1. Introduzione
Questo lavoro di tesi si pone come obiettivo quello di dare risalto e importanza
all‟attività della casa editrice milanese Marcos y Marcos fondata da Marco
Zapparoli, e da Claudia Tarolo poi, all‟inizio degli anni Ottanta. Con i suoi trent‟anni
di esperienza la coppia di editori è riuscita a distinguersi all‟interno del mercato
editoriale italiano, per la scelta di strategie controcorrente, per la produzione di una
narrativa giovane, originale e innovativa, ma non per questo priva di riferimenti
culturali, e per la riscoperta di classici del passato ormai dimenticati dal grande
pubblico.
Nella prima sezione si fornisce una breve storia della casa editrice suddivisa per i
suoi tre decenni di vita, che mira a sottolineare i cambiamenti di cui è stata oggetto e
l‟evoluzione dei libri, sia stranieri che italiani, editi dai due editori. All‟inizio Marco
Zapparoli era affiancato dall‟amico Marco Franza, quando negli anni Novanta
quest‟ultimo lascia la casa editrice, Zapparoli prosegue il suo cammino da solo,
senza farsi scoraggiare. Il passaggio verso il nuovo Millennio coincide invece
l‟arrivo della Tarolo e del grafico Lorenzo Lanzi che danno una svolta decisiva
all‟immagine della Marcos y Marcos. Nonostante i mutamenti intercorsi in questo
1
2. periodo la coppia milanese mantiene salda l‟idea di affiancare ad una narrativa
insolita e geniale la realizzazione di una solida poesia. I primi anni sono caratterizzati
da una riscoperta di classici del passato come Italo Svevo, Iginio Ugo Tarchetti,
Mario Luzi, Novalis, Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, mentre la
produzione in versi si avvale di figure come George Heym, Dino Campana, Arturo
Onofri, e Giovanni Orelli. Tali autori sono inseriti nella collana Biblioteca germanica
e nella serie Le foglie. Prima dell‟avvento di Lanzi le edizioni si caratterizzavano per
uno stile ricercato e dalle tirature limitate, che Zapparoli definirà successivamente
come Vintage.
Dopo queste pubblicazioni e con l‟aiuto della Tarolo il catalogo della casa editrice si
arricchisce di una nuova collezione intitolata Gli alianti. Quest‟ultima diventa la
vetrina fondamentale della MyM nella quale sono inseriti nuovi scrittori inediti come
Cristiano Cavina, Fulvio Ervas, Michael Zadoorian, Jasper Fforde, Ángeles Caso e
tanti altri. Compaiono anche poeti emergenti come Fabio Pusterla e Umberto Fiori.
Gli alianti, grazie alla mano del disegnatore Lanzi, appaiono colorati, spiritosi, dalle
copertina accattivanti e ben distinguibili dalle altre case editrici.
La seconda parte del lavoro fornisce una panoramica della narrativa proposta dagli
editori della Marcos y Marcos. Come si potrà notare, la nostra attenzione si è
focalizzata esclusivamente sulla presentazione degli autori italiani, in quanto ci è
sembrato che, nell‟ambito degli studi di cultura editoriale, avesse più importanza per
noi realizzare un quadro esaustivo dei libri nazionali.
Tale panoramica è stata delineata attraverso la strategia editoriale adottata da
Zapparoli e Tarolo, fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile
nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet. Tuttavia la
2
3. rassegna tenta di seguire la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva
consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della MyM lungo l‟asse
diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine sulla
politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle idee
di letteratura portate avanti dalla casa editrice.
Infine, la terza sezione di questa tesi delinea nel dettaglio le caratteristiche che
rendono la casa editrice milanese degna di una maggiore attenzione. Inizialmente
viene descritto il rapporto con gli scrittori, con i lettori e i librai, per poi analizzare
l‟intera fase del lavoro editoriale. Essa è realizzata da tutti gli addetti della Marcos y
Marcos senza che vi siano differenze di ruoli, creando un ambiente in cui si sviluppa
uno scambio proficuo di idee e contributi atti a migliorare ogni edizione. Qualche
accenno è poi fornito sul progetto grafico voluto da Zapparoli e Tarolo, poiché
anch‟esso concorre a tratteggiare l‟immagine fedele e particolare della loro attività.
Infine, nonostante avessimo cercato di rivelare l‟unicità della casa editrice milanese,
si è tentato comunque di trovare delle affinità tra la coppia di editori e quelli che
sono gli editori protagonisti artefici delle politiche editoriali più importanti dello
scorso secolo. Le ultime pagine sono invece dedicate ad un‟espisiozione, seppur
riassuntiva, della letteratura straniera pubblicata dalla MyM e al rapporto che
Zapparoli e Tarolo hanno instaurato con la città di Milano, sede e ambiente in cui
cresce la loro attività.
3
4. Trent’anni di storie
1.1. L’inizio della casa editrice
La Marcos y Marcos nasce nel 1981 dalla travolgente passione per i libri nutrita da
due studenti dell‟Università Statale di Milano poco più che ventenni, Marco Franza e
Marco Zapparoli, che sognavano di fondare una casa editrice di nicchia.
Il suo bizzarro nome trae origine dall‟amicizia che intrattennero con un poeta cileno,
di quelli che vendono oggettini in via Festa del Perdono, il quale, intenerito
dall‟ambizioso progetto dei due ragazzi, quando riuscì a pubblicare la sua prima
raccolta in versi la dedicò proprio a loro: «para Marcos y Marcos con todo cariño».
In principio la MyM più che una casa editrice è una piccola mansarda, trasformata in
un instancabile laboratorio in via Settala, a due passi da Porta Venezia. All‟epoca
non esisteva il computer e il lavoro era fatto tutto su carta e giri di bozze. Il clima
editoriale era in fermento, nascevano dibattiti ad ogni decisione di pubblicare un
titolo o un autore e la politica era un aspetto molto rilevante.
Qui i due amici inventano, assemblano e spediscono nel mondo edizioni numerate
che sembrano uscite dal ciclostile di un gruppo scout. I titoli della prima collana
4
5. Biblioteca germanica sono un‟alternanza di poesia e narrativa tedesca, le due
passioni di Zapparoli. Non a caso il volume iniziale è una collezione di poesie
surrealiste di George Heym. Subito dopo arriva la serie Le foglie in cui l‟occhio è
rivolto ad autori classici come Leonardo da Vinci, Italo Svevo, Mario Luzi, Novalis,
Friedrich Dürenmatt e Heinrich Von Kleist, e tra i poeti italiani, Alessandro Ceni e
Arturo Onofri. Le edizioni sono di 16 o 32 pagine con carta fabbricata a mano e
splendidi caratteri Garamond. Le tirature iniziali consistono di 500-1.000 copie.
Quella di testa riporta illustrazioni ad acquaforte per i trenta amici che al costo di
50.000 £, comprano in abbonamento i primi libri, mentre le altre recano stampe
d‟artista o riproduzioni del manoscritto originale. Come ammette lo stesso Zapparoli:
L‟idea originale era quella di inseguire, chiaramente nella debita proporzione, il
catalogo di editori come Guanda o Franco Maria Ricci: stampare dei volumi che
coniugassero l‟eleganza delle edizioni, magari numerate, a tiratura limitata e
impreziositi da riproduzione iconografiche, di grandi piccoli classici purtroppo
dimenticati.1
Ben presto gli editori, forti dell‟entusiasmo mostrato dalla piccola cerchia di lettori
alla quale si erano rivolti inizialmente, cercano di ampliare il loro pubblico. Il lettore
a cui si indirizza la MyM è un “ricercatore” che ama la letteratura straniera e si affida
alla curiosità, apprezza sia la qualità di una veste grafica ben curata che il contenuto
di un libro dallo stile originale. Non ha infatti paura di esplorare nuovi territori
letterari e si lascia incantare dalle piacevoli riscoperte di classici del passato. Il
lettore MyM è dunque molto simile ai due editori: condivide con loro una
consolidata e sfrenata passione per i libri.
1
G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 12.
5
6. Nei primi tre anni, dall‟1981 all‟1983, sono gli stessi Zapparoli e Franza a piegare i
quarti sciolti e a distribuirli personalmente presso librerie e librai che, piuttosto
incuriositi, offrono loro qualche spazio ospitando alcune copie.
C‟era molta militanza -anche come semplice comportamento- all‟interno della
macchina editoriale e nella vendita […] Il mio punto di partenza di allora è stato
quello di guardare come lavoravano queste persone, far loro delle domande […]
Lunghe telefonate con editori e puntate dai librai, in particolare due: Fausta Bizozzero
di Utopia e Amilcare Di Francesco della Feltrinelli Santa Tecla.2
Fuori Milano Zapparoli e Franza affidano la distribuzione ad alcuni amici e nelle
altre regioni firmano i primi piccoli contratti con distributori locali. «Marcos y
Marcos è nata un po‟ alla volta. Per qualche anno è stata piccolissima, poco più che
un sogno, poi si è evoluta pian piano, sempre più intenta a mettere radici piuttosto
che a crescere troppo rapidamente in altezza».3
Nel 1983 nuovi titoli arricchiscono la collana Le foglie, il filo rosso dedicato al
rilancio di grandi autori raccoglie testi di poesia e narrativa contemporanea in cui
sono inseriti, tra gli altri, Chester Himes, Walker Percy, e Thompons Carlene. La
veste grafica muta in un motivo molto semplice, spesso di un pittore celebre del
Novecento: Arp, Braque,o Kleen, e le copertine si colorano di tinte pastello.
L‟ambiente in cui cerca di farsi spazio la MyM è una città degli anni Ottanta il cui
stile può essere riassunto nel famoso slogan “Milano da bere”.4 Nel capoluogo
lombardo converge il potere socialista del periodo craxiano, caratterizzato dal
2
G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 74.
3
G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 31.
4
“Milano da bere” era lo slogan di una campagna finalizzata alla ricostruzione dell‟immagine
dell‟amaro Ramazzotti di Marco Mignani del 1987. In realtà finì per delineare l‟ambiente socialista
della città, e nei primi anni Novanta venne usato con connotazioni negative per descrivere gli
esponenti politici e imprenditoriali coinvolti nell‟inchiesta Mani pulite.
6
7. benessere diffuso, dal rampantismo di ceti sociali emergenti e influenzato dal mondo
della moda. Ciononostante tale periodo coincide con una pesante crisi finanziaria e la
conseguente recessione economica. Per rendersene conto basta guardare al settore
dell‟editoria libraria che vive un momento di paralisi e soffocamento causato
dall‟alto costo del denaro e dal ritmo dell‟inflazione. Il “best seller all‟italiana”5,
modello narrativo degli anni Sessanta, subisce un brusco calo: i titoli di narrativa
scendono dal 25% al 13% insieme alla saggistica, mentre incrementano i consensi la
manualistica pratica e il romanzo “rosa”6 con il lancio di serie come Harmony, nata
dall‟accordo tra Mondadori e la società Harlequin che possedeva i diritti sui volumi
tradotti, o Blue Moon di Curcio. Per risanare le perdite le case editrici ripensano ai
loro assetti in termini imprenditoriali e spesso si riorganizzano attraverso l‟afflusso di
capitali e progetti esterni, puntando a un‟ottimizzazione dei processi produttivi e a un
progressivo ampliamento del mercato. Tuttavia fanno il loro ingresso nel settore
svariate iniziative come Piemme e la Marcos y Marcos. «Siamo nati nell‟81 quando a
corso Manzoni sfilavano i dipendenti della Feltrinelli in crisi -ricorda Zapparoli in
un‟intervista- ma la crisi faceva venire voglia di fare. Ed era un‟epoca di dibattito
politico e culturale».7
Ciò che in principio sembra solo un‟avventura inizia a concretizzarsi seriamente, ma
a questo punto Marco Franza lascia il progetto perché, essendo più che altro un
5
Il “best seller all‟italiana” è quel tipo di romanzo che coniuga, negli anni Sessanta e Settanta, qualità
letteraria con elementi accattivanti per il consumo e la vendita del libro stesso. Cfr. G. C. Ferretti, Il
best seller all’italiana, Laterza, Bari 1983.
6
«Il romanzo “rosa” è un tipo di romanzo seriale e ripetitivo in cui l‟attenzione è focalizzata sulle
vicende amorose di eroi e eroine travolti dal destino del proprio sentimento. Rispetto al classico
romanzo sentimentale è più anonimo e standardizzato». Cfr. M. Rak, Rosa: la letteratura del
divertimento amoroso, Donzelli editore, Roma 1999, pagg. 44-46.
