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Nella maggior parte dei casi, il teatro si incontra per la prima volta nella vita in veste di spettatori, e per buona
parte delle nuove generazioni, l'occasione di incontro con il teatro avviene quasi esclusivamente attraverso
il mondo della scuola. Incontro prezioso, quando avviene, e che non poco spesso ha determinato la nascita
di passioni e vocazioni per attori e registi dalla straordinaria carriera. È indubbio che la contemporaneità,
nonché la dolorosa contingenza che viviamo, hanno assottigliato di molto le opportunità di quest'incontro.
Le cause sono tante e non è questa la sede per discuterne, ma è indubbio che il mondo giovanile, ben prima
dell'emergenza che viviamo, è sempre meno indirizzato verso il teatro come forma di promozione umana
ancor prima che culturale.
Il lavoro qui presentato, "Il bivio", prima della sua specificità scenica e narrativa nasce da una felice eccezione
nel solco del rapporto tra le istituzioni scolastiche e il teatro. Le ragazze che lo hanno pensato e progettato
non hanno preso contatto col teatro secondo la canonica sequela della fruizione da spettatori, ma sono
entrate nella dimensione teatrale in veste di autrici. Sta qui il forte valore aggiunto di questa piccola opera,
il cui spessore è costituito da livelli multipli di coinvolgimento. Ma è la dinamica creatrice, la costruzione della
storia e l'immaginario da cui attinge il centro pulsante di questo progetto, che è ad un tempo letterario,
pedagogico e civile.
Quindi sarebbe madornale derubricare questo lavoro a poco più di un'attività scolastica, perché di mezzo c'è,
appunto, il Teatro e la sua essenza.
Il teatro è un 'miracolo'. È il primo 'miracolo' della cultura umana, la prima dinamica creativa a coinvolgere
l'essere umano nella sua condizione esistenziale e sociale, la prima dimensione partecipativa della morale: il
miracolo è "il falso che svela e mostra la verità" (anche quando questa trascolora nel dubbio); è la finzione
della rappresentazione che indica il vero per tutti, lo condivide e lo fissa, facendone un elemento valoriale,
identitario e, soprattutto, regolatore per la società tutta.
Il miracolo del teatro, in quanto tale, va ascritto non a caso alla dimensione del sacro, che è esattamente
l'alveo in cui il teatro è nato venticinque secoli fa, ma che si ripete, accade, tutte le volte che una mente
umana progetta una finzione per illustrare una realtà, un problema. Ed è quindi anche quello che è avvenuto,
per l'ennesima volta, nella scrittura di questa piccola 'piéce' da parte di due alunne insieme a dei loro docenti.
Ha scritto un uomo notevole che rispondeva al nome di Martin Heidegger: "Ogni uomo (e ogni donna) è
centro del mondo" e quindi ogni esperienza è un'epifania, un inizio antico e nuovo nel medesimo tempo. E
più che mai, diciamo noi, quando un uomo o una donna si stanno costruendo, come in una scuola, per
'esserci', in quel mondo, e per cambiarlo in meglio. Ed è proprio con la loro 'centralità' (fenomenologica
quanto si vuole) che le giovani autrici de 'Il Bivio' hanno incontrato il 'miracolo' del teatro, vivendolo da
protagoniste e da creative, rinnovando in loro e per gli altri la consegna di una delle più straordinarie
invenzioni della storia umana: fingere per mostrare la verità, che nell'ultimo secolo è diventato anche
l'imperativo del grande cinema.
Ma tutto quello che fin qui si è sostenuto non sarebbe che poco più di un orpello se il coinvolgimento
nell'elaborazione e la sceneggiatura di questo soggetto non avesse riguardato proprio una dimensione di
tragedia, di fronte alla quale le ragazze sono state poste da un'istanza di civiltà che sta alla base del nostro
sforzo (o della nostra pretesa) di essere un Paese avanzato.
Il lavoro è il valore sul quale si basa la nostra Costituzione, la nostra Repubblica, la nostra identità nel mondo.
È la categoria che ha fatto del nostro Paese uno dei più prosperi sulla Terra nonostante la mancanza di risorse
naturali, e che ci permette di essere annoverati tra i primi sette paesi più ricchi (nonostante tutto...),
definendo la nostra libertà e la nostra dignità. Ebbene, come è possibile che questo valore fondamentale
della nostra esistenza, della nostra civiltà, nel XXI secolo, sia eroso da condizioni e mancanze da paese
ottocentesco che si risolvono spesso in tragedie?
