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PROLOGO:
Zero è un ragazzo di provincia che lavora come rider. Proviene da un contesto familiare non molto
semplice. Suo padre è morto da tempo e sua madre è disoccupata ed invalida. Lui è insoddisfatto della sua
vita e del suo lavoro, ma lavora per aiutare economicamente la madre. Una mattina si sveglia per lavorare
anche di giorno oltre che solo la sera. Durante la sua giornata lavorativa incontra diverse persone che lo
faranno riflettere.
SCENA 1:
ZERO: (si sveglia, guarda il soffitto e si alza dal letto smuovendo le coperte. Va in cucina. Fa colazione, e si
guarda attorno per qualche secondo. La luce dell’alba gli arriva in faccia e lo infastidisce.)
MADRE DI ZERO: tutto bene? Oggi ti alzi presto…
ZERO: sì, comincio subito stamattina. Mi sono rotto di dover aspettare la sera per lavorare e poi non mi
pagano nulla per lavorare solo la sera, come se non bastasse.
MADRE DI ZERO: tuo padre non ti vorrebbe vedere in questo stato, lo sai? Vero? Non riesci più ad interagire
con nessuno e il lavoro lo prendi alla leggera, mi sorprende che tu ti sia dato una svegliata solo oggi e che
voglia fare qualcosa pure la mattina.
ZERO: papà ci ha lasciati così, senza nulla. Non ha mai fatto nulla per tutta la vita e per farci star bene
pensava che bastasse coccolarci. Lavorare? Lui? Cosa dovrebbe dirmi se non ha mai fatto nulla, dai ma’…
MADRE DI ZERO: (spegne i fornelli. Passa qualche secondo e poi sospira e parla con tono infastidito)
sbrigati, mangia e metti tutto nel lavandino, vai via, la bici è fuori!
ZERO: solo perché ti rammendo la verità ti infastidisci? Bene… come sempre devo sentirmi in difetto pure
se provo a fare qualcosa di utile e di dare una direzione alla mia vita, ma ovviamente i soldi che mi danno li
usiamo per le bollette e per sopravvivere, prego eh. Devo anche sentirmi in colpa per le risposte che mi dai,
complimenti.
MADRE DI ZERO: ma cosa pretendi eh? Cosa pretendi da me che non riesco a trovare lavoro in questa città
che ormai da cibo solo a chi vive di soldi, si mangiano i soldi, non il cibo. E io, pensa che stupida, che non
riesco a trovare un lavoro perché sono anziana ed invalida. Non ti ho mai detto di non lavorare e sono fiera
che tu almeno qualcosa la voglia fare e ti voglia sentire utile. Ma potevi fare di più, per questo ho tirato in
ballo tuo padre. Non ti rendi conto delle potenzialità che hai sprecato lasciando scuola. Potevi fare tanto e
invece ti sei ridotto a portare le ordinazioni a casa di gente che è troppo pigra per uscire di casa. Ma te ne
rendi conto di come ti sei ridotto?
ZERO: (fa silenzio per qualche secondo): non ne vale la pena, un’altra volta: punto e a capo. Lasciami stare e
cerca di non tornare sempre a farmi sentire un pezzente inconcludente. Che cazzo! Ho deciso di aiutarti,
apprezza questo per lo meno. Non c’è lavoro per gente come noi, che non esiste e lo sai. Quindi cerca di
non commiserarmi, perché l’ultima cosa di cui ho bisogno. Sono le 5 e mezza, vado.
ZERO: (si lava, si veste con l’uniforme da rider, esce di casa, prende la bici e parte)
SCENA 2:
*I LAMPIONI ACCESI ILLUMINANO LA STRADA BAGNATA, AL BUIO DELLA MATTINA. ZERO NON INDOSSA UN
CASCO. ZERO GIUGNE AD UN SEMAFORO CHE E’ ROSSO, A LATO DEL SEMAFORO C’E’ UNA FERMATA DEL
BUS, AD ASPETTARE C’E’ UN UOMO (GIOVANNI) IN GIACCA E CRAVATTA CON UNA VALIGETTA DI PELLE*
ZERO: che aspetta? Il semaforo o il bus?
GIOVANNI: il bus. Che vuole da me, scusi?
ZERO: nulla nulla, le ho solo fatto una domanda eh…stia calmo.
GIOVANNI: Ah bene.
Passa qualche secondo di silenzio fra i due
ZERO: che lavoro fa? La vedo tutto in tiro…la pagheranno bene…
GIOVANNI: Scusi?
