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OPERA ARMIDA BARELLI
ROVERETO
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
CORSO PER OPERATORE SOCIO SANITARIO
SEDI DI LEVICO TERME
PREVENZIONE E SICUREZZA
(Modulo Generale 4 – Unità Didattica n° 1)
1° CICLO
A cura di: Ivano Zampedri
Data di pubblicazione: 30 settembre 2014
Materiale didattico ad uso interno
Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio-sanitario
Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana
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Al termine di questa attività didattica sarete in grado di:
 Individuare i rischi connessi all'attività dell'O.S.S. rispetto alle più comuni infezioni per se
e l'utente e descrivere gli interventi per ridurli.
 Descrivere i rischi relativi agli ambienti di vita e di cura ed i sistemi di prevenzione e di
protezione per garantire la sicurezza ed il comfort alla persona assistita e agli operatori.
INDICE
Concetto di rischio e pericolo________________________________________________pag. 3
Principali rischi ospedalieri _________________________________________________pag. 5
I microrganismi __________________________________________________________pag. 6
Principali definizioni in igiene _______________________________________________pag. 11
Catena delle infezioni______________________________________________________pag. 12
Difese contro le infezioni ___________________________________________________pag. 17
Vaccinazioni_____________________________________________________________pag. 18
Immunoprofilassi passiva___________________________________________________pag. 20
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 21
Infezioni correlate alle pratiche assistenziali ____________________________________pag. 22
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 29
Infezioni occupazionali ____________________________________________________pag. 30
Precauzioni universali e standard _____________________________________________pag. 31
Decreto legislativo 81/08 ___________________________________________________pag. 33
Dispositivi di protezione individuale __________________________________________pag. 37
Malattie e infortuni lavorativi________________________________________________pag. 40
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 41
Lavaggio mani ___________________________________________________________pag. 42
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 50
Guanti__________________________________________________________________pag. 51
Divisa e sopra camici ______________________________________________________pag. 56
Occhiali e maschere _______________________________________________________pag. 59
Smaltimento aghi e taglienti_________________________________________________pag. 62
Procedure in caso di contatto con materiale biologico_____________________________pag. 63
Igiene dell'operatore _______________________________________________________pag. 65
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 67
Rischio chimico __________________________________________________________pag. 68
Rischio fisico ____________________________________________________________pag. 74
Rischio elettrico da apparecchi elettromedicali __________________________________pag. 77
Sicurezza antincendio nelle strutture __________________________________________pag. 80
Guida allo studio__________________________________________________________pag. 91
Bibliografia______________________________________________________________pag. 92
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3
RISCHI PROFESSIONALI IN AMBIENTE SANITARIO
Prima di affrontare il tema dei rischi in ospedale o comunque in ambiente sanitario è doveroso
chiarirci sul significato di due termini che spesso vengono impropriamente usati per dire la stessa
cosa e cioè: pericolo e rischio.
Che cos’è il pericolo?
Possiamo definire pericolo qualsiasi fattore o situazione che può produrre un danno alla salute. Così
un bisturi può tagliare, un disinfettante può essere irritante per la pelle, un apparecchio elettrico in
tensione può determinare una scossa elettrica, un fascio di radiazioni ionizzanti può causare dei
danni ai tessuti colpiti.
Che cos’è il rischio?
Possiamo definire il rischio come la probabilità che un pericolo produca un danno alla salute in
determinate condizioni d’uso e di esposizione. Così, maneggiare un bisturi in modo distratto può
causare un taglio più facilmente che maneggiarlo in modo attento e appropriato, toccare un
disinfettante senza le giuste protezioni alle mani può causare problemi che sarebbero ridotti o non ci
sarebbero se si utilizzano guanti idonei allo scopo, toccare un apparecchio elettrico con le mani
bagnate non è la stessa cosa che toccarlo con le mani asciutte se ci fossero delle perdite di corrente,
sottoporci giornalmente, in ragione del proprio servizio, a fasci di radiazioni non è la stessa cosa che
esporci occasionalmente in seguito ad una radiografia. Si deduce da quanto riportato che il
rischio è un fattore percentuale che decresce in funzione della applicazione di norme
preventive di sicurezza.
L’AMBIENTE SANITARIO
L’ambiente sanitario e l’ospedale in particolare è un ambiente di lavoro rappresentato dal soggetto
malato, attorno al quale ruota il personale sanitario che utilizza per esempio sostanze chimiche,
agenti fisici e microbiologici. Diversamente da altri ambienti di lavoro la sicurezza non è riferita ad
una categoria omogenea di lavoratori ma è estesa oltre al personale addetto, quindi sanitario e non,
anche a pazienti e visitatori.
I rischi in ambiente sanitario comprendono tutti i rischi convenzionali legati all’ambiente in cui si
lavora (rischi derivanti dagli impianti e dalla struttura), aggravati dai rischi specifici derivanti
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dall’attività sanitaria (rischi chimici, fisici, biologici, cancerogeni, movimentazione manuale dei
pazienti).
LA GESTIONE DELLA SICUREZZA RICHIEDE UN FORTE COINVOLGIMENTO DEI
LAVORATORI E VA SEMPRE CONSIDERATA L’INTEGRAZIONE DELLA GESTIONE
DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI CON QUELLA DEI PAZIENTI E DELLA
STRUTTURA.
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PRINCIPALI RISCHI NEL
SETTORE SANITARIO
Il personale sanitario soprattutto in ospedale, può incontrare molteplici rischi. Vediamone i
principali.
PRINCIPALI RISCHI OSPEDALIERI PER IL PERSONALE SANITARIO
Agenti biologici Malattie infettive
Infestazioni
Agenti fisici Elettricità
Radiazioni ionizzanti
Altre radiazioni (ultraviolette, laser,
elettromagnetiche, ecc.)
Agenti chimici Irritanti primari (detergenti, disinfettanti)
Allergeni (farmaci, disinfettanti)
Mutageni, oncogeni
Fattori ergonomici Posizioni incongrue
Prestazioni lavorative ad alto costo energetico
Prestazioni al videoterminale
Fattori di stress Fisici (turni a ciclo continuo, straordinari,
carichi di lavoro eccessivi)
Psicologici (conflittualità di gruppo, di
gerarchia, con utenti, responsabilità)
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MICRORGANISMI
Gli operatori che lavorano nei reparti e servizi ospedalieri, nelle strutture e anche a domicilio
nonché i pazienti e gli utenti, possono venire a contatto con fluidi biologici (feci, urine, sangue) o
con aerosol contaminati. Tale evenienza va sotto il nome di rischio biologico.
Con il termine di rischio biologico si intende la possibilità, da parte di un soggetto, di contrarre
un'infezione in seguito ad esposizione di microrganismi.
Il rischio biologico è senza dubbio il principale, ed è quello che riceve solitamente le dovute
attenzioni dagli operatori addetti all'assistenza di pazienti specie in quelle aree a più evidente
carattere infettivo e con maggior probabilità di esposizione o contatto con liquidi biologici. Tale
rischio rappresenta un problema importante anche per i pazienti.
ALCUNE CARATTERISTICHE DEI
MICRORGANISMI
I microrganismi o microbi detti comunemente germi, sono esseri estremamente piccoli tanto da non
essere visibili ad occhio nudo, ma solo con speciali apparecchi (microscopi) perché le loro
dimensioni sono nell’ordine di millesimi di millimetro e, in alcuni casi di milionesimo di
millimetro.
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I microbi che causano malattie sono detti patogeni ma vi sono anche microbi innocui e spesso anche
utili all’uomo detti non patogeni
Germi non patogeni sono presenti nella bocca, sulla pelle e nell’intestino dell’uomo, nel terreno per
la trasformazione delle sostanze organiche, in molte trasformazioni chimiche come nel processo di
formazione del formaggio, del pane, del vino e dell’aceto.
Quando un germe scarsamente patogeno diventa tale per una diminuzione delle difese
dell'organismo, viene detto opportunista.
CLASSIFICAZIONE DEI MICRORGANISMI PIU' IMPORTANTI
- virus
- batteri
- miceti
- protozoi
I QUATTRO TIPI DI MICRORGANISMI RIPORTATI
ALLA STESSA SCALA
I QUATTRO TIPI DI MICRORGANISMI RIPORTATI ALLA STESSA SCALA
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VIRUS: sono particelle di piccolissime dimensioni che possono essere viste solo al microscopio
elettronico (dimensioni ultramicroscopiche).
Per vivere hanno assoluto bisogno di dipendere da altri esseri viventi non possedendo caratteristiche
vitali autonome.
I virus come i batteri risentono delle condizioni di temperatura, d’umidità e dell’effetto della luce
solare, ma non vengono uccisi dagli antibiotici.
Esempi di virus dannosi per l’uomo sono quelli che danno il raffreddore, l’influenza, il morbillo, la
rosolia, la varicella, l’epatite A, B, C, l’herpes, la poliomielite, l’AIDS.
BATTERI: hanno dimensioni molto maggiori dei virus dell’ordine di millesimo di millimetro
(micron) e sono visibili al microscopio ottico. A differenza dei virus sono vere e proprie cellule in
grado di nutrirsi, crescere e riprodursi autonomamente. Sono sensibili agli antibiotici.
I batteri si nutrono di sostanze molto semplici e pertanto trovano un ottimo nutrimento in tutti i
materiali biologici (feci, urine, escreato, residui alimentari).
In base alla forma li posiamo distinguere in vari gruppi cocchi (forma rotondeggiante), bacilli
(forma cilindrica a bastoncino), vibrioni (forma a virgola), spirochete (forma elicoidale).
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I batteri si moltiplicano
dividendosi a metà dando
origine a due batteri figli
che a loro volta
continuano a raddoppiarsi
ogni 20 minuti circa.
Per la loro crescita hanno bisogno di nutrimento, di un ambiente umido, generalmente temono
l’essiccamento e la luce preferendo il buio.
I batteri patogeni raramente agiscono in forma isolata, ed il più delle volte aderiscono a superfici e
si organizzano in associazioni batteriche, inglobate in uno strato di proteine dando vita alla
produzione di biofilm. Il biofilm è pertanto un insieme di batteri che costituiscono una struttura
complessa e organizzata, difficile da aggredire e che può formarsi non solo sulle mucose ma su
tutte le superfici ed in particolare sulle superfici dei materiali estranei inseriti nel corpo come per
esempio i cateteri.
Vi sono batteri che richiedono la presenza d’ossigeno detti aerobi, altri che vivono senza ossigeno e
vengono chiamati anaerobi.
Vi sono poi batteri detti sporigeni che in presenza di situazioni sfavorevoli come essiccamento,
temperature alte o basse anziché morire si trasformano in strutture molto resistenti chiamate spore.
Le spore possono sopravvivere nel terreno per anni e quando ritrovano le condizioni favorevoli si
trasformano in batteri.
Alcuni batteri elaborano delle sostanze che si comportano come veri e propri veleni: le tossine.
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Tra i batteri dannosi per l’uomo ricordiamo la salmonella che provoca il tifo, il bacillo di Koch che
provoca la TBC, lo stafilococco responsabile dei foruncoli, il bacillo del tetano, ecc.
Infine ricordiamo i batteri piogeni, della famiglia degli stafilococchi e degli streptococchi che
producono una sostanza densa e viscosa, il pus. Il pus è formato da globuli bianchi morti,
microrganismi e prodotti del disfacimento dei tessuti.
FUNGHI O MICETI: hanno dimensioni da 20 a 50 volte superiori ai batteri e rispetto a
quest’ultimi sono più resistenti ai disinfettanti.
Le infezioni fungine umane vengono divise in micosi superficiali (che colpiscono la cute, i capelli,
le unghie) e profonde sistemiche.
Tra le forme dannose per l’uomo ricordiamo la candida che provoca malattie del cavo orale e di
altre mucose (mughetto), le tigne che colpiscono il cuoio capelluto.
PROTOZOI: sono i microrganismi più grandi, anch’essi però non sono visibili ad occhio nudo.
Le malattie più importanti provocate da protozoi sono la malaria, la dissenteria amebica, la
toxoplasmosi e alcune uretriti e vaginiti da trichomonas vaginalis.
Esistono poi altri microrganismi quali:
- micoplasmi: germi di piccolissime dimensioni
- ricketsie: con caratteristiche intermedie tra i batteri e i virus
- clamidie: piccoli batteri di forma rotondeggiante
"Nessun elenco di patogeni può essere considerato completo.
Possono sempre essere scoperti nuovi agenti infettivi o
possono sempre essere scoperte situazioni particolari in cui
un microrganismo scarsamente patogeno può dar luogo a
malattia, almeno in soggetti predisposti"
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"ASEPSI è l'assenza di
microrganismi
patogeni"
"CONTAMINAZIONE
è la presenza
transitoria di
microrganismi sulla
superficie corporea o su
oggetti"
"INFEZIONE è
l'ingresso e lo
sviluppo di
microrganismi
patogeni in uno o più
tessuti di un
organismo"
"MALATTIA
INFETTIVA è quella
condizione morbosa
che riconosce come
causa necessaria
l'azione di un agente
biologico infettivo"
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Le infezioni si dividono in:
"INFEZIONE COMUNITARIA è un'infezione che è
presente o in incubazione al momento dell'ingresso in
ospedale e non sono in relazione con questo o precedenti
ricoveri"
"INFEZIONE OSPEDALIERA è un'infezione contratta in
ambiente sanitario (ospedale, ambulatorio, casa di cura, casa
di riposo) che non era evidente all'ingresso, ma che si
manifesta durante o dopo il ricovero e da questo è causata;
si parla pertanto di INFEZIONI CORRELATE ALLE
PRATICHE ASSISTENZIALI."
"INFEZIONE OCCUPAZIONALE è un'infezione contratta
dall'operatore sicuramente sul luogo di lavoro, deve risultare
connessa direttamente con l'attività lavorativa"
CATENA DELLE INFEZIONI
agente
infettivo
modalità
di
trasmissione
porta
di
entrata
ospite serbatoio
porta
di
uscita
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La diffusione delle infezioni è scandita da sei momenti principali rappresentati come anelli di una
catena.
Gli agenti infettivi accumulati nei serbatoi attraverso le porte di uscita con diverse modalità di
trasmissione penetrano attraverso le porte di ingresso negli ospiti suscettibili che possono
ammalarsi e produrre altri agenti infettivi.
Se tutti questi anelli sono presenti l'infezione si trasmette. Se uno di questi anelli non è presente o si
interrompe l'infezione non può instaurarsi.
Gli agenti infettivi sono i microrganismi (virus, batteri, miceti, protozoi).
I serbatoi sono i luoghi dove un agente infettivo può sopravvivere, si tratta di habitat naturali del
microrganismo dove lo stesso può riprodursi: un uomo, un animale, ma anche l'ambiente e gli
oggetti. Fra gli uomini dobbiamo considerare non solamente i soggetti malati, ma anche i portatori
sani che sono persone in grado di trasmettere i microbi perché li albergano nel loro corpo senza
però avere i segni di malattia (persone sane, malate ma asintomatiche o convalescenti).
Le porte d'uscita sono per esempio nell'uomo le vie respiratorie, la via intestinale, la via genito-
urinaria, la via cutanea, la via transplacentare e il sangue.
Le modalità di trasmissione sono i meccanismi di trasporto dell'agente infettivo dal serbatoio
all'ospite.
Si possono riconoscere le seguenti modalità di trasmissione:
 per contatto quando i microrganismi vengono trasferiti toccando o manipolando il serbatoio;
può essere diretto con trasmissione da persona a persona cioè tramite rapporti sessuali, baci,
morsi ecc., o indiretto attraverso oggetti d'uso che permettono la sopravvivenza dell'agente
come le medicazioni, gli aghi contaminati la biancheria sporca, ecc.
 per droplet quando i microrganismi sono contenuti in goccioline provenienti dalle vie
respiratorie in seguito a tosse o starnuto. Tali goccioline hanno la caratteristica di essere grandi e
pesanti per cui devono essere emesse con forza dall'ospite infetto e richiedono la vicinanza fra le
persone entro un metro o meno
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 per via aerea quando i microrganismi sono contenuti in goccioline di piccolissime dimensioni o
nella polvere e trasportati dalle correnti d'aria possono rimanere nell'ambiente anche per lunghi
periodi
 tramite veicoli cioè quando i microrganismi vengono trasportati da oggetti inanimati che
riescono a fargli vivere su di essi fino a quando entrano in contatto con ospiti suscettibili quali
l'acqua, i liquidi organici, il cibo
 tramite vettori cioè quando i microrganismi vengono trasportati verso l'ospite suscettibile da
esseri viventi. Essi possono essere facoltativi quando trasportano il germe passivamente (mosca,
topi) e obbligati quando trasportano solo quel germe dovendolo trasformare (zanzara per la
malaria).
Le porte d'ingresso sono i percorsi attraverso i quali l'agente infettante raggiunge l'ospite come le
vie respiratorie, i tratti gastro-intestinali e genito-urinari, la cute lesa, le mucose, la placenta, le
ferite chirurgiche.
Gli ospiti suscettibili sono individui privi di capacità di difese sufficienti come gli anziani, i neonati,
i malati cronici, chi abusa di farmaci, ecc.
Le modalità di trasmissione rappresentano l'anello più debole della catena e quindi il più facile da
spezzare. E' anche l'anello più importante che gli operatori sanitari devono conoscere.
modalità
di
trasmissione
agente
infettivo
porta
di
entrata
ospite serbatoio
porta
di
uscita
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COME SI POSSONO INDEBOLIRE GLI ANELLI DELLA CATENA
agente
infettivo
modalità
di
trasmissione
porta
di
entrata
ospite serbatoio
porta
di
uscita
SIERO E
VACCINO - PROFILASSI
Obiettivo: intervenire
sulle resistenze
PULIZIA E
DISINFEZIONE
mani, indumenti,
strumenti, ambienti
obiettivo: controllare
l'infezione
ISOLAMENTO
PROTETTIVO DEL
PAZIENTE NON INFETTO
Obiettivo: prevenire
l'infezione
DISINFEZIONE DEI
MATERIALI INFETTI
Obiettivo: controllare
l'infezione
ACCERTAMENTO
DIAGNOSTICO:
ISOLARE PAZIENTE
INFETTO
Obiettivo: controllare la
sorgente
ANTIBIOTICO
TERAPIA MIRATA
Obiettivo: distruggere il
germe patogeno
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L'inizio della storia naturale di una malattia infettiva è costituita dal contatto e dalla successiva
interazione fra agente biologico ed individuo. L'esito di tale incontro è legato alle caratteristiche
dell'agente biologico dell'individuo e dell'ambiente.
Quando il microbo è penetrato nell'organismo abbisogna di un determinato tempo per moltiplicarsi
e solo quando il numero è elevato inizia la sintomatologia: questo periodo è detto d'incubazione ed
è estremamente variabile.
Agente biologico
Le principali caratteristiche dell'agente biologico sono:
 l'infettività cioè la capacità di un microrganismo di radicarsi in un ospite penetrando nel suo
interno e invadendo i distretti superficiali e di moltiplicarsi attivamente ossia la capacità di
provocare un'infezione;
 la patogenicità cioè la capacità di alcuni microrganismi di provocare malattia a seguito di
infezione;
 la virulenza che è la misura del grado di patogenicità, esprime non solo la capacità di provocare
malattie, ma anche il livello di gravità di queste malattie;
 la carica microbica cioè il numero di microrganismi presenti.
ESITO
AGENTE
BIOLOGICO
AMBIENTE
INDIVIDUO
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Ambiente
I fattori ambientali sono per esempio le condizioni socio-economiche, lo stato igienico in generale,
il clima, la posizione geografica che possono influenzare anche pesantemente la diffusione degli
agenti biologici.
Individuo
Lo stesso agente eziologico non ha lo stesso effetto su tutti gli individui in quanto ciascuno di questi
ha caratteristiche particolari (costituzione, razza, età, sesso).
La principale caratteristica è rappresentata dallo stato di resistenza all'azione dei diversi agenti
microbici. L'individuo ospite può esplicare tale resistenza anche come capacità generale di difesa
contro le malattie infettive determinata per esempio da adeguati livelli di nutrizione, dall'attività
sportiva, ecc. l'ospite però contrasta il radicamento degli agenti microbici principalmente attraverso
meccanismi di difesa.
DIFESE NATURALI ASPECIFICHE
L’uomo possiede numerosi sistemi “aspecifici” cioè non mirati contro un microrganismo infettante
particolare.
Ne sono un esempio la pelle e le mucose che se integre sono spesso barriere insuperabili,
presentando inoltre una particolare acidità che previene la crescita microbica e la presenza di
microbi capaci di inibire la crescita di altri microbi.
La saliva contiene enzimi in grado di danneggiare molti batteri; le lacrime ed il secreto bronchiale
sono dei veri e propri sistemi di lavaggio di eventuali germi depositatisi.
L’acidità del succo gastrico è mortale per molti batteri.
L’acidità della pelle e della vagina creano un ambiente sfavorevole alla crescita dei microrganismi.
Il sangue stesso contiene delle cellule specializzate capaci di bloccare molti germi.
I macrofagi sono cellule capaci di fagocitare i germi e spesso digerirli, attraverso enzimi e perossidi
(sostanze con effetto simile a quello dell’acqua ossigenata) da essi prodotti. Anche la febbre si può
considerare un sistema di difesa ma è soprattutto la risposta infiammatoria che ne è la
manifestazione più evidente.
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DIFESE NATURALI SPECIFICHE
Quando le difese naturali aspecifiche si dimostrano insufficienti entra in campo un sofisticato
sistema capace di risposte specifiche e selettivamente mirate: il sistema immunitario.
Questo sistema è basato su un complesso e delicato meccanismo: dopo che un macrofago ha
digerito un microrganismo, ne espone i pezzi costitutivi che vengono chiamati antigeni sulla propria
superficie cellulare, questi vengono riconosciuti dai linfociti T specifici che possono distruggerli o
inviare messaggi al linfociti B che sollecitati incominciano a produrre anticorpi.
Gli antigeni sono pertanto tutte quelle sostanze riconosciute come estranee all'organismo che
scatenano la formazione di anticorpi.
Gli anticorpi sono vere e proprie “pinze” molecolari alle cui estremità si trovano delle braccia a
forma di autentici “stampi” adatti a ricevere la forma esatta dell’antigene microbico perciò sono
specifici.
L’antigene microbico così neutralizzato viene attaccato da altre sostanze che si liberano con un
sistema a cascata.
Tali sostanze si infilano come cunei nella superficie dei batteri attaccate agli anticorpi, provocando
così l’apertura di fori da cui escono le sostanze contenute nell’interno della cellula batterica, con
conseguente morte di quest’ultima.
DIFESE ARTIFICIALI O INDOTTE
L’organismo umano per produrre anticorpi protettivi e linfociti specifici abbisogna di un certo
tempo. A volte questi tempi sono troppo lunghi perché le difese si sviluppano in tempo per evitare
la morte del malato.