'Tragedia' è parola che usiamo per indicare disgrazie di ogni tipo, ed è parola del Teatro, proprio di 'quel
primo' Teatro del miracolo, e sta ad indicare il rapporto dell'uomo con la morte e la mortificazione nel
momento in cui ha più tensione alla vita, si batte per la vita, sua o di qualcun altro. È la condizione estrema
2
in cui ricade l'esistenza umana, individuata, isolata e mostrata continuamente dal Teatro (e poi dal cinema)
come verità e problema.
Una morte sul lavoro, ovvero la morte che avviene in un momento 'vissuto per vivere' è una delle
contraddizioni più profonde del nostro tempo e del nostro Paese che, come abbiamo detto, vede nel lavoro
il suo valore fondante ed esistenziale. È un problema, una verità che bisogna mostrare finché non finirà di
essere tale. Compresa tra gli estremi della condizione umana, la morte sul lavoro è di per sé, bruciantemente,
altrettanto pregna di significante teatrale nel senso più profondo che abbiamo già descritto: affrontando
questo tema in teatro se ne fissa e se ne mostra solennemente la problematicità, la 'verità' e l'urgenza di una
risposta in termini perentoriamente civili.
Ed è quello che si è cercato di fare, secondo noi con successo, ne 'Il Bivio' che qui presentiamo e che
rappresenta un momento importante di tutto ciò che abbiamo voluto ricostruire in questo scritto. Con un
approccio che ammicca alla "quarta porta" come metodo scenico, "Il bivio" è una ferma e sana protesta
contro una delle più profonde vergogne della nostra società e al tempo stesso un elogio al teatro che se ne
fa carico.
Un famoso economista italiano, Federico Caffè, maestro dell'attuale Presidente del Consiglio, in un suo studio
ebbe ad annoverare l'esistenza di teatri e la loro frequentazione come indice primario di assetto economico
avanzato e di crescita civile di un territorio.
Tanto più avanzato e civile, aggiungiamo noi, se il Teatro ed i teatri si moltiplicheranno e continueranno ad
assumersi il compito di mettere in scena un problema assoluto di civiltà come quello che affronta 'Il bivio'.
Cosma Cafueri
3
IL BIVIO
ATTO UNICO
di
Antonella Damiani - Antonella Lazzaro
PERSONAGGI
MARIA (mamma di FRANCESCA)
MICHELE (datore di lavoro)
FRANCESCA (figlia di MARIA)
FRANCESCA 2 (figlia dodicenne di MARIA)
RAFFAELE (marito FRANCESCA)
LUIGI ROSSI (professore esami di stato)
SABRINA VERDI (professoressa esami di stato)
ALESSANDRA MARRONE (professoressa esami di stato)
COMMESSA (negozio di MICHELE)
SOGGETTO
FRANCESCA ha 22 anni e sta sostenendo gli esami di Stato. Quando aveva 12 anni, perse la mamma MARIA
a causa di un incidente sul lavoro. Infatti MARIA, mentre lavorava ad un quadro elettrico senza le adeguate
protezioni, rimase folgorata. MARIA, fu abbandonata dal marito quando FRANCESCA aveva 10 anni.
Rimasta sola e senza reddito, fu costretta ad accettare un lavoro in nero. Passano degli anni e FRANCESCA,
che aveva interrotto gli studi, si sposa con RAFFAELE e ha una bambina. RAFFAELE, che l’ama molto e
conosce la sua storia, la esorta a completare gli studi e a prendere il diploma accudendo lui la bimba
mentre FRANCESCA studia. Mentre festeggiano il successo di FRANCESCA, diplomatasi con il massimo dei
voti, RAFFAELE non riesce a nascondere un’espressione di tristezza. Alla domanda di FRANCESCA sulle
ragioni della sua malinconia RAFFAELE le confessa i suoi pensieri e le riferisce che le sue attività vanno
male, che i soldi sono pochi e che non riusciranno ad arrivare alla fine del mese. FRANCESCA di slancio lo
rincuora e gli dice che cercherà subito di trovare un lavoro.
Una mattina FRANCESCA entra nella sede di un’azienda e chiede alla COMMESSA se necessitano di un
elettricista altrimenti dovrà vendere i pochi ricordi che indossa appartenuti a sua madre. La ragazza chiama
il suo titolare MICHELE, lui si avvicina a FRANCESCA e mentre le parla, venendo a sapere della sua
condizione, le offre di lavorare da lui. Un dubbio però lo assale: FRANCESCA rassomiglia moltissimo ad una
sua ex dipendente che aveva perso la vita durante un lavoro che le aveva commissionato e per questo
ancora non si dà pace.
A FRANCESCA, che a sua volta ha riconosciuto MICHELE, torna in mente la scena terribile di sua madre per
terra priva di sensi.
FRANCESCA risponde a MICHELE che ci penserà e, tornata a casa in solitudine, scrive una lettera a sua madre.
