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SEVESO 40 ANNI
DOPO…..
UNA PAGINA IGNOTA DI SOLIDARIETA’
Il 10 luglio 1976 l’esplosione di un’azienda chimica
provocò la formazione di una nube tossica di
diossina che coinvolse gli abitanti di Seveso. La
nube suscitò problemi respiratori e gravi lesioni
della pelle.
ICMESA
La zona colpita fu divisa in tre aree: la zona A
(la più contaminata), la zona B (meno contaminata)
e la zona R ( poco o per nulla coinvolta).
Molti bambini colpiti dalla nube manifestarono
immediatamente lesioni soprattutto al viso definite
con il termine “Cloracne”. Nessuno avrebbe potuto
prevedere se questi bambini come anche quelli privi
di sintomi avrebbero potuto lamentare nel tempo
gravi conseguenze, specie del sistema immunitario:
poco o niente si conosceva di questo problema.
Per questo motivo si decise di ricorrere ad un
“monitoraggio immunologico” .
Furono individuati 48 bambini tra i 3 e i 7 anni.
Sarebbe stato necessario un prelievo di sangue, via
via meno frequente, per 5 anni. Era necessario, per
tutta la durata dello studio, mettere a confronto i 48
bambini esposti a diossina con bambini che
vivessero in zone non contaminate da diossina.
MONITORAGGIO IMMUNOLOGICO
I PRELIEVI….
Fu scelta la città di Lissone.
Servirono lunghi colloqui con le famiglie per
organizzare i prelievi: per i genitori dei bambini di
Seveso si trattava di tutelare la salute del proprio
figlio, ma per i genitori dei bambini di Lissone di
aderire ad uno studio il cui scopo era di verificare
lo stato di salute di un bambino altrui. Molte
famiglie di bambini che avevano avuto la
“Cloracne” , sapevano che c’erano bimbi di un
altro Comune che i genitori sottoponevano
volontariamente agli stessi esami; si mostravano
colpite ed esprimevano sentimenti di riconoscenza.
SEVESO LISSONE
Le famiglie di Lissone sapevano che attraverso il
loro consenso, i figli sarebbero diventati dei
“piccoli donatori” in un quadro di umana
solidarietà .
La mattina, in un attimo, il prelievo era fatto. Poi i
bambini facevano colazione e andavano a scuola.
….Mi ha spesso stupito vedere come alcuni di loro
stendevano il braccino, tranquilli, quasi fossero
consapevoli del valore del gesto, e che quindi non
era il caso di lamentarsi. Nella scuola elementare di
una frazione di Lissone, i bambini più grandicelli
facevano il prelievo in ambulatorio e poi andavano
in classe. Nei casi di bambini restii, comunque, non
si ritenne di procedere nel fare o ripetere il prelievo.
Per rispetto della privacy, nessuno dei bambini di
Seveso ha mai saputo chi fossero i loro coetanei di
Lissone, e viceversa. Tutti questi bambini ora sono
uomini e donne maturi. Oggi, 40 anni dopo, credo
che anche questa piccola storia meriti di essere
ricordata per comprenderne il valore umano, anche
per dare pieno riconoscimento ai piccoli lissonesi di
allora. Sarebbe anche bello che i protagonisti di
questo monitoraggio parallelo finalmente potessero
incontrarsi e conoscersi. Perché questa storia,
scritta su un margine di una pagina difficile per il
nostro paese, ha molto da insegnarci.
OGGI ….SEVESO
IL BOSCO DELLE QUERCE
Il coraggio dei bambini lissonesi è stato immenso
perché, con quel piccolo-grande gesto di
solidarietà
e determinazione (pur avendo paura dei prelievi),
hanno accettato il confronto donando un po’del
loro
prezioso sangue per aiutare i coetanei sevesini ...
Se dovessi farlo io, certamente, sarei più insicuro
e impaurito, ma sapendo di essere utile agli altri,
sprizzerei di gioia da tutti i pori!!!
SIMONE S.
Mi è piaciuto il coraggio dei bambini di Lissone che
hanno donato il sangue per fare un confronto per
aiutare altri bambini; se io fossi stato uno dei
bambini con un probabile contagio, sarei stato
davvero contento che qualcuno si prendesse cura di
me e di tutte le persone che hanno sofferto per
questa terribile diossina.
DANIELE M.
Dall’incidente del 10 luglio 1976 all’ICMESA,
nacque il gran gesto che vide come protagonisti
i piccoli eroi di Lissone, grazie ai quali molte
persone infettate effettuarono dei controlli
e ebbero le cure giuste.
Erano coscienti del male che avrebbe provocato
loro
l’ago, ma sapevano che era per una buona causa.
È a loro che dedichiamo un grandissimo
“GRAZIE”!!!!!!!
RAFFAELE G.
Mi hanno colpito sia i bambini di Seveso che quelli
di Lissone; quelli di Lissone per il loro coraggio nel
donare il sangue, per fare un confronto con quello
dei bambini di Seveso, magari salvando anche
solo una vita.