7
M. S. Palieri, Marcos, correva l’anno…, in «L‟Unità», 4 marzo 2011, pag. 37.
7
8. teorico e un intellettuale, non voleva veder contaminato il suo amore per i libri dal
commercio e dalle leggi di mercato. Comincia così un lungo periodo mono-marcos8.
Nel 1985 l‟editoria ottiene un sostanziale recupero puntando sulla tecnologia,
l‟innovazione e la promozione. Scomparsa ormai la figura dell‟ “editore
protagonista”9, «l‟idea di cultura si concretizza nella formazione del “catalogo”, vale
a dire nel complesso degli autori che costituiscono nel tempo il vero patrimonio della
casa editrice».10
Sebbene il mercato tenda a creare molte comunità di lettori diversi, marginalizzati da
una collettività che punta all‟omogeneizzazione di ogni esperienza culturale,
compresa la lettura, Zapparoli sembra voler seguire la diversa strada inaugurata negli
anni Settanta da Calvino con Centopagine e conclusa proprio in questo periodo:
ovvero una riabilitazione del romanzesco, attraverso la lettura di vecchie e nuove
opere in chiave moderna e attualizzante.
Nel 1986 Zapparoli riceve il suo primo successo con Storie per bambini di Peter
Bichsel che sfiora le 10.000 copie vendute. E alla fine del decennio la collana Le
foglie si arricchisce dei titoli di Giovanni Galdini, Dino Campana, Gaetano Neri e
Ludovico Geymonat. Viene pubblicato anche il primo libro in versi di Fabio
Pusterla, considerato dalla critica uno dei migliori poeti italiani contemporanei, che
sancisce l‟esordio di una lunga e intensa collaborazione con l‟editore. A differenza
dell‟ambiente circostante la Marcos y Marcos decide di proseguire senza rinunciare
a un progetto editoriale preciso e ben delineato, tentando di fornire al lettore sia una
8
Cfr. http://www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html.
9
L‟editore protagonista è «un editore capace di imprimere una forte personalizzazione al suo progetto
e all‟intero processo che va dalla scelta del testo alla veicolazione del prodotto». Sono da considerare
tali tutti i personaggi che dagli anni Trenta fondano le più grandi case editrici del secolo, Valentino
Bompiani, Giulio Einaudi, Arnoldo Mondadori, Angelo Rizzoli e Aldo Garzanti. Cfr. G. C. Ferretti,
Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Einaudi, Torino 2003, pagg. 4-5.
10
A. Cadioli, G. Vigini, Storia dell’editoria italiana, Editrice Bibliografica, Milano 2004, pag 139.
8
9. lettura di intrattenimento gradevole che una ricezione consapevole dei contenuti e dei
valori trasmessi dai testi pubblicati.
In particolare, qui l‟editore si pone in risalto poiché è riuscito, facendo propria la
“filosofia del catalogo”, a creare una casa editrice che seleziona i propri titoli
basandosi sull‟istinto di chi «esce a caccia e si fa guidare dal fiuto»11 compiendo
scelte temerarie, originali e controcorrente. Tale modo di operare all‟interno
dell‟editoria sembra richiamare alla mente alcune delle caratteristiche degli “editori
protagonisti” artefici delle politiche editoriali dei decenni precedenti. L‟elemento
rilevante che rende l‟attività della MyM oggetto di un‟attenzione più approfondita
risiede dunque nel fatto che questa maniera di “sentire” il mestiere dell‟editore da
parte di Zapparoli coincide ormai con l‟immagine stessa della casa editrice,
influenzando non solo la produzione ma anche la promozione e la vendita dei libri.
1.2. Gli anni Novanta
Il secondo periodo di vita della Marcos y Marcos è caratterizzato da un riassesto
della casa stessa. Una produzione di libri più corposa coincide con il trasferimento
della sede negli ampi locali di via Padova, redazione e magazzino insieme, con
colonne di libri molto suggestive sparse dappertutto. Nel 1990 Zapparoli affida la
distribuzione dei suoi volumi alla Garzanti e nel 1995, quando questa viene
11
G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32.
9
10. smembrata e acquisita da altri, la MyM passa alle Messaggerie libri instaurando la
collaborazione con Promedi12 per quanto concerne la promozione.
Nel contempo la frammentazione del pubblico attuata nello scorso decennio si rende
ancor più evidente attraverso la moltiplicazione di richieste. Per far fronte a tale
diversificazione, nonostante il calo dei libri e la crisi in corso, si assiste ad un
allargamento del settore dei tascabili.
Nel 1992 esplode il fenomeno dei Millelire di Stampa Alternativa e nel 1995 della
sottocollana I miti di Mondadori. Scorgendo nel loro successo una via d‟uscita, molte
sigle iniziano così un massiccio processo di “tascabilizzazione” dell‟editoria:
Uno sbilanciamento inconsapevole di tutta l‟editoria verso il tascabile, inteso più come
espressione di un concetto e di una funzione che non come tipologia di formati e
livelli di tiratura. Essendo infatti diventato il tascabile un punto di riferimento primario
per un pubblico sempre più vasto, e trovandosi tutto il resto quasi a girargli intorno
come se fosse una produzione di nicchia, si era arrivati in pochi anni a “tascabilizzare”
gran parte dell‟editoria.13
Tuttavia il mercato stenta a risalire e le esperienze dei Millelire e de I miti rimangono
episodi che nel giro di poco tempo esauriscono le proprie fortune.
Alla Marcos y Marcos si lavora, invece, puntando su tutt‟altra direzione. Dopo il
contratto con la Garzanti nasce la collana Gli alianti. Essendo più forte, l‟editore può
ora permettersi di tentare con titoli e scrittori più impegnativi e moderni. Il fiuto dello
Zapparoli si dirige verso lo stesso pluralismo di lettori a cui mira il settore degli
economici ma con esiti totalmente diversi. Sperimenta una narrativa contemporanea
12
Nata nel 1983, la Promedi promuove presso librerie indipendenti e di catena, un gruppo scelto di
case editrici tra le più rappresentative dell‟editoria nazionale attraverso una capillare rete di agenti sul
territorio. Tutti gli editori rappresentati da Promedi vengono poi distribuiti da Messaggerie italiane.
Cfr. www.promedi.it.
13
A. Cadioli, G. Vigini, op. cit., pag. 148.
10
11. che include molti scrittori d‟oltreoceano e la produzione italiana si avvale di alcune
fra le sue collaborazioni più durature. Difatti questi anni portano la firma dei già
citati Ceni e Pusterla, oltre a Umberto Fiori, Luca Giachi e Giovanni Orelli, racchiusi
ora nella nuova serie Poesia, interamente dedicata ai libri in versi. La forte presenza
di questo genere letterario diviene uno dei capisaldi del catalogo, come testimonia
l‟uscita di un titolo di poesie inserito, da circa una decina d‟anni ne Gli alianti. Nella
raccolta Le foglie compare ancora Gaetano Neri e una serie di racconti di Roberto
Cazzola. Due generi letterari, la poesia e il romanzo, segregati all‟ombra del
tascabile, prendono vita nel catalogo della casa editrice milanese per chi non sa
rinunciare alle buone letture e si accosta con gusti e stili diversi alla loro scoperta.
Gli anni Novanta vedono un po‟ tutto il panorama editoriale cambiare paesaggio. Per
affrontare la crisi nei paesi europei crescono il numero di acquisizioni e fusioni di
case editrici. Si creano nuovi scenari in cui aziende di notevoli dimensioni con
contributi provenienti da nuovi colossi della comunicazione e dell‟industria
elettronica sostengono un futuro realizzato sull‟armonica unione di vari progetti
integrati. L‟Italia dal canto suo, cerca di consolidare il proprio mercato interno non
solo attraverso le acquisizioni di sigle editoriali ma puntando anche su un notevole
investimento nella riorganizzazione dei punti vendita, nell‟ampliamento dei canali e
nell‟incremento di risorse umane.
L‟editore quindi deve reinventarsi il mestiere operando su nuovi fronti con maggiore
flessibilità, come dimostrano i progetti “fuori e dentro al libro” ideati in questo
periodo dallo stesso Zapparoli.
Dal 1991 infatti, la sua produzione di libri è affiancata dalla presenza della rivista
«Riga», (poi trasformata in collana), diretta da Marco Belpoliti e Elio Grazioli, e
11
12. dedicata ai protagonisti del Novecento, i grandi personaggi della letteratura, dell‟arte
e della musica che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra cultura, «per usare
le parole dei creatori di Riga, il taglio monografico risponde al desiderio di costruire
una biblioteca del contemporaneo. Non è una rivista, o meglio: lo è formalmente; dal
punto di vista culturale, sono in realtà dei volumi tematici di vari autori».14
A quest‟ultima si aggiunge poi la pubblicazione di «Testo a Fronte», un semestrale
che trae origine dall‟esigenza dell‟editore di puntare sulla qualità e sulla
valorizzazione della traduzione dei testi. Diretto da Franco Buffoni, Paolo Proietti e
Gianni Puglisi, presenta al pubblico italiano le maggiori teorizzazioni del campo
traduttologico, affiancando alla teoria la dimostrazione pratica con le versioni inedite
di alcuni poeti traduttori, da Luzi a Fortini, da Caproni a D‟Elia, da Magrelli a
Cucchi. Ogni uscita di «Testo a fronte» si conclude con il «Quaderno di Traduzioni»,
dove molto spazio è destinato a giovani poeti e studiosi del settore. L‟obbiettivo è
quello di distinguere la traduzione letteraria da quella di tipo tecnico e «togliere ogni
rigidità all‟atto traduttivo, mirando a configurarlo come un incontro tra poetiche: la
poetica del tradotto che incontra quella del traduttore e, nel caso di incontro felice,
produce un testo provvisto di valore estetico autonomo».15
L‟editore comincia a farsi notare anche attraverso l‟assidua presenza alle svariate
iniziative nazionali di Fiere e Saloni del libro16 sparsi in tutta Italia che mettono in
stretto contatto editori, librai e lettori. In questo modo la Marcos y Marcos instaura
sin dall‟inizio, un intenso rapporto tra la casa editrice e i librari, nella convinzione
14
G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 13.
15
Cfr. www.marcosymarcos.com/testo_a_fronte.html.
16
Il primo Salone del Libro viene inaugurato nel maggio del 1988 a Torino, per grandezza ed
esposizioni è il secondo in Europa, mentre il primo è la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte,
fondata nel 1949. A questa si aggiungono numerose Fiere del Libro sparse in tutta Italia, come quella
di Roma per i piccoli e medi imprenditori o quella di Bologna dedicata all‟editoria per ragazzi.
12
13. che per la promozione del libro, fungano un ruolo essenziale anche «i consigli
elargiti da un buon libraio o da un commesso coscienzioso».17 Inoltre i lettori
apprezzano e sostengono incuriositi tutte le proposte che Zapparoli e i suoi
collaboratori propongono durante le grandi esposizioni.
Il momento che rappresenta la svolta e il successo della casa editrice milanese si
colloca però al tramonto dei complicati anni Novanta. «Siamo entrati, infatti, nella
fase matura della società dei consumi, e dunque anche dei consumi letterari. Gli stili
si moltiplicano e ogni lettore se ne costruisce uno più o meno complesso»18 al quale
Zapparoli cerca di rispondere con la pubblicazione di autori stranieri dall‟impronta
espressiva molto originale. La vampata di notorietà non tarda a farsi vedere: nel
1997-98 arrivano i primi successi con scrittori come Boris Vian, Woody Guthrie e
Jonh Fante. È proprio grazie alla MyM che i lettori italiani possono riscoprire la
scrittura di quest‟ultimo ennesimo esempio di autore strappato alla polvere. Sempre
nel 1997, esce Una banda di idioti di John Kennedy Toole che con 140.000 copie
rappresenta il primato di vendite in assoluto della casa editrice. Tutti questi titoli
descrivono bene la strada intrapresa da Gli alianti: partita da un America classica
anni Trenta-Sessanta segue poi un excursus letterario che intende incrociare lingue e
paesi con l‟ambizione di «costruire un mappamondo letterario con voci di popoli e
nazioni disparate».19
A tale biennio risale anche l‟arrivo nel 1997 del grafico Lorenzo Lanzi e nel 1998 di
Claudia Tarolo. Lo stile di Lanzi rende i libri della MyM inconfondibili, con
copertine spensierate dai colori accessi e un‟immagine che solitamente richiama
17
N. Cavazzuti, Piccoli editori crescono, in «E Polis Milano», 6 dicembre 2006, pag. 42.
18
G. Ragone,Tascabili e nuovi lettori, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di, G.
Turi, Giunti Editore, Firenze 1997, pag. 472.
