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DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI




“AGRICOLTURA SOCIALE – VERSO IL
 CUORE DELL’ECONOMIA LOCALE”

   Lo stato dell’arte e le prospettive di
                 sviluppo
                           Annalisa Faggionato
   Area di intervento dei servizi sociali e dell’integrazione sociosanitaria


              Palazzolo dello Stella, 25 maggio 2012
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 Il sistema di welfare



I sistemi di welfare dei paesi europei regionali e nazionali stanno vivendo
oggi un momento molto particolare caratterizzato da più elementi
compresenti.
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  Il sistema di welfare

Ne considero solo alcuni:

1. La trasformazione della pubblica amministrazione iniziata a partire dagli anni ’90
che ha portato:
Aziendalizzazione (es. sanità con il D.Lgs. 502/90 passaggio da USL alle ASS);
Introduzione di nuovi strumenti per migliorare le performances di gestione dei
servizi secondo una visione manageriale;
Apertura ai mercati che accompagna una visione della PA non più produttrice di
servizi ma soggetto al quale è affidato il compito di regolazione del sistema del mercato;
Impossibilità di definizione di un modello tipo delle modalità di inclusione
nell’ambito del sistema di welfare (più modelli, differenze territoriali anche nello stesso
territorio regionale).
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  Il sistema di welfare



2. L’introduzione di nuove forme di governance di multilivello:

Spostamento delle funzioni di “governo” dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali;
Attribuzione della potestà legislativa esclusiva alle Regioni in materia di protezione
sociale;
Maggiore partecipazione degli enti locali alle decisioni sia a livello regionale che
locale.
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  Il sistema di welfare

3. Lo sviluppo di una nuova filosofia sociale centrata sul cittadino e sulle sue
espressioni organizzative

Il cittadino diviene il perno dell’azione pubblica (non solo quando è utente ma
cittadino, partner e coprotagonista).
Nell’ambito di questa filosofia si sono sviluppati concetti come diritti di
cittadinanza, valorizzazione delle espressioni associative, ruolo dei corpi sociali…
e ha portato a comprendere il tema della valorizzazione delle diverse forme
organizzative dei cittadini e la PA a operare per valorizzare il potenziale presente
nelle comunità locali.
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 Il sistema di welfare


Oggi si scopre il valore della comunità e non è un caso che oggi si parli di
“welfare comunitario” un welfare meno poggiante sulla PA e più sui corpi
sociali della comunità.
Questi elementi concettuali aiutano a dare una lettura più avanzata della
sussidiarietà orizzontale (non semplicemente mercato ma responsabilità e
coprotagonismo dei cittadini)
Quello che si profila è un modo di vedere e di concepire come valore il
cittadino nelle sue relazioni, nelle sue capacità e responsabilità e nelle
sue diverse forme organizzative.
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 I bisogni del territorio
Da un punto di vista di epidemiologia sociale i sistemi di welfare devono
fare i conti con:
Dinamiche demografiche (progressivo invecchiamento della
popolazione, allungamento della vita media, tendenza a non fare figli e
conseguente denatalità, processi immigratori)
Cambiamenti nelle forme di convivenza (diminuzione dei
matrimoni, aumento dei divorzi e delle separazioni, pluralità delle forme
familiari)
Diminuzione del numero di potenziali caregivers, con conseguenti
problemi di sostenibilità della rete di assistenza informale, soprattutto per
quella di tipo familiare
La crescita dell’età dell’inserimento lavorativo e aumento delle forme di
precarietà dei rapporti di lavoro
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  I bisogni del territorio
Da un punto di vista economico:

 l’impatto dell’attuale crisi economica ha fatto registrare in tutti i settori
minori risorse disponibili e ha fatto emergere la debolezza del sistema
occupazionale (concetti quali flessibilità del lavoro sempre più si connettono
ad una forzata precarietà e debolezza delle persone più vulnerabili);

 il tema economico pone il tema della sostenibilità dei sistemi di
welfare.
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Dove va il sistema di welfare?


   Di fronte a questi fattori possiamo chiederci dove va il
   sistema di welfare nella nostra regione, e se è di
   interesse la comparazione dove vanno i sistemi di welfare
   delle altre regioni.