ZERO: piacere, Zero. Potrebbe rispondere alla domanda?
Zero accosta con la bici al marciapiede di fianco al semaforo per parlare con il signore
GIOVANNI: piacere, Giovanni. Ha una bella faccia tosta lei, lo sa vero? Comunque sono nella finanza, mi
occupo di consulenze nelle aziende. E sì, mi pagano bene.
ZERO: mhh capisco. Senta e che ha fatto per arrivare dove è ora? Sa io mi sono totalmente rassegnato e nel
sistema lavorativo non ci credo ormai da tempo… sono una sorta di anarchico (Zero ride dopo
quest’affermazione).
GIOVANNI: ho studiato, come tutti d’altronde. E se vuoi saperlo è proprio lo studiare bene che mi ha
permesso di essere dove sono ora. Tu a quanto pare sembri abbandonato a te stesso. Sai qui in italia non ce
la si spassa sempre e se pensi che avere un bel lavoro significhi solo essere pagati bene ti sbagli di grosso,
non immagini quanto. Troverai sempre il pelo nell’uovo, per qualsiasi professione. C’è sempre quel lato
nascosto di cui nessuno ti parla e di cui ti rendi conto solo una volta che ci sei dentro. Non è un posto per
deboli il mio, bisogna essere disposti anche a rinnegarsi pur di mantenere il posto…e chi lo trova più un
altro lavoro! È un sistema avariato, fai bene ad essere diffidente. Ci servono più sicurezze, non la solita
instabilità che domina l’economia, le amministrazioni e che influenza le vite di tutti, per quanto possa
sembrarti uno ricco, felice e soddisfatto sta pur certo che non è così.
ZERO: e quindi che vuole fare scusi? Si lamenta del suo lavoro? Veda me. Che dovrei dire? Io che vivo alla
giornata, sperando che non mi mettano sotto e sperando che non mi si rompa la bici. Dai ma se ne vada.
Anzi no, mi scusi per l’arroganza. Però sa…si ha capito, no? Tutti i ricchi si lamentano dei loro risultati,
vogliono sempre di più, come dice lei. Forse lei vede le cose come un insoddisfatto. Io invece sono un
rassegnato, ecco la differenza fra me e lei. Per lei gira tutto attorno ai soldi scommetto! Sono d’accordo con
ciò che ha detto del sistema avariato e bla bla bla. Però ho capito bene come tiene ai suoi soldi. Se per lei
tutto l’importate è tenersi al caldo il suo posto di lavoro, per uno come me è importante arrivare a fine
mese, riuscire a mantenere una madre invalida, e rischiare senza casco in bici. Perdoni la franchezza ma le
cose stanno così per quanto mi riguarda.
GIOVANNI: scusi ma con quale coraggio lei mi sbatte in faccia tutto queste cose? Io non capisco in che
mondo viviamo…
ZERO INTERROMPE GIOVANNI
ZERO: non mi fraintenda, non ho nulla contro di lei, forse ho troppo contro di me o forse ancora ho troppo
contro le possibilità che ho sprecato, lasci stare, vado ora, buona giornata.
SCENA 3:
*ZERO GIROVAGA NELLA CITTA’ ATTENDENDO CHE GLI PERVENGA UNA PRENOTAZIONE. SI FERMA OER LE
9 AD UNA FONTANA PER BERE E INCONTRA UN’ANZIANA (ROSA) SEDUTA SU UNA PANCHINA*
ZERO: che fa? Da le briciole ai piccioni?
ROSA: oh sì mio caro, vengo tutti i giorni qui!
ZERO: perché?
ROSA: ah beh… passo le mie giornate sola in casa. Le mie ore d’aria sono da passare qui, giovanotto. Ci
venivo sempre con mio marito. Sono Rosa, comunque.
ZERO: Zero piacere. e ora?
ROSA: ora, mio caro, mio marito non c’è più e passo qui il tempo, la mattina. Sei molto curioso a quanto
vedo. Tu invece? Che fai sfinito in bici alle 9 di mattina?
ZERO: io lavoro, signora. Da quando pure mio padre non c’è più e da quando ho lasciato scuola, devo
aiutare mamma ad arrivare alla fine del mese, sa… di questi tempi non ce la si cava più di tanto. Non che
con mio padre le cose fossero migliori.
ROSA: capisco. Ti capisco molto bene. Da quando mio marito non c’è più, sai, mio caro, non so che fare.