I bambini di Seveso speravano che tutto finisse
bene ma, purtroppo, hanno dovuto affrontare
tante sfide come: il cambiare casa, perdere gli amici,
i giocattoli, gli animali ai quali erano affezionati …
GIORGIA P.
Per me è stato molto importante conoscere questo
fatto accaduto molti anni fa perché riguarda
il paese in cui vivo.
Io mi sono immedesimata in quella situazione
e credo che, se capitasse una situazione simile,
io non rifiuterei di aiutare altri bambini.
Melissa
Io, al posto di un bambino di Lissone mi sarei sentita
molto utile ed orgogliosa e, se fossi stata uno
di quelli colpiti dalla nube tossica, mi sarei
sentita in debito verso chi ha accettato di aiutare
gli altri senza averne nulla in cambio.
Marianna
Ho provato ad immedesimarmi in quei ragazzini
di Lissone; sinceramente, io non avrei mai fatto
prelievo, pur conoscendone le motivazioni,
temo troppo gli aghi!
Ho pensato anche ai bambini di Seveso,
per anni hanno dovuto sottoporsi a
ed esami medici….. poveri bambini!
Denise C.
Secondo me è stato un gesto enorme farsi fare
così spesso prelievi di sangue senza averne la necessità
perché gli scienziati potessero confrontare bambini
sani” e bambini” contaminati”.
Io non sono sicuro che sarei riuscito a fare questo
atto di bontà disinteressata.
Luca V.
Io credo che alcuni bambini siano stati consapevoli
del loro gesto, altri obbligati, ma adesso, 40 anni
dopo, sono tutti coscienti e sicuramente orgogliosi
di aver partecipato, con sacrificio, ad un progetto cosi
importante.
Sarebbe bello se ricevessero un riconoscimento
per ciò che hanno fatto.
Giulia R.
Secondo me i bambini si sono fatti monitorare non solo
per il volere della famiglia…ma erano consapevoli che,
quel loro sacrificio, avrebbe aiutato altri
bambini in difficoltà….
Ed io li considero degli eroi!!!.
Cristian Z.
Io, per fortuna, non ho mai avuto la cloracne, ma
penso che sia molto dolorosa…
E sapere che qualcun altro si sottoponga
volontariamente a dei prelievi, per aiutarti,
ti fa stare meglio!
Gloria M.
Mi ha colpito il fatto che dei bambini così piccoli
stendessero il braccino per farsi prelevare del sangue,
senza fare storie…. Io quando faccio gli esami
per l’allergia urlo e mi dimeno come se mi
stessero uccidendo.
Sono stati veramente generosi e coraggiosi!!
Sofia D.

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Presentazione diossina quinte

  • 1. SEVESO 40 ANNI DOPO….. UNA PAGINA IGNOTA DI SOLIDARIETA’
  • 2. Il 10 luglio 1976 l’esplosione di un’azienda chimica provocò la formazione di una nube tossica di diossina che coinvolse gli abitanti di Seveso. La nube suscitò problemi respiratori e gravi lesioni della pelle.
  • 4. La zona colpita fu divisa in tre aree: la zona A (la più contaminata), la zona B (meno contaminata) e la zona R ( poco o per nulla coinvolta).
  • 5.
  • 6. Molti bambini colpiti dalla nube manifestarono immediatamente lesioni soprattutto al viso definite con il termine “Cloracne”. Nessuno avrebbe potuto prevedere se questi bambini come anche quelli privi di sintomi avrebbero potuto lamentare nel tempo gravi conseguenze, specie del sistema immunitario: poco o niente si conosceva di questo problema.
  • 7. Per questo motivo si decise di ricorrere ad un “monitoraggio immunologico” . Furono individuati 48 bambini tra i 3 e i 7 anni. Sarebbe stato necessario un prelievo di sangue, via via meno frequente, per 5 anni. Era necessario, per tutta la durata dello studio, mettere a confronto i 48 bambini esposti a diossina con bambini che vivessero in zone non contaminate da diossina.
  • 10.
  • 11. Fu scelta la città di Lissone. Servirono lunghi colloqui con le famiglie per organizzare i prelievi: per i genitori dei bambini di Seveso si trattava di tutelare la salute del proprio figlio, ma per i genitori dei bambini di Lissone di aderire ad uno studio il cui scopo era di verificare lo stato di salute di un bambino altrui. Molte famiglie di bambini che avevano avuto la “Cloracne” , sapevano che c’erano bimbi di un altro Comune che i genitori sottoponevano volontariamente agli stessi esami; si mostravano colpite ed esprimevano sentimenti di riconoscenza.
  • 13. Le famiglie di Lissone sapevano che attraverso il loro consenso, i figli sarebbero diventati dei “piccoli donatori” in un quadro di umana solidarietà .
  • 14.
  • 15.
  • 16. La mattina, in un attimo, il prelievo era fatto. Poi i bambini facevano colazione e andavano a scuola.
  • 17.
  • 18.