Ecco allora che laddove è possibile si preferisce produrre delle varianti di germi che se iniettate
sono incapaci di provocare la malattia (in quanto cellule morte, frammenti o attenuate) ma sono
ancora in grado di stimolare la risposta immunitaria. Queste preparazioni si chiamano vaccini e la
loro introduzione nell’organismo è chiamata vaccinazione.
IMMUNOPROFILASSI ATTIVA
Le vaccinazioni sono pertanto un efficace mezzo di prevenzione e consistono in una
immunoprofilassi attiva. I vaccini hanno cambiato la storia della medicina e si sono affermati come
strumento fondamentale per la riduzione della mortalità, modificando profondamente
l’epidemiologia delle malattie infettive.
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Il difetto principale dei vaccini è però quello di essere delle armi di difesa molto selettive in grado
cioè, di proteggere solo nei confronti del microrganismo che è servito per realizzarli.
Allo stato attuale non abbiamo a disposizione per ogni microbo un vaccino specifico, inoltre la
protezione data dalla vaccinazione non può essere considerata assoluta, totale e definitiva.
Lo stesso stato di salute della persona sottoposta a vaccinazione può influire nel determinare una
risposta immunitaria più o meno intensa.
Per conservare nel tempo una quantità di anticorpi sufficienti è indispensabile poi ricorrere a
richiami periodici (secondo le scadenze previste dai vari vaccini).
ESSERE VACCINATI NON ESIME DAL RISPETTO DELLE
NORME IGIENICHE PIU’ GENERALI
PIANO PROVINCIALE DI PROMOZIONE DELLE VACCINAZIONI PER LA
PROVINCIA DI TRENTO
In linea con la politica nazionale per le vaccinazioni, anche in Trentino si è stabilito di superare
l’obbligo della vaccinazione passando da una logica impositiva ad una partecipazione consapevole
della comunità. Tale scelta è nata dal fenomeno sempre più diffuso dell’obiezione all’obbligo
vaccinale derivante da un atteggiamento culturale di persone che manifestano una visione
alternativa della salute e della prevenzione delle malattie e più in generale un rifiuto della medicina
convenzionale. Pertanto è stata sospesa in via sperimentale, l’applicazione delle sanzioni pecuniarie
nei confronti dei genitori e di coloro che hanno la patria potestà sui minori che rifiutano di
sottoporre gli stessi per un insuperabile convincimento personale. Il rifiuto della vaccinazione deve
essere espresso in forma scritta ed inviato all’azienda provinciale per i servizi sanitari, viene così
meno anche l’obbligo del certificato vaccinale per l’iscrizione scolastica.
Tuttavia l’azienda provinciale per i servizi sanitari è fortemente impegnata a promuovere al
massimo le vaccinazioni ritenendole il più importante strumento di prevenzione primaria delle
malattie infettive. Nasce così il calendario provinciale delle vaccinazioni con una serie di
vaccinazioni raccomandate che riguardano tuta la popolazione e che sono offerte gratuitamente.
VACCINAZIONI DELL’INFANZIA
 Vaccino esavalente formato da sei vaccini contro DIFTERITE - TETANO - POLIOMELITE -
EPATITE B - PERTOSSE - HAEMOPHILUS INFLUENZALE
 Vaccino trivalente formato da tre vaccini contro MORBILLO - ROSOLIA - PAROTITE
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VACCINAZIONI PREADOLESCENZA
 Vaccino antipapilloma virus
 Vaccino antimeningococco
 Vaccino antivaricella
VACCINAZIONI DELL’ADULTO
 Vaccino antinfluenzale
 Vaccino antipneumococcico
 Vaccino antimeningoencefalite da zecche
IMMUNOPROFILASSI PASSIVA
La formazione degli anticorpi dopo una vaccinazione è lenta (ci vogliono almeno 15 giorni).
Pertanto quando l’infezione sia già in corso o non sia possibile disporre di un vaccino efficace, si
può tentare di ridurre la gravità della malattia iniettando direttamente nel soggetto colpito gli
anticorpi specifici prelevati da persone già immunizzate. (GAMMAGLOBULINE)
Questa metodica è detta immunoprofilassi passiva. Gli anticorpi introdotti non sono duraturi
(sopravvivono per circa 20 giorni), ma intanto se era stato possibile praticare il vaccino si stanno
formando altri anticorpi.
Una immunità specifica di tipo passivo viene acquisita anche naturalmente per esempio quando
l'organismo materno trasmette al feto gli anticorpi specifici preformati.
A malattia già in corso abbiamo altre sostanze capaci di interferire con il metabolismo o la
riproduzione di batteri e funghi: sono gli antibiotici. Questi farmaci sono armi molto potenti con dei
grossi limiti quali elevata tossicità per l’uomo, insensibilità contro i virus, tendenza a sviluppare nei
batteri resistenze o sostanze che li neutralizzano.
Se tutti questi meccanismi non funzionano bene o vengono scavalcati l'uomo diventa suscettibile e
può contrarre un'infezione.
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DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO
 Che cos'è un rischio ed in particolare il rischio biologico?
 Quali altri rischi sono presenti in ospedale?
 Qual è la differenza tra germe patogeno - non patogeno - opportunista?
 Rispetto alla grandezza come si presentano virus - batteri - protozoi?
 Dove amano vivere i microbi?
 Che cosa sono i biofilm?
 Qual è la differenza tra batteri e virus?
 Nomina qualche malattia data da virus - batteri - funghi - protozoi?
 Che cosa sono i germi aerobi e anaerobi?
 Che cosa sono le spore e le tossine?
 Che cosa sono i batteri piogeni?
 Definizioni di asepsi - contaminazione - infezione - malattia infettiva.
 Definizione di infezione ospedaliera - comunitaria - occupazionale
 Descrivi gli anelli della catena di una infezione.
 Quali sono le principali caratteristiche dell’agente biologico?
 Nomina qualche difesa naturale contro le infezioni.
 Che cos’è il sistema immunitario?
 Che cosa sono gli anticorpi e gli antigeni?
 Che cosa sono i vaccini?
 Elenca alcuni vaccini proposti nel calendario provinciale per le vaccinazioni..
 Che cos’è l’immunoprofilassi passiva?
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INFEZIONI CORRELATE ALLE
PRATICHE ASSISTENZIALI
Con il termine di Infezioni correlate alle pratiche assistenziali (ICPA) si intendono quelle infezioni
una volta chiamate ospedaliere ed acquisite cioè dal paziente e riconducibili a momenti
assistenziali, anche non strettamente ospedalieri
Malgrado i progressi delle terapie, l'aumento della sicurezza di materiali e procedure, la crescita
delle conoscenze, una migliore preparazione di medici, infermieri, operatori in genere, e una
migliore attenzione da parte degli ospedali e delle strutture, il problema delle infezioni ospedaliere è
ben lontano dall'avere trovato una soluzione.
Molte ICPA sono prevenibili attraverso l’adozione di pratiche assistenziali sicure.
Le infezioni correlate all’assistenza rappresentano quindi un indicatore della qualità delle
cure
E' POSSIBILE STIMARE CHE 7 - 10 PERSONE SU 100 CHE SI
RICOVERANO IN OSPEDALE MANIFESTANO UN'INFEZIONE
CORRELATA ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI
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"Le icpa rappresentano un ulteriore aggravio di
sofferenza per il malato e rappresentano un notevole
problema sociale"
"Le icpa sono sempre più spesso considerate come
indicatore della qualità dell'assistenza "
" L'aspetto medico - legale delle icpa rappresenta un
problema sempre più importante "
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CAUSE PRINCIPALI DELLE ICPA
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PERSONE A RISCHIO DI CONTRARRE UN'INFEZIONE
CORRELATA ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI
Esistono categorie di persone "a rischio" che vengono colpite più facilmente di altre da queste
infezioni
Tutti coloro che hanno le difese immunitarie ridotte e che quindi non si possono difendere al meglio
dall'attacco dei germi, sono il bersaglio favorito di queste malattie.
Ecco chi è a maggior rischio:
 anziani, spesso deboli e debilitati;
 bambini, che presentano difese immunitarie più basse degli adulti;
 persone malnutrite e debilitate;
 persone che soffrono per affezioni che riducono le difese (malati di tumore, di cirrosi epatica, di
AIDS e di immunodeficienze di vario tipo);
 persone che hanno subito interventi chirurgici e che quindi presentano ferite esposte all'azione
di microrganismi pericolosi o che presentano ustioni;
 persone sottoposte a lunghe cure a base di antibiotici, che uccidono alcuni germi ma,
paradossalmente, possono favorire la crescita di altri microrganismi resistenti (non sensibili al
farmaco);
 persone che soffrono di patologie generali (diabetici, anemici, patologie cardiovascolari);
 persone costrette all'immobilità per lunghi periodi di tempo;
 persone sottoposte a procedure di trapianto di midollo, reni, fegato, ecc.
I microrganismi patogeni per l’ospite immunocompromesso sono spesso normali contaminanti del
terreno, dell’acqua e dei vegetali
L’80 % dei germi che causano infezioni nell’immunocompromesso provengono dalla flora
batterica del paziente stesso (intestino vie genitali, cavo orale e vie aeree).
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AGENTI RESPONSABILI DELLE ICPA
Le infezioni ospedaliere sono, nella maggior parte dei casi di origine batterica. I virus e i funghi pur
presenti sono poco significativi.
Solitamente si tratta di germi resistenti agli antibiotici che proliferano in serbatoi naturali (acqua,
spazzoloni per la pulizia, vestiti).
Sono soprattutto batteri Gram negativi, come Escherichia coli, Pseudomanas aeruginosa e Proteus
mirabilis, ma anche i Gram positivi, come Stafilococcus aureus e Streptococcus pyogenes, che
possono causare infezioni ospedaliere.
Le infezioni causate da virus rigurdano per esempio i virus dell'epatite, mentre per i funghi anch'essi
poco rappresentativi ricordiamo ad esempio la Candida.
In base all'origine, le infezioni ospedaliere possono essere distinte in:
 infezioni endogene o autoinfezione - in questo caso il microrganismo che causa la malattia è
già presente nell'organismo, come ospite abituale non patogeno, ma che ha acquistato
patogenicità e virulenza in seguito ad una grave compromissione delle difese dell'individuo.
 Infezioni esogene o crociate - in questo caso il microrganismo che causa la malattia arriva al
paziente da un altro paziente, o da un portatore, da un operatore o dall'ambiente, strumenti,
alimenti, ecc.
LOCALIZZAZIONI DELLE ICPA
 Vie urinarie - sono le più diffuse, in quanto sono facilmente trasmesse con l'utilizzo del
catetere, pratica molto diffusa negli ospedali.
 Apparato respiratorio - le affezioni dell'apparato respiratorio sono soprattutto polmoniti, che
si verificano in seguito all'immobilità, che favorisce la crescita di germi responsabili di tali
infezioni.
 Ferite - si tratta di ferite operatorie intaccate da diversi tipi di germi che coinvolgono i tessuti
interessati e quelli circostanti.
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CONSEGUENZE E COSTI DELLE ICPA
Per il paziente
 disagio
 febbre
 dolore
 prolungamento della de- genza
 possibilità di un falli- mento
dell'intervento
 morte
Per lo staff di assistenza
 aggravio di tempo
 aumento esami e terapie
 aumento pericoli
 minor tempo per gli altri
pazienti
Per la comunità
 allungamento della lista di attesa
 diffidenza e paura del ricovero
 dimissione portatori con ceppi
ospedalieri
 giornate lavorative perse
 costi
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COME PREVENIRE LE INFEZIONI IN OSPEDALE
Operatori sanitari Pazienti
√ Buone pratiche assistenziali
√ Formazione continua
√ Informazione
√ Controllo rischio biologico
√ Precauzioni standard e specifiche
√ ………….
√ Igiene personale
√ Condizioni cliniche
√ ………
Attrezzature e dispositivi medici Ambiente
√ Pulizia
√ Disinfezione
√ Sterilizzazione
√ Conservazione del materiale
√ ………………
√ Pulito
√ Igienico
√ Sicuro
√ …….
ALCUNI ESEMPI DI MISURE DI CONTROLLO
DELLE ICPA
1. Misure di efficacia sconosciuta o nulla (raggi ultravioletti - tappeti decontaminanti - nebulizzazione di
disinfettanti)
2. Misure di efficacia ragionevole (disinfezione dei pavimenti - educazione al paziente - sistemazione
della biancheria contaminata da liquidi biologici in sacche impermeabili)
3. Misure di elevata efficacia (lavaggio delle mani - aggiornamento del personale - aghi e taglienti in
contenitori rigidi)
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DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO
 Che cosa sono le icpa?
 Quanti pazienti ricoverati vanno incontro ad una infezione correlata alle pratiche assistenziali?
Quali sono alcune cause delle icpa?
 Quali sono i pazienti più suscettibili di contrarre le icpa?
 Definizione di infezione esogena ed endogena?
 A carico di quali apparati si localizzano principalmente le icpa?
 Perché sono importanti e quali sono le conseguenze delle icpa?
 Nomina alcuni esempi per il controllo delle icpa .
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INFEZIONI
OCCUPAZIONALI
L’esistenza del rischio biologico è da presumere ubiquitario negli ambienti sanitari.
Infatti l’ambiente sanitario risulta tra quelli abitati dall’uomo, un’area dove si possono realizzare
importanti concentrazioni di microrganismi patogeni nelle migliori condizioni per la loro diffusione.
Il rischio biologico per gli operatori sanitari, pur essendo compreso nell'ampia problematica delle
infezioni da ospedale, deve essere rivisto in un'ottica diametralmente opposta. Infatti, in questo caso
il paziente passa dal ruolo di "recettore" a quello di "fonte" di agenti infettivi, i quali non sono più
rappresentati da agenti opportunisti, ma da microrganismi ad elevato potenziale patogeno in grado
di colonizzare gli organismi sani.
POSSIBILI TRASMISSIONI DA PAZIENTE AD OPERATORE
Vie di trasmissione Malattie infettive
VIA EMATICA Epatite B
Epatite C
AIDS
VIA AEREA Tubercolosi
Meningite meningococcica
VIA ORO-FECALE Salmonellosi
Epatite A
CONTATTO CUTANEO Scabbia
Pediculosi
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PRINCIPALI NORME CHE PROTEGGONO GLI
OPERATORI SANITARI DAL RISCHIO BIOLOGICO
Il concetto di protezione degli operatori non è né nuovo né originale in quanto già il codice civile
prevede la necessità di fare tutto ciò che è necessario al fine di evitare l'esposizione dei lavoratori a
pericoli.
In epoca recente si è assistito però ad un sempre maggiore interessamento al rischio professionale
all'interno delle strutture sanitarie e socio-assistenziali.
Negli ultimi anni c'è stata una presa di coscienza dei rischi a cui il personale è sottoposto durante lo
svolgimento del proprio lavoro: è indiscussa l'importanza della protezione del paziente per ridurre il
più possibile le infezioni ospedaliere, non si possono però trascurare le precauzioni per la
salvaguardia della salute degli operatori.
RISCHIO DI TRASMISSIONE ATTRAVERSO IL SANGUE E I LIQUIDI BIOLOGICI
Il decreto 28 settembre 1990 del Ministero della Sanità relativo alle "Norme di protezione dal
contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private"
recependo i consigli emanati dai C.D.C., (centri per il controllo delle malattie di Atlanta - USA) nel
1987 stabilisce delle linee guida di comportamento che vanno sotto il nome di Precauzioni
Universali (PU). Nel 1996 le P.U. sono state aggiornate con le precauzioni attualmente consigliate
e dette PRECAUZIONI STANDARD
Le precauzioni universali erano inizialmente nate con la finalità di prevenire le esposizioni
parenterali, delle mucose e della cute non intatta degli operatori sanitari e dei malati, a patogeni
trasmessi attraverso il sangue con epatite B, epatite C, epatite Delta, HIV.
Successivamente e con l’avvento delle precauzioni standard tali precauzioni, oggi si intendono
estese a tutti i momenti dell’attività assistenziale.
Tutte le misure per controllare la diffusione delle infezioni in ambito sanitario e o domiciliare
si basano sulle precauzioni standard.
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Le precauzioni standard si applicano a tutte le persone assistite indipendentemente dalla diagnosi e
dal sospetto di infezione. Devono essere usate in caso di contatto con sangue o altri liquidi
organici, secrezioni, escrezioni, cute non integra e mucose.
Tutte le persone malate e non, devono essere considerate potenzialmente infette.
L’esigenza di considerare tutte le persone potenzialmente infette nasce, infatti, dalle seguenti
constatazioni:
 elevata proporzione dei casi asintomatici
 impossibilità di ottenere un’anamnesi accurata per tutti i malati
 scarsa validità di uno screening indiscriminato di tutti i ricoverati.
Esse prevedono in presenza di sangue o di liquidi organici (sudore escluso):
 il lavaggio delle mani;
 l'uso dei guanti;
 il divieto di incappucciare gli aghi e maneggiare i taglienti;
 l'utilizzo di mascherine, occhiali e camici;
 la gestione corretta della biancheria sporca;
 la cura dell'attrezzatura e dell'ambiente.
Esistono due tipi di precauzioni:
Precauzioni Standard e Precauzioni basate sulla Via di Trasmissione.
Come visto le Precauzioni Standard si devono applicare nella cura di tutti i pazienti ricoverati
nelle strutture, in ospedale o presenti a domicilio, indipendentemente dalla diagnosi o dal presunto
stato di infezione.
Le Precauzioni basate sulla Via di Trasmissione vengono utilizzate per i pazienti per i quali si
conosce o si sospetta l'infezione o la colonizzazione da parte di agenti patogeni
epidemiologicamente rilevanti, in grado di essere trasmessi attraverso la via aerea o per contatto
diretto (vedi programma malattie infettive ).
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VACCINAZIONE ANTI EPATITE B
Ai sensi del Decreto del Ministero della Sanità 4.10.1991 viene offerta gratuitamente la
vaccinazione al personale sanitario di nuova assunzione del Servizio Sanitario Nazionale e al
personale del servizio sanitario già impegnato in attività a maggior rischio di contagio nonché al
personale di altri servizi che erogano assistenza, alle vittime di punture accidentali e agli addetti ai
servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
TUTELA LAVORATRICI MADRI
Diverse sono le norme (es. L. 1204/71, D.Lgs. 645/96) che tutelano la salute delle donne in
gravidanza e il nascituro. Tali norme non contemplano solo il rischio infettivo, ma anche fisico e
chimico. In particolare le donne in gravidanza e per sette mesi dopo il parto non possono essere
adibite a lavori pericolosi, faticosi e insalubri. E' previsto anche l'anticipo del congedo obbligatorio
a tre mesi prima del parto quando le lavoratrici sono occupate in lavori pregiudizievoli e gravosi.
Fin dall'inizio della gravidanza la donna non può comunque essere adibita a lavori che comportano
rischi per la salute. Fino all'anno di età del bambino è previsto un orario ridotto ed è possibile poi
fino ai tre anni un esonero dal turno notturno.
IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA D.lgs n. 81 9 Aprile 2008
(modificato dal D.lgs 106/2009)
Le disposizioni del presente decreto sono l’attuazione dell’art 1 della legge 3 agosto 2007 n.123 che
ha previsto di realizzare il riordino e la rivisitazione della normativa vigente in materia di salute e
sicurezza in un unico testo normativo.
Quando si parla di salute e sicurezza si pensa solo ai tanti e troppi incidenti mortali ed ai tradizionali
rischi presenti nei settori industriali, mentre il mondo del lavoro è profondamente cambiato, il
terziario tradizionale e quello “avanzato” assumono sempre più rilevanza. Lo spirito di questo testo
unico è quello di accorpare tutte le leggi che in passato si occupavano di sicurezza sui luoghi di
lavoro e di benessere lavorativo in senso generale andando ad abrogarle (esempio non esiste più il
Dl.gs 19 settembre 2004 n°626).
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Il Decreto Legislativo 81/ 2008 si deve applicare IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI
O PUBBLICI, nelle imprese, nelle fabbriche, nell’artigianato, negli uffici e nella scuola, negli
ospedali e nelle case di cura. Sono quindi coinvolti anche gli utenti dei corsi di formazione
professionale nei quali si faccia uso di apparecchi, agenti chimici, fisici o biologici e pertanto
rientrano a pieno titolo tra i beneficiari della legge anche gli allievi della scuola per operatore
sanitario.
Ecco allora che il D. lgs. 81/2008 contiene norme specifiche su:
 uso delle attrezzature di lavoro
 uso dei mezzi di protezione individuale (D.P.I.)
 movimentazione manuale dei carichi
 videoterminali
 protezione da agenti cancerogeni
 protezione da agenti biologici
DATORE DI LAVORO
DIRIGENTI
PREPOSTI
SERVIZIO DI PREVENZIONE
E PROTEZIONE
e MEDICO COMPETENTE
LAVORATORI
R.L.S.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA PREVENZIONE
E I SOGGETTI COINVOLTI
Referente del atore di Lavoro per la Sicurezza Distretto Est
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ALCUNI COMPITI DELLE VARIE FIGURE:
IL LAVORATORE
Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e della propria sicurezza e quella delle
persone presenti nel luogo di lavoro, su cui accadono gli effetti delle sue azioni o omissioni,
partecipando in modo attivo alla in-formazione, alle istruzioni ed ai mezzi forniti dal datore di
lavoro, dai dirigenti e preposti, segnalando le deficienze dei dispositivi di sicurezza. In pratica il
lavoratore osserva le disposizioni, segnala le condizioni di pericolo, collabora con il datore di lavoro
per l'adempimento di tutti gli obblighi, utilizza e non modifica o rimuove i sistemi di protezione.
IL DATORE DI LAVORO 8ED I DIRIGENTI
Il datore di lavoro è il soggetto che ha la responsabilità dell’azienda (es. il direttore) mentre il
dirigente è colui che assume un elevato grado di professionalità, autonomia e potere decisionale (es.
il primario). Uno dei compiti più importanti che deve fare è la valutazione di tutti i rischi e la
elaborazione del DVR (DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI) in quanto la
valutazione del rischio diventa l’elemento cardine del sistema di prevenzione aziendale.
Il DVR deve contenere la radiografia dell’azienda ed il mancato adempimento dell’obbligo della
valutazione dei rischi, è sanzionato, in alcuni casi di particolare gravità, con l’arresto. Il datore di
lavoro ed il dirigente devono informare ciascun lavoratore sui rischi specifici cui è esposto, sulle
normative per la sicurezza e sulle misure di protezione e prevenzione adottate. Il datore di lavoro ed
il dirigente devono assicurare a ciascun lavoratore una adeguata informazione sui rischi, sulle
procedure di primo soccorso, sulle protezioni e prevenzione adottate. Devono fornire ai lavoratori i
necessari ed idonei dispositivi di protezione e osservare e assicurarsi che i lavoratori osservino le
norme e le disposizioni in materia di sicurezza.