Con lui mi godevo la pensione, anche se proprio di godersela non era cosa, ma per lo meno riuscivamo a
pagare spese mediche e bollette. Non dovresti parlare così di tuo padre, tuttavia. Onoralo anche se ha fatto
degli errori.
ZERO: non ha fatto degli errori. Non ha fatto proprio niente, è questo il problema. Però ha ragione, non
dovrei parlare così di lui…è solo che mia madre mi fa pesare ciò che pensa mio padre potrebbe pensare di
me, come se davvero lei sapesse ciò che papà potrebbe aver pensato…
ROSA: sai, ragazzo, da quando il mio Ennio è passato a miglior vita, passo tutti i giorni rammentando quanto
bene ci si faceva a vicenda, dopo quasi 40 anni di matrimonio si impara a convivere con qualsiasi situazione.
Lo si impara a fare insieme, si impara a conoscersi, si giocava a prevedere le nostre risposte con il mio
Ennio, sai? Anche se potrà sembrarti scema come cosa o scontata, a me manca molto la sua presenza. Pure
se si litigava, pure se ci si arrabbiava e non ci si parlava per settimane intere… non erano le cose brutte che
mi facevano dimenticare di tutte quelle belle, non erano le brutte parole che ogni tanto ci si diceva che mi
facevano dimenticare i sentimenti che si provavano. Sono vecchia, anche lui lo era quando è morto.
Eravamo vecchi e felici di esserlo aggiungerei.
ZERO: che sta cercando di dirmi? Mio padre certo, sì mi voleva bene, ma non ha mai fatto nulla per aiutarci
e non lo giustifico solo perché ci voleva bene…
ROSA: non ti chiedo di assolverlo, ti sto chiedendo di non dimenticare del bene che vi ha voluto. Di sicuro
ricorderai il buio che avrai provato quando è morto. Di sicuro sei stato male. E so dirti perché. Sei stato
male perché gli volevi bene, anche se non riusciva a fare bene, sai che te ne voleva, che ne voleva anche a
tua madre. Non mettere sempre davanti al bene che ci si vuole il male che ci si fa. Ricordalo mio caro.
ZERO: non credo di aver capito bene quel che vuole dirmi. Ma ci rifletterò…sa, ho tutta una giornata da
passare in bici, qualcosa dovrò pure fare. La ringrazio della conversazione, mi ha rasserenato, per quel che
può significare. Mi saluti i suoi amici piccioni!
ROSA: uh ma grazie tante. Buona vita mio caro, buona vita.
SCENA 4:
*SONO LE 16 E ZERO NON HA ANCORA RICEVUTO ORDINAZIONI. SI AFFANNA A GIRARE LE STRADE
AFFOLLATE DA AUTO E TAXI. ECCO LA PRIMA ORDINAZIONE DELLA GIORNATA. DEU PIZZE DA CONSEGNARE
ENTRO LE 17:30. DURANTE L’ATTESA PER LE PIZZE ZERO PARLA CON UN BAMBINO CHE ATTENDE
ANCH’ESSO*
ZERO: ma è possibile che le persone vogliano la pizza a quest’ora del pomeriggio? Che cavolo…
*ZERO CADE DALLA BICI E SI FA MALE AL POLSO, MA NON CI FA TROPPO CASO E RITORNA A PEDALARE PER
ARRIVARE ALLA PIZZERIA*
*ZERO ARRIVA ALLA PIZZERIA E ATTNDE L’RODIAZIONE*
ZERO: sono qui per le due pizze, le è arrivata l’ordinazione? (*NESSUNO RISPONDE E ZERO SUSSURRA FRA
SE’ E SE’:) Pff…pensa un po’ tu questi che nemmeno mi rispondono!
BIMBO: scusa ragazzo, hai il polso gonfio.
ZERO: lascia stare piccolo, roba da niente, sono abituato.
BIMBO: come ti chiami?
ZERO: Zero, piccolo.
BIMBO: Zero perché ti sei fatto male?
ZERO: mi sono fatto male perché faccio un lavoro pericoloso anche se non ci credono in molti a questa cosa
che è pericoloso andare in bici a fare consegne…
BIBMO: e perché non usi le protezioni? Mamma dice sempre che se vado con la bici sotto casa devo
mettere il casco, le cose tonde alle ginocchia e ai gomiti.
ZERO: eh… perché non ce le danno. Prima ci fanno lavorare e poi non pensano nemmeno alla sicurezza che
dovrebbero assicurarci. Non fare questo lavoro da grande, bimbo.
BIMBO: no io da grande farò il poliziotto come papà.
