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CAUSE GENETICHE DI TROMBOSI
    VENOSA PROFONDA: LA
  DIAGNOSI DI LABORATORIO

                     Maria Messina

    Centro Di Riferimento Regionale Per Le Malattie
 Emorragiche E Trombotiche Ereditarie In Eta’ Pediatrica

 Servizio Di Immunoematologia E Medicina Trasfusionale

          Ospedale Infantile Regina Margherita
                        Torino

                                           Torino, 21.01.2010
TROMBOSI

     MALATTIA MULTIFATTORIALE



   fattori genetici   +   fattori acquisiti




trombosi venosa           trombosi arteriosa
FATTORI DI RISCHIO


Rallentamento del flusso sanguigno

Modificazioni della parete vascolare

Alterazioni delle proteine plasmatiche
della coagulazione
FATTORI DI RISCHIO
Trombosi venose
       stasi
       alterazioni emocoagulative

Trombosi arteriose
       danno della parete del vaso
FATTORI DI RISCHIO
Congeniti
            ipercoagulabilità



Acquisiti
            diminuzione del flusso
            alterazioni coagulazione
            alteraz. parete vascolare
FATTORI DI RISCHIO CONGENITI

  Alterazioni genetiche delle
  differenti componenti del
  sangue possono direttamente o
  indirettamente influenzare la
  bilancia emostatica ed                           Anticoagulanti
  innescare uno stato                  Fattori     naturali/fibrinolisi
  protrombotico.                    coagulazione
Possono essere suddivise in :
  “perdita di funzione” degli
  anticoagulanti naturali
                                    TROMBOSI        EMORRAGIA
  “ aumento di funzione” dei
  fattori procoagulanti
  “diminuzione della funzione del
  sistema fibrinolitico”
TROMBOEMBOLISMO VENOSO (TVP/EP):
  FATTORI DI RISCHIO CONGENITI

 Deficit di Antitrombina
 Deficit di Proteina C
 Deficit di proteina S
 Disfibrinogenemia
 FV Leiden
 Mutazione della protrombina
 Iperomocisteinemia
TROMBOFILIA CONGENITA
         PREVALENZA

V Leiden (Q506R)        3–9
Protrombina (G20210A)   1–4
MTHFR (C667T)           1 – 11
Disfibrinogenemia       < 0.5
Deficit ATIII           0.002 – 0.2
Deficit PC              0.2 – 0.5
Deficit PS              0.08
TROMBOEMBOLISMO VENOSO:
FATTORI DI RISCHIO ACQUISITI
Immobilizzazione (anestesia generale – traumi)
Chirurgia pelvica o ortopedica maggiore
Patologia oncologica
Estroprogestinici
Gravidanza e puerperio
Terapia ormonale sostitutiva
Cardiopatie
Sindrome da anticorpi antifosfolipidi
Disordini mieloproliferativi
Nefropatie
Policitemia
TROMBOEMBOLISMO VENOSO: ALTRI
      FATTORI DI RISCHIO


 Iperomocisteinemia da carenza vitaminica

 APC resistance in assenza di mutazione

 Aumentati livelli di Fattore VIII – IX - XI

 Aumentati livelli di Fibrinogeno
TROMBOFILIA E MANIFESTAZIONI
                CLINICHE
Età di comparsa dell’evento trombotico < 45-50 anni
                                         45-

tromboembolismo idiopatico

Tromboembolismo ricorrente

Sedi non usuali

Trombosi superficiali recidivanti

Aborti ripetuti

Porpora fulminans del neonato
DIFETTI TROMBOFILICI E SEDI DI
          TROMBOSI

TVP arti inferiori

Trombosi cerebrali

TVP arti superiori

Trombosi viscerali

Trombosi superficiali
ANTICOAGULANTI NATURALI
Gli anticoagulanti naturali
modulano i processi
emocoagulativi impedendo
che essi procedano in modo
eccessivo.

La carenza congenita degli
anticoagulanti naturali è
trasmessa come carattere
autosomico dominante ed è
correlata ad alto rischio di
manifestazioni trombotiche
anche in giovane età (più di
70 differenti mutazioni nel
gene della proteina C, 131 nel
                     C,
gene della proteina S, 127 nel
                     S,
gene dell’antitrombina).
     dell’antitrombina).
ANTITROMBINA III
Azione principale su F.Xa e Trombina

Rispetto agli altri anticoagulanti naturali il deficit
di ATIII è quello che porta al maggior rischio
tromboembolico ( 4 volte rispetto ad APCr, 3 volte
rispetto a PS, 2 volte rispetto a PC).