Oltre adempiere agli obblighi di informazione, devono aggiornare le misure di prevenzione in
relazione ai mutamenti organizzativi, garantire ai lavoratori e ai Rappresentanti dei lavoratori (RLS)
di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e protezione della salute, il datore di lavoro
deve infine designare il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dei rischi ed il Medico
Competente.
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IL PREPOSTO
Il Preposto ( es. caposala o capotecnico) sovraintende e svolge funzioni di controllo sull’esecuzione
del lavoro; Vigila sull’osservanza da parte dei lavoratori dei loro obblighi di legge e si accerta che
vengano attuate le disposizioni in materia di prevenzione e protezione della salute e sicurezza,.
Informa il lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave ed immediato e segnala al datore le
deficienze delle attrezzature da lavoro e dei dispositivi di protezione o altra condizione di pericolo.
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE
Il datore di lavoro organizza il servizio di prevenzione e protezione all’interno dell’azienda o della
unità produttiva nominandone un responsabile (RSPP). Il RSPP gestisce, coordina le attività del
Servizio di Prevenzione e Protezione ed insieme al Medico Competente, visita gli ambienti di
lavoro almeno una volta l’anno, può essere una figura esterna o interna all’azienda e la sua nomina
deve essere concertata dal datore di lavoro e con i RLS. Provvede all’individuazione dei fattori di
rischio, ad elaborare le misure di prevenzione e protezione, a proporre programmi di informazione e
formazione, a dare ai lavoratori le informazioni sui rischi presenti e sulle misure adottate.
IL MEDICO COMPETENTE
Il Medico competente (M.C. ), collabora con il datore di lavoro e con il RSPP alla valutazione dei
rischi, definisce la programmazione della sorveglianza sanitaria, la predisposizione della attuazione
delle misure per la tutela della salute e della integrità psicofisica dei lavoratori, predispone
protocolli sanitari in funzione di rischi specifici, cura l’organizzazione del servizio di primo
soccorso, infine ha la possibilità di stabilire e far registrare nel DVR visite degli ambienti di lavoro
più frequenti rispetto all’attuale normativa. Il M.C. fornisce informazioni ai lavoratori e, a richiesta,
ai RLS; informa il lavoratore interessato dei risultati della sorveglianza sanitaria, gli rilascia, a
richiesta, copia della documentazione, e comunica per iscritto ai RLS, in occasione della riunione
periodica, i risultati anonimi collettivi.
Ha l’obbligo della custodia delle cartelle sanitarie e quello della loro consegna al datore di lavoro
alla cessazione dell’incarico.
SORVEGLIANZA SANITARIA
La sorveglianza sanitaria è un’attività complessa effettuata per legge dal Medico competente, che
opera in piena autonomia rispetto al Datore di Lavoro in modo da valutare e dare suggerimenti per
la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.
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La sorveglianza sanitaria comprende:
a. accertamenti preventivi intesi a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui i
lavoratori sono destinati (visita pre-assuntiva)
b. accertamenti periodici per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio
di idoneità alla mansione specifica (visite a cadenza periodica es.: ogni 2-3 anni)
c. accertamenti in occasione di tutti cambi mansione (visite in occasione di trasferimenti)
d. accertamenti dopo malattie lunghe (60 gg)
e. accertamenti a fine servizio
Gli accertamenti consistono in un esame clinico (visita medica) e in indagini diagnostiche mirate
(esami del sangue e delle urine, spirometrie per chi è ad esposizione di broncoirritanti, audiometrie
per rischio rumori, screening visivi per chi usa il videoterminale, visite del rachide (per chi solleva
pesi)
Alla fine viene stilato un giudizio di idoneità e per ogni lavoratore viene istituito e periodicamente
aggiornato un documento sanitario.
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA
Il rappresentante dei lavoratori (RLS) deve essere adeguatamente formato, è consultato, riceve le
informazioni e la documentazione, formula osservazioni ed ha accesso in tutti i luoghi di lavoro e a
tutta la documentazione. Riceve tempestivamente le informazioni e la documentazione aziendale in
merito alla valutazione dei rischi. L’RLS è’ consultato in merito all’organizzazione della
formazione e deve disporre del tempo necessario per lo svolgimento del suo incarico, nonché dei
mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio delle sue funzioni.
SANZIONI: la legge prevede sanzioni, anche l'arresto in alcuni casi, per tutti i soggetti obbligati al
rispetto delle norme stabilite.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Si intende per dispositivo di protezione individuale (D.P.I.) qualsiasi attrezzatura destinata ad
essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili
di minaccia alla sicurezza o alla salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio
destinato allo scopo (art. 74 D.Lgs. 81/08).
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CARATTERISTICHE
I DPI devono rispondere a requisiti di comfort ( es. leggerezza, traspirabilità, ecc.), e nello
stesso tempo devono avere requisiti di sicurezza (solidità e assenza di rischi causati dallo stesso
DPI). Devono soprattutto riportare notizie sulle protezioni fornite:
Accanto al marchio CE, alla Conformità CE e alla normativa EN, devono riportare il pittogramma
che ci indica il grado di protezione offerto. Tali elementi garantiscono il possesso da parte del DPI
dei requisiti essenziali in ottemperanza al D.L.gs. 475/92.
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Lo scopo dei DPI è quello di abbattere o diminuire per quanto possibile un determinato rischio
individuato nelle procedure lavorative, non eliminabile o riducibile con mezzi di prevenzione
tecnici, procedurali, organizzativi.
Le tappe da seguire prevedono:
1. analisi e valutazione dei rischi
2. eliminazione se possibile del rischio con nessun ricorso all’uso dei DPI
3. identificazione del DPI necessario se il rischio non è stato eliminato
4. identificazione delle caratteristiche del DPI (conformità alla legge, adeguatezza,
compatibilità con altri DPI, assenza di rischi)
5. scelta e gestione del DPI
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Per quanto riguarda il rischio biologico la scelta del DPI deve seguire queste indicazioni:
Che cosa sono le malattie professionali?
Sono malattie causate dall'esposizione a fattori nocivi presenti nell'ambiente di lavoro.
Denuncia di malattia professionale
 Il lavoratore: richiede la visita medica e fa la denuncia al datore di lavoro entro 15 giorni.
 Il medico: segnala il fatto alla Medicina del Lavoro, all'autorità giudiziaria e all'INAIL entro 10
giorni.
 Il datore di lavoro: trasmette all'INAIL la denuncia ed il certificato medico entro 5 giorni.
Che cos'è un infortunio sul lavoro?
E' un evento dannoso ed imprevisto che avviene sul luogo di lavoro.
Denuncia di infortunio sul lavoro
 Il lavoratore: si rivolge immediatamente al medico (Pronto Soccorso, medico curante) e
informa immediatamente il datore di lavoro.
 Il medico: compila il primo certificato medico indicando la diagnosi e la prognosi (entro quanto
tempo avverrà la guarigione).
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 Il datore di lavoro: se la prognosi è superiore a 3 giorni, trasmette all'INAIL la denuncia e il
certificato medico entro 2 giorni.
Che cos'è la commissione medico legale?
E' una commissione che valuta l'eventuale incapacità del lavoratore a svolgere le mansioni proprie
della qualifica. La richiesta della visita può essere inoltrata dal lavoratore o dal datore di lavoro
all'Unità Operativa di Medicina Legale.
DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO
 Elenca qualche esempio di possibile trasmissione di germi dal paziente all'operatore.
 Descrivi cosa sono le precauzioni universali e quelle standard.
 Che cos’è e cosa tratta il Decreto Legislativo 81/08 e dove si applica?
 Quali sono le figure definite dal D.Lgs. 81/08 e quali i rispettivi compiti?
 Che cos’è il Documento di Valutazione dei rischi?
 D.P.I.: cosa sono, quali sono, come devono essere, quando usarli e come usarli?
 Come deve avvenire la scelta dei DPI per quanto riguarda il rischio biologico?
 Che cosa si intende per sorveglianza sanitaria?
 Differenza tra malattia professionale ed infortunio sul lavoro.
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LAVAGGIO
DELLE MANI
I 10 veicoli di infezione più importanti sono:
le tue 10 dita
L'atto di lavarsi le mani non è soltanto una questione di igiene personale, ma anche di rispetto
verso gli altri. In tutto il mondo migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni acquisite
durante l’assistenza sanitaria e le mani sono la principale via di trasmissione dei germi durante
le procedure assistenziali.
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Prima Sfida Globale
per la Sicurezza del Paziente
“Le cure pulite sono cure più sicure”
Obiettivo: Ridurre le infezioni correlate all’assistenza
Igiene delle mani come pietra miliare
La popolazione microbica presente sulla cute delle mani si distingue in:
 flora batterica residente: i microbi sono presenti negli strati più profondi della cute e pertanto
sono di difficile eliminazione, generalmente però non sono patogeni. Essi vivono e si
moltiplicano sulla cute e variano da persona a persona. Non costituiscono un pericolo per chi li
ospita, tuttavia, possono provocare gravi infezioni se vengono a contatto con pazienti a rischio o
se cambiano la loro sede abituale.
 Flora microbica transitoria: i microbi sono passeggeri e vengono raccolti dalla mano tramite il
contatto con un'altra persona o con un oggetto durante l'attività quotidiana. Tali microbi sono i
più insidiosi. Dopo un contatto con pazienti e/o oggetti contaminati, questi germi possono
sopravvivere sulle mani per un tempo variabile ( 2 -60 minuti). In assenza di azioni di igiene
delle mani, più lunga è l’assistenza fornita, più alto è il grado di contaminazione delle mani.
IDEALMENTE L’IGIENE DELLE MANI DEVE ESSERE EFFETTUATO AL LETTO DEL
PAZIENTE NEL PUNTO DI ASSISTENZA
Per punto di assistenza si intende il luogo fisico in cui si trovano contemporaneamente il
paziente, l’operatore sanitario e in cui si effettua la cura o il trattamento con contatto del
paziente. Ogni operatore deve pertanto avere facile accesso ad un prodotto per l’igiene delle
mani, come una soluzione per mani a base alcolica in forma tascabile o in dispenser fissati al
letto o al comodino del paziente (o in prossimità), senza allontanarsi dalla zona in cui si
effettua la cura/il trattamento.
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EFFETTUARE L’IGIENE DELLE MANI IN TUTTE QUESTE SITUAZIONI ,
INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE VENGANO USATI O MENO I GUANTI
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1. PRIMA DEL CONTATTO CON IL PAZIENTE
Effettuare l’igiene delle mani prima di toccare un paziente mentre ci si avvicina per proteggerlo dai
germi presenti sulle nostre mani. Quindi lavarsi le mani prima di toccarlo per aiutarlo a camminare,
a lavarsi, prima di effettuare un massaggio, misurare il polso o la pressione, ecc.
2. PRIMA DI UNA MANOVRA ASETTICA
Effettuare l’igiene delle mani immediatamente prima di qualsiasi manovra asettica per proteggerlo
dai germi potenzialmente patogeni compresi quelli appartenenti al paziente stesso. Quindi lavarsi le
mani prima del contatto con le mucose del paziente, prima di effettuare medicazioni, cateterismi, o
prima di preparare i cibi, ecc.
3. DOPO L’ESPOSIZIONE A RISCHIO AD UN LIQUIDO CORPOREO
Effettuare l’igiene delle mani immediatamente dopo l’esposizione ad un liquido corporeo per
proteggere l’operatore e l’ambiente sanitario da germi potenzialmente patogeni. Quindi lavarsi le
mani dopo aver toccato mucose o cute non integra, dopo esserci tolti i guanti, dopo manipolazione
di qualsiasi fluido corporeo, dopo aver eliminato feci, urine, vomito, rifiuti, dopo aver pulito o
decontaminato materiali o superfici visibilmente sporche, ecc.
4. DOPO IL CONTATTO CON IL PAZIENTE
Effettuare l’igiene delle mani dopo aver toccato il paziente o le superfici nelle immediate vicinanze
del paziente uscendo dalla stanza per proteggere sia l’operatore che l’ambiente da germi
potenzialmente patogeni. Quindi lavarsi le mani dopo aver aiutato un paziente a deambulare, dopo
aver eseguito un massaggio, dopo aver misurato polso e pressione, ecc.
5. DOPO IL CONTATTO CON CIO’ CHE STA’ ATTORNO AL PAZIENTE
Effettuare l’igiene delle mani uscendo dalla stanza del paziente dopo aver toccato qualsiasi oggetto
o mobile nelle immediate vicinanze del paziente anche in assenza di un contatto diretto con il
paziente per proteggere sia l’operatore che l’ambiente da germi potenzialmente patogeni. Quindi
lavarsi le mani dopo aver cambiato le lenzuola, regolato le spondine del letto, pulito il comodino,
ecc.
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46
TIPI DI LAVAGGIO DELLE MANI
Per l'igiene delle mani distinguiamo due livelli:
 lavaggio delle mani con sapone (con o senza antisettico)
 lavaggio delle mani mediante frizione con prodotto a base alcolica
Quando le mani sono visibilmente sporche o non è presente un prodotto a base alcolica
vanno lavate con acqua e sapone
Quando le mani non sono visibilmente sporche preferire la frizione con una soluzione
alcolica; questo metodo è più veloce, più efficace, e meglio tollerato dalle mani.
Anche nel LAVAGGIO CHIRURGICO attenersi alle seguenti regole:
 se le mani sono visibilmente sporche lavarle con acqua e sapone;
 usare un sapone con antisettico o un prodotto a base alcolica prima di indossare i
guanti sterili;
 quando si usa il sapone frizionare per 2-5 minuti come raccomandato dal produttore;
 quando si usa un prodotto a base alcolica, seguire le raccomandazioni del produttore
utilizzando una quantità sufficiente per coprire le mani ed i polsi durante la frizione.
Lasciare asciugare perfettamente prima di indossare i guanti.
Non praticare mai in sequenza il lavaggio con acqua e sapone (con o senza antisettico) e la
frizione con il prodotto a base alcolica.
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COME FRIZIONARE LE MANI
Durata dell’intera procedura: 20-30 secondi
Versare nel palmo della mano una quantità di frizionare le mani palmo contro palmo
soluzione sufficiente per coprire tutta la superficie
della mano
il palmo destro sopra il dorso
sinistro intrecciando le dita tra
loro e viceversa
palmo contro palmo
Intrecciando le dita tra loro
dorso delle dita contro il
palmo opposto tenendo le
dita strette tra loro
frizione rotazionale del pollice
sinistro stretto nel palmo destro e
viceversa
frizione rotazionale, in avanti ed
indietro con le 3 dita della mano
destra tra loro nel palmo sinistro e
viceversa
…una volta asciutte, le tue mani sono
sicure
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COME LAVARSI LE MANI
Durata dell’intera procedura: 40-60 secondi
Bagna le mani con acqua applica una quantità di
sapone sufficiente per coprire
tutta la superficie della mano
friziona le mani palmo contro
palmo
Il palmo destro sopra il sinistro
intrecciando le dita tra loro e
viceversa
palmo contro palmo
intrecciando le dita tra loro
dorso delle dita contro il palmo opposto
tenendo le dita strette tra loro
frizione rotazionale del pollice
sinistro stretto nel palmo destro e
viceversa
frizione rotazionale, in avanti ed
indietro con le dita della mano
destra strette tra loro nel palmo
sinistro e viceversa
risciacqua le mani con l’acqua
asciuga accuratamente con una
salvietta monouso
usa la salvietta per chiudere il
rubinetto
..una volta asciutte, le tue mani sono
sicure
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REGOLE GENERALI PER L'IGIENE DELLE MANI
 Scegliere prodotti per la frizione alcolica efficaci: devono avere inoltre una bassa probabilità
di causare irritazioni ed il personale stesso dovrebbe partecipare alla scelta del prodotto,
valutando sensazione, il profumo e la tollerabilità cutanea;
 avere sempre a portata di mano il prodotto a base alcolica: dotare il personale di confezioni
tascabili o di dispenser funzionanti nei luoghi di cura;
 individuare un lavandino idoneo: in ospedale e nelle strutture è necessario individuare più
lavandini possibilmente ad uso esclusivo degli operatori. Tali lavandini devono essere tenuti ben
puliti, dotati di acqua calda e fredda e possibilmente con rubinetti a gomito o a pedale. Anche a
domicilio bisogna evitare di utilizzare lavelli impropri come quello della cucina;
 utilizzare prodotti preferibilmente liquidi: l'uso di sapone solido è sconsigliato perché può
essere veicolo di trasmissione per i microrganismi. Gli erogatori per il sapone liquido se fissi,
vanno mensilmente smontati, lavati e disinfettati.. Se si utilizza il sapone in pezzi ( es. a
domicilio) questo deve essere di dimensioni piccole, dopo l'uso deve essere sciacquato sotto
l'acqua corrente e va riposto su una griglia ad asciugare in quanto la schiuma può diventare un
ottimo terreno di coltura per i microbi. I prodotti per l'igiene delle mani non devono avere
proprietà allergizzanti, non devono alterare il pH cutaneo e devono avere elevato potere
detergente;
 evitare anelli, braccialetti, orologi da polso: i monili trattengono lo sporco e l'umidità e quindi
i microrganismi, inoltre impediscono il lavaggio e l'asciugatura delle mani. La fede in quanto
liscia è permessa;
 nei reparti a rischio, non usare smalto per unghie: i microrganismi possono nascondersi nelle
screpolature dello smalto;
 non indossare unghie artificiali o allungate,: i microrganismi possono svilupparsi più
rapidamente, mantenere comunque le unghie corte;
 usare creme emollienti: la cute delle mani deve essere mantenuta morbida per evitare
screpolature che sono la porta d'ingresso per i microrganismi. La crema dovrà essere personale o
possibilmente in tubo.
 curare e coprire abrasioni o tagli: ogni piccola lesione rappresenta un terreno adatto alla
proliferazione batterica;
 utilizzare acqua a 37°: temperatura più basse danno vasocostrizione con restringimento dei
pori che impediscono la penetrazione del prodotto, temperature più alte possono causare
irritazioni cutanee e passaggio in superficie di germi resistenti;
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 evitare il contatto mani-bocca durante il turno di lavoro: è fatto divieto di fumare, mangiare
mentre si eseguono determinate attività "sporche";
 usare asciugamani monouso di carta: gli asciugamani comuni di stoffa umidi rappresentano
un favorevole terreno di crescita per alcuni batteri. Nel caso che fossero disponibili solo
asciugamani di stoffa (domicilio), è necessario sostituirli frequentemente. L'asciugatura delle
mani con carta monouso va fatta tamponando anziché strofinando per evitare abrasioni. In
ambiente sanitario non è consigliato nemmeno l’uso di asciugamani a rullo;
 utilizzare una divisa con maniche corte: la stoffa della divisa potrebbe contribuire alla
contaminazione delle mani;
 abolire l'uso di spazzolino a setole dure per le unghie: se utilizzato curare solo l'unghia e non
la cute perché si potrebbero creare delle microlesioni. Gli spazzolini devono essere monouso o
se riutilizzati, lavati e sterilizzati.
DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO
 Descrivi l’importanza dell’igiene delle mani.
 Descrivi la popolazione microbica presente sulle mani.
 Descrivi che cosa si intende per punto di assistenza.
 Descrivi i 5 momenti fondamentali per l’igiene delle mani.
 Descrivi come deve essere effettuata l’igiene delle mani.
 Descrivi le norme di carattere generale che regolano il lavaggio delle mani.
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GUANTI
I guanti se usati correttamente sono da considerarsi un efficace Dispositivo di Protezione
Individuale. Abbiamo guanti pluriuso in gomma e guanti monouso in latice, vinile, nitrile.
Il requisito EN 374 specifica che il guanto è resistente alla penetrazione di prodotti chimici
e/o microrganici e che pertanto può ritenersi un DPI
Va però ricordato che il guanto, spesso, deve proteggere anche il paziente e pertanto deve essere
considerato un dispositivo medico (DM) cioè come uno strumento destinato ad essere impiegato
sull’uomo.
Il requisito EN 455 specifica che il guanto può essere usato in campo medicale.
La normativa vigente non permette che un guanto possa essere classificato nello stesso tempo come
DPI e come DM e questo può generare al momento della scelta parecchia confusione.
Tutte le confezioni devono riportare comunque il logo CE; se accanto a questo marchio appare la
scritta “per rischi minimi” trattasi di guanti non di uso medicale.
La scelta deve essere quindi orientata verso l’uso di guanti medicali e cioè marchiati En 455 che fra
le altre cose devono rispettare la normativa EN 374; viceversa non possiamo garantire che un
guanto marchiato come DPI possa essere sempre usato sull’uomo.
Ricordiamo fra le altre cose che i guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani, che
bisogna usarli sempre in presenza di liquidi biologici o sostanze pericolose, che bisogna evitare di
toccare tutto ciò che successivamente possa essere toccato da altri senza guanti e che si devono
togliere con tecnica atta ad evitare contaminazioni o aerosolizzazioni di microbi.
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I guanti si dividono in tre categorie:
 guanti monouso (non sterili e sterili - usa e getta)
 guanti chirurgici (sale operatorie)
 guanti in gomma pluriuso per le pulizie (personali)
I guanti monouso e i guanti usati in sala operatoria sono utili agli operatori che fanno assistenza per
non contaminarsi le mani con germi patogeni presenti in pazienti o materiali infetti. Nello stesso
tempo impediscono che infezioni di lesioni cutanee degli operatori si trasmettano al paziente. Essi
pertanto accanto al marchio CE devono riportare il simbolo di "protezione da microrganismi"
I guanti pluriuso utilizzati per le pulizie ambientali sono utili all'operatore per salvaguardarsi dal
rischio biologico (contatto con superfici od oggetti sporchi) e dal rischio chimico-irritativo (contatto
con detergenti e disinfettanti). Essi pertanto accanto al marchio CE devono riportare il simbolo di
"protezione da microrganismi" e di "protezione da sostanze chimiche".
PRINCIPALI TIPI DI GUANTI MONOUSO E LORO UTILIZZO
Guanti in polietilene: (film trasparente) monouso per manovre non pericolose e di lunga durata,
ma che comportano rischio di contaminazione per l'operatore o l'utente (esempio trasporto padelle o
pappagalli).
Guanti in latice con polvere o senza polvere (con clorinatura): per tutte le manovre a rischio dove
ci sono materiali biologici. Essi offrono la garanzia più elevata e la miglior adattabilità alle mani.
Guanti in vinile con polvere o senza polvere: in alternativa al latice, ma con minor sensibilità
tattile.
Guanti in nitrile con polvere o senza polvere: in alternativa al latice con buona sensibilità,
morbidezza e resistenza meccanica, presentano inoltre buona resistenza rispetto ad oli, grassi,
solventi.
La scelta del guanto monouso sterile o non sterile dipenderà ovviamente dall'attività eseguita. Così
si utilizzeranno guanti non sterili per procedure che richiedono contatto con materiali contaminati
da materiale biologico (contatto con rifiuti infetti, drenaggi, biancheria sporca, ecc.).