ZERO: ecco, bravo. Studia tanto e non fare come me che sono stato un po’ stupido e non ho più voluto fare
nulla. Stai aspettando anche tu qualcosa?
BIMBO: si, mamma ha preso un panzerotto per me e mi ha detto che potevo prenderlo io. Abito qua sopra,
sul palazzo, quindi mamma mi ha lasciato scendere.
ZERO: uh le pizze sono pronte. Ciao ciao piccolino!
BIMBO: ciao zero! Attento al polso eh!
SCENA 5:
*ZERO CONSEGNA L’ORDINE E IN PREDA AL DOLORE AL POLSO DECIDE DI TORNARE A CASA, CONSAPEVOLE
DI NON AVER CONCLUSO ALTRO CHE UN’ORDINAZIONE OGGI*
ZERO: (Giunge in bici all’appartamento e consegna le due pizze, riceve la paga e torna sulla bici) * INDOSSA
GLI AURICOLARI E RIPARTE CON LA BICI*
ZERO: cacchio, fa male. (si guarda il polso mentre pedala)
*ZERO SI FERMA PER CALMARE IL DOLORE. GLI SI AVVICINA UN SENZA TETTO DI COLORE (MASHUDU) CHE
GLI PORGE IL SUO AIUTO*
MASHUDU: serve mano? Posso dare mano.
ZERO: che vuoi tu scusa?
MASHUDU: posso metto benda a tua mano
ZERO: ah…ok
MASHUDU: tu da me tua mano, io tira fuori benda di mio zaino. Tu calmo, ok?
ZERO: grazie, davvero. Che ci fai qua?
*MENTRE PREPARA LA BENDA MASHUDU RISPONDE*
MASHUDU: ah io viene qua italia per lavora e per guerra mio paese. Io in italia 6 anni ormai. Io sa tante
cose di italia perché vive in strada e in città, non come genti in casa a non fa niente. Io no trova lavoro
quindi io vado in giro per trova posto dove vivere. Pure che è in strada posto dove vivere. Io però aiuta te
ora che fa male mano. Dammi mano. Tu no deve andare bici con mano gonfia, tu dovrebbe avere
protezione per mano e casco.
ZERO: ha ragione, ma nessuno mi da nulla, nemmeno il datore a lavoro. Cosa dovrei fare? Arrabbiarmi? E
non posso permettermi protezioni efficaci, quindi…ahia faccia piano con quella benda1
MASHUDU: mio paese vita valore molto importante. Tu non può rischia senza proteggere te. Tu non può
fare lavoro di pericolo. Ricorda ragazzo, che vita non controlli tu, vita fa quello che vuole. Tu può solo
curare tua salute e ciò che tua vita offre te. Ecco tua benda, no vuole soldi, io voleva aiutare te, attento
nelle strade ragazzo.
ZERO:(fa silenzio per qualche secondo e poi risponde) lei si merita tanto, mi dispiace per lei e per tutto
quello che avrà passato. Vorrei essere umile come lei. si merita tanto, davvero, lo penso. Grazie. Spero che
potrà trovare la stabilità che cerca. A presto. Ora me ne torno a casa, non rischio ancora, mi ha dato una
bella lezione. Oggi è stata una giornata ricca di lezioni anche grazie a lei, buona fortuna!
*ZERO RICOMINCIA A PEDALARE MA FA SMORFIE CON IL VISO PERCHE’ NONOSTANTE LA BENDA
CONTINUA A SENTIRE DOLORE AL POLSO DESTRO. SI INTRAVEDE UNA MACCHINA IN LONTANANZA CHE
PPROCEDE VELOCE. ZERO NON LA VEDE PERCHE’ E’ OCCUPATO A SISTEMARSI LA BENDA MENTRE PEDALA,
POCHI SECONDI DOPO ALZA LO SGUARDO E VEDE IL VEICOLO, NON RIESCE A VIRARE PERCHE’ USA UNA
SOLA MANO DATO CHE LA DESTRA GLI FA MALE. LA MACCHINA LO TRAVOLGE. ZERO VIENE SCARVENTATO
A BORDO STRADA E SBATTE LA NUCA, CHE ERA SENZA CASCO. ZERO DECEDE.*
EPILOGO:
dopo la giornata lavorativa e le diverse conversazioni, Zero risente del dolore che gli è stato causato dalla
caduta, al polso. In preda al dolore perde di vista la strada e viene travolto da un’auto che sfreccia veloce
sulla strada. Zero, privo di casco ed altre protezioni, decede sul colpo. Medesima sorte di tanta gente che,
da rider e senza protezioni che dovrebbero essergli fornite, si infortuna anche gravemente.

