2. C O
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UFFICIO H
ComunitàPiergiorgio ONLUS Udine
p.zza Libia 1
www.piergiorgio.org
3. "La gente pensa che chi non può parlare
non può neppure pensare".
Ruth Sienkewicz–Mercer "I Raise My Eyes to Say Yes" (1989)
4.
Le persone che non riescono a parlare rischiano:
di essere ritenute incapaci di comprendere e provare emozioni;
di venire spesso interpretate e non capite;
di venire anticipate nelle risposte;
di non essere considerate nei loro tentativi di comunicare.
Un grave deficit comunicativo quindi ha conseguenze anche sul
piano relazionale, linguistico, cognitivo e sociale.
5. "Spesso la gente fa un parallelo fra la capacità di parlare e la nostra
intelligenza. La C.A.A. rende più difficile ignorarci e permette a
ciascuno di noi di far sentire la propria voce"
Ruth Sienkewicz–Mercer nel suo libro "I Raise My Eyes to Say Yes" (1989)
6. Comunicazione Aumentativa Alternativa
Anni ’70
Nord Europa, Nord America e nei paesi anglosassoni si sviluppano ricerche volte a facilitare la
comunicazione a persone con grave disabilità motoria ed impossibilitate a parlare.
1983
In America nasce l’ International Society Augmentative and Alternative Communication
(I.S.A.A.C.)
1996
In Italia, a Milano, viene fondata la prima Scuola di Formazione in C.A.A. presso il Centro
Benedetta d’Intino
2002
2002
Chapter Italiano dell’ I.S.A.C.C.
Redatte le Linee Guida per la riabilitazione del bambino affetto da PCI da parte della Società
Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione (S.I.M.F.E.R.) e della Società Italiana di
Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’ Adolescenza (S.I.N.P.I.A.) sottolineano contenuti propri della C.A.A.
7. Definizione:
Comunicazione Aumentativa Alternativa:
“Tutte le modalità di comunicazione che possono facilitare e migliorare la
comunicazione di tutte le persone che hanno difficoltà ad utilizzare i più
comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio orale e la scrittura”.
(www.isaacitaly.it) “Progetto” costruito sulla persona costituito da un
insieme di conoscenze, strategie e tecniche che facilitano la
comunicazione con persone che presentano carenza o assenza del
linguaggio.
La C.A.A. sistema multimodale:
INTEGRA
MIGLIORA
ACCRESCE
STIMOLA
SOSTITUISCE
FORNISCE
8. Perché non comunico?
Cause congenite: PCI, sindromi genetiche…
Cause acquisite: Ictus, trauma cranico…
Cause neurologiche evolutive: SLA, SM, Morbo di Parkinson,…
Cause temporanee: tracheostomia,…
9. Gli interventi di CAA
•Prevedono più figure professionali
•Aspetti medici
•Abilità presenti
•Ambienti di vita
•Barriere
•Sistema di comunicazione già esistente
•Non sono riabilitativi ma consistono in un approccio da applicare sempre in
interventi ad ampio raggio.
•Obiettivo è quello di studiare e fornire soluzioni che facilitino da subito
l’interazione tra bambino ed ambiente.
•Sono percorsi che partono dai bisogni comunicativi che non possono prescindere
dall’evoluzione della persona nel tempo, dagli aspetti emotivi cognitivi e sociali.
10. •Sistema multimodale che per essere efficace deve sfruttare anche:
•Modalità comunicative già esistenti (verbali e non,…)
•Modalità naturali (sguardo, gesti…)
•Modalità aumentative speciali (simboli, ausili…)
•Prevedono disponibilità, abilità e addestramento anche del “partner comunicativo”.
•Porre attenzione al proprio linguaggio
•Sollecitare l’attenzione
•Creare opportunità di interazione
•Stimolare l’iniziativa
•Rispettare i tempi ed i ritmi
•Strutturare l’ambiente idoneo
•Aiutarlo ad esprimere preferenze
11. I SISTEMI GRAFICI
Si classificano:
•Richiesta cognitiva che necessitano per essere interpretati.
•Iconicità si valuta la relazione tra simbolo e significato (Trasparenti, traslucenti
opachi).
•Strutturazione interna: BLISS sono un sistema; PCS sono un set.
35. Per la creazione della tabella si deve considerare:
Vocabolario: pensato per diversi contesti,…
Sistema grafico:
Aspetti fisici: mobilità,…
Sensoriali: vista,…
Intellettivi: simboli scelti insieme,….