4
IL BIVIO
Il palco è diviso in due parti ma non c’è una parete. A sinistra la storia di FRANCESCA, a destra quella di
MARIA (con abiti che rendano la scena monocromatica). Tra loro, il datore di lavoro vestito per metà anni
‘80 e metà monocromatico (per metà si intende quella verticale).
La storia principale è quella di FRANCESCA. La zona destra del palco sarà illuminata solo quando
FRANCESCA parlerà della madre, rappresentando il passato e dunque i flashback di Francesca.
SCENA 1
Francesca è seduta davanti alla commissione d’esame
PROF. ROSSI (con tono rassicurante): Ti faccio l’ultima domanda…se rispondi correttamente hai concluso
l’esame davvero in modo brillante
FRANCESCA (sospirando): D’accordo prof, ci provo!
PROF. ROSSI: Cosa è un interruttore magnetotermico?
FRANCESCA: L’interruttore magnetotermico è un dispositivo di sicurezza usato negli impianti elettrici per
proteggere una linea elettrica dal corto circuito o dalle sovracorrenti. Normalmente viene inserito nei
quadri elettrici domestici o industriali
PROF.SSA VERDI (con espressione sorridente): Questa era l’ultima domanda, signorina può alzarsi.
Francesca si alza e guarda la commissione.
PROF.SSA MARRONE (con aria soddisfatta): Ottimo lavoro!
FRANCESCA (sospirando): Ho fatto tanti sacrifici per raggiungere questo obiettivo...vi ringrazio.
Raffaele entra in scena e i professori vanno via.
Francesca si gira e vede suo marito.
FRANCESCA (soddisfatta e felice abbracciandolo): Amore, ce l’ho fatta!
RAFFAELE (accarezzando il volto della moglie): Non avevo dubbi! Sei la persona più determinata che
conosco!
Raffaele guarda la moglie malinconico. Francesca lo guarda negli occhi.
FRANCESCA (preoccupata e perplessa): C’è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi!
RAFFAELE: Non voglio rovinare questo giorno per te speciale perché avrei voluto festeggiare e farti un
regalo ma... non ce la faccio più a mentirti, i soldi sono pochi e non arriveremo neanche a fine mese.
Silenzio. Francesca lo guarda triste
FRANCESCA (con voce rassicurante): Pensiamo positivo! Ora che sono riuscita a diplomarmi mi metterò
subito alla ricerca di un lavoro. Vedrai le cose si aggiusteranno. Raffaele vai tu a prendere la bambina
all’asilo e poi andate a casa. Io nel frattempo vado a fare la spesa.
5
SCENA 2
Si illumina la zona destra del palco. Maria parla con il datore di lavoro accompagnata da sua figlia.
MARIA (molto preoccupata): signor MICHELE, io ho davvero bisogno di questo lavoro perché mio marito mi
ha abbandonata e, come vede, ho una figlia da crescere.
MICHELE (con aria seccata): in questo momento siamo al completo, non saprei come aiutarti.
Maria ha le lacrime agli occhi.
MARIA (supplichevole): La prego signor Michele mi aiuti, per me va bene qualsiasi cosa, anche in nero.
Accetterei tutto, sono disposta a lavorare anche più ore del normale.
MICHELE (interessato): Mah...forse... ti potrei proporre la manutenzione di un grosso quadro elettrico che
sta dando un sacco di problemi per sbalzi di tensione in un’azienda di un amico mio. In questo momento
però dovrai lavorare in nero, non ti posso assicurare, magari più in là vediamo cosa si potrà fare.
MARIA (felice): Grazie assai! Signor Michele non so come ringraziarla. Quando comincio? Devo portare
qualcosa?
MICHELE: No, non serve niente, me la vedo io. Domani mattina ci vediamo qui alle sette.
Si abbassano le luci
SCENA 3
Si illumina Il lato sinistro del palco.
Francesca, ha intenzione di cercare un lavoro e, nel caso non riuscisse a trovarlo, venderà a malincuore i
gioielli di sua madre che ha indossato quel giorno per lei importante, per sentirla vicino. Passa davanti ad un
negozio di elettricità e piccole riparazioni elettriche ed entra
FRANCESCA: Buongiorno... C’è qualcuno?
COMMESSA: Si certo, cosa desidera?
FRANCESCA (intimidita): Volevo sapere se aveste bisogno di un elettricista. Mi sono appena diplomata e ho
tanto bisogno di lavorare.
COMMESSA (distaccata): Senti non mi sembra che abbiamo bisogno di qualcuno. Qua ogni giorno è un
viavai...
FRANCESCA (supplichevole): Senta, io ho bisogno di soldi, devo lavorare. Ho una bambina piccola da
crescere e se non trovo un lavoro sarò costretta a vendere questi pochi ricordi di mia madre che indosso.