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65 Da Vinci Molfetta Zero pedalare i pensieri

  • 1. PROLOGO: Zero è un ragazzo di provincia che lavora come rider. Proviene da un contesto familiare non molto semplice. Suo padre è morto da tempo e sua madre è disoccupata ed invalida. Lui è insoddisfatto della sua vita e del suo lavoro, ma lavora per aiutare economicamente la madre. Una mattina si sveglia per lavorare anche di giorno oltre che solo la sera. Durante la sua giornata lavorativa incontra diverse persone che lo faranno riflettere. SCENA 1: ZERO: (si sveglia, guarda il soffitto e si alza dal letto smuovendo le coperte. Va in cucina. Fa colazione, e si guarda attorno per qualche secondo. La luce dell’alba gli arriva in faccia e lo infastidisce.) MADRE DI ZERO: tutto bene? Oggi ti alzi presto… ZERO: sì, comincio subito stamattina. Mi sono rotto di dover aspettare la sera per lavorare e poi non mi pagano nulla per lavorare solo la sera, come se non bastasse. MADRE DI ZERO: tuo padre non ti vorrebbe vedere in questo stato, lo sai? Vero? Non riesci più ad interagire con nessuno e il lavoro lo prendi alla leggera, mi sorprende che tu ti sia dato una svegliata solo oggi e che voglia fare qualcosa pure la mattina. ZERO: papà ci ha lasciati così, senza nulla. Non ha mai fatto nulla per tutta la vita e per farci star bene pensava che bastasse coccolarci. Lavorare? Lui? Cosa dovrebbe dirmi se non ha mai fatto nulla, dai ma’… MADRE DI ZERO: (spegne i fornelli. Passa qualche secondo e poi sospira e parla con tono infastidito) sbrigati, mangia e metti tutto nel lavandino, vai via, la bici è fuori! ZERO: solo perché ti rammendo la verità ti infastidisci? Bene… come sempre devo sentirmi in difetto pure se provo a fare qualcosa di utile e di dare una direzione alla mia vita, ma ovviamente i soldi che mi danno li usiamo per le bollette e per sopravvivere, prego eh. Devo anche sentirmi in colpa per le risposte che mi dai, complimenti. MADRE DI ZERO: ma cosa pretendi eh? Cosa pretendi da me che non riesco a trovare lavoro in questa città che ormai da cibo solo a chi vive di soldi, si mangiano i soldi, non il cibo. E io, pensa che stupida, che non riesco a trovare un lavoro perché sono anziana ed invalida. Non ti ho mai detto di non lavorare e sono fiera che tu almeno qualcosa la voglia fare e ti voglia sentire utile. Ma potevi fare di più, per questo ho tirato in ballo tuo padre. Non ti rendi conto delle potenzialità che hai sprecato lasciando scuola. Potevi fare tanto e invece ti sei ridotto a portare le ordinazioni a casa di gente che è troppo pigra per uscire di casa. Ma te ne rendi conto di come ti sei ridotto? ZERO: (fa silenzio per qualche secondo): non ne vale la pena, un’altra volta: punto e a capo. Lasciami stare e cerca di non tornare sempre a farmi sentire un pezzente inconcludente. Che cazzo! Ho deciso di aiutarti,
  • 2. apprezza questo per lo meno. Non c’è lavoro per gente come noi, che non esiste e lo sai. Quindi cerca di non commiserarmi, perché l’ultima cosa di cui ho bisogno. Sono le 5 e mezza, vado. ZERO: (si lava, si veste con l’uniforme da rider, esce di casa, prende la bici e parte) SCENA 2: *I LAMPIONI ACCESI ILLUMINANO LA STRADA BAGNATA, AL BUIO DELLA MATTINA. ZERO NON INDOSSA UN CASCO. ZERO GIUGNE AD UN SEMAFORO CHE E’ ROSSO, A LATO DEL SEMAFORO C’E’ UNA FERMATA DEL BUS, AD ASPETTARE C’E’ UN UOMO (GIOVANNI) IN GIACCA E CRAVATTA CON UNA VALIGETTA DI PELLE* ZERO: che aspetta? Il semaforo o il bus? GIOVANNI: il bus. Che vuole da me, scusi? ZERO: nulla nulla, le ho solo fatto una domanda eh…stia calmo. GIOVANNI: Ah bene. Passa qualche secondo di silenzio fra i due ZERO: che lavoro fa? La vedo