19
R. Folatti, Fare gli editori a Milano, in «viveremilano.it», 2006.
13
14. elementi significativi del testo. Il suo lavoro li trasforma in volumi divertenti, giocosi
e capaci di catturare l‟attenzione del lettore. La Tarolo invece, attua una svolta
significativa nella linea editoriale. Dato il suo impiego all‟Oracle Italia come
direttore legale, possiede un‟eccellente capacità organizzativa e avendo alle spalle
importanti esperienze di traduzione e revisione di testi, condiziona fortemente tutto il
lavoro di editing dando una sferzata di aria fresca e innovativa alla casa editrice.
Pur mantenendo come capi saldi il rilancio di grandi autori dimenticati e il piacere
della poesia, la Tarolo e Zapparoli si lasciano guidare dall‟intuito lanciandosi con
temerarietà e coraggio verso nuove prospettive. La coppia scommette da un lato su
scrittori poco conosciuti nel nostro Paese e dall‟altro si rivolge, in maniera molto
cauta, agli esordienti italiani, ampliando di fatto il catalogo di narrativa, con quelli
che di lì a poco diverranno autori simbolo della Marcos y Marcos.
Tanti cambianti dunque in pochi frenetici anni. Ciononostante possiamo individuare
nello stile della casa editrice alcuni elementi ricorrenti. In primo luogo, la ricerca di
autori e visioni originali si intensifica grazie all‟intervento della Tarolo, unito alla
passione e all‟istinto di chi vuole scommettere puntando sul diverso. In secondo
luogo, la MyM continua ad apparire come un “laboratorio di idee e libri”, rafforzato
dalla proposta di riviste alternative e dallo stretto rapporto instaurato con librai e
lettori nelle fiere ed eventi. Infine, la costante attenzione dedicata all‟oggetto libro
che lavorato e pensato come un oggetto artigianale si arricchisce del tocco artistico di
Lanzi.
14
15. 1.3. Verso il nuovo Millennio
Nel 2000 Claudia Tarolo decide di abbandonare definitivamente il suo lavoro
all‟interno della multinazionale scegliendo di unirsi a Zapparoli nella vita e
nell‟avventura editoriale. «Non rinnego le mie scelte, ma vedendo che la casa
editrice aveva bisogno di un cambiamento ho pensato di accettare il rischio. Così mi
sono licenziata da una situazione privilegiata. Ho fatto diversi passi indietro
(l‟editoria è un ambiente maschilista), ma non me ne sono mai pentita. Mi piace
quello che facciamo e come lo facciamo. Insieme».20 Da questo momento in poi la
Marcos y Marcos torna così ad avere due anime:
Abbiamo unito forze, competenze e responsabilità su tutti i fronti. La co-progettazione
è diventata una risorsa peculiare della nostra storia editoriale e personale: scelta dei
libri, invenzione di copertina, gestione, e gli altri mille aspetti creativi che convivono
in una casa editrice.21
Tra di loro non esistono zone di frizione, la Tarolo si occupa di talent scouting e di
editing mentre Zapparoli cura gli aspetti esterni promozionali e commerciali infatti in
un‟intervista confida «da ragazzino mi interessavo di Borsa. Mi piace l‟aritmetica, mi
piacciono le statistiche, proiezioni e calcoli, ad esempio mai vendere meno di 1.4000
copie!».22 Tutto ciò che riguarda la produzione, la grafica e il testo viene invece
deciso insieme.
20
R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in
«Elle», 2006, pag. 508.
21
G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75.
22
R. Salemi, The book of love. Claudia e Marco, editori famosi, raccontano la loro storia vera, in
«Elle», 2006, pag. 508.
15
16. Alla nuova organizzazione della MyM corrisponde il trasloco in via Ozanam, a due
passi dal centro, separando così la redazione dal magazzino. L‟ufficio ricorda molto
la mansarda iniziale per l‟assidua presenza di libri sparpagliati un po‟ ovunque e per
un silenzio quasi surreale, tanto che ci si dimentica di essere in una delle zone più
movimentate di Milano.
Con il sopraggiungere del nuovo Millennio l‟editoria italiana mostra «il passaggio da
una politica di formazione e di collana a una politica di titolo e di mercato»23 che
vede arrivare in testa alle classifiche solo le novità di stagione, che insignite dei
maggiori premi letterari raramente però riescono a superare quattro settimane di
successo. La mobilità del mercato attuale fa sì che ci sia sovrabbondanza di best
seller quasi tutti rigorosamente pubblicati dai maggiori gruppi editoriali.
Parallelamente crescono i protagonisti editoriali che tentano di far aumentare i propri
bilanci con titoli selezionati in base al modo di ricezione del lettore, offrendo testi di
scarsa qualità vissuti all‟interno di diversi livelli di “consumabilità”: dalla pubblicità
su periodici e quotidiani nazionali alle trasmissioni televisive che dedicano uno
spazio alla promozione dei libri, dalla diffusione di informazioni su internet ai
commenti personali che ogni utente lascia sui social network o sui canali di vendita
on-line. Tutto ciò determina una spettacolarizzazione di scrittori e titoli mediante la
circolarità su segmenti multimediali diversi che non si preoccupa della formazione
culturale dell‟acquirente perché l‟obiettivo principale è quello di catturare
l‟attenzione del lettore occasionale, protagonista delle spese librarie di questi ultimi
vent‟anni.
23
G. C. Ferretti, op. cit., pag. 311.
16
17. In tal modo le case editrici più piccole, anche se non mutuano di molto le logiche
imperanti, non possono far altro che intraprendere scelte alternative puntando
sull‟originalità dei propri contenuti e delle proprie iniziative.
È questo il caso di Zapparoli e della Tarolo che nell‟estate del 2000 inaugurano per la
prima volta in Italia, un corso di editoria firmato Marcos y Marcos, con lo scopo di
fornire ai lettori curiosi, agli addetti ai lavori nel settore, agli aspiranti editori,
redattori, traduttori, librai e scrittori, le basi che permettono di lavorare nel fantastico
mondo dei libri. Le lezioni illustrano come cercare e portare al successo un autore,
come impostare collane e progetti grafici, e un metodo per gestire contratti,
tipografia e distribuzione. Dopo dieci anni dall‟inaugurazione il corso si rinnova ogni
anno con molto successo, tanto che molti hanno chiesto alla casa editrice di esportare
la loro testimonianza diretta anche all‟estero.
Nel frattempo si intensificano le ricerche su scrittori d‟oltre confine. Rovistando tra
le librerie europee e non solo, i due editori scovano Jumpha Lahiri, premio Pulizer
del 2000, autrice sulla quale nessun “grande” dell‟editoria osava scommettere, gli
inglesi Jasper Forde, Michael Zadoorian e Miriam Toews, gli spagnoli Ricardo
Menéndez Salmon, Angeles Caso e Maria Barbal, l‟olandese Leo De Winter, il
tedesco Jakob Arjouni, e gli statunitensi Thompson Carlene, Fante Dan, William
Goldman e Furutani Dale, infine il cileno Pedro Lemebel.
Nel primo periodo da editore la Tarolo, sempre sostenuta dal parere del compagno,
inizia a puntare su alcuni esordienti del nostro Paese. Fanno la loro prima
apparizione autori come Davide Longo, Cristiano Cavina e i fratelli Ervas Fulvio e
Luisa Carnielli. L‟idea della coppia è quella di aggiungere al catalogo titoli italiani,
17
18. operando in maniera molto cauta. La scommessa è che si impongano sulla lunga
distanza creando con la casa editrice un forte legame di fedeltà.
A tali anni corrisponde anche la messa a punto del sito internet della MyM,
caratterizzato da un costante aggiornamento dei contenuti e da una grafica sempre
accattivante che ricorda i libri stampati. Nel 2005 le vendite online rappresentavano
il 5% del fatturato e la crescita continua a salire nei tre anni successivi al 30%.
Nel 2006 la Marcos y Marcos compie venticinque anni di attività con un catalogo
che comprende 380 titoli, 130 autori di 20 nazioni diverse, e 750 mila euro di
fatturato annuo. Nonostante gli obiettivi raggiunti, la Tarolo e Zapparoli decidono di
cambiare strategia attuando la politica “meno tre” libri all‟anno. Da quest‟anno
infatti pubblicano 14 libri (13 di narrativa, più uno di poesia) anziché 18. Questo
perché nel nostro Paese, è ormai chiaro a tutti come il mercato del libro sia
costantemente invaso dalle novità. Con circa 60 mila libri in uscita ogni anno, da una
parte si pubblica in modo disordinato e frettoloso, e dall‟altra i librai non hanno il
tempo di seguire a pieno tutti i volumi, quindi molti cadono nel dimenticatoio. Per
tale motivo i due editori hanno scelto di muoversi controcorrente con una decisione
molto coraggiosa.
Ecco perché abbiamo deciso di festeggiare i primi venticinque anni della casa editrice
–come si legge nel comunicato stampa di allora- proponendo qualche libro in meno
(nella fattispecie, tre), siglando una sorta di contratto con i librai: meno libri, più
tempo per conoscerli e farli conoscere. Per impegnarci a promuovere la lettura. Per
promuovere ciò che si può sostenere. Per contribuire in piccolo, a evitare che il caos, e
il deserto, guadagnino terreno.24
24
E. Camurri, L’aereoplanino di carta, in «Il Foglio Quotidiano», 18 marzo 2006, pag. 10.
18
19. La politica del “meno tre” porta la casa editrice a una “decrescita felice”25: a fronte
del 15% di novità tagliate, le altre pubblicazioni restano sugli scaffali dei librai il
15% di tempo in più: «È una scelta precisa e i numeri ci hanno dato ragione. Per fare
un esempio, basti pensare che il libro meno venduto dell‟anno scorso è arrivato a 600
copie. Quest‟anno, con soli 14 autori, il meno venduto ne ha totalizzate 1000».26
Aumentando dunque il tempo del turnover, i libri vendono di più, prova ne è il fatto
che, già nello stesso anno, le vendite sono cresciute.
Preferiamo offrire pochi libri, curarli al massimo e soprattutto investire tempo e
risorse per farli conoscere. A distanza di dieci mesi, possiamo dire che i risultati hanno
superato le nostre più rosee aspettative. Rispetto all‟anno scorso, abbiamo venduto più
libri producendone di meno. I librai hanno apprezzato il tentativo di allentare la
pressione numerica e di migliorare il dialogo sui contenuti.27
Tale crescita non è però solo un momento passeggero poiché, nonostante l‟attuale
crisi della carta stampata i due editori hanno visto, nel 2010, aumentare il proprio
fatturato del 25%. Inoltre, questa scelta non solo aiuta i librai ma permette alla casa
editrice di instaurare un rapporto più fedele con gli autori, di seguire al meglio le
campagne promozionali dei libri e, cosa da non sottovalutare, regala al lettore il
tempo di assimilare e gustare al meglio il testo, facendolo proprio.
La politica del “meno tre” è accompagnata dalla volontà, cara alla coppia Tarolo-
Zapparoli, di usare nella stampa dei propri volumi solo carta riciclata: «troppi libri
troppo in fretta creano solamente una giostra confusa, e il meglio spesso va perduto.
Anche la carta, a furia di essere riciclata, si stanca: va usata con parsimonia, è un
25
Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html.
26
F. Madrigali, Le strategie “salva-libro”, in «Il Sardegna», ottobre 2006.
27
P. Lala, Venticinque anni di Marcos y Marcos, in «coolclub.it», 2006, pag. 34.
19
20. bene prezioso da utilizzare, e al meglio, quando ne vale la pena».28 E a Milano, due
fan del velocipede come loro, non potevano far altro che affidare le spedizioni che ai
postini in bicicletta. Iniziative dunque, che evidenziano uno stile lavorativo mirato al
rispetto dell‟ambiente.