Si dovranno invece utilizzare guanti sterili per tutte le procedure asettiche (interventi chirurgici,
medicazioni sterili, manovre invasive).
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I guanti inoltre vanno indossati obbligatoriamente se l'operatore presenta sulle mani ferite, abrasioni
o dermatiti.
REGOLE COMPORTAMENTALI
 Ispezionare sempre i guanti prima dell’uso.
 Utilizzare i guanti quando effettivamente serve una protezione: pertanto non indossarli per
distribuire il pasto, rifare i letti vuoti, accompagnare un utente, ecc.
 Tenere le unghie corte ed evitare di indossare anelli.
 Lavarsi ed asciugarsi le mani (evitare creme sulle mani) sia per non contaminare guanti che
verranno indossati, sia quelli che rimarranno nel contenitore
 Calzare i guanti della propria misura per mantenere al massimo la sensibilità e la destrezza di
movimento.
 Sostituire immediatamente i guanti se si rompono o si pungono.
 Ridurre i contatti con superfici pulite (telefoni, maniglie) eventualmente decontaminare.
 Sostituirli frequentemente con intervalli non superiori ai 30’e comunque sempre tra un paziente
e l’altro.
 Non lavare mai i guanti con il detergente (aumento permeabilità).
 In presenza di sangue aumentare la protezione indossando due paia di guanti.
 Toglierli seguendo le indicazioni previste nella tabella a pagina 54.
 Lavarsi le mani per rimuovere eventuali microrganismi penetrati attraverso microlacerazioni.
 Considerare eventuali problemi da latice che in ordine di frequenza sono dermatite da contatto
causata da sostanze estranee al latice aggiunte durante il processo di vulcanizzazione, dermatite
irritativa causata da polveri presenti nel guanto tipo l’amido di mais, allergia al latice causata
da una proteina presente nel latice che può causare in soggetti predisposti orticaria, rinite,
congiuntivite, edema angioneurotico, shock anafilattico. Se la persona è allergica al latice, la
crisi si può scatenare anche senza indossare i guanti per la presenza di antigene nell’aria.
A questo proposito ricordare che il latice non è contenuto solamente nei guanti, ma anche in molti
altri materiali di assistenza (cannule, lacci emostatici, sonde, materassi). Avvertire pertanto sempre i
superiori se compaiono manifestazioni legate all’uso dei guanti. Chi è allergico inoltre, dovrà
evitare di mangiare alimenti dotati di reattività crociata al latice come banane, kiwi, nocciole,
avocados.
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RIMOZIONE DEI GUANTI MONOUSO
Il guanto viene afferrato sotto la zona del polso.
Il guanto va tirato verso la mano in modo da
girare la parte interna verso l'esterno e così viene
sfilato.
Il guanto rimosso, va tenuto con l'altra mano
ancora guantata. Si inseriscono due dita della
mano senza guanto all'interno dell'altro guanto
all'altezza del polso.
Il secondo guanto va tirato verso il basso girando
la parte interna verso l'esterno sopra la mano e
l'altro guanto. I due guanti possono essere così
eliminati.
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TIPI DI GUANTI CHIRURGICI E LORO UTILIZZO
Guanti sterili in latice: utilizzati per interventi chirurgici e/o manovre invasive; sono più spessi e
più lunghi dei normali guanti.
Guanti sterili in materiale alternativo al latice: utilizzati al posto di quelli in latice nei luoghi
privi di latice.
Guanti in cotone chirurgici: indossati sopra quelli in latice per avere una presa meno scivolosa
(esempio per afferrare le anse intestinali).
REGOLE COMPORTAMENTALI
 Lavarsi le mani con un lavaggio chirurgico.
 Prelevare i guanti sterilmente.
 Se si indossa il camice, sistemare i guanti in modo da coprire i polsini del camice.
TIPI DI GUANTI PLURIUSO E LORO UTILIZZO
Guanti in gomma di latice, neoprene, vinile, nitrile.
La scelta del guanto pluriuso dipende dal tipo di rischio a cui sarà sottoposto. Generalmente servono
per le pulizie ambientali e per il lavaggio di strumentario e pertanto accertarsi che abbiano la
simbologia relativa alla protezione da agenti biologici, chimici e ai tagli.
REGOLE COMPORTAMENTALI
 I guanti devono essere personali.
 I guanti devono essere differenziati da un codice colore (esempio separati cucina e wc).
 Dopo l'uso vanno lavati, sciacquati, rovesciati e mantenuti asciutti negli spazi appositi; lontano
da fonti di calore e campi elettromagnetici che rovinano gli elastomeri della gomma;
periodicamente e al bisogno vanno anche disinfettati.
 Sostituirli quando si presentano con rotture, sono squamati o scoloriti.
GESTIONE DEI GUANTI PLURIUSO CONTAMINATI
Prima di togliere i guanti lavarli con acqua e sapone, bagnarli con un disinfettante (es. 20 ml di
candeggina su 1 litro di acqua) e lasciarli asciugare per evaporazione.
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LA DIVISA
Ricordiamo che la divisa non è un Dispositivo di Protezione Individuale
La divisa è importante perché:
1) riduce la possibilità di trasmettere infezioni:
 proteggendo l'operatore
 proteggendo il paziente
2) Contribuisce a fornire una buona immagine professionale di sé stessi, a riconoscere il ruolo e
l'istituzione di riferimento
CARATTERISTICHE ED UTILIZZO DELLA DIVISA
Particolare cura si deve rivolgere alla divisa, la quale deve essere sobria, decorosa, comoda, di
colore chiaro, pulita, cambiata frequentemente, indossata solo quando si fa assistenza e protetta da
un camice quando si eseguono determinati lavori che la potrebbero sporcare.
Una divisa comoda e funzionale è costituita da pantaloni e giacca con maniche corte.
La divisa non va coperta da capi di lana, pullovers o giacche personali.
La divisa non deve mai venire a contatto con gli abiti personali e pertanto va conservata in spazi
separati. Nello spogliatoio se non si dispone di un armadietto a doppio scomparto, si deve
conservare la divisa usata su un appendiabito all'esterno mentre gli abiti personali andranno posti
nell'armadietto.
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La divisa sporca va manipolata il meno possibile e riposta negli appositi contenitori. Anche per il
trasporto della divisa usata nell'assistenza domiciliare si avrà cura che questa non contamini
superfici pulite (esempio sedile della macchina).
Per il lavaggio infine, evitare di farlo assieme al resto della biancheria di casa.
SCARPE
Tutte le scarpe indossate dagli operatori non necessariamente sono dei DPI e devono essere dotate
degli essenziali requisiti di qualità, come ergonomia, solidità, innocuità, comfort. Devono altresì
essere costituite da materiale facilmente lavabile e disinfettabile così come non devono essere
rumorose se usate nei reparti di degenza .
Qualora esista un rischio specifico non eliminabile, anche le scarpe diventano un DPI. Abbiamo
così scarpe marchiate UNI EN 347- 346-345 che proteggono per esempio dalle perforazioni, dagli
urti o schiacciamenti, o che offrono protezione da penetrazione e assorbimento di acqua o altre
sostanze o che sono antistatiche.
CAMICI DI PROTEZIONE
Camici o grembiuli di protezione devono essere indossati sopra la divisa durante l'esecuzione di
procedure che prevedono schizzi di sangue o altri liquidi biologici contaminati o nell'assistenza a
persone con parassitosi cutanee (pediculosi, scabbia) in atto. Camici da adottare come D.P.I. sono
quelli di tipo chirurgico monouso di tipo idrorepellente in tessuto non tessuto, con allacciatura
posteriore, maniche lunghe con polsino di elastico o maglia, di lunghezza almeno al di sotto del
ginocchio. Durante l’esecuzione di particolari manovre in cui l’operatore sanitario può essere
esposto a schizzi di liquido, per esempio broncostimolazione, il camice può essere rinforzato
anteriormente e sulle braccia può essere utilizzato un manicotto di materiale barriera che oltretutto
facilita l’adesione del guanto sopra il camice.
I camici non vanno utilizzati fuori dalle aree di esposizione, come va assolutamente evitato il loro
utilizzo dopo precedenti esposizioni.
Per indossare e togliere i camici di protezione seguire la tecnica sotto descritta.
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TECNICA PER INDOSSARE E TOGLIERE IL CAMICE
Infilare le braccia e le mani nelle maniche. Legare i lacci dietro al collo.
Sistemare il camice posteriormente in modo che
copra completamente la divisa.
Rimuovere il camice rovesciando la parte esterna
verso l'interno.
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VISIERE ED OCCHIALI PROTETTIVI
Gli occhiali protettivi e gli schermi facciali devono essere indossati per l'esecuzione di tutte le
procedure che comportano un rischio di esposizione delle mucose orali, nasali o congiuntivali ad
aerosol di sangue o di altri fluidi biologici (esempio in endoscopia, odontostomatologia, ecc.). I DPI
per la protezione degli occhi sono tali solo se riportanti oltre al marchio CE la norma europea di
riferimento EN 166.
Sia gli occhiali che le visiere devono essere in materiale antiappannante, con possibilità di
regolazione delle stanghette e devono offrire protezione specifica da liquidi in gocce e spruzzi
anche lateralmente. Si fa presente che tale prodotto non è sovrapponibile ad occhiali da vista. Per
coloro che portano lenti correttive sono disponibili tipologie particolari.
MASCHERE
Le maschere sono utilizzate in ambito assistenziale per tre scopi:
1. Indossate dagli operatori sanitari per protezione da contatto con materiale infetto proveniente
dai pazienti (secrezione respiratoria, spruzzi di sangue o liquidi corporei …)
2. Indossate dagli operatori quando sono impegnati in procedure che richiedono una tecnica sterile,
per proteggere i pazienti da esposizione ad agenti infettivi colonizzanti la bocca e/o il naso degli
operatori sanitari.
3. Indossate dai pazienti con tosse per limitare la potenziale diffusione di secrezioni respiratorie
infettive dal paziente ad altri pazienti/operatori (igiene della tosse).
Abbiamo le mascherine chirurgiche e le maschere vere e proprie chiamate anche facciali filtranti.
Le mascherine chirurgiche non sono dei veri e propri D.P.I., ma sono Dispositivi medici (D.M.) che
comunque rispondono ai requisiti dei D.P.I.
Le mascherine chirurgiche sono state disegnate per resistere ai liquidi a vario grado e seconda del
disegno del materiale della mascherina e trovano pertanto indicazione per proteggere le mucose del
naso e della bocca da eventuali spruzzi di sangue o di altri liquidi biologici e dalle inalazioni di
particelle superiori ai 5 micron (droplet).
Nei casi ci si debba difendere da microrganismi e particelle in sospensione nell'aria di piccole
dimensioni, sotto i 5 micron, si devono utilizzare maschere ad alta efficienza chiamate respiratori
facciali filtranti antipolvere. Tali respiratori offrono tre diversi gradi di protezione: classe 1 FFP1 =
78% di efficienza filtrante, classe 2 FFP2 = 92% di efficienza filtrante (da usarsi in presenza di
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paziente con Tbc), classe 3 FFP3 = 98% di efficienza filtrante (per rischi elevati come
broncoscopie). Tali maschere dovrebbero essere preferibilmente munite di valvola di espirazione
che riduce la resistenza respiratoria.
REGOLE COMPORTAMENTALI
 Indossare la maschera correttamente in modo che copra bene naso e bocca, aderisca al viso e
non permetta perdite sui bordi (la tenuta sul viso non è garantita se l’operatore risulta mal rasato
o porta barba o baffi).
 Una volta indossata non deve essere abbassata.
 Con la maschera indossata parlare il meno possibile.
 Quando la maschera è tolta gettarla nel contenitore dei rifiuti e far seguire un accurato lavaggio
delle mani.
 Per indossare e togliere la maschera facciale seguire la tecnica descritta nella pagina seguente.
Sequenza per indossare i D.P.I. Sequenza per rimuovere i D.P.I.
1. Igiene delle mani 1. Guanti
2. Copricamice 2. Copricamice
3. Maschera facciale 3. Igiene delle mani
4. Occhiali 4. Occhiali
5. Guanti 5. Maschera facciale
6. Igiene delle mani
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TECNICA PER INDOSSARE E TOGLIERE
LA MASCHERA FACCIALE
Infine inspirare rapidamente fino a sentire all’interno della maschera una pressione negativa. Se si
avverte una perdita aggiustare e posizionare la maschera e/o la tensione degli elastici.
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SMALTIMENTO AGHI E
TAGLIENTI
Per quanto riguarda gli aghi e i taglienti devono essere smaltiti in tutti i casi secondo le indicazioni
contenute nel D. m. 28 settembre 1990 che all'articolo 2 recita:
"l'eliminazione degli aghi e degli altri taglienti, utilizzati nei confronti di qualsiasi paziente, deve
avvenire con cautele idonee ad evitare punture o tagli accidentali. In particolare gli aghi, le lame
dei bisturi e gli altri strumenti acuminati o taglienti monouso non debbono essere rimossi dalle
siringhe o da altri supporti ne in alcun modo manipolati o reincappucciati, ma riposti per
l'eliminazione in appositi contenitori resistenti alla puntura. Tali contenitori devono essere immessi
nei contenitori dei rifiuti pericolosi e avviati all'incenerimento".
Questo vuol dire:
 non "girare" mai con un tagliente usato in mano;
 accertarsi di avere gli appositi contenitori il più vicino possibile al luogo dell'utilizzo;
 non cercare di prendere "al volo" strumenti taglienti, appuntiti o di vetro;
 collaborare con l'infermiere a tenere fermo il paziente se è agitato in manovre che prevedano
l'uso di taglienti;
 non reincappucciare gli aghi usati, non manipolarli, evitare di dirigerne la punta verso il corpo,
non rimuoverli dalle siringhe, non piegarli, non spezzarli;
 porre le siringhe monouso usate e gli aghi, le lame da bisturi ed altri oggetti taglienti, in
contenitori resistenti alle punture; tali contenitori di sicurezza non vanno riempiti fino all’orlo;
 pulire con cura i vassoi porta strumenti (spesso contengono aghi ed altri oggetti taglienti
contaminati).
 Maneggiare con cura la biancheria sporca dove potrebbero essere finiti per errore dei taglienti.
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 mettere a disposizione attrezzature mediche più sicure, quali siringhe con aghi retrattili;
 maggiore controllo dei rifiuti ospedalieri;
 migliorare le condizioni di lavoro, come l’illuminazione;
 migliorare l’organizzazione del lavoro (ad es. riducendo il carico di lavoro conseguente a turni
troppo lunghi, che può essere causa di incidenti ai lavoratori, e migliorando i controlli per
garantire il rispetto dei metodi di lavoro);
 utilizzare equipaggiamenti di protezione personale (attenzione agli schizzi);
 vaccinarsi contro il virus dell’epatite B;
 lavarsi le mani dopo ogni contatto con un paziente e dopo il contatto con sangue o fluidi
corporei;
 coprire le ferita e le abrasioni della pelle con cerotti impermeabili;
COMPORTAMENTO DA ADOTTARE IN SEGUITO AD ESPOSIZIONE CON
MATERIALE BIOLOGICO
MATERIALE A RISCHIO
 Sangue o altro materiale biologico che contenga sangue macroscopicamente visibile;
 Liquor cerebrospinale, liquido sinoviale, pleurico, pericardio, peritoneale, amniotico,
sperma e secrezioni vaginali;
 Tessuti e organi;
MATERIALE NON A RISCHIO
 Saliva (tranne che per HBV, lacrime, secrezioni nasali, urine, feci, vomito, a meno che
non siano visibilmente contaminate da sangue;
INCIDENTI A RISCHIO
 Lesioni da puntura o taglio provocate da aghi, bisturi o altro materiale tagliente
contaminato da materiale biologico a rischio;
 Lesione da graffio o morso;
 La contaminazione di cute lesa o mucose con materiale biologico a rischio;
 La contaminazione di cute integra con grosse quantità di sangue;

INCIDENTI NON A RISCHIO
 la contaminazione di cute integra con sangue o altri liquidi biologici a rischio in
quantità minima;
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In caso di ferita:
(es. puntura d'ago)
 aumentare il sanguinamento premendo la parte *
 detergere la parte con acqua e sapone per 10 minuti
 disinfettare la ferita con Amuchina al 10% o Betadine **
* ** Non esistono prove che l’applicazione di antisettici o il
sanguinamento provocato riducano il rischio di trasmissione da HIV,
tuttavia tali manovre non sono controindicate
In caso di contatto:
 togliere eventuali indumenti
 detergere la parte con acqua (se la cute è lesa applicare
successivamente Amuchina al 10% o Betadine)
In caso di contaminazione occhi e bocca
 lavare immediatamente con acqua corrente o soluzione
fisiologica gli occhi per 15 minuti ed il viso
 in caso di contatto con il cavo orale effettuare risciacqui con
Amuchina al 5%
 In tutti i casi avvertire i superiori e recarsi al Pronto Soccorso per una valutazione e per
effettuare denuncia di infortunio. Si ricorda che ogni lavoratore che subisce un incidente deve
darne immediata comunicazione al datore di lavoro, o dirigente o preposto (DL.gs.81/08- D.M.
28 settembre 1990 – DPR 1124/65)
 In caso di puntura d'ago o di contaminazione di cute lesa, richiedere il consenso per un prelievo
di sangue al paziente "fonte", fare effettuare il prelievo e portare con sé la provetta quando ci si
reca in Pronto Soccorso con tutta la modulistica necessaria. Se il paziente fonte presenta fattori
di rischio e se si tratta di infortunio a rischio maggiore (es. lesione da bisturi, da ago cavo pieno
di sangue, da contaminazione massiva di mucose o cute non integra), l’esame HIV và eseguito il
più presto possibile, per garantire in caso di positività, l’inizio della profilassi postesposizione
dell’operatore entro 4 ore dall’infortunio.
L’uso dei guanti oltre che minimizzare il rischio di infezione ospedaliera nei pazienti e di
contaminazione cutanea degli operatori, si è dimostrato in grado di ridurre per una semplice azione
meccanica, la quantità di sangue inoculata a seguito di puntura accidentale o tagli.
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65
IGIENE PERSONALE
Capelli
Devono essere puliti e curati. I capelli lunghi devono essere raccolti e non devono ricadere sul viso
ne sulle spalle. La più frequente contaminazione dei capelli avviene attraverso le proprie mani; per
questo è particolarmente importante non toccarli durante il lavoro.
Il personale non dovrà necessariamente indossare la cuffia eccetto nei settori protetti dove i capelli
di tutti i membri del gruppo dovranno essere completamente coperti da una cuffia aderente (sale
operatorie, cucine).
Barba e baffi
Devono essere tenuti corti e comunque ben curati.
Unghie
Devono essere pulite, corte e prive di smalto.
Monili e orologi da polso
Non si devono indossare durante l'assistenza monili quali anelli, braccialetti, grossi orecchini,
lunghe collane ne orologi da polso a causa del pericolo di contaminazione e di produrre lesioni.
Fazzoletti
E' preferibile usare fazzoletti di carta e le mani devono sempre essere lavate dopo aver soffiato il
naso.
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66
Norme comportamentali
Durante l'assistenza alla persona o nelle pulizie ambientali evitare di mangiare, portare le mani alla
bocca o agli occhi.
I rifiuti, lo strumentario utilizzato e gli attrezzi per le pulizie vanno sempre tenuti lontani dal corpo.
Soprattutto la biancheria sporca va manipolata il meno possibile; quando si toglie dal letto bisogna
arrotolare gli orli verso l'interno e nel trasportarla verso il sacco della biancheria sporca si deve
tenerla distante dal proprio corpo.
SEQUENZA INDOSSAMENTO D.P.I.
1. Maschera facciale
2. Occhiale o visiera
3. Camice
4. Guanti
SEQUENZA RIMOZIONE D.P.I.
1. Guanti
2. Camice
3. Occhiale o visiera
4. Maschera facciale
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67
DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO
 Descrivi i vari tipi di guanti e le rispettive indicazioni
 Quali sono le caratteristiche richieste per i guanti?
 Quali sono le regole comportamentali da osservare durante l’uso dei guanti?
 Quale importanza assume la divisa per l’operatore?
 Quali caratteristiche deve avere una divisa e quali le scarpe?
 Quali sono le indicazioni per i camici di protezione e quali caratteristiche devono possedere?
 Quali sono le indicazioni per occhiali protettivi e maschere e quali caratteristiche devono
possedere?
 Quali norme bisogna osservare in presenza di aghi e taglienti?
 Descrivere le procedure di comportamento da adottare in caso di contatto accidentale con liquidi
biologici?
 Descrivi quali sono le norme igieniche personali che deve osservare l’O.S.S. durante le attività
di assistenza.
 In quale ordine vanno indossati e tolti i D.P.I.?
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68
RISCHIO CHIMICO
Il rischio chimico è determinato dalla presenza di sostanze o preparati pericolosi, la cui
manipolazione può avere effetti nocivi sulle persone o provocare danni alle cose.
Le esposizioni a composti chimici si realizzano nelle sale operatorie (gas anestetici volatili) e nei
laboratori, nella sterilizzazione chimica (aldeidi, ossido di etilene), nella preparazione e
somministrazione di farmaci (in particolare chemioterapici antiblastici), nell'impiego di
disinfettanti, detergenti nei locali di degenza e negli ambulatori, nelle aree tecniche ed economali. Il
personale adibito a mansioni particolari (es. sale operatorie) deve essere sottoposto ad una visita
preassuntiva per idoneità ed a controlli medici anche trimestrali.
L'azione sull'organismo
Sostanze e preparati pericolosi possono esercitare la loro azione mediante:
 inalazione, attraverso le vie respiratorie
 contatto, attraverso la pelle e le mucose
 ingestione, attraverso la bocca.
Gli effetti nocivi prodotti da sostanze e preparati pericolosi sugli organismi viventi possono avere
origine da:
 proprietà specifiche della sostanza
 intensità, frequenza o durata dell'esposizione alla sostanza
 suscettibilità specifica dell'organismo a una determinata sostanza
 concausa di due o più di queste componenti.
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69
CLASSIFICAZIONE
Tutte le sostanze pericolose sono state classificate dalla CEE che ne ha disposto l'etichettatura. Ogni
sostanza deve pertanto riportare in etichetta il numero di classificazione, il simbolo di rischio, le
frasi di rischio e i consigli di prudenza. Le sostanze sono classificate nel seguente modo:
Esplosivi
le sostanze e i preparati solidi, che anche senza l'azione dell'ossigeno atmosferico, possono
provocare una reazione esotermica con rapida formazione di gas, e che, in determinate condizioni di
prova, esplodono in seguito a riscaldamento.
Comburenti
le sostanze e í preparati che a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, provocano
una forte reazione esotermica.
Estremamente infiammabili
le sostanze e i preparati liquidi con punto di infiammabilità estremamente basso e punto di
ebollizione basso;
le sostanze e i preparati gassosi che a temperatura e pressione ambiente sono infiammabili a
contatto con l'aria.