Formato della tabella: grandezza, materiale,…
per poter essere
STRUMENTO DINAMICO E DUTTILE
43. CARTA DEI DIRITTI ALLA COMUNICAZIONE
Ogni persona indipendentemente dal grado di disabilità,
ha il diritto fondamentale di influenzare,
mediante la comunicazione, le condizioni della sua vita.
Oltre a questo diritto di base, devono essere garantiti i seguenti
diritti specifici:
Il diritto di chiedere oggetti, azioni persone e di esprimere preferenze e sentimenti
Il diritto di scegliere tra alternative diverse
Il diritto di rifiutare oggetti, situazioni, azioni non desiderate e di non accettare tutte le scelte proposte
Il diritto di chiedere e ottenere attenzione e di avere scambi con altre persone
Il diritto di richiedere informazioni riguardo oggetti, persone, situazioni o fatti che interessano
Il diritto di attivare tutti gli interventi che rendano loro possibile comunicare messaggi in qualsiasi modo e nella maniera più
efficace indipendentemente dal grado di disabilità
Il diritto di avere riconosciuto comunque il proprio atto comunicativo e di ottenere una risposta anche nel caso in cui non sia
possibile soddisfare la richiesta
Il diritto di avere accesso in qualsiasi momento ad ogni necessario ausilio di comunicazione aumentativa - alternativa, che faciliti e
migliori la comunicazione e il diritto di averlo sempre aggiornato e in buone condizioni di funzionamento
Il diritto a partecipare come partner comunicativo, con gli stessi diritti di ogni altra persona, ai contesti, interazioni e opportunità
della vita di ogni giorno
Il diritto di essere informato riguardo a persone, cose e fatti relativi al proprio ambiente di vita
Il diritto di ricevere informazioni per poter partecipare ai discorsi che avvengono nell'ambiente di vita, nel rispetto della dignità
della persona disabile
Il diritto di ricevere messaggi in modo comprensibile e appropriato dal punto di vista culturale e linguistico
National Committee for the Communication Needs of Persons with Severe Disabilities, 1992
Trad. Dal Servizio di CAA del Centro Benedetta d‘Intino di Milano
44. “ … gli ingenui non sapevano che l’impresa era
impossibile, dunque la fecero … “
BERTRAND RUSSEL
Fine
Editor's Notes
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
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1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
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1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
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1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.
<number>
1. le FUNZIONI VISIVE, quantificabili mediante test psico-fisici;
2. le CAPACITA’ VISIVE che consentono l’espletamento dei normali atti di vita, quali lettura-scrittura, movimento, attività manuale.
FUNZIONI: componenti della visione legate a fattori:
a. ottici (convogliano e focalizzano lo stimolo luminoso sulla retina);
b. neurofisiologici (trasformano lo stimolo luminoso in stimolo nervoso e lo trasmettono al cervello);
c. psichici (permettono il riconoscimento dell’immagine e la loro interpretazione).
Molti aspetti di questi fattori non sono ancora ben conosciuti.
Molti sono facilmente valutabili nella pratica clinica, altri meno.
L’analisi e la quantizzazione delle funzioni visive, considerate singolarmente, avvengono attraverso dei test ormai codificati, anche se non condivisi da tutta la comunità scientifica, e quanto a metodologia comprendono vari tipi di test sia soggettivi sia oggettivi.
CAPACITA VISIVE: abilità, prestazioni o performance; possono essere suddivise nel modo seguente:
1. Attività ricorrenti della vita quotidiana: contare i soldi, leggere un annuncio o un’avvertenza.
2. Capacità di accudire a se stessi: mangiare, vestirsi, andare al bagno.
3. Attività domestiche: preparazione dei cibi, pulizie, controllo della casa.
4. Movimenti: leggere i segnali stradali, i numeri degli autobus, i numeri civici, prendere l’ascensore.
5. Comunicazioni: leggere, scrivere, uso del telefono, degli apparecchi elettronici.
6. Svaghi e tempo libero: giocare a carte, sport, televisione.
7. Aspirazioni: leggere alla lavagna per uno studente, firmare un progetto per un architetto, vedere
un museo.
Sul numero 2/2002 di Oftalmologia Sociale (rivista dell’ Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) si legge che per un individuo in cui si è verificata una perdita delle sua capacità visiva, si presentano in pratica le seguenti limitazioni:
1. Incapacità a svolgere quella determinata professione (quella che ad esempio svolgeva prima dell’insorgere del problema visivo).
2. Incapacità a svolgere qualsiasi lavoro (situazione limite).
3. Incapacità ad avere una vita di relazione normale.
4. Incapacità parziale ad avere una vita autonoma (parziale dipendenza da altri).
5. Incapacità totale ad avere una vita autonoma (totale dipendenza da altri), ad esempio in caso di persone anziane o che non reagiscono.