I test di laboratorio impiegano substrati
cromogenici e la reazione valuta l’attività di
trombina residua in presenza di eparina

Interferenze:
Interferenze: - evento acuto
              - terapia eparinica
              - epatopatie
PROTEINA C
La PC è un inibitore fisiologico del fattore V e VIII
ed è vit. K dipendente.

La trombina la trasforma nella forma attiva APC
che inattiva i Fattori Va e VIIIa.

Il difetto in omozigosi provoca la porpora fulminans
del neonato.

Il difetto in eterozigosi può portare a fenomeni di
trombosi più frequentemente venose che arteriose.
PROTEINA C – TEST DI LABORATORIO

 I test di laboratorio sono di tipo funzionale

 Si basano sull’attivazione della PC presente nel campione
 mediante un attivatore specifico da veleno di serpente.La
 quantità di proteina C attivata viene determinata con test
 cinetico

 Interferenze:
 Interferenze:      - evento acuto
                     - epatopatie
                     - TAO
                     - deficit vit k
                                   (↑
                     - gravidanza (↑)
                                         (↑
                     - estroprogestinici (↑)
PROTEINA S
La proteina S è un cofattore della PC ed è vitamina K
dipendente.
Esiste in due forme : 40% libera ( agisce come cofattore
della PC). 60% è legata alla proteina C4b-BP appartenente al
sistema del complemento.
La carenza è indice di alto rischio di trombosi venose.
Le carenze di PS vengono classificate come:
    - Tipo I : livelli antigenici ridotti della PS
               totale e conseguente riduzione funzionale.
    - Tipo II: livelli antigenici normali sia della PS
               libera che totale ma riduzione della
               funzionalità.
    - Tipo III: livelli antigenici normali della PS totale ma
                 riduzione della frazione libera e della
                 funzionalità.
PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO

Esistono due tipi di test:
    - Coagulativo volto a determinare la funzionalità della PS
      senza separare la frazione legata al C4b- BP.
                                             C4b-
    - Immunoenzimatico: basato su anticorpi monoclonali ad
      Immunoenzimatico:
      altà affinità per gli antigeni della proteina libera.


Interferenze:
    - sesso.
    - stato ormonale ( uso di contraccettivi orali).
    - gravidanza.
    - presenza della mutazione del fattore V leiden
    - presenza di anticoagulanti tipo lupus
    - terapia anticoagulante orale.
PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO


 I test di tipo funzionale possono essere usati
 come test iniziale dal momento che sono in grado
 di riconoscere tutti e tre i tipi di carenza.



 Un test funzionale alterato dovrebbe essere
 valutato tenendo conto delle possibili
 interferenze e confermato dalla determinazione
 dei livelli di proteina libera.
PROTEINA C
DIAGNOSTICA MOLECOLARE

E’ principalmente rivolta alla determinazione di
fattori di rischio congeniti (polimorfismi
genetici) la cui ricerca è facilmente attuabile con
le diffuse metodiche di biologia molecolare.

E’ rivolta ad individuare mutazioni puntiformi di un
singolo nucleotide:
     - cambiamento in un gene tale che una coppia
     di basi è rimpiazzata da un’altra coppia di basi.

Le mutazioni puntiformi presentano una tale
frequenza nella popolazione da essere considerate
delle VARIANTI POLIMORFICHE.
FATTORE V - PC
      Fattore Va               Arg306      Arg506         Arg679


Arg306     Arg506   Arg679
                                       Fattore V inattivato



 PC           APC   PS



      Trombina


         TM

      Endotelio              F.VIIIa                F.VIII inatt.
FATTORE V LEIDEN
Il fattore V attivato è un cofattore essenziale per
l’attivazione della protrombina a trombina.Il suo effetto
pro-
pro-coagulante è normalmente inibito dalla proteina C
attivata che lo taglia in tre parti
La mutazione avviene a livello della tripletta nucleotidica
che codifica per arginina in posizione 506.
Sostituzione aminoacidica che impedisce il taglio da parte
della proteina C attivata rallentando l’inattivazione del
fattore V.
Soggetti normali :
     la tripletta in posizione 506 è CGA (arginina)
Soggetti portatori della mutazione :
    la tripletta in posizione 506 è CAA (glutammina)
FATTORE V LEIDEN
La prevalenza del FV Leiden nella popolazione
caucasica è 5-6% ed è del 17-20% in pazienti
selezionati con storia di trombosi venosa.
Gli eterozigoti hanno un rischio relativo (RR) di
sviluppare TVP di 5-10 volte superiore rispetto ai non
portatori, mentre per gli omozigoti il RR è pari a 50-
80 volte.
Altre mutazioni interessano il sito di inattivazione in
posizione 306 (associazione con trombosi non chiara)
    - FV Cambridge ( R306T)
    - FV Hong Kong (R306G).
FATTORE V
Aplotipo HR2:
   - Sostituzione di una istidina con arginina in
     posizione 1299 del dominio B del FV (H1299R)