Facilmente infiammabili
1. le sostanze e i preparati che, a contatto con l'aria, a temperatura ambiente e senza apporto di
energia, possono subire innalzamenti termici e da ultimo infiammarsi;
2. le sostanze e i preparati solidi che possono facilmente infiammarsi dopo un breve contatto con
una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo il distacco
della sorgente di accensione;
3. le sostanze e i preparati liquidi il cui punto d'infiammabilità è molto basso;
4. le sostante e i preparati che, a contatto con l'acqua o l'aria umida, sprigionano gas estremamente
infiammabili in quantità pericolose.
Infiammabili
le sostanze e í preparati liquidi con un basso punto di infiammabilità.
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70
Molto tossici
le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in
piccolissime quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche.
Tossici
le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccole
quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche,
Nocivi
le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono
essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche.
Corrosivi
le sostanze e i preparati che, a contatto con i tessuti viventi possono esercitare su di essi una azione
distruttiva.
Irritanti
le sostanze e i preparati non corrosivi, il cui contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le
mucose, può provocare una reazione infiammatoria.
Sensibilizzanti
le sostanze e i preparati che, per inalazione o assorbimento cutaneo, possono dare luogo a una
reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato
produce caratteristiche reazioni avverse.
Cancerogeni
le sostanze e i preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono provocare il
cancro o aumentarne la frequenza.
Mutageni
le sostanze e i preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono produrre
difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza.
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  • 1. 1 OPERA ARMIDA BARELLI ROVERETO PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO CORSO PER OPERATORE SOCIO SANITARIO SEDI DI LEVICO TERME PREVENZIONE E SICUREZZA (Modulo Generale 4 – Unità Didattica n° 1) 1° CICLO A cura di: Ivano Zampedri Data di pubblicazione: 30 settembre 2014 Materiale didattico ad uso interno
  • 2. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 2 Al termine di questa attività didattica sarete in grado di:  Individuare i rischi connessi all'attività dell'O.S.S. rispetto alle più comuni infezioni per se e l'utente e descrivere gli interventi per ridurli.  Descrivere i rischi relativi agli ambienti di vita e di cura ed i sistemi di prevenzione e di protezione per garantire la sicurezza ed il comfort alla persona assistita e agli operatori. INDICE Concetto di rischio e pericolo________________________________________________pag. 3 Principali rischi ospedalieri _________________________________________________pag. 5 I microrganismi __________________________________________________________pag. 6 Principali definizioni in igiene _______________________________________________pag. 11 Catena delle infezioni______________________________________________________pag. 12 Difese contro le infezioni ___________________________________________________pag. 17 Vaccinazioni_____________________________________________________________pag. 18 Immunoprofilassi passiva___________________________________________________pag. 20 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 21 Infezioni correlate alle pratiche assistenziali ____________________________________pag. 22 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 29 Infezioni occupazionali ____________________________________________________pag. 30 Precauzioni universali e standard _____________________________________________pag. 31 Decreto legislativo 81/08 ___________________________________________________pag. 33 Dispositivi di protezione individuale __________________________________________pag. 37 Malattie e infortuni lavorativi________________________________________________pag. 40 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 41 Lavaggio mani ___________________________________________________________pag. 42 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 50 Guanti__________________________________________________________________pag. 51 Divisa e sopra camici ______________________________________________________pag. 56 Occhiali e maschere _______________________________________________________pag. 59 Smaltimento aghi e taglienti_________________________________________________pag. 62 Procedure in caso di contatto con materiale biologico_____________________________pag. 63 Igiene dell'operatore _______________________________________________________pag. 65 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 67 Rischio chimico __________________________________________________________pag. 68 Rischio fisico ____________________________________________________________pag. 74 Rischio elettrico da apparecchi elettromedicali __________________________________pag. 77 Sicurezza antincendio nelle strutture __________________________________________pag. 80 Guida allo studio__________________________________________________________pag. 91 Bibliografia______________________________________________________________pag. 92
  • 3. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 3 RISCHI PROFESSIONALI IN AMBIENTE SANITARIO Prima di affrontare il tema dei rischi in ospedale o comunque in ambiente sanitario è doveroso chiarirci sul significato di due termini che spesso vengono impropriamente usati per dire la stessa cosa e cioè: pericolo e rischio. Che cos’è il pericolo? Possiamo definire pericolo qualsiasi fattore o situazione che può produrre un danno alla salute. Così un bisturi può tagliare, un disinfettante può essere irritante per la pelle, un apparecchio elettrico in tensione può determinare una scossa elettrica, un fascio di radiazioni ionizzanti può causare dei danni ai tessuti colpiti. Che cos’è il rischio? Possiamo definire il rischio come la probabilità che un pericolo produca un danno alla salute in determinate condizioni d’uso e di esposizione. Così, maneggiare un bisturi in modo distratto può causare un taglio più facilmente che maneggiarlo in modo attento e appropriato, toccare un disinfettante senza le giuste protezioni alle mani può causare problemi che sarebbero ridotti o non ci sarebbero se si utilizzano guanti idonei allo scopo, toccare un apparecchio elettrico con le mani bagnate non è la stessa cosa che toccarlo con le mani asciutte se ci fossero delle perdite di corrente, sottoporci giornalmente, in ragione del proprio servizio, a fasci di radiazioni non è la stessa cosa che esporci occasionalmente in seguito ad una radiografia. Si deduce da quanto riportato che il rischio è un fattore percentuale che decresce in funzione della applicazione di norme preventive di sicurezza. L’AMBIENTE SANITARIO L’ambiente sanitario e l’ospedale in particolare è un ambiente di lavoro rappresentato dal soggetto malato, attorno al quale ruota il personale sanitario che utilizza per esempio sostanze chimiche, agenti fisici e microbiologici. Diversamente da altri ambienti di lavoro la sicurezza non è riferita ad una categoria omogenea di lavoratori ma è estesa oltre al personale addetto, quindi sanitario e non, anche a pazienti e visitatori. I rischi in ambiente sanitario comprendono tutti i rischi convenzionali legati all’ambiente in cui si lavora (rischi derivanti dagli impianti e dalla struttura), aggravati dai rischi specifici derivanti
  • 4. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 4 dall’attività sanitaria (rischi chimici, fisici, biologici, cancerogeni, movimentazione manuale dei pazienti). LA GESTIONE DELLA SICUREZZA RICHIEDE UN FORTE COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI E VA SEMPRE CONSIDERATA L’INTEGRAZIONE DELLA GESTIONE DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI CON QUELLA DEI PAZIENTI E DELLA STRUTTURA.
  • 5. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 5 PRINCIPALI RISCHI NEL SETTORE SANITARIO Il personale sanitario soprattutto in ospedale, può incontrare molteplici rischi. Vediamone i principali. PRINCIPALI RISCHI OSPEDALIERI PER IL PERSONALE SANITARIO Agenti biologici Malattie infettive Infestazioni Agenti fisici Elettricità Radiazioni ionizzanti Altre radiazioni (ultraviolette, laser, elettromagnetiche, ecc.) Agenti chimici Irritanti primari (detergenti, disinfettanti) Allergeni (farmaci, disinfettanti) Mutageni, oncogeni Fattori ergonomici Posizioni incongrue Prestazioni lavorative ad alto costo energetico Prestazioni al videoterminale Fattori di stress Fisici (turni a ciclo continuo, straordinari, carichi di lavoro eccessivi) Psicologici (conflittualità di gruppo, di gerarchia, con utenti, responsabilità)
  • 6. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 6 MICRORGANISMI Gli operatori che lavorano nei reparti e servizi ospedalieri, nelle strutture e anche a domicilio nonché i pazienti e gli utenti, possono venire a contatto con fluidi biologici (feci, urine, sangue) o con aerosol contaminati. Tale evenienza va sotto il nome di rischio biologico. Con il termine di rischio biologico si intende la possibilità, da parte di un soggetto, di contrarre un'infezione in seguito ad esposizione di microrganismi. Il rischio biologico è senza dubbio il principale, ed è quello che riceve solitamente le dovute attenzioni dagli operatori addetti all'assistenza di pazienti specie in quelle aree a più evidente carattere infettivo e con maggior probabilità di esposizione o contatto con liquidi biologici. Tale rischio rappresenta un problema importante anche per i pazienti. ALCUNE CARATTERISTICHE DEI MICRORGANISMI I microrganismi o microbi detti comunemente germi, sono esseri estremamente piccoli tanto da non essere visibili ad occhio nudo, ma solo con speciali apparecchi (microscopi) perché le loro dimensioni sono nell’ordine di millesimi di millimetro e, in alcuni casi di milionesimo di millimetro.
  • 7. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 7 I microbi che causano malattie sono detti patogeni ma vi sono anche microbi innocui e spesso anche utili all’uomo detti non patogeni Germi non patogeni sono presenti nella bocca, sulla pelle e nell’intestino dell’uomo, nel terreno per la trasformazione delle sostanze organiche, in molte trasformazioni chimiche come nel processo di formazione del formaggio, del pane, del vino e dell’aceto. Quando un germe scarsamente patogeno diventa tale per una diminuzione delle difese dell'organismo, viene detto opportunista. CLASSIFICAZIONE DEI MICRORGANISMI PIU' IMPORTANTI - virus - batteri - miceti - protozoi I QUATTRO TIPI DI MICRORGANISMI RIPORTATI ALLA STESSA SCALA I QUATTRO TIPI DI MICRORGANISMI RIPORTATI ALLA STESSA SCALA
  • 8. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 8 VIRUS: sono particelle di piccolissime dimensioni che possono essere viste solo al microscopio elettronico (dimensioni ultramicroscopiche). Per vivere hanno assoluto bisogno di dipendere da altri esseri viventi non possedendo caratteristiche vitali autonome. I virus come i batteri risentono delle condizioni di temperatura, d’umidità e dell’effetto della luce solare, ma non vengono uccisi dagli antibiotici. Esempi di virus dannosi per l’uomo sono quelli che danno il raffreddore, l’influenza, il morbillo, la rosolia, la varicella, l’epatite A, B, C, l’herpes, la poliomielite, l’AIDS. BATTERI: hanno dimensioni molto maggiori dei virus dell’ordine di millesimo di millimetro (micron) e sono visibili al microscopio ottico. A differenza dei virus sono vere e proprie cellule in grado di nutrirsi, crescere e riprodursi autonomamente. Sono sensibili agli antibiotici. I batteri si nutrono di sostanze molto semplici e pertanto trovano un ottimo nutrimento in tutti i materiali biologici (feci, urine, escreato, residui alimentari). In base alla forma li posiamo distinguere in vari gruppi cocchi (forma rotondeggiante), bacilli (forma cilindrica a bastoncino), vibrioni (forma a virgola), spirochete (forma elicoidale).
  • 9. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 9 I batteri si moltiplicano dividendosi a metà dando origine a due batteri figli che a loro volta continuano a raddoppiarsi ogni 20 minuti circa. Per la loro crescita hanno bisogno di nutrimento, di un ambiente umido, generalmente temono l’essiccamento e la luce preferendo il buio. I batteri patogeni raramente agiscono in forma isolata, ed il più delle volte aderiscono a superfici e si organizzano in associazioni batteriche, inglobate in uno strato di proteine dando vita alla produzione di biofilm. Il biofilm è pertanto un insieme di batteri che costituiscono una struttura complessa e organizzata, difficile da aggredire e che può formarsi non solo sulle mucose ma su tutte le superfici ed in particolare sulle superfici dei materiali estranei inseriti nel corpo come per esempio i cateteri. Vi sono batteri che richiedono la presenza d’ossigeno detti aerobi, altri che vivono senza ossigeno e vengono chiamati anaerobi. Vi sono poi batteri detti sporigeni che in presenza di situazioni sfavorevoli come essiccamento, temperature alte o basse anziché morire si trasformano in strutture molto resistenti chiamate spore. Le spore possono sopravvivere nel terreno per anni e quando ritrovano le condizioni favorevoli si trasformano in batteri. Alcuni batteri elaborano delle sostanze che si comportano come veri e propri veleni: le tossine.
  • 10. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 10 Tra i batteri dannosi per l’uomo ricordiamo la salmonella che provoca il tifo, il bacillo di Koch che provoca la TBC, lo stafilococco responsabile dei foruncoli, il bacillo del tetano, ecc. Infine ricordiamo i batteri piogeni, della famiglia degli stafilococchi e degli streptococchi che producono una sostanza densa e viscosa, il pus. Il pus è formato da globuli bianchi morti, microrganismi e prodotti del disfacimento dei tessuti. FUNGHI O MICETI: hanno dimensioni da 20 a 50 volte superiori ai batteri e rispetto a quest’ultimi sono più resistenti ai disinfettanti. Le infezioni fungine umane vengono divise in micosi superficiali (che colpiscono la cute, i capelli, le unghie) e profonde sistemiche. Tra le forme dannose per l’uomo ricordiamo la candida che provoca malattie del cavo orale e di altre mucose (mughetto), le tigne che colpiscono il cuoio capelluto. PROTOZOI: sono i microrganismi più grandi, anch’essi però non sono visibili ad occhio nudo. Le malattie più importanti provocate da protozoi sono la malaria, la dissenteria amebica, la toxoplasmosi e alcune uretriti e vaginiti da trichomonas vaginalis. Esistono poi altri microrganismi quali: - micoplasmi: germi di piccolissime dimensioni - ricketsie: con caratteristiche intermedie tra i batteri e i virus - clamidie: piccoli batteri di forma rotondeggiante "Nessun elenco di patogeni può essere considerato completo. Possono sempre essere scoperti nuovi agenti infettivi o possono sempre essere scoperte situazioni particolari in cui un microrganismo scarsamente patogeno può dar luogo a malattia, almeno in soggetti predisposti"
  • 11. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 11 "ASEPSI è l'assenza di microrganismi patogeni" "CONTAMINAZIONE è la presenza transitoria di microrganismi sulla superficie corporea o su oggetti" "INFEZIONE è l'ingresso e lo sviluppo di microrganismi patogeni in uno o più tessuti di un organismo" "MALATTIA INFETTIVA è quella condizione morbosa che riconosce come causa necessaria l'azione di un agente biologico infettivo"
  • 12. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 12 Le infezioni si dividono in: "INFEZIONE COMUNITARIA è un'infezione che è presente o in incubazione al momento dell'ingresso in ospedale e non sono in relazione con questo o precedenti ricoveri" "INFEZIONE OSPEDALIERA è un'infezione contratta in ambiente sanitario (ospedale, ambulatorio, casa di cura, casa di riposo) che non era evidente all'ingresso, ma che si manifesta durante o dopo il ricovero e da questo è causata; si parla pertanto di INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI." "INFEZIONE OCCUPAZIONALE è un'infezione contratta dall'operatore sicuramente sul luogo di lavoro, deve risultare connessa direttamente con l'attività lavorativa" CATENA DELLE INFEZIONI agente infettivo modalità di trasmissione porta di entrata ospite serbatoio porta di uscita
  • 13. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 13 La diffusione delle infezioni è scandita da sei momenti principali rappresentati come anelli di una catena. Gli agenti infettivi accumulati nei serbatoi attraverso le porte di uscita con diverse modalità di trasmissione penetrano attraverso le porte di ingresso negli ospiti suscettibili che possono ammalarsi e produrre altri agenti infettivi. Se tutti questi anelli sono presenti l'infezione si trasmette. Se uno di questi anelli non è presente o si interrompe l'infezione non può instaurarsi. Gli agenti infettivi sono i microrganismi (virus, batteri, miceti, protozoi). I serbatoi sono i luoghi dove un agente infettivo può sopravvivere, si tratta di habitat naturali del microrganismo dove lo stesso può riprodursi: un uomo, un animale, ma anche l'ambiente e gli oggetti. Fra gli uomini dobbiamo considerare non solamente i soggetti malati, ma anche i portatori sani che sono persone in grado di trasmettere i microbi perché li albergano nel loro corpo senza però avere i segni di malattia (persone sane, malate ma asintomatiche o convalescenti). Le porte d'uscita sono per esempio nell'uomo le vie respiratorie, la via intestinale, la via genito- urinaria, la via cutanea, la via transplacentare e il sangue. Le modalità di trasmissione sono i meccanismi di trasporto dell'agente infettivo dal serbatoio all'ospite. Si possono riconoscere le seguenti modalità di trasmissione:  per contatto quando i microrganismi vengono trasferiti toccando o manipolando il serbatoio; può essere diretto con trasmissione da persona a persona cioè tramite rapporti sessuali, baci, morsi ecc., o indiretto attraverso oggetti d'uso che permettono la sopravvivenza dell'agente come le medicazioni, gli aghi contaminati la biancheria sporca, ecc.  per droplet quando i microrganismi sono contenuti in goccioline provenienti dalle vie respiratorie in seguito a tosse o starnuto. Tali goccioline hanno la caratteristica di essere grandi e pesanti per cui devono essere emesse con forza dall'ospite infetto e richiedono la vicinanza fra le persone entro un metro o meno
  • 14. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 14  per via aerea quando i microrganismi sono contenuti in goccioline di piccolissime dimensioni o nella polvere e trasportati dalle correnti d'aria possono rimanere nell'ambiente anche per lunghi periodi  tramite veicoli cioè quando i microrganismi vengono trasportati da oggetti inanimati che riescono a fargli vivere su di essi fino a quando entrano in contatto con ospiti suscettibili quali l'acqua, i liquidi organici, il cibo  tramite vettori cioè quando i microrganismi vengono trasportati verso l'ospite suscettibile da esseri viventi. Essi possono essere facoltativi quando trasportano il germe passivamente (mosca, topi) e obbligati quando trasportano solo quel germe dovendolo trasformare (zanzara per la malaria). Le porte d'ingresso sono i percorsi attraverso i quali l'agente infettante raggiunge l'ospite come le vie respiratorie, i tratti gastro-intestinali e genito-urinari, la cute lesa, le mucose, la placenta, le ferite chirurgiche. Gli ospiti suscettibili sono individui privi di capacità di difese sufficienti come gli anziani, i neonati, i malati cronici, chi abusa di farmaci, ecc. Le modalità di trasmissione rappresentano l'anello più debole della catena e quindi il più facile da spezzare. E' anche l'anello più importante che gli operatori sanitari devono conoscere. modalità di trasmissione agente infettivo porta di entrata ospite serbatoio porta di uscita
  • 15. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 15 COME SI POSSONO INDEBOLIRE GLI ANELLI DELLA CATENA agente infettivo modalità di trasmissione porta di entrata ospite serbatoio porta di uscita SIERO E VACCINO - PROFILASSI Obiettivo: intervenire sulle resistenze PULIZIA E DISINFEZIONE mani, indumenti, strumenti, ambienti obiettivo: controllare l'infezione ISOLAMENTO PROTETTIVO DEL PAZIENTE NON INFETTO Obiettivo: prevenire l'infezione DISINFEZIONE DEI MATERIALI INFETTI Obiettivo: controllare l'infezione ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO: ISOLARE PAZIENTE INFETTO Obiettivo: controllare la sorgente ANTIBIOTICO TERAPIA MIRATA Obiettivo: distruggere il germe patogeno
  • 16. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 16 L'inizio della storia naturale di una malattia infettiva è costituita dal contatto e dalla successiva interazione fra agente biologico ed individuo. L'esito di tale incontro è legato alle caratteristiche dell'agente biologico dell'individuo e dell'ambiente. Quando il microbo è penetrato nell'organismo abbisogna di un determinato tempo per moltiplicarsi e solo quando il numero è elevato inizia la sintomatologia: questo periodo è detto d'incubazione ed è estremamente variabile. Agente biologico Le principali caratteristiche dell'agente biologico sono:  l'infettività cioè la capacità di un microrganismo di radicarsi in un ospite penetrando nel suo interno e invadendo i distretti superficiali e di moltiplicarsi attivamente ossia la capacità di provocare un'infezione;  la patogenicità cioè la capacità di alcuni microrganismi di provocare malattia a seguito di infezione;  la virulenza che è la misura del grado di patogenicità, esprime non solo la capacità di provocare malattie, ma anche il livello di gravità di queste malattie;  la carica microbica cioè il numero di microrganismi presenti. ESITO AGENTE BIOLOGICO AMBIENTE INDIVIDUO
  • 17. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 17 Ambiente I fattori ambientali sono per esempio le condizioni socio-economiche, lo stato igienico in generale, il clima, la posizione geografica che possono influenzare anche pesantemente la diffusione degli agenti biologici. Individuo Lo stesso agente eziologico non ha lo stesso effetto su tutti gli individui in quanto ciascuno di questi ha caratteristiche particolari (costituzione, razza, età, sesso). La principale caratteristica è rappresentata dallo stato di resistenza all'azione dei diversi agenti microbici. L'individuo ospite può esplicare tale resistenza anche come capacità generale di difesa contro le malattie infettive determinata per esempio da adeguati livelli di nutrizione, dall'attività sportiva, ecc. l'ospite però contrasta il radicamento degli agenti microbici principalmente attraverso meccanismi di difesa. DIFESE NATURALI ASPECIFICHE L’uomo possiede numerosi sistemi “aspecifici” cioè non mirati contro un microrganismo infettante particolare. Ne sono un esempio la pelle e le mucose che se integre sono spesso barriere insuperabili, presentando inoltre una particolare acidità che previene la crescita microbica e la presenza di microbi capaci di inibire la crescita di altri microbi. La saliva contiene enzimi in grado di danneggiare molti batteri; le lacrime ed il secreto bronchiale sono dei veri e propri sistemi di lavaggio di eventuali germi depositatisi. L’acidità del succo gastrico è mortale per molti batteri. L’acidità della pelle e della vagina creano un ambiente sfavorevole alla crescita dei microrganismi. Il sangue stesso contiene delle cellule specializzate capaci di bloccare molti germi. I macrofagi sono cellule capaci di fagocitare i germi e spesso digerirli, attraverso enzimi e perossidi (sostanze con effetto simile a quello dell’acqua ossigenata) da essi prodotti. Anche la febbre si può considerare un sistema di difesa ma è soprattutto la risposta infiammatoria che ne è la manifestazione più evidente.