   Nella nostra nazione si sono sviluppati diversi modelli di
   welfare che caratterizzano regimi di protezione sociale
   diversificati e caratterizzanti le diverse regioni.
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I sistemi di welfare
   Il Prof. Giovanni Bertin del Dipartimento di scienze economiche
   dell’Università Cà Foscari, nell’ambito del progetto promosso dal
   Ministero del Welfare per il monitoraggio delle politiche di
   inclusione sociale ne ha designati 7 (alcuni evoluti altri meno) in
   base ad alcune caratteristiche.

   In definitiva non possiamo parlare di modelli puri ma piuttosto
   di tendenze in atto poiché in ciascuna regione convivono prassi
   che spingono verso l’innovazione e prassi che si basano su
   processi consolidati che tendono a mantenersi stabili.
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I sistemi di welfare
   Possiamo affermare in sostanza che i sistemi di welfare sviluppati in
   ogni regione sono da vedere da un punto di vista dell’analisi
   fenomenica come il risultato delle dinamiche fra attori coinvolti e
   regimi locali          determinando differenze che possono
   rappresentare, in alcuni casi, veri squilibri tra i diversi territori.

   Questi aspetti vanno peraltro inseriti nell’ambito del conflitto tra le
   tendenze di autonomia e di centralismo, tra libertà dei territori nel
   far valere le proprie specificità e la necessità di
   uniformità/omogeneità ed equità di trattamento a livello
   regionale e nazionale come necessità di un momento unificante.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni
• Gli ospedali hanno ridotto la propria capacità ricettiva (da 17.127
  del 1969 a 5.390 p.l.) a seguito della politica di revisione della rete
  ospedaliera (L.R. n. 13/95);
• Il tasso di ospedalizzazione si è ridotto (144,5 ricoveri su 1000
  abitanti con una durata media di 7,1 gg.);
• I posti letto delle residenze per anziani è aumentato: oltre 10.400
  posti letto di cui circa 6.800 per non autosufficienti convenzionati con le
  ASS);
• Si è consolidato il ruolo del distretto sanitario pur rimanendo il
  consolidamento ancora un obiettivo da perseguire compiutamente;
• Si è rafforzato il ruolo del MMG nell’ambito delle cure domiciliari;
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni
• Le leggi regionali negli ultimi anni hanno avviato un processo di
  innovazione del sistema di Welfare delineando progressivamente un
  modello di sistema integrato di interventi e servizi sociali. Oggi
  questo sistema è sufficientemente radicato e articolato, diffuso e in
  crescita;
• Vi è un quadro normativo e programmatorio regionale adeguato
  anche se incompleto;
                                                                     .
• L’esercizio associato delle funzioni e dei servizi sociali da parte dei
  Comuni in questi anni si è ulteriormente rafforzato;
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni
• Si è delineato un approccio operativo che valorizza percorsi di
  integrazione tra Servizi Sociali Comunali e Distretti sanitari, seppure
  con alcune criticità da superare;
• I Servizi Sociali dei Comuni e i Distretti sanitari hanno avuto modo di
  sviluppare la propria programmazione sociosanitaria integrata con
  l’elaborazione del PAT e del PdZ;
• si è registrata una crescente interrelazione e collaborazione con i
  soggetti del terzo settore.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni


  Si sono sviluppati in definitiva in questi ultimi anni molti degli elementi
  tipici di un welfare mix caratterizzato da complementarietà tra
  soggetti pubblici e soggetti privati ossia collaborazione tra diversi
  attori (enti locali, cooperative, associazioni, fondazioni, rappresentanti
  datoriali, reti informali di sostegno, ecc.) e mobilizzazione delle risorse
  presenti nella comunità di riferimento.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni
  I trasferimenti economici hanno acquisito un’incidenza crescente
  negli ultimi anni:

  La spesa regionale ascrivibile all’Assessorato Salute, Integrazione
  sociosanitaria e Politiche sociali è cresciuta passando dai 163 milioni
  del 2007, ai 204 milioni del 2010 e i dati del preventivo assestato 2011
  presentano spese correnti per circa 230 milioni di euro, pari a 186 euro
  procapite.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni



  Una regione contrassegnata da una quadro socioeconomico
  migliore rispetto alla media nazionale: il tasso di attività della
  popolazione è decisamente più elevato (63% contro 56,7%) e il
  tasso di disoccupazione giovanile inferiore (5,2% contro 7,6%); la
  percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa non ha
  subito apprezzabili cambiamenti (7,8% nel 2009).
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni


Nel triennio 2008-2010 si è registrato un consistente processo di
crescita della domanda di protezione sociale: gli utenti del Servizio
Sociale dei Comuni sono aumentati del 19,1%, avvicinandosi alla soglia
dei 50.000 utenti, pari al 4% della popolazione residente. In particolare
è cresciuta l’incidenza dei casi richiedenti un progetto assistenziale, a
fronte di una diminuzione degli utenti a bassa complessità.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni

Il tema delle risorse disponibili rappresenta più che mai il vincolo più
gravoso per la programmazione dei servizi e degli interventi.

Oggi ci dobbiamo chiedere se stiamo spendendo bene le risorse
disponibili.

Ci dobbiamo chiedere come - a risorse costanti, se non in diminuzione
- possiamo affrontare la crescente domanda di protezione sociale in
una prospettiva di sostenibilità.
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Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi
anni

Di fronte alla fluidità e all’incertezza del contesto ci siamo trovati come
attori della programmazione (Regione Comuni associati, ASS, terzo
settore) ad un bivio, nel quale decidere se rilanciare, pur nel mutato
contesto economico, il processo di programmazione, oppure
rinunciarvi, perché l’incertezza delle risorse future non consentirebbe
effettivi sviluppi e pertanto il programmare potrebbe essere percepita
come un'azione frustrante e poco produttiva.
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Programmazione locale


La nostra Regione ha optato per la strada del rilancio della
programmazione zonale. Oggi i territori sono impegnati
nell’elaborazione dei piani di zona.
Seppur con i vincoli oggi presenti, la strada del rilancio della
programmazione zonale è ritenuta in questo momento la più opportuna.
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Programmazione locale


L'abbandono (o il rinvio sine die) dei piani di zona avrebbe comportato il
rinunciare di fatto ad assumere una visione strategica, oggi ancora più
importante di ieri perché le risorse sono in calo e vanno pertanto
razionalizzate e integrate.
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Piano di zona


Nello specifico il Piano di zona consegna al territorio importanti obiettivi
strategici di cui due mirano a:
· favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di inclusione sociale
per le persone svantaggiate nell’ambito di nuovi accordi pubblico-
privato, di reti locali di economia solidale e di filiere produttive di economia
sociale;
· promuovere misure di contrasto alla povertà che accanto agli interventi di
integrazioni economiche prevedano l’utilizzo di strumenti di re-
inserimento lavorativo-sociale secondo una logica di attivazione che
miri all’autonomia della persona.
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Piani di zona


Con il perseguimento degli obiettivi ci si aspetta che persone svantaggiate
o a rischio di povertà e di esclusione sociale traggano beneficio in termini
di opportunità lavorative anche tramite le collaborazioni, gli accordi e i
partenariati locali in grado si sostenere percorsi di economia locale
inclusiva.
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 La sperimentazione regionale

Da alcuni anni la Regione ha inteso finanziare attività sperimentali di
sviluppo di realtà ascrivibili all’agricoltura sociale.
In particolare si è inteso:
•dar corpo a una progettazione regionale in materia di agricoltura
sociale;
• delineare un approccio proattivo, inteso come superamento di una
concezione di servizi sociali basati su procedure e percorsi predefiniti e
l’adozione di pratiche tese alla costruzione di sinergie di servizi
flessibili, adattabili e creativi, che si muovono dalla centralità dei bisogni
delle persone e destinati a superare i confini rigidi fra sociale e sanitario.
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 La sperimentazione regionale

Oggi siamo consapevoli che l’agricoltura sociale è frutto di una diversa
integrazione del mondo dell’agricoltura con il mondo dei servizi socio-
sanitari, educativi, della formazione e del lavoro.

E’ in grado di rispondere a nuovi bisogni degli abitanti delle aree rurali ed
urbane.