tutto in tiro…la pagheranno bene… GIOVANNI: Scusi? ZERO: piacere, Zero. Potrebbe rispondere alla domanda? Zero accosta con la bici al marciapiede di fianco al semaforo per parlare con il signore GIOVANNI: piacere, Giovanni. Ha una bella faccia tosta lei, lo sa vero? Comunque sono nella finanza, mi occupo di consulenze nelle aziende. E sì, mi pagano bene. ZERO: mhh capisco. Senta e che ha fatto per arrivare dove è ora? Sa io mi sono totalmente rassegnato e nel sistema lavorativo non ci credo ormai da tempo… sono una sorta di anarchico (Zero ride dopo quest’affermazione). GIOVANNI: ho studiato, come tutti d’altronde. E se vuoi saperlo è proprio lo studiare bene che mi ha permesso di essere dove sono ora. Tu a quanto pare sembri abbandonato a te stesso. Sai qui in italia non ce la si spassa sempre e se pensi che avere un bel lavoro significhi solo essere pagati bene ti sbagli di grosso, non immagini quanto. Troverai sempre il pelo nell’uovo, per qualsiasi professione. C’è sempre quel lato nascosto di cui nessuno ti parla e di cui ti rendi conto solo una volta che ci sei dentro. Non è un posto per deboli il mio, bisogna essere disposti anche a rinnegarsi pur di mantenere il posto…e chi lo trova più un altro lavoro! È un sistema avariato, fai bene ad essere diffidente. Ci servono più sicurezze, non la solita
  • 3. instabilità che domina l’economia, le amministrazioni e che influenza le vite di tutti, per quanto possa sembrarti uno ricco, felice e soddisfatto sta pur certo che non è così. ZERO: e quindi che vuole fare scusi? Si lamenta del suo lavoro? Veda me. Che dovrei dire? Io che vivo alla giornata, sperando che non mi mettano sotto e sperando che non mi si rompa la bici. Dai ma se ne vada. Anzi no, mi scusi per l’arroganza. Però sa…si ha capito, no? Tutti i ricchi si lamentano dei loro risultati, vogliono sempre di più, come dice lei. Forse lei vede le cose come un insoddisfatto. Io invece sono un rassegnato, ecco la differenza fra me e lei. Per lei gira tutto attorno ai soldi scommetto! Sono d’accordo con ciò che ha detto del sistema avariato e bla bla bla. Però ho capito bene come tiene ai suoi soldi. Se per lei tutto l’importate è tenersi al caldo il suo posto di lavoro, per uno come me è importante arrivare a fine mese, riuscire a mantenere una madre invalida, e rischiare senza casco in bici. Perdoni la franchezza ma le cose stanno così per quanto mi riguarda. GIOVANNI: scusi ma con quale coraggio lei mi sbatte in faccia tutto queste cose? Io non capisco in che mondo viviamo… ZERO INTERROMPE GIOVANNI ZERO: non mi fraintenda, non ho nulla contro di lei, forse ho troppo contro di me o forse ancora ho troppo contro le possibilità che ho sprecato, lasci stare, vado ora, buona giornata. SCENA 3: *ZERO GIROVAGA NELLA CITTA’ ATTENDENDO CHE GLI PERVENGA UNA PRENOTAZIONE. SI FERMA OER LE 9 AD UNA FONTANA PER BERE E INCONTRA UN’ANZIANA (ROSA) SEDUTA SU UNA PANCHINA* ZERO: che fa? Da le briciole ai piccioni? ROSA: oh sì mio caro, vengo tutti i giorni qui! ZERO: perché? ROSA: ah beh… passo le mie giornate sola in casa. Le mie ore d’aria sono da passare qui, giovanotto. Ci venivo sempre con mio marito. Sono Rosa, comunque. ZERO: Zero piacere. e ora? ROSA: ora, mio caro, mio marito non c’è più e passo qui il tempo, la mattina. Sei molto curioso a quanto vedo. Tu invece? Che fai sfinito in bici alle 9 di mattina? ZERO: io lavoro, signora. Da quando pure mio padre non c’è più e da quando ho lasciato scuola, devo aiutare mamma ad arrivare alla fine del mese, sa… di questi tempi non ce la si cava più di tanto. Non che con mio padre le cose fossero migliori. ROSA: capisco. Ti capisco molto bene. Da quando mio marito non c’è