A contribuire alla crescita della casa editrice è anche il semestrale «The Spicer», una
newsletter cartacea, in abbonamento gratuito sul sito, che propone le novità del
catalogo, ma che è allo stesso tempo ben lontana dall‟essere soltanto un mero
supporto di marketing.
Con «The Spicer» vogliamo raccogliere idee e progetti che nascono intorno alla MyM:
chiaramente essendo una pubblicazione dedicata ai nostri lettori, le anticipazioni
hanno un ampio spazio, ma non mancano approfondimenti e “assaggi” che rendono
questo semestrale una rivista con una propria dignità.29
Il 2009 è l‟anno di nascita di due nuove collane. La prima, i MiniMarcos, sono i
tascabili della Marcos y Marcos che, con un formato più piccolo e un prezzo ridotto,
raccolgono gli autori più longevi e i libri più rappresentativi del catalogo. La seconda
invece, la MarcosUltra, unisce alle tematiche forti trattate la firma tutta italiana di
scrittori come Lello Gurrado, Quaglia Stefano, il già citato Fulvio Ervas, e Franco
Buffoni, traduttore-direttore di «Testo a Fronte», il semestrale della casa.
«Paradossale, estrema, sovversiva - questa collana - nasce dal desiderio di far
circolare idee forti».30
La schiera degli autori nazionali si è inoltre arricchita convergendo anche nella
vetrina d‟eccellenze Gli alianti, attraverso le recenti pubblicazioni di Maurizio
28
Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie.html.
29
G. P. Serino, Marcos y Marcos, in «Il Mucchio selvaggio», marzo 2002, pag. 14.
30
M. Appiotti, Marcos fa il giro del mondo, in «lastampa.it», 13 marzo 2009.
20
21. Matrone, Osimo Bruno e Paolo Nori, nonché le raccolte in versi di Fabio Pusterla e il
nuovo libro di Cristina Alziati che rendono i titoli di poesia della casa editrice perle
di letteratura uniche e sorprendenti.
Come tutte le aziende del settore editoriale moderne anche l‟attività dei due editori
milanesi ha trasformato alcuni volumi del proprio catalogo in ebook, sceglie però di
non mettere in competizione il nuovo formato con il libro, nonostante sia la pratica
più diffusa, e di proporre qualcosa che sia complementare ad esso, non per forza una
sua alternativa. Al Salone Internazionale del Libro 2011 di Torino presentano infatti
un ebook che “accompagna” la lettura del testo vero e proprio in cui sono inseriti
soltanto approfondimenti e curiosità sull‟autore e sul titolo scelto. Partendo dal
presupposto che l‟Italia si dimostra un paese lento nell‟acquisire novità del genere,
vogliono creare un prodotto “lettibile”, un oggetto ben curato da poggiare sul
comodino, che aspetta per essere goduto e sfogliato i momenti di relax che ogni
lettore si crea durante la giornata.
La MyM vanta 600 titoli in catalogo e un fatturato che come si diceva è cresciuto del
25% in più nonostante la crisi. Il suo organico si compone di sole otto persone che si
occupano di tutta la fase di editing, curano gli autori, la promozione dei libri e la
dimensione commerciale. Dunque siamo di fronte ad un piccolo organico che lavora
il doppio per sostenere l‟intera produzione e ogni aspetto del lavoro editoriale.
Tuttavia ciò che assume maggiore importanza, soprattutto in un ambiente
caratterizzato da enormi colossi editoriali, è che a tutt‟oggi, la Marcos y Marcos
riesce a sostenersi con la sola vendita dei libri rimanendo una delle poche aziende
ancora totalmente indipendente. Tutto questo le conferisce ancora più prestigio se
21
22. pensiamo che la città in cui si fonda e cresce, Milano, è per antonomasia la capitale e
l‟immagine di quasi tutti i grandi gruppi editoriali italiani.
Nel 2011 la Marcos y Marcos festeggia trent‟anni e i due editori celebrano tale
avvenimento con una collana in serie limitata a cui sono legate svariate iniziative, e
un nuovo entusiasmante progetto per chi ama scrivere e leggere libri. La collana
Tredici (come le novità di narrativa proposte ogni anno), riunisce in una spiritosa
veste grafica i romanzi cult del catalogo. L‟originale copertina di Lanzi è sdoppiata
in due creando un simpatico effetto “carta da gioco” mentre Franco Matticchio firma
il marchio dei volumi a tiratura limitata con una cicogna che vola accompagnata
dalla scritta “ trent‟anni di storie”. Un mazzo di carte è anche l‟edizione speciale del
catalogo. Al posto delle tradizionali figure si trovano i volti degli autori e le copertine
più celebri, perché come affermano gli editori stessi: «per festeggiare, insomma, ci
giochiamo tutte le carte!».31 Ogni libro è accompagnato dall‟introduzione di alcuni
noti intellettuali dei nostri tempi che lo hanno amato di più, ad esempio Massimo
Cirri, Stefano Benni, Ivano Fossati, Paolo Giordano e Cristiano Cavina.
Prolungamento della collana Tredici è la mostra itinerante di 24 maxi-copertine della
casa editrice che hanno fatto il giro delle principali librerie Feltrinelli di tutta Italia, al
ritmo di una al mese. Nell‟estate scorsa una piccola mostra che celebra queste tre
decadi di attività è stata esposta presso la Biblioteca Sormani di Milano.
Quest‟ultima rassegna in particolare, non testimonia solo l‟evoluzione della grafica e
della stampa: propone una selezione di locandine, cartoline, notiziari che segnano le
tappe della storia della casa editrice e accompagnano il lancio nel mondo dei libri più
importanti.
31
Cfr. www.marcosymarcos.com/30_anni_di_storie/30_anni_di_storie.html.
22
23. L‟altro progetto nato sotto il segno dei festeggiamenti è la Piccola Scuola di Arti
Narrative, inaugurata a marzo 2011, che si propone come un corso di scrittura
creativa di nuova concezione in cui editori, scrittori e lettori si mettono in gioco
seguendo un copione davvero innovativo. La Marcos y Marcos dimostra la sua
esperienza in tal senso e le sue iniziative per coinvolgere lettori e appassionati del
settore si riflettono anche in idee dal respiro più ampio. È questo il caso di Route 45,
un corso di scrittura locale di sette giorni per talenti italiani dedicato alle meraviglie
della cittadina di Bobbio e della Val Trebbia o di Letteratura rinnovabile e Libri a
Teatro. Questi ultimi due, lanciati tra il 2009 e il 2010, hanno lo scopo di
promuovere soprattutto la lettura. Letteratura rinnovabile unisce infatti, la riscrittura
creativa di un brano tratto da un classico con il piacere della lettura, e le sue prime
iniziative sono il BookJockeyday svoltosi nel novembre 2009 e Parole Illuminanti,
un premio letterario sponsorizzato da Eni. Libri a Teatro nasce dalla collaborazione
con la storica compagnia teatrale milanese “Quelli di Grock” e consiste in un ciclo di
letture basate su una messa in scena dei romanzi pubblicati dalla casa editrice,
iniziando dai classici intramontabili come Boris Vian per passare poi agli autori più
contemporanei.
1.4. Una storia da raccontare
Come abbiamo notato nelle pagine precedenti i trent‟anni della Marcos y Marcos
simboleggiano l‟esistenza di una casa editrice che, sebbene sia nata nel moderno
contesto editoriale italiano, si configura come un‟azienda che non segue le politiche
23
24. imperanti bensì le volontà letterarie e i gusti dei due editori Marco Zapparoli e
Claudia Tarolo.
Tale coppia ha infatti speso tutte le proprie energie su scelte particolari e sempre
controcorrente. Lo si nota fin dall‟inizio quando Zapparoli e Franza decidono di
fondare una casa editrice di nicchia con edizioni ben curate e opere spesso
emarginate di autori classici dimenticati. Negli anni Novanta avviene la spinta verso
nuovi orizzonti, eppure mentre aleggia il mito dei volumi tascabili, la MyM
concentra il proprio sforzo nella poesia e in una narrativa più contemporanea che non
dimentica però la riscoperta di scrittori del passato. Infine gli editori operano la teoria
del “meno tre” proprio nel momento in cui l‟editoria si delinea come il campo di
battaglia di un‟infinita produzione di novità stagionali e best seller. Scelgono quindi
di agire nel mercato attraverso una filosofia che da sempre si pone in direzione
opposta al presente in cui operano. Sfruttando la stessa pluralità di stili e gusti che i
lettori creano in questi ultimi anni, la Tarolo e Zapparoli riescono però a giungere ad
esiti completamente diversi rispetto agli altri colleghi del settore.
Questo modus operandi li ripaga in pieno, non solo perché le vendite e il fatturato
della casa editrice continuano a crescere nonostante la crisi, ma soprattutto perché
sono riusciti a crearsi un gruppo di lettori “forti” che, identificandosi con loro, segue
fedelmente ogni nuovo titolo proposto. Inoltre il rapporto instaurato nel tempo con i
librai e la politica del “meno tre” che cerca seppur in minima parte di alleggerirgli il
lavoro, ha l‟effetto di fidelizzare anche quest‟ultimi. Tutto ciò è riscontrabile negli
eventi promozionali ideati dai due editori: i librai sono sempre disponibili ad aprirgli
le porte e i lettori arrivano numerosi e incuriositi. «Il mestiere, Claudia e Marco, lo
24
25. hanno imparato strada facendo, misurandosi di volta in volta con problemi nuovi e
affinando gli strumenti per superarli».32
Possiamo dunque riassumere i trent‟anni del lavoro editoriale della Marcos y Marcos
all‟insegna di tre parole chiave: indipendenza, innovazione e originalità.
In primo luogo, come abbiamo già detto, l‟indipendenza di tale casa editrice appare
oggi come una caratteristica rara e importante.
Queste tre decadi vorranno pur dire qualcosa. Si tratta di un tempo troppo dilatato nel
tempo per considerare l‟indipendenza come qualcosa che si va perdendo, una sorta di
adolescenza delle case editrici che lavorano nell‟attesa di essere comprate e/o
inglobate. Non è così.33
Zapparoli e Tarolo vogliono trasmettere l‟idea potente che essere piccoli e flessibili
ha i suoi vantaggi: l‟editore indipendente può concentrarsi maggiormente sul
contenuto dei titoli che pubblica; ha tempo e risorse umane per poter curare ogni
aspetto dell‟edizione e del rapporto con l‟autore; riesce a seguire al meglio le
campagne promozionali, gli incontri con i lettori, e gli eventi nazionali e stranieri;
trova i momenti per “far sentire la propria voce” durante i dibattiti riservati al
mercato e alla situazione editoriale italiana; e in ultimo, non deve garantire per forza
tirature dai numeri elevati che lo obblighino poi a rientrare di costi esorbitanti.
L‟autonomia dei creatori della MyM nasce dalla convinzione che «il mercato non va
assecondato ma creato, che a volte la domanda non necessita di risposte ma di offerte
differenti, che è possibile educarla senza costringerla».34
32
D. Pirrera, Un incontro con Marcos y Marcos, in «Sul romanzo», 9 settembre 2010, pag. 5.
33
F. Camilli, Più libri più liberi 2010: di fiera d’indipendenza, di indipendente fierezza, in
«fuorilemura.com», 7 novembre 2011.
34
Ibidem.
25
26. L‟altro elemento che distingue la Marcos y Marcos è l‟aver puntato su
un‟innovazione guidata dal “buon senso”. La carta stampata riciclata; l‟uso dei
postini in bicicletta; la sensibilità per il paesaggio mostrata durante i corsi locali,
costituiscono solo alcuni esempi di un modo di concepire il mestiere dell‟editore nel
pieno rispetto dell‟ambiente. Il buon senso è riscontrabile per di più nelle scelte tese
al futuro: un sito facile da utilizzare e sempre ben aggiornato; ebook concepiti come
aiuto e approfondimento del libro; corsi che aprono le porte del mondo editoriale e
svariate iniziative che coinvolgono diversi campi culturali dimostrano come si può
sopravvivere alla crisi senza rinunciare alla propria identità. Innovazione vuol dire
anche trattare il libro “artigianalmente” come una creazione d‟artista che prende luce
da più mani per essere regalata ad un pubblico che sa apprezzarne i più piccoli
dettagli.
Infine l‟originalità è il punto essenziale su cui si basa l‟intero progetto di Zapparoli e
Tarolo. Come ammette quest‟ultima in un‟intervista:
I piccoli e medi editori dispongono di un‟arma micidiale, il suo nome è originalità.