  • 19. ….Mi ha spesso stupito vedere come alcuni di loro stendevano il braccino, tranquilli, quasi fossero consapevoli del valore del gesto, e che quindi non era il caso di lamentarsi. Nella scuola elementare di una frazione di Lissone, i bambini più grandicelli facevano il prelievo in ambulatorio e poi andavano in classe. Nei casi di bambini restii, comunque, non si ritenne di procedere nel fare o ripetere il prelievo.
  • 20. Per rispetto della privacy, nessuno dei bambini di Seveso ha mai saputo chi fossero i loro coetanei di Lissone, e viceversa. Tutti questi bambini ora sono uomini e donne maturi. Oggi, 40 anni dopo, credo che anche questa piccola storia meriti di essere ricordata per comprenderne il valore umano, anche per dare pieno riconoscimento ai piccoli lissonesi di allora. Sarebbe anche bello che i protagonisti di questo monitoraggio parallelo finalmente potessero incontrarsi e conoscersi. Perché questa storia, scritta su un margine di una pagina difficile per il nostro paese, ha molto da insegnarci.
  • 22. IL BOSCO DELLE QUERCE
  • 23.
  • 24. Il coraggio dei bambini lissonesi è stato immenso perché, con quel piccolo-grande gesto di solidarietà e determinazione (pur avendo paura dei prelievi), hanno accettato il confronto donando un po’del loro prezioso sangue per aiutare i coetanei sevesini ... Se dovessi farlo io, certamente, sarei più insicuro e impaurito, ma sapendo di essere utile agli altri, sprizzerei di gioia da tutti i pori!!! SIMONE S.
  • 25. Mi è piaciuto il coraggio dei bambini di Lissone che hanno donato il sangue per fare un confronto per aiutare altri bambini; se io fossi stato uno dei bambini con un probabile contagio, sarei stato davvero contento che qualcuno si prendesse cura di me e di tutte le persone che hanno sofferto per questa terribile diossina. DANIELE M.
  • 26. Dall’incidente del 10 luglio 1976 all’ICMESA, nacque il gran gesto che vide come protagonisti i piccoli eroi di Lissone, grazie ai quali molte persone infettate effettuarono dei controlli e ebbero le cure giuste. Erano coscienti del male che avrebbe provocato loro l’ago, ma sapevano che era per una buona causa. È a loro che dedichiamo un grandissimo “GRAZIE”!!!!!!! RAFFAELE G.
  • 27. Mi hanno colpito sia i bambini di Seveso che quelli di Lissone; quelli di Lissone per il loro coraggio nel donare il sangue, per fare un confronto con quello dei bambini di Seveso, magari salvando anche solo una vita. I bambini di Seveso speravano che tutto finisse bene ma, purtroppo, hanno dovuto affrontare tante sfide come: il cambiare casa, perdere gli amici, i giocattoli, gli animali ai quali erano affezionati … GIORGIA P.
  • 28. Per me è stato molto importante conoscere questo fatto accaduto molti anni fa perché riguarda il paese in cui vivo. Io mi sono immedesimata in quella situazione e credo che, se capitasse una situazione simile, io non rifiuterei di aiutare altri bambini. Melissa
  • 29. Io, al posto di un bambino di Lissone mi sarei sentita molto utile ed orgogliosa e, se fossi stata uno di quelli colpiti dalla nube tossica, mi sarei sentita in debito verso chi ha accettato di aiutare gli altri senza averne nulla in cambio. Marianna
  • 30. Ho provato ad immedesimarmi in quei ragazzini di Lissone; sinceramente, io non avrei mai fatto prelievo, pur conoscendone le motivazioni, temo troppo gli aghi! Ho pensato anche ai bambini di Seveso, per anni hanno dovuto sottoporsi a ed esami medici….. poveri bambini! Denise C.
  • 31. Secondo me è stato un gesto enorme farsi fare così spesso prelievi di sangue senza averne la necessità perché gli scienziati potessero confrontare bambini sani” e bambini” contaminati”. Io non sono sicuro che sarei riuscito a fare questo atto di bontà disinteressata. Luca V.
  • 32. Io credo che alcuni bambini siano stati consapevoli del loro gesto, altri obbligati, ma adesso, 40 anni dopo, sono tutti coscienti e sicuramente orgogliosi di aver partecipato, con sacrificio, ad un progetto cosi importante. Sarebbe bello se ricevessero un riconoscimento per ciò che hanno fatto. Giulia R.
  • 33. Secondo me i bambini si sono fatti monitorare non solo per il volere della famiglia…ma erano consapevoli che, quel loro sacrificio, avrebbe aiutato altri bambini in difficoltà…. Ed io li considero degli eroi!!!. Cristian Z.
  • 34. Io, per fortuna, non ho mai avuto la cloracne, ma penso che sia molto dolorosa… E sapere che qualcun altro si sottoponga volontariamente a dei prelievi, per aiutarti, ti fa stare meglio! Gloria M.
  • 35. Mi ha colpito il fatto che dei bambini così piccoli stendessero il braccino per farsi prelevare del sangue, senza fare storie…. Io quando faccio gli esami per l’allergia urlo e mi dimeno come se mi stessero uccidendo. Sono stati veramente generosi e coraggiosi!! Sofia D.