Ma lei non può proprio aiutarmi?? La preeego!
COMMESSA: Io non la posso aiutare. Provo a chiamare il titolare. Signor Micheleee? Può venire un attimo?
MICHELE: Arrivo, che succede?
6
COMMESSA: Questa signorina mi chiede se abbiamo bisogno di un elettricista, ma io le ho detto che non
abbiamo bisogno di nessuno.
Michele si accorge che quella ragazza appena entrata assomiglia tanto a Maria, la sua dipendente che dieci
anni prima ha perso la vita in un incidente sul lavoro. Anche Francesca ha l’impressione di conoscerlo.
MICHELE (incuriosito): Come si chiama signorina?
FRANCESCA: Mi chiamo Francesca Mascati. Sa, io da poco ho preso il diploma da elettricista con il massimo
dei voti. La prego mi aiuti, ho davvero bisogno di lavorare, anche perché ho una bambina piccola e con il
lavoro di mio marito non arriviamo alla fine del mese. Ha qualcosa da farmi fare?
MICHELE: Mah...forse...ti potrei proporre la manutenzione del quadro elettrico che sta dando un sacco di
problemi per sbalzi di tensione. In questo momento però non ti posso assicurare, devi lavorare in nero...Ti
devi accontentare. Magari più in là vediamo cosa si potrà fare!
Michele pensieroso, si mette la mano sulla fronte, ricordando di aver già pronunciato quelle stesse parole
qualche anno prima. Francesca, incredula.
FRANCESCA: Va bene signor Michele, ne parlo con mio marito e le faccio sapere al più presto.
Buio
SCENA 4
Si illumina il lato destro del palco e Michele (al centro del palco) si gira verso la parte illuminata.
MICHELE: Questo è il quadro da riparare, mi raccomando stai attenta, che per la fretta mi sono dimenticato
i guanti a casa.
MARIA: Ma figurati Michele, che deve succedere, basta che sto attenta. Non è la prima volta!
Michele però, per favore, nel frattempo dai un occhio alla bambina che non sapevo dove lasciare.
Michele e Francesca 2 escono di scena.
MARIA (urlando): aaaaahhhh
Lampo di luce e contemporaneamente tonfo di un corpo che cade a terra.
Michele rientra in scena correndo per vedere cosa sia accaduto.
Vede Maria a terra, inerme, e prova a rianimarla.
MICHELE (terrorizzato): Mariaaa! Mariaaaaa! Noooooooo
Dietro Michele c’è la piccola Francesca che inizia a piangere, cerca di avvicinarsi per abbracciare la mamma
ma Michele la trattiene.
FRANCESCA 2 (piangendo disperata): uaaaaahhhh, uaaaahhhh
7
Michele l’abbraccia, la prende per mano e si dirigono nella metà buia del palco.
Buio totale.
SCENA 5
Luce spot su Francesca, seduta per terra al centro del palco mentre scrive una lettera. Le due metà del palco
vengono illuminate in penombra: Maria è stesa a terra priva di vita e Michele tiene la mano alla piccola
Francesca.
FRANCESCA (mentre scrive, legge): Cara mamma, seguirò sempre i tuoi consigli anche se, purtroppo, non
sei più con me fisicamente: so che mi vedi.
Il tuo esempio di non fare domande, però, non lo seguirò, anzi!
Sono e sarò totalmente il tuo contrario!
Farò sempre domande, e anche tante: devo essere sicura su tutto!
Ora ho 22 anni, mi sono diplomata in ritardo perché non riuscivo a studiare: mi mancavi troppo, ma
l’importante è avercela fatta. L’ho fatto anche per te!
Ora, ho un marito ed una figlia, l’ho chiamata Maria, per mantenere sempre vivo il tuo ricordo.
Io so per certo che mio marito mi ama e che non mi lascerà sola come ha fatto papà con noi, lui mi dà tante
certezze. Anche se, con i problemi economici la nostra vita non è facile.
Ora capisco come ti sentivi quando ti dicevo “mammina, sei mia”, mi si scioglie il cuore ogni volta che mia
figlia lo dice a me.
Ho incontrato Michele... sì proprio lui! Mi ha offerto un lavoro, ma io non mi fido. Ora sono ad un bivio, non
so che fare, non so se accettare.
Ti ringrazio per le cose che mi hai lasciato, ma come ben sai, avrei voluto te piuttosto che tuoi ricordi.
Per me una carezza, un bacio, una coccola della mamma sono insostituibili.
Vorrei tanto che tu fossi qui con me.
Mi manchi.
Cosa devo fare mamma?