  • 18. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 18 DIFESE NATURALI SPECIFICHE Quando le difese naturali aspecifiche si dimostrano insufficienti entra in campo un sofisticato sistema capace di risposte specifiche e selettivamente mirate: il sistema immunitario. Questo sistema è basato su un complesso e delicato meccanismo: dopo che un macrofago ha digerito un microrganismo, ne espone i pezzi costitutivi che vengono chiamati antigeni sulla propria superficie cellulare, questi vengono riconosciuti dai linfociti T specifici che possono distruggerli o inviare messaggi al linfociti B che sollecitati incominciano a produrre anticorpi. Gli antigeni sono pertanto tutte quelle sostanze riconosciute come estranee all'organismo che scatenano la formazione di anticorpi. Gli anticorpi sono vere e proprie “pinze” molecolari alle cui estremità si trovano delle braccia a forma di autentici “stampi” adatti a ricevere la forma esatta dell’antigene microbico perciò sono specifici. L’antigene microbico così neutralizzato viene attaccato da altre sostanze che si liberano con un sistema a cascata. Tali sostanze si infilano come cunei nella superficie dei batteri attaccate agli anticorpi, provocando così l’apertura di fori da cui escono le sostanze contenute nell’interno della cellula batterica, con conseguente morte di quest’ultima. DIFESE ARTIFICIALI O INDOTTE L’organismo umano per produrre anticorpi protettivi e linfociti specifici abbisogna di un certo tempo. A volte questi tempi sono troppo lunghi perché le difese si sviluppano in tempo per evitare la morte del malato. Ecco allora che laddove è possibile si preferisce produrre delle varianti di germi che se iniettate sono incapaci di provocare la malattia (in quanto cellule morte, frammenti o attenuate) ma sono ancora in grado di stimolare la risposta immunitaria. Queste preparazioni si chiamano vaccini e la loro introduzione nell’organismo è chiamata vaccinazione. IMMUNOPROFILASSI ATTIVA Le vaccinazioni sono pertanto un efficace mezzo di prevenzione e consistono in una immunoprofilassi attiva. I vaccini hanno cambiato la storia della medicina e si sono affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive.
  • 19. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 19 Il difetto principale dei vaccini è però quello di essere delle armi di difesa molto selettive in grado cioè, di proteggere solo nei confronti del microrganismo che è servito per realizzarli. Allo stato attuale non abbiamo a disposizione per ogni microbo un vaccino specifico, inoltre la protezione data dalla vaccinazione non può essere considerata assoluta, totale e definitiva. Lo stesso stato di salute della persona sottoposta a vaccinazione può influire nel determinare una risposta immunitaria più o meno intensa. Per conservare nel tempo una quantità di anticorpi sufficienti è indispensabile poi ricorrere a richiami periodici (secondo le scadenze previste dai vari vaccini). ESSERE VACCINATI NON ESIME DAL RISPETTO DELLE NORME IGIENICHE PIU’ GENERALI PIANO PROVINCIALE DI PROMOZIONE DELLE VACCINAZIONI PER LA PROVINCIA DI TRENTO In linea con la politica nazionale per le vaccinazioni, anche in Trentino si è stabilito di superare l’obbligo della vaccinazione passando da una logica impositiva ad una partecipazione consapevole della comunità. Tale scelta è nata dal fenomeno sempre più diffuso dell’obiezione all’obbligo vaccinale derivante da un atteggiamento culturale di persone che manifestano una visione alternativa della salute e della prevenzione delle malattie e più in generale un rifiuto della medicina convenzionale. Pertanto è stata sospesa in via sperimentale, l’applicazione delle sanzioni pecuniarie nei confronti dei genitori e di coloro che hanno la patria potestà sui minori che rifiutano di sottoporre gli stessi per un insuperabile convincimento personale. Il rifiuto della vaccinazione deve essere espresso in forma scritta ed inviato all’azienda provinciale per i servizi sanitari, viene così meno anche l’obbligo del certificato vaccinale per l’iscrizione scolastica. Tuttavia l’azienda provinciale per i servizi sanitari è fortemente impegnata a promuovere al massimo le vaccinazioni ritenendole il più importante strumento di prevenzione primaria delle malattie infettive. Nasce così il calendario provinciale delle vaccinazioni con una serie di vaccinazioni raccomandate che riguardano tuta la popolazione e che sono offerte gratuitamente. VACCINAZIONI DELL’INFANZIA  Vaccino esavalente formato da sei vaccini contro DIFTERITE - TETANO - POLIOMELITE - EPATITE B - PERTOSSE - HAEMOPHILUS INFLUENZALE  Vaccino trivalente formato da tre vaccini contro MORBILLO - ROSOLIA - PAROTITE
  • 20. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 20 VACCINAZIONI PREADOLESCENZA  Vaccino antipapilloma virus  Vaccino antimeningococco  Vaccino antivaricella VACCINAZIONI DELL’ADULTO  Vaccino antinfluenzale  Vaccino antipneumococcico  Vaccino antimeningoencefalite da zecche IMMUNOPROFILASSI PASSIVA La formazione degli anticorpi dopo una vaccinazione è lenta (ci vogliono almeno 15 giorni). Pertanto quando l’infezione sia già in corso o non sia possibile disporre di un vaccino efficace, si può tentare di ridurre la gravità della malattia iniettando direttamente nel soggetto colpito gli anticorpi specifici prelevati da persone già immunizzate. (GAMMAGLOBULINE) Questa metodica è detta immunoprofilassi passiva. Gli anticorpi introdotti non sono duraturi (sopravvivono per circa 20 giorni), ma intanto se era stato possibile praticare il vaccino si stanno formando altri anticorpi. Una immunità specifica di tipo passivo viene acquisita anche naturalmente per esempio quando l'organismo materno trasmette al feto gli anticorpi specifici preformati. A malattia già in corso abbiamo altre sostanze capaci di interferire con il metabolismo o la riproduzione di batteri e funghi: sono gli antibiotici. Questi farmaci sono armi molto potenti con dei grossi limiti quali elevata tossicità per l’uomo, insensibilità contro i virus, tendenza a sviluppare nei batteri resistenze o sostanze che li neutralizzano. Se tutti questi meccanismi non funzionano bene o vengono scavalcati l'uomo diventa suscettibile e può contrarre un'infezione.
  • 21. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 21 DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO  Che cos'è un rischio ed in particolare il rischio biologico?  Quali altri rischi sono presenti in ospedale?  Qual è la differenza tra germe patogeno - non patogeno - opportunista?  Rispetto alla grandezza come si presentano virus - batteri - protozoi?  Dove amano vivere i microbi?  Che cosa sono i biofilm?  Qual è la differenza tra batteri e virus?  Nomina qualche malattia data da virus - batteri - funghi - protozoi?  Che cosa sono i germi aerobi e anaerobi?  Che cosa sono le spore e le tossine?  Che cosa sono i batteri piogeni?  Definizioni di asepsi - contaminazione - infezione - malattia infettiva.  Definizione di infezione ospedaliera - comunitaria - occupazionale  Descrivi gli anelli della catena di una infezione.  Quali sono le principali caratteristiche dell’agente biologico?  Nomina qualche difesa naturale contro le infezioni.  Che cos’è il sistema immunitario?  Che cosa sono gli anticorpi e gli antigeni?  Che cosa sono i vaccini?  Elenca alcuni vaccini proposti nel calendario provinciale per le vaccinazioni..  Che cos’è l’immunoprofilassi passiva?
  • 22. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 22 INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI Con il termine di Infezioni correlate alle pratiche assistenziali (ICPA) si intendono quelle infezioni una volta chiamate ospedaliere ed acquisite cioè dal paziente e riconducibili a momenti assistenziali, anche non strettamente ospedalieri Malgrado i progressi delle terapie, l'aumento della sicurezza di materiali e procedure, la crescita delle conoscenze, una migliore preparazione di medici, infermieri, operatori in genere, e una migliore attenzione da parte degli ospedali e delle strutture, il problema delle infezioni ospedaliere è ben lontano dall'avere trovato una soluzione. Molte ICPA sono prevenibili attraverso l’adozione di pratiche assistenziali sicure. Le infezioni correlate all’assistenza rappresentano quindi un indicatore della qualità delle cure E' POSSIBILE STIMARE CHE 7 - 10 PERSONE SU 100 CHE SI RICOVERANO IN OSPEDALE MANIFESTANO UN'INFEZIONE CORRELATA ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI
  • 23. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 23 "Le icpa rappresentano un ulteriore aggravio di sofferenza per il malato e rappresentano un notevole problema sociale" "Le icpa sono sempre più spesso considerate come indicatore della qualità dell'assistenza " " L'aspetto medico - legale delle icpa rappresenta un problema sempre più importante "
  • 24. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 24 CAUSE PRINCIPALI DELLE ICPA
  • 25. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 25 PERSONE A RISCHIO DI CONTRARRE UN'INFEZIONE CORRELATA ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI Esistono categorie di persone "a rischio" che vengono colpite più facilmente di altre da queste infezioni Tutti coloro che hanno le difese immunitarie ridotte e che quindi non si possono difendere al meglio dall'attacco dei germi, sono il bersaglio favorito di queste malattie. Ecco chi è a maggior rischio:  anziani, spesso deboli e debilitati;  bambini, che presentano difese immunitarie più basse degli adulti;  persone malnutrite e debilitate;  persone che soffrono per affezioni che riducono le difese (malati di tumore, di cirrosi epatica, di AIDS e di immunodeficienze di vario tipo);  persone che hanno subito interventi chirurgici e che quindi presentano ferite esposte all'azione di microrganismi pericolosi o che presentano ustioni;  persone sottoposte a lunghe cure a base di antibiotici, che uccidono alcuni germi ma, paradossalmente, possono favorire la crescita di altri microrganismi resistenti (non sensibili al farmaco);  persone che soffrono di patologie generali (diabetici, anemici, patologie cardiovascolari);  persone costrette all'immobilità per lunghi periodi di tempo;  persone sottoposte a procedure di trapianto di midollo, reni, fegato, ecc. I microrganismi patogeni per l’ospite immunocompromesso sono spesso normali contaminanti del terreno, dell’acqua e dei vegetali L’80 % dei germi che causano infezioni nell’immunocompromesso provengono dalla flora batterica del paziente stesso (intestino vie genitali, cavo orale e vie aeree).
  • 26. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 26 AGENTI RESPONSABILI DELLE ICPA Le infezioni ospedaliere sono, nella maggior parte dei casi di origine batterica. I virus e i funghi pur presenti sono poco significativi. Solitamente si tratta di germi resistenti agli antibiotici che proliferano in serbatoi naturali (acqua, spazzoloni per la pulizia, vestiti). Sono soprattutto batteri Gram negativi, come Escherichia coli, Pseudomanas aeruginosa e Proteus mirabilis, ma anche i Gram positivi, come Stafilococcus aureus e Streptococcus pyogenes, che possono causare infezioni ospedaliere. Le infezioni causate da virus rigurdano per esempio i virus dell'epatite, mentre per i funghi anch'essi poco rappresentativi ricordiamo ad esempio la Candida. In base all'origine, le infezioni ospedaliere possono essere distinte in:  infezioni endogene o autoinfezione - in questo caso il microrganismo che causa la malattia è già presente nell'organismo, come ospite abituale non patogeno, ma che ha acquistato patogenicità e virulenza in seguito ad una grave compromissione delle difese dell'individuo.  Infezioni esogene o crociate - in questo caso il microrganismo che causa la malattia arriva al paziente da un altro paziente, o da un portatore, da un operatore o dall'ambiente, strumenti, alimenti, ecc. LOCALIZZAZIONI DELLE ICPA  Vie urinarie - sono le più diffuse, in quanto sono facilmente trasmesse con l'utilizzo del catetere, pratica molto diffusa negli ospedali.  Apparato respiratorio - le affezioni dell'apparato respiratorio sono soprattutto polmoniti, che si verificano in seguito all'immobilità, che favorisce la crescita di germi responsabili di tali infezioni.  Ferite - si tratta di ferite operatorie intaccate da diversi tipi di germi che coinvolgono i tessuti interessati e quelli circostanti.
  • 27. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 27 CONSEGUENZE E COSTI DELLE ICPA Per il paziente  disagio  febbre  dolore  prolungamento della de- genza  possibilità di un falli- mento dell'intervento  morte Per lo staff di assistenza  aggravio di tempo  aumento esami e terapie  aumento pericoli  minor tempo per gli altri pazienti Per la comunità  allungamento della lista di attesa  diffidenza e paura del ricovero  dimissione portatori con ceppi ospedalieri  giornate lavorative perse  costi
  • 28. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 28 COME PREVENIRE LE INFEZIONI IN OSPEDALE Operatori sanitari Pazienti √ Buone pratiche assistenziali √ Formazione continua √ Informazione √ Controllo rischio biologico √ Precauzioni standard e specifiche √ …………. √ Igiene personale √ Condizioni cliniche √ ……… Attrezzature e dispositivi medici Ambiente √ Pulizia √ Disinfezione √ Sterilizzazione √ Conservazione del materiale √ ……………… √ Pulito √ Igienico √ Sicuro √ ……. ALCUNI ESEMPI DI MISURE DI CONTROLLO DELLE ICPA 1. Misure di efficacia sconosciuta o nulla (raggi ultravioletti - tappeti decontaminanti - nebulizzazione di disinfettanti) 2. Misure di efficacia ragionevole (disinfezione dei pavimenti - educazione al paziente - sistemazione della biancheria contaminata da liquidi biologici in sacche impermeabili) 3. Misure di elevata efficacia (lavaggio delle mani - aggiornamento del personale - aghi e taglienti in contenitori rigidi)
  • 29. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 29 DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO  Che cosa sono le icpa?  Quanti pazienti ricoverati vanno incontro ad una infezione correlata alle pratiche assistenziali? Quali sono alcune cause delle icpa?  Quali sono i pazienti più suscettibili di contrarre le icpa?  Definizione di infezione esogena ed endogena?  A carico di quali apparati si localizzano principalmente le icpa?  Perché sono importanti e quali sono le conseguenze delle icpa?  Nomina alcuni esempi per il controllo delle icpa .
  • 30. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 30 INFEZIONI OCCUPAZIONALI L’esistenza del rischio biologico è da presumere ubiquitario negli ambienti sanitari. Infatti l’ambiente sanitario risulta tra quelli abitati dall’uomo, un’area dove si possono realizzare importanti concentrazioni di microrganismi patogeni nelle migliori condizioni per la loro diffusione. Il rischio biologico per gli operatori sanitari, pur essendo compreso nell'ampia problematica delle infezioni da ospedale, deve essere rivisto in un'ottica diametralmente opposta. Infatti, in questo caso il paziente passa dal ruolo di "recettore" a quello di "fonte" di agenti infettivi, i quali non sono più rappresentati da agenti opportunisti, ma da microrganismi ad elevato potenziale patogeno in grado di colonizzare gli organismi sani. POSSIBILI TRASMISSIONI DA PAZIENTE AD OPERATORE Vie di trasmissione Malattie infettive VIA EMATICA Epatite B Epatite C AIDS VIA AEREA Tubercolosi Meningite meningococcica VIA ORO-FECALE Salmonellosi Epatite A CONTATTO CUTANEO Scabbia Pediculosi
  • 31. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 31 PRINCIPALI NORME CHE PROTEGGONO GLI OPERATORI SANITARI DAL RISCHIO BIOLOGICO Il concetto di protezione degli operatori non è né nuovo né originale in quanto già il codice civile prevede la necessità di fare tutto ciò che è necessario al fine di evitare l'esposizione dei lavoratori a pericoli. In epoca recente si è assistito però ad un sempre maggiore interessamento al rischio professionale all'interno delle strutture sanitarie e socio-assistenziali. Negli ultimi anni c'è stata una presa di coscienza dei rischi a cui il personale è sottoposto durante lo svolgimento del proprio lavoro: è indiscussa l'importanza della protezione del paziente per ridurre il più possibile le infezioni ospedaliere, non si possono però trascurare le precauzioni per la salvaguardia della salute degli operatori. RISCHIO DI TRASMISSIONE ATTRAVERSO IL SANGUE E I LIQUIDI BIOLOGICI Il decreto 28 settembre 1990 del Ministero della Sanità relativo alle "Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private" recependo i consigli emanati dai C.D.C., (centri per il controllo delle malattie di Atlanta - USA) nel 1987 stabilisce delle linee guida di comportamento che vanno sotto il nome di Precauzioni Universali (PU). Nel 1996 le P.U. sono state aggiornate con le precauzioni attualmente consigliate e dette PRECAUZIONI STANDARD Le precauzioni universali erano inizialmente nate con la finalità di prevenire le esposizioni parenterali, delle mucose e della cute non intatta degli operatori sanitari e dei malati, a patogeni trasmessi attraverso il sangue con epatite B, epatite C, epatite Delta, HIV. Successivamente e con l’avvento delle precauzioni standard tali precauzioni, oggi si intendono estese a tutti i momenti dell’attività assistenziale. Tutte le misure per controllare la diffusione delle infezioni in ambito sanitario e o domiciliare si basano sulle precauzioni standard.
  • 32. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 32 Le precauzioni standard si applicano a tutte le persone assistite indipendentemente dalla diagnosi e dal sospetto di infezione. Devono essere usate in caso di contatto con sangue o altri liquidi organici, secrezioni, escrezioni, cute non integra e mucose. Tutte le persone malate e non, devono essere considerate potenzialmente infette. L’esigenza di considerare tutte le persone potenzialmente infette nasce, infatti, dalle seguenti constatazioni:  elevata proporzione dei casi asintomatici  impossibilità di ottenere un’anamnesi accurata per tutti i malati  scarsa validità di uno screening indiscriminato di tutti i ricoverati. Esse prevedono in presenza di sangue o di liquidi organici (sudore escluso):  il lavaggio delle mani;  l'uso dei guanti;  il divieto di incappucciare gli aghi e maneggiare i taglienti;  l'utilizzo di mascherine, occhiali e camici;  la gestione corretta della biancheria sporca;  la cura dell'attrezzatura e dell'ambiente. Esistono due tipi di precauzioni: Precauzioni Standard e Precauzioni basate sulla Via di Trasmissione. Come visto le Precauzioni Standard si devono applicare nella cura di tutti i pazienti ricoverati nelle strutture, in ospedale o presenti a domicilio, indipendentemente dalla diagnosi o dal presunto stato di infezione. Le Precauzioni basate sulla Via di Trasmissione vengono utilizzate per i pazienti per i quali si conosce o si sospetta l'infezione o la colonizzazione da parte di agenti patogeni epidemiologicamente rilevanti, in grado di essere trasmessi attraverso la via aerea o per contatto diretto (vedi programma malattie infettive ).
  • 33. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 33 VACCINAZIONE ANTI EPATITE B Ai sensi del Decreto del Ministero della Sanità 4.10.1991 viene offerta gratuitamente la vaccinazione al personale sanitario di nuova assunzione del Servizio Sanitario Nazionale e al personale del servizio sanitario già impegnato in attività a maggior rischio di contagio nonché al personale di altri servizi che erogano assistenza, alle vittime di punture accidentali e agli addetti ai servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. TUTELA LAVORATRICI MADRI Diverse sono le norme (es. L. 1204/71, D.Lgs. 645/96) che tutelano la salute delle donne in gravidanza e il nascituro. Tali norme non contemplano solo il rischio infettivo, ma anche fisico e chimico. In particolare le donne in gravidanza e per sette mesi dopo il parto non possono essere adibite a lavori pericolosi, faticosi e insalubri. E' previsto anche l'anticipo del congedo obbligatorio a tre mesi prima del parto quando le lavoratrici sono occupate in lavori pregiudizievoli e gravosi. Fin dall'inizio della gravidanza la donna non può comunque essere adibita a lavori che comportano rischi per la salute. Fino all'anno di età del bambino è previsto un orario ridotto ed è possibile poi fino ai tre anni un esonero dal turno notturno. IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA D.lgs n. 81 9 Aprile 2008 (modificato dal D.lgs 106/2009) Le disposizioni del presente decreto sono l’attuazione dell’art 1 della legge 3 agosto 2007 n.123 che ha previsto di realizzare il riordino e la rivisitazione della normativa vigente in materia di salute e sicurezza in un unico testo normativo. Quando si parla di salute e sicurezza si pensa solo ai tanti e troppi incidenti mortali ed ai tradizionali rischi presenti nei settori industriali, mentre il mondo del lavoro è profondamente cambiato, il terziario tradizionale e quello “avanzato” assumono sempre più rilevanza. Lo spirito di questo testo unico è quello di accorpare tutte le leggi che in passato si occupavano di sicurezza sui luoghi di lavoro e di benessere lavorativo in senso generale andando ad abrogarle (esempio non esiste più il Dl.gs 19 settembre 2004 n°626).
  • 34. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 34 Il Decreto Legislativo 81/ 2008 si deve applicare IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI, nelle imprese, nelle fabbriche, nell’artigianato, negli uffici e nella scuola, negli ospedali e nelle case di cura. Sono quindi coinvolti anche gli utenti dei corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di apparecchi, agenti chimici, fisici o biologici e pertanto rientrano a pieno titolo tra i beneficiari della legge anche gli allievi della scuola per operatore sanitario. Ecco allora che il D. lgs. 81/2008 contiene norme specifiche su:  uso delle attrezzature di lavoro  uso dei mezzi di protezione individuale (D.P.I.)  movimentazione manuale dei carichi  videoterminali  protezione da agenti cancerogeni  protezione da agenti biologici DATORE DI LAVORO DIRIGENTI PREPOSTI SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE e MEDICO COMPETENTE LAVORATORI R.L.S. L’ORGANIZZAZIONE DELLA PREVENZIONE E I SOGGETTI COINVOLTI Referente del atore di Lavoro per la Sicurezza Distretto Est
  • 35. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 35 ALCUNI COMPITI DELLE VARIE FIGURE: IL LAVORATORE Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e della propria sicurezza e quella delle persone presenti nel luogo di lavoro, su cui accadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, partecipando in modo attivo alla in-formazione, alle istruzioni ed ai mezzi forniti dal datore di lavoro, dai dirigenti e preposti, segnalando le deficienze dei dispositivi di sicurezza. In pratica il lavoratore osserva le disposizioni, segnala le condizioni di pericolo, collabora con il datore di lavoro per l'adempimento di tutti gli obblighi, utilizza e non modifica o rimuove i sistemi di protezione. IL DATORE DI LAVORO 8ED I DIRIGENTI Il datore di lavoro è il soggetto che ha la responsabilità dell’azienda (es. il direttore) mentre il dirigente è colui che assume un elevato grado di professionalità, autonomia e potere decisionale (es. il primario). Uno dei compiti più importanti che deve fare è la valutazione di tutti i rischi e la elaborazione del DVR (DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI) in quanto la valutazione del rischio diventa l’elemento cardine del sistema di prevenzione aziendale. Il DVR deve contenere la radiografia dell’azienda ed il mancato adempimento dell’obbligo della valutazione dei rischi, è sanzionato, in alcuni casi di particolare gravità, con l’arresto. Il datore di lavoro ed il dirigente devono informare ciascun lavoratore sui rischi specifici cui è esposto, sulle normative per la sicurezza e sulle misure di protezione e prevenzione adottate. Il datore di lavoro ed il dirigente devono assicurare a ciascun lavoratore una adeguata informazione sui rischi, sulle procedure di primo soccorso, sulle protezioni e prevenzione adottate. Devono fornire ai lavoratori i necessari ed idonei dispositivi di protezione e osservare e assicurarsi che i lavoratori osservino le norme e le disposizioni in materia di sicurezza. Oltre adempiere agli obblighi di informazione, devono aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi, garantire ai lavoratori e ai Rappresentanti dei lavoratori (RLS) di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e protezione della salute, il datore di lavoro deve infine designare il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dei rischi ed il Medico Competente.