Diversi studi hanno riconosciuto HR2 come un fattore
di rischio protrombotico e determina una significativa
alterazione dei valori di APCr. Aumentato rischio
protrombotico per quei soggetti che ereditano l’aplotipo
HR2 e il FV leiden.

Soggetti con aplotipo HR2 hanno un aumento relativo
dell’isoforma più trombogenica e glicosilata del FV
(FV1).
PROTROMBINA

La protrombina o fattore II svolge un ruolo
fondamentale nella cascata coagulativa in quanto la
sua attivazione in trombina porta alla
trasformazione del fibrinogeno in fibrina :
formazione del coagulo.

La frequenza genica della mutazione è del 5-6% nei
                                            5-
pazienti con TVP, e nel 1-2% nella popolazione sana .
                        1-
Portatori in eterozigosi hanno un RR 3 volte
maggiore rispetto ai controlli. L’
                                L’omozigosi è rara.
PROTROMBINA
La protrombina è codificata da un gene localizzato sul
cromosoma 11.

Tale gene è strutturato in 14 esoni separati da 13 introni con
una zona a monte in 5’ e una a valle in 3’ non tradotte.

La mutazione è stata individuata in posizione 20210 nella
regione 3’ ( sostituzione di una guanina G con una adenina
A).

Il rischio di trombosi è associato al fatto che in questa zona
in 3’ è presente un GENE PROMOTER che presiede alla
produzione di protrombina stessa .

 La mutazione attiva il promotore che determina una
maggiore produzione di proteina, creando uno scompenso
nell’equilibrio dei sistemi coagulativo e fibrinolitico.
MTHFR
L’MTHFR è un enzima coinvolto nel metabolismo
dell’aminoacido metionina ed interviene nel processo di
rimetilazione da omocisteina a metionina tramite
l’intervento della vitamna B12.

La mutazione C677T ( sostituzione di una citosina in
timina al nucleotide 677) causa una riduzione
dell’attività enzimatica della MTHFR con conseguente
aumento di Omocisteina.

La frequenza è del 40-50 % in eterozigosi e del 10-12%
                   40-                          10-
in omozigosi
Metabolismo dell’omocisteina

                                      Metionina                    S-Adenosil Metionina

                    Tetraidrofolato               Dimetilglicina

5-10 Metilen
                                Vit B 12
tetraidrofolato

MTHFR
                                                      Betaina
               5-Metil
           tetraidrofolato       OMOCISTEINA                       S-Adenosil Metionina

                                      CBS      PLP
                                       Cistationina


                                       Cisteina
MTHFR
Altri polimorfismi si trovano :

  All’interno dello stesso gene ( A1298C , G1793A).

  All’interno di altri geni coinvolti nel metabolismo
  dell’omocisteina ( metionina sintasi A2756G, metionina
  sintasi reduttasi A66G)

  L’associazione diretta di tali polimorfismi con la
  malattia trombotica è dibattuta.

  Ben investigata per MTHFR C677T, meno per le altre
  sostituzioni.
SCREENING TROMBOFILICO

L’esistenza di più marcatori rispecchia il lato
multifattoriale della trombosi in cui la
coesistenza di multipli difetti ne modula la
variabilità clinica.

Problema per il laboratorio: quali e quanti
marcatori inserire nello screening trombofilico.

Sviluppo di nuovi sistemi diagnostici per la
diagnosi precoce di coagulopatie
QUALI ESAMI RICHIEDERE ?

Antitrombina
Proteina C
Proteina S
Fibrinogeno
LAC - Anticorpi anticardiolipina
APC resistance → mutazione F.V Leiden
Mutazione protrombina
Omocisteinemia →MTHFR
Fattore VIII
Assetto lipidico
A CHI FARE GLI ESAMI ?
Pazienti con storia di TVP :
         idiopatica
         < 45 anni
         sedi atipiche di trombosi
         TVP ricorrenti
         Trombosi venose superficiali ricorrenti

Parenti di primo grado del probando

Familiarità per tromboembolismo venoso

Patologie ostetriche
QUANDO E COME?