Buio su Francesca
SIPARIO
L’opera teatrale “Il Bivio” è stata ideata e realizzata dalle alunne Antonella Damiani e Antonella Lazzaro di
classe III B indirizzo “servizi per la Cultura e lo Spettacolo” durante le lezioni dei docenti:
Cafueri, La Torre, Lorusso, Regano e Scura

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43 Santarella De Lilla Il bivio

  • 1. 1 Nella maggior parte dei casi, il teatro si incontra per la prima volta nella vita in veste di spettatori, e per buona parte delle nuove generazioni, l'occasione di incontro con il teatro avviene quasi esclusivamente attraverso il mondo della scuola. Incontro prezioso, quando avviene, e che non poco spesso ha determinato la nascita di passioni e vocazioni per attori e registi dalla straordinaria carriera. È indubbio che la contemporaneità, nonché la dolorosa contingenza che viviamo, hanno assottigliato di molto le opportunità di quest'incontro. Le cause sono tante e non è questa la sede per discuterne, ma è indubbio che il mondo giovanile, ben prima dell'emergenza che viviamo, è sempre meno indirizzato verso il teatro come forma di promozione umana ancor prima che culturale. Il lavoro qui presentato, "Il bivio", prima della sua specificità scenica e narrativa nasce da una felice eccezione nel solco del rapporto tra le istituzioni scolastiche e il teatro. Le ragazze che lo hanno pensato e progettato non hanno preso contatto col teatro secondo la canonica sequela della fruizione da spettatori, ma sono entrate nella dimensione teatrale in veste di autrici. Sta qui il forte valore aggiunto di questa piccola opera, il cui spessore è costituito da livelli multipli di coinvolgimento. Ma è la dinamica creatrice, la costruzione della storia e l'immaginario da cui attinge il centro pulsante di questo progetto, che è ad un tempo letterario, pedagogico e civile. Quindi sarebbe madornale derubricare questo lavoro a poco più di un'attività scolastica, perché di mezzo c'è, appunto, il Teatro e la sua essenza. Il teatro è un 'miracolo'. È il primo 'miracolo' della cultura umana, la prima dinamica creativa a coinvolgere l'essere umano nella sua condizione esistenziale e sociale, la prima dimensione partecipativa della morale: il miracolo è "il falso che svela e mostra la verità" (anche quando questa trascolora nel dubbio); è la finzione della rappresentazione che indica il vero per tutti, lo condivide e lo fissa, facendone un elemento valoriale, identitario e, soprattutto, regolatore per la società tutta. Il miracolo del teatro, in quanto tale, va ascritto non a caso alla dimensione del sacro, che è esattamente l'alveo in cui il teatro è nato venticinque secoli fa, ma che si ripete, accade, tutte le volte che una mente umana progetta una finzione per illustrare una realtà, un problema. Ed è quindi anche quello che è avvenuto, per l'ennesima volta, nella scrittura di questa piccola 'piéce' da parte di due alunne insieme a dei loro docenti. Ha scritto un uomo notevole che rispondeva al nome di Martin Heidegger: "Ogni uomo (e ogni donna) è centro del mondo" e quindi ogni esperienza è un'epifania, un inizio antico e nuovo nel medesimo tempo. E più che mai, diciamo noi, quando un uomo o una donna si stanno costruendo, come in una scuola, per 'esserci', in quel mondo, e per cambiarlo in meglio. Ed è proprio con la loro 'centralità' (fenomenologica quanto si vuole) che le giovani autrici de 'Il Bivio' hanno incontrato il 'miracolo' del teatro, vivendolo da protagoniste e da creative, rinnovando in loro e per gli altri la consegna di una delle più straordinarie invenzioni della storia umana: fingere per mostrare la verità, che nell'ultimo secolo è diventato anche l'imperativo del grande cinema. Ma tutto quello che fin qui si è sostenuto non sarebbe che poco più di un orpello se il coinvolgimento nell'elaborazione e la sceneggiatura di questo soggetto non avesse riguardato proprio una dimensione di tragedia, di fronte alla quale le ragazze sono state poste da un'istanza di civiltà che sta alla base del nostro sforzo (o della nostra pretesa) di essere un Paese avanzato. Il lavoro è il valore sul quale si basa la nostra Costituzione, la nostra Repubblica, la nostra identità nel mondo. È la categoria che ha fatto del nostro Paese uno dei più prosperi sulla Terra nonostante la mancanza di risorse naturali, e che ci permette di essere annoverati tra i primi sette paesi più ricchi (nonostante tutto...), definendo la nostra libertà e la nostra dignità. Ebbene, come è possibile che questo valore fondamentale della nostra esistenza, della nostra civiltà, nel XXI secolo, sia eroso da condizioni e mancanze da paese ottocentesco che si risolvono spesso in tragedie? 'Tragedia' è parola che usiamo per indicare disgrazie di ogni tipo, ed è parola del Teatro, proprio di 'quel primo' Teatro del miracolo, e sta ad indicare il rapporto dell'uomo con la morte e la mortificazione nel momento in cui ha più tensione alla vita, si batte per la vita, sua o di qualcun altro. È la condizione estrema
