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Numero 27 del 31 marzo 2014 Marcello Agnello
La quotazione dei fondi comuni d’investimento
La comunicazione Consob n. DIN/0021231 del 19 marzo scorso avente per oggetto la Negoziazione di fondi
aperti diversi dagli ETF nei mercati di Borsa, rappresenta un passaggio storico nel mondo finanziario degli
investimenti e per tutti quelli che in quel mondo ci lavorano.
Insieme a questa vi segnalo, ma non vi sarà sfuggita, l’inchiesta di copertina di Plus 24 di sabato 22 marzo:
Fondi comuni in Piazza Affari, ed in particolare l’intervista al Vice Direttore Generale di Consob, Giuseppe
D’Agostino, dal titolo emblematico “Stop alle barriere nella distribuzione”.
Questo progetto, che sta per vedere la luce, è partito in sordina già nel 2008 e ha preso corpo strada facendo
nell’ovvio silenzio degli intermediari e delle società di gestione, fino ad arrivare all’ultimazione di questi giorni.
Cosa succederà tra qualche mese, magari un anno ? Una cosa molto semplice: gli investitori potranno negoziare
fondi comuni e sicav sul mercato della Borsa Italiana, cioè comprarli e venderli, al pari di come avviene oggi con
etf ed azioni, senza dover passare da un intermediario.
Si sentono già le obiezioni di chi vede e vive il cambiamento come un problema e una minaccia al
mantenimento dello status quo. Queste sono solo alcune: la lobby bancaria è troppo forte e si opporrà … ci sono
società che non quoteranno i propri fondi … si rischia il fai da te … o che a beneficiarne siano i fondi che hanno reso
di più … o ancora quelli che avranno maggiore forza economica per pubblicizzarsi … e comunque ci vorranno anni,
eccetera.
Più che alle obiezioni bisognerebbe rispondere alle seguenti domande:
a) che senso avranno più le commissioni di distribuzione che, come dice il termine stesso, sono
riconosciute a chi quei fondi li distribuisce, e che si sommano alle normali commissioni di gestione ?
b) che senso avranno più gli accordi commerciali tra le varie società prodotto e gli intermediari, se i fondi
saranno negoziabili direttamente sul mercato e ogni investitore potrà comprare ciò che vorrà ?
c) che senso avranno più i poteri di veto, per non dire ricattatori, degli intermediari verso le case di
gestione ? Della serie “vuoi fare l’accordo con me ? Partecipa alla nostra convention e stanzia 50 mila
euro”.
d) che senso avrà più parlare di collocamento ?
e) e il peso degli intermediari nei confronti dei promotori sarà sempre quello o verrà ridimensionato ?
Queste sono le domande a cui gli addetti ai lavori dovranno dare una risposta.
Questa svolta storica, a distanza di trent’anni dal primo fondo comune collocato sul mercato italiano, è una
bomba che smuoverà pesantemente le acque limacciose del settore e, insieme alle prossime normative europee
in arrivo, Mifid II in testa, cambierà per sempre la nostra professione.
Che ci si creda o no, il cambiamento non si può fermare: forse rallentare, contenere, anche frenare in alcuni casi,
ma non bloccare. Stiamo certi, ci proveranno. Ma stiamo altrettanto certi: il cambiamento non si ferma, perché
il progresso non si ferma. Possiamo pensare che le cose non cambino mai, vivendo con quella convinzione, e
finire seppelliti dall’onda di piena quando arriverà; oppure possiamo prepararci, e cavalcarla al momento
opportuno.
Sarà un altro mondo, per fortuna migliore.