più, sai, mio caro, non so che fare. Con lui mi godevo la pensione, anche se proprio di godersela non era cosa, ma per lo meno riuscivamo a pagare spese mediche e bollette. Non dovresti parlare così di tuo padre, tuttavia. Onoralo anche se ha fatto degli errori. ZERO: non ha fatto degli errori. Non ha fatto proprio niente, è questo il problema. Però ha ragione, non dovrei parlare così di lui…è solo che mia madre mi fa pesare ciò che pensa mio padre potrebbe pensare di me, come se davvero lei sapesse ciò che papà potrebbe aver pensato… ROSA: sai, ragazzo, da quando il mio Ennio è passato a miglior vita, passo tutti i giorni rammentando quanto bene ci si faceva a vicenda, dopo quasi 40 anni di matrimonio si impara a convivere con qualsiasi situazione. Lo si impara a fare insieme, si impara a conoscersi, si giocava a prevedere le nostre risposte con il mio Ennio, sai? Anche se potrà sembrarti scema come cosa o scontata, a me manca molto la sua presenza. Pure
  • 4. se si litigava, pure se ci si arrabbiava e non ci si parlava per settimane intere… non erano le cose brutte che mi facevano dimenticare di tutte quelle belle, non erano le brutte parole che ogni tanto ci si diceva che mi facevano dimenticare i sentimenti che si provavano. Sono vecchia, anche lui lo era quando è morto. Eravamo vecchi e felici di esserlo aggiungerei. ZERO: che sta cercando di dirmi? Mio padre certo, sì mi voleva bene, ma non ha mai fatto nulla per aiutarci e non lo giustifico solo perché ci voleva bene… ROSA: non ti chiedo di assolverlo, ti sto chiedendo di non dimenticare del bene che vi ha voluto. Di sicuro ricorderai il buio che avrai provato quando è morto. Di sicuro sei stato male. E so dirti perché. Sei stato male perché gli volevi bene, anche se non riusciva a fare bene, sai che te ne voleva, che ne voleva anche a tua madre. Non mettere sempre davanti al bene che ci si vuole il male che ci si fa. Ricordalo mio caro. ZERO: non credo di aver capito bene quel che vuole dirmi. Ma ci rifletterò…sa, ho tutta una giornata da passare in bici, qualcosa dovrò pure fare. La ringrazio della conversazione, mi ha rasserenato, per quel che può significare. Mi saluti i suoi amici piccioni! ROSA: uh ma grazie tante. Buona vita mio caro, buona vita. SCENA 4: *SONO LE 16 E ZERO NON HA ANCORA RICEVUTO ORDINAZIONI. SI AFFANNA A GIRARE LE STRADE AFFOLLATE DA AUTO E TAXI. ECCO LA PRIMA ORDINAZIONE DELLA GIORNATA. DEU PIZZE DA CONSEGNARE ENTRO LE 17:30. DURANTE L’ATTESA PER LE PIZZE ZERO PARLA CON UN BAMBINO CHE ATTENDE ANCH’ESSO* ZERO: ma è possibile che le persone vogliano la pizza a quest’ora del pomeriggio? Che cavolo… *ZERO CADE DALLA BICI E SI FA MALE AL POLSO, MA NON CI FA TROPPO CASO E RITORNA A PEDALARE PER ARRIVARE ALLA PIZZERIA* *ZERO ARRIVA ALLA PIZZERIA E ATTNDE L’RODIAZIONE* ZERO: sono qui per le due pizze, le è arrivata l’ordinazione? (*NESSUNO RISPONDE E ZERO SUSSURRA FRA SE’ E SE’:) Pff…pensa un po’ tu questi che nemmeno mi rispondono! BIMBO: scusa ragazzo, hai il polso gonfio. ZERO: lascia stare piccolo, roba da niente, sono abituato. BIMBO: come ti chiami? ZERO: Zero, piccolo. BIMBO: Zero perché ti sei fatto male? ZERO: mi sono fatto male perché faccio un lavoro pericoloso anche se non ci credono in molti a questa cosa che è pericoloso andare in bici a fare consegne… BIBMO: e perché non usi le protezioni? Mamma dice sempre che se vado con la bici sotto casa devo mettere il casco, le cose tonde alle ginocchia e ai gomiti. ZERO: eh… perché non ce le danno. Prima ci fanno lavorare e poi non pensano nemmeno alla sicurezza che dovrebbero assicurarci. Non fare questo lavoro da grande, bimbo. BIMBO: no io da grande farò il poliziotto come papà.