Tale originalità se la giocano in tanti modi. A partire dalle scelte editoriali: possono
scommettere su nuovi autori o su quelli rifiutati o del passato che tutti hanno ormai
dimenticato, poiché è un terreno su cui i “grandi” si muovono molto più guardinghi.
Nella grafica: la scelta delle carte, delle copertine o dei caratteri più particolari arriva
soprattutto dagli editori piccoli e medi. Nella comunicazione: anche qui i piccoli
inventano formule innovative, promuovendo in generale una visione più gioiosa e
meno doveristica della lettura. […] Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo,
una sorta di piacevole complicità. Un patto. L‟editore non tradisce le aspettative dei
lettori che seguono libro dopo libro quel che l‟editore propone. E il lettore gli resta
26
27. fedele. Questo è assolutamente vincente. Tenere il filo del discorso in modo corretto,
senza tradire le aspettative.35
L‟originalità di cui parliamo si rivela anche nei contenuti dei titoli pubblicati
«Pubblichiamo solo testi che amiamo e che offrono un punto di vista forte sul
mondo».36 Inoltre risulta particolare e piuttosto singolare l‟intera schiera degli autori
che compongono il catalogo della casa editrice, gli stessi editori confidano «spesso i
nostri autori ci assomigliano, inutile negarlo: avventurosi e folli, capaci di
entusiasmo, e di non mettere il successo, o l‟illusione del successo, davanti a tutto».37
Attraverso l‟indipendenza, l‟innovazione e l‟originalità, la MyM si pone come
obiettivo quello di pubblicare titoli che forniscono al lettore accorto un tipo di
intrattenimento diverso, non condizionato dalle mode, attento agli stimoli di
provenienza estera, e che sappia proporre temi audaci e inediti. Il proposito con cui
lavorano i due editori è innescare scintille nei lettori, promuovere incontri e
riconoscimenti che li avvicinino il più possibile al mondo del libro e dell‟editoria in
maniera tale da creare un proficuo rapporto d‟intesa. Nel capitolo successivo
noteremo come questi tre elementi influiscano nella scelta dei titoli e quindi nella
produzione della casa editrice.
35
D. Agrosì, Fra editori indipendenti e lettori si crea, nel tempo, una sorta di piacevole complicità, in
«La Nota del traduttore», dicembre 2009.
36
G. P. Serino, L’avventura di Marcos y Marcos gli studenti che diventarono editori, in «La
Repubblica», 4 ottobre 2005, pag. 15.
37
G. Raponi, Un bravo editore non ha pregiudizi: esce a caccia e si lascia guidare dal fiuto, in «La
luna di traverso», dicembre 2009, pag. 32.
27
28. La produzione italiana della Marcos y Marcos
2.1. Indipendenza, innovazione e originalità
In questo capitolo cercheremo di vedere come la personalità e lo stile dell‟editore
Zapparoli e della Tarolo poi, hanno influenzato la produzione italiana della Marcos y
Marcos. Appare chiaro che la loro azione unita ai tre punti di forza di cui abbiamo
accennato precedentemente costituiscono il suo successo. Attraverso tale lavoro la
casa editrice è riuscita a proporre un modello di narrativa valido e ben delineato che
spicca rispetto alle innumerevoli pubblicazioni di bestseller lanciate nel nostro
mercato. Infatti ciascun titolo pubblicato, sebbene cambino i contenuti e gli autori,
rispecchia una sola e unica immagine della MyM. Questo non è dovuto soltanto al
fatto che il pubblico riconosce i volumi negli scaffali delle librerie grazie alle
simpatiche copertine, si tratta piuttosto di un criterio di scelte preciso: ogni volta che
il lettore prende in mano un libro di Zapparoli e Tarolo sa che lo aspetta una lettura
“fuori dal comune” perché ogni testo veicola un messaggio forte mediante uno stile
linguistico che non è mai causale. «In un mondo caratterizzato da una massiccia
presenza di grandi case editrici, con grandi mezzi e molto potere, per la piccola
28
29. Marcos y Marcos, specializzata in narrativa, è una condizione di esistenza proporre
un‟impostazione differente».38
La formula vincente della coppia di editori coniuga tre caratteristiche: indipendenza
innovazione e originalità per sviluppare non solo una narrativa dal gusto folle e
tenace ma anche un modello di poesia squisitamente letterario.
L‟autonomia finanziaria gli permette innanzitutto di scegliere scrittori con stili anche
molto diversi fra loro e di instaurare uno stretto rapporto basato sullo scambio
efficace di idee e pareri. L‟autore non si sente così solo un dettaglio all‟interno di un
meccanismo, ma la componente di un organismo dall‟ambiente familiare e proficuo.
Tarolo e Zapparoli si configurano come “cercatori di storie solitarie”che non si
pongono confini né di genere né di territorio, secondo un criterio che è sempre lo
stesso: tendere occhi e orecchie per concentrare l‟attenzione sulla qualità dei testi,
aiutati da una vantaggiosa riduzione delle novità in uscita.
I libri descritti nelle pagine di questa sezione danno una panoramica dell‟innovativa
evoluzione della MyM. Durante un‟intervista la Tarolo, rivendicando la propria cifra
stilistica, ricorda «noi siamo stati i primi a usare l‟illustrazione grafica, aprendo una
strada che poi hanno copiato in tanti».39 Il concetto di “artigianalità” si concretizza
pure
nella scelta di testi che abbaino un valore in sé, che non vengono selezionati in virtù
del loro potenziale di vendibilità ma per il loro significato. Con Marco, poi, seguiamo
personalmente tutte le fasi della pubblicazione. Ecco: in tutte le fasi e le attività noi
editori della Marcos y Marcos interveniamo proprio come fa un artigiano che cura il
38
M. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del
Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19.
39
A. Bonetti, Se il successo da bestseller è questione di copertina, in «Il Sole 24 Ore», 17 gennaio
2011, pag. 22.
29
30. suo prodotto, sin dalla materia prima. Un‟impostazione aziendale cui è estraneo il
concetto di elevata specializzazione.40
L‟originalità è una caratteristica fondamentale della narrativa della casa editrice e
persino della sua immagine. Tutti gli autori scelti hanno in comune la volontà di
trasmettere un punto di vista della realtà “altro” che non si unisce alle logiche
imperanti o alle tendenze di moda nel nostro Paese. I temi sono potenti e insoliti,
variano toccando spesso punte di ironia che a volte, vogliono schernire giocosamente
e altre, celano verità da svelare o vizi tipici del genere umano. Soprattutto negli
ultimi anni, i due editori si sono potuti permettere di pubblicare testi in cui sono
presenti tematiche a loro molto care, come quelle legate al rispetto dell‟ambiente,
alla sicurezza nell‟ambiente di lavoro e all‟attenzione verso il sistema di istruzione.
L‟intera produzione italiana della casa editrice offre una miscellanea visione
d‟insieme che unisce modelli di narrativa intramontabili con scrittori moderni e
attuali, e un percorso poetico teso a trovare le proprie radici nella tradizione per poi
individuare esempi più contemporanei. Ciò che ne viene fuori è che la MyM non è
disposta a scindere i due generi letterari perché li considera gemelli diversi nati dalla
stessa madre, ai quali bisogna dare carattere e attenzione senza rinunciare però al
loro comune denominatore: lo stile e il gusto letterario inconfondibile dei due editori.
È bene precisare che Zapparoli e Tarolo hanno adottato per la loro casa editrice una
strategia editoriale fondata principalmente su una politica d‟autore, ben visibile
nell‟impostazione con cui hanno redatto il catalogo e il sito internet (quest‟ultimo
organizzato, appunto, per autore).41 Tuttavia, in questa sede, si è preferito analizzare
40
N. P. Porcelli, Noi Marcos y Marcos cercatori di storie solitarie, in «La Gazzetta del
Mezzogiorno», 13 maggio 2007, pag. 19.
41
Cfr. http://www.marcosymarcos.com.
30
31. la produzione seguendo la suddivisione dei titoli in collane. Questa prospettiva
consente, infatti, di cogliere più nello specifico, l‟evoluzione della Marcos y Marcos
lungo l‟asse diacronico, per poi soffermarci su un‟analisi che comprenda un‟indagine
sulla politica d‟autore adottata, sui modelli narrativi proposti e, più in generale, sulle
idee di letteratura portate avanti dalla casa editrice.
2.2. I Marcos Vintage
I primi titoli della MyM sono delle edizioni a tiratura limitata assemblate dagli stessi
editori e pubblicate tra il 1983 e il 1989 per le storiche collane Biblioteca germanica
e Le Foglie e oggi simpaticamente denominate i Marcos Vintage: «Libri d‟annata.
Come il vino, più invecchiano più diventano buoni».42 Tale periodo corrisponde
all‟iniziale direzione editoriale di Zapparoli e dell‟amico Marco Franza.
I volumetti da poche pagine annoverano, tra autori stranieri e due testi classici come I
giovani e Teseo di Bacchilide e Il rapimento di Proserpina di Claudiano, una breve
prosa del grande poeta e scrittore italiano Mario Luzi Arnia edita nel 1938 sulla
rivista letteraria «Campo di Marte»43. In essa riscontriamo i temi cari al giovane
Luzi, uno stile “orfico” appartenente alla lirica moderna di Mallarmé con cenni di un
romanticismo visionario legato alla tradizione italiana di Arturo Onofri e Dino
Campana. La sua poesia si configura da subito come un‟“impresa” dominata e
42
Cfr. http://www.marcosymarcos.com/Vintage/Marcos_vintage.html.
43
La rivista «Campo di Marte» nasce nel 1938 per opera di Vallecchi, in realtà fu animata dai
redattori Alfonso Gatto e Vasco Pratolini. Proponeva tendenze letterarie controcorrente rispetto alla
cultura imperante fascista, per tale motivo venne chiusa della censura del regime dopo solo un anno di
vita con l‟inizio della Seconda Guerra mondiale. Oltre a Luzi figurano gli scritti di Sereni, Landolfi e
Montale e molti altri autori stranieri come Paul Valéry.
31
32. animata dalla ricerca dell‟amore, e per il poeta cercare l‟amore significa trovare il
luogo in cui si è perso. Il buio e il sonno, come in Campana sono le condizioni da
accettare affinché abbia inizio. Il porto sicuro in cui si arriva, il luogo della quiete
ultima, non segna tuttavia una stasi beata, ma l‟apertura verso un nuovo viaggio nel
centro oscuro della terra: nell‟attimo stesso dell‟approdo si apre una dimensione
“altra”, inesplorata e terribile, verticale e centripeta.
L‟impresa di Luzi si configura già nelle sue linee fondamentali: la ricerca dell‟amore
significa l‟ingresso nel buio della perdita, l‟azzeramento di ogni luce o suono che lo
distolga; la fedeltà al mondo esterno e all‟invocazione del mondo interno. […] Il poeta
che ha accettato l‟impresa non pensa a scrivere poesia, ma sta nella poesia per
scrivere.44
Successivamente i versi di Luzi si faranno più cupi e inquietanti tesi a sciogliere il
nodo tra essere e divenire, per alleggerire la penosa insensatezza del vivere. Con
questi il poeta tenta di esprimere la “povertà” e la “miseria” umana mediante un
monolinguismo che non è più quello petrarchesco-leopardiano bensì un altro
tentativo di “volgare illustre”: una lingua quasi smorta, non espressionistica, mediana
eppure mai quotidiana.
Luzi è l‟immagine di un uomo che si ottiene, per così dire, prolungando questo
linguaggio. Nella situazione dell‟Italia di oggi, quell‟ideale linguistico, quella proposta
umana si oppongono così radicalmente al mondo del neocapitalismo da diventare una
proposta che mira al di là delle illusioni riformiste, scommette su di una integrità
umana. Il piccolo borghese impoverito, umiliato, schernito, ideologicamente ancorato
44
R. Mussapi, Il centro e l’orizzonte. La poesia in Campana, Onofri, Luzi, Caproni, Bigongiari, Jaca
Book, Milano 1985, pagg. 50-51.
32
33. al suo onore spiritualistico, è testimone, nella lingua che lo porta, di qualcosa di
essenziale al domani.45
La tiratura di Arnia è di 500 esemplari, di cui 300 su carta Manuzia e 200 su carta
Rusticus risalenti all‟ottobre del 1982, e le prime trentatré copie, riservate agli amici,
sono state impresse a torchio.