  • 36. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 36 IL PREPOSTO Il Preposto ( es. caposala o capotecnico) sovraintende e svolge funzioni di controllo sull’esecuzione del lavoro; Vigila sull’osservanza da parte dei lavoratori dei loro obblighi di legge e si accerta che vengano attuate le disposizioni in materia di prevenzione e protezione della salute e sicurezza,. Informa il lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave ed immediato e segnala al datore le deficienze delle attrezzature da lavoro e dei dispositivi di protezione o altra condizione di pericolo. IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE Il datore di lavoro organizza il servizio di prevenzione e protezione all’interno dell’azienda o della unità produttiva nominandone un responsabile (RSPP). Il RSPP gestisce, coordina le attività del Servizio di Prevenzione e Protezione ed insieme al Medico Competente, visita gli ambienti di lavoro almeno una volta l’anno, può essere una figura esterna o interna all’azienda e la sua nomina deve essere concertata dal datore di lavoro e con i RLS. Provvede all’individuazione dei fattori di rischio, ad elaborare le misure di prevenzione e protezione, a proporre programmi di informazione e formazione, a dare ai lavoratori le informazioni sui rischi presenti e sulle misure adottate. IL MEDICO COMPETENTE Il Medico competente (M.C. ), collabora con il datore di lavoro e con il RSPP alla valutazione dei rischi, definisce la programmazione della sorveglianza sanitaria, la predisposizione della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psicofisica dei lavoratori, predispone protocolli sanitari in funzione di rischi specifici, cura l’organizzazione del servizio di primo soccorso, infine ha la possibilità di stabilire e far registrare nel DVR visite degli ambienti di lavoro più frequenti rispetto all’attuale normativa. Il M.C. fornisce informazioni ai lavoratori e, a richiesta, ai RLS; informa il lavoratore interessato dei risultati della sorveglianza sanitaria, gli rilascia, a richiesta, copia della documentazione, e comunica per iscritto ai RLS, in occasione della riunione periodica, i risultati anonimi collettivi. Ha l’obbligo della custodia delle cartelle sanitarie e quello della loro consegna al datore di lavoro alla cessazione dell’incarico. SORVEGLIANZA SANITARIA La sorveglianza sanitaria è un’attività complessa effettuata per legge dal Medico competente, che opera in piena autonomia rispetto al Datore di Lavoro in modo da valutare e dare suggerimenti per la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.
  • 37. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 37 La sorveglianza sanitaria comprende: a. accertamenti preventivi intesi a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui i lavoratori sono destinati (visita pre-assuntiva) b. accertamenti periodici per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica (visite a cadenza periodica es.: ogni 2-3 anni) c. accertamenti in occasione di tutti cambi mansione (visite in occasione di trasferimenti) d. accertamenti dopo malattie lunghe (60 gg) e. accertamenti a fine servizio Gli accertamenti consistono in un esame clinico (visita medica) e in indagini diagnostiche mirate (esami del sangue e delle urine, spirometrie per chi è ad esposizione di broncoirritanti, audiometrie per rischio rumori, screening visivi per chi usa il videoterminale, visite del rachide (per chi solleva pesi) Alla fine viene stilato un giudizio di idoneità e per ogni lavoratore viene istituito e periodicamente aggiornato un documento sanitario. IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA Il rappresentante dei lavoratori (RLS) deve essere adeguatamente formato, è consultato, riceve le informazioni e la documentazione, formula osservazioni ed ha accesso in tutti i luoghi di lavoro e a tutta la documentazione. Riceve tempestivamente le informazioni e la documentazione aziendale in merito alla valutazione dei rischi. L’RLS è’ consultato in merito all’organizzazione della formazione e deve disporre del tempo necessario per lo svolgimento del suo incarico, nonché dei mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio delle sue funzioni. SANZIONI: la legge prevede sanzioni, anche l'arresto in alcuni casi, per tutti i soggetti obbligati al rispetto delle norme stabilite. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Si intende per dispositivo di protezione individuale (D.P.I.) qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minaccia alla sicurezza o alla salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato allo scopo (art. 74 D.Lgs. 81/08).
  • 38. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 38 CARATTERISTICHE I DPI devono rispondere a requisiti di comfort ( es. leggerezza, traspirabilità, ecc.), e nello stesso tempo devono avere requisiti di sicurezza (solidità e assenza di rischi causati dallo stesso DPI). Devono soprattutto riportare notizie sulle protezioni fornite: Accanto al marchio CE, alla Conformità CE e alla normativa EN, devono riportare il pittogramma che ci indica il grado di protezione offerto. Tali elementi garantiscono il possesso da parte del DPI dei requisiti essenziali in ottemperanza al D.L.gs. 475/92.
  • 39. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 39 Lo scopo dei DPI è quello di abbattere o diminuire per quanto possibile un determinato rischio individuato nelle procedure lavorative, non eliminabile o riducibile con mezzi di prevenzione tecnici, procedurali, organizzativi. Le tappe da seguire prevedono: 1. analisi e valutazione dei rischi 2. eliminazione se possibile del rischio con nessun ricorso all’uso dei DPI 3. identificazione del DPI necessario se il rischio non è stato eliminato 4. identificazione delle caratteristiche del DPI (conformità alla legge, adeguatezza, compatibilità con altri DPI, assenza di rischi) 5. scelta e gestione del DPI
  • 40. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 40 Per quanto riguarda il rischio biologico la scelta del DPI deve seguire queste indicazioni: Che cosa sono le malattie professionali? Sono malattie causate dall'esposizione a fattori nocivi presenti nell'ambiente di lavoro. Denuncia di malattia professionale  Il lavoratore: richiede la visita medica e fa la denuncia al datore di lavoro entro 15 giorni.  Il medico: segnala il fatto alla Medicina del Lavoro, all'autorità giudiziaria e all'INAIL entro 10 giorni.  Il datore di lavoro: trasmette all'INAIL la denuncia ed il certificato medico entro 5 giorni. Che cos'è un infortunio sul lavoro? E' un evento dannoso ed imprevisto che avviene sul luogo di lavoro. Denuncia di infortunio sul lavoro  Il lavoratore: si rivolge immediatamente al medico (Pronto Soccorso, medico curante) e informa immediatamente il datore di lavoro.  Il medico: compila il primo certificato medico indicando la diagnosi e la prognosi (entro quanto tempo avverrà la guarigione).
  • 41. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 41  Il datore di lavoro: se la prognosi è superiore a 3 giorni, trasmette all'INAIL la denuncia e il certificato medico entro 2 giorni. Che cos'è la commissione medico legale? E' una commissione che valuta l'eventuale incapacità del lavoratore a svolgere le mansioni proprie della qualifica. La richiesta della visita può essere inoltrata dal lavoratore o dal datore di lavoro all'Unità Operativa di Medicina Legale. DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO  Elenca qualche esempio di possibile trasmissione di germi dal paziente all'operatore.  Descrivi cosa sono le precauzioni universali e quelle standard.  Che cos’è e cosa tratta il Decreto Legislativo 81/08 e dove si applica?  Quali sono le figure definite dal D.Lgs. 81/08 e quali i rispettivi compiti?  Che cos’è il Documento di Valutazione dei rischi?  D.P.I.: cosa sono, quali sono, come devono essere, quando usarli e come usarli?  Come deve avvenire la scelta dei DPI per quanto riguarda il rischio biologico?  Che cosa si intende per sorveglianza sanitaria?  Differenza tra malattia professionale ed infortunio sul lavoro.
  • 42. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 42 LAVAGGIO DELLE MANI I 10 veicoli di infezione più importanti sono: le tue 10 dita L'atto di lavarsi le mani non è soltanto una questione di igiene personale, ma anche di rispetto verso gli altri. In tutto il mondo migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni acquisite durante l’assistenza sanitaria e le mani sono la principale via di trasmissione dei germi durante le procedure assistenziali.
  • 43. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 43 Prima Sfida Globale per la Sicurezza del Paziente “Le cure pulite sono cure più sicure” Obiettivo: Ridurre le infezioni correlate all’assistenza Igiene delle mani come pietra miliare La popolazione microbica presente sulla cute delle mani si distingue in:  flora batterica residente: i microbi sono presenti negli strati più profondi della cute e pertanto sono di difficile eliminazione, generalmente però non sono patogeni. Essi vivono e si moltiplicano sulla cute e variano da persona a persona. Non costituiscono un pericolo per chi li ospita, tuttavia, possono provocare gravi infezioni se vengono a contatto con pazienti a rischio o se cambiano la loro sede abituale.  Flora microbica transitoria: i microbi sono passeggeri e vengono raccolti dalla mano tramite il contatto con un'altra persona o con un oggetto durante l'attività quotidiana. Tali microbi sono i più insidiosi. Dopo un contatto con pazienti e/o oggetti contaminati, questi germi possono sopravvivere sulle mani per un tempo variabile ( 2 -60 minuti). In assenza di azioni di igiene delle mani, più lunga è l’assistenza fornita, più alto è il grado di contaminazione delle mani. IDEALMENTE L’IGIENE DELLE MANI DEVE ESSERE EFFETTUATO AL LETTO DEL PAZIENTE NEL PUNTO DI ASSISTENZA Per punto di assistenza si intende il luogo fisico in cui si trovano contemporaneamente il paziente, l’operatore sanitario e in cui si effettua la cura o il trattamento con contatto del paziente. Ogni operatore deve pertanto avere facile accesso ad un prodotto per l’igiene delle mani, come una soluzione per mani a base alcolica in forma tascabile o in dispenser fissati al letto o al comodino del paziente (o in prossimità), senza allontanarsi dalla zona in cui si effettua la cura/il trattamento.
  • 44. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 44 EFFETTUARE L’IGIENE DELLE MANI IN TUTTE QUESTE SITUAZIONI , INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE VENGANO USATI O MENO I GUANTI
  • 45. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 45 1. PRIMA DEL CONTATTO CON IL PAZIENTE Effettuare l’igiene delle mani prima di toccare un paziente mentre ci si avvicina per proteggerlo dai germi presenti sulle nostre mani. Quindi lavarsi le mani prima di toccarlo per aiutarlo a camminare, a lavarsi, prima di effettuare un massaggio, misurare il polso o la pressione, ecc. 2. PRIMA DI UNA MANOVRA ASETTICA Effettuare l’igiene delle mani immediatamente prima di qualsiasi manovra asettica per proteggerlo dai germi potenzialmente patogeni compresi quelli appartenenti al paziente stesso. Quindi lavarsi le mani prima del contatto con le mucose del paziente, prima di effettuare medicazioni, cateterismi, o prima di preparare i cibi, ecc. 3. DOPO L’ESPOSIZIONE A RISCHIO AD UN LIQUIDO CORPOREO Effettuare l’igiene delle mani immediatamente dopo l’esposizione ad un liquido corporeo per proteggere l’operatore e l’ambiente sanitario da germi potenzialmente patogeni. Quindi lavarsi le mani dopo aver toccato mucose o cute non integra, dopo esserci tolti i guanti, dopo manipolazione di qualsiasi fluido corporeo, dopo aver eliminato feci, urine, vomito, rifiuti, dopo aver pulito o decontaminato materiali o superfici visibilmente sporche, ecc. 4. DOPO IL CONTATTO CON IL PAZIENTE Effettuare l’igiene delle mani dopo aver toccato il paziente o le superfici nelle immediate vicinanze del paziente uscendo dalla stanza per proteggere sia l’operatore che l’ambiente da germi potenzialmente patogeni. Quindi lavarsi le mani dopo aver aiutato un paziente a deambulare, dopo aver eseguito un massaggio, dopo aver misurato polso e pressione, ecc. 5. DOPO IL CONTATTO CON CIO’ CHE STA’ ATTORNO AL PAZIENTE Effettuare l’igiene delle mani uscendo dalla stanza del paziente dopo aver toccato qualsiasi oggetto o mobile nelle immediate vicinanze del paziente anche in assenza di un contatto diretto con il paziente per proteggere sia l’operatore che l’ambiente da germi potenzialmente patogeni. Quindi lavarsi le mani dopo aver cambiato le lenzuola, regolato le spondine del letto, pulito il comodino, ecc.
  • 46. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 46 TIPI DI LAVAGGIO DELLE MANI Per l'igiene delle mani distinguiamo due livelli:  lavaggio delle mani con sapone (con o senza antisettico)  lavaggio delle mani mediante frizione con prodotto a base alcolica Quando le mani sono visibilmente sporche o non è presente un prodotto a base alcolica vanno lavate con acqua e sapone Quando le mani non sono visibilmente sporche preferire la frizione con una soluzione alcolica; questo metodo è più veloce, più efficace, e meglio tollerato dalle mani. Anche nel LAVAGGIO CHIRURGICO attenersi alle seguenti regole:  se le mani sono visibilmente sporche lavarle con acqua e sapone;  usare un sapone con antisettico o un prodotto a base alcolica prima di indossare i guanti sterili;  quando si usa il sapone frizionare per 2-5 minuti come raccomandato dal produttore;  quando si usa un prodotto a base alcolica, seguire le raccomandazioni del produttore utilizzando una quantità sufficiente per coprire le mani ed i polsi durante la frizione. Lasciare asciugare perfettamente prima di indossare i guanti. Non praticare mai in sequenza il lavaggio con acqua e sapone (con o senza antisettico) e la frizione con il prodotto a base alcolica.
  • 47. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 47 COME FRIZIONARE LE MANI Durata dell’intera procedura: 20-30 secondi Versare nel palmo della mano una quantità di frizionare le mani palmo contro palmo soluzione sufficiente per coprire tutta la superficie della mano il palmo destro sopra il dorso sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa palmo contro palmo Intrecciando le dita tra loro dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa frizione rotazionale, in avanti ed indietro con le 3 dita della mano destra tra loro nel palmo sinistro e viceversa …una volta asciutte, le tue mani sono sicure
  • 48. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 48 COME LAVARSI LE MANI Durata dell’intera procedura: 40-60 secondi Bagna le mani con acqua applica una quantità di sapone sufficiente per coprire tutta la superficie della mano friziona le mani palmo contro palmo Il palmo destro sopra il sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa palmo contro palmo intrecciando le dita tra loro dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa frizione rotazionale, in avanti ed indietro con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo sinistro e viceversa risciacqua le mani con l’acqua asciuga accuratamente con una salvietta monouso usa la salvietta per chiudere il rubinetto ..una volta asciutte, le tue mani sono sicure
  • 49. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 49 REGOLE GENERALI PER L'IGIENE DELLE MANI  Scegliere prodotti per la frizione alcolica efficaci: devono avere inoltre una bassa probabilità di causare irritazioni ed il personale stesso dovrebbe partecipare alla scelta del prodotto, valutando sensazione, il profumo e la tollerabilità cutanea;  avere sempre a portata di mano il prodotto a base alcolica: dotare il personale di confezioni tascabili o di dispenser funzionanti nei luoghi di cura;  individuare un lavandino idoneo: in ospedale e nelle strutture è necessario individuare più lavandini possibilmente ad uso esclusivo degli operatori. Tali lavandini devono essere tenuti ben puliti, dotati di acqua calda e fredda e possibilmente con rubinetti a gomito o a pedale. Anche a domicilio bisogna evitare di utilizzare lavelli impropri come quello della cucina;  utilizzare prodotti preferibilmente liquidi: l'uso di sapone solido è sconsigliato perché può essere veicolo di trasmissione per i microrganismi. Gli erogatori per il sapone liquido se fissi, vanno mensilmente smontati, lavati e disinfettati.. Se si utilizza il sapone in pezzi ( es. a domicilio) questo deve essere di dimensioni piccole, dopo l'uso deve essere sciacquato sotto l'acqua corrente e va riposto su una griglia ad asciugare in quanto la schiuma può diventare un ottimo terreno di coltura per i microbi. I prodotti per l'igiene delle mani non devono avere proprietà allergizzanti, non devono alterare il pH cutaneo e devono avere elevato potere detergente;  evitare anelli, braccialetti, orologi da polso: i monili trattengono lo sporco e l'umidità e quindi i microrganismi, inoltre impediscono il lavaggio e l'asciugatura delle mani. La fede in quanto liscia è permessa;  nei reparti a rischio, non usare smalto per unghie: i microrganismi possono nascondersi nelle screpolature dello smalto;  non indossare unghie artificiali o allungate,: i microrganismi possono svilupparsi più rapidamente, mantenere comunque le unghie corte;  usare creme emollienti: la cute delle mani deve essere mantenuta morbida per evitare screpolature che sono la porta d'ingresso per i microrganismi. La crema dovrà essere personale o possibilmente in tubo.  curare e coprire abrasioni o tagli: ogni piccola lesione rappresenta un terreno adatto alla proliferazione batterica;  utilizzare acqua a 37°: temperatura più basse danno vasocostrizione con restringimento dei pori che impediscono la penetrazione del prodotto, temperature più alte possono causare irritazioni cutanee e passaggio in superficie di germi resistenti;
  • 50. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 50  evitare il contatto mani-bocca durante il turno di lavoro: è fatto divieto di fumare, mangiare mentre si eseguono determinate attività "sporche";  usare asciugamani monouso di carta: gli asciugamani comuni di stoffa umidi rappresentano un favorevole terreno di crescita per alcuni batteri. Nel caso che fossero disponibili solo asciugamani di stoffa (domicilio), è necessario sostituirli frequentemente. L'asciugatura delle mani con carta monouso va fatta tamponando anziché strofinando per evitare abrasioni. In ambiente sanitario non è consigliato nemmeno l’uso di asciugamani a rullo;  utilizzare una divisa con maniche corte: la stoffa della divisa potrebbe contribuire alla contaminazione delle mani;  abolire l'uso di spazzolino a setole dure per le unghie: se utilizzato curare solo l'unghia e non la cute perché si potrebbero creare delle microlesioni. Gli spazzolini devono essere monouso o se riutilizzati, lavati e sterilizzati. DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO  Descrivi l’importanza dell’igiene delle mani.  Descrivi la popolazione microbica presente sulle mani.  Descrivi che cosa si intende per punto di assistenza.  Descrivi i 5 momenti fondamentali per l’igiene delle mani.  Descrivi come deve essere effettuata l’igiene delle mani.  Descrivi le norme di carattere generale che regolano il lavaggio delle mani.
  • 51. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 51 GUANTI I guanti se usati correttamente sono da considerarsi un efficace Dispositivo di Protezione Individuale. Abbiamo guanti pluriuso in gomma e guanti monouso in latice, vinile, nitrile. Il requisito EN 374 specifica che il guanto è resistente alla penetrazione di prodotti chimici e/o microrganici e che pertanto può ritenersi un DPI Va però ricordato che il guanto, spesso, deve proteggere anche il paziente e pertanto deve essere considerato un dispositivo medico (DM) cioè come uno strumento destinato ad essere impiegato sull’uomo. Il requisito EN 455 specifica che il guanto può essere usato in campo medicale. La normativa vigente non permette che un guanto possa essere classificato nello stesso tempo come DPI e come DM e questo può generare al momento della scelta parecchia confusione. Tutte le confezioni devono riportare comunque il logo CE; se accanto a questo marchio appare la scritta “per rischi minimi” trattasi di guanti non di uso medicale. La scelta deve essere quindi orientata verso l’uso di guanti medicali e cioè marchiati En 455 che fra le altre cose devono rispettare la normativa EN 374; viceversa non possiamo garantire che un guanto marchiato come DPI possa essere sempre usato sull’uomo. Ricordiamo fra le altre cose che i guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani, che bisogna usarli sempre in presenza di liquidi biologici o sostanze pericolose, che bisogna evitare di toccare tutto ciò che successivamente possa essere toccato da altri senza guanti e che si devono togliere con tecnica atta ad evitare contaminazioni o aerosolizzazioni di microbi.
  • 52. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 52 I guanti si dividono in tre categorie:  guanti monouso (non sterili e sterili - usa e getta)  guanti chirurgici (sale operatorie)  guanti in gomma pluriuso per le pulizie (personali) I guanti monouso e i guanti usati in sala operatoria sono utili agli operatori che fanno assistenza per non contaminarsi le mani con germi patogeni presenti in pazienti o materiali infetti. Nello stesso tempo impediscono che infezioni di lesioni cutanee degli operatori si trasmettano al paziente. Essi pertanto accanto al marchio CE devono riportare il simbolo di "protezione da microrganismi" I guanti pluriuso utilizzati per le pulizie ambientali sono utili all'operatore per salvaguardarsi dal rischio biologico (contatto con superfici od oggetti sporchi) e dal rischio chimico-irritativo (contatto con detergenti e disinfettanti). Essi pertanto accanto al marchio CE devono riportare il simbolo di "protezione da microrganismi" e di "protezione da sostanze chimiche". PRINCIPALI TIPI DI GUANTI MONOUSO E LORO UTILIZZO Guanti in polietilene: (film trasparente) monouso per manovre non pericolose e di lunga durata, ma che comportano rischio di contaminazione per l'operatore o l'utente (esempio trasporto padelle o pappagalli). Guanti in latice con polvere o senza polvere (con clorinatura): per tutte le manovre a rischio dove ci sono materiali biologici. Essi offrono la garanzia più elevata e la miglior adattabilità alle mani. Guanti in vinile con polvere o senza polvere: in alternativa al latice, ma con minor sensibilità tattile. Guanti in nitrile con polvere o senza polvere: in alternativa al latice con buona sensibilità, morbidezza e resistenza meccanica, presentano inoltre buona resistenza rispetto ad oli, grassi, solventi. La scelta del guanto monouso sterile o non sterile dipenderà ovviamente dall'attività eseguita. Così si utilizzeranno guanti non sterili per procedure che richiedono contatto con materiali contaminati da materiale biologico (contatto con rifiuti infetti, drenaggi, biancheria sporca, ecc.). Si dovranno invece utilizzare guanti sterili per tutte le procedure asettiche (interventi chirurgici, medicazioni sterili, manovre invasive).