E’ apprezzabile lo sforzo di imprenditori agricoli che lavorano per tenere
insieme la produzione di beni e servizi con l’accoglienza e la crescita di
persone svantaggiate.
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 L’Agricoltura sociale

Ed è indubbio che le buone alleanze sul territorio rappresentano
condizioni favorenti, se non indispensabili, per far crescere il ruolo
dell’agricoltura sociale nei sistemi di protezione sociale. Questo è un
esempio di sviluppo di empowerment delle persone, di sviluppo del capitale
sociale.
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 L’Agricoltura sociale
Oggi è emerso che:
L’agricoltura sociale è di fatto un tema trasversale che permette di tenere
insieme:
· attori, pubblici e privati, nell’ambito di nuove alleanze e modelli
organizzativi;
·             politiche                diverse            di           settore
(salute,        sociale,          agricoltura,       occupazione,       attività
produttive, formazione, turismo, ambiente);
· aree tematiche e di intervento nel campo della salute previste dalla
pianificazione (inclusione sociale e lavorativa, promozione della
salute, domiciliarità, disabilità, salute mentale, dipendenze);
· beni e servizi espressioni del territorio (filiere di economia locale e
solidale, gruppi di acquisto, panieri di prodotti e servizi a beneficio di enti
che si occupano di servizi alla persona).
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 L’Agricoltura sociale

E’ un tema centrale se parliamo di opportunità di inserimento sociale e
lavorativo di persone svantaggiate – in senso lato, certificate e non, fino
alle nuove disoccupazioni e marginalità.

E’ un tema strategico per orientare e integrare saperi e interventi
innovativi e nell’ambito della programmazione locale integrata, occasione di
innovazione dei processi di integrazione sanitaria-sanitaria e sociosanitaria.
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 L’Agricoltura sociale

E’ un tema di grande interesse per l’immediato futuro se parliamo di
economie locali sostenibili anche nell’ambito della nuova
programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, dei fondi regionali per
l’innovazione che potrebbero trovare alcune finestre di sperimentazione
interdisciplinare, se parliamo di ricerca e innovazione integrandosi con i
processi di valorizzazione del distretto regionale in materia di scienze della
vita – centro di biomedicina molecolare.
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        FINE

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Annalisa faggionato 25-05-12