  • 2. 2 in cui ricade l'esistenza umana, individuata, isolata e mostrata continuamente dal Teatro (e poi dal cinema) come verità e problema. Una morte sul lavoro, ovvero la morte che avviene in un momento 'vissuto per vivere' è una delle contraddizioni più profonde del nostro tempo e del nostro Paese che, come abbiamo detto, vede nel lavoro il suo valore fondante ed esistenziale. È un problema, una verità che bisogna mostrare finché non finirà di essere tale. Compresa tra gli estremi della condizione umana, la morte sul lavoro è di per sé, bruciantemente, altrettanto pregna di significante teatrale nel senso più profondo che abbiamo già descritto: affrontando questo tema in teatro se ne fissa e se ne mostra solennemente la problematicità, la 'verità' e l'urgenza di una risposta in termini perentoriamente civili. Ed è quello che si è cercato di fare, secondo noi con successo, ne 'Il Bivio' che qui presentiamo e che rappresenta un momento importante di tutto ciò che abbiamo voluto ricostruire in questo scritto. Con un approccio che ammicca alla "quarta porta" come metodo scenico, "Il bivio" è una ferma e sana protesta contro una delle più profonde vergogne della nostra società e al tempo stesso un elogio al teatro che se ne fa carico. Un famoso economista italiano, Federico Caffè, maestro dell'attuale Presidente del Consiglio, in un suo studio ebbe ad annoverare l'esistenza di teatri e la loro frequentazione come indice primario di assetto economico avanzato e di crescita civile di un territorio. Tanto più avanzato e civile, aggiungiamo noi, se il Teatro ed i teatri si moltiplicheranno e continueranno ad assumersi il compito di mettere in scena un problema assoluto di civiltà come quello che affronta 'Il bivio'. Cosma Cafueri
  • 3. 3 IL BIVIO ATTO UNICO di Antonella Damiani - Antonella Lazzaro PERSONAGGI MARIA (mamma di FRANCESCA) MICHELE (datore di lavoro) FRANCESCA (figlia di MARIA) FRANCESCA 2 (figlia dodicenne di MARIA) RAFFAELE (marito FRANCESCA) LUIGI ROSSI (professore esami di stato) SABRINA VERDI (professoressa esami di stato) ALESSANDRA MARRONE (professoressa esami di stato) COMMESSA (negozio di MICHELE) SOGGETTO FRANCESCA ha 22 anni e sta sostenendo gli esami di Stato. Quando aveva 12 anni, perse la mamma MARIA a causa di un incidente sul lavoro. Infatti MARIA, mentre lavorava ad un quadro elettrico senza le adeguate protezioni, rimase folgorata. MARIA, fu abbandonata dal marito quando FRANCESCA aveva 10 anni. Rimasta sola e senza reddito, fu costretta ad accettare un lavoro in nero. Passano degli anni e FRANCESCA, che aveva interrotto gli studi, si sposa con RAFFAELE e ha una bambina. RAFFAELE, che l’ama molto e conosce la sua storia, la esorta a completare gli studi e a prendere il diploma accudendo lui la bimba mentre FRANCESCA studia. Mentre festeggiano il successo di FRANCESCA, diplomatasi con il massimo dei voti, RAFFAELE non riesce a nascondere un’espressione di tristezza. Alla domanda di FRANCESCA sulle ragioni della sua malinconia RAFFAELE le confessa i suoi pensieri e le riferisce che le sue attività vanno male, che i soldi sono pochi e che non riusciranno ad arrivare alla fine del mese. FRANCESCA di slancio lo rincuora e gli dice che cercherà subito di trovare un lavoro. Una mattina FRANCESCA entra nella sede di un’azienda e chiede alla COMMESSA se necessitano di un elettricista altrimenti dovrà vendere i pochi ricordi che indossa appartenuti a sua madre. La ragazza chiama il suo titolare MICHELE, lui si avvicina a FRANCESCA e mentre le parla, venendo a sapere della sua condizione, le offre di lavorare da lui. Un dubbio però lo assale: FRANCESCA rassomiglia moltissimo ad una sua ex dipendente che aveva perso la vita durante un lavoro che le aveva commissionato e per questo ancora non si dà pace. A FRANCESCA, che a sua volta ha riconosciuto MICHELE, torna in mente la scena terribile di sua madre per terra priva di sensi. FRANCESCA risponde a MICHELE che ci penserà e, tornata a casa in solitudine, scrive una lettera a sua madre.