Prima di iniziare la terapia, se possibile
                     terapia,
   (comunque eseguire lo studio molecolare)
                                          )


In condizioni di base
         dopo gravidanza
         dopo estroprogestinici
         dopo sospensione TAO

Protocollo completo

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Messina Maria Torino 13° Convegno Patologia Immune E Malattie Orfane 21 23 Gennaio 2010 [Modalità Compat

  • 1. CAUSE GENETICHE DI TROMBOSI VENOSA PROFONDA: LA DIAGNOSI DI LABORATORIO Maria Messina Centro Di Riferimento Regionale Per Le Malattie Emorragiche E Trombotiche Ereditarie In Eta’ Pediatrica Servizio Di Immunoematologia E Medicina Trasfusionale Ospedale Infantile Regina Margherita Torino Torino, 21.01.2010
  • 2. TROMBOSI MALATTIA MULTIFATTORIALE fattori genetici + fattori acquisiti trombosi venosa trombosi arteriosa
  • 3. FATTORI DI RISCHIO Rallentamento del flusso sanguigno Modificazioni della parete vascolare Alterazioni delle proteine plasmatiche della coagulazione
  • 4. FATTORI DI RISCHIO Trombosi venose stasi alterazioni emocoagulative Trombosi arteriose danno della parete del vaso
  • 5. FATTORI DI RISCHIO Congeniti ipercoagulabilità Acquisiti diminuzione del flusso alterazioni coagulazione alteraz. parete vascolare
  • 6. FATTORI DI RISCHIO CONGENITI Alterazioni genetiche delle differenti componenti del sangue possono direttamente o indirettamente influenzare la bilancia emostatica ed Anticoagulanti innescare uno stato Fattori naturali/fibrinolisi protrombotico. coagulazione Possono essere suddivise in : “perdita di funzione” degli anticoagulanti naturali TROMBOSI EMORRAGIA “ aumento di funzione” dei fattori procoagulanti “diminuzione della funzione del sistema fibrinolitico”
  • 7. TROMBOEMBOLISMO VENOSO (TVP/EP): FATTORI DI RISCHIO CONGENITI Deficit di Antitrombina Deficit di Proteina C Deficit di proteina S Disfibrinogenemia FV Leiden Mutazione della protrombina Iperomocisteinemia
  • 8. TROMBOFILIA CONGENITA PREVALENZA V Leiden (Q506R) 3–9 Protrombina (G20210A) 1–4 MTHFR (C667T) 1 – 11 Disfibrinogenemia < 0.5 Deficit ATIII 0.002 – 0.2 Deficit PC 0.2 – 0.5 Deficit PS 0.08
  • 9. TROMBOEMBOLISMO VENOSO: FATTORI DI RISCHIO ACQUISITI Immobilizzazione (anestesia generale – traumi) Chirurgia pelvica o ortopedica maggiore Patologia oncologica Estroprogestinici Gravidanza e puerperio Terapia ormonale sostitutiva Cardiopatie Sindrome da anticorpi antifosfolipidi Disordini mieloproliferativi Nefropatie Policitemia
  • 10. TROMBOEMBOLISMO VENOSO: ALTRI FATTORI DI RISCHIO Iperomocisteinemia da carenza vitaminica APC resistance in assenza di mutazione Aumentati livelli di Fattore VIII – IX - XI Aumentati livelli di Fibrinogeno
  • 11. TROMBOFILIA E MANIFESTAZIONI CLINICHE Età di comparsa dell’evento trombotico < 45-50 anni 45- tromboembolismo idiopatico Tromboembolismo ricorrente Sedi non usuali Trombosi superficiali recidivanti Aborti ripetuti Porpora fulminans del neonato
  • 12. DIFETTI TROMBOFILICI E SEDI DI TROMBOSI TVP arti inferiori Trombosi cerebrali TVP arti superiori Trombosi viscerali Trombosi superficiali
  • 13. ANTICOAGULANTI NATURALI Gli anticoagulanti naturali modulano i processi emocoagulativi impedendo che essi procedano in modo eccessivo. La carenza congenita degli anticoagulanti naturali è trasmessa come carattere autosomico dominante ed è correlata ad alto rischio di manifestazioni trombotiche anche in giovane età (più di 70 differenti mutazioni nel gene della proteina C, 131 nel C, gene della proteina S, 127 nel S, gene dell’antitrombina). dell’antitrombina).
  • 14. ANTITROMBINA III Azione principale su F.Xa e Trombina Rispetto agli altri anticoagulanti naturali il deficit di ATIII è quello che porta al maggior rischio tromboembolico ( 4 volte rispetto ad APCr, 3 volte rispetto a PS, 2 volte rispetto a PC). I test di laboratorio impiegano substrati cromogenici e la reazione valuta l’attività di trombina residua in presenza di eparina Interferenze: Interferenze: - evento acuto - terapia eparinica - epatopatie
