3. IL MODELLO ISTITUZIONALE
• Il modello istituzionale dell’integrazione sociosanitaria
scelto dalle Marche è quello dei “comuni e delle aziende
sanitarie che gestiscono i servizi sociosanitari mediante
accordi di coordinamento”. Il più diffuso.
• Gli altri modelli sono quelli della “gestione dei servizi
sociosanitari affidata ai comuni” (diversi servizi in
Svezia, Norvegia, Danimarca, Inghilterra) o quello della
“gestione dei servizi sociosanitari affidata alle aziende
sanitarie” (diversi servizi in Olanda) che trovano
qualche vicinanza con alcune esperienze regionali
italiane.
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5. L’ORGANIZZAZIONE REGIONALE
• Il livello politico è derubricato a
“raccordo”periodico. Compiti importanti
(definizione priorità, approvazione atti formali, implementazione e monitoraggio)
• Il livello tecnico-operativo è costituito
dal Dipartimento per la salute e i servizi sociali
fino al dicembre 2012. Da gennaio 2013 i
Servizi regionali di sanità e dei servizi sociali
tornano a separarsi.
•Sembra abbandonata la strategia della
“Cabina di regia” non più esplicitamente
Richiamata nel PSSR.
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6. STRUMENTI REGIONALI DI PROGRAMMAZIONE
• PSSR, che è integrato e che inserisce l’
integrazione sociosanitaria fra gli obiettivi
principali.
• Per il futuro è annunciato il “Piano regolatore”
dei servizi integrati alla persona (termine nuovo ma con
contenuti assimilabili a quelli del PSSR)
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7. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PSSR
Punto unico di accesso (PUA)
Unità valutativa integrata (UVI)
Definizione del Piano assistenziale individuale (PAI)
Atto di fabbisogno per i servizi sociali e sociosanitari
Definizione del sistema tariffario della residenzialità e semiresidenzialità (sociale e
sanitario e sociosanitario) e della compartecipazione alla spesa dell’utente
Incentivazione della gestione sociale associata (soprattutto mediante ASP) e di
strumenti che favoriscano i processi di gestione mista pubblico/privato
Completamento del sistema informativo integrato sociale e sanitario
Atto di indirizzo sulla programmazione integrata in AV e a livello di distretto/ambito
Definizione di Percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per singole patologie
Percorso formativo per l’implementazione della programmazione integrata
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8. L’INTEGRAZIONE A LIVELLO LOCALE
Il territorio di riferimento
• C’era una coincidenza territoriale fra distretto
sanitario e ambito territoriale sociale.
• Con il nuovo PSSR questa coincidenza non c’è
più. Decisi 13 distretti sanitari e, per ora, 23
ambiti sociali.
• Rimane misterioso come si possano conciliare le frasi ambedue contenute nel PSSR – secondo cui la coincidenza fra distretto
e sanitario e ambito sociale costituiscono un prerequisito fondamentale per l’integrazione socio-sanitaria insieme alla
previsione di una non coincidenza territoriale “al fine di assicurare una maggiore integrazione socio-sanitaria”.
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9. Il livello tecnico-operativo locale
• Prevista la costituzione in ogni distretto/ambito della
unità operative “sociale e sanitaria” (UO SeS).
Innovazione.
– Unità funzionale. Struttura integrata che si occupa della progettazione
operativa, della organizzazione e della gestione dell’integrazione sociale e
sanitaria;
– Responsabilità congiunta del coordinatore di ambito e del direttore di
distretto;
– Composto dai membri dell’Ufficio di piano e dell’Ucad, dal coordinatore di
ambito, dal direttore di distretto, responsabili dipartimento dipendenze, DSM,
riabilitazione, prevenzione.., rappresentanti MMG e PLS, dirigenti servizi
sociali dei comuni. Oltre 40 persone. Ci sarà atto di indirizzo regionale.
– Prospettiva futura: perseguire la tappa dei bilanci integrati per arrivare al
bilancio unico (sociale e sanitario) per le prestazioni socio-sanitarie.