  • 4. 4 IL BIVIO Il palco è diviso in due parti ma non c’è una parete. A sinistra la storia di FRANCESCA, a destra quella di MARIA (con abiti che rendano la scena monocromatica). Tra loro, il datore di lavoro vestito per metà anni ‘80 e metà monocromatico (per metà si intende quella verticale). La storia principale è quella di FRANCESCA. La zona destra del palco sarà illuminata solo quando FRANCESCA parlerà della madre, rappresentando il passato e dunque i flashback di Francesca. SCENA 1 Francesca è seduta davanti alla commissione d’esame PROF. ROSSI (con tono rassicurante): Ti faccio l’ultima domanda…se rispondi correttamente hai concluso l’esame davvero in modo brillante FRANCESCA (sospirando): D’accordo prof, ci provo! PROF. ROSSI: Cosa è un interruttore magnetotermico? FRANCESCA: L’interruttore magnetotermico è un dispositivo di sicurezza usato negli impianti elettrici per proteggere una linea elettrica dal corto circuito o dalle sovracorrenti. Normalmente viene inserito nei quadri elettrici domestici o industriali PROF.SSA VERDI (con espressione sorridente): Questa era l’ultima domanda, signorina può alzarsi. Francesca si alza e guarda la commissione. PROF.SSA MARRONE (con aria soddisfatta): Ottimo lavoro! FRANCESCA (sospirando): Ho fatto tanti sacrifici per raggiungere questo obiettivo...vi ringrazio. Raffaele entra in scena e i professori vanno via. Francesca si gira e vede suo marito. FRANCESCA (soddisfatta e felice abbracciandolo): Amore, ce l’ho fatta! RAFFAELE (accarezzando il volto della moglie): Non avevo dubbi! Sei la persona più determinata che conosco! Raffaele guarda la moglie malinconico. Francesca lo guarda negli occhi. FRANCESCA (preoccupata e perplessa): C’è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi! RAFFAELE: Non voglio rovinare questo giorno per te speciale perché avrei voluto festeggiare e farti un regalo ma... non ce la faccio più a mentirti, i soldi sono pochi e non arriveremo neanche a fine mese. Silenzio. Francesca lo guarda triste FRANCESCA (con voce rassicurante): Pensiamo positivo! Ora che sono riuscita a diplomarmi mi metterò subito alla ricerca di un lavoro. Vedrai le cose si aggiusteranno. Raffaele vai tu a prendere la bambina all’asilo e poi andate a casa. Io nel frattempo vado a fare la spesa.
  • 5. 5 SCENA 2 Si illumina la zona destra del palco. Maria parla con il datore di lavoro accompagnata da sua figlia. MARIA (molto preoccupata): signor MICHELE, io ho davvero bisogno di questo lavoro perché mio marito mi ha abbandonata e, come vede, ho una figlia da crescere. MICHELE (con aria seccata): in questo momento siamo al completo, non saprei come aiutarti. Maria ha le lacrime agli occhi. MARIA (supplichevole): La prego signor Michele mi aiuti, per me va bene qualsiasi cosa, anche in nero. Accetterei tutto, sono disposta a lavorare anche più ore del normale. MICHELE (interessato): Mah...forse... ti potrei proporre la manutenzione di un grosso quadro elettrico che sta dando un sacco di problemi per sbalzi di tensione in un’azienda di un amico mio. In questo momento però dovrai lavorare in nero, non ti posso assicurare, magari più in là vediamo cosa si potrà fare. MARIA (felice): Grazie assai! Signor Michele non so come ringraziarla. Quando comincio? Devo portare qualcosa? MICHELE: No, non serve niente, me la vedo io. Domani mattina ci vediamo qui alle sette. Si abbassano le luci SCENA 3 Si illumina Il lato sinistro del palco. Francesca, ha intenzione di cercare un lavoro e, nel caso non riuscisse a trovarlo, venderà a malincuore i gioielli di sua madre che ha indossato quel giorno per lei importante, per sentirla vicino. Passa davanti ad un negozio di elettricità e piccole riparazioni elettriche ed entra FRANCESCA: Buongiorno... C’è qualcuno? COMMESSA: Si certo, cosa desidera? FRANCESCA (intimidita): Volevo sapere se aveste bisogno di un elettricista. Mi sono appena diplomata e ho tanto bisogno di lavorare. COMMESSA (distaccata): Senti non mi sembra che abbiamo bisogno di qualcuno. Qua ogni giorno è un viavai... FRANCESCA (supplichevole): Senta, io ho bisogno di soldi, devo lavorare. Ho una bambina piccola da crescere e se non trovo un lavoro sarò costretta a vendere questi pochi ricordi di mia madre che indosso. Ma lei non può proprio aiutarmi?? La preeego! COMMESSA: Io non la posso aiutare. Provo a chiamare il titolare. Signor Micheleee? Può venire un attimo? MICHELE: Arrivo, che succede?