Dopo due anni i ragazzi scelgono di donare nuova luce a un testo poco conosciuto di
Leonardo da Vinci Il diluvio con 1.500 copie di cui 50 stampate su carta Ventura
Affresco e 12 segnate in corsivo a mano con rivestimento in mezza pelle. Il diluvio è
un tema che l‟artista ha descritto in molti scritti e fogli sciolti, influenzato dal clima
culturale dell‟epoca che al suo arrivo prospettava l‟Apocalisse o la fine del mondo.
Quello che però ha interessato di più la critica novecentesca sono due descrizioni
presenti nel Codice Windsor46 e seguite da una serie di disegni, i quali
«rappresentano la congiunzione ultima fra scienza, scrittura e pittura». 47 Con una
prosa di altissima qualità Leonardo tenta di restituire un‟immagine artistica del
diluvio che sintetizzi il caos primordiale e le variegate reazioni psicologiche
provocate dall‟evento.
Altro classico intramontabile della cultura italiana con cui decidono di cimentarsi è
La novella del buon vecchio di Italo Svevo uscito nel 1985 per soli 500 volumi. Un
racconto postumo che narra la storia di un vecchio che compra i favori di una bella
fanciulla mantenendola e scopre il piacere della scrittura nella senilità, metafora
autobiografica dell‟autore, cominciando una monografia sui rapporti tra giovani e
45
F. Fortini, Saggi italiani, De Donato Editore, Bari 1974, pag. 114.
46
Disegni e fogli sparsi di Leonardo da Vinci sono raccolti in vari codici, che presentano i manoscritti
scientifici dell‟artista, sparsi oggi in svariate biblioteche europee e italiane. Il Codice Windsor, in
particolare, è conservato presso il Castello di Windsor nel Berkshire e raccoglie scritti dal 1478 al
1518 e circa seicento illustrazioni.
47
C. Scarpati, Leonardo scrittore, Vita e pensiero, Milano 2001, pag. 159.
33
34. anziani. Il suo carattere quasi favolistico e bonario non deve tuttavia trarre in inganno
perché dietro il sorriso ironico Svevo cela, con acume e nettezza psicologica, la
natura dei rapporti umani senza smorzare la negatività della realtà. L‟autore sfugge a
una lettura moralistica mediante la stratificazione di temi e motivi: la vecchiaia,
l‟amore tardivo, la scoperta della scrittura. Continua in questa breve opera il lavoro
di correlazione tra arte romanzata e psicoanalisi elaborato nella Coscienza di Zeno.
Se in quest‟ultimo è essenzialmente la persona ad essere impossibilitata a vivere,
spettatrice di un sé che non riesce ad affermarsi, qui invece l‟estro del singolo genera
estri creativi, bisogni che partono dall‟appagamento emozionale per giungere a
quello dell‟intelletto. Tuttavia la parabola della soddisfazione non è mai così
semplice, si evince infatti il carattere corrompente e disgregante della pulsioni, che
non risultano mai pacificanti e tranquille, nemmeno quando vengono dirette a mire
culturali. Un affresco dell‟insanabile sete di sapere e di sperimentare dell‟uomo, che
non ottiene la serenità neanche nella condiscendenza con i propri desideri.
Emblematica resta dunque la fine, segno di uno “scacco matto” giocato dal destino:
«lo trovarono stecchito con la penna in bocca sulla quale era passato l‟ultimo anelito
suo».48
Nelle edizioni limitate molto spazio è dato anche alla poesia per mezzo della
pubblicazione di Arturo Onofri, uno tra i maggiori poeti metafisici italiani e
collaboratore di riviste storiche come la «Voce» e «Lirica», e dello scrittore-
traduttore Alessandro Ceni. Per vivere, soltanto edito con 1000 esemplari, racchiude
alcun versi scelti di Onofri.
48
I. Svevo, La novella del buon vecchio, Marcos y Marcos, Milano 1985, pag. 59.
34
35. O Terra, o Madre, fa ch‟io più non riesca a pensare / ma ch‟io viva soltanto; viva
come, d‟agosto, / i nidi delle rondini partite verso il mare: / i nidi dove al vento
tremano ancora, nascoste, / tenere piume dei nati che per la prima volta / le madri
spinsero al volo […] Ch‟io dimentichi tutte ma tutte le parole, / ch‟io senta i polmoni
gonfiarsi del tuo fresco respiro / e ch‟io non lo sappia lodare che in un lungo respiro.49
L‟idea principale che muove la lirica di questo poeta è quella di ritrovare una
centralità dell‟essere attraverso e nella parola poetica. Rappresenta il tentativo più
rigoroso e coerente di affermazione dell‟assoluto poetico vitale che il nostro
Novecento abbia mai visto. Onofri aspira ad una poesia capace di riconciliare
l‟interno con l‟esterno, penetrando l‟origine dell‟atto vitale e divenendo essa stessa
origine di vita. Per realizzare tale obiettivo, che sente e vive come una vocazione,
svolge una ricerca poetica e teorica costante. Tale atteggiamento, sempre teso verso
le altre culture, per una parte della critica è stato il pretesto per incatenarlo nello
stereotipo del letterato affascinato da letture esoteriche. In realtà Onofri è molto di
più di questo, lo si percepisce nelle opere mature quando si scorge l‟ossessione sul
problema del tempo e della metamorfosi, e nasce una centralità organica di temi per
cui nella sua immobilità si svolge un perenne moto cellulare.
Onofri voleva raggiungere una parola poetica in grado di rilevare l‟istante,
dilatandolo, penetrare l‟essenza del vivente, proiettare fuori dall‟individuo il suo
spirito ricongiungendolo alla vita cosmica, atemporale. Nel pensiero di autori così
distanti coglieva il comune interesse per questo rapporto essenziale tra vita e tempo,
tra esterno e interno, tra dissoluzione e rinascita.50
49
Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento al
volume di A. Dolfi, Arturo Onofri, La Nuova Italia, Firenze 1979, pag. 47.
50
R. Mussapi, op. cit., pag. 39.
35
36. Mentre la raccolta I fiumi (1983-1986), in 600 copie, è il simbolo della realtà poetica
di Ceni. Essa appare senza orpelli inutili, capace di costruire visioni complesse in cui
ricercare costantemente la verità. Gli elementi naturali rendono vive le sue forme
mentali guidando il lettore oltre le barriere di una banale visione. Ogni lirica
costituisce così un universo parallelo descritto con una sensibilità pungente
mantenendo un particolare contatto con i riferimenti che circondano il nostro
ambiente. Oltre a scrivere Ceni è un noto traduttore di classici della letteratura
inglese e americana quali Stevenson, Coleridge, Conrad, Poe, Milton e molti altri.
Nel 1986 compare la piccola narrazione Lorenzo Alviati inserita nella raccolta
L’Amore nell’arte di Iginio Ugo Tarchetti. Lo scrittore-giornalista, esponente della
Scapigliatura milanese, dà vita a tre musicisti Lorenzo Alviati, Riccardo Waitzen e
Bouvard uniti dal marchio del genio creativo. La loro arte, però, inestricabilmente
connessa ai sentimenti, li condurrà fatalmente alla pazzia o alla morte secondo il
modello d‟amore tipico degli Scapigliati, visto nei suoi risvolti morbosi e patologici.
La musica sembra essere l‟espressione che maggiormente si avvicina alle passioni
ma per Tarchetti si trasforma in un pretesto per caratterizzare l‟anormalità dei suoi
personaggi, come ad esempio la necrofilia del nostro protagonista Lorenzo Alviati.
L‟incipit del racconto ben introduce la sua personalità eccentrica:
Lo conobbi nel collegio di Valenza. Io aveva allora quattordici anni, egli ne aveva
diciassette compiuti, ma il suo corpo erasi già sviluppato come a venti; in quella
scolaresca di fanciulli egli rappresentava colla sua statura elevata, colla sua testa di
Apollo, un personaggio assai più imponente del maestro.51
51
Poiché non è stato possibile consultare l‟opera edita dalla Marcos y Marcos si fa qui riferimento
all‟edizione di I.U. Tarchetti, Amore nell’arte: tre racconti, E. Treves, Milano 1869, pag. 5.
36
37. Le pagine di una scrittura ardita si concentrano sull‟ossessivo rapporto metafisico
esistente tra la vita e la morte e sull‟eccezionalità del genio, in un‟analisi lucida e
spietata della follia che conduce l‟uomo ad estraniarsi dalla realtà.
2.3. Le foglie
La seconda metà del decennio vede i Marcos Vintage editi nei primi titoli della
collana Le foglie, un filone dedicato alla riscoperta di molti autori contemporanei
dimenticati e di testi di poesie dall‟alto contenuto letterario. I due editori non si
lasciano affatto intimidire dall‟instabile mercato italiano, certi di poter contare sui
lettori figli degli anni Settanta, che si sono iniziati attraverso le letture dei volumi
della BUR Rizzoli o dell‟Universale Economica Einaudi e ora desiderano scoprire
visioni diverse, più mirate e particolari.
Lo dimostra nel 1988 il successo della pubblicazione inedita dei racconti L’orso buco
di Giovanni Gandini, storico fondatore della rivista «Linus»52. L‟autore scherza sui
vizi, comportamenti, costumi e abitudini dei suoi simili. Sottoponendoli volentieri a
processi di metamorfosi che ne fanno degli animali o della creature più o meno
umane, aiutato dalla padronanza totale del fumetto e dalle illustrazioni di Frank
Dickens. L'orso buco appartiene a una specie non protetta. Vive nella città di
Traverso, nel paese di Li Muri, dove è inutile pensare in grande, nelle fabbriche per
gatti, dove si vendono topi d'Africa. Suoi amici e compagni di avventura sono il
califfo canterino, il gatto dai capelli turchini e l'uomo con gli stivali.
52
Celebre rivista di fumetti fondata da Gandini nel 1965. Linus van Pelt è uno dei protagonisti dei
Peanuts, una delle più famose e importanti strisce presentate sulle pagine del periodico.
37
38. L‟orso fece tsk coi denti. Si sentì tutto consolato: orso buco sì, ma non più di dentro,
solo di fuori, come capita a tutti. Gongolando come fanno gli orsi attraversò a zampe
nude lo stagno, raggiunse l‟autogrill e chiese un rum e una ciambella di miele. “Col
buco, per favore” aggiunse, e se la mangiò beato, senza nemmeno guardarci dentro.
Poi tornò nel risotto e si addormentò.53
Come ricorda Zapparoli in un‟intervista di Giovanni Peresson questo libro significa
anche la «svolta distributiva che colloco con L’orso buco di Giovanni Gandini.
Belloni dell‟ALI54 per un anno e mezzo, dal 1989 al 1991, ci distribuì attraverso i
suoi distributori italiani».55
Nel 1989 compare uno dei più grandi poeti del Novecento, una riedizione di Dino
Campana, che con una sola opera riuscì a ispirare personaggi come Mario Luzi, Pier
Paolo Pasolini e Andrea Zanzotto. Il manoscritto di cui parliamo, Canti Orfici, ha
una storia singolare e tribolata che rispecchia a pieno la travagliata vita del suo
autore. Campana nasce a Mallardi e sin dai primi anni di scuola soffre di crisi
nervose che peggiorano col tempo. Il suo “male oscuro” si esprime in un
irrefrenabile bisogno di fuggire che lo porta a scappare da vari manicomi per scoprire
l‟Europa e l‟America. Nel 1913 si reca a Firenze presso la sede della rivista
«Lacerba» di Papini e Soffici, suo lontano parente, a cui consegna l‟unica copia della
sua opera Il più lungo giorno con l‟intento di farla pubblicare da Vallecchi o sulla
rivista. Dopo mesi di attesa scopre che Soffici ha perduto il manoscritto. Campana
però non si lascia scoraggiare e, nonostante l‟amarezza, riscrive tutto affidandosi alla
memoria. Il libro viene finalmente pubblicato a pagamento presso l‟editore Bruno
53
G. Gandini, L’orso buco, Marcos y Marcos, Milano 1988, pag. 20.
54
Associazione Librai Italiana o ALI, promuove gli interessi di oltre 3.600 librerie e aziende
commissionarie di tutta Italia attraverso le Confcommercio provinciali. Cfr. www.libraitaliani.it.