  • 15. PROTEINA C La PC è un inibitore fisiologico del fattore V e VIII ed è vit. K dipendente. La trombina la trasforma nella forma attiva APC che inattiva i Fattori Va e VIIIa. Il difetto in omozigosi provoca la porpora fulminans del neonato. Il difetto in eterozigosi può portare a fenomeni di trombosi più frequentemente venose che arteriose.
  • 16. PROTEINA C – TEST DI LABORATORIO I test di laboratorio sono di tipo funzionale Si basano sull’attivazione della PC presente nel campione mediante un attivatore specifico da veleno di serpente.La quantità di proteina C attivata viene determinata con test cinetico Interferenze: Interferenze: - evento acuto - epatopatie - TAO - deficit vit k (↑ - gravidanza (↑) (↑ - estroprogestinici (↑)
  • 17. PROTEINA S La proteina S è un cofattore della PC ed è vitamina K dipendente. Esiste in due forme : 40% libera ( agisce come cofattore della PC). 60% è legata alla proteina C4b-BP appartenente al sistema del complemento. La carenza è indice di alto rischio di trombosi venose. Le carenze di PS vengono classificate come: - Tipo I : livelli antigenici ridotti della PS totale e conseguente riduzione funzionale. - Tipo II: livelli antigenici normali sia della PS libera che totale ma riduzione della funzionalità. - Tipo III: livelli antigenici normali della PS totale ma riduzione della frazione libera e della funzionalità.
  • 18. PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO Esistono due tipi di test: - Coagulativo volto a determinare la funzionalità della PS senza separare la frazione legata al C4b- BP. C4b- - Immunoenzimatico: basato su anticorpi monoclonali ad Immunoenzimatico: altà affinità per gli antigeni della proteina libera. Interferenze: - sesso. - stato ormonale ( uso di contraccettivi orali). - gravidanza. - presenza della mutazione del fattore V leiden - presenza di anticoagulanti tipo lupus - terapia anticoagulante orale.
  • 19. PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO I test di tipo funzionale possono essere usati come test iniziale dal momento che sono in grado di riconoscere tutti e tre i tipi di carenza. Un test funzionale alterato dovrebbe essere valutato tenendo conto delle possibili interferenze e confermato dalla determinazione dei livelli di proteina libera.
  • 21. DIAGNOSTICA MOLECOLARE E’ principalmente rivolta alla determinazione di fattori di rischio congeniti (polimorfismi genetici) la cui ricerca è facilmente attuabile con le diffuse metodiche di biologia molecolare. E’ rivolta ad individuare mutazioni puntiformi di un singolo nucleotide: - cambiamento in un gene tale che una coppia di basi è rimpiazzata da un’altra coppia di basi. Le mutazioni puntiformi presentano una tale frequenza nella popolazione da essere considerate delle VARIANTI POLIMORFICHE.
  • 22. FATTORE V - PC Fattore Va Arg306 Arg506 Arg679 Arg306 Arg506 Arg679 Fattore V inattivato PC APC PS Trombina TM Endotelio F.VIIIa F.VIII inatt.
  • 23. FATTORE V LEIDEN Il fattore V attivato è un cofattore essenziale per l’attivazione della protrombina a trombina.Il suo effetto pro- pro-coagulante è normalmente inibito dalla proteina C attivata che lo taglia in tre parti La mutazione avviene a livello della tripletta nucleotidica che codifica per arginina in posizione 506. Sostituzione aminoacidica che impedisce il taglio da parte della proteina C attivata rallentando l’inattivazione del fattore V. Soggetti normali : la tripletta in posizione 506 è CGA (arginina) Soggetti portatori della mutazione : la tripletta in posizione 506 è CAA (glutammina)