  • 6. 6 COMMESSA: Questa signorina mi chiede se abbiamo bisogno di un elettricista, ma io le ho detto che non abbiamo bisogno di nessuno. Michele si accorge che quella ragazza appena entrata assomiglia tanto a Maria, la sua dipendente che dieci anni prima ha perso la vita in un incidente sul lavoro. Anche Francesca ha l’impressione di conoscerlo. MICHELE (incuriosito): Come si chiama signorina? FRANCESCA: Mi chiamo Francesca Mascati. Sa, io da poco ho preso il diploma da elettricista con il massimo dei voti. La prego mi aiuti, ho davvero bisogno di lavorare, anche perché ho una bambina piccola e con il lavoro di mio marito non arriviamo alla fine del mese. Ha qualcosa da farmi fare? MICHELE: Mah...forse...ti potrei proporre la manutenzione del quadro elettrico che sta dando un sacco di problemi per sbalzi di tensione. In questo momento però non ti posso assicurare, devi lavorare in nero...Ti devi accontentare. Magari più in là vediamo cosa si potrà fare! Michele pensieroso, si mette la mano sulla fronte, ricordando di aver già pronunciato quelle stesse parole qualche anno prima. Francesca, incredula. FRANCESCA: Va bene signor Michele, ne parlo con mio marito e le faccio sapere al più presto. Buio SCENA 4 Si illumina il lato destro del palco e Michele (al centro del palco) si gira verso la parte illuminata. MICHELE: Questo è il quadro da riparare, mi raccomando stai attenta, che per la fretta mi sono dimenticato i guanti a casa. MARIA: Ma figurati Michele, che deve succedere, basta che sto attenta. Non è la prima volta! Michele però, per favore, nel frattempo dai un occhio alla bambina che non sapevo dove lasciare. Michele e Francesca 2 escono di scena. MARIA (urlando): aaaaahhhh Lampo di luce e contemporaneamente tonfo di un corpo che cade a terra. Michele rientra in scena correndo per vedere cosa sia accaduto. Vede Maria a terra, inerme, e prova a rianimarla. MICHELE (terrorizzato): Mariaaa! Mariaaaaa! Noooooooo Dietro Michele c’è la piccola Francesca che inizia a piangere, cerca di avvicinarsi per abbracciare la mamma ma Michele la trattiene. FRANCESCA 2 (piangendo disperata): uaaaaahhhh, uaaaahhhh
  • 7. 7 Michele l’abbraccia, la prende per mano e si dirigono nella metà buia del palco. Buio totale. SCENA 5 Luce spot su Francesca, seduta per terra al centro del palco mentre scrive una lettera. Le due metà del palco vengono illuminate in penombra: Maria è stesa a terra priva di vita e Michele tiene la mano alla piccola Francesca. FRANCESCA (mentre scrive, legge): Cara mamma, seguirò sempre i tuoi consigli anche se, purtroppo, non sei più con me fisicamente: so che mi vedi. Il tuo esempio di non fare domande, però, non lo seguirò, anzi! Sono e sarò totalmente il tuo contrario! Farò sempre domande, e anche tante: devo essere sicura su tutto! Ora ho 22 anni, mi sono diplomata in ritardo perché non riuscivo a studiare: mi mancavi troppo, ma l’importante è avercela fatta. L’ho fatto anche per te! Ora, ho un marito ed una figlia, l’ho chiamata Maria, per mantenere sempre vivo il tuo ricordo. Io so per certo che mio marito mi ama e che non mi lascerà sola come ha fatto papà con noi, lui mi dà tante certezze. Anche se, con i problemi economici la nostra vita non è facile. Ora capisco come ti sentivi quando ti dicevo “mammina, sei mia”, mi si scioglie il cuore ogni volta che mia figlia lo dice a me. Ho incontrato Michele... sì proprio lui! Mi ha offerto un lavoro, ma io non mi fido. Ora sono ad un bivio, non so che fare, non so se accettare. Ti ringrazio per le cose che mi hai lasciato, ma come ben sai, avrei voluto te piuttosto che tuoi ricordi. Per me una carezza, un bacio, una coccola della mamma sono insostituibili. Vorrei tanto che tu fossi qui con me. Mi manchi. Cosa devo fare mamma? Buio su Francesca SIPARIO L’opera teatrale “Il Bivio” è stata ideata e realizzata dalle alunne Antonella Damiani e Antonella Lazzaro di classe III B indirizzo “servizi per la Cultura e lo Spettacolo” durante le lezioni dei docenti: Cafueri, La Torre, Lorusso, Regano e Scura