  • 5. ZERO: ecco, bravo. Studia tanto e non fare come me che sono stato un po’ stupido e non ho più voluto fare nulla. Stai aspettando anche tu qualcosa? BIMBO: si, mamma ha preso un panzerotto per me e mi ha detto che potevo prenderlo io. Abito qua sopra, sul palazzo, quindi mamma mi ha lasciato scendere. ZERO: uh le pizze sono pronte. Ciao ciao piccolino! BIMBO: ciao zero! Attento al polso eh! SCENA 5: *ZERO CONSEGNA L’ORDINE E IN PREDA AL DOLORE AL POLSO DECIDE DI TORNARE A CASA, CONSAPEVOLE DI NON AVER CONCLUSO ALTRO CHE UN’ORDINAZIONE OGGI* ZERO: (Giunge in bici all’appartamento e consegna le due pizze, riceve la paga e torna sulla bici) * INDOSSA GLI AURICOLARI E RIPARTE CON LA BICI* ZERO: cacchio, fa male. (si guarda il polso mentre pedala) *ZERO SI FERMA PER CALMARE IL DOLORE. GLI SI AVVICINA UN SENZA TETTO DI COLORE (MASHUDU) CHE GLI PORGE IL SUO AIUTO* MASHUDU: serve mano? Posso dare mano. ZERO: che vuoi tu scusa? MASHUDU: posso metto benda a tua mano ZERO: ah…ok MASHUDU: tu da me tua mano, io tira fuori benda di mio zaino. Tu calmo, ok? ZERO: grazie, davvero. Che ci fai qua? *MENTRE PREPARA LA BENDA MASHUDU RISPONDE* MASHUDU: ah io viene qua italia per lavora e per guerra mio paese. Io in italia 6 anni ormai. Io sa tante cose di italia perché vive in strada e in città, non come genti in casa a non fa niente. Io no trova lavoro quindi io vado in giro per trova posto dove vivere. Pure che è in strada posto dove vivere. Io però aiuta te ora che fa male mano. Dammi mano. Tu no deve andare bici con mano gonfia, tu dovrebbe avere protezione per mano e casco. ZERO: ha ragione, ma nessuno mi da nulla, nemmeno il datore a lavoro. Cosa dovrei fare? Arrabbiarmi? E non posso permettermi protezioni efficaci, quindi…ahia faccia piano con quella benda1 MASHUDU: mio paese vita valore molto importante. Tu non può rischia senza proteggere te. Tu non può fare lavoro di pericolo. Ricorda ragazzo, che vita non controlli tu, vita fa quello che vuole. Tu può solo
  • 6. curare tua salute e ciò che tua vita offre te. Ecco tua benda, no vuole soldi, io voleva aiutare te, attento nelle strade ragazzo. ZERO:(fa silenzio per qualche secondo e poi risponde) lei si merita tanto, mi dispiace per lei e per tutto quello che avrà passato. Vorrei essere umile come lei. si merita tanto, davvero, lo penso. Grazie. Spero che potrà trovare la stabilità che cerca. A presto. Ora me ne torno a casa, non rischio ancora, mi ha dato una bella lezione. Oggi è stata una giornata ricca di lezioni anche grazie a lei, buona fortuna! *ZERO RICOMINCIA A PEDALARE MA FA SMORFIE CON IL VISO PERCHE’ NONOSTANTE LA BENDA CONTINUA A SENTIRE DOLORE AL POLSO DESTRO. SI INTRAVEDE UNA MACCHINA IN LONTANANZA CHE PPROCEDE VELOCE. ZERO NON LA VEDE PERCHE’ E’ OCCUPATO A SISTEMARSI LA BENDA MENTRE PEDALA, POCHI SECONDI DOPO ALZA LO SGUARDO E VEDE IL VEICOLO, NON RIESCE A VIRARE PERCHE’ USA UNA SOLA MANO DATO CHE LA DESTRA GLI FA MALE. LA MACCHINA LO TRAVOLGE. ZERO VIENE SCARVENTATO A BORDO STRADA E SBATTE LA NUCA, CHE ERA SENZA CASCO. ZERO DECEDE.* EPILOGO: dopo la giornata lavorativa e le diverse conversazioni, Zero risente del dolore che gli è stato causato dalla caduta, al polso. In preda al dolore perde di vista la strada e viene travolto da un’auto che sfreccia veloce sulla strada. Zero, privo di casco ed altre protezioni, decede sul colpo. Medesima sorte di tanta gente che, da rider e senza protezioni che dovrebbero essergli fornite, si infortuna anche gravemente.