  • 1. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI “AGRICOLTURA SOCIALE – VERSO IL CUORE DELL’ECONOMIA LOCALE” Lo stato dell’arte e le prospettive di sviluppo Annalisa Faggionato Area di intervento dei servizi sociali e dell’integrazione sociosanitaria Palazzolo dello Stella, 25 maggio 2012
  • 2. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Il sistema di welfare I sistemi di welfare dei paesi europei regionali e nazionali stanno vivendo oggi un momento molto particolare caratterizzato da più elementi compresenti.
  • 3. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Il sistema di welfare Ne considero solo alcuni: 1. La trasformazione della pubblica amministrazione iniziata a partire dagli anni ’90 che ha portato: Aziendalizzazione (es. sanità con il D.Lgs. 502/90 passaggio da USL alle ASS); Introduzione di nuovi strumenti per migliorare le performances di gestione dei servizi secondo una visione manageriale; Apertura ai mercati che accompagna una visione della PA non più produttrice di servizi ma soggetto al quale è affidato il compito di regolazione del sistema del mercato; Impossibilità di definizione di un modello tipo delle modalità di inclusione nell’ambito del sistema di welfare (più modelli, differenze territoriali anche nello stesso territorio regionale).
  • 4. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Il sistema di welfare 2. L’introduzione di nuove forme di governance di multilivello: Spostamento delle funzioni di “governo” dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali; Attribuzione della potestà legislativa esclusiva alle Regioni in materia di protezione sociale; Maggiore partecipazione degli enti locali alle decisioni sia a livello regionale che locale.
  • 5. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Il sistema di welfare 3. Lo sviluppo di una nuova filosofia sociale centrata sul cittadino e sulle sue espressioni organizzative Il cittadino diviene il perno dell’azione pubblica (non solo quando è utente ma cittadino, partner e coprotagonista). Nell’ambito di questa filosofia si sono sviluppati concetti come diritti di cittadinanza, valorizzazione delle espressioni associative, ruolo dei corpi sociali… e ha portato a comprendere il tema della valorizzazione delle diverse forme organizzative dei cittadini e la PA a operare per valorizzare il potenziale presente nelle comunità locali.
  • 6. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Il sistema di welfare Oggi si scopre il valore della comunità e non è un caso che oggi si parli di “welfare comunitario” un welfare meno poggiante sulla PA e più sui corpi sociali della comunità. Questi elementi concettuali aiutano a dare una lettura più avanzata della sussidiarietà orizzontale (non semplicemente mercato ma responsabilità e coprotagonismo dei cittadini) Quello che si profila è un modo di vedere e di concepire come valore il cittadino nelle sue relazioni, nelle sue capacità e responsabilità e nelle sue diverse forme organizzative.
  • 7. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI I bisogni del territorio Da un punto di vista di epidemiologia sociale i sistemi di welfare devono fare i conti con: Dinamiche demografiche (progressivo invecchiamento della popolazione, allungamento della vita media, tendenza a non fare figli e conseguente denatalità, processi immigratori) Cambiamenti nelle forme di convivenza (diminuzione dei matrimoni, aumento dei divorzi e delle separazioni, pluralità delle forme familiari) Diminuzione del numero di potenziali caregivers, con conseguenti problemi di sostenibilità della rete di assistenza informale, soprattutto per quella di tipo familiare La crescita dell’età dell’inserimento lavorativo e aumento delle forme di precarietà dei rapporti di lavoro
  • 8. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI I bisogni del territorio Da un punto di vista economico:  l’impatto dell’attuale crisi economica ha fatto registrare in tutti i settori minori risorse disponibili e ha fatto emergere la debolezza del sistema occupazionale (concetti quali flessibilità del lavoro sempre più si connettono ad una forzata precarietà e debolezza delle persone più vulnerabili);  il tema economico pone il tema della sostenibilità dei sistemi di welfare.
  • 9. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Dove va il sistema di welfare? Di fronte a questi fattori possiamo chiederci dove va il sistema di welfare nella nostra regione, e se è di interesse la comparazione dove vanno i sistemi di welfare delle altre regioni. Nella nostra nazione si sono sviluppati diversi modelli di welfare che caratterizzano regimi di protezione sociale diversificati e caratterizzanti le diverse regioni.
  • 10. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI I sistemi di welfare Il Prof. Giovanni Bertin del Dipartimento di scienze economiche dell’Università Cà Foscari, nell’ambito del progetto promosso dal Ministero del Welfare per il monitoraggio delle politiche di inclusione sociale ne ha designati 7 (alcuni evoluti altri meno) in base ad alcune caratteristiche. In definitiva non possiamo parlare di modelli puri ma piuttosto di tendenze in atto poiché in ciascuna regione convivono prassi che spingono verso l’innovazione e prassi che si basano su processi consolidati che tendono a mantenersi stabili.