55
G. Peresson, Trent’anni da piccoli, in «Giornale della libreria», dicembre 2010, pag. 75.
38
39. Ravagli nell‟estate del 1914 con l‟attuale titolo. I Canti in onore alla tradizione di
Leopardi e Dante di cui si l‟autore si sente l‟erede diretto, e orfici in riferimento a
una scrittura “orfica” ovvero ignota e oscura, adatta ad esprimere la natura divina e
misteriosa della poesia. In realtà, con la stampa del manoscritto, Campana imbocca la
strada senza ritorno della follia. Dal 1918 viene internato presso un ospedale
psichiatrico dove si spegne precocemente nel 1932. A dare luce ai versi di questa
poeta saranno poi il critico Emilio Cecchi e Mario Luzi che il 17 giugno 1971 scrive
nel «Corriere della Sera» un bellissimo articolo intitolato Un eccezionale
ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana in cui spiega che
la figlia di Soffici, dopo la morte del padre, aveva ritrovato tra i suoi scritti privati
l‟originale copia Il più lungo giorno.
In effetti si trattò di una scoperta per i postumi dal grande valore letterario che
permise di ridimensionare la figura del Campana “poeta pazzo”, esempio di una
specie di Rimbaud italiano, per sottolineare invece i magnifici versi del “poeta
visionario” di Marradi. Zapparoli, come il resto della critica italiana, preferisce
ripubblicare non il manoscritto Il più lungo giorno bensì la seconda versione.
L‟editore si muove in tale direzione in quanto Canti orfici oltre ad essere
incredibilmente simile nei contenuti alla prima versione, presenta poesie e versi in
prosa scritti successivamente che non possono essere tralasciati poiché mostrano
l‟evoluzione poetica di Campana.
Nonostante ciò nell‟edizione Vintage de Le foglie Zapparoli inserisce una copia del
frontespizio della prima edizione di Bruno Ravagli del 1914 e l‟attacco manoscritto
de La notte da Il più lungo giorno, quasi a voler sottolineare il filo di continuità che
lega le due opere del poeta di Marradi.
39
40. Curato da Gianni Turchetta, Canti Orfici è una raccolta di ventinove componimenti
letterari scritti in prosimetro, secondo la lunga tradizione greca e medievale. I due
temi su cui si svolge l‟opera sono la notte e il viaggio. La prima è per il poeta la
protagonista di ogni forma di esistenza, dove si celebra o si chiarisce ogni mistero
«Chi le taciturna porte / Guarda che la Notte / ha aperte sull‟infinito? / Chinan l‟ore:
col sogno vanito / China la pallida Sorte…».56 Gli aggettivi e gli avverbi ritornano
con insistenza come chi parla durante un sogno «E tremola la sera fatua: è fatua la
sera e tremola ma c‟è / Nel cuore della sera c‟è / Sempre una piaga rossa
languente».57 Tuttavia i versi di Campana possiedono anche la promessa di un
viaggio, onirico e reale, lontano e vicino, in cui appaiono tutti i suoi miti
fondamentali: la matrona barbarica, le città portuali, le enormi prostitute, la schiava
adolescente e le pianure ventose. Mediante l‟uso dell‟interazione e delle elissi,
l‟impiego drammatico dei superlativi e il ricorrere delle parole chiave, il poeta crea
versi scenografici nei quali si mescolano suoni e colori in un‟architettura musicale
che dona alla sua poesia una potenza visionaria.
Nel viola della notte odo canzoni bronzee. La cella è bianca, il giaciglio è bianco. La
cella è bianca, piena di un torrente di voci che muoiono nelle angeliche cune, delle
voci angeliche bronzee è piena la cella bianca. Silenzio: il viola della notte: in
arabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno.58
Nel 1937 Giovanni Contini scrisse su di lui: «Campana non è un veggente o un
visionario: è un visivo, che è quasi la cosa inversa».59
56
D. Campana, Canti orfici, Marcos y Marcos, Milano 1984, pag. 23.
57
Ivi, pag. 24.
58
Ivi, pag. 43.
59
G. Contini, Esercizi di lettura sopra autori contemporanei, Le Monnier, Firenze 1947, pag. 18.
40
41. Il 1989 coincide anche con la stampa di Ludovico Geymonat La società come milizia
a cura di Fabio Minazzi. In tale volume, il grande filosofo della scienza, propone la
tesi provocatoria secondo la quale malgrado la Resistenza, il fascismo è riuscito a
salvarsi dalle sue stesse rovine, condizionando l‟intera vita dell‟Italia repubblicana.
Geymonat ci pone di fronte a una limpida testimonianza nella quale l‟amarezza del
partigiano si intreccia alla lucidità di analisi.
Dopo la riscoperta dell‟opera di Campana, nello stesso periodo, Zapparoli e Franza
sono abbastanza maturi da pubblicare un poeta inedito. Fabio Pusterla con Bocksten
conquista il gusto degli editori e diventa un amico e collaboratore stabile della casa
editrice. Il titolo si riferisce al ritrovamento intorno agli anni Trenta di un uomo del
Medioevo che venne ucciso e abbandonato in una palude nei pressi della fattoria
svedese Bocksten, regolarmente svuotata durante l‟estrazione della torba. L‟ottimo
stato del cadavere riaffiorato dalla melma svela che indossava una mantella
dell‟epoca e fu ucciso con tre pioli conficcati nel cuore e nella schiena. La voce che
parla in questo libro viene dunque da molto lontano. Il Bockstenmannen riemerge dal
nulla, con le sue parole secche e taglienti; lo accompagna una natura primordiale,
franosa e selvaggia.
La mia gente è di un popolo che parte, / non lascia tracce o resti dentro il tempo / degli
altri. Solo, su certi massi, / paure, animali, barche, / il poco che abbiamo avuto. Fatti
nostri. / Poi un giorno un cane abbaia, tamburi e chiodi / battono all‟orizzonte: torna il
male, / rinserra, forza il vento, s‟allontana / la vela.60
60
F. Pusterla, Bocksten, Marcos y Marcos, Milano 1989, pag. 65.
41
42. Una poesia essenziale, violenta e meditativa che conclude degnamente i Marcos
Vintage. Successivamente Bocksten ritorna ne Gli alianti nel 2003, sotto una veste
grafica più moderna.
Alla fine degli anni Ottanta inizia per la Marcos y Marcos la proficua collaborazione
con lo scrittore surrealista Gaetano Neri. Dimenticarsi della nonna, riunisce
trentasette rapidi racconti di stampo grottesco e insolito, popolati da strani animali,
uomini che cadono a pezzi ma non sanguinano, poeti cocciuti che si ritrovano a
vivere nell'armadio tra giacche di tweed e cravatte, mogli oppressive che vegetano a
cavalcioni del marito. Brani di quotidiana follia, dove la realtà è deformata del gusto
del bizzarro e dall'anticonformismo e l'atmosfera elegiaca è corretta da una certa dose
di distaccata ironia. Costituiscono delle piccole illuminazioni sull‟avventurosa vita
negli appartamenti dell‟anonimato cittadino. Una prosa colloquiale, tersa, in grado di
dare compimento a testi anche brevissimi: veri e propri flash narrativi che si
consumano nello spazio di poche pagine, a volte di poche righe.
Nel 1990 Neri propone il racconto lungo Conversazioni con un branzino, una storia
fatta anch‟essa di tante ossessioni inoffensive, comiche e terribili. Il protagonista è
Tito, esperto in nastri perforati. Le sue giornate di silenzio sono disturbate da un mal
di pancia incessante tanto che non gli resta altra scelta se non quella di andare in
ospedale. In realtà l‟edificio si rivela un labirinto, e i dottori sono gli artefici di un
sistema ben architettato per impedire qualsiasi guarigione. In un sottoscala Tito
incontra Nenia, lei pure prigioniera dei camici bianchi per via di un foruncolo.
Scappano insieme e si rifugiano in una collina sul mare, allontanando
progressivamente il mondo dalle loro vite. Eppure una sera Tito scende in paese a
fare la spesa e si ritrova talmente solo da conversare con un branzino morto.
42
43. Dopo una breve pausa la MyM edita nel 1996 un altro titolo di Neri, Un momento
delicato, finalista del Premio letterario Piero Chiara di Varese. Invocare la poesia
sdraiato sul tavolo, discutere con le proprie tibie, cercare in un garage il perché della
vita, trascinare la moglie in un “giallo” universale, per Giano è arrivato il momento
delicato, quando tutto cambia e bisogna opporsi al declino, almeno con l‟ironia. Tutti
momenti scabrosi e cruciali per una piccola schiera di personaggi a fargli compagnia,
che sembrano soggetti a una Musa stravagante: due occhi maliziosi spiano
l‟abbandono a un piacere proibito, mentre c‟è chi sopravvive rubacchiando sulla
spesa dopo essere stata una piccola regina della mala o chi prepara trappole mortali
per chi ha insultato e deriso gli altri. Neri narra con la scrittura limpida che i suoi
lettori conoscono bene, lo scrittore-burattinaio scava nel cuore di un mondo crudo e
tenero, divertito e malinconico. Infine nel 2000 viene pubblicato Centro buon umore.
C‟è, nel primo racconto di questa nuova raccolta, un signore che, quando va a dormire,
stacca dal muro i trentadue quadri che possiede e l‟orologio elettrico della cucina, in
modo che, almeno durante la notte, i chiodi non siano sottoposti a sforzi e tutta la casa
riposi con lui. Allo stesso modo, la letteratura di Neri sembra voler alleggerire il peso
della vita, descrivendo i nostri quotidiani disagi e tic in una chiave fantastica e spesso
irresistibilmente comica. Di Neri nessuno parla, nonostante qualche recensione
autorevole (Almansi, Pampaloni, Cherchi); eppure i microracconti di questo
acquarellista dell‟assurdo hanno un‟originalità infinitamente superiore a quella di tanti
autori che si autocandidano alla grandezza. Gaetano Neri è un “piccolo grande
scrittore”.61
61
G. Mariotti, Gaetano Neri, il piccolo grande surrealista, in «Corriere della Sera», 31 gennaio 2001,
pag. 33.
43
44. Questo narratore ha la mano aggraziata di un gentleman ancora capace di apprezzare
il bello delle cose semplici, paladino nostalgico di verità che non vede più nessuno. È
lirico e leggero, a volte un po‟ ossessivo, quasi maniacale, come i suoi scritti. Centro
buon umore raccoglie storie inedite e il meglio degli ultimi dieci anni.
Il volume di Neri del 1996, Un momento delicato, segna il cambiamento della
collana Le foglie: la copertina si trasforma dando ai testi l‟aspetto di un libro giovane
eppure rigoroso, accompagnato da tonalità chiare e una raffigurazione molto
semplice, spesso di un pittore del Novecento. Così infatti appare nel 1999 l‟insieme
di racconti di Roberto Cazzola La fedeltà. Una donna fa ritorno alla sua baita nella
valle, dove ha vissuto momenti felici con il marito. L‟età d‟oro è alle spalle, Leo è
ormai una figura assente. Juliane lo cerca negli oggetti e nei luoghi della passione,
nella memoria, dove incalzano immagini nostalgiche, quasi allucinate: tra i tetti di
una Vienna aurorale e una casa di montagna in cui si intrecciano molteplici storie e
destini con distese innevate e vele battute dal vento nelle acque di un lago assolato.
Hans è partito per il fronte e Barbara non rivedrà più il padre che la portava in
bicicletta lungo il Danubio, sotto gli albicocchi in fiore. Fra l‟arido autoritarismo
della madre e l‟amorevole pietas della figlia, Barbara scivolerà lungo le derive della
mente. Alma, esule argentina, adotta Alvaro. Ma Luca, il padre che quel figlio non ha
mai voluto, si trova ben presto solo con il piccino. E il bambino malato diviene
progressivamente il “nemico fragile”. Tre storie sulla forza della debolezza e
dell‟assenza, sull‟importanza estrema di un rapporto fedele con gli oggetti, il passato
e le scelte autentiche. Cazzola è un noto germanista italiano che lavora presso
l‟Adelphi, coordinando insieme a Rusconi la Storia della letteratura tedesca dal
Settecento ad oggi per l‟Einaudi. Uscendo fuori dall‟attività editoriale che gli è più
44
45. congeniale, Cazzola compone una riflessione sul valore della memoria quale forma
estrema di fedeltà:
[…] La memoria si rivela alla fine la vera sostanza umana dei personaggi, la forma
etica della loro inconsapevole resistenza alla morte che spazza via tutto. Questo basso
continuo filosofico, che modula l‟intreccio dei racconti, si accorda a uno stile che, pur
nella diversità delle tre voci, mantiene invariato il suo rigore: nostalgia e rabbia,
spensieratezza e spavento scandiscono la narrazione senza alcuna sbavatura di phatos.