  • 53. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 53 I guanti inoltre vanno indossati obbligatoriamente se l'operatore presenta sulle mani ferite, abrasioni o dermatiti. REGOLE COMPORTAMENTALI  Ispezionare sempre i guanti prima dell’uso.  Utilizzare i guanti quando effettivamente serve una protezione: pertanto non indossarli per distribuire il pasto, rifare i letti vuoti, accompagnare un utente, ecc.  Tenere le unghie corte ed evitare di indossare anelli.  Lavarsi ed asciugarsi le mani (evitare creme sulle mani) sia per non contaminare guanti che verranno indossati, sia quelli che rimarranno nel contenitore  Calzare i guanti della propria misura per mantenere al massimo la sensibilità e la destrezza di movimento.  Sostituire immediatamente i guanti se si rompono o si pungono.  Ridurre i contatti con superfici pulite (telefoni, maniglie) eventualmente decontaminare.  Sostituirli frequentemente con intervalli non superiori ai 30’e comunque sempre tra un paziente e l’altro.  Non lavare mai i guanti con il detergente (aumento permeabilità).  In presenza di sangue aumentare la protezione indossando due paia di guanti.  Toglierli seguendo le indicazioni previste nella tabella a pagina 54.  Lavarsi le mani per rimuovere eventuali microrganismi penetrati attraverso microlacerazioni.  Considerare eventuali problemi da latice che in ordine di frequenza sono dermatite da contatto causata da sostanze estranee al latice aggiunte durante il processo di vulcanizzazione, dermatite irritativa causata da polveri presenti nel guanto tipo l’amido di mais, allergia al latice causata da una proteina presente nel latice che può causare in soggetti predisposti orticaria, rinite, congiuntivite, edema angioneurotico, shock anafilattico. Se la persona è allergica al latice, la crisi si può scatenare anche senza indossare i guanti per la presenza di antigene nell’aria. A questo proposito ricordare che il latice non è contenuto solamente nei guanti, ma anche in molti altri materiali di assistenza (cannule, lacci emostatici, sonde, materassi). Avvertire pertanto sempre i superiori se compaiono manifestazioni legate all’uso dei guanti. Chi è allergico inoltre, dovrà evitare di mangiare alimenti dotati di reattività crociata al latice come banane, kiwi, nocciole, avocados.
  • 54. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 54 RIMOZIONE DEI GUANTI MONOUSO Il guanto viene afferrato sotto la zona del polso. Il guanto va tirato verso la mano in modo da girare la parte interna verso l'esterno e così viene sfilato. Il guanto rimosso, va tenuto con l'altra mano ancora guantata. Si inseriscono due dita della mano senza guanto all'interno dell'altro guanto all'altezza del polso. Il secondo guanto va tirato verso il basso girando la parte interna verso l'esterno sopra la mano e l'altro guanto. I due guanti possono essere così eliminati.
  • 55. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 55 TIPI DI GUANTI CHIRURGICI E LORO UTILIZZO Guanti sterili in latice: utilizzati per interventi chirurgici e/o manovre invasive; sono più spessi e più lunghi dei normali guanti. Guanti sterili in materiale alternativo al latice: utilizzati al posto di quelli in latice nei luoghi privi di latice. Guanti in cotone chirurgici: indossati sopra quelli in latice per avere una presa meno scivolosa (esempio per afferrare le anse intestinali). REGOLE COMPORTAMENTALI  Lavarsi le mani con un lavaggio chirurgico.  Prelevare i guanti sterilmente.  Se si indossa il camice, sistemare i guanti in modo da coprire i polsini del camice. TIPI DI GUANTI PLURIUSO E LORO UTILIZZO Guanti in gomma di latice, neoprene, vinile, nitrile. La scelta del guanto pluriuso dipende dal tipo di rischio a cui sarà sottoposto. Generalmente servono per le pulizie ambientali e per il lavaggio di strumentario e pertanto accertarsi che abbiano la simbologia relativa alla protezione da agenti biologici, chimici e ai tagli. REGOLE COMPORTAMENTALI  I guanti devono essere personali.  I guanti devono essere differenziati da un codice colore (esempio separati cucina e wc).  Dopo l'uso vanno lavati, sciacquati, rovesciati e mantenuti asciutti negli spazi appositi; lontano da fonti di calore e campi elettromagnetici che rovinano gli elastomeri della gomma; periodicamente e al bisogno vanno anche disinfettati.  Sostituirli quando si presentano con rotture, sono squamati o scoloriti. GESTIONE DEI GUANTI PLURIUSO CONTAMINATI Prima di togliere i guanti lavarli con acqua e sapone, bagnarli con un disinfettante (es. 20 ml di candeggina su 1 litro di acqua) e lasciarli asciugare per evaporazione.
  • 56. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 56 LA DIVISA Ricordiamo che la divisa non è un Dispositivo di Protezione Individuale La divisa è importante perché: 1) riduce la possibilità di trasmettere infezioni:  proteggendo l'operatore  proteggendo il paziente 2) Contribuisce a fornire una buona immagine professionale di sé stessi, a riconoscere il ruolo e l'istituzione di riferimento CARATTERISTICHE ED UTILIZZO DELLA DIVISA Particolare cura si deve rivolgere alla divisa, la quale deve essere sobria, decorosa, comoda, di colore chiaro, pulita, cambiata frequentemente, indossata solo quando si fa assistenza e protetta da un camice quando si eseguono determinati lavori che la potrebbero sporcare. Una divisa comoda e funzionale è costituita da pantaloni e giacca con maniche corte. La divisa non va coperta da capi di lana, pullovers o giacche personali. La divisa non deve mai venire a contatto con gli abiti personali e pertanto va conservata in spazi separati. Nello spogliatoio se non si dispone di un armadietto a doppio scomparto, si deve conservare la divisa usata su un appendiabito all'esterno mentre gli abiti personali andranno posti nell'armadietto.
  • 57. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 57 La divisa sporca va manipolata il meno possibile e riposta negli appositi contenitori. Anche per il trasporto della divisa usata nell'assistenza domiciliare si avrà cura che questa non contamini superfici pulite (esempio sedile della macchina). Per il lavaggio infine, evitare di farlo assieme al resto della biancheria di casa. SCARPE Tutte le scarpe indossate dagli operatori non necessariamente sono dei DPI e devono essere dotate degli essenziali requisiti di qualità, come ergonomia, solidità, innocuità, comfort. Devono altresì essere costituite da materiale facilmente lavabile e disinfettabile così come non devono essere rumorose se usate nei reparti di degenza . Qualora esista un rischio specifico non eliminabile, anche le scarpe diventano un DPI. Abbiamo così scarpe marchiate UNI EN 347- 346-345 che proteggono per esempio dalle perforazioni, dagli urti o schiacciamenti, o che offrono protezione da penetrazione e assorbimento di acqua o altre sostanze o che sono antistatiche. CAMICI DI PROTEZIONE Camici o grembiuli di protezione devono essere indossati sopra la divisa durante l'esecuzione di procedure che prevedono schizzi di sangue o altri liquidi biologici contaminati o nell'assistenza a persone con parassitosi cutanee (pediculosi, scabbia) in atto. Camici da adottare come D.P.I. sono quelli di tipo chirurgico monouso di tipo idrorepellente in tessuto non tessuto, con allacciatura posteriore, maniche lunghe con polsino di elastico o maglia, di lunghezza almeno al di sotto del ginocchio. Durante l’esecuzione di particolari manovre in cui l’operatore sanitario può essere esposto a schizzi di liquido, per esempio broncostimolazione, il camice può essere rinforzato anteriormente e sulle braccia può essere utilizzato un manicotto di materiale barriera che oltretutto facilita l’adesione del guanto sopra il camice. I camici non vanno utilizzati fuori dalle aree di esposizione, come va assolutamente evitato il loro utilizzo dopo precedenti esposizioni. Per indossare e togliere i camici di protezione seguire la tecnica sotto descritta.
  • 58. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 58 TECNICA PER INDOSSARE E TOGLIERE IL CAMICE Infilare le braccia e le mani nelle maniche. Legare i lacci dietro al collo. Sistemare il camice posteriormente in modo che copra completamente la divisa. Rimuovere il camice rovesciando la parte esterna verso l'interno.
  • 59. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 59 VISIERE ED OCCHIALI PROTETTIVI Gli occhiali protettivi e gli schermi facciali devono essere indossati per l'esecuzione di tutte le procedure che comportano un rischio di esposizione delle mucose orali, nasali o congiuntivali ad aerosol di sangue o di altri fluidi biologici (esempio in endoscopia, odontostomatologia, ecc.). I DPI per la protezione degli occhi sono tali solo se riportanti oltre al marchio CE la norma europea di riferimento EN 166. Sia gli occhiali che le visiere devono essere in materiale antiappannante, con possibilità di regolazione delle stanghette e devono offrire protezione specifica da liquidi in gocce e spruzzi anche lateralmente. Si fa presente che tale prodotto non è sovrapponibile ad occhiali da vista. Per coloro che portano lenti correttive sono disponibili tipologie particolari. MASCHERE Le maschere sono utilizzate in ambito assistenziale per tre scopi: 1. Indossate dagli operatori sanitari per protezione da contatto con materiale infetto proveniente dai pazienti (secrezione respiratoria, spruzzi di sangue o liquidi corporei …) 2. Indossate dagli operatori quando sono impegnati in procedure che richiedono una tecnica sterile, per proteggere i pazienti da esposizione ad agenti infettivi colonizzanti la bocca e/o il naso degli operatori sanitari. 3. Indossate dai pazienti con tosse per limitare la potenziale diffusione di secrezioni respiratorie infettive dal paziente ad altri pazienti/operatori (igiene della tosse). Abbiamo le mascherine chirurgiche e le maschere vere e proprie chiamate anche facciali filtranti. Le mascherine chirurgiche non sono dei veri e propri D.P.I., ma sono Dispositivi medici (D.M.) che comunque rispondono ai requisiti dei D.P.I. Le mascherine chirurgiche sono state disegnate per resistere ai liquidi a vario grado e seconda del disegno del materiale della mascherina e trovano pertanto indicazione per proteggere le mucose del naso e della bocca da eventuali spruzzi di sangue o di altri liquidi biologici e dalle inalazioni di particelle superiori ai 5 micron (droplet). Nei casi ci si debba difendere da microrganismi e particelle in sospensione nell'aria di piccole dimensioni, sotto i 5 micron, si devono utilizzare maschere ad alta efficienza chiamate respiratori facciali filtranti antipolvere. Tali respiratori offrono tre diversi gradi di protezione: classe 1 FFP1 = 78% di efficienza filtrante, classe 2 FFP2 = 92% di efficienza filtrante (da usarsi in presenza di
  • 60. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 60 paziente con Tbc), classe 3 FFP3 = 98% di efficienza filtrante (per rischi elevati come broncoscopie). Tali maschere dovrebbero essere preferibilmente munite di valvola di espirazione che riduce la resistenza respiratoria. REGOLE COMPORTAMENTALI  Indossare la maschera correttamente in modo che copra bene naso e bocca, aderisca al viso e non permetta perdite sui bordi (la tenuta sul viso non è garantita se l’operatore risulta mal rasato o porta barba o baffi).  Una volta indossata non deve essere abbassata.  Con la maschera indossata parlare il meno possibile.  Quando la maschera è tolta gettarla nel contenitore dei rifiuti e far seguire un accurato lavaggio delle mani.  Per indossare e togliere la maschera facciale seguire la tecnica descritta nella pagina seguente. Sequenza per indossare i D.P.I. Sequenza per rimuovere i D.P.I. 1. Igiene delle mani 1. Guanti 2. Copricamice 2. Copricamice 3. Maschera facciale 3. Igiene delle mani 4. Occhiali 4. Occhiali 5. Guanti 5. Maschera facciale 6. Igiene delle mani
  • 61. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 61 TECNICA PER INDOSSARE E TOGLIERE LA MASCHERA FACCIALE Infine inspirare rapidamente fino a sentire all’interno della maschera una pressione negativa. Se si avverte una perdita aggiustare e posizionare la maschera e/o la tensione degli elastici.
  • 62. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 62 SMALTIMENTO AGHI E TAGLIENTI Per quanto riguarda gli aghi e i taglienti devono essere smaltiti in tutti i casi secondo le indicazioni contenute nel D. m. 28 settembre 1990 che all'articolo 2 recita: "l'eliminazione degli aghi e degli altri taglienti, utilizzati nei confronti di qualsiasi paziente, deve avvenire con cautele idonee ad evitare punture o tagli accidentali. In particolare gli aghi, le lame dei bisturi e gli altri strumenti acuminati o taglienti monouso non debbono essere rimossi dalle siringhe o da altri supporti ne in alcun modo manipolati o reincappucciati, ma riposti per l'eliminazione in appositi contenitori resistenti alla puntura. Tali contenitori devono essere immessi nei contenitori dei rifiuti pericolosi e avviati all'incenerimento". Questo vuol dire:  non "girare" mai con un tagliente usato in mano;  accertarsi di avere gli appositi contenitori il più vicino possibile al luogo dell'utilizzo;  non cercare di prendere "al volo" strumenti taglienti, appuntiti o di vetro;  collaborare con l'infermiere a tenere fermo il paziente se è agitato in manovre che prevedano l'uso di taglienti;  non reincappucciare gli aghi usati, non manipolarli, evitare di dirigerne la punta verso il corpo, non rimuoverli dalle siringhe, non piegarli, non spezzarli;  porre le siringhe monouso usate e gli aghi, le lame da bisturi ed altri oggetti taglienti, in contenitori resistenti alle punture; tali contenitori di sicurezza non vanno riempiti fino all’orlo;  pulire con cura i vassoi porta strumenti (spesso contengono aghi ed altri oggetti taglienti contaminati).  Maneggiare con cura la biancheria sporca dove potrebbero essere finiti per errore dei taglienti.
  • 63. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 63  mettere a disposizione attrezzature mediche più sicure, quali siringhe con aghi retrattili;  maggiore controllo dei rifiuti ospedalieri;  migliorare le condizioni di lavoro, come l’illuminazione;  migliorare l’organizzazione del lavoro (ad es. riducendo il carico di lavoro conseguente a turni troppo lunghi, che può essere causa di incidenti ai lavoratori, e migliorando i controlli per garantire il rispetto dei metodi di lavoro);  utilizzare equipaggiamenti di protezione personale (attenzione agli schizzi);  vaccinarsi contro il virus dell’epatite B;  lavarsi le mani dopo ogni contatto con un paziente e dopo il contatto con sangue o fluidi corporei;  coprire le ferita e le abrasioni della pelle con cerotti impermeabili; COMPORTAMENTO DA ADOTTARE IN SEGUITO AD ESPOSIZIONE CON MATERIALE BIOLOGICO MATERIALE A RISCHIO  Sangue o altro materiale biologico che contenga sangue macroscopicamente visibile;  Liquor cerebrospinale, liquido sinoviale, pleurico, pericardio, peritoneale, amniotico, sperma e secrezioni vaginali;  Tessuti e organi; MATERIALE NON A RISCHIO  Saliva (tranne che per HBV, lacrime, secrezioni nasali, urine, feci, vomito, a meno che non siano visibilmente contaminate da sangue; INCIDENTI A RISCHIO  Lesioni da puntura o taglio provocate da aghi, bisturi o altro materiale tagliente contaminato da materiale biologico a rischio;  Lesione da graffio o morso;  La contaminazione di cute lesa o mucose con materiale biologico a rischio;  La contaminazione di cute integra con grosse quantità di sangue;  INCIDENTI NON A RISCHIO  la contaminazione di cute integra con sangue o altri liquidi biologici a rischio in quantità minima;
  • 64. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 64 In caso di ferita: (es. puntura d'ago)  aumentare il sanguinamento premendo la parte *  detergere la parte con acqua e sapone per 10 minuti  disinfettare la ferita con Amuchina al 10% o Betadine ** * ** Non esistono prove che l’applicazione di antisettici o il sanguinamento provocato riducano il rischio di trasmissione da HIV, tuttavia tali manovre non sono controindicate In caso di contatto:  togliere eventuali indumenti  detergere la parte con acqua (se la cute è lesa applicare successivamente Amuchina al 10% o Betadine) In caso di contaminazione occhi e bocca  lavare immediatamente con acqua corrente o soluzione fisiologica gli occhi per 15 minuti ed il viso  in caso di contatto con il cavo orale effettuare risciacqui con Amuchina al 5%  In tutti i casi avvertire i superiori e recarsi al Pronto Soccorso per una valutazione e per effettuare denuncia di infortunio. Si ricorda che ogni lavoratore che subisce un incidente deve darne immediata comunicazione al datore di lavoro, o dirigente o preposto (DL.gs.81/08- D.M. 28 settembre 1990 – DPR 1124/65)  In caso di puntura d'ago o di contaminazione di cute lesa, richiedere il consenso per un prelievo di sangue al paziente "fonte", fare effettuare il prelievo e portare con sé la provetta quando ci si reca in Pronto Soccorso con tutta la modulistica necessaria. Se il paziente fonte presenta fattori di rischio e se si tratta di infortunio a rischio maggiore (es. lesione da bisturi, da ago cavo pieno di sangue, da contaminazione massiva di mucose o cute non integra), l’esame HIV và eseguito il più presto possibile, per garantire in caso di positività, l’inizio della profilassi postesposizione dell’operatore entro 4 ore dall’infortunio. L’uso dei guanti oltre che minimizzare il rischio di infezione ospedaliera nei pazienti e di contaminazione cutanea degli operatori, si è dimostrato in grado di ridurre per una semplice azione meccanica, la quantità di sangue inoculata a seguito di puntura accidentale o tagli.
  • 65. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 65 IGIENE PERSONALE Capelli Devono essere puliti e curati. I capelli lunghi devono essere raccolti e non devono ricadere sul viso ne sulle spalle. La più frequente contaminazione dei capelli avviene attraverso le proprie mani; per questo è particolarmente importante non toccarli durante il lavoro. Il personale non dovrà necessariamente indossare la cuffia eccetto nei settori protetti dove i capelli di tutti i membri del gruppo dovranno essere completamente coperti da una cuffia aderente (sale operatorie, cucine). Barba e baffi Devono essere tenuti corti e comunque ben curati. Unghie Devono essere pulite, corte e prive di smalto. Monili e orologi da polso Non si devono indossare durante l'assistenza monili quali anelli, braccialetti, grossi orecchini, lunghe collane ne orologi da polso a causa del pericolo di contaminazione e di produrre lesioni. Fazzoletti E' preferibile usare fazzoletti di carta e le mani devono sempre essere lavate dopo aver soffiato il naso.
  • 66. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 66 Norme comportamentali Durante l'assistenza alla persona o nelle pulizie ambientali evitare di mangiare, portare le mani alla bocca o agli occhi. I rifiuti, lo strumentario utilizzato e gli attrezzi per le pulizie vanno sempre tenuti lontani dal corpo. Soprattutto la biancheria sporca va manipolata il meno possibile; quando si toglie dal letto bisogna arrotolare gli orli verso l'interno e nel trasportarla verso il sacco della biancheria sporca si deve tenerla distante dal proprio corpo. SEQUENZA INDOSSAMENTO D.P.I. 1. Maschera facciale 2. Occhiale o visiera 3. Camice 4. Guanti SEQUENZA RIMOZIONE D.P.I. 1. Guanti 2. Camice 3. Occhiale o visiera 4. Maschera facciale
  • 67. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 67 DOMANDE GUIDA ALLO STUDIO  Descrivi i vari tipi di guanti e le rispettive indicazioni  Quali sono le caratteristiche richieste per i guanti?  Quali sono le regole comportamentali da osservare durante l’uso dei guanti?  Quale importanza assume la divisa per l’operatore?  Quali caratteristiche deve avere una divisa e quali le scarpe?  Quali sono le indicazioni per i camici di protezione e quali caratteristiche devono possedere?  Quali sono le indicazioni per occhiali protettivi e maschere e quali caratteristiche devono possedere?  Quali norme bisogna osservare in presenza di aghi e taglienti?  Descrivere le procedure di comportamento da adottare in caso di contatto accidentale con liquidi biologici?  Descrivi quali sono le norme igieniche personali che deve osservare l’O.S.S. durante le attività di assistenza.  In quale ordine vanno indossati e tolti i D.P.I.?
  • 68. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 68 RISCHIO CHIMICO Il rischio chimico è determinato dalla presenza di sostanze o preparati pericolosi, la cui manipolazione può avere effetti nocivi sulle persone o provocare danni alle cose. Le esposizioni a composti chimici si realizzano nelle sale operatorie (gas anestetici volatili) e nei laboratori, nella sterilizzazione chimica (aldeidi, ossido di etilene), nella preparazione e somministrazione di farmaci (in particolare chemioterapici antiblastici), nell'impiego di disinfettanti, detergenti nei locali di degenza e negli ambulatori, nelle aree tecniche ed economali. Il personale adibito a mansioni particolari (es. sale operatorie) deve essere sottoposto ad una visita preassuntiva per idoneità ed a controlli medici anche trimestrali. L'azione sull'organismo Sostanze e preparati pericolosi possono esercitare la loro azione mediante:  inalazione, attraverso le vie respiratorie  contatto, attraverso la pelle e le mucose  ingestione, attraverso la bocca. Gli effetti nocivi prodotti da sostanze e preparati pericolosi sugli organismi viventi possono avere origine da:  proprietà specifiche della sostanza  intensità, frequenza o durata dell'esposizione alla sostanza  suscettibilità specifica dell'organismo a una determinata sostanza  concausa di due o più di queste componenti.
  • 69. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 69 CLASSIFICAZIONE Tutte le sostanze pericolose sono state classificate dalla CEE che ne ha disposto l'etichettatura. Ogni sostanza deve pertanto riportare in etichetta il numero di classificazione, il simbolo di rischio, le frasi di rischio e i consigli di prudenza. Le sostanze sono classificate nel seguente modo: Esplosivi le sostanze e i preparati solidi, che anche senza l'azione dell'ossigeno atmosferico, possono provocare una reazione esotermica con rapida formazione di gas, e che, in determinate condizioni di prova, esplodono in seguito a riscaldamento. Comburenti le sostanze e í preparati che a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, provocano una forte reazione esotermica. Estremamente infiammabili le sostanze e i preparati liquidi con punto di infiammabilità estremamente basso e punto di ebollizione basso; le sostanze e i preparati gassosi che a temperatura e pressione ambiente sono infiammabili a contatto con l'aria. Facilmente infiammabili 1. le sostanze e i preparati che, a contatto con l'aria, a temperatura ambiente e senza apporto di energia, possono subire innalzamenti termici e da ultimo infiammarsi; 2. le sostanze e i preparati solidi che possono facilmente infiammarsi dopo un breve contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo il distacco della sorgente di accensione; 3. le sostanze e i preparati liquidi il cui punto d'infiammabilità è molto basso; 4. le sostante e i preparati che, a contatto con l'acqua o l'aria umida, sprigionano gas estremamente infiammabili in quantità pericolose. Infiammabili le sostanze e í preparati liquidi con un basso punto di infiammabilità.
  • 70. Opera Armida Barelli Corso per Operatore Socio-sanitario Sede di Levico Terme e Borgo Valsugana 70 Molto tossici le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccolissime quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche. Tossici le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccole quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche, Nocivi le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche. Corrosivi le sostanze e i preparati che, a contatto con i tessuti viventi possono esercitare su di essi una azione distruttiva. Irritanti le sostanze e i preparati non corrosivi, il cui contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose, può provocare una reazione infiammatoria. Sensibilizzanti le sostanze e i preparati che, per inalazione o assorbimento cutaneo, possono dare luogo a una reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato produce caratteristiche reazioni avverse. Cancerogeni le sostanze e i preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza. Mutageni le sostanze e i preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza.