempo / degli altri. Solo, su certi massi, / paure, animali, barche, / il poco che abbiamo avuto. Fatti nostri. / Poi un giorno un cane abbaia, tamburi e chiodi / battono all‟orizzonte: torna il male, / rinserra, forza il vento, s‟allontana / la vela.60 60 F. Pusterla, Bocksten, Marcos y Marcos, Milano 1989, pag. 65. 41
  • 42. Una poesia essenziale, violenta e meditativa che conclude degnamente i Marcos Vintage. Successivamente Bocksten ritorna ne Gli alianti nel 2003, sotto una veste grafica più moderna. Alla fine degli anni Ottanta inizia per la Marcos y Marcos la proficua collaborazione con lo scrittore surrealista Gaetano Neri. Dimenticarsi della nonna, riunisce trentasette rapidi racconti di stampo grottesco e insolito, popolati da strani animali, uomini che cadono a pezzi ma non sanguinano, poeti cocciuti che si ritrovano a vivere nell'armadio tra giacche di tweed e cravatte, mogli oppressive che vegetano a cavalcioni del marito. Brani di quotidiana follia, dove la realtà è deformata del gusto del bizzarro e dall'anticonformismo e l'atmosfera elegiaca è corretta da una certa dose di distaccata ironia. Costituiscono delle piccole illuminazioni sull‟avventurosa vita negli appartamenti dell‟anonimato cittadino. Una prosa colloquiale, tersa, in grado di dare compimento a testi anche brevissimi: veri e propri flash narrativi che si consumano nello spazio di poche pagine, a volte di poche righe. Nel 1990 Neri propone il racconto lungo Conversazioni con un branzino, una storia fatta anch‟essa di tante ossessioni inoffensive, comiche e terribili. Il protagonista è Tito, esperto in nastri perforati. Le sue giornate di silenzio sono disturbate da un mal di pancia incessante tanto che non gli resta altra scelta se non quella di andare in ospedale. In realtà l‟edificio si rivela un labirinto, e i dottori sono gli artefici di un sistema ben architettato per impedire qualsiasi guarigione. In un sottoscala Tito incontra Nenia, lei pure prigioniera dei camici bianchi per via di un foruncolo. Scappano insieme e si rifugiano in una collina sul mare, allontanando progressivamente il mondo dalle loro vite. Eppure una sera Tito scende in paese a fare la spesa e si ritrova talmente solo da conversare con un branzino morto. 42
  • 43. Dopo una breve pausa la MyM edita nel 1996 un altro titolo di Neri, Un momento delicato, finalista del Premio letterario Piero Chiara di Varese. Invocare la poesia sdraiato sul tavolo, discutere con le proprie tibie, cercare in un garage il perché della vita, trascinare la moglie in un “giallo” universale, per Giano è arrivato il momento delicato, quando tutto cambia e bisogna opporsi al declino, almeno con l‟ironia. Tutti momenti scabrosi e cruciali per una piccola schiera di personaggi a fargli compagnia, che sembrano soggetti a una Musa stravagante: due occhi maliziosi spiano l‟abbandono a un piacere proibito, mentre c‟è chi sopravvive rubacchiando sulla spesa dopo essere stata una piccola regina della mala o chi prepara trappole mortali per chi ha insultato e deriso gli altri. Neri narra con la scrittura limpida che i suoi lettori conoscono bene, lo scrittore-burattinaio scava nel cuore di un mondo crudo e tenero, divertito e malinconico. Infine nel 2000 viene pubblicato Centro buon umore. C‟è, nel primo racconto di questa nuova raccolta, un signore che, quando va a dormire, stacca dal muro i trentadue quadri che possiede e l‟orologio elettrico della cucina, in modo che, almeno durante la notte, i chiodi non siano sottoposti a sforzi e tutta la casa riposi con lui. Allo stesso modo, la letteratura di Neri sembra voler alleggerire il peso della vita, descrivendo i nostri quotidiani disagi e tic in una chiave fantastica e spesso irresistibilmente comica. Di Neri nessuno parla, nonostante qualche recensione autorevole (Almansi, Pampaloni, Cherchi); eppure i microracconti di questo acquarellista dell‟assurdo hanno un‟originalità infinitamente superiore a quella di tanti autori che si autocandidano alla grandezza. Gaetano Neri è un “piccolo grande scrittore”.61 61 G. Mariotti, Gaetano Neri, il piccolo grande surrealista, in «Corriere della Sera», 31 gennaio 2001, pag. 33. 43
  • 44. Questo narratore ha la mano aggraziata di un gentleman ancora capace di apprezzare il bello delle cose semplici, paladino nostalgico di verità che non vede più nessuno. È lirico e leggero, a volte un po‟ ossessivo, quasi maniacale, come i suoi scritti. Centro buon umore raccoglie storie inedite e il meglio degli ultimi dieci anni. Il volume di Neri del 1996, Un momento delicato, segna il cambiamento della collana Le foglie: la copertina si trasforma dando ai testi l‟aspetto di un libro giovane eppure rigoroso, accompagnato da tonalità chiare e una raffigurazione molto semplice, spesso di un pittore del Novecento. Così infatti appare nel 1999 l‟insieme di racconti di Roberto Cazzola La fedeltà. Una donna fa ritorno alla sua baita nella valle, dove ha vissuto momenti felici con il marito. L‟età d‟oro è alle spalle, Leo è ormai una figura assente. Juliane lo cerca negli oggetti e nei luoghi della passione, nella memoria, dove incalzano immagini nostalgiche, quasi allucinate: tra i tetti di una Vienna aurorale e una casa di montagna in cui si intrecciano molteplici storie e destini con distese innevate e vele battute dal vento nelle acque di un lago assolato. Hans è partito per il fronte e Barbara non rivedrà più il padre che la portava in bicicletta lungo il Danubio, sotto gli albicocchi in fiore. Fra l‟arido autoritarismo della madre e l‟amorevole pietas della figlia, Barbara scivolerà lungo le derive della mente. Alma, esule argentina, adotta Alvaro. Ma Luca, il padre che quel figlio non ha mai voluto, si trova ben presto solo con il piccino. E il bambino malato diviene progressivamente il “nemico fragile”. Tre storie sulla forza della debolezza e dell‟assenza, sull‟importanza estrema di un rapporto fedele con gli oggetti, il passato e le scelte autentiche. Cazzola è un noto germanista italiano che lavora presso l‟Adelphi, coordinando insieme a Rusconi la Storia della letteratura tedesca dal Settecento ad oggi per l‟Einaudi. Uscendo fuori dall‟attività editoriale che gli è più 44
  • 45. congeniale, Cazzola compone una riflessione sul valore della memoria quale forma estrema di fedeltà: […] La memoria si rivela alla fine la vera sostanza umana dei personaggi, la forma etica della loro inconsapevole resistenza alla morte che spazza via tutto. Questo basso continuo filosofico, che modula l‟intreccio dei racconti, si accorda a uno stile che, pur nella diversità delle tre voci, mantiene invariato il suo rigore: nostalgia e rabbia, spensieratezza e spavento scandiscono la narrazione senza alcuna sbavatura di phatos. E mentre l‟esperienza vissuta si placa nella memoria dei protagonisti, le loro parole si depositano sulla pagina e vi trovano catarsi.62 I titoli italiani di tale serie si concludono nello stesso modo in cui si erano aperti: al posto dello scienziato-artista del passato Leonardo, troviamo uno studioso del presente, Enzo Tiezzi con l‟edizione del 2006 Di terra, di aria, di mare. Come in un quaderno di viaggio fissa nella memoria e nel tempo le immagini e i colori e li arricchisce di riflessioni, poesie e citazioni. Enzo Tiezzi è un chimico fisico di fama internazionale. La sua ricerca è stata un succedersi di avventure intraprese con lo spirito di un appassionato pioniere. Dagli anni di studio sulla risonanza magnetica alle ricerche nei settori delle scienze evolutive e dell‟ecologia, è stato un autentico precursore delle scienze e delle nuove discipline dell‟ambiente, fino agli studi recenti sulle proprietà complesse dell‟acqua. Il suo sapere si è espresso in mille forme, con grande coerenza, sia nelle sue fotografie, più volte esposte in mostre in giro per l‟Italia, che nelle sue poesie. Insieme testimoniano il suo essere un meticoloso scienziato e un creativo passionale. 62 Cfr. http://lindiceonline.com. 45
  • 46. 2.4. La Poesia Il decennio degli anni Novanta porta la firma di un lungo periodo editoriale monomarcos: Franza abbandona la nave e Zapparoli tenta di inseguire il suo sogno impegnandosi nella realizzazione di due collane nuove: da una parte, Gli alianti, dedicata alla narrativa più contemporanea, e dall‟altra Poesia che raccoglie testi in versi particolarmente amati dall‟editore. In quest‟ultima serie, in particolare, il primo titolo italiano scelto è Esempi di Umberto Fiori. Cantante e autore degli Stormy six, storico gruppo rock degli anni Settanta. Fiori scrive poesie da qualche anno e con questo libro segna l‟inizio di un legame con la Marcos y Marcos solido e duraturo. Illuminazioni intermittenti, apparizioni come quelle che tra una galleria e l‟altra si offrono a chi viaggia in treno: finestre, ponti, capannoni. Il paesaggio urbano è la scena, il terreno e il movente di queste poesie. Un paesaggio familiare, sono «i posti che ci reggono / e ci risparmiano»63. Ma al pedone che li ripercorre, seguito dallo «sguardo buono / di un muro cieco o di un cavalcavia»64 può spalancarsi sotto, tra due palazzi, uno scavo. Chi spia dalle fessure tra le tavole vede bene quanto poco somigli, quel cratere, alla casa che verrà. Il fondo delle cose, il loro oscuro fondamento, minaccia in ogni esempio di rivelarsi, come al passante la strada: «la terra sotto i piedi / sentire com‟è dura, com‟è solida, / ci fa paura»65. I versi di Fiori hanno le movenze del discorso più chiaro, più quotidiano, loro chimerico modello è la “frase normale” evocata in una poesia. Non si tratta dunque solo di una scelta di stile, la ricerca di una parola comune, per «dire le cose / con gli occhi e con la bocca, da pari a pari» e imparare 63 U. Fiori, Esempi, Marcos y Marcos, Milano 1992, pag. 22. 64 Ivi, pag. 83. 65 Ivi, pag. 42. 46
  • 47. infine «a stare al mondo», «a parlare al muro […] a sentire / nel chiaro dei discorsi / la luce di questo muro».66 è l‟altro filo conduttore di questo libro. Il talento poetico di Fiori riscuote molto successo tanto che nel 2004, Esempi viene ripubblicato nella collana principale Gli alianti. Intanto nel 1995 viene alla luce il suo secondo libro Chiarimenti. Una raccolta di poesie dove l‟urgenza di chiarimenti, nelle relazioni quotidiane, diventa quasi una passione carnale. Guardando nella ricerca lirica di Fiori ciò che colpisce immediatamente è la volontà di raggiungere una piena trasparenza comunicativa e una relazione diretta, quasi fisica, con il lettore. I suoi versi riescono a mantenere un dettato colloquiale, quasi rasoterra, e a cogliere allo stesso tempo, senza livellanti semplificazioni, tutti i grumi irrisolti del reale. Ero stanco della poesia scritta per gli iniziati, per i critici -racconta Fiori in un‟intervista- se non per i poeti stessi. Se la poesia è questo esercizio di stile, di finezza letteraria, mi dicevo, allora non mi interessa; o ci sono delle cose da dire, un senso da mettere in gioco, oppure tanto vale lasciar perdere. Così mi sono messo sulle tracce di quella che chiamavo la mia “parola normale”. Pensavo a una poesia il più possibile chiara, che non bara, che si sforza di essere fedele al mondo, alle cose. Il mio lettore ideale non era (non è) uno che di poesia se ne intende: era (è) una persona capace di ascoltare quello che un altro ha da dirle, di confrontare con la sua la propria esperienza, senza troppi filtri estetico-letterari.67 L‟anno seguente vengono pubblicate sedici poesie dello stesso Fiori accompagnate da otto immagini del pittore Marco Petrus, in 500 esemplari numerati, come omaggio alle case di città: Parlare al muro è il titolo del bel volume, arricchito da riproduzioni a colori o in bianco e nero che ricordano i quadri di Sironi, di Boccioni, le loro 66 Ivi, pag. 88. 67 F. Giaretta, Intervista a Umberto Fiori, in «eternosplendore.blogspot.com», 8 luglio 2006. 47
  • 48. periferie milanesi, gli edifici grigi e fascisteggianti, incombenti, squadrati, qui ancora più lugubri e angosciosi, nel segno severo di Marco Petrus, che non concede nulla alla fantasia o alla levità di un'eventuale, futura primavera. Altrettanto fattuali, scomode, per nulla consolanti sono le poesie di Fiori, “recitate al muro” e da esso respinte al lettore in un pingpong scandito in versi secchi, oggettivamente disillusi. Un gusto metropolitano, fatto di cantieri e scavi, brutture edilizie e lavori in corso, dove chi guarda e descrive è estraniato, a disagio, pare non capire cosa sta a farci, proprio lì in quel posto, davanti a quel muro, da cui sembra aspettarsi una parola, una rivelazione. In qualsiasi posto si trovi il poeta attende sempre la salvezza dall'esterno, spera in un riconoscimento altrui che lo faccia sentire vivo e vero. Narratore dello squallore quotidiano, del grigiofumo di strade e marciapiedi, Umberto Fiori sa raccontarci di asciugamani sventolanti nell'aria, di scavi come torrenti di montagna, di caseggiati affioranti da albe nebbiose, e offrirci un'ancora, un respiro che ci riempia il pensiero e per un attimo ci pulisca dentro: «La sera sull‟angolo / davanti ai davanzali illuminati / senti il pensiero che si dilata, / che cresce, come sulle guance / il boccone al bambino che non mangia, / come in chiesa cresce la faccia / sotto le mani dei comunicandi».68 Il contributo di Fiori in Poesia si conclude infine con l‟uscita di Tutti nel 1998. Dopo Bocksten anche Pusterla rinnova la sua partecipazione al progetto editoriale di Zapparoli affidandogli ogni cinque anni la pubblicazione di una nuova raccolta. Nasce così nel 1994 Le cose senza storia che ottiene l‟approvazione di critici e colleghi, e soprattutto conquista il pubblico. Versi selvatici, luminosi e comprensibili che combinano tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Cose infinitesime e 68 U. Fiori, Parlare al muro, Marcos y Marcos, Milano 1996, pag. 23. 48
  • 49. gigantesche paure. Lampi lirici ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Pusterla vive tra Albogasio e Lugano, dove insegna, dedicandosi agli studi di linguistica e tradizione locale, inoltre fonda la celebre associazione di intellettuali svizzeri il Gruppo di Olten; anima per un decennio la rivista letteraria «Idra» e si occupa di traduzioni letterarie come ad esempio, i testi di Philippe Jaccottet, famoso poeta francese con il quale instaura una proficua e significativa amicizia. «Dicevi che di giorno / il buio sta negli armadi, / o dietro i monti, / e viene fuori solo verso sera …».69 Gli oggetti dimenticati nel giardino attirano a scavare, a scoprire. E mentre qualcuno se ne va, perché non ha più senso rimanere, perché le cose non hanno più senso né storia, allora qualcuno si aggrappa alle parole, alla loro forza immane, perché sono uniche e non si possono rubare. C‟è sempre un rumore cupo di fondo, nel racconto di queste poesie, ma accanto a esso ci sono suoni, colori positivi, aria, mare e molti bambini che giocano. Bambini che escono dalla preistoria e cercano un senso trovandosi di fronte a loro solo le cose che li osservano. Vogliono essere, fortemente. Con la grande limpidezza di sempre, Pusterla attraversa dramma e speranza con pensieri ed immagini forti, alternando denuncia, sogno, infanzia, assurdità. L‟anno seguente Zapparoli edita un altro poeta svizzero di lingua italiana, la raccolta di poesie Né di timo né di maggiorana di Giovanni Orelli, considerato, insieme ad altri scrittori come Vittorio Sereni e Piero Chiara, uno dei membri della cosiddetta “Linea Lombarda”, nella quale si tende a includere anche il già citato Fabio Pusterla. Questo filone letterario prende il nome da un‟antologia di Anceschi del 1952 che riunisce autori non rappresentabili da un‟unità stilistica analoga ma piuttosto da una 69 F. Pusterla, Le cose senza storia, Marcos y Marcos, Milano 1994, pag. 7. 49
  • 50. visione del mondo tipicamente lombarda espressa attraverso una comunanza di tematiche, idee e ambientazioni molto legate alla tradizione. Al 1996 risalgono altri due titoli della collana: Il respiro di Luca Giachi e Il pieno e il vuoto di Alessandro Ceni. Quest‟ultimo volume, in particolare, raccoglie una vasta scelta di poesie uscite in un arco di tempo quasi ventennale. La preziosa prefazione di Piero Bigongiari e l'attenta cura di Roberto Carifi fanno il punto sul lavoro fin qui condotto da Ceni, che ancor giovane e caparbiamente fuori dal coro - già dagli esordi la sua è stata una voce riconoscibile, particolarmente autonoma e, pertanto, solitaria - rappresenta con la sua opera un sicuro esempio della poesia più significativa apparsa nel nostro Paese negli ultimi anni. Gli esempi a cui si appoggiano i suoi versi sono molteplici fonti della letteratura: dallo Stilnovo ai metafisici inglesi, dai romantici anglo-tedeschi al pensiero orientale, ma non posso mancare Dante, Leopardi e Petrarca. Come ammette egli stesso: Nella sostanza fonti e materiali che descrivono l‟assoluta realtà. Cerco di scrivere il “reale”. Può sembrare un‟affermazione paradossale o almeno difficile da accettare da parte di coloro che parlano della mia poesia in termini di “oscurità” […] se il poeta ha una pretesa è quella di vedere, egli vede le cose per quello che mostrano e per quello che non mostrano, nella loro lucida verità (che è esattamente il contrario del realismo o del surrealismo) sottratta dal velo (di tessuto assai pesante, pare) della quotidianità.70 Alla fine degli anni Novanta l‟editore decide di pubblicare l‟ultima collezione del poliedrico insegnante e critico letterario Giorgio Manacorda, ovvero Soldato segreto in cui sono inserite le liriche scritte fra il 1981 e il 1995. Questi ventidue componimenti, dal taglio breve e decisamente autobiografico, sono intrisi dal ricordo 70 D. Fasoli, Tra la prosa di Stevenson, Il vento e l’acqua. Conversazione con Alessandro Ceni, in «riflessioni.it», giugno 2005, pag. 2. 50