E mentre l‟esperienza vissuta si placa nella memoria dei protagonisti, le loro parole si
depositano sulla pagina e vi trovano catarsi.62
I titoli italiani di tale serie si concludono nello stesso modo in cui si erano aperti: al
posto dello scienziato-artista del passato Leonardo, troviamo uno studioso del
presente, Enzo Tiezzi con l‟edizione del 2006 Di terra, di aria, di mare. Come in un
quaderno di viaggio fissa nella memoria e nel tempo le immagini e i colori e li
arricchisce di riflessioni, poesie e citazioni. Enzo Tiezzi è un chimico fisico di fama
internazionale. La sua ricerca è stata un succedersi di avventure intraprese con lo
spirito di un appassionato pioniere. Dagli anni di studio sulla risonanza magnetica
alle ricerche nei settori delle scienze evolutive e dell‟ecologia, è stato un autentico
precursore delle scienze e delle nuove discipline dell‟ambiente, fino agli studi recenti
sulle proprietà complesse dell‟acqua. Il suo sapere si è espresso in mille forme, con
grande coerenza, sia nelle sue fotografie, più volte esposte in mostre in giro per
l‟Italia, che nelle sue poesie. Insieme testimoniano il suo essere un meticoloso
scienziato e un creativo passionale.
62
Cfr. http://lindiceonline.com.
45
46. 2.4. La Poesia
Il decennio degli anni Novanta porta la firma di un lungo periodo editoriale
monomarcos: Franza abbandona la nave e Zapparoli tenta di inseguire il suo sogno
impegnandosi nella realizzazione di due collane nuove: da una parte, Gli alianti,
dedicata alla narrativa più contemporanea, e dall‟altra Poesia che raccoglie testi in
versi particolarmente amati dall‟editore.
In quest‟ultima serie, in particolare, il primo titolo italiano scelto è Esempi di
Umberto Fiori. Cantante e autore degli Stormy six, storico gruppo rock degli anni
Settanta. Fiori scrive poesie da qualche anno e con questo libro segna l‟inizio di un
legame con la Marcos y Marcos solido e duraturo. Illuminazioni intermittenti,
apparizioni come quelle che tra una galleria e l‟altra si offrono a chi viaggia in treno:
finestre, ponti, capannoni. Il paesaggio urbano è la scena, il terreno e il movente di
queste poesie. Un paesaggio familiare, sono «i posti che ci reggono / e ci
risparmiano»63. Ma al pedone che li ripercorre, seguito dallo «sguardo buono / di un
muro cieco o di un cavalcavia»64 può spalancarsi sotto, tra due palazzi, uno scavo.
Chi spia dalle fessure tra le tavole vede bene quanto poco somigli, quel cratere, alla
casa che verrà. Il fondo delle cose, il loro oscuro fondamento, minaccia in ogni
esempio di rivelarsi, come al passante la strada: «la terra sotto i piedi / sentire com‟è
dura, com‟è solida, / ci fa paura»65. I versi di Fiori hanno le movenze del discorso più
chiaro, più quotidiano, loro chimerico modello è la “frase normale” evocata in una
poesia. Non si tratta dunque solo di una scelta di stile, la ricerca di una parola
comune, per «dire le cose / con gli occhi e con la bocca, da pari a pari» e imparare
63
U. Fiori, Esempi, Marcos y Marcos, Milano 1992, pag. 22.
64
Ivi, pag. 83.
65
Ivi, pag. 42.
46
47. infine «a stare al mondo», «a parlare al muro […] a sentire / nel chiaro dei discorsi /
la luce di questo muro».66 è l‟altro filo conduttore di questo libro. Il talento poetico di
Fiori riscuote molto successo tanto che nel 2004, Esempi viene ripubblicato nella
collana principale Gli alianti.
Intanto nel 1995 viene alla luce il suo secondo libro Chiarimenti. Una raccolta di
poesie dove l‟urgenza di chiarimenti, nelle relazioni quotidiane, diventa quasi una
passione carnale. Guardando nella ricerca lirica di Fiori ciò che colpisce
immediatamente è la volontà di raggiungere una piena trasparenza comunicativa e
una relazione diretta, quasi fisica, con il lettore. I suoi versi riescono a mantenere un
dettato colloquiale, quasi rasoterra, e a cogliere allo stesso tempo, senza livellanti
semplificazioni, tutti i grumi irrisolti del reale.
Ero stanco della poesia scritta per gli iniziati, per i critici -racconta Fiori in
un‟intervista- se non per i poeti stessi. Se la poesia è questo esercizio di stile, di
finezza letteraria, mi dicevo, allora non mi interessa; o ci sono delle cose da dire, un
senso da mettere in gioco, oppure tanto vale lasciar perdere. Così mi sono messo sulle
tracce di quella che chiamavo la mia “parola normale”. Pensavo a una poesia il più
possibile chiara, che non bara, che si sforza di essere fedele al mondo, alle cose. Il mio
lettore ideale non era (non è) uno che di poesia se ne intende: era (è) una persona
capace di ascoltare quello che un altro ha da dirle, di confrontare con la sua la propria
esperienza, senza troppi filtri estetico-letterari.67
L‟anno seguente vengono pubblicate sedici poesie dello stesso Fiori accompagnate
da otto immagini del pittore Marco Petrus, in 500 esemplari numerati, come omaggio
alle case di città: Parlare al muro è il titolo del bel volume, arricchito da riproduzioni
a colori o in bianco e nero che ricordano i quadri di Sironi, di Boccioni, le loro
66
Ivi, pag. 88.
67
F. Giaretta, Intervista a Umberto Fiori, in «eternosplendore.blogspot.com», 8 luglio 2006.
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48. periferie milanesi, gli edifici grigi e fascisteggianti, incombenti, squadrati, qui ancora
più lugubri e angosciosi, nel segno severo di Marco Petrus, che non concede nulla
alla fantasia o alla levità di un'eventuale, futura primavera. Altrettanto fattuali,
scomode, per nulla consolanti sono le poesie di Fiori, “recitate al muro” e da esso
respinte al lettore in un pingpong scandito in versi secchi, oggettivamente disillusi.
Un gusto metropolitano, fatto di cantieri e scavi, brutture edilizie e lavori in corso,
dove chi guarda e descrive è estraniato, a disagio, pare non capire cosa sta a farci,
proprio lì in quel posto, davanti a quel muro, da cui sembra aspettarsi una parola, una
rivelazione. In qualsiasi posto si trovi il poeta attende sempre la salvezza dall'esterno,
spera in un riconoscimento altrui che lo faccia sentire vivo e vero. Narratore dello
squallore quotidiano, del grigiofumo di strade e marciapiedi, Umberto Fiori sa
raccontarci di asciugamani sventolanti nell'aria, di scavi come torrenti di montagna,
di caseggiati affioranti da albe nebbiose, e offrirci un'ancora, un respiro che ci
riempia il pensiero e per un attimo ci pulisca dentro: «La sera sull‟angolo / davanti ai
davanzali illuminati / senti il pensiero che si dilata, / che cresce, come sulle guance /
il boccone al bambino che non mangia, / come in chiesa cresce la faccia / sotto le
mani dei comunicandi».68 Il contributo di Fiori in Poesia si conclude infine con
l‟uscita di Tutti nel 1998.
Dopo Bocksten anche Pusterla rinnova la sua partecipazione al progetto editoriale di
Zapparoli affidandogli ogni cinque anni la pubblicazione di una nuova raccolta.
Nasce così nel 1994 Le cose senza storia che ottiene l‟approvazione di critici e
colleghi, e soprattutto conquista il pubblico. Versi selvatici, luminosi e comprensibili
che combinano tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Cose infinitesime e
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U. Fiori, Parlare al muro, Marcos y Marcos, Milano 1996, pag. 23.
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49. gigantesche paure. Lampi lirici ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni.
Pusterla vive tra Albogasio e Lugano, dove insegna, dedicandosi agli studi di
linguistica e tradizione locale, inoltre fonda la celebre associazione di intellettuali
svizzeri il Gruppo di Olten; anima per un decennio la rivista letteraria «Idra» e si
occupa di traduzioni letterarie come ad esempio, i testi di Philippe Jaccottet, famoso
poeta francese con il quale instaura una proficua e significativa amicizia. «Dicevi che
di giorno / il buio sta negli armadi, / o dietro i monti, / e viene fuori solo verso sera
…».69 Gli oggetti dimenticati nel giardino attirano a scavare, a scoprire. E mentre
qualcuno se ne va, perché non ha più senso rimanere, perché le cose non hanno più
senso né storia, allora qualcuno si aggrappa alle parole, alla loro forza immane,
perché sono uniche e non si possono rubare. C‟è sempre un rumore cupo di fondo,
nel racconto di queste poesie, ma accanto a esso ci sono suoni, colori positivi, aria,
mare e molti bambini che giocano. Bambini che escono dalla preistoria e cercano un
senso trovandosi di fronte a loro solo le cose che li osservano. Vogliono essere,
fortemente. Con la grande limpidezza di sempre, Pusterla attraversa dramma e
speranza con pensieri ed immagini forti, alternando denuncia, sogno, infanzia,
assurdità.
L‟anno seguente Zapparoli edita un altro poeta svizzero di lingua italiana, la raccolta
di poesie Né di timo né di maggiorana di Giovanni Orelli, considerato, insieme ad
altri scrittori come Vittorio Sereni e Piero Chiara, uno dei membri della cosiddetta
“Linea Lombarda”, nella quale si tende a includere anche il già citato Fabio Pusterla.
Questo filone letterario prende il nome da un‟antologia di Anceschi del 1952 che
riunisce autori non rappresentabili da un‟unità stilistica analoga ma piuttosto da una
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F. Pusterla, Le cose senza storia, Marcos y Marcos, Milano 1994, pag. 7.
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50. visione del mondo tipicamente lombarda espressa attraverso una comunanza di
tematiche, idee e ambientazioni molto legate alla tradizione.
Al 1996 risalgono altri due titoli della collana: Il respiro di Luca Giachi e Il pieno e il
vuoto di Alessandro Ceni. Quest‟ultimo volume, in particolare, raccoglie una vasta
scelta di poesie uscite in un arco di tempo quasi ventennale. La preziosa prefazione
di Piero Bigongiari e l'attenta cura di Roberto Carifi fanno il punto sul lavoro fin qui
condotto da Ceni, che ancor giovane e caparbiamente fuori dal coro - già dagli esordi
la sua è stata una voce riconoscibile, particolarmente autonoma e, pertanto, solitaria -
rappresenta con la sua opera un sicuro esempio della poesia più significativa apparsa
nel nostro Paese negli ultimi anni. Gli esempi a cui si appoggiano i suoi versi sono
molteplici fonti della letteratura: dallo Stilnovo ai metafisici inglesi, dai romantici
anglo-tedeschi al pensiero orientale, ma non posso mancare Dante, Leopardi e
Petrarca. Come ammette egli stesso:
Nella sostanza fonti e materiali che descrivono l‟assoluta realtà. Cerco di scrivere il
“reale”. Può sembrare un‟affermazione paradossale o almeno difficile da accettare da
parte di coloro che parlano della mia poesia in termini di “oscurità” […] se il poeta ha
una pretesa è quella di vedere, egli vede le cose per quello che mostrano e per quello
che non mostrano, nella loro lucida verità (che è esattamente il contrario del realismo
o del surrealismo) sottratta dal velo (di tessuto assai pesante, pare) della quotidianità.70
Alla fine degli anni Novanta l‟editore decide di pubblicare l‟ultima collezione del
poliedrico insegnante e critico letterario Giorgio Manacorda, ovvero Soldato segreto
in cui sono inserite le liriche scritte fra il 1981 e il 1995. Questi ventidue
componimenti, dal taglio breve e decisamente autobiografico, sono intrisi dal ricordo
70
D. Fasoli, Tra la prosa di Stevenson, Il vento e l’acqua. Conversazione con Alessandro Ceni, in
«riflessioni.it», giugno 2005, pag. 2.
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