  • 24. FATTORE V LEIDEN La prevalenza del FV Leiden nella popolazione caucasica è 5-6% ed è del 17-20% in pazienti selezionati con storia di trombosi venosa. Gli eterozigoti hanno un rischio relativo (RR) di sviluppare TVP di 5-10 volte superiore rispetto ai non portatori, mentre per gli omozigoti il RR è pari a 50- 80 volte. Altre mutazioni interessano il sito di inattivazione in posizione 306 (associazione con trombosi non chiara) - FV Cambridge ( R306T) - FV Hong Kong (R306G).
  • 25. FATTORE V Aplotipo HR2: - Sostituzione di una istidina con arginina in posizione 1299 del dominio B del FV (H1299R) Diversi studi hanno riconosciuto HR2 come un fattore di rischio protrombotico e determina una significativa alterazione dei valori di APCr. Aumentato rischio protrombotico per quei soggetti che ereditano l’aplotipo HR2 e il FV leiden. Soggetti con aplotipo HR2 hanno un aumento relativo dell’isoforma più trombogenica e glicosilata del FV (FV1).
  • 26. PROTROMBINA La protrombina o fattore II svolge un ruolo fondamentale nella cascata coagulativa in quanto la sua attivazione in trombina porta alla trasformazione del fibrinogeno in fibrina : formazione del coagulo. La frequenza genica della mutazione è del 5-6% nei 5- pazienti con TVP, e nel 1-2% nella popolazione sana . 1- Portatori in eterozigosi hanno un RR 3 volte maggiore rispetto ai controlli. L’ L’omozigosi è rara.
  • 27. PROTROMBINA La protrombina è codificata da un gene localizzato sul cromosoma 11. Tale gene è strutturato in 14 esoni separati da 13 introni con una zona a monte in 5’ e una a valle in 3’ non tradotte. La mutazione è stata individuata in posizione 20210 nella regione 3’ ( sostituzione di una guanina G con una adenina A). Il rischio di trombosi è associato al fatto che in questa zona in 3’ è presente un GENE PROMOTER che presiede alla produzione di protrombina stessa . La mutazione attiva il promotore che determina una maggiore produzione di proteina, creando uno scompenso nell’equilibrio dei sistemi coagulativo e fibrinolitico.
  • 28. MTHFR L’MTHFR è un enzima coinvolto nel metabolismo dell’aminoacido metionina ed interviene nel processo di rimetilazione da omocisteina a metionina tramite l’intervento della vitamna B12. La mutazione C677T ( sostituzione di una citosina in timina al nucleotide 677) causa una riduzione dell’attività enzimatica della MTHFR con conseguente aumento di Omocisteina. La frequenza è del 40-50 % in eterozigosi e del 10-12% 40- 10- in omozigosi
  • 29. Metabolismo dell’omocisteina Metionina S-Adenosil Metionina Tetraidrofolato Dimetilglicina 5-10 Metilen Vit B 12 tetraidrofolato MTHFR Betaina 5-Metil tetraidrofolato OMOCISTEINA S-Adenosil Metionina CBS PLP Cistationina Cisteina
  • 30. MTHFR Altri polimorfismi si trovano : All’interno dello stesso gene ( A1298C , G1793A). All’interno di altri geni coinvolti nel metabolismo dell’omocisteina ( metionina sintasi A2756G, metionina sintasi reduttasi A66G) L’associazione diretta di tali polimorfismi con la malattia trombotica è dibattuta. Ben investigata per MTHFR C677T, meno per le altre sostituzioni.
  • 31. SCREENING TROMBOFILICO L’esistenza di più marcatori rispecchia il lato multifattoriale della trombosi in cui la coesistenza di multipli difetti ne modula la variabilità clinica. Problema per il laboratorio: quali e quanti marcatori inserire nello screening trombofilico. Sviluppo di nuovi sistemi diagnostici per la diagnosi precoce di coagulopatie
  • 32. QUALI ESAMI RICHIEDERE ? Antitrombina Proteina C Proteina S Fibrinogeno LAC - Anticorpi anticardiolipina APC resistance → mutazione F.V Leiden Mutazione protrombina Omocisteinemia →MTHFR Fattore VIII Assetto lipidico
  • 33. A CHI FARE GLI ESAMI ? Pazienti con storia di TVP : idiopatica < 45 anni sedi atipiche di trombosi TVP ricorrenti Trombosi venose superficiali ricorrenti Parenti di primo grado del probando Familiarità per tromboembolismo venoso Patologie ostetriche
  • 34. QUANDO E COME? Prima di iniziare la terapia, se possibile terapia, (comunque eseguire lo studio molecolare) ) In condizioni di base dopo gravidanza dopo estroprogestinici dopo sospensione TAO Protocollo completo