  • 11. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI I sistemi di welfare Possiamo affermare in sostanza che i sistemi di welfare sviluppati in ogni regione sono da vedere da un punto di vista dell’analisi fenomenica come il risultato delle dinamiche fra attori coinvolti e regimi locali determinando differenze che possono rappresentare, in alcuni casi, veri squilibri tra i diversi territori. Questi aspetti vanno peraltro inseriti nell’ambito del conflitto tra le tendenze di autonomia e di centralismo, tra libertà dei territori nel far valere le proprie specificità e la necessità di uniformità/omogeneità ed equità di trattamento a livello regionale e nazionale come necessità di un momento unificante.
  • 12. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni • Gli ospedali hanno ridotto la propria capacità ricettiva (da 17.127 del 1969 a 5.390 p.l.) a seguito della politica di revisione della rete ospedaliera (L.R. n. 13/95); • Il tasso di ospedalizzazione si è ridotto (144,5 ricoveri su 1000 abitanti con una durata media di 7,1 gg.); • I posti letto delle residenze per anziani è aumentato: oltre 10.400 posti letto di cui circa 6.800 per non autosufficienti convenzionati con le ASS); • Si è consolidato il ruolo del distretto sanitario pur rimanendo il consolidamento ancora un obiettivo da perseguire compiutamente; • Si è rafforzato il ruolo del MMG nell’ambito delle cure domiciliari;
  • 13. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni • Le leggi regionali negli ultimi anni hanno avviato un processo di innovazione del sistema di Welfare delineando progressivamente un modello di sistema integrato di interventi e servizi sociali. Oggi questo sistema è sufficientemente radicato e articolato, diffuso e in crescita; • Vi è un quadro normativo e programmatorio regionale adeguato anche se incompleto; . • L’esercizio associato delle funzioni e dei servizi sociali da parte dei Comuni in questi anni si è ulteriormente rafforzato;
  • 14. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni • Si è delineato un approccio operativo che valorizza percorsi di integrazione tra Servizi Sociali Comunali e Distretti sanitari, seppure con alcune criticità da superare; • I Servizi Sociali dei Comuni e i Distretti sanitari hanno avuto modo di sviluppare la propria programmazione sociosanitaria integrata con l’elaborazione del PAT e del PdZ; • si è registrata una crescente interrelazione e collaborazione con i soggetti del terzo settore.
  • 15. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni Si sono sviluppati in definitiva in questi ultimi anni molti degli elementi tipici di un welfare mix caratterizzato da complementarietà tra soggetti pubblici e soggetti privati ossia collaborazione tra diversi attori (enti locali, cooperative, associazioni, fondazioni, rappresentanti datoriali, reti informali di sostegno, ecc.) e mobilizzazione delle risorse presenti nella comunità di riferimento.
  • 16. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni I trasferimenti economici hanno acquisito un’incidenza crescente negli ultimi anni: La spesa regionale ascrivibile all’Assessorato Salute, Integrazione sociosanitaria e Politiche sociali è cresciuta passando dai 163 milioni del 2007, ai 204 milioni del 2010 e i dati del preventivo assestato 2011 presentano spese correnti per circa 230 milioni di euro, pari a 186 euro procapite.
  • 17. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni Una regione contrassegnata da una quadro socioeconomico migliore rispetto alla media nazionale: il tasso di attività della popolazione è decisamente più elevato (63% contro 56,7%) e il tasso di disoccupazione giovanile inferiore (5,2% contro 7,6%); la percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa non ha subito apprezzabili cambiamenti (7,8% nel 2009).
  • 18. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni Nel triennio 2008-2010 si è registrato un consistente processo di crescita della domanda di protezione sociale: gli utenti del Servizio Sociale dei Comuni sono aumentati del 19,1%, avvicinandosi alla soglia dei 50.000 utenti, pari al 4% della popolazione residente. In particolare è cresciuta l’incidenza dei casi richiedenti un progetto assistenziale, a fronte di una diminuzione degli utenti a bassa complessità.
  • 19. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni Il tema delle risorse disponibili rappresenta più che mai il vincolo più gravoso per la programmazione dei servizi e degli interventi. Oggi ci dobbiamo chiedere se stiamo spendendo bene le risorse disponibili. Ci dobbiamo chiedere come - a risorse costanti, se non in diminuzione - possiamo affrontare la crescente domanda di protezione sociale in una prospettiva di sostenibilità.
  • 20. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni Di fronte alla fluidità e all’incertezza del contesto ci siamo trovati come attori della programmazione (Regione Comuni associati, ASS, terzo settore) ad un bivio, nel quale decidere se rilanciare, pur nel mutato contesto economico, il processo di programmazione, oppure rinunciarvi, perché l’incertezza delle risorse future non consentirebbe effettivi sviluppi e pertanto il programmare potrebbe essere percepita come un'azione frustrante e poco produttiva.