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10. Strumenti locali di programmazione
A livello di area vasta
•Previsto un livello di programmazione ma non definito. Ci sarà un atto regionale di
indirizzo.
A livello di distretto/ambito
•Previsto il Piano territoriale socio-sanitario. Documento unico per il distretto e
l’ambito sociale (assorbe Piano sociale di zona e il Programma delle attività territoriali).
•Innovazione importante che va in direzione di una fortissima condivisione della
pianificazione sociale e sanitaria ma che dovrà essere tempestivamente regolata per
evitare che l’assenza di esplicite responsabilizzazioni e procedure ne blocchino le
potenzialità. Previsto atto regionale di indirizzo.
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11. Qualche valutazione sul modello
• Siamo di fronte ad un nuovo modello che pur innestandosi su una
infrastruttura istituzionale di tipo tradizionale (coordinamento sanità/comuni)
presenta spunti interessanti soprattutto a livello locale.
•A livello regionale si indebolisce il coordinamento politico al poco incisivo
“raccordo” mentre l’integrazione della tecnostruttura è affidata al
Dipartimento che supera la cabina di regia.
•Grandi innovazioni a livello locale. Sia la programmazione che la gestione
socio-sanitaria vengono unificate con il Piano territoriale socio sanitario e con
la costituzione delle UOSeS. Innovazioni così importanti da necessitare un
grande lavoro di supporto e regolazione regionale.
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13. IL TERRITORIO DELL’INTEGRAZIONE
• Dopo le recenti decisioni della Giunta
regionale non c’è più la coincidenza
territoriale fra distretti sanitari (13) e Ambiti
territoriali sociali (23).
• In controtendenza con quanto sta
faticosamente avvenendo in Italia. Questo
renderà più difficile il processo di integrazione.
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14. L’ACCESSO INTEGRATO: IL PUA
• Previsto dal PSSR per l’accesso, l’accoglienza, l’informazione, l’accompagnamento,
l’orientamento, raccolta segnalazione, gestione domanda, attivazione diretta di prestazioni in
risposta a bisogni semplici .
• Lo stato dell’arte (UPS, Sportelli della salute).
• Attese le linee guida regionali.
• Attive due sperimentazioni a Jesi e a Fabriano in
sede ospedaliera che si occupano di dimissioni
protette. Si tratta di iniziative apprezzabili ma che
nulla hanno a che vedere con il PUA.
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15. L’UVI E LE ALTRE UV
• UVI: in molte parti ancora da realizzare. Composizione,
strumenti di valutazione, modalità di lavoro
disomogenei. Attese le linee guida della regione.
• UMEE e UMEA: occorre capire che cosa vuol dire il
passaggio del PSSR che trattando le diverse unità di
valutazione declina l’obiettivo di portare ad unità
l’attività di valutazione nel distretto/ambito attraverso
la costituzione delle UVI convogliando lì le richieste per
interventi complessi.
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16. RECEPIMENTO LEA SOCIOSANITARI
• La regione Marche non ha ancora recepito e
dato sistematica applicazione all’allegato 1C (8
prestazioni sociosanitarie) del decreto sui LEA.
• Per alcuni di questi inoltre occorre ancora
definire il fabbisogno, le tariffe, gli standard
assistenziali.
• Gli effetti si ripercuotono sia sullo sviluppo dei
servizi territoriali che sul loro funzionamento.
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17. I LEA SOCIOSANITARI
servizi residenziali e semiresidenziali
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19. IL MODELLO E L’ATTUAZIONE
• Il modello di programmazione e di gestione
dell’integrazione sociosanitaria proposti dalle Marche
presentano aspetti innovativi a livello di
distretto/ambito.
• L’innovatività rischia di perdere efficacia e realizzabilità
in quei territori che perderanno la coincidenza
distretto/ambito.
• Lo stato di attuazione del sistema dell’integrazione
sociosanitaria evidenzia carenze importanti anche a
causa dei ritardi accumulati in tutti gli anni precedenti.
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