  • 21. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Programmazione locale La nostra Regione ha optato per la strada del rilancio della programmazione zonale. Oggi i territori sono impegnati nell’elaborazione dei piani di zona. Seppur con i vincoli oggi presenti, la strada del rilancio della programmazione zonale è ritenuta in questo momento la più opportuna.
  • 22. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Programmazione locale L'abbandono (o il rinvio sine die) dei piani di zona avrebbe comportato il rinunciare di fatto ad assumere una visione strategica, oggi ancora più importante di ieri perché le risorse sono in calo e vanno pertanto razionalizzate e integrate.
  • 23. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Piano di zona Nello specifico il Piano di zona consegna al territorio importanti obiettivi strategici di cui due mirano a: · favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di inclusione sociale per le persone svantaggiate nell’ambito di nuovi accordi pubblico- privato, di reti locali di economia solidale e di filiere produttive di economia sociale; · promuovere misure di contrasto alla povertà che accanto agli interventi di integrazioni economiche prevedano l’utilizzo di strumenti di re- inserimento lavorativo-sociale secondo una logica di attivazione che miri all’autonomia della persona.
  • 24. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI Piani di zona Con il perseguimento degli obiettivi ci si aspetta che persone svantaggiate o a rischio di povertà e di esclusione sociale traggano beneficio in termini di opportunità lavorative anche tramite le collaborazioni, gli accordi e i partenariati locali in grado si sostenere percorsi di economia locale inclusiva.
  • 25. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI La sperimentazione regionale Da alcuni anni la Regione ha inteso finanziare attività sperimentali di sviluppo di realtà ascrivibili all’agricoltura sociale. In particolare si è inteso: •dar corpo a una progettazione regionale in materia di agricoltura sociale; • delineare un approccio proattivo, inteso come superamento di una concezione di servizi sociali basati su procedure e percorsi predefiniti e l’adozione di pratiche tese alla costruzione di sinergie di servizi flessibili, adattabili e creativi, che si muovono dalla centralità dei bisogni delle persone e destinati a superare i confini rigidi fra sociale e sanitario.
  • 26. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI La sperimentazione regionale Oggi siamo consapevoli che l’agricoltura sociale è frutto di una diversa integrazione del mondo dell’agricoltura con il mondo dei servizi socio- sanitari, educativi, della formazione e del lavoro. E’ in grado di rispondere a nuovi bisogni degli abitanti delle aree rurali ed urbane. E’ apprezzabile lo sforzo di imprenditori agricoli che lavorano per tenere insieme la produzione di beni e servizi con l’accoglienza e la crescita di persone svantaggiate.
  • 27. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI L’Agricoltura sociale Ed è indubbio che le buone alleanze sul territorio rappresentano condizioni favorenti, se non indispensabili, per far crescere il ruolo dell’agricoltura sociale nei sistemi di protezione sociale. Questo è un esempio di sviluppo di empowerment delle persone, di sviluppo del capitale sociale.
  • 28. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI L’Agricoltura sociale Oggi è emerso che: L’agricoltura sociale è di fatto un tema trasversale che permette di tenere insieme: · attori, pubblici e privati, nell’ambito di nuove alleanze e modelli organizzativi; · politiche diverse di settore (salute, sociale, agricoltura, occupazione, attività produttive, formazione, turismo, ambiente); · aree tematiche e di intervento nel campo della salute previste dalla pianificazione (inclusione sociale e lavorativa, promozione della salute, domiciliarità, disabilità, salute mentale, dipendenze); · beni e servizi espressioni del territorio (filiere di economia locale e solidale, gruppi di acquisto, panieri di prodotti e servizi a beneficio di enti che si occupano di servizi alla persona).
  • 29. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI L’Agricoltura sociale E’ un tema centrale se parliamo di opportunità di inserimento sociale e lavorativo di persone svantaggiate – in senso lato, certificate e non, fino alle nuove disoccupazioni e marginalità. E’ un tema strategico per orientare e integrare saperi e interventi innovativi e nell’ambito della programmazione locale integrata, occasione di innovazione dei processi di integrazione sanitaria-sanitaria e sociosanitaria.
  • 30. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI L’Agricoltura sociale E’ un tema di grande interesse per l’immediato futuro se parliamo di economie locali sostenibili anche nell’ambito della nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, dei fondi regionali per l’innovazione che potrebbero trovare alcune finestre di sperimentazione interdisciplinare, se parliamo di ricerca e innovazione integrandosi con i processi di valorizzazione del distretto regionale in materia di scienze della vita – centro di biomedicina molecolare.
  • 31. DIREZIONE CENTRALE SALUTE, INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA E POLITICHE SOCIALI FINE